Da Sacile a Pordenone, tra canali e borghi

Alla scoperta del Friuli Venezia Giulia - Parte 4
Scritto da: 19Simone80
da sacile a pordenone, tra canali e borghi
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Prosegue la scoperta del Friuli Venezia Giulia, dopo i primi 3 itinerari (Udine-Gorizia; Palmanova-Aquileia; Spilimbergo-San Daniele), mi concentro nella zona di Pordenone:

  • Sacile
  • Caneva
  • Sorgenti della Santissima e del Gorgazzo
  • Polcenigo
  • Pordenone
  • Sesto al Reghena
  • Cordovado

Sacile la si può definire come la “piccola Venezia del Friuli”, impossibile non rimanerne ammaliati. Anche Caneva merita una visita e raggiungere Polcenigo tra i “Borghi più belli d’Italia”.
Pordenone poi affascina con i palazzi affrescati e a Sesto al Reghena si torna indietro nel tempo.

Sacile, la piccola Venezia

Sacile è la “piccola Venezia” del Friuli, già attraversando il primo ponte si rimane a bocca aperta per la bellezza.

Il centro storico di Sacile sorge su due isole fluviali del fiume Livenza, con antichi palazzi nobiliari che si affacciano su di esso, definita per questo “Giardino della Serenissima“.

Sotto il controllo della Serenissima, Sacile fu un centro nevralgico dal punto di vista del commercio fluviale, da qui infatti veniva trasportato il legname a Venezia per la costruzione delle gondole e tutte le merci destinate al Nord Europa.

Tra i cittadini più illustri che vissero a Sacile, vi è Pier Paolo Pasolini (1922-1975), poeta, scrittore e giornalista tra i maggiori intellettuali italiani del XX secolo. Si trasferì a Sacile nel 1929 a seguito del padre, ufficiale dell’esercito, vi rimase fino al 1932, ben chè un bambino, in quel periodo iniziò a comporre le sue prime opere.

A Sacile mi aspetta Marisa dell’ Ufficio IAT, che oltre a darmi informazioni e materiale informativo è stata così gentile da farmi da guida.

Ci dirigiamo subito a Palazzo Ragazzoni, elegante e raffinato palazzo cinquecentesco simbolo di Sacile, punto di riferimento per Sovrani, Papi ed Imperatori.

E’ stato edificato su un precedete fabbricato quattrocentesco nella seconda metà del 1500, a volerne la riqualificazione fu la Famiglia Ragazzoni, armatori e mercanti veneziani.

Giacomo Ragazzoni (1528-1610), si trasferì a Sacile per rafforzare le proprietà terriere della famiglia e gli scambi commerciali.

Oggi resta solo il nucleo principale dell’antica struttura, la facciata su Viale Zancanaro presenta una trifora e una quadrifora a balaustra, la parte sul fiume invece presenta una pentafora con davanzale all’altezza del piano nobile e porta i segni degli spari del IV Battaglione Bersaglieri che si batté nel novembre 1917 in difesa della città.

A palazzo, Giacomo Ragazzoni ebbe centinaia di ospiti illustri, tra questi anche l’Imperatrice Maria d’Austria.

Al suo interno, nel Salone degli Imperatori, si ammira un meraviglioso ciclo di affreschi di fine XVI secolo che raffigurano le glorie dei fratelli Giacomo e Placido Ragazzoni insieme a personaggi illustri con cui erano in rapporti, come Re Filippo II di Spagna e l’Imperatrice Maria d’Austria.

Si passa poi per la Saletta delle bandiere che collega il Salone degli Imperatori e il Salone d’Onore.
Ha le pareti interamente decorate con le insegne delle Nazioni entrate in relazione commerciali e politiche con la famiglia Ragazzoni.

Si raggiunge al Salone d’Onore, sul quale si affaccia il ballatoio ligneo che conserva in alcuni tratti le decorazioni originarie che raffigurano episodi mitologici e figure allegoriche.

Si giunge poi alla Cappella Gentilizia (1615), venne costruita e decorata dopo la morte di Giacomo Ragazzoni secondo le sue volontà. Le decorazioni in stucco sono testimonianza artistica di trasformazione dal barocco al rococò.

Dal 1936 l’edificio appartiene al Comune, che lo utilizza come sede di rappresentanza e di Consigli comunali, oltre che per eventi culturali e turistici di pregio.

Andiamo verso Piazza del Popolo dalla pianta irregolare e dall’aspetto molto signorile, era in origine un emporio destinato allo scalo delle merci del porto fluviale.

Gli edifici presenti sulla piazza hanno tre livelli, nei portici si trovava l’attività commerciale, al piano superiore la residenza ed infine il deposito. Disponevano inoltre di due accessi, uno sulla piazza e l’altro a livello del fiume Livenza.
Tra gli edifici che si ergono sulla piazza, vi è il Palazzo Comunale (1483), sede comunale dal 1930.

Attraversiamo poi uno dei ponti sul fiume Livenza per bere un ottimo caffè presso la torrefazione Grosmi Caffè, una vera e propria istituzione.

