Transilvania da scoprire
26 SETTEMBRE Il volo Myair Napoli – Bucarest parte da Capodichino alle 17:40 e atterra a Banasea alle 20:40 (70 euro andata e ritorno). Usciamo dal piccolissimo aeroporto, al cui esterno ci aspetta una persona della ditta Eurocars per consegnarci la macchina prenotata dall’Italia; una Matiz vecchio tipo versione base. Paghiamo quanto pattuito (150 euro per cinque giorni), impostiamo il navigatore installato sul telefonino inserendo come destinazione Sinaia e partiamo. La strada inizialmente è ottima, meglio di quanto ci aspettavamo, ma come ci si allontana dalla capitale la situazione cambia. Cantieri continui e illuminazione inesistente rendono il viaggio non troppo piacevole. Infatti, dopo un’oretta dalla partenza, prendiamo in pieno una voragine (definirla buca sarebbe riduttivo) e buchiamo. Il problema non sarebbe insormontabile, se non fosse per i bulloni praticamente inchiodati al cerchione. Decidiamo di dirigersi alla stazione di servizio più vicina che dista, per nostra fortuna, pochi chilometri. Arrivati lì un dipendente ci aiuta a svitare i bulloni. Dopo un’ora, a colpi di martellate ed improperi, si riesce a cambiare la ruota. Non avendo valuta locale e pochi spiccioli, lasciamo solo 10 euro a quel sant’uomo che ci ha dato una mano. Ci rimettiamo in cammino facendo maggiore attenzione al manto stradale che però risulta buono fino all’arrivo. Giungendo a Sinaia in netto ritardo sulla tabella di marcia, ed essendo stanchi, decidiamo di fermarci nel primo motel che incrociamo nel paese. Un signore rumeno che non parlava né inglese né italiano ci porta a vedere una stanza discreta, con bagno e televisore. Data l’ora i 25 euro richiesti ci sembrano sono una cifra più che accettabile e ci sistemiamo 27 SETTEMBRE Il mattino seguente la sveglia è alle otto. Appena usciti dal motel, restiamo impietriti dal freddo e dando uno sguardo alle montagne che ci circondano, notiamo che sono tutte ricoperte di neve. Sinaia è una località sciistica rumena e si trova a quasi 1000 metri di quote. Armati di anima e coraggio cerchiamo un cambio (consiglio le banche che non fanno pagare commissioni e applicano il cambio ufficiale). Dopo esserci riforniti di lei (1 euro=3,87 lei) ci dirigiamo verso il primo obiettivo di questa nostra nuova avventura: il castello di Peles. Lascio alle vostre ricerche su internet tutti i dettagli e i dati storici, ma posso cercare le parole per descrivere le emozioni che mi ha suscitato, credo che l’aggettivo che meglio lo rispecchi sia: Magnifico. Paragonabile ai castelli di Ludwig in Baviera. Se l’esterno vi lascerà sbigottiti l’interno, vi incanterà per la qualità degli arredi, l’eleganza delle camere, lo sfarzo delle sale e per la cura dei particolari. A me personalmente sono piaciuti la sala dove il re accoglieva gli ospiti illustri, la sua biblioteca privata e la scala in legno utilizzata per andare dal secondo al terzo piano. Paolo ed io siamo fortunati perché arrivando presto la guida (obbligatoria per visitare il palazzo il cui prezzo d’ingresso è venti lei per studenti cinquanta intero), accompagnava solo noi due. Possiamo così soddisfare le nostre curiosità e porle molte domande cui lei risponde compiaciuta notando il nostro interessamento. La visita dura circa un’ora e mezza, finita la quale facciamo un giro per i giardini che circondano il palazzo. La strada che porta al paese è fiancheggiata da bancarelle con prodotti tipici della zona. Finiti gli acquisti degli immancabili souvenir, ci si incammina verso il monastero ortodosso di Sinaia (che ha dato il nome alla città). Si possono visitare una chiesa e l’annesso convento. La visita richiede al massimo venti minuti. Breve pausa pranzo e poi dritti in macchina per dirigerci a