Islanda, on the road tra fuoco e ghiaccio
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Partiamo all’alba di una mattina di agosto da Milano. volo Brussel airlines con scalo a Bruxelles e poi un volo Icelandair che ci porta all’aeroporto di Keflavik. atterriamo nel pomeriggio ritiriamo l’auto a noleggio e ci dirigiamo verso Hveragerði, il piccolo paese che ci accoglierà per la nostra prima notte. abbiamo scelto infatti di iniziare da qui il nostro viaggio, in modo da essere più vicini al famoso circolo d’oro. Hveragerði è una paesino circondato da campi di lava e da colline fumanti ed è famoso per il campo geotermale altamente attivo che fornisce calore a centinaia di serre. In zona si possono fare fantastiche escursioni nella valle Reykjadalur, una valle fumante attraversata dal un fiume caldo balneabile. ed è proprio lì che dopo esserci sistemati siamo diretti! Per raggiungere il Reykjadalur hot spring thermal river si lascia l’auto al parcheggio, da dove parte un sentiero abbastanza impegnativo che porta al fiume. Per arrivarci si impiegano circa 40 minuti di buon cammino tra prati verdi e calde fumarole, uno spettacolo! La temperatura è di circa 10 gradi con un bel vento freddo, armati di tutto il nostro coraggio ci immergiamo in questo paradiso, l’acqua così calda è uno spettacolo. La parte dura però arriva dopo. infatti è bene che sappiate che qui non esistono spogliatoi, ma solo dei paraventi e si gela! Dopo questa prima fantastica esperienza torniamo in centro a Hveragerði e ne approfittiamo per fare la spesa. Qui infatti trovate un supermercato bonus, la famosa catena low-cost, dove potete fare la spesa a prezzi contenuti. ormai è sera e stanchi dal viaggio ci dirigiamo verso il nostro appartamento. Per la prima notte abbiamo scelto Frumskogar guesthouse & apartments un gruppo di appartamenti a Hveragerði. Qui potete scegliere tra camere con bagni in comune o appartamenti indipendenti con bagno privato e una cucina completamente attrezzata. inoltre troverete anche una piccola piscina riscaldata all’aperto che però noi non abbiamo utilizzato.
Secondo giorno
La seconda tappa del nostro viaggio on the road in Islanda prevede di visitare Kerið, Geysir e le cascate Gulfoss lungo il famoso il circolo d’oro (golden circle), per poi spostarci verso la parte sud-occidentale dell’isola, visitando le cascate di Seljalandsfoss e Skogafoss. Il nostro viaggio prevede diverse tappe lungo la costa islandese, solitamente si viaggia in senso orario, ma noi decidiamo di farlo antiorario, perché? non c’è un perché, abbiamo deciso così! Il circolo d’oro è il nome che è stato dato al percorso di circa 300 km che parte da Reykjavík e che attraversa alcuni dei paesaggi più famosi dell’Islanda. Usciamo dal nostro appartamento Hveragerði ci accoglie una giornata fresca e un bel sole. decidiamo di saltare il parco Bingvellir e di dirigerci direttamente a geyser passando per lago Kerið. alcuni si chiederanno: ma come, hai saltato il Thingvellir national park? ebbene sì, mi sono documentata, ho sentito pareri di amici viaggiatori e visto i pochi giorni di viaggio, avevo già in previsione di saltarlo e dedicare il nostro tempo ad altre cose. Prima tappa del nostro primo giorno è Kerid. un lago poco profondo circondato da ripide pareti di roccia vulcanica rossa che crea uno scenografico contrasto con i riflessi bluastri dell’acqua. la seconda tappa della giornata è Geysir. Geysir è un geyser situato nella valle di Haukadalur, è ritenuto il più antico geyser conosciuto. la stessa parola geyser deriva da Geysir, a sua volta derivato dal verbo islandese Gjósa che significa “eruttare”, “emettere a fiotti”. A Geysir in particolare sono due i geyser più conosciuti e visitati: l’originale Geysir e il più piccolo Strokkur. un tempo Geysir eruttava getti d’acqua alti fino a 80 metri, ma poi i turisti nel tempo hanno ostruito la cavità gettandovi dentro pietre e sassi nell’intento geniale di svegliarlo e farlo eruttare in loro presenza. Il sito è facilmente visibile dalla strada, le fumarole si alzano alte nel cielo e un ampio parcheggio dall’altra parte della strada ci permette di lasciare velocemente l’auto per scoprire questa meraviglia della natura. Qui trovate, bar, ristorante, toilette e negozio di souvenir.
