Nè di crimini, nè di vampiri

Non sono mai stato prevenuto nei confronti della Romania, quindi quando mi capita l'occasione di uno scambio fra l'università dove studio in italia e un ospedale rumeno, a Timisoara, decido che non è il caso di perdere l'occassione e parto una settimana prima per visitare quel pezzo di Romania che altrimenti non vedrei... Purtroppo però decido...
Scritto da: Lakehurst
nè di crimini, nè di vampiri
Partenza il: 24/07/2008
Ritorno il: 02/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Non sono mai stato prevenuto nei confronti della Romania, quindi quando mi capita l’occasione di uno scambio fra l’università dove studio in italia e un ospedale rumeno, a Timisoara, decido che non è il caso di perdere l’occassione e parto una settimana prima per visitare quel pezzo di Romania che altrimenti non vedrei… Purtroppo però decido di chiedere informazioni… Le chiedo a gente che in Romania c’è stata, a persone che hanno fratelli adottate in Romania e tutta la mia mancanza di prevenzione cede racconto dopo racconto, raccomandazione dopo raccomandazione (mi consigliano di girare sempre con un coltello in tasca perchè non si sa mai!!!) Giorno zero – partiamo alla volta della Romania (io e mia sorella, l’unico essere umano che abbia accettato d’accompagnarmi, ma lei ama l’est Europa) dalla tranquilla Verona, nel tranquillo aeroporto Catullo, dove, tranquillamente, scopriamo che il volo diretto Verona Bucuresti ferma ad Arad, fa scalo e riparte. Poco male ci diciamo, in tutta tranquillita, basta arrivare per le nove come previsto e poi puo fermarsi ovunque voglia. Venti minuti dopo la prevista apertura del gate ci avvertono che aprirà dopo altri cinquanta, tranquilli, minuti.

Ad Arad finalmente si atterra, riteniamo che il tutto si possa risolvere in pochi minuti, ma alla faccia di Calderoli la polizia rumena ha paura dell’immigrazione clandestina e vuole controllare tutti i passaporti. Ci fanno scendere tutti, l’aeroporto consta di un aereo, il nostro, e il nulla pianeggiante in ogni direzione…

Finalmente si risale, sull’aereo provo a leggere qualcosa, apro “la strada” di McCarthy, lo scrittore non il cantante: questo libro parla di due tizi in un universo postatomico persi lungo una strada che attraversa il nulla per chilometri ma circondati da umani cattivi. Mi vengo in mente io. Chiudo il libro.

Quando finalmente si giunge a Bucuresti sono abbondantemente passate le dieci. Allora mia sorella, tranquillamente, chiama l’ostello per dirgli che saremo in ritardo. L’ostello le risponde tranquillamente che non ci sono problemi, tanto loro non hanno la nostra prenotazione. Inizia una non più tanto tranquilla ricerca telefonica di ostello in ostello per una paio di letti, ma pare che Bucuresti sia gettonata (?) come citta, quando finalmente ne troviamo uno, al telefono ci dicono che nessuno conosce la via in cui si trova, neppure i tassisti, ci mettiamo d’accordo con la proprietaria dell’ostello che quando troveremo un tassista la chiameremo al telefono e lei spieghera come raggiungerla. Vediamo in lontananza una fila di taxi, i tassisti sono tutti in cerchio a confabulare tra loro, sono tutti facce da galera obesi e cattivi (sto descrivendone solo l’aspetto) e la guida mi ha più volte messo in guardia contro i tassisti truffaldini. Andiamo da loro a spiegargli la situazione, capisconop poco d’inglese, ma quel poco e’ sufficiente, ci dicono che non ci porteranno in un ostello, nessuno ci porterà in un ostello perchè gli ostelli non pagano (cosa?). Mia sorella si mette a sbirciare il prezzo scritto sulla portiera, vede che e’ il doppio di quello che dovrebbe essere e ferma l’interessante conversazione, piuttosto incattivita all’idea d’essere stata vittima d’una tentata truffa, per dire ai tizi che si fanno pagare troppo, e che quindi noi ce ne andiamo… Tempo che mia sorella prenda in mano la sua valigia io mi sono gia lonmtano 15 metri abbracciando la mia.

