Canyon in Italia: Bismantova, Lunigiana e Garfagnana

Alla scoperta del territorio compreso tra la profonda Emilia e l'alta Toscana
Scritto da: anniaffollati
canyon in italia: bismantova, lunigiana e garfagnana
Partenza il: 31/10/2015
Ritorno il: 01/11/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
C’è un territorio italiano ben poco noto. Compreso tra la profonda Emilia e l’alta Toscana, viene tagliato fuori dalla due principali arterie che collegano le regioni del nord a quelle centrali. Se ne frega dei confini, tanto è vero che anche Dante, giunto da queste parti, ammise: “… qui convien ch’om voli…”. Fa da trade union fra dialetti tra loro a primo ascolto molto diversi. Unisce persone rimaste legate a piccole comunità – alcune davvero difficili da raggiungere – che s’accorgono del variare delle stagioni dalle colorazioni che assumono i faggi, i carpini, i castagni; dalla consistenza dei funghi e dalla dimensione dei tartufi raccolti nei boschi. Cosa unisce leggende di stregoneria alle diverse tradizioni oggi gastronomiche, un tempo di sussistenza? Vita semplice e lenta, come quella di centinaia di anni fa, benché oggi sia semplificata un poco dall’odierna tecnologia che facilita spostamenti e comunicazioni.

« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su Bismantova e ‘n Cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli; dico con l’ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume » (Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-30)

Ci si incunea in questi paesaggi collinari, scendendo nella bassa Valpadana, tra le province di Modena e di Reggio nell’Emilia. In direzione Sassuolo, si prende a salire da subito. La prima tappa è Castelnuovo ne’ Monti, capoluogo dell’Appennino reggiano. Qui, appena fuori paese, sorge maestosa la Pietra di Bismantova, formazione calcarea che si staglia ad oltre mille metri. A vederla apparire dalla radura che da sotto la nasconde, l’effetto è davvero dirompente: come accorgersi di avere il Grand Canyon in miniatura a pochi chilometri da casa. A dire il vero la sua storia recente le attribuisce l’immeritata fama di zona dei suicidi, in realtà sono centinaia gli scalatori che la scelgono per le loro arrampicate, potendo offrire sia pareti “appoggiate” che vie particolarmente dure. Dal parcheggio sottostante si raggiunge facilmente il piccolo rifugio adiacente la roccia, e da qui si prosegue per diversi sentieri, alcuni anche davvero faticosi (da segnalare, quanto meno per coraggio, un’escursione di più giorni che parte da qui per giungere al mare delle cinque terre: http://www.parcoappennino.it/pdf/trekking.ParcoaParco.PDF). Il più semplice e certamente battuto, è quello che porta in vetta. Qui lo spettacolo è notevole: l’autunno permette di scorgere frammenti dei sottostanti boschi di noccioli ingialliti spuntare tra le nuvole. La seconda tappa del viaggio, prevede una totale immersione nella guida tra i tornanti delle montagne che separano l’Emilia dalla Lunigiana. Per raggiungere Equi Terme, è necessario dotarsi di una buona dose di pazienza, e dei buoni antiemetici per chi sta in auto sul sedile posteriore. Dopo aver solcato il confine regionale attraverso il Passo del Cerreto, si fa sosta a Pieve San Paolo, già provincia di Massa. Un piccolo ristorante lungo la strada, di fronte alla Pieve medievale: giusto due passi per sgranchirsi le gambe. Dopo pochi chilometri si giunge finalmente nel comune di Fivizzano, per la precisione nella magnifica frazione di Verrucola. Questo borgo medievale, nato a ridosso di un piccolo torrente, ospita la Fortezza della Verrucola, grande struttura difensiva sorta poco dopo l’anno 1000, e nei secoli contesa tra le famiglie locali – tra cui l’antica signoria dei Bosi, i Dallo, i Nobili di Castello Aghinolfi – e i Lucchesi ed i Malaspina. All’ombra del castello, si possono gustare i piatti della tradizione presso l’Osteria Locanda il Castello. Proseguiamo così verso Pian di Molino fino ad Equi terme. Una volta giunti qui, nella stagione autunnale, con gli stabilimenti termali chiusi, non resta che avventurarsi lungo il letto del torrente Aulella in cerca delle pozze d’acqua termale. In realtà la temperatura dell’acqua è intorno ai 25°C, quindi a parte mettere i piedi a mollo per trarne un leggero benefico, non ci si può bagnare molto di più. Tuttavia è possibile addentrarsi nelle grotte adiacenti, ricche di depositi calcarei e torrenti sotterranei, oltre che corredate da un interessante museo (http://www.grottediequi.it/). All’imbrunire, si fa ingresso in Garfagnana e nella provincia di Lucca. Il suo nucleo abitativo più grande, circa 6.000 abitanti, è Castelnuovo di Garfagnana, nemmeno 300 m. sul mare, paese tagliato in due dal fiume Serchio. Il centro storico è davvero ben tenuto, ma più che dal punto di vista turistico del termine, da quello delle attività sociali. Molte attività commerciali sono mantenute vive dall’affluenza degli abitanti che si affrettano per le ultime compere prima della chiusura serale. Percorrendo la via centrale, si arriva alla Rocca Ariostesca; il poeta qui visse nella prima metà del ‘500 in qualità di governatore. Molte sono le manifestazioni – soprattutto a carattere culinario e musicale – che si tengono durante l’anno. Nei primi giorni d’autunno, è possibile ritrovarsi di fronte al duomo e alla sua maestosa torre campanaria a gustare mondine (le castagne) e vin brulé.