Attraversiamo un sentiero in mezzo a pozze calde e fumanti, poi un discreto numero di turisti con smartphone e macchine fotografiche pronte, ci fa capire di essere davanti a Strokkur. Strokkur è un potente geyser che circa ogni 5 minuti spara un getto d’acqua potentissimo alto fino a 30 metri. attendiamo pochi minuti ed eccolo in tutta la sua potenza! Attenzione a dove vi posizionate, se siete sottovento, la doccia è assicurata. Risaliamo in macchina, prossima tappa Gullfoss, la cascata d’oro. Raggiungiamo facilmente la cascata dopo una breve camminata e qualche scalino, lo scenario che si apre davanti a noi è mozzafiato. l’acqua precipita con uno spettacolare doppio salto sollevando per più di 30 metri una parete di spruzzi. qui la giacca e i sovra pantaloni impermeabili comprati prima della partenza si rivelano degli ottimi acquisti! Il sole purtroppo si è nascosto dietro a grandi nuvoloni e non ci permette di vedere questa meravigliosa cascata con l’arcobaleno che abitualmente si forma. Pranziamo al ristorante del centro visitatori, qualche minuto prima che dei pullman riversino al suo interno orde di turisti. Qui faccio il primo “incontro” con il piatto che amerò di più in assoluto durante questo viaggio: la lamp soup, la zuppa di agnello! calda, gustosa e “abbastanza” economica. Qui infatti per la prima volta, ci rendiamo realmente conto di quanto sia costosa questa terra: 2 zuppe, 2 sandwich al salmone e 2 the caldi alla modica cifra di 56 euro. Il nostro viaggio prosegue lungo la strada che attraversa Flúðir, tra colline verdi ondulate e formazioni rocciose. Flúðir è un piccolo centro famoso per le serre geotermali, nelle quali vengono coltivati la maggior parte dei funghi del paese e per la piscina geotermale Gamla laugin, meglio nota come secret lagoon. Dopo poco riprendiamo la Hringvegur, la strada num 1 che è la principale strada islandese e percorre l’isola in forma circolare, per quasi tutta la sua lunghezza la strada è asfaltata; solo un breve tratto a est e a nord del paese e ancora sterrato. Arriviamo ad Hella, da qui se volete, parte la strada che permette di raggiungere Hekla, il vulcano ritenuto nel medioevo la porta dell’inferno e che anni fa bloccò i voli di mezza Europa dopo qualche chilometro sulla nostra sinistra vediamo Seljalandsfoss. questa cascata si getta da un’altra scarpata in un laghetto ed è semplicemente meravigliosa. lasciamo l’auto nel parcheggio (a pagamento) e andiamo alla scoperta di questa meraviglia. la cascata è spettacolare, ma ancora di più il sentiero che ti permette di passare dietro al salto d’acqua. qui l’abbigliamento impermeabile è d’obbligo, dal breve sentiero infatti si esce fradici… ma che spettacolo! Proseguiamo verso est e alla nostra sinistra vediamo Eyjafjöll, il vulcano famoso per l’eruzione del 2010. Qui inizia a mio avviso uno dei punti più spettacolari dell’isola, montagne verdi a sinistra e oceano a destra. Sorpassiamo quella che sarà la guesthouse per notte e proseguiamo per qualche chilometro fino a raggiungere Skogar, qui infatti ci aspetta Skogafoss. Skogafoss è una delle più belle cascate islandesi, essa infatti compie un salto di 62 m da un pendio roccioso e ci si può avvicinare ai piedi per ritrovarsi circondati da spruzzi e per sentirsi soli di fronte alla bellezza della natura. saliamo la ripida scalinata che fiancheggia la cascata da qui si ha una visione spettacolare della cascata e dell’oceano che bacia la terra. Stanchissimi, raggiungiamo la nostra guesthouse, per la seconda notte abbiamo scelto the garage a Varmahlíð.
Terzo giorno
La terza tappa del nostro viaggio in Islanda prevede di visitare la zona sud con le famose spiagge nere e il faro di Dyrhólaey, fino ad arrivare a Jökulsárlón la famosa laguna di iceberg. Dopo aver visitato il primo giorno il circolo d’oro la cascata di Seljalandsfoss e di Skogafoss proseguiamo il nostro giro dell’Islanda continuando a percorrere la ring road in senso antiorario. il terzo giorno inizia molto presto, dobbiamo vedere tantissime cose e i chilometri da fare sono tanti. altra cosa importante da segnalare è che tra Vik e Höfn non esiste praticamente nessun paese dove pernottare, quindi una tappa così lunga è purtroppo obbligata. per avvicinarvi però, a differenza nostra, potreste pernottare a Vik. Prima di partire però, torniamo a skogafoss per approfittare dell’ora e scattare delle foto senza turisti. Se potete fatelo anche voi, si respira una pace difficilmente descrivibile!