Riusciamo alla fine a chiamare un taxi e telefoniamo all’ostello, ovviamente il tassista non parla inglese quindi partiamo in un inquietante silenzio. Immediatamente facciamo la conoscienza dello stile di guida rumeno che, a detta di un barese che odia i napoletani che ho conosciuto qui, e’ peggio di quella di napoli.

Nel frattempo guardo la strada, poi i baffoni del tassista, poi la strada, poi il nulla attorno alla strada e ancora i baffi…E mi partono una serie di filmini mentali Filmino 1, il tassista ci porta in mezzo alla campagna, si ferma, sfodera una pistola grande come tutta l’india e con un fluentissimo inglese di accento cockny ci dice che se gli diamo tutti i soldi e scendiamo dall’auto allora non ci uccide. Noi facciamo quanto dice ma appena scendo mi spara in una qualche punto solo lentamente vitale e se ne va sgommando.

Filmino 2, il tassista si e’ messo d’accordo con la proprietaria dell’ostello e ci porta in una struttura come quella del film Hostel dove veniamo seviziati da una coppia di anziani inglesi.

Filmino 3 l’inevitabile incidente, inevitabile per la guida, mi permette di entratre in un ospedale rumeno prima del tempo.

In realta arriviamo all’ostello, li scopriamo, parlando fra noi, io e mia sorella, che il tassista sapeva l’italiano e lui e mia sorella cominciano a chiedere le pronunce ognuno della lingua dell’altro.

Quando finalmente entriamo nell’ostello siamo,ovviamente, affamati, e il tizio dell’ostello ci dice che li vicino c’e un posto, guardo che ore sono, ed e’ passata la mezzanotte, il tizio dice che tanto e’ aperto anche alle cinque.

Esperimento leghista 1; cercare di essere accoltellati passeggiando per una buia strada secondaria di Bucaresti alla mezzanotte e all’una (il ritorno). Risultato: esperimento fallito.

Giorno 1 – 11 ore di visita alla citta con 8 ore nette passate a camminare! ma ne vale la pena. Partiamo dalle parti di Piata Alba Iulia dove abbiamo l’ostello e percorrendo a piedi il lunghissimo (3,5 km) Bulevardul Unirii ci fermiamo a visitare le chiesette nascoste nelle sue viuzze laterali e salvate dalla furia di Ceusescu. Al termini del Bulevardul si erge il maestoso palazzo del parlamento, ex palazzo del popolo, uno degli edifici più grandi attualmente esistenti al mondo, maestoso, gigantesco, esagerato ed eccessivo in tutto che ben rappresenta la megalomania del dittatore rumeno. La visiti di questo palazzo a mio avviso giustifica da sola un viaggio a Bucuresti, è uno di quegli edifici che meritano d’essere visti almeno una volta nella vita da tutti; i più o meno divertenti o spiazzanti aneddoti della simpatica guida inglese condiscono il tutto con la patina del mito. Ricordo che prima di entrare nel palazzo, osservandone la mole e notando il nulla che si ergeva ai suoi lati, non mi sono mai sentito tanto lontano dall’Italia…

Il resto della giornata lo si perde facilmente girovagando per il centro storico vero e proprio, non è enorme e neppure ha edifici fondamentali, ma nell’insieme, e correlandolo con la triste storia recente di questo paese, assume un fascino esemplare.

Giorno 2 – Vicino a Bucaresti c’e un paesino chiamato Snagov dove, nell’isola che vi sorge di fronte (li c’e un lago), tradizione vuole che vi sia sotterrato Vlad Tepes; ovviamente ci si vuole andare. La mia ottima guida lonely planet mi dice che e’ sufficiente prendere un maxitaxi (certo l’ottima guida li chiama così, peccato che però in rumeno si chiamano microbus, il che crea non pochi problemi) e ci si arriva.

