L’Egitto che mi ha rubato il cuore:Cairo e crocier

IN SINTESI: Viaggiatori: Sara e Cristian Scopo del viaggio: Culturale Durata del viaggio: 9 nt – 10 gg Partenza: 11 ottobre 2008 Arrivo: 20 ottobre 2008 Volo: Egyptair Strutture: Cairo= Hotel Movenpick Media City Cairo Motonave= Coral II Trattamento: Pensione completa (escluse bevande) Tour Operator: I viaggi...
Scritto da: dolce_luna80
l'egitto che mi ha rubato il cuore:cairo e crocier
Partenza il: 11/10/2008
Ritorno il: 20/10/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
IN SINTESI: Viaggiatori: Sara e Cristian Scopo del viaggio: Culturale Durata del viaggio: 9 nt – 10 gg Partenza: 11 ottobre 2008 Arrivo: 20 ottobre 2008 Volo: Egyptair Strutture: Cairo= Hotel Movenpick Media City Cairo Motonave= Coral II Trattamento: Pensione completa (escluse bevande) Tour Operator: I viaggi del Turchese Programma: Cairo + Navigazione Alto Egitto (consigliatissimo!!!) = 2 nt al Cairo + 7 nt in crociera.

PREMESSA: Inizio subito dicendo che l’Egitto mi affascina da sempre, i suoi misteri, la sua cultura, la sua storia, e tutto il suo contorno. Dopo aver visitato diversi posti di mare, considerati tra i più belli al mondo, abbiamo deciso di immergerci in una vacanza culturale e quale migliore meta potevamo scegliere se non l’Egitto? Abbiamo iniziato ad informarci questa estate (2008) su un possibile itinerario e per il programma classico, abbiamo visto che tutti i tour operator prevedono lo stesso programma, generalmente 3 notti al cairo e 4 notti in crociera (o viceversa). Tra le varie scelte ci ha colpito subito quella dei viaggi del Turchese che per rapporto qualità/prezzo sembrava essere il migliore; abbiamo cercato anche in internet e ci siamo documentati parecchio sia su questo tour operator, sia su ciò che prevedeva il programma.

Chi sceglie un viaggio di questo tipo deve sapere che non è come fare una crociera nel mediterraneo, non è una vacanza di relax, animazione e divertimento ma culturale e ricca di storia, usi e costumi. Nella maggior parte delle escursioni la sveglia è al mattino molto presto, (tra le 6.00 e le 7.00) più che altro per permettere le visite nei templi nel primo mattino quando il caldo non è ancora soffocante; il programma è impegnativo si arriva a fine giornata abbastanza stanchi.

Un forum che ci è stato utilissimo per il nostro viaggio e per avvicinarci alla cultura araba è: http://maldegitto.Forumfree.Net/ dal quale, oltre alle informazioni classiche e generali, abbiamo appreso anche qualche parola egiziana, musica, consigli e racconti utili, postati da “malati d’Egitto”; vi consiglio di farci una visita, perché c’è gente davvero esperta e disponibile, che vi può aiutare nella scelta, nel caso abbiate dubbi o domande.

Noi abbiamo scelto un programma di viaggio un po’ particolare e purtroppo non molto preso in considerazione: 10 giorni tra navigazione dell’Alto Egitto + Cairo, effettuato con i voli di linea, prenotato tramite agenzia, con il tour operator “I viaggi del Turchese”, che prevedeva 2 notti (3 giorni) al Cairo + 7 notti in crociera.

Ha detta degli assistenti “Turchese” e BDS che abbiamo incontrato e, soprattutto lo possiamo confermare noi stessi dopo averlo provato, il programma è il migliore di tutti gli altri proposti, soprattutto perché permette di vedere tutte le cose più interessanti, con calma e potendo godere di momenti di riposo e relax, e anche perché scegliendo solo le 7 notti in crociera si perde una parte importante e fondamentale dell’Egitto: il Cairo (e non parlo solo delle famosi piramidi di Giza).

Il nostro viaggio è stato splendido, perfetto, nessun intoppo di nessun tipo e soprattutto ci ha regalato un sacco di ricordi e di emozioni, nuove amicizie e nuove esperienze e tutto questo grazie al rapporto che si è creato con la nostra guida: Akef, che proprio per la scelta particolare di questo programma non richiesto da nessuno, è stato la guida personale per i primi due giorni al Cairo (e quando dico personale intendo: io, Cristian, Akef e l’autista!!!).

Il modo in cui ognuno di noi vive un viaggio è soggettivo si sa, chi magari parte con una certa idea può rimanere deluso, ma chi come noi, parte senza troppe pretese, semplicemente con il cuore aperto, rischia di innamorarsi come noi di questa terra… Buona lettura!

SABATO, 11 OTTOBRE 2008 Partiamo dal Terminal 1 di Milano Malpensa alle ore 16.30, con una bella mezz’oretta di ritardo. Il volo è tranquillo, anche se l’aereo non è dei migliori, un po’ sporchino e vecchio, ma alla fine quello che conta è che ci porta a destinazione sani e salvi.

Arriviamo all’aeroporto del Cairo verso le 20.10 e troviamo ad aspettarci un operatore BDS (Turchese) che ci attende, il simpatico Mimmo e, con nostra grande sorpresa, scopriamo che è lì solo per noi, perché siamo gli unici ad aver scelto il programma da 10 giorni che comprende 3 giorni al cairo e 7 in crociera sul Nilo. In un baleno, ci ritroviamo con il visto attaccato al passaporto e siamo in fila per il controlli e alle 20.40 siamo già fuori dall’aeroporto ad attendere i bagagli.

Mimmo ci informa che dall’aeroporto al nostro albergo ci vuole circa mezz’ora di strada senza traffico, ma con il traffico di una città di 18 milioni di abitanti, il trasferimento in albergo durerà più di un’ora.

Durante il tragitto, Mimmo ci fa un breve breafing informativo, ci comunica che il nostro albergo è il Movenpick Media City Cairo, nel quartiere 6 October, e considerato il migliore di tutto il Cairo, in effetti la catena Movenpick è conosciuta per il suo lusso ed eleganza e poi Mimmo ci informa che la nostra guida, Akef, è davvero in gamba e che in questi giorni saremo soli, con lui che sarà la nostra guida personale (che poi ritroveremo in crociera) e naturalmente l’autista.

Appena saliamo in macchina mi prende il terrore psicologico dell’aria condizionata, ho letto infatti che ovunque hanno l’abitudine di tenere l’aria condizionata altissima, ed in generale, è questo che provoca la maggior parte dei problemi intestinali, così malgrado fuori ci siano non-so-quanti gradi, io mi schiero sul pulmino con la mia fidata felpa, devo dire che però Mimmo e l’autista, chiedono subito di informarli se l’aria condizionata per noi è troppo alta o di regolarla noi stessi e anche qui restiamo piacevolmente sorpresi.

Possiamo dire che il trasferimento aeroporto/albergo diventa la nostra prima escursione egiziana, perché in un’ora di trasferimento, oltre a parlare con Mimmo, che si rivela anche un ottimo cicerone, ci fermiamo ad osservare la vita dei cairoti e le varie sfaccettature di questa immensa città. Tante sono le cose che ci colpiscono, prima di tutto, il loro modo di guidare, frenetico, disordinato, rumoroso, ma pure affascinante. Dal nostro piccolo pulmino riusciamo ad osservare bene cosa ci sta accanto e siamo incuriositi dall’usanza di adornare le auto con strani e particolari oggetti: chi tiene la scatola con i fazzolettini sul cruscotto, chi ha tutti i sedili ricoperti di cellophan, chi ha decorato finestrini con fiori finti e lucine colorate. Mimmo, ci vede incuriositi da tutte queste auto e ci spiega che il vero museo del Cairo, non è quello egizio, ma quello delle auto storiche che si trovano per le strade e capiamo che ha assolutamente ragione e ci dice anche che, al Cairo il codice della strada non esiste, perché ognuno si crea un suo codice personale, per esempio se devi svoltare a sinistra e ti trovi sulla corsia più a destra, non basta mettere la freccia e cercare di farsi un varco tra le auto in corsa, ma si usa buttare fuori il braccio dal finestrino e tagliare la strada: o fai così o non passi più. E’ bello osservare fuori dal finestrino com’è la vita al Cairo al sabato sera. Diverse immagini rimangono impresse nella mia mente: anziani che sostano seduti ad un tavolo posto sul ciglio della strada a fumare narghilè, ragazzi che si intrattengono in chiacchiere e un pastore seduto in un angolo buio con le sue pecore al pascolo… nel bel mezzo della città… questa immagine mi colpisce più delle altre e supera anche la vista dei tre ragazzi in motorino! Accantonati sui cigli delle strade ci sono anche grandi montagne di immondizia, ma non mi stupisco più di tanto, visto che se ne vede di peggio da noi in Italia.

Oltre ai pullman, che viaggiano tutti con le porte aperte, vediamo molti pulmini piccoli e Mimmo ci spiega che i privati si sono inventati questo lavoro, acquistano un pulmino da dieci posti e scorrazzano per la città facendo il lavoro dei mezzi pubblici.

Proseguiamo, chiacchierando finché non arriviamo a via delle piramidi, dove ci sono tutti schierati l’uno in fila all’altro gli hotel delle catene più lussuose: Intercontinental, Sofitel, Meridien, ecc… e anche qui Mimmo ci spiega che gran parte dei negozi, ristoranti, farmacie prendono i nomi di ‘Pyramides’, ‘Cheope’, ‘Chefren’, ecc… sottolineando la scarsa fantasia.

Mentre chiacchieriamo (purtroppo) di politica italiana ed egiziana, del Berlusca e di Mubarak, iniziamo ad intravedere le punte dorate, e illuminate solo dal chiarore della luna, delle magnifiche piramidi, nel bel mezzo della città e del traffico. Mimmo ci informa che è finito da pochi istanti lo spettacolo ‘luci e suoni alle piramidi’ e vediamo infatti nei dintorni un sacco di gente, e poi ci racconta con un pizzico di amarezza e delusione, di tutte le costruzioni abusive che negli ultimi anni hanno soffocato il deserto attorno alle piramidi e ne hanno rovinato il contesto. Cristian rimane un po’ deluso nel vedere questo spettacolo, mentre io avevo subito questa “delusione” 4 anni fa, quando feci un’escursione a Giza da Sharm, anche se devo dire che vedere le piramidi al chiaro di luna è uno spettacolo fantastico. Arriviamo davanti al nostro albergo e non riusciamo a credere ai nostri occhi per tanta bellezza e lusso. Entriamo nella hall e veniamo subito accolti da un coro di voci, suoni e musica proveniente da un gruppo di persone tirate a lucido e vestite a festa, che cantano a squarciagola, capiamo subito che si tratta di una festa importante e al centro della folla, riusciamo ad intravedere loro, i protagonisti: gli sposi, nei loro abiti splendenti e abbagliati dalle luci delle telecamere. Mentre Mimmo parla con la ragazza alla reception, io mi incanto ad osservare, questa fantastica festa: gli invitati gettano sugli sposi ‘coriandoli’ d’oro, trombe suonano un’allegra canzone e nell’hotel regna un clima di festa e allegria.

Purtroppo dobbiamo abbandonare ‘lo spettacolo’ perché Mimmo ci accompagna al ristorante per la cena e ci mostra velocemente l’hotel, ci presenta anche un altro assistente, di cui purtroppo non ricordiamo il nome, che ci informa che non appena avremo finito di cenare potremo raggiungere la nostra stanza dove troveremo i bagagli e ci consegna la chiave; lo ringraziamo e ci tuffiamo nel buffet del ristorante. Dopo una decina di minuti ci raggiunge il secondo assistente che ci dice che c’è stato un disguido con la camera, sembra che la nostra stanza sia stata data via agli ospiti del matrimonio e perciò quando avremo finito di cenare dovremo raggiungerlo nella hall che ci consegnerà un’altra chiave. Verso le 10.20 ci accomodiamo in reception chiedendo informazioni alla ragazza che però ci dice di attendere che non appena la nostra camera sarà pronta ci avviserà. Nel frattempo arrivano anche Mimmo e l’altro ragazzo e si scusano, offrendoci una bevanda al bar, abbiamo appena finito di cenare e siamo a posto così, ma ci sforziamo di prendere un caffè. Passano i minuti, gli occhi si fanno un po’ pesanti e la stanchezza inizia a farsi sentire, restiamo seduti al bar a chiacchierare con Mimmo di calcio, è informatissimo e appassionato e Cristian trova un buon compagno di chiacchiere mentre io inizio a pensare che la sfortuna non ci ha abbandonato neanche per questo viaggio… Passa più di mezz’ora e Mimmo inizia a trottare su e giù per l’albergo per sollecitare chi di dovere, poi si ripresenta da noi scusandosi e offrendoci da parte della direzione dell’hotel una bottiglia di vino. Cristian non beve vino e a me non sembra il caso di bermi una bottiglia di vino da sola, perciò ringraziamo e chiediamo se è possibile avere acqua e così ci portano due bottiglie da 1 lt e mezzo di acqua.