Oggi purtroppo ci fa compagnia la pioggia e un vento fortissimo. controlliamo il sito Safetravel (utilissimo per questo viaggio, vedi qui) e scopriamo la presenza di un avviso per venti forti fino a 100 k/h lungo la costa sud. Prima tappa della giornata Kirkjufjara beach. Avendo solo pochi giorni a disposizione è impossibile fare tutto. saltiamo infatti a malincuore il famoso e super fotografato relitto dell’aereo us navy sulla spiaggia di Sólheimasandur. Qui, nel 1973 un aereo della us navy fu costretto ad un atterraggio di emergenza, l’equipaggio sopravvisse all’impatto e riuscì a mettersi in salvo, ma l’aereo venne abbandonato sul posto. il relitto si trova in mezzo al nulla, raggiungerlo infatti richiede circa due ore di cammino o una ventina di minuti con una 4×4. Che noi purtroppo non abbiamo. Arriviamo a Kirkjufjara beach, il vento è davvero fortissimo, in alcuni punti abbiamo la sensazione che ci butti a terra, la camminata in alcuni punti è davvero difficile. Davanti a noi però troviamo un paesaggio fantastico, spiaggia nera bagnata dall’oceano con un piccolo monolite nero che silenzioso osserva tanta bellezza. Sopra le nostre teste decine e decine di puffins volano ad una velocità pazzesca tuffandosi in mare e pescando pesce. Fotografarli è quasi impossibile! Qui trovate anche delle toilette ovviamente a pagamento. Decidiamo poi di salire sul promontorio Dyrhólaey, la strada è indicata per una 4×4, ma non vedendola particolarmente difficoltosa, la percorriamo con estrema cautela. Raggiungiamo la cima abbastanza facilmente, qui, se possibile il vento è ancora più forte. Dyrhólaey è un promontorio roccioso con un enorme arco in pietra, sotto di noi si estende una spiaggia nera lunghissima sferzata dall’oceano. Il vento forte ci fa desistere dal continuare fino alla punta del promontorio per fotografare l’arco e torniamo alla nostra auto. Arriviamo a Reynisfjara beach sotto una fitta pioggia, qui ci sono decisamente molti più turisti rispetto alla precedente. Reynisfjara è una spiaggia nera orlata da delle scenografiche colonne basaltiche che ricordano l’organo di una chiesa e da due faraglioni in mezzo all’oceano. L’accesso alla spiaggia è contornato di cartelli di pericolo che avvisano di non avvicinarsi all’oceano, onde anomale potrebbero risucchiati e ciao ciao, quindi fate attenzione. Un the caldo al baracchino e siamo pronti per la prossima tappa: Fjaðrárgljúfur canyon. Passiamo Vik e continuiamo sulla Hringvegur, attraversando immensi ed infiniti campi di lava ricoperti di muschio, il paesaggio è spettacolare! poco prima però di arrivare, troviamo la strada chiusa con una deviazione obbligata che ci fa perdere quasi un’ora di tempo. controlliamo immediatamente il sito safetravel e scopriamo che la strada è chiusa per diversi chilometri a causa di un’inondazione del fiume Skaftá, causata dall’eruzione di un vulcano sotto la calotta glaciale. causa di forza maggiore saltiamo quindi il Fjaðrárgljúfur canyon. riprendiamo la Hringvegur e ci avviciniamo al parco nazionale Skaftafell. il paesaggio intorno a noi è meraviglioso, un’emozione unica e difficilmente descrivibile! Purtroppo nella stesura di questo viaggio ho sottovalutato l’importanza della visita al parco nazionale Skaftafell, con il senno di poi avrei aggiunto una notte in più per dedicare una giornata alla visita di questo parco e ad un’escursione vicino al ghiacciaio, quindi se potete segnatevi questo consiglio. Lasciamo il parco alla nostra sinistra ma anche dalla strada il panorama è qualcosa di meraviglioso, lingue di ghiaccio che scendono dalle montagne frastagliate fino a raggiungere ampi delta sabbiosi. Arriviamo in prossimità di Jökulsárlón e ce ne accorgiamo dalle punte degli iceberg che intravediamo dalla strada. che emozione! Nella laguna “fluttuano” tanti iceberg o meglio meravigliose sculture di ghiaccio, bianche, azzurre o striate di nero a cause delle ceneri delle eruzioni vulcaniche. Gli iceberg si staccano da una diramazione del ghiacciaio Vatnajökull e piano piano si spostano verso l’oceano. possono rimanere nella laguna