Comoda, familiare e accogliente: è lei la città più sicura al mondo, dove ogni vacanza è all’insegna dello stile hygge
Ed eccoci di nuovo insieme, il gruppo di amici/colleghi/parenti che ogni anno trascorre un weekend lungo in una città europea. Quest’anno, dopo una paritaria situazione di scelta tra le mete che ha visto contrapporre Copenaghen ad Atene, è stato proprio lo scrivente a prendere la decisione finale, sbloccando l’empasse e decidendo per la capitale nordica.
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Quindi, dopo la contesa su dove andare, è subito iniziata la preparazione e la prima cosa fatta è stata la prenotazione dei voli: con Ryanair in andata da Orio per Copenaghen l’11 ottobre e con Easyjet in ritorno su Malpensa il 14. Le nostre amiche da Napoli hanno invece viaggiato esclusivamente con Ryanair. La scelta dell’albergo, dopo una lunga e ponderata riflessione anche monetaria (Copenaghen è una città cara), è caduta sull’Hotel Absalon, situato a pochissimi minuti dalla Stazione Centrale e a meno di quindici dalla Radhusplads.
Poco prima di partire, ho prenotato alcuni ristoranti per le cene e comprato gli ingressi al Christianborg e al Rosenborg. Su queste basi, siamo partiti per Copenaghen.
Diario di viaggio a Copenaghen
Giorno 1 – Rådhusplads
Tutto sembra filare liscio alla partenza (autostrada scorrevole, tre ore prima in aeroporto, controlli passati e valige imbarcate) ma l’intoppo nasce proprio all’imbarco: l’autobus che ci accompagna all’aereo resta fermo un bel po’ sotto le scalette e il personale non accenna a farci scendere. Veniamo a sapere che c’è uno strumento da cambiare e che i meccanici si stanno dando da fare ma la cosa va per le lunghe così ritorniamo al gate e apprendiamo che abbiamo un ritardo di un’ora e trentacinque minuti: si parte alle 17.30 anziché alle 15.55.
Finalmente alle 17 rifacciamo l’imbarco e dopo mezz’ora il volo decolla per Copenaghen, arrivando due ore dopo. Attraversiamo di fretta l’enorme aeroporto, ritiriamo le valige e ci fiondiamo a prendere il primo treno per Copenaghen Centrale, che impiega giusto quindici minuti per arrivarci. Altri cinque per l’albergo e giungiamo stremati al nostro hotel alle 20.30.
Dopo il rapido check-in, corro al Flora Restaurant Café per avvisare che siamo in ritardo ma il gentilissimo proprietario mi rassicura che il tavolo resta a nostra disposizione. Alle 21.15 ci sediamo tutti per la nostra prima cena danese e mangiamo una squisitissima ryb accompagnata da un’ottima birra.
Un breve giro fino alla Rådhusplads piena di gente (c’è la notte della Cultura e molti monumenti sono aperti) poi ci rechiamo nella stazione per accogliere le nostre amiche da Napoli, che arrivano a mezzanotte passata. Ora il gruppo è riunito e possiamo andare a dormire con serenità.
Giorno 2 – Strøget
La colazione dà una carica a tutti, grazie alle tante pietanze presenti ma, soprattutto, all’ottima varietà di pane. Riuniti, partiamo dall’hotel alla volta delle mete da visitare a Copenaghen: essendo per me la terza volta qui e conoscendo già un po’ la città, ho preparato un itinerario di massima con una guida scritta, in modo da abbracciarne quante più posti possibili. Inoltre, ad accompagnarci, c’è una bellissima giornata di sole.
La prima tappa che facciamo è la Rådhusplads, la piazza principale di Copenaghen che ospita una serie di monumenti e statue emblematiche. Il primo è la Pietra del Chilometro Zero di granito (ex pietra miliare) che non solo indica il centro della città ma viene usata anche come punto di misurazione della distanza chilometrica dalle varie città e paesi della Selandia. Accanto c’è la Fontana del Drago del 1923, che è una magnifica scultura in bronzo raffigurante un toro bloccato in un feroce combattimento con un drago. Di fronte c’è l’enorme mole del Rådhus o Municipio mentre sul lato destro dell’edificio si trova la celebre statua in bronzo di Hans Christian Andersen, il noto scrittore di fiabe, che è ritratto con un cappello a cilindro e un libro. Sul lato sinistro, invece, si può ammirare la Lublaeserne, due statue posta su una colonna alta 20 m che raffigurano due suonatori di lesca o lur (strumento dell’età del bronzo, normalmente suonato in coppia): queste sono due copie ma gli originali possono essere visti al Museo Nazionale. Leggenda vuole che si possa sentire il loro suono quando sotto ci passa una vergine.