Ci stiamo praticamente addormentando sul divano del bar della hall, quando alle 11.50 ci viene consegnata la nostra stanza, la n. 105 della palazzina 22 (camera 22105).

La stanza è bellissima e lussuosa, sicuramente troppo per i nostri standard abituali, comunque siamo molto soddisfatti e non possiamo altro che essere felici.

DOMENICA, 12 OTTOBRE 2008 Dopo il disguido della camera, ieri sera Mimmo si è subito reso disponibile a posticipare di mezz’ora, la sveglia di questa mattina, ma noi siamo troppo eccitati ed entusiasti e alle 7.00 siamo già in piedi. Ci prepariamo, facciamo colazione e alle 8.30, puntuali al nostro appuntamento, siamo nella hall, dove ci attendono l’assistente giovane e la nostra guida Akef, che al primo impatto ci fa subito un ottima impressione. Ci presentiamo e iniziamo a parlare spontaneamente come se ci conoscessimo già. Akef ci racconta qualcosa di se: è laureato da 18 anni in egittologia presso l’università del Cairo e parla benissimo l’italiano e da quello che possiamo sentire anche l’inglese; è sposato da 12 anni, ha 3 figlie femmine e vive con la sua famiglia al Cairo.

Iniziamo la nostra prima esperienza cairota, proprio dalle piramidi di Giza e nel trasferimento Akef inizia le sue spiegazioni, interrompendosi di tanto in tanto per richiamare la nostra attenzione su qualche punto di interesse. Quest’uomo è un’enciclopedia, lo conosciamo solo da 5 minuti ma lo sentiamo già in perfetta sintonia con noi.

Arrivati alle piramidi, Akef ci prende i biglietti, mentre io inizio a guardarmi in giro imbambolata da tanto fascino, e dopo pochi minuti ci ritroviamo ad ascoltare la spiegazione della nostra guida di fronte alla piramide di Cheope. Dopo pochi minuti di spiegazione, Akef, si interrompe e ci dice se con noi abbiamo un cappellino da indossare perché, anche se non sembra, il sole scotta e lui non vuole che ci roviniamo così la settimana per un colpo di sole, ci raccomanda anche di bere molta acqua e di non sottovalutare questi consigli. Cristian ha nello zaino il suo cappellino, io l’ho lasciato in valigia ma in compenso ho una stola che prontamente Akef trasforma in turbante.

Ritornando a noi: come dicevo nella premessa, l’Egitto mi affascina da sempre e quindi prima di partire mi sono guardata documentari, letto informazioni e guide per apprendere il più possibile da questa cultura, ma vivere il Cairo con una guida personale che spiega solo per noi, mostrandoci i particolari e non tralasciando nessun dettaglio, ci ha permesso di vivere ancora più intensamente questa terra e questo viaggio. Proprio davanti la piramide di Cheope sento parlare per la prima volta del famoso architetto Himoteph, probabilmente ho già sentito questo nome nei documentari, ma mai gli ho attribuito l’importanza che aveva, poiché Akef, ci dice di memorizzare questo nome, perché trattasi non solo di colui che progettò le piramidi, ma anche di un personaggio molto importante in molti campi: architetto, scultore, sacerdote, scriba reale, ecc… Ora non voglio andare a parlare della storia dei vari monumenti o personaggi, altrimenti non ne verrei più a capo (anche perché non ricordo tutto ciò che ci è stato spiegato) ma degli accenni storici o di personaggi importanti, sono d’obbligo, sperando di non fornire informazioni sbagliate..

Dopo la spiegazione Akef ci dice che ci lascerà un po’ di tempo libero per fare le foto e le riprese e così fa, poi ci porta sull’altopiano dove si gode della vista favolosa ma nello stesso tempo ingannevole delle tre piramidi. Perché ingannevole? Perché a prima vista la piramide più grande sembra quella centrale, con la punta che ha mantenuto ancora il suo rivestimento originale, ovvero la piramide di Chefren, mentre in realtà la piramide più grande è quella di Cheope che si trova alla sinistra di quella di Chefren. L’inganno sta nel gioco della prospettiva e dal fatto che la piramide di Cheope è costruita su un livello più basso di quella di Chefren. Inconfondibile è invece la più piccola delle tre: la piramide di Micerino. Restiamo qualche minuto a fare le foto e poi ci spostiamo ancora alla base delle piramidi dove abbiamo ancora un po’ di tempo per una visita individuale. Akef ci chiede anche se vogliamo entrare nella piramide, ma l’accesso è possibile solo in quella di Chefren, poiché l’accesso nella piramide di Cheope è consentito soltanto a 300 persone al giorno, di cui 150 alla mattina e 150 al pomeriggio e i biglietti si esauriscono sempre dalle prime ore del mattino; io 4 anni fa ero già stata all’interno ma il ricordo è piuttosto insignificante, così decidiamo di comune accordo di rinunciare. Passiamo comunque ancora un po’ di tempo a gironzolare intorno alle piramidi con il naso all’insù, e nonostante le raccomandazione di Akef, riusciamo ugualmente a perdere tempo con un insistente egiziano che però non riesce ad abbindolarci e se ne va sconsolato a mani vuote. Una cosa che mi ha sorpreso è stata che oltre ai venditori di souvenir, a chi ti propone la foto (piuttosto che la passeggiata) con il cammello, ecc… tutti con lo scopo di guadagnarsi un euro, ci si mettono anche la poliziotti, più che altro la polizia turistica, per intenderci quelli vestiti di bianco, che si ritrovano sia per le strade sia nei templi, a chiederti la mancia: si offrono di farti passare in luoghi vietati per poter fotografare meglio e poi sono pronti a tendere la mano, ma qui funziona così, basta dire ‘La Shukran’ ovvero ‘No, grazie’ e proseguire per la propria strada.

Finita la visita alle piramidi, proseguiamo con la Sfinge, dove anche qui Akef ci delizia con una superba spiegazione e ci lascia il tempo per foto, video e curiosità. E’ quasi ora di pranzo, ma prima abbiamo tempo per un’altra tappa, quasi obbligatoria al Cairo, ovvero la fabbrica del papiro; Akef, ci fa una breve spiegazione di quello che accadrà all’interno della fabbrica, che avremo una ragazza che ci spiegherà la fabbricazione del papiro e sarà a nostra disposizione per eventuali acquisti, specifica anche che non è una fabbrica statale come usano dire sempre loro durante le spiegazioni, ma è sicuramente il luogo in cui la qualità del papiro è ottima. Entriamo nella fabbrica con un’aria condizionata altissima (ed io ho pure lasciato la felpa anti-squaraus sul pulmino) e Akef ci presenta una carinissima e gentilissima ragazza (di cui purtroppo non ricordo il nome) che inizia la sua spiegazione offrendoci prima un’ottimo karkadè. La spiegazione inizia con un’analisi del fiore del papiro, con il suo particolare gambo triangolare. Si taglia la corteccia che è una parte molle e si passa a tagliare a listarelle sottilissime la parte centrale, che dopo aver fatto uscire l’acqua contenute in esse tramite battitura con martelletto e stesura con mattarello, viene posta in acqua per 6 giorni per essere ammorbidito. Passati i 6 giorni si mettono le listarelle incrociate fino a formare un foglio rettangolare, e questo ‘foglio’ viene messo sotto una pressa per altri 6 giorni. Dopo averlo fatto essiccare per 1 giorno, quello che si ricava, è un fantastico foglio di papiro, pronto per essere dipinto. La spiegazione è breve ma chiara ed essenziale e la ragazza parla molto bene l’italiano. Inizia poi a spiegarci il significato di alcuni quadri, dopo di che ci diamo alle pazze compere e usciamo con 2 grossi papiri (più 3 piccoli in omaggio) il tutto al ‘modico’ costo di 140 €. Akef, ci viene a recuperare nel negozio, ci dava per dispersi, e in effetti è impossibile non perdersi davanti a questa meraviglia… Ci sono papiri di tutti i colori, di ogni dimensione e che rappresentano diverse scene, dai paesaggi più classici, alle scene di guerra dei faraoni, dal magnifico viso di Nefertiti, al complesso calendario egizio. E’ davvero un bello spettacolo, soprattutto quando hai accanto a te, una persona competente che ti spiega il significato di ogni quadro. Il mio consiglio è di comperare i papiri qui, sicuramente sono più cari che quelli che si trovano per strada, ma sono anche quelli di migliore qualità e la differenza sostanziale è che ogni singolo papiro è dipinto a mano e non stampato, dunque attenzione!!! Finalmente si va a pranzo, sono le 12.30 e mangiamo in uno splendido ristorante dove, oltre al buffet ci servono ottimo pesce fritto, per non parlare della carne alla griglia… mangiamo veramente bene, facciamo anche il bis di pesce. Paghiamo le bevande, escluse dal pranzo e dopo una sosta in una pulitissima toilette ci rimettiamo in marcia, destinazione Menfi, che, durante l’unificazione del Basso e dell’Alto Egitto, divenne la capitale.

Nel tragitto dal Cairo a Menfi, Akef ci spiega altre usanze e tradizioni, notiamo per esempio che sulla strada ci sono in terra un sacco di foglie di palma e Akef ci spiega il motivo: la gente più povera per realizzare le stuolie, non può permettersi la pressatura delle foglie di palma e perciò si sono inventati questo ‘metodo di pressa gratuito’, poiché le auto che passano sopra le foglie, hanno la funzione della pressa naturale. Nella prima tappa di Menfi, vediamo una magnifica e gigantesca statua in calcare di Ramses II, il faraone che Akef chiama ‘il prezzemolo’ perché ci spiega che se è diventato uno dei faraoni più famosi, è perché aveva l’abitudine di cancellare i cartigli dei faraoni che l’hanno preceduto, sostituendoli con il suo. La statua che ammiriamo è immensa e davvero impressionante per la sua precisione e i particolari, che Akef prontamente ci fa notare: il sorriso di Ramses, la sua espressione così differente dalle vecchie statue, i cartigli,le rifiniture della veste e ci spiega che il faraone è rappresentato con la posizione da vivo, caratterizzato da: veste corta e stretta, barba diritta e piede sinistro avanti rispetto a quello destro.

Poi passiamo all’esterno, e ammiriamo la sfinge di alabastro dalle magnifiche zampe scolpite con una cura incredibile e altre due statue di Ramses II.

L’ultima escursione del pomeriggio è dedicata a Saqqara, al complesso funerario di Zoser e la piramide a gradoni, che Akef chiama, il primo grattacielo costruito nel mondo. Arrivati a Saqqara, Akef ci mostra la tomba del primo ministro del faraone Teti e ci spiega che il modo più grande per onorare un personaggio di una certa importanza, è quella di seppellirlo nella tomba accanto al faraone stesso.

All’interno di questa tomba, rimaniamo incantati perché scolpite nelle varie stanza, si trovano bellissime rappresentazioni di scene di vita quotidiana, della gente comune: battute di caccia, pesca, ecc… Akef, ci incanta con la sua spiegazione e quando usciamo siamo senza parole e non riusciamo a fare una sola domanda. Ci spostiamo poi ad esaminare la piramide a gradoni di Zoser, progettata dal nostro Imhotep, architetto capo del faraone. Akef, ci spiega che la tomba, inizialmente doveva essere una mastaba, sopra la quale è stata costruita un’altra mastaba più piccola e così via, fino alla trasformazione in piramide. Anche qui, dopo la spiegazione del nostro maestro, abbiamo un po’ di tempo a disposizione per le foto e l’esplorazione individuale, la nostra guida infatti, non ama molto che si facciano fotografie e distrazioni varie durante la spiegazione, e ha perfettamente ragione, perché solo prestando la massima attenzione si riesce a capire, se si VUOLE capire. Quest’ultima visita caratterizza la fine delle escursioni della giornata e da Saqqara rientriamo al Cairo. Non appena saliamo in auto, Akef ci dice che spera che siamo stati soddisfatti dalle visite di oggi e che da quel momento lui non parlerà più, perché visto che oggi è il nostro primo giorno non ci vuole stancare troppo, noi al contrario siamo curiosi e per niente stanchi di sentirlo parlare, così durante il tragitto lo interroghiamo e chiacchieriamo del più e del meno.

Per arrivare al nostro albergo impieghiamo un sacco di tempo, sempre a causa del traffico e abbiamo modo di vedere belle scene di vita quotidiana. Sembriamo due bambini che per la prima volta vedono qualcosa di nuovo che li incanta, perché non riusciamo a staccare lo sguardo dalla strada, dalla gente, dalle auto.

L’immagine che più mi è rimasta nel cuore, è stata quella di un ragazzino che lavava il suo cavallo in un fiumiciattolo, divertendosi e giocando con gli spruzzi d’acqua, il tutto incorniciato da un fantastico tramonto.