Bran. La strada non presenta intoppi per una prima mezz’ora, poi, una coda di dieci chilometri di traffico blocca ogni buon proposito non perdere molto tempo per la visita del castello. Purtroppo a Bran questo fine settimana c’è la festa annuale del paese e sembra proprio che tutta la regione abbia voluto parteciparvi. Ormai rassegnati, impieghiamo più di un’ora e trenta per arrivare. Appena entrati nel centro, restiamo affascinati dal celeberrimo castello (quello che turisticamente viene definito il castello di Dracula), che non può non essere notato. La struttura si trova sopra un’altura e domina tutta la vallata circostante. Nonostante la città sia gremita di gente, non c’è fila per acquistare il biglietto d’ingresso (6 lei ridotto, dodici intero) e si riesce ad entrare subito. La visita è molto affascinante, la struttura è la classica fortificazione del ‘400; quello che nell’immaginario collettivo rispecchia l’immagine di castello. Camere anguste, corridoi stretti e tortuosi, pozzo, prigioni, corte interna, torri e bastioni; insomma Vlad Tapes, alias Conte Dracula, non si faceva mancare nulla. Date le dimensioni ridotte in meno di un’ora, siamo di nuovo per le strade del paese. Dopo un breve giro per le immancabili bancarelle che propinavano i gadget più improponibili, si decide di lasciare quel formicaio umano per cercare un posto più tranquillo. Per fortuna il traffico dell’andata è solo un brutto ricordo e in dieci minuti arriviamo a Rasnov e li troviamo una pensiunea dove alloggiare (80 lei per una doppia con bagno). La camera lascia molto a desiderare, ma dopo la giornata distruttiva che ci lasciamo alle spalle qualsiasi cosa di orizzontale sarebbe stata ottima come letto per dormire. Infatti, dopo una cena frugale, subito a nanna per una notte di meritato riposo.
28 SETTEMBRE La sveglia suona presto e alle nove già siamo in macchina per visitare la cittadella fortificata di Rasnov. Anche qui lascio a voi tutti i dati storici. Posso dirvi che il posto è molto bello e dalla cima si può ammirare un paesaggio a 360° sulla vallata e sulle cime innevate. Interessante è il pozzo profondo 145 metri che leggenda narra essere stato scavato da prigionieri turchi. Le fortificazioni sono diroccate, ma questo invece di essere un difetto ne accresce il fascino. La vera bruttura di questo sito è la scritta a caratteri cubitali con il nome della città, stile Hollywood, che campeggia al di sotto della cittadella sul crinale della collina. Veramente fuori luogo. Alla fine di questa breve, seppur molto interessante, escursione ci infiliamo in macchina per raggiungere Sighisoara. Un centinaio di chilometri in mezzo a foreste fitte al punto tale da non far filtrare la luce nel sottobosco. Ecco spiegata l’etimologia del termine Transilvania, mai nome fu più azzeccato. Altre peculiarità che abbiamo potuto osservare durante il tragitto è stata la presenza di chiese fortificate, veri e propri manieri costruiti in ogni villaggio come escamotage, siccome la legge del tempo vietava la costruzione di castelli. La strada scorre velocemente sotto le ruote e in poco più di un’ora ci porta a Sighisoara. Dopo una serie di case e fabbriche stile regime comunista, ecco spiccare il centro storico. Si trova più in alto rispetto al resto della città ed è dominato dalla torre dell’orologio. Questo paesino medioevale fa parte dei monumenti protetti Unesco come patrimonio dell’umanità. Il borgo antico è piccolo e circondato da mura e bastioni. I palazzi sono tutti datati ‘500 e l’atmosfera che si respira è medioevale. Sighisoara è la città natale di Vlad Tapes e una lapide indica il palazzo dove ha vissuto. L’edificio è occupato da una pasticceria al piano terra e un ristorante al primo. Consiglio: fermatevi e