Partendo con il maxitaxi si ha subito la sensazione di lasciare qualcosa di consolantemente noto per qualcosa di più selvaggio, si attraversano alcuni quartieri degradati di Bucaresti, si saluta l’aeroporto, si incomincia ad attraversare paesini dove compaiono carri trainati da cavalli (che però hanno la targa, i carri intendo, non i cavalli), strade sterrate e solo qua e la asfaltate, sinuosi passaggia fra colline boscose con nessun elemento umano visibile nelle vicinanze, fattorie coi tetti d’amianto. E” un lento deragliare nel nulla, come in cuore di tenebra, o apocalipse now se si vuole, sino a Snagov. Ovviamente per scendere a Snagov contiamo le fermate, dovrebbe essere la sesta, ma i maxitaxi, come anche autobus e tram si fermano in qualsiasi punto, basta chiedere; e ci alziamo per scendere diverse volte prima che l’autista ci dica (o meglio ci fa capire) di non preoccuparci tanto ci avverte lui quando ci siamo. Noi non ci preoccupiamo. Quando l’autista ci dice che possiamo scendere allora si che comincia la preoccupazione. Scendiamo alla fermata senza che la fermata sia segnalata, in mezzo ad una strada sterrata che passa in mezzo a case più o meno fatiscenti. Nessuno e’ in giro a parte qualche nugulo di cani che non mi fa meno paura dei cristiani (date le non rassicuranti notizie ricevute prima di partire).

Ci guradiamo intorno; la cosa piu importante e’ che non si vede nessun lago. Apro la mia ottima guida lonely planet e leggo, in fondo all’articolo su Snagov “purtroppo dal paese non si vede il lago”.Tutto bene dunque… Ci incamminiamo con cautela verso quello che sembra un bar, entriamo, non appare molto diverso da uno squallido bar di paese nostrano. Con il mio passo sicuro ed il mio ottimo inglese (no ok, qui proprio scherzavo) mi avvicino alla giovane e non provocante barista e le chiedo “can I ask you some information?” la barista laconicamente mi risponde “no”. Visto che rimango interdetto (avevo fatto una domanda retorica) decide che e’ meglio sottolineare la cosa ripetendomi una decina di no. Usciamo e ritorniamo a camminare a caso, troviamo una stazione della polizia, sarebbe una buona idea chiedere a loro, ma mia sorella che e’ stata in Russia mi dice che se anche assomigliano solo a quelli di Mosca e’ meglio non andarci. Così sperduti ci aggiriamo come zombi uin un cimitero finchè, fortuitamente, non raggiungiamo il lago. Una rivelazione.

Ci avviaciniamo alla sponda, guardiamo, ma non c’e nessuna isola all’orizzonte. Decidiamo che a questo punto e’ il caso di circumnavigarlo…A piedi intendo, tiro quindi fuori la mia ottima guida lonely planet che mi dice che il lago e’ lungo 30 km…Questo un po’ ammazza l’idea di girarci attorno. Camminiamo ancora un po a caso per l’orrido paesino in cerca di segnali, mentre gentaglia tipica di ogni paese con meno di 8000 abitanti comincia ad arrivare in strada (ci sono anche due ragazzine adolescenti che si tengono per mano! Questo è peggio di qualsiasi racconto!). Affaticati e senza speranze decidiamo di tornare a Bucuresti…Ma non sappiamo dove sia la fermata visto che non sono segnalate. Ci fermiamo in un supermercato grande come il mio bagno e compro una coca cola per imbonirmi l’autocnona vecchietta che ovviamente non parla inglese. Abilmente con il mio fluente anglo-italo-rumeno mi faccio capire al volo dalla vecchia che in quello che credo fosse dialetto stretto mi dice dove si trova la fermata. Usciamo senza molte speranze di trovarla ma dopo cinque minuti vediamo un microbus che arriva, grazie a dio quei tizi se ne fregano delle fermate e basta alzare un braccio per farli fermare in ogni dove.