Dalla piazza partono varie strade importanti – tra cui la principale del centro, lo Strøget – però noi visitiamo prima il palazzo del Municipio o Rådhus, il cui ingresso è gratuito. Prima di accedere, faccio notare sulla facciata gli elementi ornamentali riferiti alla flora e alla fauna della Danimarca (si possono infatti individuare meduse, alghe, gabbiani, corvi e persino orsi polari). Entriamo dall’ingresso principale – su cui sopra c’è un’impressionante vetrata a mosaico raffigurante lo stemma di Copenaghen del 1661 – e ci accoglie la Rådhushallen, l’ampia anticamera della sala consiliare del municipio, decorata da numerose bandiere danesi e dai busti dei personaggi danesi più illustri, come Andersen. Uscendo, sulla sinistra, è conservato l’orologio mondiale di Jeans Olsen, il più preciso orologio analogico del mondo: si tratta di un complesso sistema composto da oltre 15.000 pezzi, in grado di segnare le eclissi, sia solari che lunari, la posizione degli astri, le zone orarie e può determinare i calendari dei prossimi 570.000 anni.
Compiuta la visita, andiamo diritti verso lo Strøget, la più lunga strada pedonale d’Europa (circa 1,5 km), ed entriamo poco dopo in una larga area formata da due piazze contigue: a nord la Gammeltorv e a sud la Nytorv. La Gammeltorv (Piazza Vecchia) è circondata da palazzi del ‘700 ed ospita la Fontana della Carità, una struttura in bronzo prima utilizzata come fonte di acqua potabile poi diventata monumento ornamentale; la Nytorv (Piazza Nuova) vede la presenza della Domus, un palazzo degli inizi dell’800 che ha prima ospitato il Municipio e il Tribunale mentre ora vi ha sede il consiglio comunale: in stile neoclassico con sei colonne ioniche nella zona d’ingresso, è stata costruita ispirandosi alle ville vicentine di Andrea Palladio (notiamo coralmente che molti sono i riferimenti all’arte italiana).
Ci incamminiamo lungo la Skindergade per giungere alla Rundetårn o Torre Rotonda, uno degli edifici più conosciuti e visitati di Copenaghen e della Danimarca: prima di metterci in fila alla biglietteria, leggo al gruppo che la costruzione fu voluta da re Cristiano IV e fu completata nel 1642 dopo cinque anni di lavoro. Lo stesso Re volle le mura rotonde nei colori reali giallo e rosso e lui stesso disegnò sulla sua facciata il famoso rebus dorato, che può essere tradotto in “Guida, Dio, il giusto insegnamento e giustizia nel cuore del re Cristiano IV”. La Torre era destinata ad ospitare tre spazi: l’osservatorio sulla sommità; la Biblioteca Universitaria al piano sopra della chiesa della Trinità e la chiesa stessa al di sotto. Facciamo rapidamente i biglietti (dk 40, circa € 5,50) e iniziamo a percorrere lo Sneglegang, la salita che porta fino alle scale che conducono in cima alla torre: si snoda 7 volte e mezzo attorno al nucleo cavo della torre ed è l’unico modo per raggiungere il terrazzo e per avere accesso alla Sala della Biblioteca. Lungo il tragitto, ammiriamo la chiesa tramite una porta-vetro (l’accesso è esterno), entriamo in una nicchia dove si può guardare la cavità interna vuota e ci fermiamo alla Sala della Biblioteca, che ora ospita mostre temporanee, concerti ed eventi nonché un coffe shop con annesso negozio di souvenir. Alla fine dello Sneglegangen, poco prima dell’unica scalinata, è appesa la macchina planetaria della Torre Rotonda che mostra la posizione dei pianeti in questo momento: dal Sole al centro, si può lasciare vagare lo sguardo su Mercurio e Venere fino alla piccola sfera bianca che rappresenta la Terra. Infine, tramite una piccola scala a chiocciola, saliamo in cima e si apre così il panorama più affascinante di Copenaghen: l’osservatorio è al centro mentre intorno si ha una vista a 360 gradi che arriva fino alla Svezia.
