Alla scoperta di Brazzaville di Congo con tanto di naso rosso…

Quest’anno un gruppo di 10 clowndottori ha scelto di dedicare le proprie vacanze a una missione in Congo...
Scritto da: iside88
alla scoperta di brazzaville di congo con tanto di naso rosso…
Partenza il: 13/08/2011
Ritorno il: 29/08/2011
Viaggiatori: 10
Spesa: 2000 €
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Quest’anno un gruppo di 10 clowndottori dell’Associazione Veronica Sacchi (www.veronicasacchi.it) ha scelto di dedicare le proprie vacanze a una missione in Congo, chiamati dall’Associazione Amici dei bambini e delle mamme di Makoua (www.makoua.org) che sostiene vari progetti sul posto.

Scopo del viaggio: tenere un corso di clown-teatro a un gruppo di ex ragazzi di strada, seguiti da Padre Adolfo, e visitare orfanotrofi/ospedali/centri per anziani portando un po’ del nostro sorriso.

Vi starete chiedendo che senso abbia portare la figura del clown in un Paese dov’è praticamente sconosciuto. Proverò a spiegarvelo. Il Nasorosso permette di entrare in contatto con le persone che si trovano in situazioni di disagio, è un mezzo per relazionarsi e interagire con altre culture. I gesti non hanno lo stesso significato ovunque e per questo il clown deve saper adattarsi al contesto in cui si trova. La figura del clown in Congo è sconosciuta (è capitato che ci chiedessero se fossimo Babbo Natale), ma anche qui come in ogni altra parte del mondo si sa cosa vuol dire ridere. Insegnare a dei ragazzi del posto a fare il clown vuol dire metterli in condizione di regalare la gioia del sorriso, ma col vantaggio di conoscere già la cultura e le tradizioni locali.

Ecco allora che il 13 agosto ci si ritrova in aeroporto con tante emozioni: l’entusiasmo pre-partenza, la paura di non essere all’altezza e l’incertezza di quello che avremmo trovato al nostro arrivo.

Nonostante tutti gli incontri per prepararsi a questo viaggio, tutti i programmi pensati, tutte le vaccinazioni effettuate (la febbre gialla è l’unica obbligatoria, ma è consigliato effettuare anche colera, tifo, difterite, poliomielite, antitetanica, antimalarica, epatite A e B), sappiamo benissimo che quel che ci attende sarà una continua sorpresa. Anche perché avete mai sentito parlare di questo Congo?! Le poche informazioni che si riescono a carpire fanno quasi sempre riferimento alla Repubblica Democratica del Congo, che si trova dall’altra parte del fiume Congo.

Sappiamo però che la Repubblica del Congo è un ex colonia francese, governata da Sassou-Nguesso. E sappiamo anche che, se la lingua ufficiale è il francese, a Brazzaville si parla il Lingala!

In balia di tutte queste sensazioni, si parte alle 17.30 con la Royal Air Maroc (andata e ritorno: 1160 euro a testa di volo + 145 euro per il visto) e si arriva a Brazzaville all’alba del 14, dopo aver effettuato uno scalo a Casablanca. Non tutto, però, atterra con noi: su 20 valigie totali ne arrivano solo 4, mentre le altre ci verranno consegnate in ritardo di qualche giorno. Ma non bisogna farsi abbattere: pare che questa sia la prassi da queste parti!

Attraversiamo Brazzaville per giungere al centro Ndako Ya Bandeko, che si trova nel quartiere Makabandilou e che ci ospiterà per due settimane (www.lastradadicasa.com).

Inizia così la nostra convivenza con questi 20 ex ragazzi di strada, giunti al centro per motivi molto diversi.

Prince, ad esempio, venne cacciato di casa dallo zio, dopo averlo derubato e, vergognandosi di tornare a scuola, ha vagato per le strade prima di arrivare qui. Oggi studia e lavora per diventare panettiere.

Poi ci sono i fratelli Trésor e Fis, che scapparono in Sudan e poi in Kenya durante la guerra. Gli uomini non tornarono più a casa e le donne della famiglia morirono, così Trésor cercò un posto per lui e il fratello. Col tempo sono arrivati qui.

Vi posso, infine, parlare di Johnatan, il più grande, che si è ritrovato per strada a 5 anni, dopo la morte della madre. Non conoscendo il padre, venne accolto dalla cugina, ma la ricca eredità in ballo portò i parenti ad accusare il bambino di stregoneria e di essere la causa della morte della madre. Solo la strada lo accolse a braccia aperte.

Con la convivenza, inizia anche il corso con loro, che mostrerà i suoi frutti nella seconda settimana, quando porteremo alcuni dei ragazzi a visitare con noi orfanotrofi e ospedali, dove mettere in scena degli spettacolini e tenere dei laboratori.

Nelle varie strutture veniamo accolti, quasi sempre, da canti di benvenuto, veniamo ringraziati con un Bayo (ciao) che sembra non finire più e talvolta con un sacchetto di banane da portare a casa… Il distacco è sempre il momento più difficile.

