La “Siberia del Mediterraneo” è l’unico posto in Europa dove si usano le miglia al posto dei chilometri (ma il motivo è speciale)

Adriano Bocci, 31 Ott 2024
la siberia del mediterraneo è l'unico posto in europa dove si usano le miglia al posto dei chilometri (ma il motivo è speciale)

L’Altopiano delle Cinque Miglia, chiamato Siberia del Mediterraneo per il clima particolarmente rigido, è uno dei luoghi più belli che l’Abruzzo ha da offrire, in provincia dell’Aquila, tra i comuni di Rocca Pia, Rivisondoli e Roccaraso. L’altopiano deve il nome all’antica misura romana delle miglia, che corrispondono alla lunghezza del suo percorso sui 9 km. È quindi un caso unico in Europa dove la misura delle “miglia” è ancora usata in un contesto geografico. Sta nel cuore degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo e si estende su una superficie quasi del tutto spoglia di vegetazione a circa 1.250 metri di altitudine. Storicamente attraversato dalla via degli Abruzzi (oggi ricalcata dalla Strada Statale 17) è stato un importante crocevia di viaggiatori, mercanti e soldati: una antica arteria di comunicazione che collegava il sud al nord Italia rendendo l’altopiano un passaggio obbligato tra Napoli e le città centrali della penisola.

Fiumi e montagne, il cuore selvaggio dell’Altopiano delle Cinque Miglia

lago di barrea
Lago di Barrea. maury3001, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Oltre a essere una distesa unica, l’Altopiano delle Cinque Miglia fa da “ponte naturale” tra le vallate d’Abruzzo, collegando due valli importanti e relativi scenari stupendi tra montagne e corsi d’acqua. A nord l’altopiano si affaccia sulla Valle del Gizio, le cui acque finiscono nel fiume Pescara mentre si attraversa la Valle Peligna. Verso sud invece l’altopiano si collega all’Alto Sangro, alimentato dal torrente Raso. Il Sangro scorre sia in Abruzzo che in Molise toccando le province di L’Aquila, Isernia e Chieti.

Ad abbracciare l’altopiano poi ci sono alcune delle cime più suggestive dell’Appennino come il Monte Genzana, il Monte Rotella e il Monte Pratello, che regalano panorami da fotografia e voglia di vederne di più; a rendere il tutto ancora meglio è che sul corso del Sangro c’è il lago di Barrea, un lago artificiale. Questo sta nel mezzo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, facendosi spazio tra i Monti Marsicani e creando, di conseguenza, uno dei luoghi più fotogenici di tutta la regione.

Climi estremi? Eccome: benvenuti nella Siberia del Mediterraneo, tra brigantaggio e battaglie

 
 
 
 
 
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L’Altopiano delle 5 Miglia non ha di certo guadagnato il soprannome di Siberia del Mediterraneo per caso, anzi. Con inverni così rigidi che le temperature possono scendere fino a -30 °C è uno dei luoghi più freddi dell’Appennino e, per chi lo visita in pieno inverno, un’immersione di gelo. D’inverno l’altopiano è un deserto di ghiaccio e neve privo di alberi e con una distesa bianca che non finisce più. Le temperature polari sono in parte dovute all’inversione termica che nelle notti serene e senza vento porta il freddo a livelli estremi.

Con l’arrivo dell’estate cambia tutto, perché l’altopiano accoglie greggi di ovini, mandrie di cavalli e bovini, che trovano il posto perfetto per pascolare; i colori si accendono di verde e il paesaggio diventa ottimo per belle passeggiate e panorami indimenticabili. Come se niente fosse. Quando torna la neve invece l’Altopiano delle Cinque Miglia diventa una tappa obbligata per gli amanti delle ciaspolate e dello sci di fondo grazie a chilometri di neve incontaminata e un’atmosfera che le grandi distese del Nord Europa. È pure un luogo che profuma (quando gli odori si sentono senza il freddo frizzantino) di storie, leggende e qualche vicenda drammatica. Nel 1528, durante una violenta bufera, 300 mercenari veneziani persero la vita attraversando l’altopiano. L’anno seguente idem con patate e un contingente di 600 fanti in marcia sotto la guida del principe d’Orange, fece la stessa fine. Ospitale? Pericoloso? Non c’è dubbio, non c’è inganno. E difatti Carlo V, dopo tale episodio, fece costruire 5 torrioni che dovevano fare da rifugio in caso di emergenza in zona.

Secoli dopo nel periodo del brigantaggio le diligenze dovevano farsi l’altopiano di gran carriera, scortate dalle guardie per evitare i troppi assalti dei banditi. La fama di terra ostile e complicata da percorrere non ha fatto altro che crescere, e durante le notti di tempesta molti giurano tutt’oggi di sentire i lamenti degli 800 soldati caduti, trasportati dai venti. L’altopiano comunque ha avuto un ruolo nei momenti importanti dell’Unità d’Italia: nel 1860 re Vittorio Emanuele II attraversò le Cinque Miglia diretto a Teano per l’incontro con Garibaldi, che segnò l’inizio dell’Italia unita.

Cosa vedere attorno all’altopiano

 
 
 
 
 
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L’Altopiano delle Cinque Miglia è una grande meraviglia naturale e il punto di partenza per scoprire alcuni borghi che si collegano dalla Strada Statale 17 che si fa la regione (e che guida per scenari meravigliosi). Prima cosa da non perdere è sicuramente Pescocostanzo, bello come un quadro, un borgo storico rinomato per il suo centro medievale e il vicino Bosco di Sant’Antonio. Questo bosco è uno dei luoghi più magici della zona, e uno dei preferiti dagli sciatori: un’antica foresta di faggi e querce che si tinge di colori spettacolari in autunno e dà percorsi di facile accesso, ottimi per una passeggiata in mezzo alla natura.

Se cerchi appositamente gli sport invernali e il divertimento sulla neve in zona ci sono Roccaraso e il Piano Aremogna che non ti puoi perdere, perché c’è uno dei comprensori sciistici più grandi e attrezzati dell’Appennino, con piste e attività per tutti i livelli, dalle discese alle ciaspolate. Chi preferisce le escursioni troverà un sacco di sentieri che partono dall’altopiano e portano al Quarto Grande e al massiccio della Maiella, con viste panoramiche e percorsi tra i monti e le vallate tutt’intorno. Da qui l’Abruzzo si svela in tutta la sua bellezza aspra e incontaminata, rendendo l’Altopiano delle Cinque Miglia un punto di passaggio obbligato per chi vuole vivere appieno l’avventura abruzzese.

Crediti Foto cover: Davipar, Public domain, via Wikimedia Commons



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