Dopo la visita, riscendiamo giusto in tempo per veder passare i soldati diretti ad Amalienborg per il cambio della guardia e poi entriamo nella Chiesa della Trinità, per dare solo uno sguardo veloce in quanto ne usciamo subito perché sta per iniziare un matrimonio e le visite vengono sospese. Proseguiamo sulla Købmagergade fino alla Amagertorv, la piazza principale vero centro della città. Al centro troneggia la bronzea Fontana delle Cicogne, famosa perché i neolaureati si gettano nella vasca durante i festeggiamenti, mentre sui lati della piazza sorgono una serie di palazzi particolari: la Chiesa dello Spirito Santo, situata all’estremità occidentale della piazza, che è la chiesa più antica ancora esistente a Copenaghen; la casa di Mathias Hansen (al n. 6), costruita nel 1616 tipicamente in stile rinascimentale olandese con mattoni rossi e decorazioni in arenaria, un timpano olandese, un tetto in rame e i tubi di scarico in rame che sono decorati con teste di drago; la Højbrohus al n. 9, che ospita un piccolo museo delle pipe nell’edificio; la Ole Haslund House al n. 14, le cui finestre sembrano essere sostenute da piccole figure del dio Marte.
Dopo le consuete foto e riprese video, proseguiamo sullo Strøget per arrivare alla Kongens Nytorv, la famosa piazza di Copenaghen che ospita una statua equestre di re Cristiano V e che viene considerata come il cuore del centro storico di Copenaghen: guardandoci intorno scorgiamo alcune istituzioni culturali d’interesse come il Teatro Reale Danese, il Museo d’Arte di Charlottenborg e lo Starenkasse, una celebre sala di concerti. Una breve passeggiata ci conduce infine al Nyhavn, il vecchio porto commerciale della città: qui attraccavano le navi da tutto il mondo ed era pieno di marinai che visitavano i suoi pub, le sue birrerie e le sue case di piacere, situate tutte nelle case colorate della zona. Ci fermiamo davanti all’Ancora Commemorativa o Mindeankeret, che rende omaggio ai marinai caduti durante la Seconda Guerra Mondiale per difendere Copenaghen dall’offensiva tedesca, per ammirare le belle e colorate case antiche. Dopo le consuete fotografie, accompagnate da un magnifico sole, ci incamminiamo lungo la sponda che ospita ristoranti, pub e locali fino a giungere al Det Kongelige Teater – Skuespilhuset o Teatro d’Arte drammatica, situato proprio alla fine. Proseguiamo su Ofeliaplads e poi Toldbodgade fino ad Amalienborg, la sede di una delle monarchie più antiche del mondo.
Al centro della piazza troneggia l’imponente monumento equestre dedicato a Federico V che è circondato dai quattro edifici identici di cui si compone Amalienborg: il Palazzo di Cristiano VII (noto anche come Palazzo di Moltke, utilizzato come residenza per gli ospiti); il Palazzo di Cristiano IX (o Palazzo di Schack, dimora della Regina Margarethe II); il Palazzo di Federico VIII (conosciuto anche come Palazzo di Brockdorff); e il Palazzo di Cristiano VIII o Palazzo di Levetzau, in cui trova sede il Museo di Amalienborg. Purtroppo, siamo arrivati tardi ma a mezzogiorno c’è il cambio della guardia, forse non celebre come quello di Buckingham Palace ma comunque interessante. È, infatti, quasi ora di pranzo ed è il caso di incamminarsi verso la prossima tappa, che è un ristorante situato proprio sul mare: ho prenotato da Seaside Toldboden un tavolo per un pranzo veloce prima di continuare le visite. E mentre ci rechiamo al ristorante, facciamo una breve sosta davanti ad un ex deposito per zucchero e rum che ora ospita la Royal Cast Collection, che contiene oltre 2000 sculture in gesso, originali o copie di statue famose. Proprio davanti l’ingresso si trovano una copia del David di Michelangelo. Giungiamo giusto all’ora della prenotazione al ristorante e troviamo un tavolo tutto per noi, che occupiamo in breve e dove pranziamo con empanadas di pesce, smørrebrød e stuzzichini di vario genere accompagnati da un’ottima birra.
