California e parchi dell’ovest
da vedere: La YMCA, acronimo di Young Men’s Christian Association (Associazione Giovanile Maschile Cristiana) è una organizzazione cristiana ecumenica che mira a fornire supporto ai giovani e alle loro attività. La YMCA ora fornisce aiuto sia ai giovani uomini che alle giovani donne. Definisce il suo scopo in “mettere i principi cristiani in pratica attraverso programmi che rendano salutare lo spirito, la mente e il corpo di tutti”. Storicamente, prima della legalizzazione dell’omosessualità, alcuni uomini usavano spesso le “Y” locali come luoghi dove incontrare altri uomini – e spesso come un luogo dove fare sesso occasionale. Questa pratica diminuì quando le saune gay divennero più diffuse. La celeberrima canzone dei Village People allude a questo! Balboa park e dintorni: verde dappertutto e un sacco di musei, ma alle 17.00 è già tutto chiuso. Molto bello il giardino botanico stranamente aperto al pubblico dove le coppiette di sposi messicani o cmq di origine messicana andavano a fare le foto con i parenti. Hard rock cafè: 801 4th avenue, 92101 san diego: Restaurant: Sun – Thurs 11:30AM – 10:00PM / Fri & Sat 11:30AM – 11:00PM Bar: Sun – Thurs 11:30AM – 11:00PM / Fri & Sat 11:30AM – 12:00AM Merchandise: Sun – Thurs 10:00AM – 10:00PM / Fri & Sat 10:00AM – 11:00PM San Diego Zoo 35 $ a testa: http://www.sandiegozoo.org/ famoso in tutto il mondo; Legoland 65 $ a testa: http://www.legoland.com/california.htm Dormire: 4 notti a San Diego 240,26$ a camera con colazione: camera spaziosa, pulita, silenziosa. Ottima la posizione. A 2 min di auto da Old Town e a pochi km da Seaworld. Vicino alla fermata dei mezzi pubblici. La colazione, nonostante fosse compresa, non l’abbiamo mai fatta in hotel perchè c’era ben poco. In compenso, proprio nel parcheggio c’era Starbuck’s, che è stato la nostra salvezza. Noi con un cappuccino (in tazza grossa era enorme!) e 2 croissant (giganteschi! Mai visti così grossi in Italia!) ci bastavano tranquillamente fino ben oltre l’orario di pranzo. SUPER 8 SAN DIEGO/SEA WORLD AREA 3275 Rosecrans St San Diego, CA 92110 US Phone: 619-224-2411 brad@sandiegohotelmotel.com Andiamo direttamente a visitare la spiaggia “la Jolla” (la Beverly hills di San Diego). Onestamente da come ne avevo sentito parlare mi sarei immaginata una spiaggia molto “più americana”, forse perché era già tardi o perché faceva un po’ freschino, fatto sta, che c’eravamo solo noi e qualche ricca signora impegnata nella lettura. Cena: “urban bar & grill” 827 5th Avenue (http://www.urbanbarandgrill.com/ ) ottima la ceasar salad! Sabato 26 settembre 2009 La giornata sembra non prometta nulla di buono: nebbia!! Per fortuna pian pianino il tempo migliora e salta fuori una splendida giornata! Iniziamo il nostro giro della città: L’historic old-town: (http://www.oldtownsandiegoguide.com/ ) per non prendere l’auto abbiamo pensato alla versione “turisti on the bus”, e con il pass a 5$ a pax per tutto il giorno (anche su i treni!) abbiamo preso l’autobus per poche fermate fino al capolinea, proprio ad Old Town. Il quartiere è molto piacevole, sembra il vecchio west di Gardaland. A sinistra la vecchia scuola che, come si legge sulla lavagna, è originale per l’85%. Ovviamente non potevano mancare le immancabili bancarelle. All’interno della vecchia San Diego c’è un posto, chiamato Bazaar del Mundo, molto caratteristico con negozietti di ogni tipo e ristorantini in stile messicano. Consigliato dalla guida, l’Old Town Mexican Cafe. Little Italy: (http://www.littleitalysd.com/splash/index.asp ) Le comunità di Little Italy sono presenti in tutte le principali città degli Stati Uniti. Sfortunatamente negli anni molte comunità di Little Italy sono scomparse, assorbite dal resto della città sia come spazio fisico che come popolazione. Ma a San Diego questo non è successo: la comunità italiana è rimasta intatta e solida fin dagli anni ’20, e Little Italy è cresciuta negli anni diventando uno dei più importanti quartieri di San Diego. Più di 6.000 famiglie di origine italiana vivono in questo quartiere, dove si respira veramente l’aria di una “piccola Italia”. Ristoranti, market, negozi fanno di questo quartiere uno dei posti più frequentati sia dagli abitanti che dai turisti. La via principale di Little Italy è India Street. L’imbarcadero: dove è ancorata la portaerei “Midway” (http://www.midway.org/ costo del biglietto intero 17$ e 13$ il ridotto per studenti). Nel complesso un posto piuttosto fresco per trascorrere qualche ora. Se siete a San Diego, lo consiglio vivamente. Se vi piacciono cannoni, aerei e “Top Gun”, allora è da vedere. C’è inoltre la statua enorme raffigurante la famosa foto “il bacio di addio alla guerra” cioè il bacio appassionato che dà il marinaio ad una ragazza alla fine della guerra. Seaport village: (http://www.seaportvillage.com/ ) La zona del porto è veramente carina, è un posto in cui la scelta del cibo varia dai ristorantini ai classici fast food americani e messicani. C’è tanta gente, turisti ma anche gente locale; chi prende il sole, chi fa una pausa relax, bambini, cani…insomma tutti si divertono! Pranzo: “seaport grill” prendiamo 2 menu per bambini ed una coca cola grossa perché ci rendiamo conto che le porzioni sono molto abbondanti, ed in effetti io non riesco a finire il mio panino! La penisola del Coronado: con l’autobus 901 si passa sul ponte che collega Downtown a Coronado con un bel panorama. Coronado è molto carina, belle casette lungo strade spaziose. Dà l’idea di essere in un posto un po’ esclusivo. Si possono fare 2 passi sulla spiaggia e osservare il bellissimo e romantico hotel DEL CORONADO http://www.hoteldel.com/. Cena: da “Tony Roma’s” (http://www.tonyromas.com/files/home.asp ) al 4110 mission boulevard. Si mangia benissimo e si paga poco. Scopriremo piacevolmente poi in seguito che è una catena di ristoranti sparsi per tutti gli Stati Uniti. Tornando verso l’hotel, ci fermiamo in un negozietto aperto 24ore a comprare un mini frigo in polistirolo (3$) per metterci acqua, succhi,bibite che si svelerà un ottimo acquisto per i giorni seguenti di viaggio. Domenica 27 settembre 2009 Oggi decidiamo di andare a visitare Tijuana: Non è richiesto alcun visto per chi vuol visitare Tijuana da San Diego e dintorni. La coda al confine col Messico è lunghissima (diverse ore), meglio entrare a piedi. Noi abbiamo parcheggiato l’auto al parcheggio dell’ Old Town ed abbiamo preso il Trolley blue line in direzione “San Isidro/Tijuana”. Nessun controllo passaporti all’entrata, ma una coda relativamente lunga e scorrevole all’uscita (cioè all’ingresso negli Stati Uniti) con domande dettagliate dai poliziotti. Evitare di pagare con la carta di credito perché è facile che possa venire clonata in men che non si dica quindi al ristorante cercate di pagare in contanti. Giro turistico con il bus scoperto per 10$ a persona. C’eravamo solo noi e la guida! Ci ha spiegato, che purtroppo a causa dell’influenza suina, i turisti si fermano a San Diego, che poi si trova a pochi km da Tijuana!! mezzi per raggiungerla: Trolley: Orari e mappa: vedi pdf in mappe san diego o http://www.sdmts.com/Trolley/Trolley.asp Greyhound decisamente più caro, minimo 12$ Un po’ di storia….Tristemente famosa nel mondo per il muro detto anche “el bordo” che è la prima cosa che si nota, dal 1990 questa costruzione alta tre metri la separa da San Diego. Questa città vide nel 1911 il massacro da parte delle truppe federali di 31 “Magonistas” che avevano preso il controllo della città dopo la rivoluzione messicana. Nel 1915 la città attirava gli americani di San Diego con le sue corride, le corse dei cavalli, i casino, gli incontri di box ed i combattimenti fra i galli. E quando nel 1917 il governo californiano abolì i cabaret, Tijuana fu pronta ad aprirli ed accogliere così molti più “San Diegani”. Tijuana divenne così conosciuta come “la più selvaggia del mondo selvaggio” (wildest of the wild) e divenne ulteriore meta, e questa volta di tutti i californiani, dopo il 1920 quando negli States venne introdotta la legge che proibiva l’uso degli alcolici. Anche oggi è la destinazione di molti giovani californiani che durante il fine settimana arrivano qui a soddisfare la loro sete di alcolici in quanto nel loro stato devono avere almeno 21 anni per poterli bere. Giovani e meno giovani corrono qui anche per la miriade di locali di “lap dance” più permissivi di quelli californiani. Insomma è una città di frontiera che ha mantenuto nel tempo il suo carattere “proibito”. Tijuana non offre, però, solo “vizio e peccato” ma anche qualche attrazione turistica e possibilità di shopping. Da Dicembre a Marzo è possibile vedere dalle sue coste, ma sarebbe meglio prendere una barca ed andare al largo, la migrazione delle balene. Subito dopo il confine, lungo l’AVENIDA REVOLUCION, troverete una lunga fila di bancarelle che offrono coperte, cestini in vimini, ceramiche e tanti altri prodotti artigianali. Subito dopo questa strada offre una miriade di negozietti che hanno mercanzia di ogni genere: dai cristalli a ciondoli indiani. Una camminata in questa strada pittoresca giustifica da se la venuta a Tijuana. Se volete assaporare la vera atmosfera locale dovete visitare il MERCADO HIDALGO, un mercato all’aperto per la popolazione locale dove troverete peperoncini ed altre forti spezie messicane, dolci, specialità fatte con grano Azteco oltre a molti utensili da cucina. PLAZA RIO assomiglia un po’ agli shopping center americani includendo supermercati, duty-frees, negozi di scarpe ed abiti firmati ed altri negozi di articoli elettronici di produzione giapponese. Se siete alla ricerca di scarpe, stivali, abiti in pelle dovete assolutamente visitare PLAZA ZAPATO (letteralmente Piazza delle Scarpe, che però letteralmente non esiste!). Qui troverete tutto ad un prezzo di circa il 50% più basso di quello che sta qualche chilometro oltre il confine negli USA. La via centrale cioe’ Parque Municipal del Governo ha un mucchio di negozietti e bancarelle dove potete trovare di tutto e di più da vero turista che ha la cultura trash!! Maracas…sombreri…naturalmente tutto a buon mercato. Le cose carine da vedere sono il Palacio Fronto, il cultural center dove c’e’ un ‘esposizione dedicata alla storia del messico, il Jai Alai che nel 1947 è stato dedicato ai Baschi (particolare per la sua architettura di tipo sfarzoso e neoclassico), il Minareto, diverse statue e monumenti alla memoria che comunque non sono certo di grande rilievo artistico. Pranzo: consigliato dalla nostra guida del bus, Valentino, un bel ristorantino tipico messicano (!!) economicissimo “Tilly’s” in Avenida Revolution. Torniamo negli States e scendiamo dalla Blue line alla 5th avenue per visitare l’ Horton plaza (zona commerciale, ristoranti) che nel pomeriggio si anima ed è un centro commerciale piacevole. Le vie 4th st. E 5th st. Di fianco a Horton Plaza sono piene di locali. Cena: abbiamo cercato di andare da Malone’s sulla 5th con la F avenue, che era consigliato sulla guida, ma aveva solo un menu ridotto con soli antipasti, e quindi abbiamo cenato da “Friday’s”. Passeggiata in Gaslamp Quarter (http://www.gaslamp.org/ ) vecchio quartiere malfamato che è stato riqualificato, pieno di negozi, ristoranti, locali e gente che passeggia per la via. Chiamato così perché le vie erano illuminate la lampade a gas appunto, che tutt’oggi abbelliscono il quartiere. Lunedì 28 settembre 2009 Giornata a Seaworld!! Siamo arrivati al parcheggio alle 9.30 (l’apertura è alle 10) che costa 12$ ad auto. L’ingresso costa 59$ a persona grazie ad