Alle porte dell’Europa c’è una capitale fuori dagli schemi, dove si incontrano l’eleganza di Parigi e il razionalismo sovietico

Un primo assaggio di Romania
Scritto da: RosaLuca

Bucarest, una capitale europea fuori dagli schemi!

Bucarest e la Romania ci mancavano nello scenario delle capitali già visitate, così abbiamo trovato un volo Ryanair da Bologna a Bucarest (85 € a testa andata e ritorno con priority) e siamo partiti.

Le cose da visitare sono parecchie, i giorni a disposizione sempre troppo pochi e la Romania grande e con diverse regioni degne di interesse. Così abbiamo scelto di visitare ovviamente Bucarest e di aggiungere una capatina a Brasov per vedere qualcosa anche della Transilvania.

Ci siamo come sempre documentati su alcune guide di carta e su internet, che ormai è la vera grande unica guida del mondo! Le guide del Touring e della Lonely Planet sulla Romania le abbiamo noleggiate, invece la Cartoville e la Morellini di Bucarest le abbiamo comprate.

Abbiamo deciso di fare 3 notti a Bucarest e 2 a Brasov e di muoverci in treno.

Abbiamo scelto l’albergo a Bucarest in pieno centro, nel quartiere Lipscani; a Brasov invece ho avuto un po’ di difficoltà perché c’erano pochi posti a prezzi accettabili e quindi ho prenotato un po’ fuori dal centro, una decina di minuti di passeggiata per arrivarci. Entrambi gli hotel con prima colazione e prenotati da Booking.com.

Poi ho prenotato con GetYourGuide la visita al Parlamento di Bucarest e la giornata di escursione da Brasov al monastero di Sinaia, Castello di Peles, Castello di Bran e fortezza di Rasnov.

Diario di viaggio a Bucarest e Brasov

Giorno 1 – Arrivo a Budapest e quartiere Lipscani

Arrivati in aeroporto a Bucarest Otopeni cambiamo una minima quota di euro (cambio accettabile) e prendiamo l’autobus 100 che con 3 lei (0,62 €) ci porta alla piazza Uniri; si paga direttamente a bordo con carta di credito o con una prepagata (oltre alla carta di credito usiamo sia una Mooney che una Postepay) che è la fermata più centrale per il Lipscani. Ci avevano subito abbordati tassisti strani e li abbiamo evitati. Un po’ di disorientamento alla fermata ma poi seguiamo la massa che va verso il centro e in poco tempo arriviamo all’Hotel Forty One, strada Smârdan nr.41, 251 € la doppia per 3 notti con colazione. Ahimè niente ascensore, ma stanza molto carina ristrutturata e siamo proprio nella zona pedonale piena di locali e animatissima. Breve sosta e usciamo per il primo giro di ricognizione e per la cena.

Scegliamo un locale a caso e subito, visto che è già tardino, ci facciamo una birra Ursus e degli antipastini fra cui hummus e cipolle fritte. I prezzi, come avevamo letto, non sono bassi ma accettabili. Giriamo a lungo storditi fra locali con ballerine un po’ svestite, shotterie e musica a tutto volume, è venerdì sera ed è tutto strapieno. Vivacissimo.

Saliamo in camera e in lontananza si sente comunque un po’ di musica, anche se non troppo fastidiosa.

Giorno 2 – Musei e librerie di Bucarest

libreria bucarest

Colazione veramente ottima e completa anche se si svolge nel locale che di sera fa da disco e quindi l’ambiente diciamo che è un po’ “strano”. Prevale decisamente il salato, che a noi va benissimo perché lo preferiamo, ma ci sono anche frutta e croissant.

Appena usciti dall’albergo facciamo una prima sosta alla Biserica Sfântul Anton – Curtea Veche (la corte è in ristrutturazione mentre la chiesa è già ristrutturata e visitabile) e poi andiamo diretti alla piazza Uniri per prendere la metro e facciamo subito il biglietto giornaliero (vale proprio solo per metro e lo facciamo allo sportello da un’addetta piuttosto brusca) per 8 lei a testa e andiamo diretti alla stazione dei treni. Subito veniamo abbordati da un “facilitatore” ma ci sganciamo e facciamo un po’ di coda allo sportello e, visto che avevo già visto treni e orari online, in pochi minuti facciamo il biglietto andata e ritorno per Brasov con posti prenotati in prima classe. Nelle varie ricerche che ho fatto lo consigliava visto che le ferrovie rumene non sono il massimo. Ci sono tre compagnie di treni che operano in Romania: la Căile Ferate Române (CFR), la Regiotrans (RT) e la Transferoviar Călători (TFC). Ognuna offre collegamenti (alcuni simili come, ad esempio, la linea Bucarest-Brasov) con prezzi diversi e fermate intermedie che possono variare. Noi abbiamo usato la CFR considerata la migliore.