Gli spostamenti all’interno della città avvengono con dei mini bus, detti Carrefour, (150 franchi congolesi a persona: per il cambio sappiate che 6500 franchi sono 10 euro) o con i taxi (bisogna sempre trattare per il prezzo!): per arrivare in centro impieghiamo sempre almeno un’ora, ma spesso anche di più.

Durante le nostre trasferte non capita mai di passare inosservati: Mundele Mundele (bianchi) ci gridano, quando non ci scambiano per cinesi. Infatti di cinesi ce ne sono molti, perché hanno un accordo con lo stato per gli appalti delle infrastrutture e si può dire che sono gli “unici bianchi” in città!

Quando non mangiamo al centro coi ragazzi, dove il menù rispecchia le possibilità economiche della popolazione: pane e un po’ di sugo con qualcosa dentro o riso e fagioli, ci capita di soffermarci per strada.

Ad ogni angolo si incontrano bancarelle che arrostiscono pollo da servire con pigmento piccante, bancarelle di frutta (avocadi e banane, non è la stagione di manghi e papaye), venditori di banane fritte, manioca, brioches/frittelle, vino di palma e pesce affumicato.

Ma capita di sedersi a un tavolo per riposarsi un po’. Nel quartiere di Mougalì si trova Annafoura, locale arabo, dove si spende intorno ai 10 euro a persona. Inutile chiedere birre alcoliche non le hanno e se vi capita di bere la Coca-Cola sappiate che le bottiglie di vetro sono giganti ed il sapore è completamente diverso da quella che beviamo in Italia. I piatti sono abbondanti e buoni: pollo cucinato in tutti i modi, hamburgers e chawarma. Certo i prezzi non sono economici!

In Boulevard Tennis Sassou trovate Hassan Burgers, un ristorantino libanese gestito da persone molto corrette (per sbaglio ci hanno fatto pagare di più, sono tornati indietro per riportarci i soldi). Da loro puoi mangiare del Cous Cous a 7000 franchi per due persone, hamburger a 3500 fr. e vari piatti di carne. Il caffè è gentilmente offerto dalla casa.

Piccola nota dolente sul servizio ai tavoli in ogni bar/ristorante Congolese: i camerieri sono lentissimi e i piatti possono arrivare anche 2 ore dopo, completamente freddi. Certo qui la convivialità è importante e quindi nel momento in cui arriva un piatto, arrivano anche tutti gli altri!

Per colazione, se non v’importa spendere, potete andare da La Mandarine, che si trova nella strada di fronte al Municipio: un bar stile francese che vi servirà favolose brioches, spremute d’ananas, cappuccini, caffè, torte e qualsiasi cosa possa soddisfare il vostro palato.

In serata, c’è capitato di mangiare all’Espace Mbale (Carriere Sable, 300 km Académie Militare), un hotel di lusso che funge anche da ristorante, dove potrete assaggiare antilope, banana fritta, bistecca, pesce salato…

Se poi volete gustare delle birre locali è inutile darvi indirizzi precisi (i prezzi sono abbastanza standard: 600 franchi e le bevande sono altamente reperibili). Unico consiglio: riportate sempre la bottiglia di vetro al bar, altrimenti potrebbero farvi storie o aumentarvi il prezzo. Le birre locali che troverete sono tre: Primus, Ngok’ e Turbo King.

Cibo a parte, le due settimane volano via, spezzate dall’unica giornata libera a disposizione: il Sabato, durante la quale veniamo portati al Mercato di Potò Potò (dove vendono stoffe meravigliose a 6000 fr. Con cui farsi fare un abito su misura a 5000 fr.) e al Mercato di Plateau, dove si possono trovare collane, statuette di legno, oggetti in vimini, quadretti di sabbia… In questo secondo mercato, potrete stranamente incontrare qualche rarissimo turista, per cui ricordatevi di trattare sui prezzi, perché cercano sempre di approfittare dei bianchi.

La nostra permanenza vola via, ma sembra aver lasciato un segno indelebile…I ragazzi ci tengono aggiornati sulle loro attività: chiamare in Italia con una scheda locale MTN (1000 fr.) ha dei costi ridicoli. Inviare messaggi verso numeri italiani costa 75 franchi (circa 10 centesimi), mentre le chiamate 99 franchi al minuto.

Il Mal d’Africa ci insegue, immancabile, nonostante i malanni che alcuni di noi hanno beccato. Ma non vi preoccupate: nel caso sfortunato in cui doveste prendere la malaria (e in qualsiasi farmacia vi possono fare il test istantaneo), troverete delle ottime medicine (costo 10 euro) che nel giro di 3 giorni vi rimetteranno in sesto.

Il 29 agosto si torna a Milano: in aeroporto i controlli sembrano non finire più… I poliziotti provano ad estorcerti del denaro in continuazione. Se avete oggetti di legno ricordatevi di dichiararli (dovrete pagare una tassa di 10.000 franchi) e portatevi 13.500 franchi in più perché talvolta fanno pagare una tassa aeroportuale.

Poi arriva il momento, bisogna salire sull’aereo e non resta che da dire “Ciao Maledetto Ciao”…



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