uno sconto trovato al motel, altrimenti ci sarebbe costato 65$! http://www.seaworld.com/default.aspx Lunedì aperto dalle 10.00 alle 18.00; Si può prenotare online: http://commerce.4adventure.com/eStore/scripts/skins/swc/TicketsSingleDay.aspx Si corre da uno palco all’altro per assistere ai vari spettacoli programmati alcuni dei quali sono di grande effetto come ad esempio lo spettacolo di Shamu con le orche giganti, che è assolutamente da non perdere, sia per l’animale sia per il caos che fanno gli americani!!. Mangiare all’interno del parco costa un po’ caro: noi per 2 panini ed 1 coca cola abbiamo speso 21$! I souvenir in compenso hanno prezzi molto abbordabili! Dopo l’uscita dal parco ci siamo diretti a Punta Cabrillo ( altura che abbraccia la Baia di San Diego, dove il panorama è vasto e piacevole) per vedere il tramonto, ma il faro chiude alle 17, così come la strada che porta lì, considerando che poi c’è un severo controllo perché c’è una base militare. Quindi un po’ rattristati, siamo andati un po’ più a nord, a Ocean Beach, una spiaggia molto carina, un po’ alternativa e piena di surfisti. Serata ad Old Town. Cena: al “Old town mexican cafè” (http://www.oldtownmexcafe.com/ )in San Diego Av. Si mangia molto bene ed è anche consigliato dalla guida. Martedì 29 settembre 2009 da San Diego a Palm Spring: 150 miglia Palm Spring divenne una delle località di villeggiature più famose dell’Ovest americano a partire dagli anni Venti, quando numerosi divi di Hollywood iniziarono a recarsi in questo posto per trascorrere le loro vacanze o anche solo dei piacevoli fine settimana. Il motivo è più di uno: da un lato il fantastico clima, dove in inverno la temperatura resta calda di giorno (tra i 25 e i 30 °C) e fresca di notte (ma mai sotto i 10 °C) e in estate il caldo è secco e sopportabile. Dall’altro le numerose sorgenti d’acqua minerale, che permettono alla città (che sorge in mezzo al deserto) di presentarsi quasi come un miraggio, come un’oasi, con le sue palme, i suoi giardini e le sue gigantesche piscine. Le due cose che caratterizzano Palm Spring sono i campi da golf e le piscine con solarium. In effetti, oltre al relax e al divertimento, qui c’è ben poco d’altro da fare. La gente viene apposta per riposarsi, per prendere un po’ di tintarella, le donne per trovarsi con le amiche, gli uomini per una partita di golf. Arriviamo in mattinata e fa piuttosto caldo. Percorrendo la S111 vediamo il “visitor centre” e ci fermiamo a chiedere informazioni su cosa vedere e fare. Dopo una passeggiata per la via principale, Palm Canyon Dr, e qualche acquisto, riprendiamo la strada per Barstow. da Palm Spring a Barstow: 115 miglia E’ una cattedrale nel deserto. Non c’è nulla se non l’outlet. Noi andiamo al “Tanger outlet centre” che è stato consigliato in diversi racconti. Compriamo molto,anche perché costa molto meno che da noi in Italia. Vi sono diverse marche: Billabong, Quicksilver, Roxy, North Face, Nike, Protest, O’Neal, Gap, Banana Republic, Diesel, Timberland, di tutto di più. da Barstow a Calico : 18 miglia E’ un’antica città mineraria abbandonata ed in parte ricostruita ma molto carina, sicuramente vale la pena di farvi una capatina. Calico Ghost Town è il tipico esempio turistico di citta fantasma http://www.calicotown.com/ 6 $ a persona l’ingresso aperture dale 10:00 alle 16.00 negozi e ristoranti aperti dale 9:00 alle 17.00 Noi essendo arrivati dopo le 17, non abbiamo pagato l’ingresso, e vi dirò che è molto più suggestivo visitarla da soli. Per altro c’era il vento, e sembrava di stare veramente nel vecchio west! da Calico a Las Vegas : 145 miglia Riprendiamo il nostro viaggio verso Las Vegas. Dormire: Dall’Italia avevamo prenotato 2 notti al Monte Carlo. Montecarlo http://www.montecarlo.com/hotel/ Strip view deluxe room € 179,09 Call center: 1.888.529.4828 Al check-in ci propongono un upgrade di stanza per 20$ in più a notte, ma visto che la differenza consisteva solo in qualche metro quadro in più, decidiamo di tenerci la nostra Deluxe con vista sulla strip di LV. Arrivati in camera, però….ecco l’amara sorpresa: la vista è sul retro dell’hotel!! Quindi torniamo in reception e dopo qualche minuto di attesa finalmente ci danno la NOSTRA stanza. Ceniamo al bar del Montecarlo perché il buffet chiudeva alle 23, e noi eravamo in ritardassimo, considerando anche che a LV c’è un’ora avanti rispetto la California. Dopo cena facciamo un breve giro sulla Strip: è proprio come si vede nei film! Peccato solo che c’era un vento molto forte che alzava la sabbia del deserto.
Mercoledì 30 settembre 2009 Las Vegas Ci alziamo presto. Il vento c’è ancora, e fa un po’ freschino. Iniziamo il giro nei vari hotel. Notizie Utili • I drink ai tavoli sono offerti dal casinò • Per giocare ai tavoli occorre cambiare i soldi in fish. In questo caso il cambio di soldi cash non comporta alcuna commissione da parte del casinò. Per quanto riguarda le carte di credito è ben altra storia: le commissioni sono veramente esorbitanti e possono arrivare anche al 10%. Non disponendo di liquidi conviene sicuramente prelevare ad un ATM (bancomat) con la stessa carta di credito e poi cambiare i soldi prelevati in fish. Dove mangiare: I buffet chiudono alle 22/23 la sera. Per la cena la città offre infinite possibilità. Oltre ovviamente ai fast food lungo lo Strip come l’ottimo Denny’s adiacente al Venetian e ai numerosissimi e costosi ristoranti negli alberghi, un’ottima soluzione sono le formule “all-you-can-eat” una vera istituzione di Las Vegas. Quasi tutti gli alberghi offrono questo enorme buffet dove si paga l’ingresso e si può mangiare e solitamente bere quanto si vuole. Il buffet di pesce (e non solo) al Rio che costa circa $35 a persona: le aragoste e i granchi non sono certo una bontà ma vanno più che bene. Il buffet del Paris invece è più economico (circa $25 dollari a persona), non offre così tanto pesce come quello del Rio, ma è veramente molto vario: pasta, carne, crepes, dolci e finalmente un ottimo assortimento di formaggi. Da Vedere: Facile procurarsi un’agenda delle attrazioni e degli spettacoli come ad esempio 24/7 Il Mandalay Bay all’inizio dello Strip ha come caratteristica l’enorme piscina con onde artificiali circondata da spiaggia bianca il tutto immerso in una foresta tropicale. Le camere, non sono lussuose come quelle del Venetian, ma sono comunque bellissime ed hanno un’intera parete di vetro. Al Bellagio lo spettacolo di spruzzi d’acqua a ritmo di musica nell’enorme fontana all’esterno dell’Hotel che inizia in serata ed è ripetuto ogni mezz’ora dopo il tramonto Le attrazioni in cima alla torre dello Stratosphere Hotel come l’High Roller, l’X- scream o l’Insanity al prezzo di $30 per l’intera giornata e il ristorante nella “palla” di vetro. Al Treasure Island la battaglia tra la nave inglese e quella dei, ogni 90′ a partire dalle 18. Trattandosi di velieri, capita spesso che lo show sia annullato per il forte vento del deserto che spesso soffia su Las Vegas e gli spettacoli del Cirque du Soleil. Del Caesar Palace: il Forum: un enorme shopping center disposto su più piani dove si può trovare veramente di tutto e in un “ambiente” molto ben congeniato Giochi dei cavalieri all’Excalibur: il Tournamento of kings Donzelle ballerine, Giostre, Fuochi d’artificio, E cattive maniere a tavola! Famosissimo Sir Galad: il prezzo non è certamente dei più economici, ma la qualità della carne (consigliate vivamente le Prime Rib) è eccelsa e l’atmosfera è “regale”. Desert Passage (ora rinominato Miracle Mile Shop), che si estende per 2 km per tutto il pian terreno del Planet Hollywood Hotel: un gigantesco centro commerciale di foggia orientale. Il Venetian con le gondole, i gondolieri, il ponte di Rialto con gli ascensori… (oltre che nell’aerea antistante all’ingresso, si trova una serie di canali con delle gondole e gondolieri che portano in giro i turisti al piano superiore). Il Paris la Tour Eiffel, l’arco di Trionfo, improbabili giovanotti vestiti alla francese in groppa a biciclette…. Il Luxor, con la sua Sfinge e le piramidi, è forse il più kitch di tutti gli hotel che abbiamo visitato. Hilton Hotel: Star Trek Experience, (39 US$ a testa). Le Wedding Chapels Ritorniamo in camera verso le 17.30; ci cambiamo e usciamo per andare all’outlet a sud di LV. Molto carino ed economico. Cena: Ci spostiamo fino a LV Downtown (la città vecchia) con la Freemont Experience (la Freemont street è stata coperta da pannelli con migliaia di led luminosi dove proiettano scritte e spettacoli a tema). Andiamo da “Tony’s Romas” che si trova dentro uno dei casino lungo la via principale. L’attesa è lunga, ma la passiamo giocando alle slot machine! Ritorniamo sulla Strip, e andiamo a fare un po’ di shopping all’ hard rock cafè. Ormai si è fatta l’una…meglio andare a dormire. Domani si inizia il vero tour! Giovedì 1 ottobre 2009 Da Las Vegas alla Diga Hoover:39 miglia Nonostante la Diga Hoover sia comunque nello stato del Nevada, c’è un’ora in meno. Diga Hoover: (Boulder city) la visita alla diga va costa 11$ a testa e consiste in una breve presentazione in diapositive sulla storia della diga e a una rapida visita guidata alla base dove ci sono i generatori alimentati dalle acque del Lake Mead che poi non è altro che il lago artificiale a monte della diga formato dalle acque del Colorado River. Credo sia il più grande lago artificiale degli Usa (35km cubi di acqua). La visita è consigliata solo a chi è curioso/appassionato di queste cose. D’obbligo invece almeno la passeggiata sul bordo della diga. Finito il giro, riprendiamo la nostra auto, ed entriamo in ARIZONA! Percorriamo la route 93 che ci porterà fino a Kingman, da cui proseguiremo sulla famosa route 66. Route 66 (historic route):atmosfera anni 50-60 molti negozi con gadget. I suoi fasti sono ormai un lontano ricordo, ma in alcuni punti, tra cui Williams, l’atmosfera che si respira è ancora autentica. Ci fermiamo a Selingman lungo la route 66. E’ una piccola cittadina che si estende lungo la strada principale. È piena di negozi di souvenir ambientati negli anni ’50. Facciamo una piccola passeggiata e qualche foto e ripartiamo alla volta di Williams. Pranzo: a Peach Springs al “Diamont Restaurant” consigliato dalla guida, ma lo scopriremo solo dopo aver ordinato. Ristorante gestito da indiani. Ogni tanto la fortuna ci assiste! Le riserve indiane Navajo e Hopi: credo che siano le riserve Hualapai praticamente sulla 66 all’altezza di Peach Springs Le principali tribù dell’Arizona sono: Paiute, Navajo, Hopi, Havasupai, Yavapai, Apache, Mohave, Cocopah, Yacqui e Pima. Informatevi presso i visitor center riguardo alle abitudini e ai divieti che vigono nella zona (per esempio, fotografie e riprese in molte zone si possono fare solo a pagamento e presso certe tribù sono addirittura rigidamente vietate). Sicuramente le maggiori terre sono dei Navajo (sono nelle loro terre numerosi Canyon e la Monument Valley), i quali sanno essere, ovviamente su pagamento, delle ottime guide per escursioni in fuoristrada all’interno delle loro riserve. Dalla Diga Hoover a Williams: 203 miglia A Williams la temperatura cambia notevolmente. C’è un freddo pungente a cui non eravamo preparati, infatti partendo al mattino da LV eravamo in bermuda!! Merita una sosta per visitare i negozietti posti ai lati della via principale che ha mantenuto un po’ del sapore del vecchio West. Una cittadina meravigliosa con solo due strade a senso unico una andata e l’altra ritorno ma con dei locali e ricostruzioni puramente stile anni ’50 come il twister cafè sulla route 66 con parcheggiata