Dopo il pranzo, riprendiamo le visite e ci rechiamo alla vicina Gefionspringvandet o Fontana di Gefion che rappresenta una leggenda danese ossia quella di Gefion, dea nordica della vegetazione e della fertilità, che chiese al re di Svezia un pezzo del suo regno. Il re le promise di donarle una terra tanto grande quanto quello che lei sarebbe riuscita ad arare in una notte: la dea allora trasformò i suoi figli in buoi e così facendo ottenne la Selandia con la terra gettata sotto la Svezia. La scena bronzea rappresenta proprio Gefion con una frusta che spronare i figli ormai divenuti buoi a lavorare. Di fronte sorge la chiesa di Sant’Alban, l’unica chiesa anglicana della città.
Riprendiamo a camminare sul lungomare di Copenaghen fino ad arrivare al culmine delle nostre visite giungendo al cospetto della statua della Sirenetta, uno dei simboli più famosi della Danimarca ed ispirata alla fiaba omonima scritta dal celebre autore danese Hans Christian Andersen nel 1837. La statua fu commissionata nel 1909 da Carl Jacobsen, il figlio del fondatore della birreria Carlsberg, e fu inaugurata nel 1913: raffigura la sirena seduta su una roccia, con uno sguardo malinconico rivolto verso il mare. Ovviamente foto e riprese video si sprecano.
Dopo l’iconica scultura in bronzo, ci accingiamo a raggiungere il Kastellet passando, però, prima davanti al Monumento Marittimo che commemora le vittime civili danesi della Prima guerra mondiale: si compone di un blocco di marmo a forma triangolare su quale ci sono dei bassorilievi narrativi e su cui si erge una statua in bronzo raffigurante l’angelo della memoria. Entriamo, quindi, al Kastellet o Cittadella dalla Porta della Norvegia in quella che è una delle fortificazioni più belle e meglio conservate del Nord Europa. Ci fermiamo proprio al centro di essa, nella Piazza della Parada, per leggere qualche notizia dalla guida e scopriamo che i lavori per la costruzione iniziarono nel 1662 e terminarono due anni dopo. La Cittadella è circondata da un muro di cinta lungo 1750 metri e ha un totale di cinque bastioni. Inoltre, si compone di sei caserme rosse (dove all’epoca erano alloggiati il personale militare, gli ufficiali, i comandanti, i soldati di truppa e le loro famiglie) e di due grandi magazzini: tuttora ci sono uffici e luoghi di lavoro per i dipendenti delle Forze Armate, essendo utilizzata come caserma militare. Nella Piazza della Parada si ergono anche la Kastelskirken, un edificio che non sembra essere neanche una chiesa (c’è solo la croce sulla banderuola a rivelarne l’identità), il Kommandantgården o Casa del Comandante (all’opposto) e, dietro la chiesa, il Kastelsmøllen che fu costruito nel 1847 ed è l’ultimo mulino di Copenaghen.
Usciamo dalla porta del Re e proseguiamo ritornando verso il centro, fermandoci all’ultima visita prevista: proprio all’altezza di Amalienborg si erge la Frederiks Kirke o Marmorkirke (Chiesa di Federico o Chiesa di Marmo), una chiesa luterana del XVIII secolo che doveva essere molto più pomposa di quello attuale in quanto la cupola doveva essere molto più alta e doveva essere fiancheggiata da due torri autoportanti e con un enorme portale a colonne ma, purtroppo, una serie di peripezie economiche e storiche hanno costretto a ridimensionare il progetto e quello che vediamo ora ne è il risultato: una chiesa la cui navata circolare è alta circa 46 m e con dodici pilastri che sostengono la cupola dal diametro di 31 m. Le statue sulla terrazza sul tetto sono di personaggi importanti della storia della chiesa e vanno da Mosè a Martin Lutero. Entrati all’interno, notiamo gli affreschi della cupola che rappresentano gli Apostoli e dodici medaglioni simbolici. Dopo esserci intrattenuti nella visita, riprendiamo il rientro e giungiamo allo Strøget, dove do libertà al gruppo e successivo appuntamento nella hall dell’albergo per le 20,30.
