L’Italia fa 60: il nuovo sito UNESCO conferma il record mondiale del Bel Paese
L’Italia tutta celebra con grande orgoglio l’aggiunta del suo 60° sito UNESCO, consolidando (e rinnovando) il primato mondiale nel patrimonio culturale. La Via Appia Antica, soprannominata con ammirazione come la “Regina Viarum” (da parte di Stazio, I secolo d.C.), ha ottenuto il prestigioso riconoscimento nella 46ma sessione del World Heritage Committee a New Delhi. Una strada antica, un antico capolavoro dell’ingegneria romana, da sempre via e simbolo di storia e tecnologia di Roma. Alla grande inaugurazione del 312 a.C. era una delle più grosse opere ingegneristiche di tutta l’antica Roma. Nata per collegare Roma a Capua e poi estesa fino a Brindisi è una strada che si faceva 4 regioni: Lazio, Campania, Basilicata e Puglia.
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Com’è la Via Appia Antica e perché è la prima autostrada
La sezione conservata meglio è quella che oggi fa parte del Parco Regionale dell’Appia Antica (che trovate qui), quella che effettivamente è la campagna romana a un chilometro dal Colosseo e che fa da museo a cielo aperto per 16 km di splendore. Un’arteria, davvero, che collegava la Caput mundi bellorum maxima merces col sud della nostra penisola. La parte più antica nasce per collegare Roma a Santa Maria di Capua Vetere, poi è stata allungata man mano tra una conquista e l’altra fino a Brindisi nel II secolo.
Ignorando montagne e paludi, permise trasporto e comunicazione nei tempi antichi, ma fu solo nel XX secolo che grazie agli studi dell’archeologo Giuseppe Lugli si riscoprì la tratta fra Campania e Puglia. Un percorso tecnologicamente avanzato che aveva, o meglio ha, viadotti, ponti e gallerie per un via-vai continuo e sicuro di qualità romana. Fino a quel momento la strada, di norma, era solo un regolare passaggio di sterrato che andava a farsi benedire dopo ogni pioggia, rendendo impossibile la vita per qualunque plavstrvm, serracvm, cisivm o in generis il carro che passava il convento… o l’esercito. Furono i Romani a immaginare il fondo stradale usando lastre di basalto con cui solo per le strade statali coprirono oltre un centinaio di migliaio di km.
Patrimoni Unesco, orgoglio Italiano: un piccolo confronto con la Cina
“Orgogliosi per il grande riconoscimento alla leggendaria Regina Viarum. È la testimonianza di come il nostro territorio abbia un patrimonio storico e archeologico unico” dichiara l’Assessore allo Sport, al Turismo e alla Moda Alessandro Onorato. “Esprimo tutta la mia soddisfazione e il mio orgoglio per il grande risultato ottenuto” dice invece Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura.
Con l’inclusione della Via Appia Antica, l’Italia fa 60. Il Bel Paese ha ben sessanta siti UNESCO e mantiene un sottile margine sulla Cina che ora come ora di siti ne ha 59, dopo aver aggiunto il deserto di Badain Jaran e l’Asse Centrale storico di Pechino. Mentre la Cina continua ad arricchire la sua lista, il Bel Paese rimane sempre ben distinto per la sua lunga tradizione di tutela del patrimonio, un motivo di grande orgoglio per tutti gli italiani e un’attrazione irresistibile per i turisti di tutto il mondo che, solo nel 2024, si stimano oltre 50 milioni di presenze (Ansa).