Il Grosmi Caffè vanta una storia di oltre 60 anni, negli anni hanno sempre più selezionato i migliori caffè del mondo per proporre una vasta selezione di miscele. Dietro ogni tazzina di caffè c’è il sapiente lavoro degli artigiani torrefattori attraverso un lavoro molto delicato, individuano il giusto grado di tostatura.

Il Grosmi Caffè è sicuramente uno dei posti che non può mancare se visitate Sacile, la presenza della simpaticissima proprietaria è il tocco in più per gustare non un semplice caffè, ma una vera e propria “opera d’arte”.

Si possono scegliere tra diverse tipologie di miscele, io ho provato la Colombia Barrique Rum, caffè arabica fermentato in barili di Rum per circa 3 mesi.
Non si tratta di un caffè corretto, ma un caffè normale con la particolarità di avere queste note, anche olfattive, di Rum quando lo si gusta.

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Grosmi Caffè
Via G. Garibaldi, 6
Sacile (PN)
Email: info@grosmicaffe.it
Tel.: 0434-71597

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Situato proprio di fronte si trova Palazzo Ettoreo (XVI sec.), antica residenza signorile appartenuta alle Famiglie Ettoreo e Vando, ora proprietà comunale.

La dimora conserva l’aspetto tipico dell’architettura veneziana rinascimentale, è caratterizzata da un ampio porticato, una quadrifora in pietra d’Istria e una finestra angolare e alcune tracce di antichi affreschi.

Sul pilastro angolare del portico sono presenti i bassorilievi che rappresentano un grifone ed un drago, mentre nella colonna centrale è scolpito lo stemma della Famiglia Ettoreo.

Il palazzo, ospitò per oltre un secolo la locanda del “Leon d’oro”, il 25 marzo 1822 vi pernottò Silvio Pellico durante il suo trasferimento alle carceri della fortezza asburgica di Spielberg.

Ci dirigiamo poi verso la Chiesa di Santa Maria della Pietà (XVII secolo), piccola chiesa a pianta esagonale che si affaccia sul fiume Livenza. La costruzione avvenne in seguito ad un evento miracoloso avvenuto nel 1609, quando una immagine della Madonna aveva incominciato a lacrimare.

L’interno della chiesa è costituito da un’unica aula esagonale coperta con volte e da un profondo presbiterio che accoglie l’altare in pietra (1626), sopra di esso si trova la sacra scultura della Pietà (XV sec.), oggetto di grande venerazione da parte dei fedeli.

Sebbene la statua possa apparire di colore bianco-giallastro, originariamente era ricoperta di uno strato pittorico, oggi presente solo in alcune tracce.

Da qui proseguiamo verso il Duomo di San Nicolò (XV sec.), costruita in stile rinascimentale suddivisa su tre livelli, fu restaurato nelle forme originarie dopo il terremoto del 1976.

L’interno a pianta latina a tre navate, conserva interessanti opere artistiche tra questi due afferschi sovrapposti di San Pietro Martire rinvenuti in fase di restauro dopo il terremoto del 1976. Quello in basso risale a metà del XV secolo, mentre quello più in alto risalirebbe a metà del secolo successivo.

Altra opera interessante è la statua lignea di Maria Consolatrice degli Afflitti (XV-XVI sec.) detta anche Madonna del Colera in quanto aiutò la città a vincere il male.

In una delle pareti vi è la lapide che indica che nel 1454 venne sepolto David, figlio del sultano turco Murad II, convertitosi al Cristianesimo ed aveva abbandonato il padre e la Patria.

Il campanile (XVI sec.) alto poco più di 50 metri risulta inclinato a causa dei terremoti, sulla cima del suo pinnacolo vi si trova la statua anemoscopica bronzea di un angelo, che a seconda della sua posizione indica ai cittadini se pioverà.

Sempre in Piazza Duomo si trova Palazzo Carli (XVI sec.) dalla caratteristica facciata con doppie quadrifore centrali, fatto costruire dall’omonima famiglia, oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna Pino Casarini. Al suo interno si trova infatti la ricca esposizione di opere donate dell’artista veronese Pino Casarini, considerato tra i più importanti affreschisti del XX secolo.

Tra le cose curiose che si possono vedere a Sacile vi è la statua in cemento “Il pesce che gioca col il bambino” opera donata dell’artista milanese Giorgio Igne. La statua è adagiata sulla sponda del fiume Livenza e i cittadini la osservano quotidianamente perché se il livello del fiume arriva ai piedi del bambino si allarmano.

Molte case di Sacile presentano motivi ornamentali del Rinascimento o in stile Barocco, che rendono la cittadina deliziosa e piacevole, attraversando i ponti e imboccandosi nelle vie si scoprono scorci per ammirarla.

Il primo weekend di Settembre si svolge la tradizionale Sagra dei Osei, esposizione e mercato di uccelli da canto tra le fiere ornitologiche più antiche d’Europa.

