Se pensavi che il mare in inverno non riuscisse a sorprendenti, c’è una città dove potrai addirittura camminarci sopra
Oltre il Conero, prima della Riviera romagnola. Una sorta di buffer zone tra due luoghi iconici del Mar Adriatico, dove il turismo di massa sembra voler pian piano retrocedere e lasciare spazio a una esplorazione più intima, personale, quasi riflessiva e davvero vogliosa di scoprire i luoghi percorsi. Proprio qui si trova una delle più interessanti città delle Marche, celebre per aver dato i natali a quel Giovanni Maria Mastai Ferretti che sarebbe divenuto Papa Pio IX, il pontefice più longevo della storia della Chiesa (se si esclude il pontificato ‘leggendario’ di San Pietro). Ma Senigallia è anche la città di un monumento che, attraverso una canzone di qualche decennio fa, è divenuto il suo simbolo più riconosciuto. E dunque, lasciamoci sorprendere dalla bellezza di un luogo che, anche d’inverno, presenta il lato più bello del mare.
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Una storia che vale
La storia di Senigallia non è certo di poco conto: fu fondata nel IV secolo a.C., ancor prima che i Romani mettessero mani (e accampamenti) su questa zona. Dapprima dei Galli, poi appunto controllata dall’Urbe, fu uno dei pochi luoghi a rimanere sotto la guida longobarda durante l’incrementale presenza dei Bizantini. Ancora, deve il suo assetto moderno al cardinale Egidio Albornoz e a Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, sotto il cui dominio l’allora colonia romana divenne una città vera e propria, continuando a espandersi a più riprese e arricchirsi di edifici fino al Novecento, periodo al cui risale la costruzione della Rotonda a Mare, oggi simbolo della città che si proietta verso le acque dell’Adriatico.
La Rotonda a Mare, il vero simbolo di Senigallia
Sebbene la prima costruzione di una sorta di ‘palafitta’ collegata alla terraferma tramite una passerella risalga addirittura al 1850, la Rotonda a Mare di Senigallia così come la vediamo oggi è del 1933. Dall’alto sembra quasi un’astronave aliena, con la sua forma doppiamente tondeggiante, che richiama gli stilemi architettonici di inizio Novecento, un misto ben riuscito tra il futurismo marinettiano e le prime avanguardie del razionalismo. Il progetto, che ha visto numerosi rimaneggiamenti fino al salvifico restauro del 2006, lo si deve al Cardelli, che la concepì come un’estensione della città sul mare, ampia e luminosa, a 80 metri dal lungomare al quale è collegata tramite una larga passerella. Un luogo che è vetrina della città, simbolo di cambiamento e allo stesso tempo di resilienza.
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La Rocca Roveresca di Senigallia
Oggi sede della biblioteca comunale, nonché punto di ritrovo per il mercato ortofrutticolo, a inizio Ottocento il Foro Annonario di Senigallia era stato concepito come una sorta di esedra nella quale svolgere alcune attività tipiche del commercio locale, soprattutto quello dei pescatori. Importante è il Museo Pio IX, ospitato nel Palazzo Mastai Ferretti, la famiglia del pontefice che regnò sulla Chiesa dal 1846 al 1878. Molto bella è la passeggiata dei Portici Ercolani, 126 archi che disegnano un camminamento coperto risalente al Settecento, e che avvicina la città, in certi scorci, ai portici di Bologna e Torino. Imponente è la Rocca Roveresca, la magnifica fortezza rinascimentale che venne costruita in realtà a partire dal Trecento, con le sue mura e le torri circolari in laterizi, che fungono da culmini di un quadrato al quale si accedeva tramite un’ampia passerella, oggi circondata da un giardino ma anticamente forse un fossato pieno d’acqua. La torre deve il suo nome alla famiglia Della Rovere, dalla quale proveniva Papa Sisto IV, originario dell’attuale Celle Ligure.
Gastronomia locale
La cucina di Senigallia è un perfetto esempio della ricchezza gastronomica marchigiana. Tra i più noti piatti a base di pesce fresco c’è il brodetto alla senigalliese, variante di quella zuppa di pesce che è diffusa, con molte varianti, in tutte le principali città dell’Adriatico come ad esempio Termoli e San Benedetto del Tronto. Buonissimi sono anche l’oca arrosto, la porchetta realizzata con finocchio selvatico, la pizza con il formaggio e anche del semplice pane locale, accompagnato con l’olio dalle olive Raggia, tipiche del posto. Il tutto, accompagnato vini locali come il Verdicchio dei Castelli di Jesi o l’altrettanto noto Bianchello del Metauro.