fino a 5 anni, dopo di che imboccano il fiume che li conduce al mare. qui alcuni sciogliendosi, lasciano sulla spiaggia nera dei bellissimi “diamanti” di ghiaccio, la spiaggia infatti viene chiamata diamond beach per la visita della laguna abbiamo prenotato un tour di un’ora in gommone con ice lagoon zodiac boat tours (9,800 isk a testa). Ci danno delle tutone calde ci caricano sopra un gommone e la guida ci porta su e giù per la laguna, avvicinandosi agli iceberg, spiegandoci e raccontandoci curiosità legate al posto. Un’ora vola in fretta, tornati in abiti civili la fame si fa sentire più che mai. purtroppo i baracchini di fish and chip all’interno del parcheggio hanno già chiuso, non ci resta che dirigerci verso Hofn dove dormiremo. Per la nostra terza notte abbiamo infatti scelto l’ártún apartment appena fuori hofn. Prima però di raggiungere l’appartamento, passiamo dal porto e ci fermiamo a mangiare una baguette agli scampi e bere una birra da hafnarbuðin. si tratta di una minuscola tavola calda molto alla buona, ma ve la straconsiglio!
Quarto giorno
Lasciato il sud dell’Islanda ci spostiamo verso est alla scoperta dei fiordi orientali. Ecco il racconto della nostra quarta tappa. Dopo aver visitato il circolo d’oro e il sud dell’isola con le sue spiagge nere, i ghiacciai e la laguna, ci spostiamo verso est alla scoperta dei fiordi orientali. La zona a est è una zona meno famosa e quindi poco turistica ma che ho trovato bellissima nonostante il cielo grigio e la pioggia. scogliere, fiordi e baie popolate di cigni selvatici rendono i fiordi a est una meta assolutamente da non perdere. La mattina arriva sempre troppo presto, ma abbiamo un’isola da scoprire! Il sole anche oggi ha deciso di non accompagnarci mentre vento fortissimo e pioggia saranno i nostri nuovi compagni di viaggio. Prima di intraprendere la strada verso i fiordi a est vi consiglio una piccola tappa al villaggio vichingo situato a est di hofn. di per sé il villaggio vichingo non è un granché, il motivo per il quale vale la pena fermarsi è Vestrahorn, un massiccio montuoso super-fotogenico che si eleva sulla laguna (creando talvolta stupendi riflessi) a fianco del mare. Per accedere si paga un ticket di ingresso acquistabile al bar, dove gentilmente ci spiegano i vari sentieri percorribili a piedi e in auto. Un giro veloce al villaggio e poi ci spostiamo in auto per fare qualche bella fotografia. Il vento fortissimo alza la sabbia nera e restare fuori dall’auto è davvero un’impresa. Con difficoltà troviamo il piccolo sentiero che porta alla spiaggia e che regala la vista secondo me più bella del promontorio. Quindi fate attenzione, dopo aver superato la sbarra di accesso, proseguite per 500 metri e appena prima che la strada curvi verso destra troverete il sentiero sulla vostra sinistra. Qualche foto e purtroppo dobbiamo rinchiuderci in macchina, siamo sommersi di sabbia! Peccato perché qui senza il vento forte si deve respirare una sensazione di pace assoluta. Passiamo il tunnel che ci separa da fiordi orientali e dopo poco vediamo sulla destra una grossa sedia rossa sopra a qualche masso. Ci fermiamo a fare qualche simpatica foto. Qualche km prima di Djúpivogur una baia con centinaia e centinaia di cigni selvatici ci dà il benvenuto nei fiordi orientali. Anche se l’orologio segna solo le 12:00 decidiamo di fermarci a Djúpivogur per pranzo. Djúpivogur è una piccola cittadina semideserta con un porticciolo molto caratteristico, il più antico del paese. da qui partono i traghetti per l’isola di Papey. Piove a dirotto e ci infiliamo molto velocemente nel caffè di fronte al porto. fish and chips al volo e di nuovo in auto. Purtroppo la pioggia incessante ha creato molte nuvole basse e i fiordi sono quasi totalmente coperti. scegliamo comunque di non proseguire lungo la statale 1 ma continuare sulla strada n. 96, quella che costeggia il fiordo, ed arrivare fino a Eskifjörður. da qui poi prendiamo la 92 che ci porta direttamente Egilsstaðir. Qui infatti abbiamo prenotato presso la Birta guesthouse la camera che ci accoglierà per la notte. Egilsstaðir