davanti una favolosa cadillac rosa, ma non servono colazione, mentre al Goldie’s Diner anch’esso in stile anni ’50 sì. Williams, inoltre è legata al Grand Canyon grazie alla storica ferrovia che si può ancora prendere per raggiungere in un modo piacevole e alternativo il parco. Purtroppo arriviamo giusto per cena e quindi non riusciamo a visitare: Il cratere meteoritico www.meteorcrater.com, uno dei crateri più ampi e meglio conservati nel mondo. la Petrified Forest (foresta pietrificata) http://www.nps.gov/pefo/ le piante sono state pietrificate dopo un’eruzione vulcanica 220 milioni di anni fa e restituite in seguito alla superficie terrestre dall’erosione. Cena: Cruiser’s cafe sulla route 66. Molto caratteristico e carino. Si mangia bene. Dormire: Motel 6, Williams east route 66 I40 uscita 610 $ 51,05 a notte solo pernottamento. Ci sono 2 Motel 6 uno davanti all’altro, esteticamente è più carino “l’east”,anche se poi le camere sono tutte uguali. La nostra camera era molto spaziosa e pulita. Venerdì 2 ottobre 2009 Da Williams al Grand Canyon: 63 miglia (route 64 nord) Grand Canyon www.nps.gov/grca Compriamo “l’annual pass” al costo di 80 $ ad auto. Con questo permesso, potremo visitare tutti i parchi naturalistici. ATTENZIONE il tempo cambia con una velocità impressionante. Il parco è tagliato in due dal Colorado River che ha formato due sponde: il South Rim e il North Rim. Nella parte meridionale, dove si concentra la maggior parte dei turisti, si arriva dopo un viaggio panoramico e ci sono sentieri tracciati e un villaggio. Questo lato è prevalentemente desertico, con agavi e piante di yucca, scoiattoli, cervi e turisti. Il lato settentrionale è più tranquillo e offre viste migliori, soprattutto da Point Imperial. Questa parte è più umida, con prati e boschi, linci, puma, orsi e gli onnipresenti scoiattoli. Sebbene queste due sponde in linea d’area siano a poche miglia di distanza, non sono collegate da una strada diretta e per raggiungere un rim partendo dall’altro occorre girare attorno al parco per più di 200 miglia. Almeno che non si abbiamo molti giorni a disposizione, occorre quindi scegliere un rim e di solito la scelta cade sul South Rim in quanto più accessibile. Ci sono due scenic drive che partono dal south rim e si chiamano: la Desert View Raod e la Hermit Road. Parcheggiando al Mather Point c’è una delle principali viste del Canyon, un mega visitor center con tanto di museo, visite guidate e shop e la partenza di alcuni shuttle bus. Questi autobus passano con cadenze stabilite e sono: Azzurro: Village Route (all’interno di tutto il villaggio commerciale) Verde: che fa la Kalibab trail route che pare sia aperta alle auto. Per il Rosso (che fa la Hermit Road che è chiusa ai veicoli privati) si deve prendere una coincidenza dall’azzurro. I pittoreschi autisti commentano i vari view point incontrati ed è possibile scendere ad ognuno di essi e prendere il successivo autobus per proseguire il percorso oppure tornare. Uno dei punti da cui si osserva più da vicino il Colorado River è il Pima Point sul Rosso. Trail a piedi: Si può scendere anche nel canyon, ma va fatto nei momenti giusti della giornata e col giusto equipaggiamento, andando giù per uno dei trail: Il Bright angel trail è il piu famoso del grand canyon, ma ci sono molti cartelli che spaventano e tendono a non far continuare. È un percorso di 20km (A/R) che arriva fino al plateau point, un punto panoramico dove si può godere di una bellissima vista a strapiombo sul fiume Colorado, che si trova ca. 1000m di dislivello più sotto del Rim, ma il “balzo” maggiore si verifica nella prima metà del percorso dove si percorre una ripida strada tortuosa e piena di tornanti. Ci si può fermare anche all’indian garden (un punto intermedio 2 km prima, ma è un peccato perché qui non c’è altro che un’area per campeggiatori, acqua, ombra e qualche panchina) che è a un dislivello di 900mt, mentre la seconda stazione (credo la più vicina) è a un dislivello di 644 mt e 9,6 km totali. Oppure seguendo questo trail, si arriva fino ai piedi del fiume Colorado per un totale di ca. 30 km. Un altro modo di vedere il Grand Canyon è facendo rafting sul Fiume Colorado. E’ possibile anche fare questi percorsi sui muli, ma è richiesta un’ottima conoscenza dell’inglese per poter seguire le istruzioni della guida. Insomma, anche questo parco richiederebbe più di un giorno, magari una settimana, per raggiungere ad esempio il Colorado River e gustarsi un barbeque sulle sue sponde, fare rafting, visitare il canyon in elicottero o ancora ritornare a Williams in treno prendendo la Grand Canyon Railway. Volo sul Grand Canyon: http://www.fltplan.com/AwMainSearchToAirportID.exe?a=1 http://www.airnav.com/airport/KGCN Sedona Airport – KSEZ airport manager Telephone 928-282-4487 red rock aviation Ph: 928-282-1046 AWOS Ph: 928-282-1993 Flagstaff – KFLG airport manager Phone 928-556-1234 – 928-779-7685 wiseman Aviation Ph: 928-779-9585 ASOS Ph: 928-779-2439 Gran canyon west airport. Peach Springs – K1G4 airport manager 928-769-2419 AIRPORT UNATTD Ph: 928-769-2216 Valle Airport Grand Canyon – K40G Phone 928-635-5280 Page municipal airport – KPGA airport manager 928-645-4232 American Aviation Ph: 928-608-1060 CLASSIC AVIATION Ph: 928-645-5356 ASOS Ph: 928-645-1228 Elicottero: http://www.papillon.com/ Da 116 $ a 400 $ Sulla route 64 da Flagstaff verso l’ingresso del Grand Canyon abbiamo visto parecchi elicotteri fermi ai lati della strada e pronti al decollo, basta pagare…. dal South rim a Page:145 miglia Route 64 est poi 89 Poco prima di arrivare a Page che si raggiunge dalla intestate 89 nord, si passa attraverso un canyon con le rocce rosso/rosa, e facendo questa strada al tramonto è molto scenografico. Prima di raggiungere l’hotel percorriamo la 89 verso nord fino ad un punto panoramico, da dove si può ammirare il lago Powell, attraversando il ponte di ferro sulla diga del Glen Canyon. Lago Powell La realizzazione della Glen Canyon Dam “Diga di Glen Canyon” nel 1964, ha creato uno dei più grandi bacini idrici dell’America del Nord, secondo dopo quello del lago Mead. Questa massa di acqua (30km cubi di acqua), che occupa una regione chiamata Glen Canyon, è meglio conosciuta in tutto il mondo col nome di Lake Powell “Lago di Powell” (il secondo più grande lago artificiale al mondo). Per darvi un’idea delle sue dimensioni, pensate che l’insieme dei litorali del lago misura circa 3.360 chilometri, una distanza più grande dell’intera costa statunitense dell’Oceano Pacifico. Cena: Glenn Canyon Steak House su Lake Powell Blv. Posto consigliato in alcuni racconti, ed in effetti si mangia bene. L’unica cosa negative è che quando ci hanno portato il conto, la titolare, di sua iniziativa aveva aggiunto una mancia di 6$. Dormire: Budget Inn per 50,73 $ a coppia:121 S Lake Powell Blvd – camera spaziosa con 2 letti queen size, ma meno bella degli altri motel in cui siamo stati.
sabato 3 ottobre 2009 La giornata è limpida. Ci alziamo di buon ora e dopo una bella colazione da Starbuck’s ci dirigiamo verso Horseshoe Benad: un fantastico canyon a forma di ferro di cavallo scavato dal Colorado River che qui ha un colore azzurro-verde favoloso. La camminata per raggiungerlo non è molto lunga, ma al ritorno, essendo in salita, si fa un po’ di fatica. Onestamente però ne vale la pena eccome! Da Page ad Antelope Canyon: 10 miglia Il parcheggio costa 6 $ a persona più 25 $ a persona per il tour. Si paga solo in contanti! Si raggiunge da Page proseguendo sulla route 98, dopo poco ci sono le prime indicazioni. La ragazza del parcheggio è un pò svogliata, e ci dice un pò malamente che accettano solo “cash”. Quindi non avendo sufficienti contanti con noi, torniamo indietro fino al primo bancomat disponibile per prelevare. La visita all’Antelope’s Canyon che è chiuso quando piove, dura circa 1 ora e mezza. Si arriva all’ingresso del canyon con dei “Jeepponi” guidati sullo sterrato rosso dai nativi Navajo. La visita vale la pena di essere fatta è davvero bella, peccato che ci sia un po’ troppa gente, vista la ristrettezza dei luoghi. La visita è vivamente consigliata specialmente dalle 11 alle 14 perché il sole deve essere a picco. Il canyon è veramente bello, l’unica pecca è il prezzo: troppo caro! Proseguiamo sempre sulla 98 in direzione sud per poi prendere la 160 est in direzione Kayenta. Da Antelope Canyon a Kayenta: 94 miglia Facciamo una sosta per il pranzo in questa piccolo cittadina Indiana. Tutti lì sono per l’appunto indiani! Molto carina ma loro sono un pò diffidenti verso i turisti. Da Kayenta alla Monument Valley: 43 miglia Non ho parole per descrivere la Monument Valley: è impressionante! E a distanza di mesi mi viene ancora la pelle d’oca se ripenso a quel posto! Monument valley La Monument è proprietà degli indiani Navajo, non è un parco nazionale per cui l’ingresso si paga comunque (5$ a persona più 5$ per l’auto), anche se avete il National Park Pass Il Visitor’s Center offre già di per sè una vista mozzafiato sui tre monoliti più famosi: i “Mitten”. Visitare la valle è semplice: se avete affittato un fuoristrada potete girarvela per i fatti vostri, altrimenti vi conviene lasciare la vostra macchina al visitor center e farvi scarrozzare dagli indiani Navajo sui loro fuoristrada: preparatevi ad una allegra gita sui loro sgangheratissimi mezzi (40 dollari). Anche una gita a cavallo non è male!!! In alternativa è possibile fare un tour con una specie di autobus scoperto con la garanzia di ritornare completamente impolverati di terra rossa. Altri invece sconsigliano le gite in jeep perché sei in mezzo al gruppo di gente e hai tempo limitato per le soste, dicono che la strada è percorribile anche dai camper quindi senza problemi per le auto….e infatti noi l’abbiamo fatto con la nostra macchinina, ed è stato fantastico! Oltre al fantastico John Ford Point, le Three Sisters, il Totem Pole (un pilastro di roccia altissimo e isolato),vi sono i 3 mittels e i Butte (le guglie di roccia). Il sole del tardo pomeriggio è un elemento essenziale per vedere questi luoghi. La gente che gira in auto si disperde quindi di fatto non c’è la ressa che si teme di trovare e si riesce spesso ad ascoltare…il silenzio! Dalla Monument Valley a Moab: 174 miglia Ripercorriamo la 163 fino a “Mexican hut”, una roccia a forma di sombrero invertito da cui questo posto prende il nome (ci va un po’ a capire quale sia il sombrero a dir la verità..). Entriamo nello stato dello UTAH ( + 1 ora rispetto la California). Dopo Mexican hut giriamo a sinistra sulla 261 e si prende la moky dugway: tratto sterrato in salita senza protezioni da cui si raggiunge il famoso punto panoramico sulla valley of the gods: Point Muley. Fa parecchio fresco e c’è un forte vento. Ci siamo solo noi ed un’altra coppia, ma lo spettacolo del tramonto è mozzafiato! Rifacciamo la strada al contrario (questa volta al buio!) e prendiamo la 191 in direzione Moab. Cena: ci fermiamo a Monticello, un paesino a 50 miglia da Moab. Troviamo una steak house molto caratteristica in stile rustico/country. Il ragazzo che ci serve sembra un cowboy, e così come gli altri ospiti. Arriviamo a Moab alle 23 stanchi morti, così non riusciamo nemmeno a fare un giretto per la cittadina. Mohab Dicono che questa è una bella cittadina! ci sono mille opportunità di fare sport (canoa, mountain bike, trekking) e la sera si può vagare e fare shopping senza problema. Insomma una cittadina, senz’altro molto turistica, ma comunque un poco più ‘europea’. Moab è nota in tutti gli USA per le escursioni in Mountain Bike, ma le sue