Appunti strappati, storia di Chardin, museo del Prado, Madrid

Words about Chardin...
Scritto da: StreetLife Camera
appunti strappati, storia di chardin, museo del prado, madrid
Partenza il: 28/10/2010
Ritorno il: 28/10/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Mostra di Chardin, il pittore del silenzio

Museo nazionale del Prado, Madrid (Dal 1° Marzo al 29 Maggio, 2011) Appunti colti dalle parole del direttore del Louvre Pierre Rosenberg in visita a Ferrara

Perché visitare questa mostra? Perché Jean Siméon Chardin può aiutarci a riflettere sulla vita quotidiana di oggi giorno. Egli aveva in sé una gran dote, la semplicità. Cosa lasciava a chi l’osservava? L’impressione di fare cose facili. Nato a Parigi nel 1699, fu un personaggio sicuro della sua pittura. Egli inizia la sua storia seguendo una sua passione, dipingere. Come al giorno d’oggi può capitare ad un giovane, ad egli non viene data l’opportunità di seguire una scuola di apprendimento. Ha voglia di esternare la sua passione ma parte svantaggiato rispetto a tanti altri. Non si da mai per vinto, inizia quindi creando pochissimi disegni, testa su sé stesso le sue possibilità e da questo capisce che è portato per la pittura, soprattutto quella che rappresentava ciò che gli si poneva sotto gli occhi. Nel 1728 , a 29 anni , viene ricevuto all’accademia reale di pittura e scultura in cui si presenta con due nature morte. Qui si denoterà già il suo stile e l’idea del movimento. Manca però ancora il silenzio e la poesia. Il primo passaggio lo porta a raffigurare la selvaggina catturata. Spesso utilizzerà una linea come appoggio ad evidenziare le immagini in modo più forte. Il secondo passaggio è la sua voglia di passare a scene di genere. Sente la necessità di rappresentare il mondo del lavoro e la piccola borghesia , che dimenticherà per passare poi a quella più alta. Amava Rembrandt. La sua volontà era talmente forte che non volle mai rimanere chiuso in un genere solo. Egli non giudicava il mondo del lavoro, nelle sue opere c’era la realtà, ma non quella provocatoria. Per valorizzare le piccole e semplici cose di ogni giorno, dipingerà anche piccoli quadri, valorizzando gli oggetti di uso giornaliero, usando grandi dimensioni. In tal modo, chi li guardava, tornava a casa rivedendoli più belli. Verrà apprezzato da Cézanne, Picasso, Matisse, Morandi. Luigi XV non sapeva apprezzare la sua pittura, ma gli darà nel tempo, la carica di “pittore del re”. Dipinse la borghesia onesta e sana. Un quadro repubblicano precursore della rivoluzione francese. La critica europea , nel suo frattempo, osservava i quadri in questa accademia. Gli venne dato un primo incarico, scegliere per ogni quadro ed artista, la luce che potesse dare loro valore. Incontrò Diderot nei salotti, ma non ne venne mai influenzato. Gli venne rilasciato un alloggio nel Louvre. Questo, per gli ultimi suoi vent’anni, come consacrazione dell’artista. Il figlio dipinse quadri mitologici. La figlia morì presto. La pittura del figlio arrivò a Roma, ma solo con quadri incompiuti. Tra le opere di Chardin, risalta “Il mazzo di fiori”. Qui rappresenterà grandi idee di libertà, senso dello spazio, silenzio, senso del vuoto, una poesia in cui figurerà il sogno per distogliere il tutto dal quotidiano. Diderot dedica a lui questa frase ”Chardin, tu prendi la sostanza di ciò che dipingi e la usi per dipingere”. La magia di Chardin stava qui. Ma è la stessa magia che tanti giovani oggi posseggono e hanno dimenticato di avere. Egli non si arrese mai, nemmeno di fronte al problema dato dall’olio che usava, esso gli bruciava gli occhi. Questo lo porterà ad usare pastelli , molto fragili, quindi non trasportabili. Motivo per cui, non potrà viaggiare. Verrà definito “un semplificatore pienamente imperioso”. In tutti i quadri, tranne uno, “La signora che legge” ci sarà la persona ritratta rivolta verso di noi ma non guardandoci. Essa riflette. Una volta, egli rispose ad un artista critico nei suoi confronti: “si dipinge con il sentimento, non solo con i colori”.

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