è una città piuttosto anonima, non ha un vero centro ed è un insieme di case, supermercati e servizi vari. È perfetta come tappa intermedia tra il sud e il nord del paese e niente di più. In alternativa, se avete tempo e cercate qualcosa di più caratteristico, potete scegliere uno dei paesini nei fiordi, ad esempio Seyðisfjörður. Seyðisfjörður è un pittoresco villaggio fatti di case multicolori incastonato in mezzo alle montagne. Per raggiungerlo si passa su un passo montano ad alta quota per poi scendere lungo una strada circondata da cascate. Non perdete la via principale del paese è dipinta dei colori dell’arcobaleno e fili di lucine appese, in fondo, una chiesa azzurra ci regala una delle immagini più belle di questo viaggio. il villaggio è davvero molto carino con diversi ristorantini, tra i quali un sushi bar, noi non lo abbiamo testato, ma è recensito bene ovunque. Stanchi e infreddoliti dalla pioggia torniamo Egilsstaðir, spesa veloce al bonus e chiudiamo il sipario su questa grigia giornata tornando alla guesthouse che ci ospita.
Quinto giorno
Nella quinta tappa del nostro viaggio ci spostiamo verso nord alla scoperta della potente cascata Dettifoss, delle meravigliose attrazioni lungo il lago Mývatn fino ad arrivare a Husavik per l’avvistamento delle balene. lasciati i fiordi a est proseguiamo il nostro giro in senso antiorario dell’Islanda fino ad arrivare le zona nord-est dell’isola. qui si percepisce chiaramente che l’Islanda è viva: la potenza dell’acqua che cade da Dettifoss, il profumo di zolfo, il fango che ribolle, le colonne di vapore che si alzano in alto verso il cielo, i, crateri, e le faglie nella terra ci ricordano quando siamo piccoli e indifesi. la mattina del quinto giorno sveglia presto (come sempre) e ci mettiamo subito in viaggio verso il nord, le cose da vedere sono tantissime. ci aspettano circa di 2 ore d’auto per raggiungere la cascata Dettifoss. 2 ore in mezzo al nulla, niente pompe di benzina, niente toilette, niente di niente, solo distese infinite di verde prima, e lava poi. quindi prima di mettervi in viaggio ricordatevi di fare pipì ma soprattutto fare benzina! Si attraversa infatti una zona completamente deserta, un paesaggio lunare dove vi assicuro che non osano neanche le pecore. il primo punto di interesse che si trova viaggiando da sud a nord è Dettifoss. Dettifoss è un’imponente cascata che, sebbene non superi i 45 m d’altezza rovescia non meno di 400 metri cubi d’acqua al secondo, che sollevano una nube d’acqua visibile fino a un 1 km di distanza. Ci sono due possibilità per visitarla: raggiungerla dal lato est (strada 864) oppure dal lato ovest (strada 862). La cascata infatti può essere visitata da entrambi i lati del canyon di Jokulsa ma tra i due non c’è un collegamento, quindi a un certo punto bisogna decidere lato est o lato ovest. Il lato ovest è quello più facilmente raggiungibile, ha il parcheggio e quindi più turistico. il lato est dicono sia il preferito dai fotografi, è più impervio e la cascata da quella angolazione dà il meglio di sé. la strada però è sterrata e quindi con un’auto 4×2 bisogna procedere con molta molta cautela, con una 4×4 invece è fattibile. Noi scegliamo il lato ovest, piove a dirotto e preferiamo rimanere su una strada più sicura per la nostra piccola utilitaria. Arriviamo presto e troviamo il parcheggio semivuoto. raggiungiamo la cascata dopo 15 minuti a piedi, sotto una pioggerellina fitta fitta. Davanti a noi Dettifoss in tutta la sua potenza! Percorrendo altri 2,5 km a piedi è poi possibile raggiungere il punto panoramico all’estremità del canyon, dove è possibile ammirare Selfoss, una cascata più piccola. Da dettifoss dopo circa 30 minuti si arriva a Hverir. Hverir è facilmente individuabile, perché dalla strada ad un tratto si vede una meravigliosa distesa color ocra, con diverse fumarole. qui sembra di stare sulla luna: pozze di fango ribollenti, vapori che si alzano verso il cielo e odore di zolfo costante. potete visitare il sito seguendo i sentieri obbligatori segnalati oppure seguire un sentiero che conduce al crinale