Esperimento leghista 2; farsi assalire da orde di zingareschi rumeni con forconi e torce andando a stanarli direttamente in un villaggio oscuro e desolato. Risultato: esperimento fallito.

Giorno 3 – ci imbarchiamo il mattino presto su un treno per Brasov: andiamo in Transilvania. (nota a parte, le donne delle pulizie rumene prendono sul serio il loro lavoro; quella che è deputata a lavare il pavimento della stazione ha chiamato un paio di guardie armate di manganelli per impedire che la gente camminasse dove c’era ancora bagnato bloccando un gregge di persone fuori e me e mia sorella dentro per venti minuti).

In treno per la prima volta tiro fuori dracula, il libro, nella mia testa si e’ già delineata la scena, nel film di dracula c’e un punto in cui Harker il protagonista e’ in viaggio in treno verso il castello di dracula e proprio in quel momento legge una lettera del conte, la mia idea e’ di leggere la lettera dal libro proprio mentre sono in treno diretto verso la citta’ di dracula (grande momento panico, nel senso greco del termine, olico se volete; una sorta di meta-letteratura, meta-vita, meta-tutto insomma). Alla seconda pagina ho già chiuso, harker ha già letto la lettera ma si trova in una locanda a Bistrita, parecchi chilomentri piu lontano da qui, maledico il film che mi ha illuso e dormo per il resto del viaggio.

Beh per Brasov è gia da una paio di giorni che l’ostello mi ha scritto per dirmi che la stanza che avevamo prenotato non e’ agibile perchè un tubo e’ esploso (scusa patetica) e che quindi ci avrebbe trovato una sistemazione, lontana dal centro ma vicino alla stazione dei treni. Per maggior sicurezza, visto quanto successo a Bucuresti avevo anche già chiesto di venirci a prendere direttamente, la genitle responsabile signora roxana mi aveva anche già assicurato il suo appoggio.

Ovviamente quando arriviamo non c’e nessuno; tiro fuori la mia ottima guida lonely planet per vedere almeno la cartina del posto per avere un’idea di dove ci si trovi, e ovviamente la cartina non comprendo la stazione (e se per quello non comprende neppure un decimo della citta di Brasov). Vado verso l’infocenter che vende le cartine anche di Bagnacavallo, ma ovviamente e’ chiuso. Giro attorno alla stazione, vedo un ragazzo con la maglietta di un ostello addosso (ovviamente non ricordo il nome del posto dove dobbiamo andare) e tutto fiducioso mi avvicino e gli chiedo se sta aspettando noi, mi chiede le mie generalità, guarda su un foglio e mi dice di no. Mi abbacchio. Vedendomi abbacchiato il ragazzo mi richiede le generalità, magari non ha capito il mio nome (sai quante volte m’è successo) ricontrolla. No di nuovo ovviamente. Mi rimetto a girare dentro e fuori la stazione. Insiste nel non esseerci nessuno. I miei movimenti però non passano inosservati e un tizio che credo fosse un tassista mi ferma e mi chiede chi sto cercando. Io che mi fido della genta gli spiego la situzione, lui mi dice di non preoccuparmi, se voglio lui mi offre la opossibilita di comprare a un prezzo ragionevolissimo degli appartamenti in centrissimo a Brasov, Poiana e Bran. Io gli spiego che non mi interessa la cosa, lui tra il deluso e il sorpreso mi spiega perche comprare o affittare un appartamento in centro e’ meglio di un ostello. Comprendo il suo punto di vista ma purtroppo mi tocca di rifiutare di nuovo. Nel frattempo il ragazzo con la maglietta dell’ostello passa di li, mi vede, si avvicina, mi chiede se si e’ risolta la situazione, gli dico di no e lui mi da un volantino del suo ostello, in caso che serva, mi dice, e si rimette a passeggiare li intorno. Io appioppo il tassista (che si chiama Eugenio per inciso) a mia sorella e mi rimetto a girare per la stazione in attesa di un’epifania. Quando ritorno da mia sorella Eugenio sembra aver compreso la situazione e, gentilmente, si mette a telefonare a vari ostelli per chiedere se hanno la nostra prenotazione (cioè, tanto per dire, basta mettere due persone ragionevoli a parlare e le cose si risolvono, io per contro è meglio che passeggi). Mentre gli ostelli ad uno ad uno negano alcun contatto con me o mia sorella, e mentre io continuo a vagara avanti e indietro per la stazione in cerca della roxana, e mentre il ragazzo dell’altro ostello mi dice (per rassicurarmi) che comunque sia di ostelli vicino alla stazione non ce ne sono, beh, mentre tutto ciò accade che la mia ragazza dall’Italia mandi un sms in cui mi dice che sta guardando un pò di foto di Brasov sul computer e che deve essere proprio bella. Al di la dell’ironia della cosa in quel momento, l’sms appare come la luce alla fine del tunnel, la chiamo, mi facciocontrollare le mie mail e mi faccio dire il nome degli appartamenti (perchè, scopro, l’ostello ci aveva sistemato in appartamenti), l’indirizzo e mifaccio guidare mentre lei guarda la cartina… Tutte cose che erano sulla mia mail…Sarebbe bastato che io la guardassi il giorno prima.