Poi cerchiamo il deposito bagagli perché quando torneremo da Brasov vogliamo lasciare il trolley per la giornata visto che abbiamo il volo a tarda sera. Peniamo un po’, la stazione è grande e incasinata e strapiena di negozietti e gente ma alla fine lo troviamo e ci segniamo orari e tariffe.

Finiti i “compiti” partiamo con la metro per la prima visita: il Museo Satului o Museo del Villaggio. La giornata è splendida e un bel giro in mezzo alle case, chiese, mulini ricostruiti qui in rappresentanza di tutte le zone della Romania ci attira proprio. Ahimè usciti dalla metro capiamo subito che la caratteristica principale di Bucarest sono le enormi distanze e le terribili scarpinate che segneranno la nostra permanenza. Non basta la metro, bisognerebbe usare anche i bus, probabilmente con altro biglietto giornaliero, ma le fermate non hanno indicazioni di percorsi e così le cartine che abbiamo. Quindi passiamo prima per l’arco di trionfo, Arcul de Triumf, al centro di un trafficatissimo incrocio. E’ sconvolgente il numero di macchine in circolazione e le code infinite. Vediamo il primo dei bellissimi orologi caratteristici di Bucarest e dopo aver costeggiato un altro enorme parco avvistiamo l’ingresso del Museo. La piantina con la descrizione delle costruzioni e delle regioni da cui provengono nonché la loro dislocazione nel parco (immenso) non viene fornita ma bisogna comprarsela nello shop. Ne vale la pena perché senza non si saprebbe veramente dove andare. Partiamo e decidiamo di farci tutte le chiese e i mulini e nel frattempo tutte le case che si incontrano, molte sono visibili all’interno con gli arredamenti originali.

Alla fine, esausti anche per il caldo, ci fermiamo in un carinissimo bar per la Ursus ormai già un must e ci mangiamo un panino. Usciti, azzardiamo un autobus da pagare con carta di credito per andare all’altro museo che ci interessa cioè quello del contadino rumeno: Muzeul National al Taranului Roman. Comunque dalla fermata distanza notevole, piazze enormi e vialoni idem. Il Museo ci piace molto così come l’edificio particolare che lo ospita. Pezzi bellissimi, legni intagliati, enormi portali, tappeti, ceramiche, le tipiche uova. C’è anche un’intera abitazione ricostruita dentro al museo. Molto bello.

Di moltissimi pezzi c’è la foto della collocazione originale. Della casa c’è una bellissima foto con la regina Maria seduta sul balconcino intarsiatissimo prima dello smantellamento e spostamento della casa al Museo. La signora che ci ha venduto i biglietti ci indica sul retro un mercato dell’artigianato locale e un negozio con tappeti e camicette molto caratteristico. Ci facciamo un bel giretto, le cose sono belle e interessanti ma anche piuttosto care per le nostre tasche. In effetti ci aspettavamo prezzi un po’ più contenuti. Abbiamo trovato nel frattempo altri uffici di cambio più vantaggiosi senza commissioni e cerchiamo di pagare il più possibile cash. Riprendiamo la metro e andiamo alla piazza dell’università. La fermata della metro è grande e un po’ più attrezzata delle altre e c’è anche un ufficio del turismo dove ci informiamo su un po’ di cose. Non gentilissimi ma alla fine utili.

caragealiana, bucarest

Vogliamo vedere il famoso altissimo albergo da cui i giornalisti assistettero alla rivoluzione. Entriamo, è un 5 stelle lussuoso, e chiediamo di salire al bar panoramico all’ultimo piano ma purtroppo è chiuso per lavori. Così usciamo e ci godiamo la mega composizione di statue davanti al teatro nazionale Il gruppo di statue di teatranti chiamato Caragealiana dedicato al commediografo e scrittore rumeno Ion Luca Caragiale cui è intitolato il teatro. Molto bello! Nel giardino davanti alla Caragealiana spicca il Km zero di Romania con la scritta “Libertà e democrazia – zona libera dal neocomunismo”, molto fotografato!

Ancora metro e torniamo alla Uniri e a piedi di nuovo al Lipscani a cercare la famosa libreria Cărturești Carusel. È proprio bella, completamente ristrutturata, la giriamo tutta salendo fino al bar in alto affacciato sui bei balconcini in ferro battuto bianco. Vorremmo vedere anche la libreria Verona, ma si è fatto tardi e abbiamo fame e bisogno di sederci. Andiamo diretti al Caru’ cu bere. Ci sediamo all’aperto perché è caldo e si sta bene mentre dentro c’è molta più confusione e suonano e ballano. Ordiniamo ciorba e mici. Poi facciamo un giro all’interno. Il locale è veramente bellissimo. Ottimo anche il cibo.

Altro giro fra una movida sempre più pazzesca e a letto stanchissimi!