Puntuali, ci riuniamo per andare a cenare da Madklubben Vesterbro per poi terminare la serata con una passeggiata fino a Piazza del Municipio.
Giorno 3 – Christiansborg, castelli del vescovo Absalon
La colazione mattutina riscalda sia l’animo che il corpo visto che fuori fa freddo e pioviggina alacremente. Provvisti di ombrelli e k-way, ripartiamo per le nostre visite e ci dirigiamo subito alla prima meta, ossia il palazzo di Christiansborg. Prima di entrare al palazzo, passiamo sul Ponte di Marmo, un ponte estremamente elegante realizzato in arenaria chiara e coperto da medaglioni scolpiti. Il pavimento è, invece, ricoperto di marmo norvegese, da cui appunto il nome. Alla fine del ponte sorgono due padiglioni, che fiancheggiano il primo ingresso: costruiti in stile rococò, sono riccamente decorati con tetti concavi, figure allegoriche a simboleggiare le virtù ideali di un monarca ed il monogramma di Cristiano VII. Entriamo nell’ampia corte e ci troviamo davanti la statua di re Cristiano IX mentre le ali laterali ospitano la Scuola di Cavalleria (destra) e il Museo del teatro di corte con le Stalle Reali (sinistra). Dietro si erge la mole del palazzo Reale.
Il biglietto che ho comprato on line per il gruppo ci permetterà di visitare le sale di ricevimento reali con la grande sala e gli arazzi della regina, le scuderie reali, la cucina reale, le rovine sotto Christiansborg e la cappella. Allora, ci incamminiamo verso l’ingresso principale e iniziamo proprio dalle Sale dei Ricevimenti Reali, che sono la cornice delle principali feste di gala e degli eventi ufficiali della famiglia reale: per raggiungerle, oltrepassiamo il Cancello della Regina, ci rechiamo alla biglietteria, situata nella Sala dei Giganti a piano terra, e poi ci fermiamo ai piedi dello Scalone del Re. Questo scalone dà accesso alla Sala della Torre e porta all’ingresso delle Camere Reali d’Accoglienza: mentre saliamo possiamo ammirare arazzi, sculture e una bandiera divisa di oltre cento anni donata a re Cristiano X. Entriamo in un corridoio dove subito alla destra accediamo nella Sala della Torre, in cui sono disposti alcuni arazzi con motivi derivati da leggende danesi; sulla sinistra, invece, entriamo nella Sala del Trono, dove particolare è la carta da parati, fatta in seta e foglia d’oro. Inoltre, la sala è decorata sul soffitto da dipinti con temi derivati dalla leggenda della nascita della bandiera di Danimarca. Attraversiamo una serie di sale ognuna con una sua particolarità: nella sala del Re Cristiano IX ammiriamo un tappeto con lo stemma reale; nella successiva sala di Fredensborg c’è un enorme quadro con il re Cristiano IX e la sua famiglia; in quella di Re Federico VI ci sono alcuni quadri scampati all’ultimo incendio e nella Camera di Velluto i reali fanno gli onori di casa ai ricevimenti. Quest’ultima introduce alla Grande Sala, la più grande e spettacolare di tutti gli appartamenti reali, essendo lunga 40 metri e alta 10. Siamo davvero colpiti dalla bellezza della sala, abbellita da diciassette arazzi con le storie della Danimarca, e ci sembra di essere in una grande galleria: la guida ci dice che può accogliere 400 invitati ed è utilizzata per banchetti, cene di stato e ricevimenti. Proseguiamo, quindi, per altre sale: la Galleria Svedese, con ritratti di re svedesi; la Sala per la Cena, con un enorme e lungo tavolo; la Sala Verde, detta così per il colore delle sue pareti, e la Sala dell’Architettura, con una serie di quadri d’epoca. Sbuchiamo davanti un’altra scalinata, detta della Regina, che dà accesso alle ultime stanze visitabili: entriamo così nella Libreria della Regina, con libri antichi; passiamo nella Camera della Principessa, che contiene arredi scampati ai precedenti incendi, e terminiamo la visita nella grande Sala di Alessandro, che prende nome da una scultura in fregio di Bertel Thorvaldsen denominata “Alessandro il Grande entra a Babilonia”.