tradizioni ricreative risalgono a molto tempo prima dell’inizio del ciclismo da montagna. Molti film famosi anche a noi europei hanno avuto come location l’area di Moab e i vicini parchi di Arches e Canyonlands: Da Rio Grande a Thelma e Louise e anche Mission Impossible II solo per citarne alcuni. L’area di Moab è famosa non sono per i molteplici svaghi, ma anche e soprattutto per gli straordinari paesaggi mozzafiato resi ancora più splendidi dalle colorazioni che assumono al tramonto e all’alba. Insomma un paradiso per fotografi, professionisti e non. Dormire: Super 8: 889 North Main Street ; tel. 435 259 8868 95,38 $ camera Hotel molto bello, non sembra neanche un Super 8. Colazione molto abbondante e varia. http://www.super8.com/Super8/control/Booking/property_info?propertyId=02856 domenica 4 ottobre 2009 Ci svegliamo con un tempo da lupi: nuvole nere basse, vento, pioggia e freddo. Niente alba ad Arches! Arches National Park: ingresso con l’annual pass Arches è un luogo dove acqua, ghiaccio, temperature estreme e il movimento del sale sotterraneo hanno scolpito più di 2000 archi di roccia, dai più piccoli (90 cm.) al più grande (il Landscape Arch con un’apertura di 90 metri). Questa è la più grande collezione di archi naturali del mondo. Oltre 2.000 di queste meraviglie della natura si erigono in uno spazio di 29.500 ettari / 73.000 acri. Un gran numero di questi archi sono infatti visibili dalle strade principali e dai sentieri del Parco. Mentre viaggiate verso l’Arches National Park “Parco Nazionale degli Archi,” sia dal nord che dal sud, vedrete prima un deserto arido di colore rosso; mano a mano che vi avvicinate, osserverete che alcune formazioni sabbiose diventano sempre più distinte pinne, vette, guglie, rocce in bilico, e finalmente, gli archi. La vista a sud è quasi sempre diretta verso le LaSal Mountains “Montagne LaSal,” le cui cime coperte di neve sia d’inverno che in primavera attirano fotografi da tutto il mondo. Devil’s garden trail di 11,6 km che ti porta attraverso molti archi: tunnel arch, lone pine arch, landscape arch (famosissimo il più lungo e ampio del mondo) da li inizia poi la parte piu impegnativa: il primitive trail, si passa sotto il wall arch (che è un arco collassato) – navajo arch e partition arch – double arch e dark arch. Riprendendo l’auto si va all’upper view point dove si vede il delicate arch. Poi c’è un altro breve trail della balance rock e quello di the windows fino a turrent arch (molto bello). Alcuni di questi siti sono stati teatro dei primi 10 minuti del film Indiana Jones e L’ultima Crociata. Da Moab a Canyoland National Park: 70 miglia Anche in questo NP si entra con l’annual pass. Raggiungiamo Canyoland (route 191 nord e poi a sinistra sulla 313), ma il tempo non migliora: forte vento che alza la sabbia e cielo variabile. Canyonland NP Il parco è molto vasto ed è composto da tre zone principali: Island in the sky, Needles e The Maze (ovvero “il Labirinto”, percorribile solo su fuoristrada). Già dal visitor center si vede il panorama disseminato di insenature, canyon e spaccature. Si possono magari fare solo i view point della parte del parco più facile detta Island in the sky: una sorta di gigantesco altopiano a forma di Y, da dove si può osservare il punto n cui il Green River e il Colorado si incontrano, 1000 metri più in basso. Da mesa arch c’è un piccolo trail che conduce all’omonimo arco naturale a strapiombo sulla mesa con una vista spettacolare sui canyon sottostanti. Dal Grand View Point c’è poi il trail lungo il Rim, che porta alla roccia più isolata e più alta su cui sedersi a contemplare l’infinito e a sentirsi piccoli piccoli. Altro punto è il green river overlook. Lo spettacolo di questo parco è grandioso e non si può spiegarlo in due parole, nè renderlo bene in foto: canyons, insenature, crepe, archi, monoliti…. Il tutto alternato e molto vario. Da Canyonland a Bryce Canyon: 277 miglia Due delle piu belle scenic ways degli Usa è la UT 24 capitol reef N P (parco con blocchi di roccia rossa e rosa frastagliata – poi foresta verde – poi di nuovo rocce rosse), e la UT 12 – petrified forest state park . Quest’ultima non è assolutamente da fare col buio, perché attraversa prima una foresta con altitudini anche di 3000 m ( abbiamo incontrato tanti animali più stupiti di noi, e per questo abbiamo dovuto rallentare), poi passa sopra un canyon e la strada è a strapiombo da entrambi i lati e senza protezione; per finire attraversa due paesini senza vita, in cui non c’è assolutamente nulla se non qualche fattoria! Detto ciò siamo arrivati in hotel sfiniti: senza cena ( non abbiamo trovato un posto aperto per cenare essendo molto tardi: così a letto a digiuno!) Dormire: Bryce canyon resort http://www.brycecanyonresort.com/ 99$ a camera senza colazione. Bellissimo hotel rustico, ma un po’ caro. lunedì 5 ottobre 2009 Ci alziamo con una giornata bellissima ma freddissima ( 8 gradi!). Quando ci siamo svegliati abbiamo visto albeggiare dalla finestra dell’hotel ed è stato un ottimo risveglio! La colazione non era compresa nel prezzo, ma lì vicino c’era un bar/ristorante in cui abbiamo fatto un’abbondante colazione. Bryce Canyon: www.nps.gov/grsm – http://www.nps.gov/brca/index.htm come entriamo nel parco incontriamo una famigliola di cerbiatti. La cosa buffa è che non hanno per nulla paura dell’uomo così come purtroppo delle auto: infatti non si curano affatto che ci siano strada abbastanza trafficate. Proprio per questo è molto consigliato andare piano all’interno del parci perché gli animaletti (moltissimi scoiattoli..forse il posto in cui ne abbiamo visti di più!) sbucano da qualsiasi parte. Ottobre è il mese perfetto, l’altitudine (2500 metri) rende il clima davvero piacevole. La strada che percorre il parco è lunga 18 miglia (solo andata) e si può fare in auto fermandosi nei vari view point: i punti più spettacolari sono all’inizio (dove arrivano i pullmoni carichi di turisti) e cioè il Sunrise Point, il Sunset Point, l’Inspiration Point e il Bryce Point, ma arrivando fino in fondo si possono trovare altri nove punti panoramici con archi naturali e gole profonde tra cui Rainbow Point e Natural Bridge, fino all’ultimo, lo Yovimpa Point, dove in una giornata tersa si può “viaggiare” con lo sguardo fino a oltre 100 miglia e solo la curvatura terrestre limita la visuale. Sunrise point: da qui c’è una trail: Queen’s Garden, lungo 2,5 km e 100 m di dislivello con camminata di circa un ora e mezzo. Temperatura alle ore 10.45: 13 gradi! Usciamo dal Bryce NP, percorriamo la 12 ovest: la strada passa attraverso il Red canyon, chamato così perché ha le guglie simili al Bryce ma sono molto più rosse. Si prosegue poi sulla 89 e poi la 9 da cui si raggiunge lo Zion NP. Zion NP http://www.nps.gov/zion/home.htm Lo Zion ha panorami incredibili dovuti al colore delle rocce dei canyon, formati dal fiume Virgin, affluente del Colorado. Le gole del canyon, all’interno delle quali è ancora possibile vedere resti delle abitazioni indiane, hanno pareti così variopinte da aver meritato l’appellativo di “terra dei canyon arcobaleno”. È caratterizzato da enormi lastre verticali di sabbia rocciosa pietrificata che si innalzano per oltre 350 metri dal fondo valle i cui campi erbosi e abissi di rocce rosse sono bagnati dal Virgin River. La vista è da mozzafiato: gli imponenti pinnacoli rocciosi si ergono maestosi e ci si sente davvero molto piccoli davanti ad una tale maestosità. Zion Park è un parco protetto e si estende su una superficie di 600 Kmq. Come ogni angolo naturale degli States può vantare un proprio record: comprende infatti l’arco roccioso più largo al mondo: il Kolob Arch, dotato d’una apertura di oltre 100mt. Può essere visitato solo utilizzando i Free Shuttle che lo percorrono in tutta la sua lunghezza, fino al Tempio di Sinawav. La River Side Walk (trail di 30 minuti) inizia alla fine della strada carrozzabile e porta, all’inizio dei narrows (26km da fare a tratti nell’acqua, non consigliabile ad ottobre!). Lo Zion è un bellissimo parco anche se, non tanto diverso da molti paesaggi che possiamo trovare da noi in Europa, sulle dolomiti, per esempio. Da Bryce NP via Zion NP a Las Vegas: 288 miglia Ritorniamo a Las Vegas per una notte e questa volta pernottiamo allo: Stratosphere Tower http://www.stratospherehotel.com/ solo 37 $ a notte la camera, con una prenotazione in offerta su internet. Nonostante la stanchezza accumulata nella giornata ci facciamo ancora un giro sulla Strip. Martedì 6 ottobre 2009 Da Las Vegas alla Death Valley: 130 miglia Prendiamo la 95 nord e costeggiamo la celeberrima AREA 51: l’immensa area militare in cui si dice siano custodite navicelle aliene. Lungo la strada non si vede praticamente nulla, ma ad un certo certo punto un posto di blocco fermava tutte le auto..chissà perché! Prima di prendere la 373 sud ad Amargosa Valley, facciamo il pieno di benzina, perché è l’ultimo distributore prima della Death Valley. Death Valley: www.nps.gov/deva Lo scenario della Valle della Morte è quello di un deserto, ma nessun altro deserto al mondo assomiglia a quello della Death Valley, e nessuno presenta così tanta diversità di scenari naturali. La valle vera e propria è delimitata ad ovest dai 3.600 metri del Telescope Peak e ad est dal promontorio di Dante’s View, a nord dal cratere di Ubehebe e dalle dune di sabbia di Eureka, e a sud si perde nel buco nero di Badwater, il tutto in un raggio di poche decine di chilometri. Nella valle si estraeva una volta il borace, un minerale usato per produrre detergenti e altro, e oggi si può visitare la fabbrica abbandonata d’inizio secolo Harmony Borax Works. Punti panoramici: – bad water: una depressione di acqua salata prosciugata (-86 metri slm il punto più basso del nostro emisfero). Nonostante sia ottobre fa parecchio caldo: 33 gradi! La guida diceva che in luglio/agosto può arrivare anche a 60 gradi!! Cosa da non provare ovviamente. – sterrato con escursione al natural bridge. – Devil’s Golf Course: la zona verde che spicca in mezzo a questo “deserto di sale” per vedere da vicino le concrezioni salate modellate dal vento. – Il loop Artists Drive che s’inerpica sulle montagne fino a artist palette e comporta una mezz’oretta abbondante di deviazione. Chiamata così in quanto i vari depositi minerali nelle diverse epoche hanno lasciato molteplici striature di colore che vanno dal verde/blu al giallo e rosso/marrone e assumono colori sempre nuovi durante la giornata a seconda del riflesso dei raggi di sole. È da vedere nel tardo pomeriggio o al tramonto. – Zabriskie point del famoso ed omonimo film di Antonioni (bello al tramonto). Non si tratta di terreno marrone o ocra, ma piuttosto una strana gradazione di grigi su una superficie perfettamente ondulata… Anzi corrugata vista l’intensa e passata attività vulcanica. – dante’s view (1700 metri slm. In contemporanea lì si vedono il punto più alto e quello piu basso degli states). Finito il primo giro di ricognizione ci fermiamo un attimo per una sosta “tecnica”. Non c’era nessuno con noi, sembrava quasi di stare in un film western: solo deserto, un po’ di vento e sabbia che salta agli occhi. E proprio mentre eravamo lì a contemplare questo panorama ecco che ci si avvicina….quello che sembra….un lupo??? Ops…d’istinto mi chiudo in auto,e lui tutto carino aspetta che gli diamo qualcosa da mangiare. Era molto dolce, aveva un musetto tenerissimo, ma non sapendo quanle sarebbe stata la sua reazione, non mi sono avventurata fuori. Arrivati a Furnace Creek dove c’è il visitor centre, ci fermiamo per la sosta pranzo. E lì al ristorante chiediamo che animale fosse quello che avevamo incontrato precedentemente (avevamo fatto la foto!)