Prima di salutarci, Akef ci da appuntamento per domani e ci spiega come si svolgerà la giornata: visto che il nostro volo aereo è in tarda serata, per non lasciarci delle ore in aeroporto a girarci i pollici, Akef e Mimmo, hanno concordato di spostare tutto l’itinerario di domani di qualche ora. L’appuntamento è infatti fissato per le ore 11.30 nella hall (e dalle ore 11.00 dovremo lasciare i bagagli fuori dalla stanza) e il programma prevede: La Cittadella e Moschea di Mohamed Alì, il museo egizio e in serata un giro al mercato di Khan Khalili.

Arrivati in hotel abbiamo il tempo per una doccia e un po’ di relax prima di cena e così ne approfittiamo per recuperare le forze e chiacchierare ancora delle meraviglie che ci hanno incantato oggi.

LUNEDI’ 13 OTTOBRE 2008 Puntiamo la sveglia per le 10.00 e gli addetti alla reception ci danno il ‘Good morning’ con la sveglia telefonica alle 7.00. Volendo avremmo potuto alzarci dal letto e fare un tuffo in piscina o andare ad esplorare questo super-mega albergo, ma la pigrizia la fa da padrona e, dopo aver finto con la sveglia telefonica di essere svegli, ci giriamo dall’altra parte e restiamo a letto ancora un po’.

Dopo una buona colazione, torniamo in camera a chiudere le valigie e lasciarle fuori dalla camera e ci dirigiamo in reception per l’appuntamento con Akef. Siamo un po’ in anticipo e mentre lo aspettiamo gironzoliamo per l’albergo fotografando qua e la.

Akef, arriva verso le 11.20, ma i nostri bagagli non ci sono ancora, così Akef sollecita più volte la reception e verso le 11.40 siamo pronti per iniziare la giornata, dalla Cittadella.

Il nostro albergo è situato nella zona ‘6 October’ dove sorgono, attorno alle piramidi, nuovi lussuosi, colorati e abusivi palazzi residenziali, questa è la zona più benestante, dove le case costano un sacco di soldi; per raggiungere la Cittadella, dobbiamo attraversare una bella fetta di Cairo e abbiamo modo di scoprire una zona nuova completamente differente: passiamo in un quartiere molto povero, le cosiddette ‘case popolari’, sulle quali sono poste centinaia di parabole. Il trasferimento per la moschea è ancora più emozionante e intenso dei precedenti.

Arrivati alla Cittadella, Akef inizia la sua spiegazione che ci accompagna fino a che non arriviamo davanti la Moschea di Mohamed Alì, qui il discorso si sposta alla storia e all’architettura, ci spiega la differenza tra moschea islamica e turca: la prima guarda allo spazio, la seconda, all’estetica; quella di Mohamed Alì è un esempio di moschea turca.

Ci spostiamo nel cortile della moschea. Già dalle raccomandazioni di ieri di Akef ci siamo vestiti in modo consono, io ho una normale maglietta a maniche corte e pantaloni lunghi e per cristian non ci sono troppi problemi. Prima di entrare nel cortile principale, passiamo davanti l’occhio vigile di due persone che controllano l’abbigliamento dei turisti e se necessario forniscono una stola per coprirsi, a uomini e donne indifferentemente.

Ci togliamo le scarpe e giungiamo nel cortile principale, dove nel mezzo è posto una fontana per l’abluzione, che consiste nel lavarsi, prima della preghiera, diverse parti del corpo, per purificazione e si può praticare sia a casa, sia in moschea o in altri luoghi in cui ci si trovi.

Akef ci spiega come si effettua a cosa serve, poi sposta la nostra attenzione sul chiacchierato orologio posto dentro la piazza, regalato dai francesi, in cambio con l’obelisco egizio posto in Parigi, Place de la Concorde, e si scherza sul fatto che dal giorno in cui è arrivato, l’orologio non ha mai funzionato.

Passiamo all’interno della moschea e iniziamo dalla visita alla tomba di Mohamed Alì, dopo di che Akef si fa serio e ci spiega che per lui, questa è la visita più importante della settimana, perché è l’unica occasione che ha per far capire la realtà della sua religione, a volte troppo distorta dai mass media e soggetta a pregiudizi. Inizia parlando dell’islam, delle 5 regole: professione della fede ad Allah, pregare 5 volte al giorno, digiuno nel mese del Ramadan, elemosina e almeno una volta nella vita andare alla Mecca. Akef, ci spiega tutto minuziosamente, dopo di che dalle parole passa ai fatti e si mette a pregare e mano a mano che pronuncia le preghiere ce ne spiega il senso, poi ci dedichiamo ad osservare l’interno e alla spiegazione del rito.

Akef ci lascia un po’ di tempo per la visita individuale, mentre lui si dedica alle sue preghiere e ci diamo appuntamento per l’esterno. Questa visita, grazie alle parole di Akef, si rivela davvero emozionante e poi, appartenendo a un’altra religione, ci sentiamo felici di questa esperienza e di essere entrati un po’, nel cuore di questa cultura e religione e ci apre gli occhi e il cuore.

E’ oramai arrivata l’ora di pranzo e andiamo al ristorante Soiree e anche qui abbiamo modo di chiacchierare e conoscere meglio Akef e la nostra stima nei suoi confronti cresce ancora di più. Purtroppo inizia a non sentirsi troppo bene e inizia a starnutire, così, preoccupato dalla intensa settimana che lo aspetta, ci chiede se abbiamo un’aspirina per prevenire l’influenza, nel frattempo gli arriva una telefonata di sua moglie che lo avvisa che Miriam, la sua figlia maggiore, ha preso l’influenza… poverino, oltre a non star bene, ha la preoccupazione di casa.

Il programma del pomeriggio parte con la visita al museo egizio. Per velocizzare le diverse code che si devono affrontare per il controllo di borse sotto metal detector (uno esterno e l’altro interno), decidiamo di non portare niente con noi, se non un marsupio con lo stretto necessario, visto che all’interno del museo egizio non è possibile ne fotografare, ne riprendere video.

Akef ci spiega che per visitare tutto il museo egizio e soffermandosi ad osservare ogni opera per meno di un minuto, si impiegherebbero almeno 9 mesi, così ci informa che la nostra visita si limiterà alle cose più importanti.

I reperti del museo sono davvero favolosi e Akef ci dice che oltre a quelli esposti, ce ne sono altrettanti archiviati che in questo museo non trovano spazio perché troppo piccolo, ma che saranno esposti nel nuovo museo del Cairo che è in costruzione e in previsione per il 2010/2011, che sorgerà nei pressi delle tre piramidi più famose.

Il museo è disposto su due piani, iniziamo con il piano terra, dove visitiamo qualche fantastica opera dell’Antico Regno: statua di Kefren, lo scriba seduto, coppia reale di non-mi-ricordo-chi, ecc..

E’ impossibile descrivere per me, ciò che abbiamo visto e ascoltato, ogni pezzo del museo ha una sua interessante storia e per la nostra curiosità ci fermeremmo ad osservare ogni cosa e chiedere spiegazioni, del resto… abbiamo una guida solo per noi, ma purtroppo non è possibile, abbiamo un programma da rispettare. Di tanto in tanto Akef ci interroga con qualche domanda e per la sua grande soddisfazione riusciamo a rispondere correttamente, del resto con una guida così, era impossibile non essere completamente assorbiti dal meraviglioso egitto.

Akef per primo ci dice che il suo, prima di un lavoro, è una grande passione e lo notiamo anche noi, quando spesso riprende dei turisti che si appoggiano o toccano i reperti, come per esempio con la copia della Stele di Rosetta (una lastra di granito, scoperta da uno storico francese che permise di decifrare la scrittura dei geroglifici).

Saliamo al piano superiore che è in gran parte dedicato al tesoro ritrovato nella tomba di Tutankamon. Appese alle pareti ci sono gigantografie di quando e come è stato ritrovato il tesoro e la spiegazione parte proprio da qui.

Questa parte ci lascia completamente a bocca aperta, vediamo il vari sarcofagi d’oro dove riposava la mummia, vediamo la bellissima maschera d’oro che gli copriva il viso, vediamo il suo immenso corredo funebre, composto la letti, statue, vestiti, vediamo poi le armi, gli archi ricamati e le frecce con le piccole punte intagliata ad opera d’arte.

Sembrerà strano, ma tra tutte queste opere, la cosa che mi lascia veramente senza parole e mi fa giungere alla conclusione che gli antichi egizi secoli fa, erano molto più avanti di noi, è stata la minuscola cerniera, della grandezza di un’unghia di un dito mignolo, per intenderci, che fungeva da chiusura per un altrettanto minuscolo cassettino, dove erano riposte le ‘pedine degli scacchi’, eh, sì, perché noi ci illudiamo di essere evoluti, ma ben anni e anni passati, si usava passare il tempo giocare a ‘scacchi’.

Akef, continua a ripeterci che noi non abbiamo inventato niente e lo dimostra anche una sedia pieghevole sempre del corredo di Tutankamon… Volevo sottolineare il ‘pieghevole’ che se a prima vista sembra una banalità, rapportato alla sua epoca diventa una cosa straordinaria!!! Dopo le spiegazioni Akef ci lascia del tempo a disposizione per entrare nelle sale dei gioielli e gironzolare tra i tesori di Tutankamon e poi ci lascia libera scelta se vedere o meno la sala delle mummie. Io la vidi già 4 anni fa, ma ricordo che ne valse la pena e così decidiamo di vederla. L’ingresso è in Lire Egiziane, ma noi abbiamo solo Euro e così Akef ci compra i biglietti e da soli entriamo nella sala delle mummie… Vedere la mummia di Ramses (credo) II con i capelli biondi ci lascia a bocca aperta; è incredibile come queste mummie si siano così antiche e così intatte, la loro era una vera e propria arte, infatti si vede benissimo la diversità tra le mummie dell’antico regno e quelle più moderne. Akef dice infatti, che gli antichi egizi ci hanno lasciato le ricette, ma non le dosi, per questo le mummie più recenti non sono così perfette come le precedenti.

Usciamo dal museo sull’imbrunire del cielo e la nostra grande guida, ci chiede se prima di andare in aeroporto vogliamo mangiare qualcosa, visto che non metteremo niente sotto i denti, fino al nostro arrivo in motonave (previsto per mezzanotte). Accettiamo con entusiasmo la sua proposta. Lascia a noi la libera scelta su cosa vogliamo mangiare, ma ci siamo lasciati tentare dalla sua proposta del kebab egiziano in un baretto, nei pressi del mercato di Khan el Khalili.

Anche qui durante il tragitto in auto, Akef ci mostra quali sono le diverse vie del mercato: le vie della stoffa, degli elettrodomestici, dei jeans, delle scarpe, ecc… Arriviamo nella piazza dove si trova la Moschea di Hussein, quella più grande e frequentata del Cairo e ci sediamo in un affollatissimo bar e ci gustiamo il nostro primo kebab egiziano, completamente diverso da quello turco che si mangia da noi in italia, molto più delicato e assolutamente delizioso. Nel frattempo un simpaticissimo cameriere intrattiene il nostro tavolo e i passanti con scherzi e urla, ci divertiamo molto, fino a che non finge di innamorarsi di mio marito e si mette a baciarlo in mezzo alla strada… Davvero simpatico! Tra l’altro non ci siamo posti il minimo problema su ciò che andavamo a mangiare: kebab con verdure, verdure = crude = lavate = acqua = squaraus. E’ un pensiero che non ci ha proprio toccato e fortunatamente non ci ha toccato neppure fisicamente.

Con Akef aspettiamo al bar che arrivi il nuovo assistente BDS che ci accompagnerà all’aeroporto e ci seguirà fino alla partenza, così salutiamo Akef, felici di ritrovarlo domani sulla nave e dopo aver scambiato quattro chiacchiere con il nuovo assistente, ci inoltriamo tra le strette vie del favoloso mercato di Khan el Khalili. Consiglio a tutti di non perdersi una passeggiata in questo mercato, è davvero incantevole.

Questa visita è esterna al programma da noi scelto, ma è stata studiata da Akef e Mimmo, per migliorare i tempi della nostra giornata e non farci attendere delle ore seduti all’aeroporto in attesa del volo. Finora siamo molto soddisfatti sia del programma, sia dell’organizzazione, sia delle persone che abbiamo incontrato. Dopo aver gironzolato per le vie del mercato, le vie dell’oro e nei vicoli secondari, torniamo al bar per l’appuntamento con l’assistente, per il trasferimento in aeroporto.

Arriviamo in aeroporto e anche qui, restiamo sorpresi da come in tempi brevissimi facciamo check in, imbarchiamo i bagagli e siamo liberi per gironzolare per l’aeroporto del Cairo.