Salutiamo eugenio e il ragazzo (che nel frattempo si stavano facendo grasse risate). Eugenio, salutandoci, ci spiega che io e mia sorella siamo proprio scemi ad andare in quegli appartamenti (che sa come sono) e a non accetare una comproprietà a due passi dal castello di dracula. Dopo soli cinque minuti di cammino arriviamo agli appartanmenti dove una roxana frettolosa e assolutamente digiuna d’inglese ci attendeva da un’ora. Brasov in compenso e’ una bella citta con il nome scritto su una montagna come a hollywood, una piazza centrale tirata a lucido ed un paio di vie molto turistiche. Consiglio comunque di non fermarsi alla piazza del municipio e di dare un’occhiata anche alle chiesetee ortodosse più esterne della città, si possono fare delle belle scoperte.

Giorno 4 – dopo un breve briefing decidiamo che non possiamo passare un giorno intero solo al castello di Bran (quello di dracula che si trova nella omonima cittadina). Decidiamo di andare a vedere anche quello di Peles che si trova nella cittadina di Sinaia, consigliatoci da un’inglese un paio di giorni prima. Dopo un’ora di treno e una lunga camminata montana entriamo nel parco del castello costellato di bancarelle piene di oggetti tipici (talmente tipici che riuscirò a trovarli anche a Bratislava di li a qualche settimana; ma l’unica cosa che conta è che mia nonna continui a credere che quel centrotavola fatto a mano sia romeno doc) e cartelli che avvertono di fare attenzione agli orsi. Apro la mia ottima guida lonely planet e leggo che solo l’anno scorso un turista e’ stato sbranato da un orso idrofobo…

Comunque sia giungiamo allo splendido castello, un colpo d’occhio magnifico, una vera rivelazione una serie di splendide guglie sdraiata su un prato d’un verde brillante. Ci affrettiamo all’entrata solo per sentirci dire che la domenica e’ chiuso (non e’ una cosa ovvia, in Romania niente e’ chiuso. Mai!).

Ce ne torniamo a Brasov dove prendiamo un autobus per attraversare le zone scrause della citta fino alla stazione degli autobus per prendere il pullman per Bran. Quando partiamo lo spettacolo che ci arriva dai finestrini e’ lo stesso che abbiamo avuto modo di vedere andando a Snagov… E dire che dopo aver lasciato Bucuresti tutto sembrava migliorare nonostante tutto…

Passiamo per un apese di nome Rasnov che, secondo l’ottima guida lonely planet ha un castello piu bello di quello di Bran… Quel paese assomiglia maledettamente a Snagov. Decidiamo che casomai ci si ferma al ritorno…Ah si, comunque sia anche Rasnov aveva la sua bella scritta sul fianco della montagna, solo Trento non se l’è messa. (non centra nulla al momento, ma sto vedendo ora su youtube Andrea bocelli che canta con Elmo dei muppets una versione inglese di Con te partiro, per convincerlo per dormire…Time to say goodnight… Sigh!).