Usciamo dal palazzo per recarci nelle sue profondità, dove si trovano le rovine dei castelli del vescovo Absalon del XII secolo e di quello successivo: per fortuna l’ingresso è proprio nelle immediate vicinanze perché continua a piovere, anche peggio di prima. Comunque, lasciati gli ombrelli alla biglietteria, ci inoltriamo in quelle che sono le fondamenta dell’attuale palazzo di Christiansborg per visitare quel che resta di parte del muro esterno e della struttura degli antichi castelli. Sebbene al coperto, questo posto è abbastanza freddino e lugubre ma ci consente di ammirare, con un percorso segnato, ciò che resta delle doppie mura, di una cappella, della Torre Blu (temuta prigione) e del sistema idrico e fognario. Ammiriamo anche due plastici che riproducono i castelli ora distrutti e ci danno un’idea di come potevano essere. Usciti, riprendiamo la strada esterna e ci rechiamo alle Cucine Reali sotto ancora un’insistente pioggerellina.
Dalla biglietteria si accede alle cucine, preservate per testimoniare come si lavorava agli inizi del secolo scorso: ci imbattiamo in antiche pignatte, forni fintamente operativi e cibi in ceralacca nonché negli strumenti utilizzati per la loro preparazione. L’ultima visita sarebbe alle Scuderie Reali ma la domenica aprono alle 15,30 quindi desistiamo ed usciamo dal palazzo tramite la Porta del Re, che dà sulla Christiansborg Slotplads (Piazza del Castello di Christiansborg), in cui si trova la statua equestre di re Frederick VIII.
Andiamo verso Højbro Plads non senza fermarci prima alla Cappella Reale, situata proprio al lato del palazzo: si tratta della chiesa privata della famiglia reale. L’interno, in stile neoclassico, è molto sobrio e semplice e la visita si compie celermente. Quando ne usciamo, ha smesso di piovere e davanti a noi si apre la vista della piazza con la statua equestre di Absalon, il vescovo che fondò la città, e la guglia verderame della ex Chiesa di San Nicola, oggi centro espositivo d’arte. La attraversiamo non senza prima esserci affacciati dal ponte per vedere le statue sommerse della scultura “Agnete e il Tritone”, rappresentazione di una leggenda danese, ed arriviamo subito in Amagertorv per poi proseguire lungo la Købmagergade fino a Nørreport, accompagnati da una neo insistente pioggerellina. L’intenzione è di pranzare in Torvehallerne KBH, il mercato coperto regno dello street food a Copenaghen, ma la mancanza di spazi esterni dove sedersi a causa della pioggia ci costringere a trovare una soluzione alternativa così entriamo e pranziamo con dei buoni hamburger da The Burger Concept, giusto per riposarci e ristorarci.
Dopo la gradita sosta ci incamminiamo, sotto un miracoloso sole apparso tra le nuvole, verso la prossima meta ossia il Rosenborg Slot o Castello di Rosenborg che si trova nel centro di Copenaghen. Percorriamo øster Voldgrade fino al portale di ingresso, che consente un primo accesso al Castello di Rosenborg: appena varcata la soglia, l’edificio rinascimentale si para davanti ai nostri occhi in tutta la sua maestosità di antica residenza reale, oggi sede del Museo della Collezione Reale Danese. Il biglietto cumulativo che ho acquistato on line consente l’accesso dalle 15, quindi ho una decina di minuti per leggere un po’ di storia al gruppo: il castello fu costruito come residenza reale estiva per volere del re Cristiano IV di Danimarca nel 1606 e venne ampliato diverse volte nei successivi diciotto anni. Inoltre, è stato residenza della famiglia reale fino al 1720 poi utilizzato solo in altre due occasioni. Ci mettiamo in fila per l’accesso e, all’ora esatta, possiamo entrare per la visita: accediamo ad una piccola hall in cui sono disponibili delle brochures esplicative (anche in italiano, per fortuna) e poi ci introduciamo nel percorso previsto.
