Wild Patagonia: 2 settimane alla scoperta di una terra selvaggia

Da El Calafate a El Chalten, dal Parco Torres del Paine in Chile alla zona di Ushuaia per un itinerario prevalentemente zaino in spalla
Scritto da: jaguar89
wild patagonia: 2 settimane alla scoperta di una terra selvaggia

La Patagonia era da molti anni al top tra le mete desiderate per i nostri viaggi: tuttavia la difficoltà di prendere ferie nel nostro periodo invernale e impegni sportivi ci avevano sempre impedito di realizzare questo viaggio. Quando quest’anno però ne abbiamo avuto l’occasione non abbiamo avuto dubbi e abbiamo prenotato volo e soggiorno. Il nostro viaggio si è articolato tra la sera di Natale del 2023 e il 7 Gennaio del 2024, sfruttando a pieno i giorni di chiusura delle scuole che mia sorella, che insegna, aveva a disposizione.

Questo racconto sarà così organizzato: all’inizio raccoglierò una serie di consigli utili per coloro che vogliono organizzare un viaggio simile, cercando di rispondere a quelle che erano le mie perplessità prima del viaggio. Per i più pazienti, seguirà il diario del mio viaggio, che rappresenta anche per me un modo per poterlo rivivere anche in futuro: nel viaggio, per dare al lettore un’idea delle mete che ci sono piaciute di più e quelle che invece sono ‘sacrificabili’ utilizzerò la seguente scala:

***** = imperdibile, **** = molto interessante, *** = interessante, ** = medio,  * = si può saltare

Informazioni utili sul viaggio

Itinerario e tipologia di viaggio

Avendo a disposizione solo 13 giorni siamo stati costretti a fare delle scelte: siamo appassionati di montagna e di trekking e la nostra idea di base è stata quindi quella di vedere gli spettacolari panorami della Patagonia sulle nostre gambe. Abbiamo quindi articolato un itinerario con 4 destinazioni principali: la zona di El Calafate con il ghiacciaio Perito Moreno, il Parco Torres del Paine in Cile, la zona di El Chalten e del trekking in Argentina e Ushuaia, all’estremo sud del continente americano.

A questo va aggiunto un doppio scalo da fare a Buenos Aires, necessario per la coincidenza dei voli, città a cui abbiamo dedicato una giornata e mezzo circa. Includere nell’itinerario sia il Cile che l’Argentina complica un po’ l’organizzazione ma, a nostro modo di vedere, permette di scoprire alcune delle zone più belle della Patagonia.

Voli e spostamenti

Abbiamo volato con Ita Airways da Firenze a Buenos Aires sia all’andata che al ritorno, per una spesa di circa 1500 € complessivi a testa (il periodo natalizio purtroppo fa aumentare i prezzi). Abbiamo inoltre preso 3 voli interni con Aerolinas Argentinas: da Buenos Aires a El Calafate (circa 3h15min), da El Calafate a Ushuaia (circa 1h) e da Ushuaia a Buenos Aires (circa 3h30min). Per tutti gli altri spostamenti ci siamo affidati a bus locali, comprati in parte da casa e in parte sul posto. Considerate che su alcune delle tratte più frequentate i posti si esauriscono in fretta.

Soldi e spese

Senza farci mancare nulla, ma stando anche attenti a evitare sprechi, abbiamo speso circa 3500€ a testa, circa 1500€ in meno di quanto viene chiesto da organizzazioni come Avventure nel Mondo o similari per un viaggio della stessa durata. I pernottamenti sono nelle zone più turistiche la voce più costosa, mentre per i pasti si spende poco meno che in Italia. Considerate che l’ingresso ai parchi è sempre a pagamento e che tutte le attività pensate per i turisti hanno prezzi adeguati e certamente non economici.

In Argentina ci sono grossi problemi di svalutazione del pesos, per cui la banconota di valore più alto vale attualmente circa 1€. La massima cifra ritirabile ai bancomat era di 9€, completamente insufficiente, dato che in alcuni posti sono accettati solo contanti. È quindi necessario portarsi da casa una buona quantità di euro/dollari che vengono cambiati a tassi anche superiori a quello ufficiale, perché si rivalutano col passare del tempo. La maggior parte dei ristoranti turistici e degli hotel comunque accetta le carte di credito.

Clima

Il periodo del nostro viaggio ha coinciso con il periodo dell’estate australe, con un clima paragonabile a quello sulle nostre Dolomiti in estate. Durante il giorno si arriva sui 15 °C e si sta anche in maglietta, ma una volta calato il sole e di notte si può arrivare anche a 4-5 °C. Fondamentale vestirsi a strati e avere un guscio contro il vento, veramente onnipresente in questa stagione dell’anno e molto forte. In generale, comunque, non abbiamo mai sofferto il freddo, neanche quando abbiamo dormito in tenda nel Parco Torres del Paine. Decisamente caldo (sui 30 °C) invece a Buenos Aires.

