Barcellona, quando l’arte crea una città
Barcellona alle seis de la mañana ci abbraccia con una leggera brezza settembrina, ci accoglie con l’odore del mare, ci entusiasma e ci eccita a tal punto da non farci dormire. Da un lato, il dinamismo e la ricchezza cromatica di facciate ondulate – come quella di Casa Battlò (aperta tutti i giorni 9-20)- ottenute con ceramiche spezzate e vetro, dall’altro il luogo comune che, fa della capitale della Catalogna, una città molto festiera.
Se il tempo è poco (per noi ahimè, giusto un weekend) e se si temi che al ritorno qualcuno possa dire: “Ma dai sei stato a Barcellona e non hai visto…?”, non rimane che armarsi di scarpe comode, giuda turistica della città, mappa della metropolitana (il biglietto da fare è il T10, 10 corse costano circa 10 euro e lo si può utilizzare in due) ed entrare nel meraviglioso mondo utopico che si riuscirà a vedere tutto ciò di cui si è sempre solo sentito parlare. Partendo proprio da quel delirio di onnipotenza di Gaudì che svetta sulla città: la Sagrada Familia a cui l’architetto dedicò quasi tutta la sua vita. Luogo di culto incompiuto – sono infatti ben visibili le gru e le facciate laterali coperte – la Sagrada Familia attira visitatori da ogni parte del mondo, ma tutti dopo l’estasi pari a quella da sindrome di Stendhal sono lì sotto il cancello a chiedersi come far uscire in foto quella rivoluzionaria struttura conosciuta anche come opera esistenziale di Gaudì. E se i più credenti vedono nelle tre facciate la Nascita, la Passione e la Morte di Cristo, i più scettici ne possono comunque ammirare lo stile neogotico. Come dire un’opera d’arte che mette tutti d’accordo.
Natura e arte si sposano, invece, nel Park Güell, la città-giardino trasformata in parco pubblico che, dal 1984 è anche patrimonio Unesco. La strada per arrivarci è in salita ma, una volta lì verrà da pensare che ne è valsa la pena. Imperdibile la foto con il dragone – una delle più conosciute icone dell’arte di Gaudì – che funge anche da fontana ma, giusto per saperlo in anticipo nello scatto non si sarà mai da soli vista la moltitudine di gente in fila sulla gradinata. Da contorno la casa di Gaudì e il suo giardino privato, la panca serpeggiante dalla quale ammirare tutta la città, il gioco di enigmi sui medaglioni del soffitto. E’ consigliabile visitare il parco con una guida o con un’amica – come la nostra – che da anni vive a Barcellona.
Cercando la Catedral dedicata a sant’Eulalia – poi vista solo dall’esterno (c’era la Santa Messa per cui non ci andate la domenica) abbiamo trovato la musica e ballerini di sardana, la danza tradizionale catalana eseguita da un gruppo di persone che si muovono in cerchio tenendosi per mano.
Finita da poco la Festa nazionale della Catalogna (11 settembre) e non ancora in tempo per quella della Mercè (24 settembre), non essendo amanti della discoteca ci siamo rifugiati nei locali tranquilli del quartiere Gracia dove si mangia bene spendendo poco.
Esiste poi un volto della Catalogna legato al mare, quello cittadino che trovi a due passi dalle Ramblas e raggiungibile a piedi. La zona del lungomare di giorno è una splendida oasi marittima, di notte un tripudio di locali radical chic da frequentare solo se si ha un portafoglio abbondante.
Lo stile italiano, in particolare quello veneziano, lo ritroviamo nelle due torri a sud di Plaça d’Espanya da visitare in notturna subito dopo lo spettacolo offerto dalla Font Màgica, creata da Buigas che, mescola spruzzi d’acqua e colori in oltre 50 combinazioni con sottofondo musicale meglio dei più sorprendenti fuochi d’artificio.
E visto di sfuggita con valigie in mano e già nostalgici della simpatia e accoglienza catalana, il Mercat la boqueria ovvero un mercato coloratissimo di prodotti tipici, sapori e tradizioni giallorossi ornato da un mosaico pavimentale di Joan Mirò (di cui è possibile ammirare anche la grandiosa scultura Dona i Ocell che si trova al parc Mirò).
Davvero insolito per noi tornare con una valigia vuota, senza aver comprato nulla ma, al bivio tra shopping e arte, abbiamo scelto la seconda!