Sognando l’armonia dell’impero celeste
Durante la Rivoluzione Culturale all’interno delle case per dar alloggi alla numerosa popolazione ci fu una forzata coabitazione, tanto che i bagni venivano posti all’esterno, questo mi spiegava i tanti vespasiani posti ovunque lungo i viali. Odori non proprio piacevoli per noi occidentali, che si mischiavano a quelli dei piccoli ristorantini che si alternavano vicendevolmente lungo i boulevard più importanti.
Pechino è una città in continuo fermento, frammentata e laboriosa che si trova davanti ad un cambiamento epocale, un rinnovamento che fu messo in atto già durante il regime di Den Xiao Ping e dai suoi quadri comunisti.
La capitale è a cavallo tra tradizione ed innovazione, e la città olimpica realizzata per le olimpiadi del 2008 ne è l’esempio vivido. Una nuova metropoli, all’interno di Pechino, con un immenso villaggio turistico, che ha come protagonista lo stadio per i giochi olimpici progettato dagli architetti Herzog e De Meuron, realizzato con una doppia “pelle” architettonica in cui gli elementi portanti sono tutti a vista.
Ma la bellezza di Pechino risiede nella sua grande spiritualità, debellata di molto durante la Rivoluzione maoista, nei suoi pochi templi, rimasti fortunatamente in piedi in cui veniva venerato come elemento di congiunzione tra cielo e terra l’armonia. Questa parola all’apparenza senza significato è fortemente correlata alla città Proibita, la residenza dell’imperatore, situata frontalmente alla piazza Tienanmen in cui si erige fiero il mausoleo di Mao. All’interno di essa, che ci si può immergere in uno spazio mistico ed incantato. Nella città Proibita tutti i templi che si avvicendano hanno sempre un comune denominatore: l’armonia. Infatti sono chiamati quasi con l’identico nome: Il Palazzo della Suprema Armonia, il Palazzo dell’Armonia Centrale ed infine quello della Preservazione dell’Armonia. Ognuno di essi svolgeva differenti mansioni, ed erano fondamentali per benedire la raccolta del grano. Le scalinate che arrivavano ai templi erano divise secondo le caste a cui si appartenevano, ai lati una riservata a soldati, funzionari e cittadini, mentre quella centrale era rigorosamente destinata all’imperatore, ed in cui nessun’altro, ancor oggi, può passare.
Proprio per questo si capisce che i cinesi, seppur azzerati culturalmente da una feroce repressione dittatoriale, hanno mantenuto integre le tradizioni taoiste, soprattutto nelle campagne, come per esempio nel tempio dei Ming a qualche chilometro da Pechino, in cui all’interno sono conservati cibi e suppellettili vari che non possono essere toccati, perché si pensa che il regnante sia ancora presente e ne debba fare uso. Per questo vedere la ragazza con indosso i tradizionali vestiti, da cui acquistai diversi ventagli, ed i suoi delicati movimenti mi faceva rattristare di non aver vissuto a pieno una Cina armoniosa e celestiale, che purtroppo non tornerà mai più.