Alberto, fra cielo e terra in Friuli
Blogger per Caso sul monte Chiadenis e sottoterra a Tarvisio
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La nuova tappa del viaggio è Forni Avoltri per un’intera giornata dedicata alla montagna. All’alba la strada è vuota e comoda. Non servono navigatori sofisticati o app collaudate, le indicazioni stradali sono lineari. Forni Avoltri è in Carnia, poco meno di 100 km da Tarvisio. Lo raggiungiamo in un’ora e un quarto. Ci aspetta Riccardo, una guida alpina di poche parole, ma esperta e che conosce bene i luoghi e le storie che racchiudono. Saliremo verso la cima del monte Chiadenis, oltre 2.200 metri e, visitando le zone dove è stata combattuta la Prima Guerra Mondiale, arriveremo al rifugio Calvi. Informazioni su come organizzare l’escursione si possono trovare sul sito del turismo della Regione. Il percorso richiede un po’ di allenamento, la salita iniziale richiede subito impegno. Il panorama che regala è favoloso. Quindi, come spesso accade, le energia che si perdono all’inizio sono restituite moltiplicate per mille. Salendo dal sentiero numero 173 dal versante opposto al rifugio Calvi si incontra in alto un salto impressionante. Riccardo racconta che è il “salto del calzolaio”, chiamato così perché:“Durante l’ottobre del 1918, un calzolaio al seguito dei soldati della prima linea sul Chiadenis è caduto per quel costone. Ha fatto un volo di un centinaio di metri ed è uscito intatto, la neve gli ha fatto da cuscinetto.” Quando arriviamo alla ferrata, io e Dada ci dividiamo. Lui salirà con Riccardo, io proseguirò il sentiero e ci incontreremo al rifugio Calvi: due vie per la stessa meta. E questo è un elemento importante di questa zona, poiché ha più vie per diversi tipi di approccio alla montagna. Va tenuto sempre a mente che una passeggiata è una passeggiata, un’escursione è un’escursione, una ferrata è una ferrata. E la montagna, come ogni bella donna, se la prendi sotto gamba, se la dai per scontata, non ti perdona. A proposito, le donne sono tutte belle. Io, Dada e Riccardo ci ritroviamo al rifugio Calvi, dove si può mangiare all’interno, anche se un bel panino al sacco mangiato al centro di quello spicchio di Dolomiti con tanta Storia di raccontare secondo me sazia la mente prima ancora che la fame. Salutiamo Riccardo, che ci accompagna fino a Forni Avoltri e ripartiamo per altri 100 chilometri verso Tarvisio. Arriviamo quasi al tramonto, purtroppo le cabinovia per il Lussari è già chiusa (un po’ troppo presto alle 17 d’estate…). E così celebriamo l’inizio serata con una birra ghiacciata parlando dell’avventura sul Chiaenis. Per la cena chiamo Luigi, un mio amico friulano, che spesso mi dà indicazioni sul territorio. A Malborghetto – Valbruna c’è la “Baita dei Sapori”, davvero valido. Mi sveglio presto anche il terzo giorno e penso che il capitano Marco ci ha portato sull’acqua, Ararad e Beaver ci hanno fatto scoprire la terra in un modo molto particolare, Riccardo ci ha avvicinato al cielo. A 10 chilometri da Tarvisio, dopo una strada in salita divertente da guidare, c’è Cave del Predil dove era attiva fino al 1991 la miniera di zinco e piombo. E si può visitare… tra l’altro Cave è sulla strada per Sella Nevea dove nel pomeriggio assisteremo al concerto del pianiste Remo Anzovino, a 1.850 metri. Quindi si va sotto terra. Per la visita ci muniamo dei biglietti presso gli uffici dell’ex distretto militare. La visita prevede un viaggio con un trenino elettrico e diversi tratti a piedi dentro stretti cunicoli bui e umidi e ampie sale dove la visite prevede delle soste per le spiegazioni sulla vita dei minatori e sul lavoro in miniera. Dentro è buio e freddo, la temperatura scende fino a 5-6 gradi. Meglio vestirsi bene e coprirsi gli occhi quando si esce. Molto particolare è la storia della galleria di Bretto, costruita nelle viscere della miniera a fine ‘800 per lo smaltimento delle acque della miniera. La galleria entrò in funzione durante la Prima Guerra Mondiale con un trenino a trazione elettrica che trasportava merci, materiali e persone. E proprio la galleria di Bretto è stato scenario di un episodio poco noto che forse ha segnato la Grande Guerra: il tunnel fu usato dall’esercito austriaci (all’epoca la miniera era austriaca) per far passare circa 90.000 uomini e 240.000 tonnellate di viveri, munizioni e materiali bellico per i combattimenti, tra i quali Caporetto. Dopo la Guerra la galleria è stato per anni il confine di Stato – tra Italia e Jugoslavia – più profondo (in altezza) d’Europa e solo con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea è stato rimosso il cancello che chiudeva la galleria. Lasciamo Cave e noto che in macchina rimaniamo in silenzio a lungo, Dada ed io. Credo che la miniera ci abbia toccato molto. E il confronto con le altre esperienze che abbiamo vissuto in pochi giorni, tanto contrastanti tra loro, hanno lasciato molto in noi. L’ultima esperienza è il concerto del pianista di Remo Anzovino a rifugio Giliberti in Sella Nevea a 1.850 metri e lo raggiungiamo in cabinovia. Un’esperienza sonora e visiva. L’aria tersa, la neve perenne, il sole e un cielo azzurro come dopo un temporale. La musica lassù crea una dimensione unica. E ti accorgi che per toccare il cielo, a volte, ti basta distenderti, alzare una mano verso il cielo e allungare il dito.
Anni fa, proprio lungo una strada del Friuli Venezia Giulia ho letto per caso su un muro una frase che mi ha aiutato molte volte dopo quel momento:”Non stropicciare mai i tuoi sogni”. Ascoltate le strade che percorrete, soprattutto quelle che incrociate per caso 😉 Ciao ciao Alberto, Blogger per caso