Così grandi da contenere anche il Duomo di Milano, queste grotte sono la vera attrazione naturale delle Marche
Avete mai visitato le Grotte di Frasassi? Io per la prima volta ci sono andata quando ancora ero una bambina, avrò avuto tra si e no 12 anni. Mi ci hanno portata in gita scolastica. Anche se è passato molto tempo, da allora il ricordo di quell’esperienza è rimasto vivido nella mia mente: come dimenticarsi di un luogo così spettacolare?! Da tempo desideravo ritornarci non tanto per visitarla con il consueto percorso turistico, bensì attraverso il tour speleologico. Di cosa si tratta? Le Grotte di Frasassi mettono a disposizione delle guide speleologiche che mostrano ai visitatori parti della grotta che non è possibile visitare normalmente. Armati di tuta, torcia, caschetto e moschettoni si ha l’opportunità di affrontare brevi arrampicate, cunicoli, strettoie e scivoli. Esistono due tipi di percorsi: quello blu e quello rosso. Il primo dura 2 ore ed è adatto a tutti (bambini oltre i 12 anni) perché più semplice, mentre il secondo, dalla durata di 3 ore, presenta un grado di difficoltà maggiore. Io e il mio compagno scegliamo di intraprendere quello blu. Per farlo prenoto con 3 settimane di anticipo. Mi viene indicato cosa portare da casa e cosa invece ci verrà fornito al momento del nostro arrivo. Guardo i video su Youtube e sono super esaltata per questa nuova esperienza.
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Come visitare le Grotte di Frasassi
Il giorno del tour arriviamo a Genga con un bel po’ di anticipo, in modo da poter pranzare senza fretta sui tavolini dell’area picnic che si trova vicino alla biglietteria. Nel caso non abbiate voglia di portarvi qualcosa da casa, in loco sono presenti diversi chioschetti con prodotti tipici marchigiani. Un’ora prima della visita ci rechiamo in biglietteria per fare i biglietti, per poi prendere il pullman che ci condurrà fino alle grotte. Lì conosciamo le nostre tre guide (Graziano, Andrea e di nuovo Andrea) che ci forniscono tutto il necessario per la visita e ci fanno un piccolo briefing sul comportamento da tenere in grotta e su come utilizzare i moschettoni. Non vedo l’ora di iniziare questa nuova esperienza! Insieme a noi ci sono circa una ventina di persone di tutte le età, anche se prevalentemente giovani.
L’Abisso Ancona e le sale più importanti
Entriamo nelle grotte e lo sbalzo termico è notevole: dai 30 °C esterni passiamo a 14 °C con un’umidità del 100% circa. Iniziamo la visita partendo dal percorso turistico dove ci vengono illustrate alcune tra le sale più importanti: l’Abisso Ancona – prima parte della grotta apparsa agli scopritori – la Sala 200, il Gran Canyon, la Sala dell’Orsa e la Sala dell’infinito. Come 12 anni prima rimango a bocca aperta nell’ammirare le enormi conformazioni calcaree formatesi in milioni di anni. La guida ci spiega come sia semplice, una volta entrati nelle grotte, perdere il senso delle proporzioni.
Lo si capisce immediatamente ammirando “la Madonnina”, una delle stalagmiti collocate nella parte alta dell’Abisso Ancona: sembra piccolissima ma in realtà misura più di 2 metri di altezza. Dalla Sala dell’Infinito inizia la nostra avventura speleologica. Facendo molta attenzione a dove e come mettere i piedi, per via del terreno molto scivoloso, ci inoltriamo all’interno della parte meno “conosciuta” dai flussi turistici. Qui è buio perciò accendiamo subito le nostre torce: l’adrenalina sale. Il percorso prevede il passaggio lungo la strettoia della “Cannella” per arrivare poi alle “Quattro sorelle” e ad una lunga galleria che porta alla “Sala Finlandia“. Durante il tragitto si alternano tratti più semplici a tratti di media difficoltà che comunque riusciamo ad affrontare senza problemi grazie all’aiuto delle nostre guide. Ogni tanto ci soffermiamo ad ammirare quello che in pochi hanno avuto l’occasione di vedere. Non ho la reflex con me, non mi interessava scattare delle semplici fotografie. A volte penso sia opportuno riporre la macchina fotografica (anche se è difficile, lo so) e godersi al 100% quell’attimo rendendolo eterno nella nostra mente. Non è semplice spiegare cosa si prova a vedere quei luoghi, a strisciare nel fango, a camminare tra le stalagmiti.