..e scopriamo così che si tratta del cane selvatico delle praterie!! Ahah..bè, in ogni caso non è detto che fosse innoquo! Proseguiamo la giornata a passeggiare con calma e verso le 17 decidiamo di prendere la strada per Bakersfield…ma la sfortuna è in agguato! Ci si buca una ruota!! Uffa…così scarichiamo tutta l’auto dalle valigie, cambiamo la ruota (con non pochi problemi!) e ripartiamo, sperando di incontrare presto un gommista. Prima di inziare la salita che ci porterà fuori dalla Death Valley, ci fermiamo ad un distributore di benzina, che però ci dice che non ci sono gommisti fino al paese successivo che dista 50 miglia!! Così rassegnati ci mettiamo in marcia, facendo attenzione a non prendere buche o altro…dato anche che la death valley non è il posto migliore per bucare 2 volte le ruote! Quando ormai alle 19 raggiungiamo il primo paese, incontriamo una pattuglia della polizia, che però ci conferma che ormai era troppo tardi e che sarebbe stato meglio andare a Bakersfield!! Aiuto!! È molto lontana quella città, anche perché per raggiungerla bisogna attraversare la Sequoia NP…e di notte non è un granchè!! Alternative non ce n’erano, quindi piano piano ci rimettiamo in marcia per l’ennesima volta e cerchiamo la strada forse più lunga ma più sicura! Dalla Death Valley a Bakersfield: 142 miglia Arriviamo a Bakersfield che è ormai tardi, e quindi andiamo a cercare subito il nostro motel prenotato qualche giorno prima. Dormire: Super 8 Bakersfield/Central: 901 Real Rd.Rt. 99 & California Exit Bakersfield, CA 93309-1003 US 67,20 $ a camera, una queen bed. Carino, semplice, con piscina (chiaramente non utilizzata!) Mercoledì 7 ottobre 2009 La giornata inizia con la ricerca per la riparazione della gomma. Per fortuna troviamo vicino al motel un gommista, che ci ripara la gomma e ci fa pagare solo 15 $!! La questione ci ha portato via un paio d’ore dalla tabella di marcia. Quando ormai siamo in marcia, ci accorgiamo che con i tempi non riusciremmo a visitare sia il Sequoia NP che lo Yosemite NP. Così, dovendo fare una scelta, sacrifichiamo il Sequoia NP con nostro grande dispiacere. Da Bakersfield a Yosemite NP: 175 miglia Yosemite NP In questo parco fa parecchio fresco. Visitato ogni anno da oltre tre milioni di persone, lo Yosemite National Park (fondato nel 1890 è il secondo degli USA dopo Yellowstone), in California, è uno dei posti più belli degli USA. Ci sono cascate che scrosciano lungo pareti di 900 m e si gettano su una valle coperta di prati e boschetti, attraversati dal Fiume Merced. A est della valle svettano isolate cime di granito, alte fino a 3900 m, su laghetti trasparenti. I tre milioni di turisti tendono a concentrarsi nella Yosemite Valley, perciò vi basta allontanarvi di pochissimo per vivere un’esperienza solitaria. Il parco è percorso da 1300 km di sentieri, che vi porteranno a sequoie giganti, a prati coperti di fiori mai visti e a straordinari monoliti. Si entra da sud e le cose belle da vedere sono solo su quel sentiero. Da vedere: – Mariposa Grove: un bosco di sequoie, alcune di più di 2700 anni. . Il percorso per arrivare alle sequoie richiede un’ora e mezzo (andata e ritorno) ed è piacevole e non più di tanto faticoso. – Wawona dove si trova un bellissimo Historic Hotel. – Tunnel View point (bellissima vista sulla yosemite valley tra l’Half dome e el capitain) Qui si possono ammirare gli uccellini tipici di questa valle, gli Steller’s Jay, di colore azzurro cangiante e simili alle upupe. – El Captain, il più grande monolito granitico del mondo: 3000 piedi di granito verticale, una delle più famose mete al mondo per gli scalatori più esperti. – Yosemite Falls (il cui doppio salto si vede in tutta la valle) in lontananza, ma il loro dirompente balzo provoca un rumore di fondo udibile fino a kilometri di distanza. – Glacier point bello da vedere al tramonto. – Bridelveil Falls (le cascate del velo della sposa) una cascata di appena 700 metri. Da Yosemite NP a Stockton: 140 miglia Dal big oak flat entrance via route 120 – 108 – Manteca – 99 Cena: ci fermiamo da Denny’s a Oakdale, una piccola cittadina a pochi km da Stockton. Dormire: Microtel Inn And Suites Stockton – Lodi / N. Stockton 76,60 $ la camera con colazione molto abbondante, molto carino, stanze belle ma piccole. Si trova a nord di stockton, sulla 5 all’incrocio con la 12 in direzione nord. Giovedì 8 ottobre 2009 Da Stockton a San Francisco via Napa Valley: 200 miglia Di prima mattina partiamo per S. Francisco. Ci dirigiamo prima a nord verso la Napa Valley. Napa Valley: http://www.napavalley.com/ La wine County inizia nei pressi di Sonoma, ma è la Napa Valley il cuore della produzione vinicola. Il paesaggio è tipicamente collinare, strade dolci, un sacco di vigneti, molte Winery (cantine) dove poter assaggiare e acquistare il caro vino della California. La Napa valley è considerata, per il suo territorio collinare ed i suoi vigneti, la Toscana della California. Iniziamo il nostro giro percorrendo in auto il Silverado Trail, altra strada che percorre la Napa Valley più a est fino a St. Helena. Questo versante è molto più “country”, più panoramico, con moltissimi luoghi dove scattare foto. Lungo il percorso una quantità infinita di wineries, alcune spettacolari, altre dall’aspetto più discreto, la scelta è vastissima. Di solito si entra nella tasting room ed assaggi alcuni dei vini proposti. Alcune hanno anche un parco che circonda l’azienda per un pic-nic al fresco sotto le piante. Una famosa lungo la Silverado Trail è la Andretti winery, fondata dall’ex pilota Italoamericano di Formula Uno. Decidiamo visto che è presto, di fare un giro nell’ennesimo outlet. Questa volta a quello di Petaluma nell’omonima città. Ripartiamo per S. Francisco, e ci arriviamo da nord. Usciamo al Belvedere Tiburon (località lungo la baia), ma la vista della baia non è un granchè. Tornando indietro scopriamo una stradina a Sausalito che porta direttamente sotto il Golden Gate Bridge. Sausalito, il paesino marino che sorge appena prima del ponte raggiungibile anche in traghetto da San Francisco che merita la notorietà di cui gode. È un luogo di villeggiatura esclusivo. Fa abbastanza freddo, e noi siamo in bermuda! Per fortuna però non c’è nebbia sul ponte, cosa strana da quanto dicono. Raggiungiamo l’hotel proseguendo sulla highway 101. Dormire: Knights Inn Downtown San Francisco 240 7th Street San Francisco, CA 94103-4004 US Praticamente davanti al bay bridge. L’hotel si trova a Soma tra la settima e howard st. Apparentemente è carino con parcheggio non custodito gratuito. La lavanderia e l’ascensore non funzionano. Uscendo per cena notiamo la presenza di tantissimi senzatetto. Cena: “Buca di Peppo” tra Howard st. E la terza Av. Ristorante italiano molto caratteristico, sembra una trattoria rustica. Si mangia molto bene e non è carissimo. Qualsiasi piatto si può ordinare in due misure: per 3 o 6 persone. Venerdì 9 ottobre 2009 San Francisco Oggi c’è il sole, ma il freddo si fa sentire. Il ponte è visibile! San Francisco piace anche alle persone che odiano gli Stati Uniti. La sua atmosfera è raffinatamente chic ma allo stesso tempo anticonvenzionale e innovativa, e la città offre vedute molto varie. La città ha dato origine a movimenti alternativi come la Beat Generation, i figli dei fiori, le manifestazioni ciclistiche Critical Mass e l’orgoglio gay. San Francisco, offre con le sue strade in collina, magnifici scorci sulla Baia e sul suo famoso ponte. La città è come un mosaico, composto dalla dinamica Chinatown, dal quartiere sempre più borghese di Mission, da Castro, il quartiere gay, da SoMa, in cui si concentrano le discoteche, dal quartiere hippy Haight-Ashbury e dall’animato quartiere di North Beach. Il clima di questa città è davvero particolare: dal ponte si può vedere come di fatto la città risulti divisa in due: la parte che da sull’interno della baia ha un clima soleggiato e mite, mentre in lontananza la nebbia domina le colline della zona nord/ovest rendendo a volte impossibile la vista del mitico Golden Gate Bridge La città è tutto sommato sicura e la presenza di numerosi senzatetto è più indice della tolleranza che c’è in questa città piuttosto che di una miseria diffusa. C’è molta più miseria e disparità sociale a New York che qui a Frisco, però il numero di senza tetto qui è decisamente superiore e ormai sono praticamente parte integrante e caratteristica della città. Ovviamente ci sono, come in qualsiasi grande città, delle zone dove non è consigliabile recarsi specialmente in certe ore della sera, come Tenderloine. Il parcheggio dell’auto in strada è praticamente impossibile per più di qualche ora, poichè di notte ogni zona di parcheggio ha un suo orario di pulizia assegnato durante il quale non è possibile occupare la zone e di giorno invece se si è fortunati a trovare un parcheggio libero, non si può occuparlo (pur pagando) per più di qualche ora. Iniziamo a girare a piedi e ci dirigiamo subito a vedere: – Civic Centre – Opera – Financial District: quartiere degli affari con la piramide della Transamerica, uno dei più ‘visibili’ simboli di San Francisco. – Market Street deve il suo fascino agli enormi grattacieli ai suoi lati che vale la pena vedere. – Telegraph Hill: la collina con la Coit tower con i suoi murales la cui forma a “lancia di idrante” è stata voluta da un eccentrico riccone ammiratore dei pompieri che donò il denaro per erigerla. Il panorama su downtown e sulle varie colline della città è molto bello e suggestivo. Il freddo inizia a farsi sentire, così ci dirigiamo al Fisherman Wharf per il pranzo. Proprio mentre eravamo lì, sono iniziate le prove della pattuglia aerea americana, i Blue Angels, che sono continuate anche quando noi eravamo sul traghetto per Alcatraz. Alcatraz prenotare la visita www.alcatrazcruises.com – il traghetto parte dal pier 33 Volendo con la gita ad Alcatraz c’è anche Angel island da cui si vede una splendida vista di san Francisco, ma solo fino a settembre,poi non la fanno più. Si prenota la gita scegliendo giorno e ora, e si può scegliere se un giorno intero o solo la gita notturna. Tutto il giorno costa 26$ a persona per solo Alcatraz tutti i giorni; la gita notturna costa 33$ a persona . Il tragitto in traghetto dura solo 10 minuti. Una volta sbarcati sull’isola ogni persona può muoversi liberamente ed andare a visitare i vari luoghi ed edifici secondo i propri tempi. Non c’è limite di tempo, basta rientrare con uno dei traghetti che fanno continuamente da spola con il Pier. Caldamente consigliato rientrare verso il tramonto per godersi lo spettacolo della baia sotto questa luce, visitare Alcatraz quando il buio incomincia ad avanzare rende l’atmosfera assolutamente tetra e mette addosso una certa “tensione”. L’isola di Alcatraz, situata nel centro della Baia di San Francisco, a 5 Km dal Golden Gate, si trova in una posizione particolarmente significativa. Battuta costantemente dai venti e circondata da correnti molto forti e fredde, grazie alla sua posizione, fu fino dalla metà del 1800 utilizzata come postazione strategica per difendere la baia. La fortezza militare, costruita nel 1860, divenne anche luogo di occupazione da parte degli indiani che rivendicavano la loro terra e l’avevano occupata, infatti sono ancora visibili scritte come “Indians are welcome” e venne poi trasformata nel 1907 in un carcere militare. Ma è solo dal 1934, anno in cui venne trasformato in penitenziario federale, che la fama di