Beh comunque sia durante il viaggio l’unica cosa che ci rinfranca e’ la presenza di una solitaria turista francese.

Quando arriviamo grazie a dio la citta e’ completamente diversa, completamente turistica con kitchissime magliette su dracula in ogni dove. Ovviamente nel castello non si fa menzione di dracula ma solo della regina maria. Il castello, seppure non entusiasmante come quello di Peles e mi dicono che non può competere neppure con quello ben più gotico di Hunedoara (che purtroppo non ho visitato), come dicevo, seppure inferiore agli altri è splendidamente conservato e permette scorci estremamente belli e, a mio avviso, merita di sprecare meno d’una mezza giornata per vederlo.

Nota di costume, a Bucuresti (che in è Valacchia) i piatti sono tutti infarciti di aglio, in Transilvania invece l’aglio scompare del tutto…

Al ritorno siamo tentati di fermarci a Rasnov, ma il sole sta calando e non vorremmo mai trovarci in uno sperduto paesino transilvano di notte… Peccato, il dubbiu su come sia il suo castello mi attanaglia tutt’ora… Mai perdere un’occasione.

Quella stessa sera, a Brasov, facciamo anche in tempo a perderci visto che non abbiamo una mappa e usiamo solo quella che c’e affissa alle fermate degli autobus.

Esperimento leghista 3; perdersi per quartieri ignoti di una citta rumena a tarda notte e cercare di non fare più ritorno alla civilta. Risultato: esperimento fallito.

Giorno 5 – il giorno dopo partiamo per un’altra città, Sighisoara, di cui una delle attrattive e’ sicuramente il cimitero tedesco (li sotterrano a parte), nonchè la figlia adolescente e metallare della custode della chiesa luteranea che passegia fra la chiesa e il cimitrero (ci abita davanti) con una maglietta che inneggia a satana, oltre, naturalmente, allo splendido museo delle tortute, che consta di una stanza, piccola, con due foto e una corda appesa.

No, in realta e’ anche bello come posto, con una cittadella medievale ancora utilizzata in cui si può pernottare che è meravigliosamente conservata e che accusa solo pochi acciacchi. Ma si gira in mezza giornata. Il resto del tempo lo passiamo a fare i turisti in un bar che serve dolci statunitensi.

Da sottolineare la presenza della casa natale di Vlad Tepes… O meglio un edificio che se ne arroga la natalità contro ogni ragionevole dubbio e che forte di questa trovata ci ha fatto un ristorante che costa due o tre volte in più rispetto alla media… Però una foto ala targa commemorativa è d’obbligo.

Giorno 6 – avendo finito le cose da fare la mattina andiamo al mercato zigano dove mia sorella conta di trovare chicnaglierei d’argento che tanto attirano soggiogano le donne e gli indiani d’america.

Non avevo mai visto un mercato in cui ancora si vendono polli vivi chiusi nelle gabbie o oche vive chiuse in sacchi, ne avevo mai visto una jeep stracarica di cappucci (il tipo di cavolo intendo) sul sedile posteriore, e neppure vecchiotti con addosso magliette a rete degne di scialpi. Ovviamente era solo un mercato come quello di di San Giovanni Lupatoto qualche decennio fa, niente tipici oggetti della cultura zingara da comprare a mani basse.

Esperimento leghista 4; penetrare tra le fila dei temutissimi zingari e cercare di comprare la televisione che devono averti rubato l’anno scorso in italia. Risultato, esperimento fallito.