Giorno 3 – Parlamento

parlamento bucarest

Oggi è il giorno della visita al Parlamento. Abbiamo prenotato per le 14.30 una visita in italiano con GetYourGuide a 25 euro a testa. Durante la colazione mi arriva un messaggio che la visita è anticipata alle 11. L’ingresso, come sapevo già dal biglietto, è da una strada laterale perché la domenica funziona diversamente rispetto agli altri giorni. Mentre ci organizziamo altro messaggio che posticipa alle 12. Così decidiamo di fare intanto un giro alla Stavropoleos, considerata la chiesa più bella e più visitata di Bucarest. Essendo domenica c’è una funzione in corso ma la visitiamo ugualmente zitti zitti e senza fare foto. Merita veramente. Da lì arriviamo alla Calea Victoriei, la strada commerciale che costeggia Lipscani per andare a vedere il “passage” a forma di U (Pasajul Macca-Vilacrosse), è pieno di locali e di qualche negozietto in buona parte ancora chiusi ma l’atmosfera con la copertura in vetro giallo è molto invitante. A fatica troviamo la Biserica Doamnei, eretta nel 1683, incastrata e nascosta fra grandi palazzi. Sotto il passato regime molti luoghi religiosi sono stati infatti nascosti o addirittura spostati per fare spazio a grandi strade ed edifici.

È  ora di partire per il parlamento. Decidiamo di farcela a piedi anche per scattare foto ed ammirare il mega edificio da più parti. Ahimè scopriamo che proprio nell’enorme spazio davanti alla facciata principale, piazza compresa, si svolge una mega manifestazione a base d rumorosissimi motori (tipo MotorShow di Bologna) e quindi il percorso ci risulta incasinato. L’addetto dell’agenzia locale cui GetYourGuide ha dato l’incarico oltre a spostarci due volte l’orario poteva anche darci indicazioni sulla manifestazione! Morale della favola ce la facciamo ma arriviamo al cancello d’ingresso esausti e risentiti! Siamo in pochi, unico vantaggio, perchè anche la signora che ci fa da guida, in un italiano un po’ improvvisato, non è certo entusiasmante. La grandiosità dell’edificio e delle sale che visitiamo è pazzesca, al limite dell’assurdo. Vale assolutamente la pena fare la visita perché una dimensione di questo tipo è inimmaginabile (secondo edificio più grande al mondo dopo il Pentagono, primo edificio al mondo per peso).

Come previsto la visita dura 1 ora. Usciamo nel pieno del sole e solo per uscire dal cancello è già una scarpinata tremenda. Tentiamo un paio di postazioni per autobus per poter raggiungere una fermata della metro ma, fra che è domenica e fra che comunque ci prospettano sempre complessi cambi di mezzo. Riprendiamo tenacemente a piedi verso il centro! Interessante che lungo tutta la 13 settembre che costeggia la fiancata del Palatul ci sono cartelloni storici sulle vicende della Romania con foto e didascalie chiare e interessanti, giusto per distrarci un po’ e fare qualche sosta!

Arriviamo alla fidata Uniri e prendiamo la metro per il Cimitero Bellu (Cimitirul Bellu), il più famoso cimitero di Bucarest, in uso dal 1858. Si chiama così non perché è bello, come pensavo, ma perché il sito occupa un antico possedimento del barone Barbu Bellu, che donò il terreno affinché vi erigessero il cimitero.

È luogo di sepoltura di molti personaggi famosi della storia e della cultura della Romania e della Moldavia. Purtroppo la piantina di carta non esiste e ce n’è una scolorita all’ingresso. Il cimitero è ombrosissimo, tranquillo, fittissimo di tombe tutte belle e particolari e con numerose panchine. Invita decisamente a passeggiare. È diviso in settori per tipologia di personaggi sepolti. A dire il vero ne conosciamo ben pochi, ma cerchiamo almeno la zona dei famosi, molti dei quali hanno dato il nome a sale del Parlamento. Cerchiamo e troviamo Ion Luca Caragiale e poi andiamo a cercare l’area militare francese che comprende oltre un centinaio di tombe di soldati del corpo di spedizione francese della prima guerra mondiale morti per la Francia tra il 1917 e il 1919. Le tombe secondo ciò che abbiamo letto sono riconoscibili dalle spade infisse nel terreno. Troviamo le tombe, divise in due settori uno dei quali dedicato agli algerini con tombe islamiche, ma delle spade nessuna traccia. Chiediamo anche ad un custode e le tombe sono quelle giuste ma delle spade non sa niente pure lui.

Da notare anche che molte tombe hanno a chiusura della fossa scavata nel terreno non una lastra di pietra o marmo come si vede di solito, ma una sorta di porta bombata a due ante con maniglia e decori. Non avevo mai visto niente del genere.

Nell’insieme la visita è stata veramente interessante e piacevole e anche la fermata della metro a distanza umana dal cimitero con bel bagno (sempre utile) e soprattutto al contrario delle altre fermate, disadorne e tristi, questa sembra nuova, è brillante e presenta anche qualche colore!