L’indomani si parte per visitare la zona nord, verso Sasso Rosso, zona di faggeti secolari. In lontananza, si scorge il leggendario quanto malinconico Monte dell’uomo morto (http://www.mulinoisola.it/leggendauomomorto.html). Dopo centinaia di tornanti arriviamo nel microscopico borgo che prende il nome dal blocco di marmo rosso su cui è posto: poche case anch’esse in marmo rosso, poste come a guardia di un territorio aspro quando affascinante, abitato fin dall’epoca preistorica. Non è raro da queste parti la domenica imbattersi in serrate cacce al cinghiale, cacciagione che poi rifornisce i locali ristoranti: ottimi da queste parti sia le sue carni in umido che trasformate in insaccati: su tutti, il culatello. Il poco distante Castiglione di Garfagnana, 500 metri circa d’altitudine, è chiamato anche “Il paese della musica”, grazie all’importanza delle Filarmonica Alpina locale. Conserva quasi intatte le mura, il castello medievale, e le due chiese di San Michele e San Pietro. Merita di certo una passeggiata nel silenzio che avvolge i suoi vicoli. Ma cosa non è silenzio da queste parti? Il vicino Parco dell’Orecchiella è una sorpresa. Oltre alla fauna libera nei boschi circostanti, formata da lupi appenninici, cervi, mufloni, cinghiali, falchi e aquile reali, sono ospitati in regime di cattività – ma di certo non così estrema come nei comuni zoo cittadini – alcuni esemplari di orsi bruni e daini. Le particolari recinzioni permettono un’esperienza davvero interessante e coinvolgente. Per ogni tipo d’informazione è buona cosa rifarsi al sito: www.parcoappennino.it/pagina.php?id=148. Per il ritorno verso nord, si può scegliere tra passo Radici e passo San Pellegrino. Optando per quest’ultimo, si arriva al paese abitato posto alla maggiore altitudine dell’intera catena montuosa appenninica, 1524 m. Al tramonto, i colori delle foglie di faggi, castagni, carpini, danno vita ad un carnevale fuori stagione, arricchito dai raggi del sole che a quest’altitudine lambiscono le gomme della nostra auto in corsa.



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