del monte Námafjall, la camminata regala uno splendido panorama sulla valle fumante. Se piove, qui le vostre scarpe saranno messe a dura prova, il fango color ocra si attacca e ci metterete un po’ a ripulirle. Proseguiamo verso il lago mývatn, passiamo di fronte ai famosi Mývatn nature baths, dopo la blue lagoon sono il centro termale più popolare di Islanda, sono meno costosi e soprattutto meno affollati (5000 Isk contro i 9900 della blue lagoon), quindi se passate fateci un pensierino. Il lago Mývatn viene definito la perla del nord est , attorno al quale si trovano molte delle attrazioni della regione oltre ad essere famoso per la sua ricca avifauna. se avete poco tempo dedicatevi alla zona orientale e meridionale. prima tappa la grotta di grjótagjá. si tratta di una grotta piena d’acqua a 45°c, cui si accede tramite una fessura del terreno, la quale dà il meglio di sé quando i raggi del sole filtrano all’interno. Proviamo a scendere ma aimè, con questo tempo, troviamo solo una grotta molto buia e impossibile da fotografare. proseguiamo lungo la sponda del lago e arriviamo a Hverfjall, un cratere di tefrite formato 2700 anni fa in seguito a una apocalittica eruzione. percorriamo il sentiero per circa 15 minuti che sale e ci porta fino al bordo del cratere, ma anche qui il meteo non aiuta, infatti il bordo e l’interno del cratere sono coperti da una nuvola che ci impedisce di godere del panorama… Vista la poca visibilità non percorriamo il sentiero che corre lungo il bordo del cratere, ma voi se potete, fatelo! Proseguiamo il nostro giro e arriviamo a Dimmuborgir. Dimmuborgir è un enorme campo di lava costellato di formazioni laviche dalle varie sagome create circa 2000 anni fa. All’interno di questa zona, totalmente gratuita, ci sono numerosi sentieri percorribili e segnalati con colori diversi. Noi vista la pioggia scegliamo il più corto, il “circuito della chiesa” di 2,3 km. Ci spostiamo ancora lungo il lago fino ad arrivare a Skútustaðagígar la zona dei pseudocrateri. Qui accanto al sel-hotel troviamo un piccolissimo self-service con negozio di souvenir, pranziamo con un’ottima zuppa di agnello. Vicino appunto al self service, parte un piccolo sentiero che vi permetterà di ammirare la zona. Molte guide avvisano, che la zona del lago, in estate, sia invasa da fastidiosi moscerini, inoltre nel negozio di souvenir abbiamo visto in vendita i cappellini con la retina. Noi, forse a causa del brutto tempo, non ne abbiamo trovati!
Da qui in auto nel tardo pomeriggio raggiungiamo Husavik, qui abbiamo prenotato il tour di whale watching. Oltre a essere la città del whale watching husavik è soprattutto una città molto graziosa, con casette colorate che si affacciano sulla baia. Per il nostro tour abbiamo scelto l’agenzia North sailing, prenotando tutto via internet mesi prima. È possibile scegliere diversi tour, con diverse barche, dalla goletta d’epoca alla barca a “emissioni zero” e cioè alimentata con energie rinnovabili invece di combustibili fossili. Noi abbiamo optato per il húsavík original whale watching, 3 ore, al costo di isk 18,900 in due. Al momento del ritiro dei biglietti ci avvisano che le condizioni dell’oceano non sono molto buone, freddo, vento e molte molte onde… meno male che mi sono ricordata le pastiglie antinausea! Ci vestono con delle enormi e pesanti tute e si parte alla ricerca delle balene. la guida armata di cannocchiale dall’alto cerca di avvistare qualche sbuffo e una volta trovato si parte a razzo il più vicino possibile e poi… eccole! Non aspettatevi grandi evoluzioni o di vederle vicinissime, o meglio: sperate ma tenete a mente che potrebbe non accadere. Ad ogni modo, 3 ore in mezzo all’oceano, freddo, vento, spruzzi, una tuta puzzolente, 2 pastiglie per il mal di mare e un principio di congelamento a mani e piedi, ma poi… vi assicuro che vedere una coda che si alza in mezzo alle onde è una delle cose più emozionanti che abbia visto. Infreddoliti e molto stanchi torniamo alla nostra calda guesthouse, per la notte abbiamo scelto la Skogar Sunset guest house, appena fuori Husavik.