Il pomeriggio contattiamo un tipo per farci vedere alcune chiese del circondario (che comunque sono patrimonio dell’umanita mica minchiate), si tratta delle chiese sassoni fortificate, costruzioni religiose con mura difensive a volte a più strati. Ci troviamo davanti un olandese che guida una jeep scassata, passiamo a prendere anche due danesi che di femminile non avevano neanche le scarpe e partiamo, dopo tre chiese con altrettanti paesini che mia nonna mi ha confermato essere com’era Massimbona durante la sua infanzia, arriviamo in una fattoria rumena tipica. Che gioia finalmente posso vedere maiali e mucche! Non faccio pesare il mio perimento in agraria, o il fatto d’essere cresciuto in una fattoria e mi limito a ridere alle pesanti battute dei contadini circa gli shorts che indossano le danesi, battute grazie a dio comprensibili.

Le chiese fortificate valgono bene una visita, il tour a cui ho partecipato mostrava ovviamente quella di Biertan, che pare essere la più grande ed importante, oltre che una delle meglio conservate, più un altro paio, una in un paesino di cui non ricordo il nome, molto debilitata dal tempo e dalla mancanza di manutenzione, effettivamente pregevole solo per gli scorci da rudere romantico che permette; ma la prima delle chiese è quella di Copsa Mare (se non sbaglio) che è anche la più antica, non perfettamente mantenuta, ma il lavoro di reastauro appena iniziato ha eliminato l’intonaco luterano facendo respirare nuovamente dei magnifici affreschi cattolici, beh, colpiscono davvero, per tanti piccoli dettagli, come il diavole che va a prendere l’anima del ladro non pentito in croce di fianco a Gesù, o lo Spirito santo rappresentato come un corvo, o la magnifica trovata figurativa per mostrare la causa della gravidanza di Maria…

Giorno 7 – altro giorno di viaggio verso Sibiu, capitale europea della cultura nel 2007. Non c’e’ che dire, bella. Un insieme di piazze che vuol entrare nell’UNESCO, un centro storico abbastanza grosso e perfettamente pulito, chiese d’ogni religione (la chiesa ortodossa che è una imitazione in scala ridotta di Santa Sofia è una delle più belle che abbia mai visto) e una vita notturna finalmente dinamica, per chi ne ha ancora il fiato. Ci sono anche dei tipi che scolpiscono gargoille e una donna, evidentemente appena uscita di prigione, che battendo (il ferro) crea delle rose.

Giorno 8 – otto ore di treno per lasciare Sibiu in cambio di Timisoara. Arriviamo dopo le dieci e ovviamento non troviamo la mia contact person. Per fortuna era solo su un’altro binario a prendere un ragazzo egiziano.

La mattina dopo accompagno mia sorella in aeroporto e al ritorno mi fermo in centro, pensando di visitare qualcosa per conto mio tanto per passare il resto della mattinata. Prima di mezzogiorno ho gia visto tutto quello che c’e’ da vedere a Timisoara.

A voler essere brutalmente sinceri, non c’è nulla in questa città che giustifichi un viaggio… Ma personalmente sono stato fortmente colpito dalla storia recente rumena che ha avuto a Timisoara l’origine di tutto… Sarò un sentimentale ma l’orribile palazzo dell’opera, la piazza della Vittoria e i segni dei proiettili sul palazzo che oggi ospita il MacDonald sono qualcosa a cui sono ancora legato.

Per il resto bene, tutte le mie preoccupazioni erano ovviamente inutili, la Romania non è ne più ne meno sicura dell’Italia, la gente muore a 40 anni di infarto per la cucina tipica enormemente grassa, ma, salvo poche eccezioni, parimenti succulenta (astenersi vegetariani) e pare che molti rumeni capiscano l’italiano perfettamente, anche senza averlo mai studiato, proprio così spontaneamente, il che non è un vantaggio da poco in un paese in cui così poca gente parla inglese.

Un viaggio del genere però non è esaustivo, manca ancora molto, come le chiese di legno del mramures, i monasteri affrescati della Bucovina, e poi le città di Cluj-Napoca o di Costanza ed il delta del Danubio… Oltre al monastero di Rasnov, il castello di Snagov, la chiesa fortificata di Viscri…

La Romania è ingiustamente sottovalutata.



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