Parco Torres del Paine

Avendo 3 giorni da dedicare al parco abbiamo optato per il famoso itinerario W operando però un taglio, cioè rinunciando alla deviazione al Mirador Britannico. I costi sono molto elevati e, se non portate la vostra tenda, è necessario prenotare almeno 4/5 mesi in anticipo per trovare posto. Di più se volete pernottare in camerata o in hotel, che hanno però dei prezzi spropositati. Noi abbiamo dormito due notti nel parco in tende già montate presso due dei rifugi e complessivamente è stata una buona scelta. Ci si deve portare il proprio cibo durante il giorno mentre per la sera abbiamo deciso di mangiare presso i rifugi stessi, per poter mangiare qualcosa di caldo. La prima tappa fatta, ovvero andata e ritorno dal Camping Paine Grande al Rifugio Gray, che sarebbe come tempistiche e impegno certamente fattibile, purtroppo è stata resa complicata dal fatto che il sentiero di ritorno chiuderebbe ufficialmente alle 15: noi non lo sapevamo (sulla cartina risultava chiusura alle 16) e sembra onestamente un modo per costringere gli escursionisti a pernottare al rifugio trascorrendo un giorno ulteriore nel parco, visto che il sole tramonta dopo le 22:30.

Comunque sia, non essendo come detto a conoscenza dell’orario di chiusura “ufficiale”, noi siamo tornati indietro “alla zitta”, senza che nessuno ci dicesse niente (così come altri escursionisti anche ben dopo di noi). In ogni caso tenetene conto. Complessivamente comunque siamo rimasti molto contenti dell’itinerario e delle scelte fatte.

Il nostro diario di viaggio

Lunedì 25 dicembre – volo andata

Partiamo da Livorno alle 15:45 subito dopo il pranzo di Natale per arrivare a Firenze circa un’ora dopo. Lasciamo l’auto al comodissimo Fly Parking Florence per circa 4€ al giorno e con la navetta ci lasciano direttamente in aeroporto. Alle 19:10 abbiamo il primo volo interno per Roma (40min), da dove alle 22:30 abbiamo il volo Ita Airways per Roma (della durata di circa 14 ore).

Martedì 26 dicembre – Buenos Aires (Micorcentro, Puerto Madero, San Telmo, la Boca, Palermo)

Il volo passa abbastanza rapidamente e alle 8:30 locali (-4h di fuso) siamo a Buenos Aires. Superiamo abbastanza rapidamente i controlli doganali, ritiriamo i nostri zaini e capiamo che ritirare soldi a un bancomat è praticamente impossibile. Per cambiare gli euro la fila è di oltre un’ora (!!) ma la compagnia Taxi Ezeiza accetta direttamente euro e dollari (ovviamente a un cambio non troppo conveniente), per cui per 30€ ci facciamo portare al nostro Recoleta Small Hotel (95$ per la doppia), che si rivelerà uno dei migliori della vacanza. A noi in realtà serve solo per lasciare gli zaini e alle 11:15 possiamo così iniziare la nostra visita di Buenos Aires, con una temperatura che si avvicina pericolosamente ai 30 °C.

La città ci colpisce subito: i viali sono ampi e con molto verde, l’architettura notevole. A questo però si sovrappongono i segni di una crisi economica di lungo corso: i modelli delle auto da noi sono fuori corso da decenni e diverse scene dimostrano che le persone non se la passano troppo bene. Ci dirigiamo verso il Microcentro**, passando per il neoclassico Teatro Colon e Plaza de la Republica, con il suo famoso obelisco. Diamo un’occhiata al Palacio Basualdo e quindi arriviamo alla famosissima Plaza de Mayo**.

Questa si rivela un po’ una delusione: dal lato da dove proveniamo è possibile osservare il Cabildo, intonacato di bianco, sulla sinistra c’è la Cattedrale (non memorabile) e sul fondo la Casa Rosada, sede del Presidente della Repubblica. Ci sono alcune proteste davanti, le madri dei desaparecidos invece continuano a riunirsi solo una volta la settimana. Prendiamo quindi il Puente de le Mujeres, progettato da Calatrava, per dirigerci al quartiere di Puerto Madero***, sul lungo fiume. Sul ponte alcune coppie danno delle esibizioni di tango, caratteristiche ma anche un po’ turistiche. Puerto Madero è invece il quartiere moderno, con molti grattacieli nati sul lungo fiume ed è sicuramente piacevole. Mangiamo un gelato per pranzo e proseguiamo fino ad arrivare a San Telmo**, altro quartiere storico. La zona è famosa per i suoi mercati. Quello al coperto si sta sempre più trasformando in un’attrazione per turisti, tanto che le botteghe tradizionali sono sempre più spesso sostituite da chioschi che fanno cibo di vario genere. Quello di Plaza Dorrego invece ha luogo la domenica, ragione per cui non ne possiamo godere. Facciamo un giro per il quartiere, catturati da alcuni murales e da qualche scorcio tipico. In questo giorno festivo, tuttavia, la zona non è particolarmente vivace.

La nostra prossima meta è il celeberrimo quartiere de la Boca****, dove decidiamo di arrivare ancora a piedi con una passeggiata di circa 30 minuti. Arrivati in zona subito registriamo la forte preponderanza dei colori giallo-blu della squadra di calcio, che da queste parti è quasi una religione. Passiamo dallo stadio della Bombonera, dove sarei stato curioso di assistere a una partita di calcio… Subito dietro lo stadio comincia la zona di El Caminito, la più famosa, con edifici in legno pitturati in colori sgargianti, rappresentazioni di giocatori di calcio e molta animazione. Alcuni scorci sono davvero suggestivi e passiamo un paio d’ore davvero piacevoli passeggiando in zona. Completata la visita decidiamo di spostarsi in zona Palermo per la cena, ma dato che è ancora presto decidiamo prima di farci una passeggiata nel Parque 3 Febrero*, all’estremità nord del quartiere. Con un taxi ci facciamo depositare in zona: spendiamo circa 10€ per quasi 40 minuti di tragitto, scoprendo quanto economici siano i taxi della capitale. Il parco è molto ampio ma anche vicino alla strada e la sua attrattiva principale, il Roseto, è attualmente chiusa. Facciamo quindi una passeggiata nel quartiere per cercare un posto per la cena e la nostra scelta ricade sul Ristorante/Parrilla Cabernet, dove mangiamo un’eccellente bistecca in ambiente curato accompagnato da del buon vino rosso per 35€ a testa circa. Dal ristorante per poco più di 2€ prendiamo un taxi per l’hotel, dove arriviamo piuttosto presto visto che domani ci aspetta una levataccia per prendere il volo per la Patagonia.

