Andar per mostre a Madrid

Un lungo week end per conoscere meglio la capitale spagnola e tutto ciò che di bello ha da offrire
Scritto da: Nube
andar per mostre a madrid
Partenza il: 24/11/2011
Ritorno il: 27/11/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ci sono luoghi che quando ci ritorni la seconda volta, a distanza di anni, ti deludono perché trovi che hanno perduto quelle caratteristiche che te li avevano fatti amare e dei quali conservavi un bel ricordo. Per questo talvolta temi di rivedere posti che ti sono tanto piaciuti per evitare l’amarezza del confronto. Non è stato così per Madrid, da dove siamo appena tornati e dove abbiamo trascorso un lungo week-end di quattro giorni pieni, favoriti da un tempo magnifico, che ci ha fatto rivivere un ultimo scampolo d’estate seppur a fine novembre. Forse complice il sole, che non avevamo avuto una quindicina d’anni prima, la città ci è apparsa così bella, vitale e ben tenuta da considerarla veramente una delle più interessanti capitali europee, la cui fama tra le città spagnole è troppo spesso e ingiustamente oscurata dalla frizzante Barcellona.

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Giovedì

Arriviamo da Venezia a Barajas, l’aeroporto di Madrid con un volo mattutino che è puntuale. Ci sorprendiamo della compagnia Iberia che un tempo rappresentava la Spagna, ma è ora ridotta peggio di una low-cost: sedili così stretti e scomodi non se ne trovano tanto facilmente ed il servizio interno tutto a pagamento. Raggiungiamo l’hotel prima di mezzogiorno, dopo un iniziale smarrimento dentro all’aeroporto che è enorme e dove, alla ricerca della metro seguendo la lettera M, siamo finiti completamente ad un altro terminal. Solo che la metro spagnola è identificata dalla parola per esteso “metro” dentro un rombo e cercando poi questa indicazione siamo arrivati facilmente alla partenza della nuova linea 8 che va fino a Colombia e da qui si entra nel circuito dell’efficiente sistema di trasporti di Madrid. Abbiamo comprato per il primo giorno il biglietto semplice di andata in città che costa euro 2.50 mentre per i 3 gg. seguenti abbiamo preso l’Abono Turistico di 13 euro per la metro e i bus, che è valido anche per il rientro in aeroporto. Tutto si acquista dalle macchinette, anche se ci sono molti addetti alle informazioni, ma non cambiano soldi né vendono biglietti. Quindi è bene avere tagli piccoli o carta di credito disponibile.

Poiché il nostro hotel Ayre Gran Colon si trova sul retro del Parque del Retiro da cui si accede al Paseo del Prado che è la meta che ci siamo proposti oggi (biglietti prenotati in internet), complice la bella giornata di sole, decidiamo di fare tutto a piedi facendo delle tappe. E così andiamo un po’ a zig-zag all’interno di questo grande polmone verde, frequentatissimo dai madrileni, e passiamo davanti a begli edifici come quello delle esposizioni o l’aerea struttura del Palazzo di Cristallo, costruito come serra per esposizioni di botanica, ora completamente vuoto, ma avvolto all’interno da una gradevole istallazione sul cosmo. Ci spingiamo fino al roseto (rosaleda) che dev’essere una profusione di colori d’estate e alla vicina rotonda con la statua, unica al mondo nel suo genere, dell’angelo caduto (che non è altro che Satana). Ripuntiamo verso il laghetto sovrastato dall’imponente monumento al re Alfonso XII, nonno dell’attuale regnante, per poi uscire in direzione Prado. Qui l’ingresso con la prenotazione è immediato. Per non perdere la testa all’interno di quella che è una delle più ricche collezioni al mondo avevamo fatto un elenco delle opere che non volevamo perdere (i capolavori assoluti da manuale) e con l’aiuto del dépliant che si trova all’ingresso con la disposizione delle sale e i capolavori in esse contenuti, siamo andati molto bene seguendo questa traccia. Abbiamo così tralasciato, purtroppo, molte opere, ma almeno non siamo usciti con la testa in confusione. Approfittiamo anche per vedere l’esposizione temporanea “L’Ermitage al Prado” più di 170 opere venute in prestito da San Pietroburgo, che da sola meritava la visita con lo splendido “Suonatore di liuto” di Caravaggio.

