Overland Italia Australia: ritorno a Pechino
Per combinazione, il soggiorno a Pechino è coinciso con la settimana delle festività d’ottobre e con l’anniversario dei settantanni di fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Di conseguenza l’affluenza di visitatori per celebrare l’evento era impressionante; in certi momenti non si camminava, ma si galleggiava trasportati dalla massa. L’evento è molto sentito e oltre alle bandiere esposte ovunque e alle scritte patriottiche, gli incroci erano spesso abbelliti con eleganti composizioni floreali. Un’altra piacevole sorpresa è stata la gentilezza e la disponibilità delle persone. Dov’è la rudezza di carattere, la scontrosità verso gli stranieri di cui mi hanno riempito la testa? Bastava che stessi qualche minuto fermo per strada a guardare la mappa e qualcuno si avvicinava per chiedermi se avevo bisogno di aiuto. Altro mito sfatato è l’assoluta mancanza di conoscenza dell’inglese: tutti i giovani a cui ho chiesto informazioni lo conoscevano abbastanza per comunicare e cavarmi d’impaccio. Una di queste occasioni è stata la ricerca di una SIM card. Ho avuto dalla reception un indirizzo dove recarmi, ma dalla metropolitana era difficile capire dove proseguire. Quindi dopo una camminata senza alcun risultato, ho fermato due ragazzi mostrandogli l’indirizzo. Da lì è iniziata una lunga camminata con Jerry e Jack, nomi che hanno scelto per navigare nei social, due studenti universitari super disponibili non solo a mostrarmi il posto, ma a deviare dal loro percorso per condurmici. Inoltre arrivati a questo distributore di proprietà statale, come tutte le società di comunicazione, hanno negoziato per me la tariffa e settato il telefono. Il minimo che potevo fare era invitarli per uno snack in un buon ristorantino. Una bella occasione per scambiare opinioni e informazioni sulle rispettive società.
Nei giorni seguenti ho curiosato per la città privilegiando i luoghi non ancora visitati; arrivando dalle solitudini delle steppe mongole, il contrasto non poteva essere più notevole! La sera dell’arrivo girando per la vecchia Pechino, sono capitato nella piazza tra la Drum Tower e la Bell tower, scoprendo un happening di luci, musica e colori! Questa è la zona degli Hutong, i vicoli dove la gente vive ancora nelle vecchie case a corte e dove si respira aria da villaggio. Un amplificatore diffondeva musica tradizionale e gli abitanti ballavano armonicamente in gruppo. Continuando lungo il lago, ho incrociato una folla felice, giovane e festante che si godeva serenamente la serata in un carosello di negozi che cucinavano e vendevano cose per me inusuali. Mi sono goduto la passeggiata mangiando un gelato al the verde e accettando l’invito di un venditore di strada ad acquistare del cibo che a prima vista non ero riuscito a Identificare, ma che poi si sono rivelati dei gustosi granchi fritti. Immancabile la visita in mezzo a una fiumana umana, della piazza Tienanmen. C’era talmente tanta gente che le contigue stazioni della metropolitana erano state chiuse e la polizia ci incanalava come pecoroni. A un lato della piazza, in un enorme edificio in stile sovietico, il museo nazionale. Una imponente rappresentazione delle dinastie imperiali e della Cina Rivoluzionaria. Una notevole raccolta storica, ma le mappe sull’estensione geografica della Cina antica risultano manipolate…
Girovagando sono arrivato al quartiere creato per le olimpiadi del 2008. Spazi da agorafobia con edifici arditi tra cui spicca lo stadio olimpico, detto il bird nest. Vicino c’è il parco-museo delle etnie, costruito per propagandare l’unita della nazione nella diversità etnica. Zona con pochissime persone, atta a qualche film di distruzione post nucleare: una vera rarità per Pechino. Sto scrivendo questi appunti mentre sono alla stazione in attesa del treno e mi chiedo: se Pechino mi ha cosi stupito per i suoi cambiamenti, cosa mi serberà la prossima meta? Shanghai la più grande e dinamica città cinese, quella che vive sempre un passo avanti a tutte le altre, cosa mi offrirà?