Mercoledì 27 Dicembre – El Calafate: Ghiacciaio Perito Moreno

Sveglia alle 5:00 e taxi (7€ circa) per l’aeroporto cittadino Aeroparque Newbery, dove arriviamo in circa 15 minuti. Finalmente si vola in Patagonia! Alle 7:15 il nostro volo per El Calafate parte puntualissimo, atterrando 3h:15min dopo sulle sponde del Lago Argentino, che subito ci accoglie con delle meravigliose acque turchesi. Abbiamo prenotato per circa 18€ il taxi per il nostro hotel (Amancay Hostel Patagonico, 66€ la doppia, personale cortese ma davvero minimal e neanche tanto pulito). Appena usciti dall’aeroporto sembra di essere in un altro mondo: spazi ampissimi, le vette dei monti che incorniciano il paesaggio in ogni direzione e tanto, tanto vento.

Lasciamo le valigie in hotel e ci facciamo portare in taxi (2€) al terminal del bus, dove alle 12:30 abbiamo il bus della compagnia Caltur prenotato (26€ A/R per persona) per una delle tappe più attese dell’intero viaggio: il ghiacciaio Perito Moreno*****. Dopo un’ora circa di viaggio viene fatta una sosta per l’acquisto del biglietto d’ingresso al parco (12€/pp), con l’addetta che sale direttamente sul mezzo per i pagamenti in contanti ma con anche la possibilità di scendere dal bus e pagare con la carta. Alle 14:10 arriviamo a destinazione e subito decidiamo, come da nostri programmi, di comprare il biglietto per la navigazione in catamarano**** fino al fronte del ghiacciaio. Il costo è di 30€/pp e l’esperienza è a mio giudizio molto bella, perché (percorso con i ramponi escluso) è quello che permette di avvicinarsi di più al ghiacciaio e di apprezzarne la maestosità e le proporzioni. C’è il sole e un vento incredibile e ammirare questa distesa enorme e multicolore di ghiaccio, dove la luce crea riflessi che vanno dall’azzurro più intenso al violetto, è un’esperienza incredibile.

La navigazione dura circa 1 ora, dopo di che facciamo qualche foto dalla spiaggia e ci dirigiamo al percorso lungo le passerelle****, che corrono tutto a fianco del ghiacciaio. Abbiamo appositamente scelto di visitare il ghiacciaio nel pomeriggio, perché avevamo letto essere il momento meno affollato e possiamo confermare: ovviamente non sarete soli, ma le passerelle sono molto ampie e con percorsi diversi e non abbiamo quindi mai avuto la sensazione di eccessivo affollamento. Percorriamo così tutto l’itinerario azzurro, quello giallo e parte del rosso per ammirare da ogni angolo questa incredibile bellezza della natura. Il vento soffia imperioso e ci capita più volte di sentire i famosi boati provenienti da enormi pezzi di ghiaccio che si distaccano dalla massa principale del ghiacciaio precipitando nelle acque sottostanti. Alle 18 abbiamo l’appuntamento per il nostro viaggio di ritorno verso l’hotel, dove arriviamo alle 19:40 circa.

L’indomani avremo a disposizione una mezza giornata abbondante prima di prendere il bus delle 16:30 per il Cile: avevamo studiato da casa varie possibili attività da fare, ma purtroppo tutte le escursioni verso i ghiacciai Uppsala e Spegazzini avevano durate eccessive. Decidiamo quindi di prenotare un’uscita di trekking presso l’estancia Cierro Frias, che offre anche escursioni in 4×4, uscite a cavallo e una zipline. Verso le 21:30 siamo a cena presso Casimiro Biguà, un ristorante sulla via principale dove provo una delle specialità locali, il Cordero Patagonico, ovvero agnello fatto rosolare lentamente sulla brace: buono, anche se l’agnello non rientra tra le mie carni preferite. Con la birra spendiamo circa 30€ a testa e alle 23, soddisfatti della nostra prima giornata patagonica, siamo in hotel.

Giovedì 28 Dicembre – El Calafate: Cerro Frias

Oggi sveglia con più calma alle 7:45, colazione in hotel e alle 8:30 siamo raccolti per l’escursione di trekking presso l’Estancia Cierro Frias*. Recuperiamo gli altri turisti che hanno prenotato le diverse attività disponibili presso l’estancia e ci dirigiamo nella stessa direzione intrapresa per andare al Perito Moreno, deviando però a un certo punto dalla strada principale. Arrivati all’estancia siamo smistati per le varie attività: l’escursione di trekking è una passeggiata senza una meta precisa, in cui siamo accompagnati da una giovane ragazza di Buenos Aires che ci fa da guida e da un ragazzo brasiliano, turista come noi. Chiacchiere piacevoli, bel panorama sull’immensità patagonica, ma sinceramente poco di più: per circa 55€ a testa sarebbe lecito aspettarsi di meglio. Avessimo avuto la possibilità avremmo forse scelto di effettuare l’escursione a cavallo, ma la speranza fino all’ultimo di trovare qualche attività che incontrasse maggiormente i nostri dubbi ci ha fatto ritardare nella prenotazione. Nel prezzo è incluso anche un semplice pasto a base di una sorta di zuppa con lenticchie, zucca e della carne (non male) e un dolcetto.