Venerdì

Dopo colazione partiamo subito per il Monasterio de las Descalzas Reales, che si trova in pieno centro, tra il teatro dell’Opera e la Puerta del Sol. Si visita il monastero solo con guida in numero limitato per cui ci si deve prenotare nelle fasce orarie che si trovano disponibili e nelle sole lingue di spagnolo e inglese. Al nostro arrivo, verso le dieci, la prima fascia disponibile era per mezzogiorno in lingua spagnola. Ci andava bene e così abbiamo preso subito la prenotazione che ti permette di avere il posto assicurato arrivando solo cinque minuti prima. Abbiamo sfruttato questa pausa per rivedere il barrio antico della città, quello che viene chiamato la Madrid de los Austrias ovvero degli Asburgo che governarono la Spagna per due secoli e vi lasciarono la loro impronta. Quindi entriamo nella chiesa di San Ginès, perfettamente conservata, ripassiamo per Puerta del Sol, che è il centro non solo di Madrid ma dell’intera Spagna, com’è certificato dalla targa di ottone davanti alla Casa de Correos; qui vediamo anche l’emblema di Madrid riprodotto ovunque, ovvero l’orsa con il corbezzolo, una statuetta un po’ defilata in una piazza sempre stracolma di gente. Ci spingiamo fino a Plaza Mayor, un rettangolo perfetto racchiuso da magnifici palazzi porticati tra cui spicca La Panaderia, il panificio reale, con la sua facciata affrescata. Purtroppo l’armonia di una delle più belle piazze madrilene è ora stravolta dalla presenza delle casette natalizie e dal trambusto per allestirle. All’uscita sud della piazza si accede direttamente al Mercado de San Miguel, che non è un mercato tipico con le mercanzie ed i prodotti dove la gente va a far la spesa, ma una specie di food-hall tipo Harrod’s, così chic che le cose vendute sembrano da gioielleria, così lucidate e ben esposte. Una trappola per turisti? Forse no, l’abbiamo visto molto frequentato anche dai locali per il rito serale del vermuth che accompagna le tapas ed una sera ci siamo stati anche noi. Madrid pur essendo su un altopiano a circa 650 m, non è affatto piatta ed è tutto un saliscendi che comporta anche un certo impegno fisico. Questo a fine giornata si farà sentire. Bisogna ricorrere molto all’uso delle proprie gambe, soprattutto per visitare la zona del centro, dove non sempre c’è una fermata metro alla portata. E’ ora di visitare il monastero e la visita di circa un’ora con la guida si segue con interesse anche se il lungo elenco di nomi e le parentele spesso citate in riferimento all’albero genealogico dei regnanti ci dice poca cosa. Purtroppo si visita solo una minima parte del monastero di clausura, perché è ancora funzionante: ci vivono una ventina di suore clarisse, estraniate dal mondo, ma che fan sentire la loro voce nei canti della messa domenicale di mezzogiorno a cui avremmo più tardi assistito. La voce scendeva dall’alto perché erano protette da una grata da cui si intuivano di tanto in tanto delle sagome nere in lieve movimento. Una strana sensazione essere visti dall’alto da chi ha volutamente cancellato la propria identità dalla faccia della terra. L’interno del convento è ricchissimo di opere che da sole potrebbero formare un museo, perché era in uso che le nobildonne che sceglievano liberamente o meno di entrare nella vita monastica portassero in dono al monastero delle opere d’arte e così la collezione si è creata nel tempo, compresa una serie preziosa di arazzi su cartoni di Rubens.