Alcatraz iniziò a diffondersi in tutto il mondo. Carcere di massima sicurezza, dove vige una disciplina durissima, destinato alla detenzione dei criminali troppo pericolosi per le normali carceri. Ad Alcatraz vi era una guardia ogni tre detenuti e le possibilità di fuga erano praticamente nulle. Su più di 1500 detenuti, solo 36 tentarono la fuga e di essi 31 furono immediatamente ricatturati e i restanti probabilmente morirono nel tentare di attraversare la Baia. E’ costruita su 5 ettari di pura roccia, The Rock, e dal 1934, l’epoca dei gangster, celebri “visitatori” vi soggiornarono: Al Capone, ‘Pretty Boy’ Floyd (uno dei tre intrepidi che riuscirono ad evadere) e l’Uomo di Alcatraz. L’escursione consiste fondamentalmente di due parti: la prima, dopo l’approdo, si snoda all’esterno del carcere: una guardia accompagna fino alla sommità della Roccia dove si trova il carcere, spiegando in tre/quattro soste la storia dell’isola e dei suoi diversi utilizzi nel corso dei decenni. Infatti questo luogo non è sempre stato un carcere, anzi. Comunque la parte più interessante è la visita con audioguida all’interno del carcere dove si possono vedere praticamente tutti i locali: ospedale, mensa, celle, celle d’isolamento, sala visite… davvero molto bello. Attualmente l’isola dà ospitalità alla più numerosa colonia di gabbiani che infatti hanno pressochè occupato tutta l’isola: ce ne sono davvero moltissimi. Finita la gita, ormai congelati, abbiamo preso il bus per tornare in hotel. Cena: ristorante italiano “Pomodoro” nel quartiere italiano su Columbus Av. Si mangia benissimo e si spende poco. Sabato 10 ottobre 2009 Ci alziamo con il cielo nuvoloso, poi però verso l’ora di pranzo è tornato il sole, ma chiaramente il freddo è rimasto! Questa giornata la dedichiamo alla visita dei quartieri. – china town: qui vive la più grande comunità cinese del mondo. Tutto è molto ben tenuto e nel quartiere vi sono angoli ed edifici molto pittoreschi e a loro modo storici. E’ molto piacevole perdersi nelle vie del quartiere costeggiando ristorantini, negozi, templi vari e giardinetti dove i vecchi cinesi passano il tempo giocando a carte o a giochi tradizionali. Ci sono templi agli ultimi piani degli edifici e la fabbrica dei biscotti della fortuna. Si può entrare da Chinatown Gate poco distante da Union Square. – North Beach: è uno storico e vivace quartiere. Noto come “Little Italy”, è celebre per l’atmosfera beatnik che si respira passeggiando tra i Caffè, le librerie e i locali notturni all’insegna del Jazz, del Blues e dell’Opera. Situato nei pressi di Chinatown, tra Columbus Avenue, Broadway, e Mason Street, North Beach lega indissolubilmente la sua fama alla Beat generation. – Fisherman’s wharf: il quartiere che si affaccia sulla baia con tutti i Pier (moli) vicino al north Beach. È noto per essere il posto più animato di Frisco, grazie ai suoi Piers. È imperdibile il granchio (crab) bollito che vendono per strada e per i più temerari una zuppa di arselle servita in un tozzo di pane privato della mollica. La manifestazione aerea dei Blue Angels è proprio oggi, quindi su tutti i Pier c’è una grande festa con bancarelle, stands dei marines,ecc ecc… Pier 39 Questo è forse il punto più “turistico” di San Francisco, nel senso che tutti i turisti si riversano in questa fetta di terra lungo la baia che si chiama Fisherman’s Wharf. L’area è piena di ristoranti, bar, negozi di souvenir, un mini luna-park, fast foods e quant’altro serva ad attirare la maggior parte dei turisti. Le uniche attività che si differenziano un po’ sono una famosa panetteria che sforna pagnotte in tutte le forme e che serve anche una zuppa in un contenitore fatto di crosta di pane ed il mercato del pesce appena fritto (chele di granchio, calamari, ecc.) che si può acquistare e consumare “al volo”. Un’altra caratteristica è una serie di piattaforme sull’acqua dove si trovano ammassate una colonia di leoni marini molto fannulloni ma chiacchieroni. – Ghirardelli Square: un edificio di mattoni rossi, lanificio fino a che l’italiano Domenico Ghirardelli non la tramutò in fabbrica di cioccolata. Ora c’è un’atmosfera da fiaba con la torre dell’orologio che sovrasta i negozi stravaganti e soprattutto c’è un’enorme e ordinata fila di persone davanti al Ghirardelli Soda Fountain & Chocolate Shop dove si servono enormi e prelibate coppe gelato, inoltre ci sono numerosi negozietti e ristoranti. – Union square: la piazza principale della città, zona di shopping dove si trovano i negozi delle varie firme. Carino vedere le gradinate che all’ora in cui gli impiegati della città escono dagli uffici per la pausa pranzo si riempiono e dove si possono vedere le loro abitudini alimentari, rigorosamente praticate all’aperto: regnano le “insalatone” (donne) e i panini (uomini) oltre ovviamente al mezzo litro di caffè. hyde street e tram (cable car) da stare appesi fuori (3 o 5 $ la corsa, meglio l’abbonamento giornaliero da $9 o 3 giorni per 18$). Purtroppo salire su uno dei storici veicoli a cavo tanto rinomati non è così semplice: c’è sempre tantissima gente alle fermate, i posti a bordo sono pochi . Noi però capito che alle fermate stabilite ci sarebbe stata troppa coda, l’abbiamo preso…..al volo!! E così il nostro giretto sui cable car è stato emozionante!! Cena: “Figaro” nel quartiere italiano. Ristorante su Columbus Av. Buonissimi gli gnocchi al pesto e anche la pizza. Domenica 11 ottobre 2009 Cielo nuvoloso senza nebbia ma il tempo non migliorerà per tutto il giorno. Decidiamo di andare alla messa Gospel nella chiesa della Glide Memorial al 330 di Ellis St. Il quartiere nonostante sia abbastanza in centro, è un po’ malfamato. Soprattutto vicino la chiesa. Ma la messa gospel è molto emozionante: tanta gente di diverso ceto sociale che canta e balla. Finita la messa ci incamminiamo verso il centro e visitiamo: – Lombard street, la strada più tortuosa del mondo che dopo una salita vertiginosa sulla Russian Hill, scende verso il mare con una serie di stretti tornanti contornati da aiuole fiorite. La ripida salita verso il punto più alto toglie il fiato come la discesa tra i tornanti che seguono. – Haight Ashbury: Il quartiere è stato il centro del movimento hippie negli anni sessanta, che è stato succeduto dal Beatnik, movimento sorto nel quartiere di North beach alcuni anni prima della famosa Summer of Love del 1967. La cultura hippie, tuttavia, è ancora presente, testimoniata dalle numerose luci psichedeliche che di sera illuminano le strade. Proprio in questo quartiere pranziamo in un bar/ristorante molto animato sulla via principale. Nob Hill con le belle case vittoriane non per nulla chiamato Snob Hill. Ad Alamo Square ci sono le case più fotografate di San Francisco:” postcard row”. È una schiera di casette color pastello in stile vittoriano liberty molto ben tenute. È giusto fare anche una sosta nel parco al centro della bellissima piazza il cui culmine è il punto migliore per le foto alle casette e da dove si dovrebbe ammirare la skyline e la baia, ovviamente nebbia permettendo. Riprendiamo il nostro cammino e arriviamo al Golden Gate Park: Golden Gate Park, con recinto di bisonti, laghetti con cascatelle e il giardino giapponese (Japanese Tea Garden, un piccolo parco dentro al parco dove le piante e tutto il resto viene curato in maniera maniacale, secondo la cultura Giapponese; è incredibile vedere come le piante possano sembrare delle vere e proprie sculture se curate e modellate con arte e passione). L’ingresso al Japanese Tea Garden è gratuito 3 giorni alla settimana (lun, merc e giov), mentre gli altri giorni si paga 7$ per l’ingresso. I residenti trascorrono nel parco la domenica all’aperto tra una corsa, un corso di Yoga e un Barbecue. Ovviamente non poteva mancare la passeggiata sul Golden Gate Bridge per ammirare nuovamente l’air show dei Blue Angels con passaggi molto bassi sul ponte! Riprendiamo l’autobus, e ci dirigiamo in centro per un po’ di shopping: Apple store. 2125 Chestnut St e. 1 Stockton St. Hard rock cafè: San Francisco 39 Pier ,256 San Francisco CA, 94133 Restaurant: Sun – Thurs 11:00AM – 11:00PM / Fri & Sat 11:00AM – 12:00AM Bar: Sun – Thur 11:00AM – 12:00AM / Fri & Sat 11:00AM – 1:00AM Merchandise: Sun – Thur 9:00AM – 12:00AM / Fri & Sat 9:00AM – 1:00AM Stanchi , infreddoliti ma contenti , dopo una doccia in hotel usciamo per cena e per la nostra ultima sera a Frisco! Cena: “Pizza Restaurant” al Fisherman Wharf, con vista sul Bay Bridge illuminato..bellissimo! A Frisco ci si sente un po’ a casa nella nostra vecchia Europa. Passeggiando per le sue strade sembrerà di essere ogni tanto a Londra ogni tanto a Parigi, ogni tanto a Lisbona. È una città spettacolare e ci torneremo volentieri! Lunedì 12 ottobre 2009 Stamattina lasciamo S. Francisco, e andando a prendere l’auto nel parcheggio dell’hotel ci troviamo una bella sorpresa: nella notte dei senza tetto avevano rotto i finestrini di due auto. Per fortuna la nostra era intatta, ma probabilmente sono stati disturbati dall’antifurto di una delle auto danneggiate e sono scappati. Nella notte in effetti avevamo sentito un po’ di trambusto, ma pensando fossero dei ragazzi dell’hotel non ci siamo preoccupati più di tanto. L’hotel non è proprio da consigliare. La camera è pulita però puzzava di chiuso e non siamo riusciti a far andare via quell’odore. I portieri della reception erano uno più incompetente dell’altro. La colazione aveva solo caffè o thè e succo di mela (??). Le tortine non c’erano praticamente mai, e se le chiedevi te ne dava giusto una a persona! Per non parlare poi del parcheggio non custodito. C’era la possibilità anche di quello al chiuso, ma aveva solo 7 posti ed il responsabile lo apriva solo in determinate ore del giorno, e visto che noi spesso prendavamo l’auto era un po’ un caos, così abbiamo optato per quello non custodito, a nostro discapito se fosse successo qualcosa! Da S. Francisco a Stanford: 55 miglia Visiamo la più famosa università della west coast: Palo Alto, sede di una delle tante e prestigiose università sforna-cervelli: la Stanford University, una delle università più famose al mondo, culla di molti scienziati e studiosi che hanno segnato la storia. Arrivati a Stanford veniamo indirizzati ad uno dei parcheggi dedicati ai visitatori da un addetto al traffico. La Stanford University è praticamente una piccola città, con strade, un servizio di bus interni, un shopping center, un ospedale e mille altri servizi che una cittadina normalmente ha. Ci sono due possibilità per vedere l’università: il tour guidato con gli studenti o il tour autonomo (cartina alla mano si gira a piedi per il territorio dell’università). Da Stanford a Gilroy premium outlet: 50 miglia Non potevamo saltare questo immenso outlet..ovviamente! non è molto conosciuto e infatti non c’è praticamente anima viva che gira per i negozi! Gilroy Premiun Outlets a Gilroy (100 mi sud san francisco) 681 leavesley road, E’ suddiviso in quattro aree shopping di circa 150 negozi e le firme non mancano. Gli sconti non sono certo incredibili, ma dedicandosi si trovano buoni affari, e lo diventano ancora di più quando si converte la spesa da dollari in euro. From San Francisco: Take Highway 101 South to 152 West/Leavesley Road http://www.premiumoutlets.com/outlets/outlet.asp?id=23 Orari: Mon-Sat: 10am-9pm Sun: 10am-6pm Finito lo shopping (auto piena di borse, borsine e sacche!), decidiamo visto che era ancora presto di visitare il circuito di Laguna Seca, sulla 68 tra Monterey e Salinas. La configurazione della pista è particolare e piuttosto diversa dalle