Per le 13 siamo di ritorno a El Calafate, dove ne approfittiamo per fare una passeggiata per le vie del centro e per dare un’occhiata ai suoi negozi. Ci prendiamo anche una cioccolata calda prima di ripassare dall’hotel a recuperare i bagagli e prendere il taxi per la stazione dei bus, dove alle 16:30 ci aspetta l’autobus di Bus Sur per Puerto Natales, in Cile. In viaggio tutto sembra procedere lentamente ma senza intoppi (parte della strada è sterrata e quindi il bus va molto piano), ma veniamo notevolmente rallentati in frontiera, dove a un primo step vengono controllati tutti i documenti e quindi, dopo qualche centinaio di metri in bus, siamo fatti scendere nuovamente per fare una dichiarazione sulla merce che trasportiamo: ortaggi, frutta e prodotti agricoli sono vietati. Morale della favola arriviamo al nostro Asoi Hotel (70€ la doppia, consigliato) solo alle 23, con un’ora e mezzo di ritardo.

L’hotel è molto carino e soprattutto in posizione molto comoda, a 5 minuti a piedi dalla stazione del bus. La signora è gentilissima e ci facciamo dare due sacchi della spazzatura per lasciare parte del nostro bagaglio, che recupereremo al termine della nostra tre giorni nel Parco National Torres del Paine. Mangiamo un panino veloce e ci organizziamo per l’indomani, dopo di che, davvero stanchi, andiamo finalmente a letto.

Venerdì 29 dicembre – Parco Torres del Paine: Ghiacciaio Grey

Sveglia alle 5:50, colazione alle 6:15 e alle 6:50 siamo pronti per partire con il bus di Bus Sur per il parco. Alle 8:50 circa ci fermiamo alla Laguna Amarga per i controlli dei biglietti, che avevamo acquistato preventivamente online: attenzione, dal 2024 non sarà più possibile acquistare biglietti sul posto. Alcuni escursionisti si fermano qui (è la strada più veloce per arrivare al Mirador de las Torres) mentre con un gruppo più ristretto di altri viaggiatori procediamo per un’ora circa, fino a Pudeto. Da qui prendiamo il catamarano (28€ a persona) delle 10:30 sul Lago Pehoe: lo spettacolo è bellissimo. Nonostante le nuvole il lago si staglia sulle montagne incappucciate dalla neve, in uno scenario da sogno. In 40 minuti circa arriviamo al Camping Paine Grande, dove abbiamo prenotato per la notte (66€ per una tenda per due, senza materassino né sacchi a pelo).

Facciamo il check-in (lunga coda), lasciamo i nostri zaini grandi e per le 12:15 siamo finalmente in partenza per la nostra escursione al Refugio Grey e all’anonimo ghiacciaio****. Il sentiero è piacevole e piuttosto facile, ma lungo (circa 22km A/R). Si sale in un bosco e presto si vede nuovamente il bellissimo Lago Pehoe dall’alto, fino ad arrivare a un primo punto panoramico da cui si scorge in lontananza il Ghiacciaio Grey (circa 2h dalla partenza): lo spettacolo è davvero bellissimo e ci fermiamo quindi a mangiare i nostri panini. Il sentiero prosegue fra sali e scendi fino al Rifugio Grey e, poco dopo, a un secondo mirador sul ghiacciaio, ovviamente più vicino del primo. Ci sarebbe anche un terzo mirador, ma sono già le 16 e abbiamo scoperto che abbiamo già sforato l’ora massima delle 15 (anziché le 16) per imboccare il sentiero per il ritorno (che è in realtà lo stesso dell’andata).

Dopo una brevissima sosta torniamo quindi sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero fino al camping, dove arriviamo alle 19:15 circa. La cena (acquistata già al momento della prenotazione per 40$ a testa) comprende una zuppa, carne bollita con verdure miste e un dolce, il tutto consumato all’interno della struttura, che assomiglia più a una grande mensa che a un rifugio per come siamo abituati a immaginarceli in Italia. Comunque un piatto caldo è risultato molto gradito. Dopo cena ci facciamo una doccia calda e scattiamo qualche foto al vicino lago, dopo di che siamo pronti alla notte nella nostra tenda, con il vento che soffia fortissimo e sembra sempre sul punto di spazzare via tutto.

Sabato 30 dicembre – Parco Torres del Paine: verso il camping Torres del Paine

Durante tutta la notte c’è un vento fortissimo che sembra dover sollevare la tenda da un momento all’altro, ma arriviamo alla mattina con poco sonno fatto ma nessun altro danno. Facciamo colazione con quanto ci siamo portati e alle 8:15 siamo pronti per partire. Oggi sarà l’unico giorno in cui avremo i nostri pesanti zaini con noi e, soprattutto a fine giornata, il peso trasportato si farà sentire. Il meteo in compenso è bellissimo. Costeggiamo da prima le sponde del lago Scottsberg, con magnifiche viste sul Cerro Paine Grande. Anche oggi non sono presenti grossi dislivelli e camminare è piacevole.

