La città del cantore di Roma: in Basilicata c’è una magnifica perla di storia da scoprire “oltre i soliti giri”
Su un altopiano incastonato fra un paio di valli, abbracciata da alture su alture ed il tanto verde della valle dell’Ofanto, c’è una magnifica e verde perla piena di storia da scoprire. Oggi siamo in Basilicata, tra Apulia e Lucania, nella parte un po’ a nord-est; di solito verrebbe subito in mente Matera e i suoi paesaggi, ma non oggi. Conosciuta per l’antichità, ma più che altro per i natali di un personaggio famoso: oggi ci facciamo un viaggio nella città di Orazio, il cantore di Roma nato nel ’65 a.C. in quella che era una colonia: benvenuti a Venosa, fra i Borghi più belli d’Italia.
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La città oraziana, e la sua storia
Statua di Orazio Flacco – Venosa
Ben conosciuta per aver dato i natali al grande poeta Orazio, Venosa è uno scrigno di storia inconfondibile. Un lembo di terra meraviglioso che si abita già dal Neolitico, venne strappata ai sanniti da Roma nel III secolo a.C. per farne una colonia latina e diventare a tutti gli effetti un “Municipium”, una città di Roma. Venusia, che derivi semplicemente dall’amore di Venere o dall’abbondanza di-vina delle viti, ha vissuto numerose guerre e vide passare tante civiltà, ognuna col proprio lascito indelebile sul territori. Dall’Impero Romano, poi Longobardi, Saraceni, Bizantini, fino ai Normanni: ed è tra i normanni e i benedettini che nasce la (purtroppo incompiuta) Santissima Trinità, il complesso che vedete qui sopra.
Ed è tra le colline di venosa che Orazio, uno dei più celebri poeti della letteratura latina, ha trovato la propria musa. Qui ci passò l’adolescenza, pullulante com’era Venusia, grazie all’istituzione della Via Appia nel 190 a.C. Camminare per le strade è come seguirne un po’ le orme e le ombre, con la sua presenza palpabile e stimolante. D’altronde anche solo la storia del neolitico è parte delle sue storie non facilmente visibili, custoditi appunto nell’archeologia della zona che è riuscita a scavare ancora solo in parte.
Cosa vedere a Venosa?
Il complesso della Santissima Trinità, opera purtroppo incompiuta di Venosa
A Venosa c’è di tutto a livello di storia. Si possono vedere testimonianze appunto un po’ nascoste dagli scavi se andate al parco archeologico paleolitico di Notarchirico, fra un cranio di elefante capovolto e fossili della preistoria di settecentomila anni fa, oscurati dalla cenere del vulcano vicino chiamato Vulture. Tra gli scavi romani, le ville, le terme e l’anfiteatro c’è molto da vedere, con i sentiti ringraziamenti alla Regina Viarum, la Via Appia, la regina delle vie che continua a dare: ci ha da poco fruttato il primato mondiale Unesco.
Passeggiando per Venosa, vicino al centro ci sono le catacombe ebraiche, in un sito archeologico che risale al quarto secolo, una fra le icone di integrazione culturale più importanti del Sud Italia dove cristiani ed ebrei riposavano assieme senza alcuna forma di problemi. Sono testimoni della ripopolazione, o meglio ricolonizzazione, che Roma fece nella città di Venusia (successe un paio di volte).
Passando avanti verso il medioevo invece si percepisce il solenne dell’abbazia benedettina mai finita, il Complesso della Santissima Trinità, con tracce romane, longobarde e normanne. Venne innalzata inizialmente dai benedettini, poiché ha una chiesa vecchia e una chiesa nuova, e la prima basilica paleocristiana nacque tra quinto e sesto secolo dove c’era un tempio pagano dedito a Imene.
Dopo gli Angioini la città va agli Orsini. Importantissimo sarà l’operato di Pirro del Balzo, il duca che ha edificato il castello dal 1460 e la cattedrale di Sant’Andrea nel 1502. A tal proposito, il Castello di Pirro del Balzo (chiamato spesso Castello di Venosa, o Castello Aragonese) nasce su una più vecchia cattedrale romanica e domina il centro storico di Venosa. Castello fatto da una pianta quadrata, un fossato profondo e quattro torri cilindriche agli angoli. L’ingresso porta a un grande cortile che è circondato da un loggiato rinascimentale molto elegante; le torri sono merlate e fanno da tesoro alle armerie. Ricorda un po’ il Maschio Angioino, imponente com’è. Nato per difesa è cambiato molto, da dimora signorile da Carlo Gesualdo ma anche di recente come sede del Museo archeologico nazionale di Venosa nei suoi sotterranei.
Dedicate un po’ di tempo anche alla Fontana Angioina, che deriva dal privilegio dato a Venosa da Carlo II d’Angiò all’alba del 1300. Sta esattamente dove fino al 1842 si accedeva alla città, con un lungo abbeveratoio sul muro dove si trovano due leoni di pietra direttamente dalle rovine romane.
E soprattutto, non perdetevi la casa di Orazio. Siamo nel centro storico, dove ci sono tanti laboratori artigianali da cui acquistare un piccolo pezzo di Venosa da portare a casa come ricordo, ma la casa di Orazio del 43 a.C. sta su Via F. Frusci 40 (solo su prenotazione) e offre uno sguardo sulla vita e le opere del celebre poeta.
Eventi a Venosa
Castello Pirro del Balzo dove si fanno anche eventi – FotoLabRitratto / Shutterstock.com
Sul sito di Venosa c’è una pagina con un bel po’ di eventi programmati per l’estate a Venosa. Sono programmati fino al 13 settembre e spaziano da eventi nelle cantine, live music, dj set, alla Festa patronale di San Rocco (16-18 agosto), eventi teatrali, il Festival del gusto dal 30 agosto all’1 settembre con eventi enogastronomici e tanto altro al centro storico di Venosa o anche direttamente alla sala del trono per la consegna del premio Castello “Pirro del Balzo”.