La nostra grande sorpresa è stata quella di trovarci in Business Class; a dire il vero, guardando i biglietti elettronici solo grossolanamente, non ci siamo accorti della scritta ‘Classe Horus’ ed è stata una bella sorpresa. I vantaggi della Business Class sono: bagagli etichettati con etichetta ‘Priority’, peso bagagli 30 Kg a persona, voucher per consumazione gratuita al bar dell’aeroporto e naturalmente comodità sull’aereo.

Purtroppo partiamo dal Cairo con 1 ora e mezza di ritardo, per motivi che non siamo riusciti a capire e una volta sull’aereo, il ritardo accresce causa un passeggero che si è sentito male e continui via-vai di medici su e giù dall’aereo.

Arrivati sull’aereo ci hanno subito accolto con una salviettina bollente e pochi minuti dopo il decollo ci hanno servito da mangiare… Il volo è stato tranquillo e veloce e quasi senza accorgercene atterriamo all’aeroporto di Luxor; anche qui, ad attenderci l’assistente BDS che ci accompagna in barca. Luxor è molto diversa dal Cairo, molto più ordinata, curata, tranquilla e Luxor di notte è magica. Passiamo davanti ad un tempio stupendo pieno di colonne e tutto illuminato, che per un attimo ci toglie il fiato, ci chiediamo che tempio sia e quale sia la sua storia, siamo stanchi ma completamente coinvolti da tutto quello che ci sta intorno e anche qui non riusciamo a staccare gli occhi dal finestrino. Sulle strade non c’è molto traffico, del resto è l’1.30 di notte e in poco tempo, arriviamo all’attracco dove sostano le Motonavi. La nostra notonave è la ‘Coral II’, per raggiungerla dobbiamo attraversare le reception delle altre barche che, allineate, fungono da ponte, anche qui ci guardiamo in giro fino a che non arriviamo alla reception dove ci attende Nafè, l’assistente del Turchese che ci fa un veloce breafing informativo e ci mostra la nave, ci spiega gli orari del ristorante e che ogni giorno sulla bacheca accanto la reception verranno esposti i programmi della giornata. Ci hanno preparato da mangiare nel bar interno, ma accettiamo solo un ottimo karkadè di benvenuto, siamo un po’ stanchi e vista la sveglia di domani mattina puntata per le 7, ringraziamo e saltiamo la cena.

Alla reception ci consegnano le chiavi della nostra cabina, la n. 224 che si trova al ponte superiore, sullo stesso piano della reception, cotti ma entusiasti andiamo a dormire. La cabina è carina, un po’ piccola ma essenziale e sicuramente adatta a noi, non troppo lussuosa o elegante, i letti sono separati da un comodino, c’è un armadio, una scrivania e naturalmente il bagno.

Ci addormentiamo subito, in un magico sogno profondo, pronti a ricaricarci per affrontare una settimana che si rivelerà davvero ricca di emozioni.

MARTEDI’ 14 OTTOBRE 2008 Sveglia alle 7.00 e ci si prepara per la colazione. La sala ristorante è organizzata bene, su ogni tavolo c’è un cartellino con il nome della propria guida, noi ci posizioniamo in un tavolo dove due signori stavano finendo la colazione e quello sarà il nostro posto per tutta la settimana. Anche i tavoli vicini al nostro, portano il nome di Akef, sul cartellino e ricordiamo che Akef ci ha parlato di un gruppo composto da 26 persone.

Ci chiediamo a che ora sia arrivato questa notte e pensiamo che, poverino, non deve aver dormito molto.

In questi giorni abbiamo chiacchierato spesso con lui e abbiamo manifestato la nostra gioia ad averlo incontrato e lui scherzando ci diceva di aspettare a dirlo alla fine della settimana di crociera quando, vedendolo alle prese con un gruppo, improvvisamente si sarebbe trasformato in burbero e severo. A noi sembra quasi impossibile… Alle 8.00 è fissato l’incontro in reception per la partenza con la prima escursione della giornata e puntuali ci presentiamo all’appuntamento.

Alla nostra vista, Akef ci viene incontro a salutare con un caldo sorriso, stringendoci le mani e chiamandoci ‘fratelli’ (questa cosa mi ha davvero toccato!), ci chiede come è andato il viaggio, come abbiamo passato la notte e se siamo soddisfatti della cabina e della nave.

Anche noi ci informiamo sul suo viaggio, sulla sua famiglia e sulla sua salute: Miriam sua figlia, purtroppo ha ancora la febbre alta, ma lui grazie all’aspirina ha prevenuto l’influenza! Non appena il gruppo è completo, si procede con l’appello e dopo pochi minuti si parte alla scoperta di Luxor, seguendo la voce della nostra guida che ci richiama con la parola d’ordine ‘Dinamicoooo’.

Quando la motonave è attraccata alla riva, per poter uscire ci consegnano un foglietto plastificato, praticamente un pass, che dovremo riconsegnare al rientro.

Sul pullman che ci porta al primo tempio, Akef si presenta e parla un po’ di se, si scusa con i clienti per non essere stato presente sulla nave al momento del loro arrivo e spiega che era impegnato con noi al Cairo, dopo di che inizia ad entrare nel vivo della spiegazione parlando del suo amato Egitto e del programma di oggi: inizieremo dal Tempio di Karnak e poi quello di Luxor, per poi rientrare in nave per il pranzo, nel pomeriggio avremo del tempo libero e il briefing informativo per la settimana.

La prima visita della giornata è al tempio di Karnak. E’ il nostro primo tempio e già ci lascia a bocca aperta: un inizio in grande stile!!! Difficile ricordare tutto quello che ci è stato spiegato e ancora più difficile riportarlo, ma sicuramente degne di essere ricordate sono le 134 colonne che formano la grande sala ipostila al centro del tempio. Akef ci spiega che il diametro di una sola colonna è paragonabile ad un cerchio di dieci persone prese per mano e, deve aver spiegato la stessa cosa anche la guida del gruppo accanto a noi, in quanto un gruppo di bambini per verificare la veridicità di questa affermazioni, si prende per mano misurando il reale diametro.

Esaminando una colonna, abbiamo anche la nostra prima ‘lezione’ di lettura di geroglifici, prendendo per esempio la forma della papera, al quale corrisponde il suono “SA”, accanto ad un cerchio che rappresenta il sole, che corrisponde al suono “RA” (Dio del sole), abbiamo la parola SA-RA… Essendo l’unica ‘Sara’ del gruppo mi sento un po’ tirata in causa e soprattutto per gli occhi dei miei compagni di viaggio puntati addosso e dopo una battuta, una risata e uno scherzo, si ritorna alla serietà e alle spiegazioni.

Si parla di faraoni, di cartigli, di dei e si prosegue nel cortile interno fino ad arrivare al santuario delle Barche Sacre e finire la spiegazione del tempio, accanto al lago sacro e di fronte ad un grosso scarabeo in pietra, considerato una sorta di amuleto, infatti la leggenda dice che effettuando 7 giri attorno allo scarabeo, si potrà ricevere la grazia di un figlio, entro l’anno. Io e il mio dolce maritino per il momento preferiamo astenerci, divertendoci ad osservare i nostri compagni di viaggio, girare intorno alla statua.

Abbiamo un po’ di tempo libero per fare fotografie e riprese e viene fissato l’appuntamento all’uscita. Ci colpisce molto l’ingresso al tempio formato da un viale di sfingi e Akef ci spiega che quel viale, collegava il tempio di Karnak, al tempio di Luxor e che adesso giace sotto terra per circa 3 km.

Passiamo poi al tempio di Luxor, più piccolo di quello di Karnak, ma altrettanto bello.

Seguiamo la nostra guida per il tempio, ascoltandolo con attenzione, affascinati da tanta cultura e dalla storia che ci circonda.

Anche qui, dopo la spiegazione abbiamo tempo di gironzolare per il tempio autonomamente, per poi trovarci all’esterno con il gruppo, in vista del rientro in motonave.

Durante l’attesa del pullman (che ha avuto un guasto) abbiamo modo di fare qualche chiacchiera con i nostri compagni di viaggio e ne approfittiamo per scattare le ultime foto.

Al rientro in motonave riconsegniamo i pass e ad attenderci troviamo un buon succo di limone, come lo chiama Akef: depurativo e una salviettina rinfrescante, oltre naturalmente al sorriso dello staff della nave. Che ottimo servizio! A pranzo abbiamo modo di conoscere meglio i nostri compagni di tavolo: Gabriele e Maria Grazia, la coppia di Gorizia che questa mattina abbiamo incontrato a colazione, Fabio e Lauro, una simpaticissima coppia di Ravenna e Michela e Gianluca, una coppia di Torino.

Iniziamo a chiacchierare spontaneamente e scopriamo che i poveri Fabio e Lauro, sono arrivati in motonave questa mattina alle 4.00.

Il pranzo è a buffet e mangiamo molto bene, grazie anche alla nuova compagnia.

Nel pomeriggio decidiamo di rilassarci sul ponte superiore della nave a prendere il sole e lasciamo passare la giornata leggendo e chiacchierando.

Nel frattempo la nave stacca gli ormeggi e inizia a navigare verso Edfu e noi non ce accorgiamo neppure, se non dal rumore dei motori. Navigare sul Nilo da una strana sensazione, è stupendo fermarsi ad ammirare la vita che scorre lungo le rive e tante immagini e tanta pace ci riempie il cuore.

Alle 16.30 nel bar esterno, servono the con i biscotti e noi non ce li lasciamo scappare, in compagnia di Fabio e Lauro.

Per le 17.00 è fissato l’appuntamento per la spiegazione del programma della settimana, escursioni facoltative, mance, ecc… Noi quattro siamo i primi ad arrivare e nell’attesa di tutti i partecipanti chiacchieriamo con Akef, che si scusa con noi per non riuscire a dedicarci molto tempo. Noi capiamo benissimo e rispondiamo che non c’è nessun motivo per scusarsi e sentiamo il legame che ci stringe a lui, solidificarsi ancora di più.

Arrivano le 17.00 e nonostante l’assenza di qualche membro del gruppo, Akef, dopo aver aspettato 5 minuti invano, decide di iniziare la spiegazione.

Ci rilascia un plico di fogli, riportanti le informazioni generali: abbigliamento, consigli sanitari, telefonate, ecc … , l’intero programma della settimana e le escursioni facoltative.

Descrive poi il programma i prezzi delle escursioni facoltative a persona: Tempio di Medinat Habu = € 13,00 Abu Simbel (in bus) = € 100,00 Serata nel deserto = € 25,00 Spettacolo luci e suoni al Tempio di Philae = € 25,00.

Tutte le escursioni possono essere acquistate in un pacchetto convenienza di € 145 €/persona, con un risparmio di 18,00 €/persona e possono essere pagate in contanti (euro, dollari e lire egiziane) e carta di credito.

Noi senza pensarci neppure un istante, abbiamo deciso per il pacchetto completo e come noi, quasi tutto il resto del gruppo, del resto siamo in Egitto e chissà se e quando ci torneremo e decidiamo per il ‘carpe-diem’, non ha senso perdersi ne Abu Simbel, ne tanto meno il tempio colorato di Medinat Habu! Oltre a questo, ci viene spiegato come funzionano le mance.

Sulla nave lavorano circa 80 persone come staff e al fine di avere una giusta distribuzione delle mance per tutti, anche e soprattutto per chi non è a stretto contatto quotidiano con noi, la politica della nave è quella di raccogliere 25 €/persona come forfait per tutte le mance, perciò non siamo tenuti a sentirci obbligati a dare la mancia, se non per nostro volere.

Infine ci viene detto che questa notte passeremo le chiuse di Esna e chi di noi fosse interessato a vedere questo ‘spettacolo’ può comunicare in reception il numero di camera, in modo da essere svegliati durante la notte per assistere al passaggio.

Finito il breafing assistiamo al primo tramonto sul Nilo, non emozionante come mi aspettavo e poi torniamo in cabina per prepararci per la cena.

Cena ottima, ottime chiacchiere e per chiudere la serata ci fermiamo al bar esterno a gustarci un ottimo karkadé e chiacchierare con Fabio e Lauro, Cristian e Michela, si aggiunge poi anche Akef e dopo di lui Alessandro, Tosca, Michele e Anna, praticamente i giovani della nave.

Dopo un fallito tentativo dell’animazione di coinvolgerci in giochi, decidiamo di andare a dormire, sperando di svegliarci (da soli, senza la sveglia telefonica della nave) questa notte, per il passaggio delle chiuse di Esna…

MERCOLEDI’, 15 OTTOBRE 2008 Sveglia alle 7.00, colazione e partenza per il tempio di Edfu fissata per le 8.00.

Questa volta siamo tutti puntuali e si parte alla scoperta di nuove meraviglie. . . Devo dire che il tempio di Edfu, dedicato al dio Horus, mi ha subito incuriosito prima ancora di vederlo: prima di partire oltre a documentarmi con internet, forum e documentari, per immergermi ancora di più nella cultura ed entrare nel clima, mi sono letta il primo dei romanzi egizi di Wilbur Smith: ‘Il dio del fiume’ e parla anche della storia del dio Horus, figlio di Iside e Osiride, eccetera eccetera.