La manifestazione ha origini antichissime, nel medioevo gli abitanti delle campagne e dei paesi vicini si riunivano in un mercato spontaneo incentrato sulla compravendita di uccelli da canto e da richiamo.

Uno dei momenti più importanti della Sagra dei Osei è la gara di bel canto, in cui si ascoltano le voci degli uccelli.

Ringrazio profondamente Marisa dell’Ufficio IAT di Sacile per l’accoglienza, la disponibilità e la cortesia, nonché il piacevole ed interessante giro turistico alla scoperta della città.

Caneva e il “FigoMoro”

Non molto distante da Sacile si trova Caneva, terra di antichi vini come il Marzemino e punto di partenza per piacevoli escursioni.

Tra i punti d’interesse vi è la Chiesa Arcipretale di San Tommaso (XIX sec.), l’antica chiesa sorgeva sul colle in prossimità del castello ed era dedicata a Santa Lucia. Nella seconda metà del XVI secolo gli abitanti del borgo sul colle si trasferirono a valle, presso l’attuale paese.

Presenta una facciata particolare, risultato di un mix di stili. La parte inferiore presenta un aspetto cinquecentesco proveniente dai resti di un teatro, mentre la parte superiore è stata costruita nell’ultimo dopoguerra.

All’interno della chiesa è conservato un trittico su tavola (1512) opera di Francesco da Milano, che raffigura i Santi Sebastiano, Rocco e Nicolò.

Andando sul colle si ammirano i ruderi del Castello di Caneva (XI sec. circa), per la sua posizione strategica al confine occidentale del Friuli, fu teatro di numerosi scontri tra le truppe patriarcali e quelle trevisane.
Dopo la sottomissione alla Serenissima Repubblica di Venezia, il castello perse d’importanza, decadendo con il passare dei secoli.

All’interno della cinta castellana si trova la Chiesa di Santa Lucia (XI sec.) al cui interno sono presenti affreschi rinascimentali.

Dal Castello si gode di un’ampia vista panoramica che domina il punto di incontro tra due valli.

La zona di Caneva, è molto importante dal punto di vista archeologico in quanto è ricca di reperti del periodo Paleolitico e Neolitico, un esempio è il palafitticolo del Palù di Livenza dal 2011 presente nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Si tratta di un sito popolato dagli ultimi cacciatori-raccoglitori fin dal Paleolitico, gli scavi hanno fatto emergere diverse tipologie di strutture palafitticole oltre ad oggetti e strumenti in pietra o in ceramica.

I reperti recuperati sono esposti al Museo Archeologico del Friuli Occidentale a Pordenone.

Caneva è la Patria del FigoMoro, specie autoctona diffusa in questa zona da tempi remoti. Il particolare clima pedemontano a ridosso delle Prealpi Carniche, la ricchezza dei minerali presenti nel sottosuolo e terreni drenanti e asciutti, conferiscono al frutto caratteristiche qualitative ed organolettiche particolari ed uniche.

Il FigoMoro presenta dimensioni ridotte rispetto alle varianti comuni, la buccia sottile dal colore variabile che tende dal verde al violaceo a seconda della maturazione, una polpa tenera e sapida dal colore rosso intenso. Il FigoMoro da Caneva va mangiato con la buccia.

Sorgenti della Santissima e del Gorgazzo

Prosegue l’itinerario a tema naturalistico nella zona che si estende tra Caneva e Polcenigo.

Mi fermo alla Sorgente della Santissima una delle principali sorgenti del Livenza, insieme a quella del Molinetto e del Gorgazzo. L’acqua esce costantemente dalla roccia calcarea con una portata importante che la rende navigabile fin dalla fonte.

Questo luogo era considerato sacro fin dall’antichità, la leggenda narra che nel 473 la Santissima Trinità apparve all’Imperatore Teodosio mentre si riposava dopo una campagna militare.

Intorno alla sorgente sono presenti alcuni percorsi naturalistici e la Chiesa della Santissima Trinità, che all’interno conserva un altare ligneo del XVII secolo, splendidi affreschi e dipinti del XVI e XVII secolo.

Mi dirigo poi alla Sorgente del Gorgazzo, dove ha origine l’omonimo torrente affluente del fiume Livenza, famosa per le sue acque dal colore smeraldo.

Si tratta di una grotta, il cui laghetto si è formato per il crollo della volta sotto la spinta dell’acqua, la cui provenienza non è ancora certa.

E’ costituita da una risorgiva, tra le più profonde mai esplorate al mondo e seconda sorgente carsica a sifone più profonda in Europa.

La pericolosità e le forti correnti interne non permettono di conoscere quanto sia profondo, nel 2019 è stata raggiunta la profondità di 222 metri, dallo speleosub polacco Krzysztof Starnawski.

A 9 metri di profondità all’imboccatura della cavità, è stata posta la statua di un Cristo, perfettamente visibile da riva grazie alla limpidezza delle acque.

Dopo questi meravigliosi luoghi percorro pochi chilometri in auto per visitare Polcenigo.

Guarda la gallery
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