Riprendiamo la metro e con qualche cambio arriviamo alla fermata da cui dovremmo raggiungere Palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della Repubblica Rumena, l’idea è vederlo da fuori non avendo prenotato la visita e non volendo vedere il Museo al suo interno. Visto dove ci ha lasciato la metro e che la camminata per raggiungerlo è veramente impegnativa e che in fondo l’interesse per il Palazzo non è poi così smodato, cambiamo idea e ci orientiamo per il centro commerciale più bello e più grande di Bucarest l’AFI Palace Cotroceni, che pare decisamente più vicino. In effetti non lo è per niente, ma il bagno di folla e la confusione sono notevoli. Notevole anche il caldo e la fatica e per raggiungerlo dobbiamo fermarci a bere una limonata. All’interno troviamo un cambio favorevole e….le solite cose che non ci interessano più di tanto. Difficile anche sedersi, e ne avremmo bisogno!

Torniamo esausti e anche se è abbastanza presto decidiamo di buttarci a cena per sederci e riposarci i piedi. Stasera ci facciamo l’Hanul lui Manuc, è il più antico albergo di Bucarest. L’edificio, a due piani con belle balconate in legno, circonda un ampio cortile alberato adibito a ristorante. Prende il nome dal suo fondatore, l’armeno Emanuel Mârzaian, più conosciuto con il suo nome turco Manuc Bei, che lo costruì come caravanserraglio nel 1808 dopo essere fuggito da Istanbul, dove era stato condannato a morte. Mangiamo sarmale (involtini di verza con carne) con polenta e costine di maiale. Chiudo con una pavlova da sogno! E ci sono anche musicisti e ballerini in costume. Insomma, veramente piacevole.

Torniamo in hotel, che è proprio a due passi, e ci stordiamo ancora un po’ con la movida sempre scatenata. Non ci aspettavamo un ambiente così vivace! Domani si parte e ci tocca una levataccia.

Giorno 4 – Brasov (castello di Bran, Chiesa Nera, Casa Sfatului)

porta di caterina, brasov

L’albergo ci ha preparato la colazione da viaggio visto che partiamo presto. Veramente abbondante e piena di cose curate e ben confezionate. Piazza Uniri, ormai centro dei nostri movimenti a Bucarest, e andiamo diretti in stazione usando il biglietto da 24 ore di ieri ancora valido. Il treno per Brasov parte alle 8,15. Abbiamo il tempo per un caffè e una spremuta e il treno si palesa al binario previsto. Saliamo nei nostri posti prenotati. L’atmosfera della nostra prima classe è quella di una seconda anni ’60. Parte con leggero ritardo e ci godiamo questa esperienza e i paesaggi. Vediamo anche i maestosi Carpazi e alle 11,30, con 40 minuti di ritardo, siamo a Brasov. Subito ci mettiamo in coda in biglietteria per fare i biglietti per il ritorno di dopodomani sempre in prima classe con posto prenotato.

Usciti, visto che la stazione è piuttosto lontana dal centro storico, decidiamo di usare un taxi ufficiale che ci porta all’Hotel Apollonia Str. Neagoe Basarab nr. 7, che avevamo prenotato da Booking.com a122 € la doppia per due notti con colazione. È effettivamente a 10 minuti a piedi dal centro. Non ero riuscita a trovare altro a prezzo abbordabile e con colazione. Si trovano molti appartamenti ma a noi non interessano, preferiamo colazione e reception. Il taxista ci lascia il suo biglietto così potremo richiamarlo per tornare in stazione alla partenza. Si offre per portarci al castello di Bran ma ormai abbiamo già l’escursione prenotata con GetYourGuide. La città è inaspettatamente grande e trafficata.

castello di bran

L’Hotel ci incasina un attimo la vita. Reception incerta e artigianale. Ci hanno messo in stanze lontanissime in due settori diversi per entrambre 3 piani di scale! Le stanze poi sono veramente piccolissime e con zero appoggi. Comunque usciamo subito e a piedi dirigiamo verso il centro per visitarlo. Notevole la scritta in stile Hollywood in alto sulla collina che domina il centro. Percorriamo la Republicii, la principale strada pedonale e dello shopping  che porta a Piazza Sfatului, punto nevralgico ed economico della città nonché una delle piazze più belle dell’intera Romania con le sue storiche dimore dipinte a colori pastello.

In mezzo alla piazza una fontana moderna e Casa Sfatului, una delle attrazioni più fotografate di Brasov con la sua alta torre. Ovunque bar e ristoranti con tavoli all’aperto, atmosfera molto invitante e piacevole anche perché il tempo è ancora bellissimo.

Raggiungiamo la Chiesa Nera, Biserica Neagră, luogo di culto evangelico situata con l’abside verso la piazza. Per raggiungere l’ingresso bisogna aggirarla completamente quindi dalla piazza se ne ha solo una visione parziale. La chiesa era inizialmente cattolica, conosciuta sotto il nome di Biserica Sfânta Maria, costruita alla fine del Trecento in stile gotico. Parzialmente distrutta dopo il grande incendio nel 1689, prese il nome attuale a causa del colore dei muri esterni anneriti dalle fiamme. La Chiesa Nera (1384-1477) è il più grande edificio di culto in stile gotico esistente nel sud-est europeo, con i suoi 89 metri di lunghezza e 38 di larghezza, capace di accogliere 5.000 persone. Interessante tutta la storia di questo edificio e le diverse opere. L’ingresso è a pagamento e merita veramente.