Arriviamo alle 10:30 all’Accampamento Italiano, dove sostiamo per circa 15′: questo è molto più piccolo del Paine Grande e molti lasciano qui il loro bagaglio per compiere la deviazione verso i Mirador Francès e Britanico. Abbiamo deciso a malincuore di tagliare questo tratto per ragioni di tempo e quindi proseguiamo verso il vicino Rifugio Francese (25′ di cammino) e quindi in direzione del Rifugio Los Cuernos, ai piedi dell’omonima montagna: il percorso fiancheggia a lungo l’enorme lago Nordernskjold, con il sentiero che in alcuni brevi tratti coincide con le sue rive. Anche in questo caso il colore turchese delle acque e le cime innevate dei monti costituiscono uno spettacolo bellissimo. Questo tratto è molto più riparato rispetto al tragitto del giorno precedente e si sta in maglietta a maniche corte. Alle 12:30 siamo al Rifugio Los Cuernos dove, oltre a mangiare i nostri panini, ci concediamo una meritata birra (9€). Metto i pantaloni corti perché fa veramente caldo e abbiamo ancora parecchi chilometri da percorrere. Ripartiamo alle 13:30 ancora inizialmente lungo le sponde del lago Nordernskjold e con viste su Los Cuernos del Paine e sul Monte Almirante Nieto. La seconda parte del percorso di questo pomeriggio è un po’ più monotono, o forse siamo semplicemente un po’ stanchi. Alle 17:30, dopo circa 29km percorsi, siamo in vista dei primi edifici del complesso del Torres del Paine e 20 minuti dopo siamo al nostro Camping Central (tenda per due con materassino ma senza sacchi a pelo, per la spropositata cifra di 116$).

Facciamo il check in, beviamo una birra, decidiamo di prenotare la cena al vicino rifugio e ci facciamo una meritata doccia. La cena pagata sul momento costa molto meno di quanto avremmo pagato prenotando da casa (32€/pp anziché 50€/pp) e alle 20.15 siamo pronti per il secondo turno della cena, che consiste in una zuppa di cavolfiore, spezzatino con purè di barbabietole e una mela ripiena. Mangiamo a fianco di una coppia di attempati brasiliani che traboccano di entusiasmo per aver fatto l’escursione al Mirador de las Torres e aver fatto, con questa giornata di tempo splendido, delle foto davvero meravigliose (che ovviamente ci mostrano). Preghiamo di avere la stessa fortuna l’indomani. Prima delle 22 siamo a letto a ricaricare le pile in vista dell’escursione che ci attende.

Domenica 31 dicembre – Parco Torres del Paine: Mirador de las Torres

Oggi sarà il nostro ultimo giorno all’interno del Parque National Torres del Paine ed è in programma quella che è l’attrazione principale, il Mirador de las Torres. Purtroppo, alzandoci la mattina, arriva una discreta doccia fredda: ci sono dense nuvole che sembrano coprire quasi completamente le torri. Dopo la sveglia delle 7:15 e una rapida colazione con quanto portatici da casa, alle 8 siamo già in cammino. In 20 minuti siamo all’inizio del sentiero per il Camping Chileno: oggi il percorso è più breve, ma il dislivello maggiore, con l’ultimo tratto per arrivare alle torri che presenta una bella pendenza. Il sentiero parte con una salita non impegnativissima ma costante, che ci porta da prima al Pasos de los Vientos, da cui si scorge già l’accampamento, che raggiungiamo verso le 9:30. Dopo una rapida sosta di una decina di minuti, ci rimettiamo in cammino nel bosco per un tratto in semipiano che si conclude alla Guarderia del Los Torres, dove arriviamo alle 10:30 e dove ci fermiamo una decina di minuti a mangiare qualcosa.

Da qui parte l’ultimo tratto, a pendenza molto sostenuta, verso il Mirador. Le nuvole si sono parzialmente diradate e alle 11:20 possiamo finalmente godere il fantastico spettacolo del Mirador de las Torres*****, solo parzialmente coperto dalle nuvole: la laguna turchese fa da sfondo a queste tre guglie rocciose dai profili inconfondibili, che qualcuno ha paragonato alle Tre Cime di Lavaredo. Ci fermiamo a lungo, facciamo pranzo e aspettiamo il momento migliore per scattare le foto. Progressivamente inizia ad arrivare sempre più gente, quella delle escursioni giornaliere organizzate, motivo per cui verso le 13:20 decidiamo di intraprendere la via del ritorno. Alle 14 siamo alla Guarderia, alle 15:05 all’Acampamento Chileno e, con qualche pausa e prendendocela con calma, alle 17:00 siamo di Nuovo al Camping Central. Qui recuperiamo gli zaini grandi lasciati la mattina, ci concediamo una birra e qualcosa da mangiare e alle 19 prendiamo il nostro shuttle che dal Centro di Benvenuto ci porta in circa 20’ alla Laguna Amarga. Nuova attesa e alle 20:30 abbiamo il bus di Bus Sur per Puerto Natales, ultimo atto di questa incredibile e bellissima tre-giorni.