Non sazi delle opere d’arte appena viste, attirati da una grande immagine di Piazza San Marco del Canaletto, che reclamizza la mostra Architetture dipinte alla Fundacion Caja de Madrid, ci infiliamo in questa esposizione con entrata gratuita, che come vedremo non sarà un eccezione a Madrid in quanto le banche fanno spesso da sponsor a mostre accessibili a tutti. E qui è una sfilata di Canaletto, Guardi, Bellotto, Carlevarijs, Vanvitelli e molti altri con le immagini più note che hanno fatto conoscere nel ‘7-800 il nostro paese in tutto il mondo ed attirato artisti ed intellettuali per cui il gran tour era parte integrante della loro formazione. Facciamo una sosta golosa alla cioccolateria San Ginés, tanto citata e famosa per essere aperta giorno e notte per gustare la sola specialità della casa: i churros con chocolate, buoni i primi perché non intrisi di olio fritto, ma la cioccolata appena tiepida proprio non ci stava perché il posto è diventato una specie di mensa veloce per grandi numeri. Con un po’ di accortezza si possono vedere molte cose evitando di pagare l’ingresso. Ad esempio il Museo Lazaro Galdiano nel quartiere di Salamanca, dove vivono i vip, che raggiungiamo in metro, dopo le 15.30 offre l’ingresso gratuito. Non perdiamo l’occasione per visitare le interessanti raccolte che questo ricco collezionista e uomo di cultura ha messo insieme in una vita e ha poi donato allo stato. Tra i tanti cimeli ed oggetti personali ci sono anche numerosi quadri di importanti artisti spagnoli ed esteri in quella che era la dimora perfettamente tenuta di un alto borghese madrileno. Ci spingiamo poi con la metro al tempio di Debod, un pezzo di Egitto a Madrid, smontato e ricostruito pietra su pietra dopo che era stato donato allo stato spagnolo per l’aiuto dato dagli archeologi di questo paese negli scavi in Egitto. La sua collocazione circondata da uno specchio d’acqua ed i cunicoli interni con evidenti geroglifici privi di colore non ci entusiasmano più di tanto dopo che abbiamo visto gli originali nel loro sito; ci impressiona di più la vista che si può godere da questo parco su un’altura che ci fa percepire che Madrid è su un altopiano, circondata da serre con la grande mole del Palazzo Reale e la chiesa di san Francesco sull’altura di fronte. Avevamo in programma di finire la serata al Museo romantico nel barrio di Chueca, una zona che troviamo degradata, ma che trova il suo fascino proprio in questa decadenza. Riusciamo a vedere per poco una mostra temporanea sul romanticismo russo ai tempi di Puskin, ma il museo, aperto di recente dopo un lungo restauro e considerato una piccola gemma nel vasto panorama dell’offerta culturale di Madrid, non riusciamo purtroppo a vederlo a causa della chiusura anticipata per un concerto.

Sabato

Oggi decidiamo di vedere la città più dall’esterno, immergendoci un po’ nella sua vita di strada, così prendiamo il comodo bus 20 che arriva a Puerta del Sol passando per il Retiro e Puerta de Alcalà, ora decorata con un merletto di luci natalizie, dove scendiamo per arrivare a piedi ad una delle piazze più rinomate di Madrid: Plaza de la Cibeles con al centro l’imponente fontana della dea sul carro abbellita da bassorilievi simbolici. Ma la vera sorpresa sarà per noi il Palacios de Comunicaciones, che spicca con il suo biancore ad un lato della piazza. Struttura enorme che si apprezza ancor di più all’interno nel suo stile architettonico, che ha un misto di rinascimento e gotico con grandi spazi per mostre temporanee dedicate alla tecnologia come la splendida esposizione al pianterreno che era in corso con la proiezione su grandi schermi di immagini digitali delle opere d’arte più significative dei musei di Madrid, una sorta di ripasso di tutto quello che avevamo visto tramite immagini di un nitore che l’occhio umano difficilmente riesce a cogliere. Merita inoltre di prendere il biglietto gratuito al bancone della reception, dalle 10.45, per poter salire con l’ascensore o con le scale fino al punto panoramico della torre. Da lassù si ha una vista a 360° su Madrid, sulla sua disposizione topografica e soprattutto si ha difronte l’edificio Metropolis, tanto rappresentato, che con la sua forma tondeggiante segna l’inizio di due tra le più importanti arterie di Madrid, la Gran Vìa e Calle Alcalà. Grazie alla facilità di spostamenti e all’abono turistico siamo liberi di spostarci su tutti i mezzi pubblici e spaziare a nostro piacimento in città. Così ritorniamo nuovamente nell’elegante quartiere di Salamanca per raggiungere la Fundacion March, spesso sede di concerti e mostre temporanee. Ora è in corso un’esposizione su Aleksander Daineka, un avanguardista russo, cantore del socialismo sovietico e delle sue conquiste tecnologiche e sociali, una mostra insolita per noi ma che, con le sue grandi raffigurazioni inneggianti al progresso, ci dà uno spaccato interessante sul clima e le aspirazioni della Russia nella prima metà del novecento. Passiamo il pomeriggio a goderci ancora il trambusto delle grandi avenidas, percorriamo gran parte della Gran Via fino a Plaza de Espana, sovrastata dalla Torre di Madrid, un grattacielo dall’impatto orrendo mitigato per fortuna dalla statua di Cervantes con i pupilli usciti dalla sua penna, Don Chisciotte e Sancho Panza. Proseguiamo a piedi fino a raggiungere il Palazzo Reale che ci sembra ancora più imponente dei nostri ricordi. E’ una reggia enorme che sovrasta tutta un’altura fiancheggiata su un lato dalla raccolta Plaza de Oriente con la sua forma a semiciclo, gli appartamenti costosi con vista sul palazzo reale e le venti statue di regnanti sui piedistalli, che di notte, secondo la leggenda, scendono per colloquiare tra di loro. Tutto è tirato a lucido, tutto è in ordine perfetto in questa parte della città come nelle altre zone che abbiamo frequentato. La cattedrale de la Almudena fa concorrenza alla dimora del re per la sua imponenza, ma anche se molto colorata all’interno con vetrate e pitture, non rimane nel cuore perché le manca il passato, l’alone dato dalla storia che ti aspetti in una cattedrale, essendo opera recente del secolo scorso. Per il saliscendi tipico di Madrid arriviamo con una lunga camminata fino al ponte di Segovia, dove il letto del fiume è stato piacevolmente attrezzato a spazi di sport e relax e da dove si gode una bella vista dal basso del Palazzo reale e della Almudena. Concludiamo la serata immergendoci nella calca dell’ora del vermut (rito simile al nostro spritz) al mercato di San Miguel, dove l’unico problema, tra innumerevoli proposte culinarie, era potersi avvicinare al bancone per ordinare, vista la ressa di gente che stazionava davanti alla “barra” (per dirla alla spagnola).