Da notare prima di tutto i più di cento tappeti orientali del XV e XVI secolo appesi nelle navate e donati dai mercanti di ritorno dalla terra ottomana. È la collezione più importante dopo quella del Topkapi di Istanbul. Dopo la riforma luterana i tappeti hanno sostituito le pitture religiose. Poi un organo a 4000 canne del 1800, un fonte battesimale del 1472, ancora in uso, pezzo antecedente l’incendio, a forma di calice gotico in bronzo con possibilità di scaldare l’acqua in quanto nel piede potevano essere messi carboni.

Interessanti anche alcuni affreschi antecedenti l’incendio fra cui una Vergine Maria con bambino e le sante Caterina e Barbara.

Fuori dalla chiesa il monumento a Johannes Honterus, un sassone della Transilvania, umanista rinascimentale, riformatore protestante e teologo molto importante nella storia rumena.

Andiamo poi a cercare Strada Sforii, reputata la strada più stretta d’Europa e certamente la più stretta in Romania, collega Cerbului con Poarta Schei proprio nel centro storico. È lunga 80 metri e larga appena 1,10-1,35 metri, rendendo quasi impossibile il passaggio di due persone. Pareti decorate con street art, molti curiosi che fanno foto!

Andiamo poi a cercare Poarta Ecatenirei, ovvero la Porta di Caterina, che è stata per anni il principale ingresso alla città medievale e l’unico ingresso per la popolazione rumena. Facciamo fatica a trovarla, è un po’ nascosta e le persone a cui chiediamo non ne sanno nulla. Poi cerchiamo di vedere un po’ di vecchi bastioni e la torre di guardia bianca e quella nera. Decidiamo di accontentarci di vederle da lontano e non visitarle rimandando a domani pomeriggio se torniamo presto. Siamo un po’ stanchi di camminare e non abbiamo voglia di fare delle scale! Ci facciamo una limonata (qui va molto) in un bar in una stradina del centro molto carina. In giro spesso si trova lo stemma di Brasov, radici di quercia con sopra la corona. Molto originale! Pare derivi dalla leggenda che il re, per non farsi riconoscere, si liberò della corona gettandola su un albero!

Poi andiamo a visitare la Sinagoga Neologa Beth Israel, un luogo di culto ebraico tra i più belli d’Europa, con una comunità piccola ma attiva che mantiene con dedizione la tradizione ebraica. Fu costruita tra il 1899 e il 1901 in stile neogotico con accenti moreschi e dal 2015 fa parte della Lista dei monumenti storici di Brasov. Secondo i dati, i primi ebrei si stabilirono a Brasov nel 1807 e la comunità fu fondata ufficialmente nel 1826. Nel corso degli anni il loro numero crebbe notevolmente e nel 1940 c’erano già 6.000 ebrei. Nel 1877 furono divisi in ebrei ortodossi (tradizionalisti) e neologisti. Gli ebrei di entrambi i riti costruirono i propri luoghi di culto.

Nell’agosto 2014, un monumento è stato inaugurato nel cortile per commemorare le vittime della Transilvania dell’Olocausto. Nell’ottobre 2014, la sinagoga è stata ribattezzata Beth Israel (Casa di Israele). La comunità attualmente ha circa 225 membri.

Decretiamo la fine delle visite per oggi e andiamo a cena al Sergiana, che fa parte di una catena di ristoranti rumeni che servono piatti tradizionali. Si scende in una “cantina” col soffitto a volte tipo grotta in parte grezza in parte intonacata. Camerieri in costume, non gentilissimi. Mangiamo la classica zuppa, sempre accompagnata da cipolla rossa cruda che a noi piace molto, ma non nel pane, e ottima polenta con formaggio e chiudiamo con i papanasi. Per fortuna un piatto solo perché la porzione ne prevede due enormi.

Soddisfatti ci facciamo una bella passeggiata fino all’Apollonia e a letto belli cotti al solito!

Giorno 5 – Brasov (monastero di Sinaia, castello di Peles, Rasnov)

Colazione buona anche se disposta in modo un po’ disordinato, decisamente questo hotel ha bisogno di un manager! A piedi dirigiamo alla Piazza Sfatului dove abbiamo l’appuntamento con la nostra guida davanti al negozio di Benetton tristemente chiuso e vuoto. Oggi tempo grigio e uggioso, fa molto Transilvania! Aspettiamo a lungo e passa un pulmino che raccoglie due turisti indiani e due polacchi per altra gita e ci comunica che la nostra guida è in ritardo per traffico ma sta arrivando. In effetti è tutto intasato pare per l’orario di inizio lavoro e scuola. In effetti arriva la guida con macchina molto ampia, si chiama Alina e ci fa subito simpatia per gentilezza e modi molto fini. La nostra giornata ci è costata 73€ a testa senza ingressi e pasti. Abbiamo però scelto il piccolo gruppo così siamo solo noi quattro e ci va benissimo.