Ad un certo punto ci siamo fermati, ci siamo seduti e abbiamo spento le nostre luci. Il silenzio era totale, il buio era quello delle tenebre, quello vero, quello che non ti permette di vedere nulla perchè gli occhi non riescono ad abituarsi a quella condizione estrema. In quel momento c’eravamo solo io e la grotta, il rumore di qualche goccia che cadeva dal soffitto e nient’altro. Stupendo! Dopo due minuti luci accese e si riparte verso la parte finale dal percorso dove passiamo per un cunicolo molto stretto, lungo qualche metro che ci conduce al punto di partenza. La nostra esperienza speleologica è stata fantastica, merito anche delle nostre guide che durante le due ore di percorso hanno saputo guidarci al meglio all’interno della grotta. Penso proprio che il prossimo anno andremo a scoprire il percorso rosso.
Il Tempietto del Valadier
Dopo esserci tolti l’imbragatura abbiamo ripreso il pulmino che ci ha portati al parcheggio dove è presente la biglietteria. Da qui siamo partiti alla volta del Tempietto del Valadier che si trova a qualche chilometro dalle grotte. Parcheggiata la macchina, percorriamo una ripida salita lunga 700 metri che ci condurrà a destinazione. Una volta arrivati in cima ammiriamo il bellissimo tempio costruito nel 1828 su ordine di Papa Leone XII. La struttura, inserita in una grotta, ha una pianta ottagonale, con un tetto a cupola ricoperto da lastre di piombo. All’interno era conservata una statua in marmo della Madonna col Bambino, opera della bottega di Antonio Canova, oggi esposta al Museo di Arte Sacra di Genga. Poco distante dal tempio sorge, incastonata tra le rocce, la chiesetta di Santa Maria infra Saxa, datata intorno al 1029, nata come monastero delle monache benedettine. Ci soffermiamo qualche istante ad ammirare questi due edifici: se da un lato il tempio rappresenta un’architettura imponente dall’altro la chiesetta è sinonimo di semplicità.
Il sole sta calando, l’aria si fa più fresca. Il panorama che ci circonda è magnifico. Purtroppo è ora di rientrare. Saliamo in macchina e affamati decidiamo di fare una breve sosta a Jesi per la cena. Trovo su TripAdvisor la pizzeria Mezzometro che ha soddisfatto appieno le nostre aspettative: pizza buonissima e servizio super efficiente. Sazi e stanchi ci dirigiamo verso casa con la consapevolezza che il nostro non è un addio alle grotte bensì un arrivederci!
Come visitare le Grotte di Frasassi
Le Grotte di Frasassi si trovano in Località La Cuna, Genga Stazione. La città principale più vicina, Ancona, dista poco meno di 60 km tramite la SS76. Gli orari di visita cambiano a seconda del periodo ma, in generale, le visite avvengono con cadenza tra i 10 e 60 minuti dalle ore 10.00 alle 17.00. Il biglietto d’ingresso costa 18 euro (15 euro per gli over 65, 12 euro per gli under 14), mentre le visite speleologiche sono così suddivise:
- Percorso azzurro (2 ore): 40 euro
- Percorso azzurro (2 ore) per scuole: 30 euro
- Percorso rosso (3 ore): 50 euro
Per maggiori informazioni e prenotazioni, si può consultare il sito frasassi.com.