La brochure è molto dettagliata e posso, quindi, leggere al gruppo le bellezze e le particolarità di ogni singolo ambiente visitato. Iniziando appunto dal primo piano, visitiamo varie stanze di Cristiano IV e V, la Camera di Marmo e il Corridoio di Pietra, da cui accediamo tramite una scala, al secondo piano. Qui si apre un’altra serie di ambienti che comprende le stanze da Federico IV al VII, di Cristiano VI, VII e VIII nonché la Stanza della Principessa Sofia Edvige e la Stanza dei Bronzi. Di ogni stanza visitata la brochure ci narra della sua peculiarietà. Saliamo di un altro piano e sbuchiamo in un unico grande ambiente che è la Sala dei Cavalieri: si tratta di un salone da ballo usato anche per i ricevimenti reali e come sala da banchetti fino alla metà dell’800, poi assunse il nome odierno quando divenne Sala del Trono. Ammiriamo, su tutto attorno le pareti, i dodici arazzi pregiati che pendono e che raffigurano le Vittorie reali nella Guerra di Scania. La volta a botte del soffitto è rivestita di stucchi e mostra gli stemmi della Casa reale danese, dell’Ordine dell’Elefante e dell’Ordine del Dannebrog, oltre che vicende del regno di Cristiano IV. I solerti guardiani invitano però ad uscire (la visita dura un’ora, a quanto pare) così riscendiamo al piano terra, usciamo dal castello e ci introduciamo subito nel seminterrato, che ospita il Danske Kongers Kronologiske Samling o Museo delle Collezioni Reali Danesi, una raccolta di manufatti artistici, pitture e arazzi che illustrano la cultura e l’arte dei re danesi dal XVII al XIX secolo. Infatti, entrando nel seminterrato e volgendo l’interesse alle stanze dubito a destra, possiamo ammirare la collezione di armi e di vino dei Re danesi e gli oggetti d’avorio e d’ambra; proseguendo a sinistra, invece, ci sono armi e gioielli preziosi. È da qui che entriamo nelle sale in cui ammirare i preziosi Gioielli della Corona danese, il tappeto persiano delle incoronazioni, e il trono reale. Terminiamo la visita uscendo nei bei giardini rinascimentali, i più antichi giardini reali di Danimarca, e li attraversiamo dirigendoci verso il centro, dato che le visite sono finite e i miei compagni di viaggio hanno intenzione di comprare qualche classico ricordino.
Percorriamo Gothersgade diretti di filato a Kongens Nytorv ma le elegranti vetrine di Mojoe Kitchen & Bar ci invitano ad una sosta quindi ci fermiamo un’oretta per un caffè e una cioccolata calda per poi proseguire rinfrancati fino alla piazza e all’inizio dello Stroget, dove do appuntamento nella hall alle 20,30. Il gruppo si disperde subito tra i vari negozi e lo ritrovo, poi, più tardi nella hall come programmato: riuniti di nuovo, ci rechiamo a cena da A Hereford Beefstouw, una steakhouse situata proprio all’ingresso del Tivoli (addobbato già per la festa di Halloween): la lunga tavolata che ci ospita vede passare steak e rybs ben cotte e accompagnate da tanti contorni. Per digerire ed approfittare della chiara serata, percorriamo lo Strøget fino al Nyhavn, dove le luci dei locali e delle case si riflettono nel canale: su questa visione suggestiva salutiamo Copenaghen.
Giorno 4 – Domkirke
In prima mattinata le nostre amiche di Napoli partono prestissimo, in quanto il loro aereo è alle 9,10: il nostro, invece, è nel primo pomeriggio quindi abbiamo il tempo per un’ultima bella passeggiata nel centro di Copenaghen, approfittando anche del bel sole apparso. Dopo aver comprato velocemente alcuni souvenirs sfuggiti il giorno prima (alle 18.30 i negozi tassativamente chiudono), porto il gruppo a visitare la Domkirke o Frauekirke o Chiesa di Nostra Signora, considerata la Cattedrale luterana della città nonché la chiesa Reale per eccellenza in quanto qui si sposano e si celebrano i funerali della famiglia reale.
Ci giungiamo tramite Gammeltorv, da cui dista 50 metri, e veniamo accolti dalla facciata adorna di un’alta torre e dalle due grandi statue di Mosè e David. In questa chiesa ci sono molte opere del celebre scultore Bertel Thorvaldsen, iniziando proprio da sopra il portale dove si trova la prima delle opere ossia “Giovanni che predica nel deserto”, mentre sopra la porta principale si vede “L’ingresso di Cristo in Gerusalemme”. L’edificio della chiesa è in stile classicista di ispirazione greco-romana e, all’interno, ci accoglie la grande navata della chiesa che ospita altre opere come la rappresentazione di Cristo, la “La via di Cristo verso il Golgota” con i suoi numerosi dettagli sull’altare, la meravigliosa fonte battesimale della chiesa con “L’angelo battesimale” (in pregiato marmo italiano), la rappresentazione dei dodici apostoli e due piccoli rilievi ossia “La Misericordia” e “L’Angelo custode”.