Partiamo verso il monastero di Sinaia, fondato dal principe Mihail Cantacuzino nel 1695 che prende il nome dal grande Monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai in Egitto. Visitiamo sia la chiesa antica che quella nuova. Entrambe circondate da curatissimi giardini (tutto il paese di Sinaia è immerso nel verde e molto turistico, è tuttora utilizzato per vacanze). Interessante la dependance per accendere le candele in ferro battuto con due settori divisi con la scritta a sinistra per i vivi (vii) e a destra per i morti (adormiti). Bellissimi gli affreschi che ricoprono anche il portico esterno, abbellito da splendidi gerani rossi. Fra i dipinti interessanti quelli che rappresentano Carlo I di Romania e la regina Elisabetta di Wied (nota anche con lo pseudonimo di Carmen Sylva in quanto amava scrivere).

La nostra guida parcheggia sempre comodamente in modo da farci scarpinare poco…dopo Bucarest ci sembra un sogno, inoltre ci spiega e racconta molte cose interessanti e per fortuna il suo inglese non è perfetto e si abbina bene al nostro, inoltre, come con tutti i rumeni, assonanze italiane sono frequenti e ci si capisce comunque!

Ripartiamo per il castello di Peles. Attraversiamo bellissime foreste naturali piene di orsi, come segnalano i numerosi cartelli, e i rocciosi Carpazi. Alina che è alpinista provetta, ci descrive le vette che lei ha scalato e ci fa vedere le foto! Essendo martedì è giorno di chiusura delle visite all’interno, ma si visita il cortile di accesso, molto bello, e il giardino intorno da cui si può vedere bene il castello e una serie di statue dei reali che vi risiedevano. Una parte del castello è in restauro comunque riusciamo a goderci bene l’insieme e il paesaggio. Per raggiugerlo dal parcheggio dobbiamo comunque fare una breve e bucolica passeggiata. Al ritorno stop per bagno caffè e souvenir in un attrezzatissimo bar.

Ripartiamo e ci vuole ancora poco più di un’ora per raggiungere Bran. Comunque, viste le distanze, è stato proprio meglio non visitare anche l’interno di Peles perché la giornata corre. Arrivati a Bran ci fermiamo per mangiare qualcosa al volo e poi si va a piedi attraverso una zona di mercatini di souvenir (in buona parte veramente poco invitanti) e si arriva all’ingresso del castello. Si paga il biglietto e si sale all’interno. Il Castelul Bran sorge sull’antico confine tra la Transilvania e la Valacchia, infatti da un lato si domina proprio la vecchia dogana. È associato alle rappresentazioni del romanzo gotico Dracula di Bram Stoker. Pertanto è comunemente conosciuto come il “castello di Dracula” anche se Vlad l’Impalatore non vi soggiornò mai.

Nella prima sala l’interessante storia del castello e di chi vi abitò. Nomi e date con bei pannelli di cronologia e foto. L’origine della fortezza risale al 1211, anno in cui Andrea II d’Ungheria assegnò all’ordine dei Cavalieri Teutonici questo luogo strategico. Dapprima venne eretta una costruzione in legno sulla cima di un picco roccioso a guardia dell’antico limes tra Valacchia e Transilvania. Poi per varie vicissitudini arrivò ad essere baluardo contro l’invasione degli ottomani. L’interno infatti è particolarmente accogliente, a parte i corridoi e le scale in pietra strettissime, le sale sono proprio tutto meno che ciò che abbiamo nell’immaginario del castello del conte Dracula. Fra l’altro la regina Maria e la figlia Ileana furono donne particolarmente illuminate ed attive.

A fini turistici alcune delle sale sono allestite in stile “vampiresco” con costumi ed anche la classica valigetta da caccia al vampiro con aglio specchio paletto e martello.

Alina intanto ci racconta le storie spaventose delle leggende rumene sugli “strigoi”. Nella mitologia rumena sono “spiriti turbati” che si dice siano risorti dalla tomba. A loro viene attribuita la capacità di trasformarsi in un animale, diventare invisibili e ottenere vitalità dal sangue delle loro vittime. Dracula di Bram Stoker è divenuto l’interpretazione moderna degli Strigoi attraverso i loro legami storici con il vampirismo.