gustatevi un dolce, li fanno buonissimi. Altre cose da vedere sono una scala in legno che porta alla parte superiore della cittadina e la chiesa ubicata sulla sommità con annesso cimitero monumentale (cimitero transilvano nella città natale di Dracula: foto obbligatorie!!!). Per dormire troviamo la pensiunea San Gennaro, gestita da un italiano. Per 120 lei ci da una bellissima doppia dotata di ogni confort. La sera si decide di cenare nel ristorante dell’albergo, e, sorpresa, mangiamo anche decentemente. Come contorno abbiamo ordinato una pizza che non era niente male, e ve lo dice un napoletano; come secondo due grigliate di carne. Il tutto a cinquanta lei i due 29 SETTEMBRE Ormai la sveglia non serve più, abbiamo assorbito il fusorario e alle nove siamo in auto per andare a vedere la chiesa fortificata più grande della Transilvania, a Biertan. Quaranta minuti dopo esserci messi in macchina raggiungiamo la nostra meta. Anche a grande distanza dal villaggio l’imponente struttura domina il paesaggio circostante. Più che una chiesa sembra un castello, ed inserita come Sighisoara, nell’elenco del Patrimonio Mondiale Unesco. Si entra attraverso una scalinata sormontata da archi che sbuca in uno spiazzo su cui erge la struttura. L’edifico centrale è circondata da bastioni e ben tre cinte murarie che la resero inespugnabile. Degni di nota all’interno della chiesa sono il pulpito e la serratura della porta della sacrestia che è una vera opera d’arte del ‘500; ha un sistema arzigogolato di chiusura a diciannove mandate. Siccome è presto, ci fermiamo a fare le castagne che in Transilvania abbondano. Dopo questa breve pausa bucolica si riparte per Sibiu che raggiungiamo in circa un’ora. Non risulta facile orientarsi senza piantina perché a differenza degli altri posti visitati, questa e’una vera città con un dedalo di strade. Con non poca difficoltà troviamo la nostra pensiunea Emigrantul che per ottantacinque lei ci offre una camera doppia con bagno, non eccelsa, ma a quel prezzo per una notte risultava più che accettabile. Subito scendiamo a piedi per raggiungere il centro che dista dieci minuti di strada. Appena superati gli immancabili bastioni e la cinta muraria ci si trova di innanzi a uno spettacolo stupendo: la strada principale su cui si affacciano una serie di palazzi a due piani del ‘700 con facciate di vari colori pastello, tutti restaurati (Sibiu è stata capitale europea della cultura nel 2007). Questa via confluisce in una piazza maestosa, Plata Mare,e spiccano la chiesa cattolica, il municipio e una fontana con giochi d’acqua. Una piazza che ricorda quelle dell’Europa centrale, vedi Cracovia, Varsavia o Praga. Questo slargo non è l’unico, ce ne sono altri due alle sue spalle, più piccoli ma altrettanto affascinanti, Plata Mica e Plata Gravita, uniti tra loro da un ponte detto delle bugie dal quale i vari amministratori locali nel corso dei secoli arringavano la folla. Sulla seconda si erge l’edificio più alto della città, la chiesa evangelica con un campanile che è possibile visitare fino alla cima, da evitare per chi soffre di vertigini. Dalla sommità si può ammirare tutto il centro storico, le vie, i palazzi, le chiese, e avere una visione d’insieme. Appena scesi dal campanile ci dirigiamo verso una chiesa ortodossa che avevamo notato dalla cima. Costruita all’inizio del ‘900, la chiesa metropolitana ortodossa è una struttura imponente, ma come si suole dire a Napoli, è soltanto un bel quadro di lontananza, cioè vista da vicino non risulta degna di menzioni particolari. Torniamo in alberghi esausti, ma non prima di aver visto da vicino i bastioni e i muri di cinta, ancora integri su un lato della città. La sera cerchiamo un posto dove cenare per poi fare ritorno alla base.