Prima di scendere da pullman, Akef ci avverte che nei pressi del tempio saremo avvicinati da bambini ed ambulanti che vorranno invitarci nelle loro botteghe e rifilarci qualche souvenir, basta andare avanti e rifiutare.

Ed ecco che dopo pochi metri dalla discesa del pullman, abbiamo il nostro primo contatto con i venditori egiziani, ti si piazzano davanti con le loro stoffe, cartoline, piccole piramidi, sciarpe e ripeteranno almeno una decina di volte, la frase ‘Solo 1 euro’, rifiutiamo gentilmente e proseguiamo.

La spiegazione del tempio inizia dall’esterno, per poi spostarci nel grande cortile, dove si trova la statua del falco più famosa per la rappresentazione di questo tempio, visitiamo poi le varie sale interne, fino ad arrivare alla sala principale che contiene ancora un altare in granito e la rappresentazione della barca solare.

Finita la spiegazione abbiamo la solita mezz’oretta di tempo per la visita individuale.

Terminiamo la visita ad Edfu, rientriamo in nave e veniamo accolti dal succo e l’asciugamano.

Per aver conferma degli orari dell’escursione di stasera al tempio di Kom Ombo, guardiamo il programma in bacheca e scopriamo che stasera ci sarà la serata egiziana, come scritto nei cartelli che tappezzano la nave.

Dopo pranzo, andiamo a prendere un po’ di sole e ci fermiamo a curiosare nella bottega che vende gli abiti per trovare un costume per stasera.

In questi giorni abbiamo notato che gli animatori indossano una bellissima polo colorata con un cartiglio ricamato e scopriamo che è in vendita presso il negozietto della barca, così decidiamo di farla fare anche per noi: bianca, con il cartiglio color oro per Cristian e nera, con il cartiglio color oro per me; il ragazzo prende ‘le ordinazioni’ e ci dice quando sarà pronta e nel frattempo compero anche l’abito per la serata di stasera e due magliettine per i miei amati nipotini.

Torniamo poi sul ponte sole e alle 16.00 ci viene servito il the con i biscotti; restiamo ancora un po’ a rilassarci sui lettini per poi andare a prepararci per la prossima escursione.

Alle 19.00 attracchiamo la nave proprio di fronte al tempio di Kom Ombo e appena scesi, iniziamo a sentire i primi gridolini dei bambini, che sono pronti e all’erta per cercare di portarsi a casa uno o più euro. Ci si avvicinano e percorrono affiancati a noi qualche metro per poi lasciarci un po’ delusi; qualcuno riesce sempre a farsi abbindolare da dei grandi occhioni neri, qualcun altro invece non si degna neppure di rispondere… Questa è la prima escursione con il buio e il gioco di luci tra le imponenti colonne e la scenografica luna piena che è posizionata proprio accanto al tempio, ci regala una splendida emozione.

Questo tempio mi rimane particolarmente impresso non solo per il fattore estetico, ma perché ricordo che è un tempio ‘doppio’ dedicato sia al il dio coccodrillo e sia al dio Horus e ogni stanza, colonna, sala, corridoio è doppio. Ciò che mi rimane impresso del tempio di Kom Ombo è la spiegazione e la visione sia del calendario degli egizi, sia degli strumenti chirurgici, rappresentati sulle pareti del tempio.

Vediamo poi il Nilometro che serviva per calcolare l’altezza del fiume e durante il tempo libero Akef, lascia libera scelta se andare a vedere o meno i coccodrilli mummificati.

Torniamo in nave e abbiamo il tempo di fare una doccia veloce prima di cena, mentre la nave riprende la sua navigazione in direzione Assuan.

A cena c’è un’aria diversa, tutti a sfoggiare i propri vestiti egiziani e si respira complicità, anche la sala è addobbata diversamente: sul buffet accanto alle pietanze arabe, sono poste bellissime sculture di frutta e verdura.

Nonostante l’aria di festa, nel nostro tavolo non c’è troppo affiatamento, causa l’atteggiamento di una coppia con la quale non ci troviamo bene, che ha l’abitudine di riempire i piatti di cibo e soprattutto pane, per poi avanzare tutto, che mi infastidisce notevolmente… Dopo cena ci spostiamo tutti nel bar esterno a chiacchierare, purtroppo i ragazzi dell’animazione hanno avuto un problema con il computer e senza musica non si riesce a fare granchè, ma comunque vengono chiamati uno alla volta i gruppi con la loro guida, per la foto di rito in costume; noi ce la siamo persa, così decidiamo di recuperare con una foto fai da te.

Per le 23.00 è in programma la pizzata, mentre la sveglia stanotte suonerà alle 3.00 in vista della partenza in pullman per Abu Simbel. Restiamo in compagnia fino alla pizzata e poi torniamo in cabina con la speranza di riposare un po’, domani sarà una giornata pesante, oltre ad Abu Simbel, avremo altre due escursioni…

GIOVEDI’, 16 OTTOBRE 2008 Al suono della sveglia (alle 3.00 di notte) scattiamo in piedi, anche se molto assonnati, ci prepariamo e facciamo colazione e alle 4.00 siamo in reception.

Ci hanno consigliato di portare con noi il cuscino per poter dormire sul pullman e così ci troviamo nella hall, gremita di gente, pronti per una nuova avventura.

Alle 4.00 usciamo dalla nave e alle 4.30 abbiamo l’appuntamento con gli altri pullman e la scorta armata, infatti per attraversare questa parte che si addentra nel deserto, è necessario essere accompagnati.

Riesco a dormire bene, grazie al cuscino, per qualche ora, e al mio risveglio vengo accolta da una straordinaria alba nel deserto… Gli altri intorno a me dormono ancora, qualcuno come me è già sveglio ed io senza fare rumore cerco di immortalare questo spettacolo, per poi rimanere in rispettoso silenzio ad ammirare il deserto e ascoltare il silenzio… Mi piacerebbe descrivere il senso di pace assoluta che ho provato, però a parole non so farlo, dico solo che per me è stata un’emozione assolutamente nuova, piacevole, molto piacevole, rilassata, in pace con me stessa e con il mondo… (Forse sono pazza!!! 😉 ) Poco alla volta si svegliano tutti e sul pullman inizia il vociferare allegro dei miei compagni di viaggio, Akef prende in mano il microfono e inizia a spiegare e attira la nostra attenzione sulle ‘piramidi naturali’ del deserto: vere e proprie piramidi di roccia, quasi perfette, capitate lì per caso, per volere della natura.

Alle 7.00 arriviamo ad Abu Simbel (quella che molti italiani non informati, chiamano ‘La valle dei Re’ ispirandosi all’attrazione di Gardaland… Mi viene da pensare che a volte noi italiani facciamo la figura dei cioccolatini… va beh!). Il sole è sempre presente sulle nostre teste, come nei giorni passati, del resto quale elemento migliore del sole, può rappresentare l’Egitto? Anche nella pubblicità lo citano come slogan: ‘Egitto: sole tutto l’anno!!!’. Dicevo: il sole splende sulle nostre teste, ma una fresca brezza mi costringe ad indossare la felpa.

Iniziamo ad incamminarci tra le montagne, fino a che ci troviamo davanti questo spettacolo della natura! I miei occhi rimangono sgranati per un attimo, per poi tornare alla realtà. All’interno dei templi Akef non può spiegare e non si può neppure fotografare, così la spiegazione viene fatta all’esterno, proprio di fronte a questa splendida opera, e integrata da rappresentazione degli interni dei due templi, quello di Ramses II e quello di Hator.

Il Tempio di Ramses II è completamente scavato nella montagna e risale circa a tremila anni fa. In questo arco di tempo è stato: danneggiato da un terremoto, abbandonato, sommerso dalla sabbia, riscoperto, ha rischiato di essere sommerso a causa della costruzione della diga e infine è stato salvato… Il salvataggio prevedeva lo spostamento del tempio stesso, ad un livello superiore e fu così che, dopo 5 anni di lavori, dove il tempio venne ‘smontato’ in enormi blocchi numerati e riposizionato e riassemblato su una montagna artificiale (anch’essa ricostruita), con la manodopera di migliaia e migliaia di uomini, e un notevole sforzo economico, Abu Simbel era salvo.

Oltre a questa ricostruzione, che viene quasi da descrivere come sovraumana, la cosa più sensazionale che secondo il mio punto di vista lascia a bocca aperta, è la precisa gradazione della nuova posizione, per far sì che il raggio di sole che migliaia di anni fa, in un giorno preciso dell’anno entrava nel tempio, illuminando il santuario dove erano raffigurate le statue del faraone con gli dei Ra e Amon, ancora oggi si verifichi (anche se con un giorno di ritardo)!!! La spiegazione passa poi al Tempio di Hator, dedicato alla regina Nefertari (moglie di Ramses II). Anche qui ci sarebbero tante cose da dire, ma preferisco lasciare che la vostra curiosità, si spinga a tal punto da decidere di venire di persona a vedere cosa si nasconde all’interno di questi templi.

Dopo la spiegazione, Akef d’accordo con il suo fotografo di fiducia ci chiede di fare la foto di gruppo davanti al tempio, dove chi vorrà, alla fine della giornata, potrà acquistarla al costo di 5 € comprese le cartoline dell’interno del tempio. Facciamo la foto e la prenotiamo, dopo di che siamo liberi di gironzolare per i dintorni, entrare nei templi fino alle 9.40, ora dell’appuntamento all’esterno per poi ripartire per Assuan.

Nel viaggio di ritorno molti riposano, io invece non riesco a togliere lo sguardo dal deserto che mi circonda, sono completamente immersa in esso!!! Decido di ascoltare un po’ di musica, egiziana naturalmente, (come sto facendo in questo momento) con il mio lettore mp3 e nelle mie orecchie risuona Cheb Mami con Elissa con la canzone Halili, che adoro.

Il deserto corre davanti ai miei occhi e diverse piramidi naturali mi passano davanti come in un film, finchè un’immagine surreale si presenta davanti ai miei occhi: un meraviglioso campo di girasoli fioriti, nel bel mezzo del deserto! Sgrano gli occhi e non credo assolutamente a ciò che ho appena visto, penso ad una visione, ad una mia fervida immaginazione e mi volto in giro per il pullman, quasi a cercare un conforto, uno sguardo sconvolto di qualcuno che mi dicesse: ‘L’hai visto anche tu???’ e così è stato, ho trovato quello sguardo e mi sono sentita ripagata di tutto: delle 4 ore di aereo per arrivare qui, dei soldi spesi, della stanchezza di questi giorni, della sveglia delle 3.00 di questa notte, adesso potevo anche tornare a casa e invece non sapevo che l’Egitto mi dovesse regalare ancora tanto… Arriviamo in nave stanchi e accaldati alle 12.30 e in questo caso la salviettina si rivela più utile che mai, alle 13.00 siamo già in sala da pranzo e a me inizia a venire un po’ di mal di testa.

Dopo pranzo Cristian decide di rifugiarsi ancora al sole, nell’attesa delle escursioni del pomeriggio, ma io mi riposo in cabina per recuperare le forze.

Dopo un rigenerante pisolino, alle 15.00, usciamo dalle nostre camere, con in braccio il giubbino di salvataggio: oggi si gira in barca!!! Iniziamo dalla visita al giardino botanico, anche qui, all’ingresso troviamo dei venditori che si offrono di vendere 12 collane profumate e colorate a 1 euro. Veniamo seguiti dal bellissimo cameraman della nave (e dire bellissimo è riduttivo), un giovane ragazzo egiziano che attira con il suo sorriso tutte le donne della nave. (Scusate questa piccola parentesi, ma ci voleva).

La passeggiata all’ombra delle piante che formano il giardino botanico, si rivela molto piacevole.

Alle 16.00, dal giardino botanico siamo in partenza per l’escursione facoltativa al villaggio nubiano e la serata nel deserto.

Dapprima facciamo un bel giro in barca per arrivare ai piedi di una fantastica montagna di sabbia, ed è qui che l’Egitto riesce a stupirmi di nuovo.

Ci sono delle sensazioni che ho provato in alcuni viaggi dove, alla vista di qualcosa di spettacolare, rimango per un attimo senza fiato, mi è successo a Parigi, nel vedere le vetrate colorate di St. Chapelle, mi è accaduto a La Digue alla vista delle onde imponenti di Grande Anse, mi è successo a Bora Bora mentre nuotavo incontro ad un tramonto di fuoco e credevo che davanti ad Abu Simbel mi sarebbe successo di nuovo, ed invece mi è successo qui: dinnanzi a questa meravigliosa e morbida montagna dorata! A prima vista può sembrare una cosa insignificante, ma a me ha dato un fortissimo batticuore, in particolare quando ho immerso una mano nella sabbia e l’ho sentita scivolare morbida tra le dita, quando i miei occhi erano stati incantati da onde di sabbia formate da vento, sul quale ancora nessuno aveva camminato, sul colore che i raggi del sole donavano alla sabbia e il sole stesso, che pian piano diventava una palla infuocata e dipingeva il cielo di un caldo colore rossastro.