Usciti dopo la visita, ritorniamo al Gammeltorv e da li scendiamo lungo la Radhusstaede fino al Canale dell’isola del Castello (Slotholmkanalen) e allo Strormbroen, il ponte che permette l’accesso alla piazza dove sorge il Museo di Thorvaldsen, che raccoglie le opere dello scultore danese vissuto tra la fine del 1700 e la prima metà dell’800: famoso per essere un esponente del Neoclassicismo e considerato un rivale di Canova, il museo tratta della sua storia, tutta improntata sulla scultura neoclassica. Tra l’altro Thorvaldsen visse a lungo a Roma dove si trova un altro museo a lui dedicato. Proseguiamo sul lungo canale fino al birrificio di Cristiano IV – che ospita più di 350 sculture provenienti dai giardini reali, dalle piazze e dai castelli della Danimarca – e ci dirigiamo al maestoso moderno edificio che ospita la Biblioteca Nazionale o Det Kongelige Bibliotek, detta anche il Diamante Nero per il suo colore.
Poco dopo, svoltiamo su Borsgade ritornando verso il centro e passiamo davanti a ciò che resta del palazzo che ospitava la Borsa con la sua famosa guglia, distrutti da un incendio nella primavera di questo anno. Arriviamo a Højbro Plads e subito dopo ad Amagertorv, dove decidiamo di rientrare in albergo per ritirare i bagagli e dirigerci in aeroporto. Dopo circa un’oretta siamo sul treno che ci conduce in aeroporto e poi, come di solito, facciamo i controlli e ci concediamo un giro nei tanti negozi e nei duty-free presenti. Il volo per Milano Malpensa è puntuale e, al decollo, non possiamo fare a meno di veder sfilare sotto di noi l’isola di Amager, che ci saluta con i suoi prati verdi e le sue case dai tetti rossi.
Quanto si spende per un viaggio a Copenaghen?
Sebbene si sia improntato il viaggio sullo stile hygge tanto caro ai popoli scandinavi, le spese sono state comunque abbastanza sostenute, visto che il carovita locale pesa sul portafogli di un italico turista. Avendo prenotato a febbraio (rispettando la regola che “prima si prenota, meno si paga”) i voli, abbiamo pagato in totale € 170 a persona, con zaino e trolley in cabina ed una valigia unica da 20 kg in stiva a disposizione di tutti (per scarpe, beauty o oggetti personali); le nostre amiche da Napoli, invece, hanno pagato € 256 in priority. L’albergo è costato € 265 a persona, in doppia e con colazione: devo ringraziare il mio status di Genius su Booking per aver avuto uno sconto del 10% sul prezzo totale. Inoltre, l’albergo è stato oltre le aspettative: comodo a stazione e centro; silenzioso; pulito e con una colazione da sballo. Per pranzi e cene, onde evitare casini vari nei pagamenti e avendo a che fare con una moneta diversa, si è caricata una carta di debito con un forfait uguale per tutti e con quella abbiamo pagato tutte le spese comuni: i pranzi, le cene, i biglietti per il treno e l’albergo. Alla fine, su € 4.970 caricati, sono avanzate € 8,05!
Per i palazzi, il biglietto d’ingresso a Christiansborg è venuto a costare € 14,75 mentre Rosenberg è costato € 26,15, entrambi acquistabili sui rispettivi siti. Il biglietto del treno per la tratta a/r Aeroporto/Copenaghen Centrale è costato € 10,75 e si acquista alla biglietteria automatica: vanno però comprati al momento per un numero massimo di 7 e bisogna indicare il treno da prendere (vengono comunicati i primi treni disponibili tra cui scegliere). Insomma, tirate le somme, al rientro il gruppo era soddisfattissimo, vittima dello stile hygge danese ossia soddisfatto delle piccole cose e dei momenti vissuti a Copenaghen.