Alle 22:30 siamo di nuovo all’Asoi Hotel: è il 31 dicembre ma siamo veramente stanchi e necessitiamo di riassestarci in vista dell’indomani. I nostri festeggiamenti si limiteranno a dei panini comprati in un vicino minimarket e a una bella dormita finalmente in un letto comodo. Domani si torna in Argentina.

Lunedì 1 gennaio – spostamento verso El Chalten

Oggi sarà una giornata essenzialmente di spostamento per arrivare a El Chalten, la capitale del trekking argentino. Alle 7:30 abbiamo il bus di Bus Sur per El Calafate: abbiamo prenotato (55USD/pp) dei sedili cama, ovvero completamente reclinabili, in modo da poter dormire un po’ durante il lungo viaggio. Solita trafila alla frontiera (anche se più veloce rispetto all’andata) e arrivo a El Calafate alle 13:15 circa. Veloce pranzo al terminal con dei panini acquistati il giorno precedente (è tutto chiuso essendo l’1 gennaio) e alle 14:30 abbiamo il bus per El Chalten (18€/pp) della compagnia El Chalten Travel. Il bus fa una breve sosta lungo la via alla Parador La Leona, un’antica casa di pionieri dove hanno brevemente soggiornato anche i famosi rapinatori Kid & Cassidy.

Alle 18 circa, con una mezzora di ritardo, arriviamo a El Chalten: già lungo la via il panorama con il Fitz Roy e il Cierro Torre sullo sfondo sono comunque davvero magnifici. Ci dirigiamo a piedi verso l’alloggio prenotato con AirBnb, Tiny Cabaña (104€/notte), un monolocale tutto per noi all’altro estremo della cittadina. La proprietaria è molto cortese e, visti i prezzi degli hotel, ci pare una buona sistemazione. Facciamo una doccia e un giro in centro, per farci un’idea della cittadina (piuttosto polverosa, ma anche ricca di negozi attrezzati e microbirrifici), fare la spesa per i prossimi giorni e, soprattutto, prenotare il minibus (5€/pp) per l’escursione del giorno successivo alla Laguna de Los Tres, che decidiamo di compiere a partire dal Rio Electrico fino a ritornare a El Chalten.

Per le 21 circa siamo a cena a la Oveja Negra, sulla via principale, dove in un locale molto carino mangiamo formaggio alla piastra come antipasto e quindi un’eccellente carne alla brace per due con verdure e un dolce. Il tutto, accompagnato da una bottiglia di discreto vino, per 30€/pp totali: davvero consigliato. Dopo il lauto pasto ce ne torniamo alla nostra “cabaña” per la notte e per risposare in vista del giorno dopo.

Martedì 2 gennaio – El Chalten: laguna de los Tres al Fitz Roy

Oggi sveglia alle 7:15 e subito capiamo di essere fortunati, perché la luce che proviene dall’esterno è particolarmente intensa. Facciamo colazione nel nostro miniappartamento e alle 8 siamo al punto d’incontro concordato con Zona Austral, l’operatore che ci fornirà il trasporto fino al Rio Electrico. In realtà il minibus arriverà solo alle 8:30, per lasciarci al punto d’inizio dell’escursione 30 minuti più tardi. Dobbiamo guadare un torrente e subito ci accorgiamo dell’enorme quantità di gente in cammino sullo stretto sentiero: ne superiamo “a frotte” (come si usa dire dalle nostre parti), ma sinceramente la prima parte dell’escursione non è piacevole, perché i grupponi con guida sono davvero difficili da superare.

Alle 10:20 circa siamo al Mirador Glaciar Piedras Blancas***, che offre una bellissima vista sul ghiacciaio con lo sfondo del Fitz Roy. Dopo una breve sosta ci rimettiamo in cammino e alle 11 circa arriviamo al maleodorante Camping Poincenot, davvero minimal e piuttosto sporco. Da qui comincia l’ultima ora circa di salita, ad elevata pendenza. Alle 11:10 lasciamo il camping, e con una bella salita su pietraie e roccette arriviamo alle 11:55 alla Laguna de los Tres*****: la vista è impareggiabile e meravigliosa, con il cielo con appena qualche nuvola e la laguna turchese. Uno degli spettacoli più belli dell’intero viaggio. Facciamo una miriade di foto e ne approfittiamo per consumare il nostro pranzo, facendo poi una breve deviazione alla Laguna Sucia, a 5’ da quella principale e a essa collegata. Notevole anche la vista con le due lagune e il Fitz Roy innevato sullo sfondo. Alle 14:30 circa ripartiamo, per tornare innanzitutto al Camping Poincenot (circa 50’). Dopo una breve sosta continuiamo in direzione di El Chalten, passando dalla bella Laguna Capri***.

Dopo una pausa facciamo l’ultimo tratto, in discesa, verso El Chalten, dove arriviamo verso le 18 e al termine di una gita che rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Ci premiamo con una buona birra artigianale e quindi facciamo un breve giro fra i negozietti del paese prima della meritata doccia. A cena andiamo a ‘Patagonia Rebelde’ dove mangiamo grigliata mista e patate fritte accompagnate da un vino rosso locale per 25 € a testa. Atmosfera molto informale e posto comunque piacevole. Dopo poco aver concluso la cena siamo già nei nostri letti.