Akef, ‘libera la mandria’, ci dice ci toglierci scarpe e calze e ci invita a scalare la duna.

Partiamo di corsa come dei bambini che corrono sulla giostra per scegliere la posizione migliore, ma ben presto i più atletici Fabio, Lauro e mio marito, arrivano in cima, mentre il resto del gruppo, se la conquista a fatica.

Io non sono per niente una buona atleta e devo dire che per me è stato davvero difficoltoso, molto difficoltoso scalare la duna, i piedi affondavamo nella morbida sabbia, il cuore che batteva all’impazzata per lo sforzo ed io che vedevo la vetta sempre più lontana. Ho anche pensato più di una volta di fermarmi, diverse persone non hanno avuto la forza per salire, il gruppo era ormai arrivato e solitaria in mezzo alla duna di sabbia giacevo io, mezza morta. Cristian è subito venuto a recuperarmi e aiutarmi, più che altro psicologicamente e i miei compagni, dall’alto della vetta iniziavano a fare il tipo per me e gridare il mio nome… Nel mio cervello è scattata una molla e l’unica frase che sono riuscita a pensare è stata: ‘Le cose belle, vanno conquistate!’ e questa cosa l’ho già sperimentata alle Seychelles, quando per raggiungere spiagge nascoste, abbiamo dovuto scalare faticosamente montagne di granito, passando in sentieri poco battuti e non troppo sicuri.

Dietro di me vedo Gabriele (il mio compagno di tavolo) che, lasciata la moglie nelle mani del gruppo che non è salito, inizia una faticosa salita e così, dandoci forza a vicenda e con il sostegno del gruppo, sono finalmente arrivata a conquistarmi la vetta!!! Per me è stata davvero una grande soddisfazione personale.

Il tempo di fare qualche foto, riprendere fiato e ammirare in silenzio il tramonto e vediamo Akef, piccolo come una formica, che gesticola di scendere.

La discesa è stata sicuramente più veloce e divertente della salita, è stato bellissimo correre e sentire il piede che sprofondava nella sabbia.

Arrivo a terra stremata ma fiera di me stessa e anche se non riesco a stare dietro al passo degli altri, uso le mie ultime forze per raggiungerli. Arriviamo ad una casa nubiana, devo dire che purtroppo mi sono persa parte della spiegazione, ma in compenso sono riuscita a visitarla e riprendere fiato. Nel mezzo del cortile esterno, c’è una gabbia con due piccoli coccodrilli, che i nubiani si divertono a mettere in testa delle persone per fotografarli. Io vengo invitata da una signora ad entrare a visitare la sua camera, mi sento onorata. Nella stanza l’essenziale, un letto, un armadio, un como’, uno specchio e una radio che a tutto volume canta delle strane canzoni.

Anche questa visita si rivela molto interessante.

Lasciamo la casa nubiana, passando tra una folta vegetazione, tra cui coloratissimi oleandri e mimose e risaliamo in barca in direzione ex villaggio nubiano nel deserto, adibito a luogo per serate egiziane turistiche.

Il gruppo è di ottimo umore, si ride, si scherza e ci si sente più uniti, giovani e meno giovani, tutti con un grande sorriso stampato sulle labbra.

L’area a noi riservata è coperta di tappeti colorati, ci togliamo le scarpe e ci accomodiamo su dei ‘puffi’ (cuscini molto alti che fungono da seggiole) accanto a diversi bassi tavolini, dove sono stati messi a nostra disposizione bottigliette di acqua e di coca cola e da qui ha inizio la serata. Ci viene servito the alla menta e richiesto se volevamo fumare narghilè e ne portano uno per tavolo con qualche bocchino di ricambio, il profumo è molto buono ed è divertente vedere mio marito che non ha mai fumato in vita sua, fumare questa strana ‘pipa’.

C’è anche la possibilità di farsi fare un tatuaggio all’henné e tra le varie proposte, decido di farmi tatuare l’occhio di horus (simbolo di protezione), in pochi minuti la signora nubiana ha tracciato con il pennarello il disegno sulla mia mano e completato l’opera ripassandola con l’henné, se non ricordo male ho speso 2 €, o al massimo 3, ed è stata velocissima.

La serata inizia a movimentarsi, quando gli animatori si buttano in pista a ballare, con l’aiuto complice di qualche attivo turista, in particolare della signora Rosa, un’attivissima ultra settantenne che alloggia sulla nostra motonave.

Dopo pochi istanti ha inizio il vero e proprio spettacolo nubiano, aperto da un’allegra e ritmica musica di tamburi, seguita da canti. Una squadra di ragazzi nubiani fa il suo ingresso in mezzo alla ‘pista’, tutti con i loro abiti bianchi e blu e ci deliziano con le loro danze, anch’essi con il coinvolgimento dei turisti.

Inizia il trenino che passa tra i tavoli e vengo addescata da un ragazzo che mi porge la mano e non si cura molto della mia titubanza e indecisione e alla fine decido di lanciarmi in danze nubiane! Devo dire che, non mi ricordo quando è stata l’ultima volta che mi sono divertita e ho danzato così tanto… Stremata e sudata torno al mio posto a riprendere fiato e dopo chiacchiere, bevute di the, fumate di narghilè, ci si avvicina alla fine della serata.

Pian piano la musica diventa lontana e di sottofondo e i gruppi preceduti dalle loro guide, si preparano per rientrare in nave; qualcuno di noi fa visita alle botteghe che ci sono nei dintorni, noi ci fermiamo a parlare con gli animatori, fino al richiamo ‘Dinamicoooo’ di Akef, che raduna il gregge.

Siamo molto contenti di questa serata e saremmo rimasti in questo scatenato deserto ancora un po’.

Sono le 19.30 e oramai è buio, saliamo sulle barchette per tornare sulla Coral II e l’ultima sorpresa della giornata è pronta a sconvolgerci nuovamente.

Sulla barca nessuno parla più, una leggera brezza ci accarezza, ma lo spettacolo più grande è lei: la maestosa e grande luna piena, che splende sopra le nostre teste e si riflette nelle calme acque del fiume e, ‘vigliacca’ non si lascia neppure fotografare, quasi ad essere la regina indiscussa e irraggiungibile della notte. Restiamo tutti con il naso all’insù, in un rispettoso silenzio, ad ammirare l’ultimo immenso regalo della giornata, fino a che le luci del vicino villaggio e delle navi orami vicine, non ci svegliano dal sogno e, in un attimo purtroppo torniamo con la mente alla realtà.

Alle 20.00 è servita la cena, ottima come sempre e come sempre avanzata completamente da qualcuno del nostro tavolo… In programma per le 21.00 nella sala superiore interna, ci sarà lo spettacolo di danze arabe, che non vogliamo perderci, prima però andiamo a ritirare alla bottega della nave, le nostre polo con i cartigli ricamati e qui abbiamo una spiacevole sorpresa: il ‘caro’ amico della bottega ci ha sbagliato le magliette: la mia polo è il modello da uomo e per me non va bene, è troppo larga e la polo di Cristian, invece di avere il cartiglio ricamato in color argento, ha il cartiglio multicolore. Siamo un po’ dispiaciuti ma oramai è fatta e non ci sembra il caso di reclamare.

Arriviamo che lo spettacolo è già iniziato da pochi minuti, e abbiamo appena il tempo di filmare con la telecamera 2 minuti di danza del ventre, che la ballerina scappa via (probabilmente per esibirsi sulle atre motonavi), arriva poi un uomo che esegue un’altra danza tipica, di cui non riesco proprio a ricordare il nome, nonostante sia la seconda volta che lo vedo, si tratta di una danza dove per parecchi minuti l’uomo gira su se stesso facendo roteare una larga ‘gonna’ multicolore. In tutto lo ‘spettacolo’ dei due balli, sarà durato un quarto d’ora.

Per ravvivare un po’ la serata gli animatori coinvolgono ancora i turisti, e in prima fila a ballare una ‘sensualissima’ danza del ventre, (con tanto di ventre scoperto e fisico da invidiare), c’è la fantastica signora Rosa, (la ultra settantenne che si è scatenata solo poche ore fa al villaggio nubiano). Ci pensa sicuramente lei a far divertire gli ospiti.

Iniziano poi i balli di gruppo, la pista si riempie e il clima è festoso, io e Cristian, siamo sempre con i nostri fidati compagni di viaggio, che ora da compagni sono diventati amici: Fabio e Lauro, poi Lauro viene rapito da Eugenio (l’animatore) per i balli di gruppo.

Proprio nel parlare di balli di gruppo, scopriamo che io e Fabio abbiamo in comune, la passione per il latino-americano, in particolare per il ballo della bachata.

Non ci tratteniamo molto perché la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire e i primi a salutarci sono Fabio e Lauro, mentre Cristian decide gustarsi un buon karkadé, prima di andare a dormire.

Ad un certo punto la musica cambia e parte una bachata e, mentre guardo con invidia le coppie che ci apprestano a ballare, vedo spuntare Fabio dalla scala che sentita la musica, è tornato per farmi ballare. (Gli sono ancora grata adesso per quel ballo!).

Dopo quest’ultimo regalo, di una di quelle giornate che nella vita si ricorderanno per sempre, ci regaliamo un dolce e profondo sonno.

VENERDI’, 17 OTTOBRE 2008 Questa mattina la sveglia suona un’ora prima del solito, alle 6.00.

Arriviamo nella sala della colazione e vediamo il tavolo accanto al nostro che, nonostante l’ora, ride e scherza in piena attività, ma non ne capiamo il motivo, perché siamo un po’ assonnati.

Nella hall, nell’attesa dei ritardatari del gruppo, si ripresenta la stessa scena della colazione, che questa volta attira l’attenzione di tutti e finalmente, il diretto interessato parla e ne spiega il motivo. E’ Alessandro: il single del gruppo, che è in crociera da solo, un ragazzo simpaticissimo di Genova, che spiega che stanotte mentre stava dormendo, si è trovato l’arzilla signora Rosa, nella sua camera! A questa spiegazione, l’intero gruppo scoppia in un’assordante risata. Poi Alessandro precisa che: le porte della motonave hanno dei problemi, e non sempre si chiudono bene (e questo lo possiamo confermare), così lui credendo la porta fosse chiusa, è andato a letto; la signora Rosa, ha sbagliato cabina, cioè la cabina è quella giusta, solo che la sua era al ponte inferiore… Insomma in mezza giornata la voce aveva già fatto il giro della nave… Ritornando alla nostra giornata: iniziamo con la visita alla cava di granito di Assuan, dove vediamo anche l’obelisco incompiuto, un gigantesco monolito in granito che se non fosse comparsa una crepa, sarebbe diventato il più grande del mondo.

Questa visita non è molto impegnativa e meno di un’ora siamo già in strada per la visita al tempio di Philae.

Per raggiungere questo tempio, bisogna spostarsi in barca e con noi ci accompagnano degli innocui venditori che ci propongono braccialetti, cartoline e souvenir vari. Compriamo una mappa del Nilo e dei braccialetti con lo scarabeo, che è considerato un porta fortuna.

Il tempio di Philae è dedicato alla dea Iside, una dea che nell’epoca romana era molto adorata.

Akef ci piega che anche questo tempio come Abu Simbel ha corso un brutto rischio, infatti in seguito all’innalzamento delle acque a causa della Diga, per 6 mesi all’anno il tempio era sommerso dalle acque del Nilo, tant’è vero che ancora oggi si vedono ancora i segni lasciati dall’acqua, dunque anche questo tempio è stato smontato e ricostruito ad un livello superiore.

A prima vista il tempio mi piace molto; nel cortile esterno ci sono ai lati due bellissimi colonnati che portano al primo pilone d’ingresso.

Una cosa strana, però attira la mia curiosità: diverse rappresentazioni di alcuni dei sembrano completamente rovinati e mi chiedo come mai.

Pochi minuti dopo Akef nella sua spiegazione, risponde alle mie curiosità: quelle statue sono state martellate dai cristiani che, intimoriti dalla rivalità del nascente cristianesimo con l’adorazione della dea Iside, decisero di trasformare il tempio in chiesa, infatti nella sala ipostila si può ancora vedere l’altare e il tabernacolo e croci romane.

All’interno del tempio, c’è anche una casa della nascita e una cappella dedicata al marito Osiride; vediamo anche un’immagine sempre della dea Hator, il cui volto è stato rimosso sempre dai cristiani e se non ho capito male oggi è custodito nei musei vaticani.

Nei pressi del tempio di Hator, vediamo il disegno del buffo dio Bes, il protettore dei bambini e delle partorienti e lo riconosciamo per la sua strana rappresentazione, molto diversa dai precedenti dei, ha infatti le sembianze di un bambino e anche un po’ bruttino e per questo motivo lo ricordiamo bene.