altre del motomondiale. La parte più famosa è senz’altro quella di cui fa parte la cavatappi, una chicane spettacolare posta in cima alla collina, che si affronta a 60 km/h e che si snoda su un dosso molto ripido. Siamo entrati perché nonostante non ci fosse nessuno all’ingresso, era tutto aperto. Normalmente si paga l’ingresso, ma solo se ci sono gare. Abbiamo girato in auto tutto intorno alla pista, ci siamo fermati a fare qualche foto e poi di nuovo in marcia. Il tempo incomincia a peggiorare, inizia a piovere. Arriviamo a Monterey che è l’ora di cena e prima di andare in hotel ci dirigiamo al molo, chiamato anche qui “Fisherman Wharf” per mangiare qualcosa in un ristorante “Abalonetti”, in cui si mangia molto bene ma un po’ caro. Dormire: Howard Johnson Express Hotel a Monterey 1240 Munras Av. Hwy 1 exit munras av. 55,96 $ la camera con colazione in camera. Prendiamo una camera al piano terra così posteggiamo l’auto davanti la stanza (S. Francisco ci ha insegnato!) . La camera è grande con un letto gigantesco, salottino e bagno molto bello. Ottimo affare direi! martedì 13 ottobre 2009 Ci siamo alzati con un tempo da lupi: pioggia e vento molto forte. La cosa positiva è che fa caldo! Proprio oggi doveva fare brutto che dobbiamo fare la costa ed è necessario il sole!!!?? Monterey: Monterey é un verde, curato e spagnoleggiante piccolo paese della California che si situa su una piccola baia dove la corrente marina fredda che scende dall’Alaska ha trasformato la costa: qui l’Oceano é ricco di tutte le specie marine (foche, squali, tartarughe marine, ecc…) e le alghe sono in grande abbondanza. Da queste alghe viene addirittura prelevata una sostanza, una sorta di gomma che ha molti usi: viene persino usata nel dentifricio! E’ logico che con tanta fauna e flora marina sia stato costruito un acquario in questo paese, uno dei più importanti al mondo. L’acquario comprende addirittura un tratto di vera spiaggia dove si può ammirare lo spettacolo di foche che si nutrono di pesci, squali bianchi che attaccano le foche (beh, questo non succede tutti i giorni!) e piccoli granchi che popolano gli scogli verdi di alghe dove si infrangono le onde dell’oceano freddo. In alcune vasche dell’acquario, alcuni sub fanno uno spettacolo a tutte le ore: nutrono gli squali bianchi. È il posto ideale per la sosta, ottima la sua baia e l’atmosfera che si respira, sempre di festa monterey bay acquarium: http://www.montereybayaquarium.org/ studenti 27.95$; adulti 29.95$ Da Monterey a Santa Barbara: 275 miglia la 17-mile-drive: una delle migliori strade panoramiche d’America. Il percorso si paga circa 9$ ma li vale tutti; inizia a Pacific Grove e, abbracciando molte delle bellezze naturali della parte sud-occidentale della penisola di Monterey, si snoda lungo tratti di costa a dir poco stupendi con dirupi di roccia liscia, cipressi inclinati dal vento, tratti di mare sabbiosi e onde che si infrangono sugli scogli. Peccato che tutto ciò non l’abbiamo visto perché c’era una pioggia così forte che nenache il tergicristalli riusciva a tenere pulito il vetro!! Come fauna questo tratto di costa è abitato da foche, leoni marini, uccelli vari …e scoiattolini come se piovesse. Lungo il percorso si può ammirare il famoso Cipresso Solitario (il Lone Cypress) che fa parte di una specie di alberi chiamati Cipressi di Monterey che, come dice il nome, si trovano solo in questa zona, modellati dal vento ed aggrappati alle scarpate perché hanno bisogno della brezza fresca e umida per poter vivere. Davanti la Baia di Monterey si trova un abisso cosi profondo da poter contenere due volte il Grand Canyon, tanto che permette alle balene di arrivare piuttosto vicine alla riva. Da dicembre/gennaio le balene grigie migrano verso sud nella Baja California, per poi tornare indietro alle acque dell’Artico durante marzo/aprile. Proseguiamo in auto, anche se purtroppo vediamo ben poco. Il tempo continua a peggiorare. Sulla Hwy 1 i paesaggi sono stupendi anche con gli scrosci d’acqua; guido io, e devo fare molta attenzione ai sassi che sono franati sulla strada. Questo tratto di costa sarebbe da cartolina, e ho voluto fare questa strada comunque, nonostante il tempo, perché era una cosa che desideravo da tempo. Point Lobos è una riserva di stato con più di 300 tipi di piante e oltre 250 diverse specie di animali ed uccelli. La zona è a ridosso del mare ed è caratterizzata da vari dirupi rocciosi erosi dall’acqua fino a formare isolotti ed insenature, dove si possono ammirare vari tipi di vegetazione ed animali come lontre e leoni marini. Big Sur: un tratto di oltre 200 km che parte da Carmel e termina a San Simeon, il tratto più sublime della costa della California. Nell’area di Big Sur, tanto cara a Henry Miller e Jack Kerouac, da non perdere le varie terrazze panoramiche a picco sul mar. Ottima è la natura, davvero incontaminata, testimoniata da parchi come il Julia Pfeiffer Burns State Park, all’interno del quale sorgono le Mc Ways Falls. Da non perdere è la zona di Point Loma, dove sorge l’omonimo faro. L’incantevole baia di Morro Bay, uno dei pochissimi paesi di pescatori che rimangono sulla costa Californiana, dove si osserva un grandioso tramonto all’ombra del Morro Rock. Per pranzo ci fermiamo al “Whale Watcher cafè” sulla Hwy 1 in direzione sud. In realtà è stata una sosta obbligata, perché era l’unico bar che abbiamo trovato dopo km e km. Lo sconsigliamo vivamente perché è carissimo: 17$ per un panino!! Mentre pranzavamo ci dicono che la strada verso nord è stata chiusa per una frana….. Noi ci eravamo appena passati!! Noi comunque per fortuna proseguiremo verso sud, ma il tempo peggiora ogni ora e la pioggia è incessante!! Dirigendoci verso sud, ci fermiamo a Solvang:una graziosa cittadina, comunità di danesi, con tanto di mulini a vento. La si raggiunge percorrendo l’hwy 101 ed uscendo a Solvang sulla 246. Ci fermiamo per la merenda in una “danish bakery”: the caldo, cioccolata e pasticcini, pioggia e fresco fuori non ci fa proprio pensare di essere in California! Attenzione però che i negozi, proprio come in nord Europa, chiudono alle 17.00!! Ripartiamo e ci mettiamo alla ricerca di Neverland Valley Ranch che è una proprietà privata di 1400 ettari situata nella contea di Santa Barbara. È appartenuta alla stella della musica pop Michael Jackson, che l’acquistò nel 1988 trasformandola in un parco a tema per ricevere gli invitati e i bambini malati o bisognosi. Il nome Neverland è la traduzione originale inglese dell’isola che non c’è, il luogo immaginario delle avventure di Peter Pan. Il ranch è situato al 5225 Figueroa Mountain Rd, Los Olivos, CA 93441, a circa 5 miglia a nord di Los Olivos. Neverland era ancora in fase di costruzione, oggi la zona è costituita da vigneti. Ma purtroppo, sarà stata la stanchezza, o la pioggia persistente….non l’abbiamo trovata! Boh! Raggiungiamo Santa Barbara in serata e finalmente ha smesso di piovere. Dormire: motel 6, Carpinteria north 4200 via Real, 101 et. St. Monica road/ st. Claus Lm. 61,60 $ a notte senza colazione. Il motel non è dei più belli, ma la stanza è pulita e piccolina. Cena: siamo stanchissimi, e non abbiamo voglia di spingerci fino a S. Barbara, così mangiamo in un ristorante messicano doc, nel senso che anche i proprietari erano messicani e non parlavano inglese! Molto carino, si mangia bene e si paga pochissimo, ma alle 21 chiude! mercoledì 14 ottobre 2009 Ci alziamo con la solita pioggerellina. Dopo aver fatto colazione in un bar del centro di S. Barbara davanti al pontile, ci siamo “avventurati” sotto la pioggia con i nostri k-way, ma dopo un’oretta decidiamo di riprendere la macchina e visitare la missione. Santa Barbara è una cittadina molto carina e vivace, piena di localini e le sue vie periferiche sulla collina sono l’esempio perfetto del paesino Americano dove ognuno vorrebbe vivere . La Missione ha l’atmosfera ispanica e giovanile, e dentro c’è un negozietto, gestito da volontari che vende prodotti artigianali fatti a mano che costano veramente poco! Da Santa Barbara a Los Angeles: 120 miglia L’arrivo a LA è in mezzo al più totale traffico. Attraversare solo una parte della città per arrivare a Hollywood Blv. Dove abbiamo l’hotel è un’impresa perché ci metteremo un bel po’ di tempo! Dormire: Days Inn Hollywood 5410 hollywood blv. Western & serrano Per 4 notti 296,51 $ con colazione. L’hotel è bellissimo, ogni porta esterna delle stanze è pitturata con un film del cinema holywoodiano ovviamente e la reception è ambientata come la “Walk of fame”; ha una bella piscina con giardino, dove al mattino facciamo colazione. Ottima qualità/prezzo. Posate le valigie, ci dirigiamo subito al Cemetary Forest Lawn – Hollywood Hills Cemetery è un cimitero privato che si trova vicino a Los Angeles. Fa parte della Forest Lawn, un gruppo di cimiteri della California del Sud. Chiamato anche cimitero delle colline di Hollywood, si trova al 6300 di Forest Lawn Drive presso Burbank. Famoso per le varie stelle del cinema sepolte al suo interno. Ma nonostante questo noi non ne abbiamo viste: prima di tutto non c’è una cartina, il cimitero è immenso (ci sono persino i daini che pascolano!, lo si gira in auto e ci sono gli STOP agli incroci!), poi le lapidi sono esattamente tutte uguali, quindi senza un’idea chiara è stato impossibile trovare i più famosi. Inoltre chiedendo al guardiano ci risponde che non può dirti esattamente dove si trovano le star, ma di guardarsi intorno! Il ritorno in hotel è lungo, c’è traffico e code ovunque. Visto che passiamo davanti agli Universal Studios, ci fermiamo per capire bene dove avremmo dovuto parcheggiare il giorno dopo. Ci rendiamo conto che è un po’ caro: 25 $ davanti la city of walk o 12$ lontanissimo dagli studios e collegato con lo shuttle bus. Intanto vediamo il set di “Natale a Beverly Hills”…… ma l’abbiamo poi capito solo una volta visto il film in Italia! giovedì 15 ottobre 2009 Giornata agli Universal Studios. Dal nostro hotel abbiamo preso comodamente la metro a Western ollywood (1,5$ a pers. 1 corsa); scesi a UNIVERSAL CITY c’era lo shuttle bus che porta direttamente davanti agli ingressi. universal studios : http://www.universalstudios.com/ 69$ a testa, richiedono un giorno intero. Sono una via di mezzo tra un parco di divertimento ed un vero set cinematografico. Sicuramente inferiore al gigantesco complesso di Orlando in Florida, ma con un fascino particolare dettato dal fatto che qui a Los Angeles, i set cinematografici sono reali e non finti come sulla costa est. Il costo dell’ingresso non è da sottovalutare, ma un minimo di accorgimenti permette di risparmiare non poco. Innanzi tutto occorre procurarsi un coupon di sconto che può arrivare anche a $8, ad esempio se ne trovano sulle riviste che pubblicizzano gli alberghi della California o in alternativa acquistare il biglietto on-line (vi presentate direttamente ai turnstile con il foglio stampato del vostro pagamento). Poi bisogna ben scegliere sul tipo di biglietto da fare: scartando il VIP Experience che mi sembra veramente oneroso è possibile fare il General Admission con il quale si fanno le normali code o il Front of Line Pass che permette di saltare tutte le code (al doppio del prezzo). All’ingresso noi abbiamo chiesto informazioni su quale ci convenisse fare e stesso i dipendenti del parco ci hanno consigliato il General Admission vista la poca folla. Da vedere: i vari Roller Coaster (montagne russe), shrek 4D (giostra umida), Simpson, la casa dell’orrore della mummia, montagne russe di jurassik park (vi mettono in una specie di barcone legati come