Mercoledì 3 Gennaio – El Chalten: laguna Torre al Cierro Torre

Secondo giorno a El Chalten e seconda gita a una delle mete più famose, la Laguna Torre. Anche oggi colazione nel miniappartamento; lasciamo quindi i bagagli grandi alla nostra padrona di casa e armati di solo zainetto ci rechiamo al punto di partenza dell’escursione, in una zona periferica della cittadina. Verso le 8:55 cominciamo a camminare. Il tragitto è prevalentemente in semipiano e alle 9:45 siamo al Mirador Torre. Purtroppo la giornata è molto nuvolosa e il Cierro Torre quasi completamente coperto. In compenso c’è un quinto della gente del giorno precedente e quindi camminare è molto più piacevole.

Il percorso è assai meno impegnativo di ieri e alle 11:10 siamo già alla Laguna Torre** con i suoi famosi iceberg: l’acqua però è davvero torbida e rimaniamo un po’ delusi. Ci fermiamo circa 20’, ma il panorama è piuttosto coperto. Inizia anche a pioviscolare, ma decidiamo di dirigerci comunque verso il Mirador Maestri****, dove arriviamo in circa 40’. Qui la vista è molto bella: siamo al punto di formazione del ghiacciaio e degli iceberg che è possibile vedere poi galleggiare nella laguna più a valle e il panorama ha sicuramente un suo fascino. Ci fermiamo anche qui, ma inizia a piovere più intensamente e quindi decidiamo di riavvicinarci alla laguna, in una zona più riparata. Qui pranziamo con i nostri panini e ripartiamo verso le 13:50.

In questa escursione il tragitto del ritorno è il medesimo di quello dell’andata, il che riduce certamente la spettacolarità. Alle 16:15 siamo in paese, dove ci concediamo una birra a un microbirrificio proprio quando si alza un fortissimo vento. Recuperiamo i nostri bagagli e ci dirigiamo a piedi verso il terminal del bus, distante circa 15-20’. Alle 19:00 abbiamo il nostro bus di El Chalten Travel per El Calafate (18€/pp) che ci lascia alla locale stazione dei bus alle 22 circa. Prendiamo un taxi per il nostro albergo, l’Hostal Calafate, enorme e con poca personalità: per una notte va comunque benissimo e il prezzo, 65€ per la doppia, è sicuramente buono. Visto che è molto tardi decidiamo di mangiare qualcosa a una birreria, che curiosamente si chiama Oveja Negra come il locale dove abbiamo mangiato a El Chalten, senza avere tuttavia alcun legame con esso. Prendo maiale alla birra accompagnato da una buona birra artigianale e spendiamo 15€/pp.

C’è il tempo per fare gli auguri ad Alessandra che il 4 gennaio compie 31 anni ed è il tempo per andare a letto, non prima di aver prenotato un taxi per l’aeroporto per l’indomani.

Giovedì 4 gennaio – Ushuaia – Parque National Terra del Fuego

Oggi è in programma il volo interno per Ushuaia e la Terra del Fuoco! Sveglia alle 6:15 per prendere alle 6:30 il taxi per l’aeroporto (20€, caro per i prezzi patagonici). Alle 8:10 abbiamo il volo di Aerolinas Argentinas che in un’oretta ci lascia all’aeroporto di Ushuaia, che è molto vicino alla città: in auto avremmo impiegato oltre 10 ore per arrivare qui da El Calafate! All’arrivo ci attende una temperatura frizzantina (circa 7 °C) e una pioggia piuttosto intensa. Lasciamo gli zaini grandi al B&B Cerro Krund (85€ in due, solo contanti), che in realtà è una casa privata carina ma un po’ disorganizzata. Si trova vicino all’aeroporto ma un po’ distante dal centro, dove arriviamo con una corsa in taxi di 5/10 minuti (1,50€). Ci dirigiamo alla locale stazione dei bus per acquistare i biglietti della navetta delle 11 per il Parco Nazionale Terra del Fuego (15€/pp per andata e ritorno). Il biglietto è unico e poi si viene suddivisi (in modo piuttosto incomprensibile) tra le varie compagnie che offrono il servizio di trasport. Il bus si ferma prima alla stazione del treno della Fine dl Mondo (molto turistico) e quindi all’ingresso del parco per l’acquisto del biglietto di ingresso (12€).

All’interno del parco il bus fa sosta quindi a diverse fermate: noi scendiamo a Ensenada Zarategui, dove si trova il famoso Ufficio Postale della Fine del Mondo**. Qui c’è una lunghissima coda per farsi apporre il timbro sul passaporto (3€) o fare una foto con l’anziano gestore di questo posto. Sono in vendita anche diverse cartoline. Alle 12:05 siamo finalmente in partenza per l’escursione prevista, sempre con tempo nuvoloso e qualche goccia di pioggia, fortunatamente mai particolarmente forte. Ho progettato un percorso che collega insieme tre diversi sentieri e permette di vedere le attrazioni principali del parco. La prima parte, il Costera Trail, costeggia tutta la Baia Lapataia, con degli scorci notevoli. Purtroppo le montagne che circondano questa zona così remota sono però al momento quasi completamente avvolte dalle nuvole. Il sentiero è piacevole e poco impegnativo e si snoda per buona parte nel bosco, costituito in prevalenza da faggi. Facciamo pranzo in riva alla baia e arriviamo quindi al centro visitatori Alakush verso le 15. Il tempo previsto dalla cartina per questa parte di itinerario è di 4 ore, ma si impiegano, anche senza correre, almeno 30-45 minuti in meno.