Terminata la visita al tempio, passiamo alla visita della grande diga di Assuan, Akef ci racconta la sua storia e prima di scendere dal pullman, spiega che non è possibile fare riprese ma solo fotografare e che anche il mio teleobbiettivo non è ben visto; decido così di lasciare la reflex sul pullman per non avere troppi problemi e scattare con la compatta. La visita è interessante per la storia della costruzione della Grande Diga, le sue conseguenze, i suoi vantaggi, ma a livello estetico non regala molto.

Restiamo poco, giusto il tempo di scattare qualche foto, poiché la spiegazione è stata fatta sul pullman nel tragitto dal tempio fino a qui, e quando sentiamo l’inconfondibile fischio di Trapattoni, altro richiamo della nostra fantastica guida, torniamo sul pullman.

L’ultima tappa è alla fabbrica dei profumi di Assuan: Abu Simbel Perfumes Palace, una delle fabbriche dove producono e vendono profumi e essenze a prezzi a dir poco astronomici.

Ci fanno accomodare in una grande stanza, su comodi e colorati divanetti e poco dopo, arriva il nostro cicerone che parla benissimo l’italiano e ci fa una breve spiegazione sulle essenze.

C’è da premettere che l’essenza pura qui non esiste e che è difficile trovarla anche in oriente, anche per i suoi costi astronomici; un piccolo boccettino, può infatti arrivare a costare migliaia di euro. Tutte queste essenze vengono diluite, chi più chi meno, quelle che per esempio troviamo nei mercatini a pochi euro, sono molto diluite e contengono una minima parte della vera e propria essenza. Ci viene offerto a scelta: the alla menta, karkadé o caffè (noi optiamo per l’ormai collaudato karkadé), dopo di che ci viene consegnato un foglietto con indicati i vari profumi e i loro diversi utilizzi e per chi lo desidera potrà poi essere sottoposto a massaggi. Ci illustrano i profumi per gli ambienti, i profumi per le persone e quelli per l’aromaterapia.

Ci spiegano l’utilizzo dei profumi per gli ambienti e oltre a quelli più conosciuti, nei vari diffusori, nelle bocchette dei termosifoni, ce n’è uno che consideriamo interessante e non abbiamo ancora provato: è quello di mettere qualche goccia nella lavatrice per un bucato profumato.

Passano poi alla spiegazione dei profumi personali, chiedendo se c’era qualcuno di noi che era interessato a sentire il suo profumo di fiducia. Cristian accetta e richiede ‘Acqua di Gio’ naturalmente maschile e in pochi minuti, mescolando due essenze, presentano al mio critico marito la copia sputata del suo profumo preferito.

Infine, per dimostrare la potenza dell’aromaterapia, chiedono se qualcuno di noi ha il raffreddore, in effetti con l’aria condizionata alta e gli sbalzi di temperatura, qualche vittima tra di noi c’è e in pochi istanti, versando qualche goccia di menta in un bicchiere di acqua molto calda, fanno inspirare a pieni polmoni la vittima (e a ruota, tutto il gruppo) per poi constatare l’apertura delle vie nasali… Magia… magia… Fanno anche un altro esempio riuscitissimo, per il rilassamento, utilizzando qualche goccia di lavanda.

Finita la spiegazione si passa alla nota dolente: i prezzi! Una bottiglietta da 25 ml costa 19,00 €, quella da 50 ml costa 32,00 € e quella da 100mm, l’ho rimosso. Affiancano ad ogni coppia/persona un ‘esperto’ che soddisferà tutte le nostre richieste e cercherà di invogliare il cliente all’acquisto, mentre chi non è interessato approfitta per farsi fare un veloce massaggio.

Noi optiamo per la promozione dell’acquisto di 3 bottigliette da 50ml, dove al modico costo folle di 96,00 €, ne abbiamo in regalo una quarta, naturalmente con profumi ed essenza a libera scelta.

Terminati gli acquisti, ritorniamo in motonave per il pranzo.

Nel pomeriggio ci rilassiamo sul ponte sole e ci divertiamo ad assistere alle battaglie di gavettoni che Eugenio, l’animatore, si diverte a fare con i nostri amici Fabio e Lauro; per fortuna loro sono di buona compagnia e stanno allo scherzo. Il tempo passa veloce, tra un pisolino, una lettura, qualche foto e due chiacchiere con gli amici e verso sera assistiamo ad un tramonto da favola, che colora il cielo di un fantastico rosso fuoco.

A cena ho modo di chiacchierare anche con Gabriele e Maria Grazia, che si solito sono più lontani da me e scopro che anche Maria Grazia è appassionata di latino americano come me e ho anche avuto modo di apprezzare ancora di più la loro spontaneità e allegria, la risata di Gabriele è infatti contagiosa… Non molto lontano da noi, si ripresenta la solita scena del pane: piatti colmi e prontamente avanzati fino a che, da parte dell’amico Lauro, non arriva la prima frecciatina, all’altra coppia del tavolo, che si giustifica dicendo che il pane era stato preso per tutto il tavolo!!! Va beh! Dopo cena partecipiamo all’escursione facoltativa ‘Suoni e Luci al Tempio di Philae’, che viene considerato il più bello dell’Egitto. Arriviamo al tempio che sta terminando lo spettacolo in francese e assistiamo già ai cambiamenti dei colori che rendono questo romantico tempio ancora più magico.

Lo spettacolo ha inizio nel cortile esterno, quando una voce inizia a narrare la storia del Tempio. Ci spostiamo poi nel cortile interno dove si svolge la seconda parte, per fortuna noi siamo arrivati presto e siamo riusciti a metterci davanti, così riusciamo a fotografare meglio.

La terza parte si svolge invece all’esterno, di fronte al Tempio di Hator, dove sono state costruite delle panche stile teatro, proprio per assistere allo spettacolo.

Chi si aspetta uno spettacolo tipo i nostri di Gardaland, è bene che ridimensioni le proprie idee, ricordando che siamo in Egitto e non in un parco divertimenti e si tratta infatti di uno spettacolo molto semplice, che serve principalmente a raccontare la storia del tempio. Dico così perché io stessa mi aspettavo una cosa completamente diversa. Non che non mi sia piaciuto, ma non mi ha coinvolto più di tanto.

Torniamo in nave e stiamo un po’ al bar a chiacchierare con i nostri amici, per poi tornare ai nostri comodi letti.

Mentre stiamo tornando in camera, alla reception vediamo delle persone del nostro gruppo, lamentarsi con l’assistente del Turchese per la scarsa animazione.

Ci viene da sorridere e ce ne andiamo a letto, pensando che forse tutte le emozioni che abbiamo vissuto noi in questi giorni, quelle persone non le proveranno mai, se arrivano a dare così importanza al contorno e non alle meraviglie naturali che offre questa magnifica terra!

SABATO, 18 OTTOBRE 2008 Il programma per oggi ci lascia piena libertà, sveglia libera e relax in motonave.

Ieri Akef ci ha proposto nella mattinata di visitare la Chiesa cattolica di Assuan e un giro al mercato, in particolare per soddisfare le richieste di coloro che sono interessati ad acquistare le spezie e souvenir prima della partenza e, sempre facoltativo, nel pomeriggio c’è in programma una chiacchierata su ‘Usi e costumi’ dell’Egitto. Il suo fedele gruppo dinamico accetta con piacere la proposta e alle 9.00 usciamo dalla motonave a piedi, perché entrambe le mete sono vicine. E’ bello passeggiare per le vie di Assuan, anche se sicuramente siamo visti come la classica mandria di turisti; i miei occhi scrutano a destra e sinistra alla ricerca di qualche particolare che mi colpisca e malgrado mi affascini tutto ciò che mi circonda: profumi, suoni, colori, parole, c’è un’altra cosa che attira la mia attenzione: una vecchia motocicletta che in alcune parti, è stata ricoperta di pelo, lo stesso pelo che ritroviamo sulle auto del Cairo. La prima tappa è alla Chiesa, dove abbiamo modo di conoscere Padre Vittorio che ci spiega la nascita delle chiesa cattolica ad Assuan e il suo integramento nel mondo arabo.

Accanto alla chiesa c’è una scuola, dove incontriamo bambini cattolici e mussulmani, che giocano insieme nel cortile. E’ stata una visita davvero piacevole, quando viaggiamo non ci facciamo mai mancare la visita alle chiese e talvolta quando riusciamo, anche alle messe.

Lasciamo una piccola offerta e ci dirigiamo verso il mercato di Assuan.

Entriamo in una via, che grazie ai fili di bandierine colorati appesi in alto, ci trasporta in un ambiente quasi gioioso e a festa.

I primi commercianti ci invitano nelle loro botteghe, ma si vede subito che qui ognuno ha una propria zona, oltre la quale non può andare.

Akef, ci consiglia la bottega di un suo amico commerciante che ha prezzi onesti, ma naturalmente lascia la libertà di scelta, fissando l’appuntamento per l’orario di ritorno. Gironzoliamo per le numerose bancarelle e comperiamo gli ultimi souvenir e in un negozietto di spezie, comperiamo 6 scatole di karkadè già confezionato, Cristian infatti si è proprio innamorato di questa deliziosa bevanda.

Si avvicina l’ora dell’appuntamento ma c’è ancora una graziosa bottega che voglio visitare ed è proprio qui che acquisto due fantastici ciondoli in argento: uno rappresentante l’occhio di Horus e l’altro la chiave della vita.

Poco prima di mezzogiorno torniamo in motonave che oggi ripartirà alla volta di Kom Ombo e ci prepariamo per il pranzo.

Nel primo pomeriggio cogliamo l’occasione di sperimentare la piscina della Coral II, non è molto grande, ma nel momento in cui ci siamo noi, fortunatamente non c’è nessuno, così riusciamo a muoverci meglio, anche se l’acqua è freddissima.

Ci rilassiamo al sole e scambiamo due parole con Akef che gironzola sul ponte sole, che ci ribadisce il suo dispiacere nel non avere momenti solo con noi.

Verso le 15.00 arriviamo a Kom Ombo e il gruppo che è arrivato ieri in nave, si prepara per sbarcare ed effettuare la visita, mentre noi abbiamo l’occasione di vedere il tempio a distanza anche alle luci del giorno.

Dopo le infondate critiche all’animazione, da parte di alcune persone (purtroppo del nostro gruppo), per oggi che siamo tutti in barca per la navigazione, viene organizzato il torneo di ping pong, al quale partecipano in poche persone.

Arrivata l’ora dell’appuntamento per la chiacchierata ‘Usi e costumi’, ci ritroviamo nel salone interno e ci imbattiamo in una interessantissima discussione sull’Egitto. Si parla di tutto: di territorio, economia, politica, religione, fidanzamenti, nascite, matrimoni, morti… siamo letteralmente incantati dalle parole di Akef e riteniamo questo momento molto importante, e purtroppo troppo breve, avremmo voluto stare ancora delle ore ad ascoltare i suoi insegnamenti.

Anche se in teoria la giornata di oggi, doveva essere ‘vuota’ e dedicata al relax, la nostra magnifica guida ha saputo colorarla con le visite di questa mattina e la fantastica chiacchierata di stasera, ancora una volta ribadiamo la nostra gioia nell’avere incontrato una persona così seria, amante del suo lavoro e della sua terra, da trasmetterci questo amore!!! Anche stasera il programma dell’animazione prevede la serata in costume (per i nuovi ospiti della nave che hanno il programma di sole 3 o 4 notti), ma del nostro gruppo si vestono in pochi.

Devo dire che rispetto alla serata in costume di mercoledì, quella di questa sera è un po’ smorta, anche se l’animazione per la serata ha organizzato, l’elezione di miss e mister galabeya, partecipano anche delle ragazze del nostro gruppo per le quali facciamo il tifo, in particolare per la mitica Tosca.

Anche questa notte passeremo le chiuse di Esna per ritrovarci domani mattina a Luxor e terminare il viaggio con la visita degli ultimi templi di Luxor.

Dubito che riusciremo a svegliarci anche stanotte, vista la giornata che ci aspetta domani, ma siamo pieni di buoni propositi.

DOMENICA, 19 OTTOBRE 2008 Come immaginato non ci svegliamo per il passaggio delle chiuse di Esna.

Il programma di oggi è concentrato soprattutto al mattino, per permettere di effettuare le visite con un caldo sopportabile.

Partiamo infatti alle 6.00 alla volta dei colossi di Memnone, quella che Akef chiama una tappa fotografica, poiché ci spiega che del tempio che era custodito dai due colossi, ad oggi non è rimasto niente, se non queste due immense statue di circa 18 mt di altezza.

La luce del primo mattino, rende i colori della valle che ci circonda molto caldi, e si respira un clima di tranquillità.

Dopo circa un quarto d’ora, ripartiamo alla volta del tempio colorato di Medinat Habu.

Siamo il primo gruppo ad entrare nel tempio, intorno a noi si respira il silenzio, che viene interrotto solo dalla voce della nostra guida, che ci porta alla scoperta di questa meraviglia.