30 SETTEMBRE Alle nove in macchina con un solo obiettivo in testa: raggiungere il prima possibile Bucarest. Quando usciamo dall’albergo, ci rendiamo conto che la temperatura di mattina presto è bassa e che c’è un’umidità tale che rende la visibilità scarsa. Anche qui come nella capitale le vie sono larghe e a scorrimento veloce nei chilometri più prossimi alla città, ma come ci si allontana la storia cambia. La strada che unisce Sibiu a Bucarest è un susseguirsi di curve e valichi di montagna. La vista è spettacolare, la E81 costeggia un fiume per quasi la totalità del tracciato, ma se in salita ti trovi un camion davanti, ti devi soltanto rassegnare. Tra curve, fiume, vallate e laghi, in due ore e mezzo riusciamo ad arrivare a Pitesti. Da qui parte l’autostrada per Bucarest, gratuita ed in ottime condizioni, infatti, in poco più di un’ora riusciamo a coprire i 120 chilometri che ci separano dalla più grande metropoli rumena. Una centrale nucleare è la prima cosa che si nota quando si entra nel reticolo urbano, poi solo lunghi, interminabili, stradoni con palazzi in cemento che fanno ricordare che la Romania è stata una dittatura comunista. Il traffico a Bucarest è una vera piaga sociale, pensavo che peggio di Napoli non ci fosse nulla, mi sbagliavo. Se volete arrivare in centro con l’automobile fatevi il segno della croce e sperate di riuscire a farcela in meno di due ore. Noi ne abbiamo impiegate quasi due per entrare ed altrettante per uscire. La città è veramente brutta. Il palazzo del popolo un obbrobrio architettonico partorito dalla mente megalomane del dittatore Ceauşescu. Una struttura enorme priva di qualsivoglia gusto estetico. Mi permetto di dare pareri personali, ma credo che chi si troverà di fronte questo mostro di cemento converrà con me. Non molto convinti parcheggiamo la macchina per fare quattro passi attraverso il centro storico rendendoci subito conto che la capitale ha ben poco da offrire ad un turista affamato di foto come noi. Dopo qualche ora passata a bighellonare per le vie e i boulevard pranziamo e torniamo alla nostra Matiz decisi nel variare l’itinerario. Siccome la città non c’è piaciuta, invece di dormire a Bucarest ci dirigiamo verso Snagov, vicino l’aeroporto. Il paesino si affaccia sull’omonimo lago nel cui mezzo vi è un isolotto con un monastero ortodosso in cui è sepolto il conte Dracula. Non sapendo dove andare a dormire, procediamo lungo la strada. A qualche chilometro dal paese ci imbattiamo in uno splendido complesso alberghiero con piscine campi da tennis e altre strutture che per 120 lei ci offre una doppia con colazione. Non potevamo rifiutare. Dopo cena tutti a dormire. 1 OTTOBRE La sveglia oggi sarebbe potuta essere più elastica, ma per abitudine siamo fuori la stanza verso le 8:30. La colazione viene servita da un cameriere in giacca nel ristorante dell’albergo, vero lusso. Verso le 9 e trenta troviamo una persona che per ottanta lei ci porta a vedere il monastero sull’isoletta a bordo di una barca a motore. Finita la visita della chiesa con la tomba di Dracula e fatto un giro per l’esterno risaliamo a bordo della bagnarola per far rientro in albergo. Ultima sistematina ai bagagli e via verso l’aeroporto. Riconsegniamo l’auto lasciando la Matiz nel parcheggio e le chiavi nel cruscotto, un veloce ceck in e infine l’imbarco per tornare a Napoli.
CONCLUSIONI La Transilvania, come il resto della Romania, è un posto stupendo. Merita sicuramente una visita. I prezzi sono molto economici, chissà per quanto ancora. Con l’entrata nella Comunità Europea il paese si modernizzerà sicuramente. La maggior parte dei cantieri sono finanziati dalla UE e si spera che con tutti quei soldi la carenza di infrastrutture venga colmata. E’ in costruzione l’autostrada transilvana che ridurrà i problemi di spostamento. Andateci, e non per vedere i posti del conte Dracula, ma per assaporare usi e costumi diversi dai nostri, per scoprire come si è riusciti a mescolare con sapienza culture religiose differenti. Non vi affidate alle agenzie che a prezzi esorbitanti vi promettono il giro di tutta la regione in tre giorni. Organizzatevi da soli. Un saluto a tutti i TPC da Luca e Paolo, alla prossima
ho deciso di pubblicare l’articolo sulla transilvania perchè non ci sono molti resoconti su questa regione.Spero di essere stato esaustivo