Usciti scopriamo che si è fatta una lunghissima coda all’ingresso. A noi è andata benissimo in quanto siamo entrati in orario di pranzo. La guida ci dice che in estate è una cosa pazzesca. La cosa più visitata in Romania. Passeggiamo nel giardino all’esterno per andare a cercare qualche bella inquadratura del castello da sotto. Il tempo grigio favorisce l’aria leggermente inquietante, ma sinceramente ci aspettavamo di più. La soddisfazione della visita è più concettuale che effettiva, vale a dire sapere di essere stati nel castello di Dracula vale di più di quanto effettivamente abbia risposto alle nostre aspettative. Non so se mi sono spiegata! Torniamo sui nostri passi verso la macchina. Cerchiamo qualche souvenir nel mercatino, poca roba deludente, e ripartiamo verso la fortezza di Rasnov, Cetatea Râșnov.

Costruita tra il 1211 e il 1225, questa fortezza medievale fu originariamente costruita in legno ed eretta per proteggere i villaggi della Transilvania dalle invasioni esterne. Anche qui l’inconfondibile scritta bianca in stile hollywoodiano che si nota lungo il fianco del monte sotto la fortezza.

Lasciamo l’auto al parcheggio che si trova dove comincia la salita al castello, nel piazzale alcuni chioschi dove fare il biglietto per salire con il trenino…trainato da un enorme e rumoroso trattore che ci porta fino sotto le mura. Nel bosco sottostante si trova anche un DinoPark per bambini che non visitiamo. Da dove ci lascia il trattore seguiamo, un po’ sospettosi, Alina su un sentiero che pare abbandonato e portare nel nulla. In effetti dopo poco si arriva ad un punto panoramico sulla vallata sottostante direttamente sotto alla fortezza. Un po’ terrorizzanti gli avvisi anti orsi. Belle foto e si torna per salire a quello che sarebbe l’ingresso alla fortezza che è chiusa da anni per restauri ma si può girare nel cortile esterno dove ci sono anche alcuni allestimenti di tipo medievale. Molto bella, gigantesca ma deludente perché, pur essendo entrati all’interno delle mura, della fortezza vera e propria si vede solo l’esterno. Scendiamo nuovamente con trenino trainato dal trattore e si riparte verso la vicina Brasov. Alla fine dalle 9 di stamattina siamo tornati nella piazza Sfatului oltre le 18. Ringraziamo di cuore Alina, scambio di abbracci e foto. Una persona deliziosa.

GetYourGuide offre escursione analoga anche da Bucarest in giornata e anche a prezzo minore con in aggiunta la visita di Brasov, immagino con pullman e gruppo numeroso e vista la distanza di gran corsa. Ci avevamo pensato per evitare lo sbattimento di spostarci a Brasov, ma alla fine la soluzione che abbiamo scelto ci ha soddisfatto pienamente.

Andiamo a cena dove ci ha consigliato Alina, ristorante La Ceaun, sempre nella zona pedonale del centro, di nuovo ciorba de fasole stavolta nel pane, squisita, sarmale con polenta e panna acida e un misto alla griglia coi mici. Il tutto con la mitica Ursus. Direi fantastico, gentilissimo e paziente il personale. Becchiamo anche scroscio di pioggia ma quando torniamo a piedi all’Apollonia per fortuna ha smesso.

In conclusione GetYourGuide approvato per la gita di oggi e bocciato per la visita al Parlamento. Mi esprimerò nel feed back.

Giorno 6 – Rientro a Bucarest

Colazione, taxi prenotato telefonicamente precisissimo, siamo in stazione a Brasov in largo anticipo. Facciamo un altro cambio sempre vantaggioso per le ultime spese, bisogna sempre ragionare per non restare con dei lei non utilizzati. Comunque il treno arriva in orario e ci sediamo nei nostri posti prenotati. Questo del ritorno è un po’ più spartano, ma accettabile a parte il bagno. Rifacciamo ovviamente lo stesso percorso. Interessante vedere stazioni e persone. Come sempre i viaggi in treno sono una bella esperienza.

Arriviamo a Bucarest con solo 15 minuti di ritardo e andiamo diretti al deposito bagagli che avevamo localizzato il primo giorno. L’atmosfera della finestrella da cui si consegnano è un po’ inquietante e la donna che li riceve e ci fa pagare (anche qui solo cash) piuttosto “rude”. Vediamo così sparire i nostri trolley e ci resta in mano solo un prezioso tagliandino rigorosamente in rumeno.

Ci mettiamo in coda alle informazioni per capire gli orari dei treni per l’aeroporto per stasera. La virago situata in un box piuttosto in alto si spiega malamente ma ci fa fotografare la videata degli orari. Dopodiché andiamo alla biglietteria e scopriamo una coda terribile e lentissima. Aspettiamo un po’ poi azzardiamo una macchinetta che ha anche l’inglese e con la carta di credito riusciamo a fare i biglietti per stasera sempre in prima classe coi posti riservati. La differenza di prezzo è pochissima.

Quindi, finalmente liberi e sistemati andiamo alla metro e ci facciamo l’ultimo giornaliero però allo sportello dall’umana (alla macchinetta non è proprio possibile).