Questo tempio ci lascia a bocca aperta, sia per i suoi disegni intagliati molto in profondità, sia per i suoi colori che sono ben visibili ancora ad oggi.

Proprio qualche giorno fa, ripensando ai templi di Luxor e Karnak (e gli ultimi visti in questi giorni) mi chiedevo se esistevano delle riproduzioni dei colori originali dei templi, ed oggi me ne trovo davanti uno, ancora con i suoi colori originali. Davvero da restare senza parole.

Questa è un’escursione facoltativa che non è compresa in nessun programma di crociera e rispetto ai più famosi tempi di Luxor e Karnak, passa in secondo piano, ma io la consiglio vivamente.

Nel cielo intorno a noi, un sacco di mongolfiere colorate sorvolano sui templi e sulle vicine valli.

Nell’attesa del pullman facciamo un’incontro con un signore che suona per noi, quello strumento che tanto assomiglia ad una specie di mandolino, che abbiamo visto spesso nei giorni scorsi sui banchetti dei commercianti e che i turisti si divertono a comperare come souvenir, ma che Akef per scherzare, si diverte a ricordare che è uno strumento che sanno suonare soltanto i venditori.

Riprendiamo il pullman che in meno di 5 minuti ci porta davanti al tempio di Hatchepsut e il pullman ci lascia nel parcheggio davanti al tempio, dove per raggiungerlo saliamo su un trenino In questo viaggio ne abbiamo preso di mezzi: aerei, navi, mini-pulmino, pullman, barca, ma il trenino ci mancava proprio… Il tempio di Hatchepsut è diverso da tutti i templi visti finora, è composto da diverse terrazzi sovrastanti e la scenografica montagna alle sue spalle, rende questo tempio ancora più suggestivo.

Il contrasto tra il paesaggio che ci circonda fatto di deserto e montagne, e questo immenso cielo azzurro mi incanta totalmente, e facendo volare la mente dall’altra parte del mondo, sembra quasi di stare nel grand canyon.

Anche qui, dopo una superba spiegazione, abbiamo il tempo libero per le foto, video, ecc… e mi faccio prendere così tanto dall’entusiasmo del paesaggio che mi circonda, che non mi accorgo del tempo che passa e io e Cris siamo gli ultimi ad arrivare sul pullman.

Il caldo inizia a farsi sentire ma abbiamo un’ultima visita, molto importante, è nella Valle dei Re.

Anche qui non è possibile riprendere con la telecamera, ma solo fotografare all’esterno, mentre all’interno delle tombe è vietata anche la fotografia. Delle centinaia di tombe scoperte, ogni anno a rotazione ne vengono esposte al pubblico solo 10 e in un giorno, con un biglietto unico è possibile visitarne 3.

Akef, ci fa la spiegazione dall’esterno e poi ci invita ad entrare, lui non ci accompagna e noi, non sempre riusciamo ad individuare tutte le cose spiegate pochi minuti prima, e la visita è abbastanza veloce, anche perché, se ogni persona dovesse mettersi a fotografare e ascoltare la guida all’interno delle tombe, si formerebbero delle code kilometriche e soprattutto visto gli spazi limitati e l’aria rarefatta si rischierebbero anche svenimenti. Percorriamo i lunghi corridoi sotterranei delle tombe, si segue la coda a serpentone e ci si guarda con il naso all’insù per vedere queste meraviglie, che ad oggi sfoggiano ancora dei colori quasi perfetti e intanto la mia testa cerca di immaginare a come possano, delle persone normali, creare tutto questo. All’uscita della tomba ripiombiamo in un caldo soffocante, forse si stava meglio dentro.

Prima di tornare in nave, Akef ci propone la visita alla fabbrica dei papiri di Luxor, noi abbiamo già visto la lavorazione del papiro al Cairo, ma all’alternativa di tornare in nave, con il gruppo non interessato, non ci entusiasma molto e così decidiamo di visitarla ugualmente.

Anche qui, come consuetudine, ci offrono il karkadè, ci invitano a fotografare esclusivamente durante la spiegazione e non fotografare i papiri e poi ci consegnano il solito foglietto dove scrivere il nostro ordine.

Noi siamo ‘esonerati’ dall’acquisto in quanto in valigia abbiamo già 3 papiri acquistati al Cairo, ma anche il resto del gruppo non sembra interessato, perciò dopo un veloce giro per il negozio ad ammirare tanta bellezza, torniamo in pullman che ci riporterà in nave.

Arriviamo in nave che è quasi ora di pranzo, il pomeriggio di oggi è libero, ma sempre facoltativa, e per riempiere la giornata, Akef ci propone la visita al museo egizio di Luxor e una passeggiata al mercato.

Abbiamo tempo fino a pranzo per pensarci. Siamo piuttosto interessati, ma prima abbiamo una questione da risolvere: al nostro arrivo in motonave ci sono stati ritirati, da non-so-chi, i biglietti aerei, perché avendo voli di linea, era necessario riconfermare i voli prima della partenza. Ci preme avere qualche notizia sui biglietti, dunque già da ieri sera abbiamo cercato di parlare con il nostro assistente del Turchese, un certo Nafé, che non ha saputo darci la minima risposta.

Appena arrivati dall’escursione mattiniera richiediamo di lui alla reception e ci dicono che è negli uffici di Luxor e arriverà… probabilmente in tempi egizi… A malincuore decidiamo di rifiutare la visita del museo egizio di Luxor.

Il pomeriggio è dedicato alla preparazione delle valigie e del relax sul ponte sole e di Nafè nessuna traccia.

Nel tardo pomeriggio riusciamo a trovarlo in reception che parla con l’assistente del Turchese della Nile Crown, l’altra nave dei viaggi del Turchese, e lo interrompiamo dai suoi discorsi per spiegare la situazione dei nostri biglietti e, a fatica, ci dice che ci saprà dire qualcosa nella riunione informativa, che faremo prima di cena.

L’ultima cena con i nostri compagni di tavolo e le ultime chiacchiere sulla nave: Fabio e Lauro e Michela e Cristian domani partiranno per Sharm, Maria Grazia e Gabriele sono diretti a Hurgada, mentre io e Cristian saremo su un aereo che ci riporterà a casa.

Nella riunione informativa, Nafè comunica i programmi dell’indomani, partendo dall’orario del primo volo (il nostro), chiamando stanza per stanza e spiegando gli orari della colazione, l’orario in cui i bagagli dovranno essere fuori dalla camera e l’orario di partenza dalla nave.

Il tutto sembra molto chiaro, ma noi vogliamo sapere qualcosa sui nostri biglietti, del resto non è molto carino presentarsi in aeroporto senza i biglietti elettronici.

Alla fine della riunione ci avviciniamo a Nafè e chiediamo nuovamente spiegazioni sui nostri biglietti… Spiegazioni che anche questa volta sono vaghe e non arrivano e oltre a questo, specifica che noi domani avremo le tratte aeree Luxor-Cairo e Cairo-Milano e visto che il terminal delle partenze nazionali è differente da quello delle partenze internazionali, dovremo prendere un taxi per il trasferimento e pagarlo di spese nostre. Siamo increduli: sembra impossibile che i Viaggi del Turchese, dopo un organizzazione da 10 e lode, possa scivolare su una piccolezza come questa.

Ci apprestiamo a passare l’ultima serata in nave con i nostri compagni di avventura e la nostra cara guida, che con noi prima di tutto si è dimostrato un amico.

Usciamo sul ponte sole e troviamo Akef da solo, così ne approfittiamo per andare a salutarlo e ringraziarlo ‘in privato’ e lui si scusa nuovamente per non essere riuscito in questa settimana di crociera a dedicarci più tempo e si dice dispiaciuto della nostra mancata partecipazione alla visita del museo del pomeriggio, così gli spieghiamo le nostre preoccupazioni e lui ci ‘rimprovera’ di non essere andati subito da lui.

Scambiamo ancora poche parole e lo salutiamo all’arrivo di Nafé.

Più tardi il gruppo dinamico si riunisce sul ponte sole, seduti in un immenso cerchio che tiene gran parte del ponte. Questa è la nostra serata, l’ultima serata insieme, di saluti e anche un po’ di malinconia.

Dedichiamo una poesia in rima, creata dal poeta improvvisato Lauro, ad Akef, che sembra quasi commuoversi e lui ricambia con l’ultimo ‘fischio di Trapattoni’ e l’ultimo ‘Dinamicoooooo’ che riesco fortunatamente ad immortalare con la videocamera e che ogni tanto riguardo con piacere.

Piano piano il gruppo si scioglie, si fanno le ultime foto ricordo e con un po’ di tristezza nel cuore, si cerca di gedersi gli ultimi magici momenti di questo incredibile viaggio.

Io e Cristian siamo al solito tavolino con Fabio e Lauro, che chiacchieriamo nell’attesa di spostarci sulla vicina nave Crown, dove si terrà la serata di karaoke.

Vedo Akef che dal bar interno si sbraccia e fa dei cenni per richiamare la nostra attenzione, così poco dopo ci scusiamo con Fabio e Lauro e raggiungiamo Akef che con sguardo ‘serio’ ci chiede il nostro orario di partenza dell’indomani mattina, si ferma, pensa, elabora e poco dopo ci fa una domanda a bruciapelo: ‘Volete uscire?’ Siamo sorpresi, non ce l’aspettavamo, ma nonostante le valigie da finire e la sveglia delle 3 di questa notte, abbiamo una gran voglia di passare un po’ di tempo con lui e accettiamo con piacere. Solo il tempo di salutare velocemente Fabio e Lauro e saldare il conto delle bevande alla reception e siamo già sul taxi a gironzolare per le strade di Luxor, mentre Akef ci tiene a precisare che siamo suoi ospiti. Il mio cuore sembra scoppiare di gioia e mi sento davvero privilegiata per le emozioni che sto vivendo, per l’amicizia che questa splendida persona ci sta dimostrando, per le meraviglie che vedono i miei occhi… Il taxi si avvicina al tempio di Luxor, che illuminato è ancora più bello e ad un certo punto, Akef parla all’autista, lo fa fermare a lato di una stradina e ci invita a seguirlo.

Sapendo della mia passione per la fotografia, ci porta nelle vicinanze del tempio, dove si ha una vista privilegiata sul viale delle sfingi, perché si trova nel bel mezzo del viale delle sfingi, in una zona di scavi, assolutamente vietata e guardandosi in giro con fare sospettoso, ci dice di fotografare e scherzando dice che in caso di controlli, lui non ci conosce! Andiamo in un bel baretto di sua conoscenza nei pressi del mercato di Luxor, dove ci gustiamo the alla menta per i maschietti e karkadè freddo per me.

Parliamo, parliamo e parliamo, gli argomenti spaziano dalla somiglianza del cuoco della nave, con il ‘Professore Matto’ del film di Eddy Murphy, dai film italiani preferiti da Akef, in particolare Aldo, Giovanni e Giacomo, alle canzoni del suo matrimonio, del progetto della nuova casa, al rapporto con le sue figlie, ci sembra davvero di conoscerlo da sempre.

Purtroppo il tempo passa velocemente e si avvicina l’ora di rientrare in nave, non prima di aver fatto una bella passeggiata tra gli stanchi venditori del mercato, che nonostante avessimo una ‘guardia del corpo’ d’eccezione’ non si frenavano dall’attirarci nelle loro botteghe.

Ci godiamo gli ultimi istanti di questo viaggio sperando, in cuor nostro, che non finisse mai, ma una volta arrivati in nave e giunto il momento dei saluti, realizziamo che le nostre stavano per dividersi. Il momento dei saluti è stato davvero triste…

LUNEDI’, 20 OTTOBRE 2008 Volo Luxor/Cairo.

Al Cairo ad attenderci abbiamo ritrovato il fantastico Mimmo e per noi, è stata una grande gioia rivederlo, e mentre ci spostavamo A PIEDI (alla faccia di Nafé) da un terminal all’altro, raccontavamo a Mimmo le nostre emozioni e impressioni.

Salutiamo anche Mimmo e ci prepariamo all’ultimo volo che ci porterà nella nostra fredda Italia.

Volo Cairo/Milano.

Piacenza: Un messaggio di Akef ci riporta con il cuore e la mente in Egitto: ‘Buon viaggio!!!’

CONCLUSIONI: Tante cose mi sono dimenticata di riportare, come il mercato sulle acque del Nilo, i bambini che si attaccavano alle nostre barche, con i loro cartoncini che usavano da remi per farsi largo tra le acque del Nilo e che si divertivano a cantare canzoni su richiesta in tutte le lingue, per guadagnarsi una piccola mancia.

Tutte queste cose sono impresse indelebili nella mia mente e si riscaldano il cuore quando penso a questo magnifico e intenso viaggio, vissuto con l’apparenza del turista, ma con il cuore di chi, a prima vista si è innamorato di questa terra, dove è sicuro che prima o poi tornerà… Grazie a tutti per averm iletto!!!



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