Sesto giorno
Lasciata Husavik ci spostiamo verso ovest alla scoperta della cascata Godafoss, dei fiordi del nord e di akureyri. ecco il racconto della nostra sesta tappa. Dopo la tappa davvero impegnativa del giorno prima, in cui siamo partiti da Egilsstaðir, girato la zona del lago myvatn e husavik, la sesta tappa è stata una delle più brevi e un toccasana dopo le tappe serrate dei giorni precedenti il sesto giorno prevede lo spostamento verso ovest con tappa per la notte ad Akureyri. lungo il tragitto si trova Godafoss, la cascata degli dei. Godafoss è proprio lungo la statale 1 ed è impossibile non vederla. benché sia più piccola rispetto alle altre cascate è sicuramente una delle più belle: un anfiteatro di acqua azzurra! La cascata si può vedere da entrambi i lati, un comodo ponte infatti li collega. Ci rimettiamo in auto verso il fiordo di Akureyri e qui finalmente ci aspetta un cielo azzurro e un caldo sole. gasati al massimo dalla giornata di sole passiamo per la città ma come dei razzi ci lanciamo verso il nord del fiordo. la strada corre lungo il fiordo, campi verdissimi a sinistra e il mare alla nostra destra: una medicina per il cuore. Attraversiamo il grazioso villaggio di Dalvik e dopo un tunnel di 3 chilometri arriviamo a ólafsfjörður, un paesino incastonato tra le ripide pendici delle montagne e il mare del fiordo. qui vale la pena fare qualche foto, ma niente di più. Decidiamo di spingerci fino a Siglufjörður, un altro tunnel e altri 20 minuti di auto ci portano in questo paesino ai piedi di un ripido precipizio che domina il bel fiordo omonimo. Siglufjörður in passato fu una delle cittadine più fiorenti d’islanda, oggi è un luogo tranquillo e affascinante, in posizione splendida, con un fotogenico porticciolo e un museo che ne illustra la storia come principale centro della pesca all’aringa in Islanda. Nel periodo di massima attività Siglufjörður ospitava ben 10.000 operai e il suo piccolo porto era sempre affollato di pescherecci che scaricavano il pesce appena pescato, che poi veniva ripulito e salato dalle donne. quando alla fine degli anni ’60 le aringhe scomparvero dalle acque locali, l’economia di Siglufjörður cominciò a declinare e da allora non si è più ripresa. La recente apertura del tunnel che la collega con Olafsfjörður ha dato una nuova spinta alla cittadina torniamo a Akureyri. Akureyri è la seconda “città” dell’Islanda, ma non immaginatevi una metropoli: infatti conta poco più di 17.000 abitanti. ci rilassiamo passeggiando per le sue vie, tra vivaci caffè e ristoranti: una bella differenza rispetto agli altri paesi nei quali ci siamo fermati! Passeggiamo lungo la via del per poi proseguire lungo fiordo fino al porto, e qui scopriamo una cosa particolare: i semafori sono a forma di cuore! Degno di nota è il rub23, il ristorante più famoso della città, dove potete cenare con abbondanti porzioni di sushi. Akureyri è famosa anche per il suo giardino botanico, se avete tempo vi consiglio una visita, noi purtroppo non ce l’abbiamo fatta. Per la notte abbiamo scelto Our guesthouse, è praticamente in centro città: comoda e pulita come tutti i precedenti alloggi
Settimo giorno
Nella settima tappa del nostro viaggio in Islanda ci spostiamo a sud verso Reykjavík. Il settimo giorno è per metà dedicato al viaggio, dopo aver visitato i fiordi del nord e Akureyri, partiamo alla volta di Reykjavík, ci aspettano circa 4 ore e mezza di viaggio. Questa è stata forse la parte più noiosa del nostro viaggio in Islanda, sia per le ore d’auto sia per il paesaggio intorno a noi meno esaltante rispetto ai giorni precedenti. Ssaltiamo la penisola di Snaefellsnes, e questo è stato un grave errore! con il senno di poi infatti, avremmo dovuto aggiungere una notte in più a Borgarnes, in modo da visitare la penisola in tranquillità. Per raggiungere Reykjavík più velocemente percorriamo la galleria che attraversa il fiordo di Hvalfjörður. ha una lunghezza di 5.770 m e raggiunge una profondità di 165 m