Ultima giornata a Bucarest. Tempo grigio non invitante ma sempre piuttosto caldo. Ci buttiamo di corsa a cercare la Sinagoga detta Tempio Corale. È una delle cose che volevamo assolutamente vedere ma essendo arrivati di venerdì sera praticamente sabato e domenica non è aperta al pubblico e gli altri giorni chiude alle 14. Quindi o la vediamo ora o mai più. La troviamo un po’ a fatica in una strada laterale. La riconosciamo per il giardino e la gigantesca menorah (i sette bracci simboleggiano i sette giorni della creazione e i sette pianeti) commemorativa dell’olocausto davanti all’ingresso. Si paga biglietto e vengono controllati documenti ed entriamo. Il Tempio corale, costruito nel 1866 in stile neomoresco, si spira direttamente al modello della sinagoga di Vienna. All’interno un rabbino che parla un inglese velocissimo e incomprensibile spiega un sacco di cose che non capiamo. Comunque è veramente bella, supercolorata e decorata, al contrario di quella di Brasov che era completamente bianca. Usciti, siccome pioviggina, ci fermiamo in un carinissimo bar pasticceria per mangiare qualcosa e berci una birra e un caffè. Questa zona ebraica è tutta un susseguirsi di oreficerie sfavillanti. Torniamo nella Uniri e andiamo a rivedere, finalmente senza gente, la Stavropoleos. Fra l’altro assistiamo a dei rituali di accensione di lumi da parte di sacerdote e suora. Osserviamo bene tutti i dipinti e le icone. Proprio bella, la più bella decisamente.

Ci spostiamo poi in Calea Victoriei per andare al Museo di storia nazionale rumena. Sulla scalinata dovrebbe esserci, ma non c’è più, rimane solo un pezzo del piedistallo, la famosa statua dissacrante di Traiano nudo con la lupa in braccio che, come ci spiegano nel museo, era una sfregio alla storia della Romania! Il museo occupa l’ex palazzo dei servizi postali. Copre una superficie di oltre 8.000 metri quadrati, e contiene 60 sale espositive. Il museo mostra permanentemente un calco in gesso “srotolato a pezzi” della Colonna Traiana, una sua fedele riproduzione a scala reale, in cui sono spiegate dettagliatamente le diverse scene scolpite sulla sua superficie. Veramente interessante e inaspettato. Poi ci sono i gioielli della Corona rumena, composti da un gruppo di oggetti preziosi, corone e regalie utilizzati dai re di Romania. Gli oggetti vennero tutti realizzati nell’Ottocento, quando la Romania raggiunse il rango di Regno. Infine il Tesoro di Pietroasele che risale al IV secolo ed è composto di ventidue oggetti gotici comprendenti alcuni manufatti in oro. È considerato uno dei migliori esempi di stile policromo di arte barbarica.

Usciti facciamo un ultimo giro nella “piccola Parigi” immortalando i contrasti fra case abbandonate e fatiscenti e palazzi restaurati a colori pastello. Anche la pavimentazione del Lipscani lascia a desiderare, inciampare è molto facile.

È finita. Torniamo in stazione e andiamo alla finestrella. Ci sono anche altri che devono ritirare i bagagli. La tenutaria ci fa entrare da una porticina laterale per farcele prendere autonomamente. Sembra di entrare nelle catacombe, cunicoli di ripiani bui e fatiscenti, su un ripiano fra le valige c’è anche un materasso con coperta e cuscino dove forse dorme il guardiano. Troviamo i nostri trolley e andiamo al binario. La stazione è strapiena di gente anche un po’ inquietante.

Il treno è strapieno. La prima classe è di pochi sedili in testa alla prima carrozza e per fortuna abbiamo i posti prenotati altrimenti staremmo in piedi. Visto che all’andata avevamo preso il bus, non sappiamo bene dove ci lascerà il treno, ormai è buio e abbiamo un po’ di ansia. Scesi, in una specie di hangar nuovo, seguiamo semplicemente la corrente ed arriviamo con cinque minuti di camminata all’aeroporto. Avevamo letto commenti terribili sulle code per fare il passaggio alla polizia e invece sono veloci ed efficientissimi e in poco tempo siamo dentro, duty free un po’ scarso ma molti bei souvenir. Finisco i lei e ci mettiamo in attesa. Pochi sedili e aereo in ritardo. Arriviamo a Bologna a notte fonda.

Conclusioni sul viaggio a Bucarest

È stata un’esperienza che definirei particolare. Non potrei dire entusiasmante o da lasciarci il cuore, ma da non perdere. Un pezzo di Europa che vale la pena conoscere e mettere insieme ai pezzi che già conosciamo del puzzle del nostro continente. Conoscere la diversità delle culture che ci circondano è fondamentale. Poi a ognuno sta valutare cosa rimane di un viaggio in un posto sconosciuto.

Sistemando foto e ricordi al ritorno scatta già un po’ di nostalgia. Vorrei sempre conoscere di più e correre di meno.

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porta di caterina, brasov

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