Domenica

E’ il giorno del rientro, ma essendo il nostro volo verso sera abbiamo davanti ancora parecchie ore per toccare altri angoli della città. Così ci dirigiamo verso il quartiere delle Lettere, così nominato perché qui hanno vissuto parecchi scrittori, come testimoniano le targhe che si scoprono passeggiando, e sostiamo a plaza de Santa Ana, con il Teatro spagnolo, gli spettacoli di flamenco e la statua di Garcia Lorca al centro. Pian piano ripercorrendo il barrio de las Austrias, cuore storico di Madrid, arriviamo nuovamente al Monasterio de las Descalzas, non per visitare ancora il convento, ma per assistere alla messa di mezzogiorno. Non vogliamo andarcene prima di aver visto la stazione di Atocha, com’è stata ricostruita dopo l’attentato del 2004 e quindi ci fermiamo ad Atocha Renfe, un grande nodo ferroviario. Le segnalazioni per il monumento alle vittime sono scarse in una stazione così vasta e piena di esercizi commerciali, chiediamo a più persone ma ci danno indicazioni contrastanti che alla fine ci portano sulla caotica piazza al di fuori e il memorial che non avevamo mai sospettato tale, sta proprio lì in mezzo alla piazza: un alto cilindro di vetro opaco, una costruzione anonima che nell’animazione della piazza non si nota nemmeno. Forse abbiamo perso la parte più significativa che come abbiamo letto poi è all’interno della stazione, ma dove?, costituita da una saletta con una cupola al centro, dove si eleva il cilindro che emerge al di fuori, uno spazio raccolto che probabilmente invita alla riflessione e al ricordo di tutte le vite che il terrorismo ha assurdamente strappato. Concludiamo la nostra permanenza a Madrid ancora con un’ultima mostra che testimonia la ricchezza culturale della città ed ancora fruibile gratuitamente da tutti stavolta nella sede della Caixa Forum nel Paseo del Prado e dedicata al pittore del romanticismo francese Delacroix, del quale apprezziamo soprattutto le tele ispirate al suo viaggio in nord Africa, suggestive per i colori e le tradizioni locali.

Madrid ci ha stupito per essere una città ben tenuta, ordinata, con un ottimo sistema di trasporto pubblico ed un’offerta di divertimento e ricchezza culturale che non la mette in secondo piano rispetto ad altre capitali europee più blasonate. Hasta luego Madrid, speriamo presto!



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