sotto il livello del mare. costa 1000 isk ed è l’unica strada islandese a pagamento, il pedaggio viene riscosso al casello posto all’imbocco nord del traforo. Arriviamo a Reykjavík per l’ora di pranzo e ci buttiamo subito per le vie della città. esploriamo il quartiere della vecchia Reykjavík, arriviamo fino al Tjörnin, il placido lago della città. qui di inverno i più temerari pattinano sulla superficie ghiacciata, d’estate invece è un tranquillo laghetto dove vivono oltre 40 specie di uccelli. proseguiamo verso il porto per tornare lungo la Skólavörðustígur, la via degli artisti, e arriviamo fino alla Hallgrímskirkja, la grande chiesa di cemento dalla forma… diciamo particolare. qui la salita sulla torre è d’obbligo, costa 100 isk e potete ammirare la città con le sue casette colorate dall’alto. Stanchi dalla giornata, facciamo una piccola tappa al nostro appartamento. Per l’ultima notte abbiamo scelto… Qui trovate l’elenco e le recensioni delle guesthouse che ci hanno ospitato in questo meraviglioso viaggio oltre a qualche consiglio pratico. Per cena ci regaliamo la nostra unica cena fuori. ceniamo al messinn (ve lo straconsiglio!!!) e usciamo per una piccola passeggiata, siamo curiosi di vedere il sabato sera islandese! Reykjavík è viva e piena di giovani, le ragazze portano sandali e gonne e io con i miei due strati + cappello mi sento un po’ a disagio. In questi giorni inoltre si svolge il Reykjavík pride e la città è un tripudio di colori arcobaleno. Passeggiamo senza una meta per poi spingerci verso la zona del porto, vogliamo infatti vedere l’harpa, il famoso centro culturale illuminato. È davvero bello vedere come gli esterni sfaccettati e luccicanti si riflettono nell’acqua del porto. Stremati torniamo al nostro appartamento che fortunatamente si trova proprio in centro città.
Ottavo giorno
La mattina dell’ultimo giorno la dedichiamo a una piccola passeggiata per Reykjavík per poi dirigerci verso l’aeroporto per il rientro, ma prima facciamo una piccola tappa alla blue lagoon. ci aggiriamo nei dintorni per scattare qualche foto, piccoli laghetti bianchi azzurri e terra nera creano un paesaggio mozzafiato. Ci spingiamo fino alla biglietteria e alla zona bar, da qui infatti potete dare un’occhiata anche alle terme al loro interno. Inutile dire che è un posto super affollato, c’è chi scatta selfie e chi beve birra, oltre ad essere costoso. è un luogo sicuramente molto affascinante, ma ad oggi, non ho il rimpianto di non esserci entrata. abbiamo preferito molto di più immergerci nel Reykjadalur hot spring thermal river durante il nostro primo giorno di viaggio. Sentirsi così a contatto con la natura non ha prezzo e in questo caso non lo ha davvero visto che è stato totalmente gratuito. Si conclude così il nostro viaggio in Islanda. 8 giorni vissuti a pieno, sfruttando ogni momento per scoprire, ammirare e meravigliarsi. Per alcuni saranno pochi, a me invece sono bastati per farmi innamorare di questa terra e per far nascere il desiderio di tornare, per rivedere di nuovo quei posti, e per vedere ciò che purtroppo non ho visto. Mi porto a casa la sensazione di aver vissuto una delle esperienze più belle ed emozionanti della mia vita. L’Islanda è uno dei posti più affascinanti del mondo. è una concentrazione di ogni cosa bella della natura: cascate, fiumi, geyser, laghi, crateri, ghiacciai, canyon, montagne, oceano, spiagge nere, balene, foche e puffins. In Islanda la natura è ancora forte e potente e ti ricorda che sei un puntino minuscolo e fragile in mezzo al mondo. L’Islanda è una terra di ghiaccio ma che ti scalda il cuore, dove basta una zuppa calda a farti ripartire carico per una nuova scoperta. è un “mamma ma che freddo” seguito da un “oddio va che meraviglia!”. L’Islanda è case calde pronte ad accoglierti con coperte che profumano di ammorbidente. sono persone gentili e oneste. L’Islanda è soprattutto un desiderio. Un desiderio che si è realizzato e per il quale esserne semplicemente grati.