nelle montagne russe e vi fanno fare un giro in una specie di foresta pluviale, con dinosauri vari, molto bella la cascatona finale: si cade in verticale per oltre 10 metri con tanto di T.Rex che vi sfiora la testa, se ne esce bagnati come pulcini!!!.), spettacolo waterworld da non perdere, terminator 2 3D, tour degli studios molto carino (che porta in giro per i veri set dei film e telefilm più famosi: Ritorno al Futuro, Lo Squalo, King Kon, la Guerra dei Mondi, Desperate Housewife, Psycho, Animal House, The Blues Brothers, Hulk,ecc) e stage effect dove ti svelano gli effetti speciali dei film ovviamente coinvolgendoti a modo loro. La chiusura è alle 17. Personalmente mi sembra troppo presto, infatti noi siamo usciti e ci mancavano ancora delle attrazioni. Gli Studios sono all’interno dell’ Universal City, una città dei divertimenti vera e propria con la Universal City Walk: un posto ideale per uno spuntino o per l’intrattenimento serale (cinema, Hard Rock Cafè) Hard Rock Cafe Hollywood 1000 Universal Studios Blvd. 99Universal City, CA 91608. Restaurant: Sun – Thur 11:00AM – 12:00PM (Kitchen closes at 10:00PM) / Fri – Sat 11:00AM – 1:00AM (Kitchen closes at 12:00AM) Bar: Sun – Thur 11:00AM – 12:00AM / Fri – Sat 11:00AM – 1:00AM. Rock Shop: Sun – Thur 10:00AM – 12:00AM / Fri – Sat 10:00AM – 1:00AM Torniamo in hotel, ci cambiamo e usciamo per la cena. Decidiamo di spingerci fino alla bellissima S. Monica, che è molto distante da Hollywood, ci metteremo un’ora e si attraversa Beverly Hills. Cena: Da “Trastevere” ristorante italiano sulla via principale di S. Monica. Si mangia molto bene, e si spenderebbe poco se l’acqua non costasse 9,5 $!!! venerdì 16 ottobre 2009 Oggi sì che è una giornata californiana: sole caldo, cielo azzurro e tanto mare! Si inizia il nostro giro con una passeggiata a Hollywood: in realtà non è più la mecca del cinema che era in passato, ma sicuramente conserva un notevole interesse dal punto di vista storico. Facendo una passeggiata lungo l’Hollywood Blvd e costeggiando siti famosi come il Chinese Theatre di Mann, si cammina sulla Walk of Fame, dove più di 150 personaggi celebri hanno impresso le loro impronte sull’adiacente marciapiede; onestamente è un pò deludente, si tratta di un marciapiede comunissimo, piuttosto sporco ed a tratti maltenuto. Continuando a est lungo il Boulevard e dopo aver incontrato le famose stelle di bronzo ci si ritrova al Roosevelt Hotel, dove si può respirare un po’ dell’atmosfera anni ’30. Fu qui che nel 1928 si tenne la prima cerimonia degli Oscar . L’angolo tra Hollywood e Vine era un tempo il cuore dell’industria hollywoodiana, ma oggi non c’è più traccia di quel glorioso passato. Il Collectors Book Store all’angolo è una vera miniera di souvenir. Vedere la scritta sulle colline: “the Hollywood sign” è difficilissimo: perché non esiste una strada di accesso aperta al pubblico, però un modo c’è e permette di vedere un quartiere abbarbicato sulle colline sopra Hollywood che ha il sapore d’Europa (ricorda Lisbona). Basta prendere Hollywood blv in direzione est, qualche block dopo il Teatro Cinese si gira a sinistra in Argyle blv e dopo il ponte della Freeway la strada comincia a salire. Ci sono un sacco di incroci, ma seguendo l’istinto si arriva proprio sotto la scritta anche se un vero e proprio accesso non esiste. Ottime foto al tramonto. Da vedere anche il Kodak Theatre: oggi sede permanente degli Academy Awards (gli Oscar),- gli studios della Paramount – la sede della CBS – il motel dove è stata girata la scena finale di Pretty Woman, quella della scala antincendio (è davvero mal frequentato). Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso la LA “bene”….Beverly hills!! Il parcheggio in Rodeo Drive costa solo 1$ l’ora, e considerando il posto, non è per nulla caro! Così come anche i ristoranti: per esempio una ceasar salad costa 15$ che con nostro cambio costa circa 10 €. Beverly hills: Situata a ovest di Hollywood, questa ‘città nella città’ ostenta la propria ricchezza con sfarzose ville immerse in giardini curatissimi e vie traboccanti di negozi appartenenti alle grandi firme della moda. Beverly Hills è attraversata da Rodeo Drive, (con le colonnine dei park viste nei film, resa nota in tutto il mondo dalla giornata di shopping di miss Vivian in Pretty Women) uno dei viali maggiormente rappresentativi della ricchezza e dell’opulenza di questo quartiere, dove stilisti del calibro di Tiffany, Armani e Vuitton hanno aperto i propri punti vendita (che aprono dopo le 10). Da vedere anche Beverly blvd. La zona settentrionale di Beverly Hills è l’epicentro del lusso. Qui vivono personaggi come Jack Nicholson, Warren Beatty e Harrison Ford. Per essere aggiornati sui vip e sulle loro dimore, procuratevi da qualche venditore di strada una copia della ‘Star Home Map’. Se a Beverly Hills il vostro desiderio di sbirciare oltre le recinzioni delle cancellate che delimitano le ville dei personaggi famosi non è completamente soddisfatto potete proseguire il vostro viaggio in un altro quartiere frequentato dalle celebrità, Bel Air, nella parte occidentale di Los Angeles, oppure visitare l’Hollywood Memorial Cemetery, dove riposano personaggi come Rodolfo Valentino, Jayne Mansfield e Cecil B. De Mille, un altro a Forest Lawn di glendale dove forse c’è Michael Jackson. Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia a Malibu, precisamente a Zuma Beach, una delle spiagge più grandi e lunghe, con surfisti in ogni dove, bagnanti e guardaspiaggia…insomma la classica spiaggia californiana che si vede nel film! Malibu non è molto vicina a LA ed infatti al ritorno in hotel ci abbiamo messo circa 2 ore per fare 40 km!! Cena: Decidiamo di non spostarci di nuovo e rimaniamo sulla Hollywood blv. Troviamo un grazioso ristorante arabo “Kebar” con tanto di spettacolo di danzatrici del ventre tra i tavoli. Cosa non si può trovare ad LA?? sabato 17 ottobre 2009 Ultimo giorno del nostro viaggio…ho già la nostalgia! E poi il tempo è spettacolare, caldo ma non troppo, sole, mare…voglio rimanere a Los Angeles!! Questa mattina si parte con il giro della città vera: Lo Staples Center è un palazzo polisportivo situato nella downtown di Los Angeles sede di due squadre di basket militanti nell’NBA: i L.A. Lakers ed i L.A. Clippers. È situato nelle vicinanze del Los Angeles Convention Center. Ha ospitato l’edizione numero 21 di WWE WrestleMania, spettacolo di punta della World Wrestling Entertainment. Inoltre è stato scelto come sede per la celebrazione del funerale di Michael Jackson (deceduto il 25 giugno 2009) che si è tenuto il 7 luglio 2009. Per raggiungerlo ci siamo un po’ persi, perché ricordate che L.A. È una città immensa, mal servita dai mezzi con un servizio di metropolitana del tutto insufficiente per cui dal centro città ce la siamo fatta tutta a piedi!! Pochi anni prima del boom dei trasporti aerei, nel 1939, è stata costruita a Los Angeles quella che è considerata la più bella stazione ferroviaria degli Stati Uniti: la Union Station. Resa celebre soprattutto da innumerevoli film la Union Station è costruita in uno stile che ricorda il Mission Style ed è arricchita da una infinità di particolari moreschi. Da qui partono quotidianamente i treni diretti a Las Vegas, oppure i Coast Starlite, per Chicago, oltre a innumerevoli locali e intercittadini per San Diego e per le altre località californiane. Pueblo di los angeles (il centro storico di LA: in realtà una piazza con una strada pedonale con bancarelle messicane). Civic center, tra la Main Street, Temple Street, First Street e Broadway sorge la maggior concentrazione di istituzioni pubbliche di Los Angeles. Tra i tanti edifici meritano una segnalazione quelli pertinenti al dipartimento di giustizia, come il Metro Detention Center, che potrebbe assomigliare a un albergo se non fosse per le finestre piccolissime che ricordano la sua funzione carceraria, o la Hall of Justice dove sono stati processati Charles Manson. Ma l’edificio che è stato oggetto di una attenzione quasi morbosa da parte dei media è il vicino Criminal Court Building, teatro tra il 1994 e il 1995 del processo Simpson. Il piazzale davanti all’edificio, perennemente affollato da centinaia di giornalisti e operatori televisivi, è stato familiarmente ribattezzato OJ Camp. Nel pomeriggio torniamo per l’ultima volta in spiaggia, Santa Monica Beach e Venice Beach. Santa Monica: il famoso molo (pier) con ruota panoramica famosa nei film, spiaggia immensa, torrette baywatch, surfisti, ragazzi in bici e pattini, la 3rd street con la sua passeggiata piena di locali, ristoranti ed artisti che si esibiscono per strada. La spiaggia è molto chic quasi snob. Ci sono ragazzi/e e signore ben vestite con appresso le borse dello shopping; di tutt’altro genere Venice, conosciuta per la spiaggia ed i canali (da cui il nome), ma anche per l’aspetto ‘bohemien’ della sua area residenziale e per la folcloristica passeggiata lungomare (Ocean Front Walk). Venice è per lo più costituita da villette in legno strutturale o case base delle forme più varie e variegatamente colorate se non decorate con veri e propri murales. Venice Beach è una delle mete più turistiche dell’intera area di Los Angeles, per via delle vie ciclabili e pedonali che costeggiano il mare, popolate da una comunità eterogenea dove si mescolano giocatori di hockey a rotelle, bellezze statuarie sui pattini, artisti di strada e seguaci di filosofie orientali che al tramonto meditano di fronte al sole calante. Famosa è la palestra aperta sulla spiaggia dove far sfoggio dei propri bicipiti. Come molte altre zone di Los Angeles la spiaggia di Venice è molto popolata e ricca di vivacità anche di notte. Guardiamo il tramonto, e quale momento migliore per salutare la California! Torniamo tristemente all’hotel dove dobbiamo preparare le valigie…già ma questa volta per tornare in Italia. domenica 18 ottobre 2009 Ci alziamo presto, facciamo colazione e ci dirigiamo verso l’aeroporto dove per prima cosa andiamo a posare l’auto a noleggio. Con largo anticipo ci presentiamo ai check-in, espletiamo le varie formalità, controlli di sicurezza..e siamo sull’aereo…destinazione NEW YORK! Abbiamo uno scalo di circa 4 ore. La temperatura è notevolmente più fredda rispetto a Los Angeles. Arrivando con l’aereo si vedevamo i grattacieli di Manhattan. Peccato non poter visitare NY, ma con quelle poche ore di scalo non riusciremmo di certo ad arrivare in centro. In compenso giriamo in lungo e in largo il terminal, facendo gli ultimi acquisti. Alle 18 riprendiamo l’aereo, ma questa volta direzione Milano malpensa, in cui arriveremo lunedì 19 mattina, stanchi morti, un po’ sfatti per il fuso orario (ci metterò una settimana per riprendere totalmente l’orario italiano e non alzarmi alle 5 di mattina priva di sonno!). Questo viaggio è stato uno dei più intensi che abbia mai fatto. I km percorsi sono stati tanti, abbiamo visto diversi paesaggi, ognuno con caratteristiche diverse e magnifiche allo stesso modo. Non abbiamo avuto molti inconvenienti per fortuna, e comunque essendo il nostro primo vero viaggio “on the road” credo di essercela cavata benissimo. Col senno di poi forse avremmo potuto modificare un po’ l’itinerario, magari togliendo qualche parco ripetitivo e mettendo qualche notte in più nelle città, o forse ancora macinare meno km in giornata; in ogni caso tutto è stato fatto da principianti che da adesso in poi faranno solo viaggi completamente “fai da te” anche in posti lontani. C’è una frase che adoro: “il mondo è un libro, chi non viaggia ne legge solo una pagina”.