Prendiamo qualcosa di caldo e ci incamminiamo lungo i brevi sentieri ‘Paseo de Isla’ e ‘Mirador La Plataia’ che, attraversando un isolotto naturale collegato alla terraferma da un ponte, conducono a un bel punto panoramico. Siamo all’estremo ovest del parco, dove termina la Ruta 3 e da dove prendiamo la navetta di ritorno alle 17: queste partono ogni ora fino alle 19 e non occorre prenotarle. Nel complesso il Parco National Terra del Fuego*** ci è piaciuto, pur essendo, come d’altronde ci aspettavamo, meno particolare o caratteristico rispetto agli altri visitati. Arrivati a Ushuaia ci facciamo una passeggiata per il centro, molto più turistico e grande rispetto a quello delle altre cittadine visitate.

Prendiamo una birra in attesa della cena al Dublin Irish Pub, uno dei pochi aperti. Per festeggiare il compleanno di mia sorella ho prenotato per cena al ristorante Paseo Garibaldi, un bel locale che propone ricette tradizionali rivisitate in chiave moderna. Prendiamo un ceviche di centolla, il famoso granchio atlantico, e quindi io un merluzzo negro con spezie locali e un pesce bianco Alessandra. Concludiamo infine con 2 dolci. Con una bottiglia di vino paghiamo 50€/pp, sicuramente meritati per un ristorante molto curato e una spanna sopra agli altri dove siamo stati durante la vacanza. Sicuramente le porzioni non sono enormi (seppur adeguate), quindi non è il posto giusto se volete mangiare “a sfinimento”. Prendiamo quindi un taxi per tornare al nostro b&b.

Venerdì 5 gennaio – Ushuaia – Navigazione Canale di Beagle e ghiacciaio Martial

Oggi secondo e ultimo giorno a Ushuaia con in programma la tappa principale, ovvero l’escursione in barca lungo il canale di Beagle. Ci sono essenzialmente 3 formule per l’escursione: l’escursione breve (che arriva al faro e all’Isola dei leoni marini e torna indietro per circa 120 minuti di navigazione), l’escursione di mezza giornata (che oltre alle mete descritte in precedenza arriva all’Isola Martillo, dove è possibile vedere i pinguini, senza tuttavia scendere dalla barca) e l’escursione di una giornata completa (che aggiunge solitamente la discesa all’isola Martillo e arriva all’Estancia Harberton, dove si pranza e c’è un museo, con rientro in questo caso in bus). I costi, come potete immaginare, sono incrementali. Noi abbiamo scelto l’escursione di mezza giornata (prenotata tramite il sito Civitatis.com per 85€/pp). Se si acquista sul posto si risparmia qualcosa, ma dovete arrivare a Ushuaia almeno 36h in anticipo. Dopo la colazione al b&b prendiamo un taxi che in 10 minuti ci lascia al porto turistico dove ritiriamo i nostri pass per l’imbarcazione. Alle 8:50 siamo al completo (una trentina di persone) per cui salpiamo in anticipo. La maggior parte delle persone durante la navigazione rimane sottocoperta, con ampie vetrate, per poi uscire a scattare foto nei pressi delle attrazioni principali.

Con Ale decidiamo invece di vestirci il più possibile e stare sul ponte: il vento sarà comunque un duro avversario e saremo tra i pochissimi a rimanere all’aperto per tutto il viaggio di andata. La guida illustra in spagnolo e in inglese ciò che vediamo, in particolare il Faro de Les Eiclaireurs****, molto fotogenico, l’Isola degli Uccelli** e quella dei Leoni Marini***, dove ci fermiamo per un po’ per scattare foto dalla barca e infine l’Isola Martillo*****, con i tanto desiderati pinguini. Qui abbiamo una sfortuna sfacciata, che in parte ci ripaga del meteo ancora molto nuvoloso, perché vediamo l’unico pinguino reale della colonia (anche le guide si mettono a fare foto, a testimonianza di quanto ciò sia insolito), riconoscibile perché di dimensioni circa doppie rispetto agli altri e soprattutto per i suoi colori sgargianti, con il collo con striature gialle, a differenza dei suoi “fratelli minori” che sono unicamente bianco e neri. Vedere da pochi metri i pinguini che si tuffano in acqua e camminano sulla riva è davvero un’esperienza unica. Alle 13:45 circa, dopo circa 5 ore, siamo di rientro in porto. Visto la giornata ancora piovosa decidiamo di concederci l’ultimo pranzo patagonico a La Casa de los Mariscos, dove prendiamo una picada (sorta di zuppa) de mariscos (frutti di mare) e polpo alla galiziana, oltre a due dolci davvero pesantissimi. A un tavolo vicino un gruppo di quattro turisti asiatici lotta strenuamente con le chele di un’enorme centolla, che basterà a sfamarli tutti!

Decidiamo di dedicare la seconda metà della giornata a un’escursione al Ghiacciaio Martial**/***: prendiamo un taxi (5€ circa) che ci lascia nei pressi del punto di partenza dell’ex seggiovia (ora dismessa) da cui parte un sentiero verso un punto panoramico. La passeggiata è piacevole e si vede Ushuaia dall’alto ma non arriviamo fino alla base del ghiacciaio per paura di far tardi per l’aereo della sera. Torniamo indietro e riprendiamo quindi il taxi (c’è una stazione proprio al punto di partenza dell’escursione, che è piuttosto popolare) che passa dal nostro b&b, ci permette di recuperare i bagagli e ci lascia in aeroporto. Le distanze sono molto ridotte e quindi siamo in netto anticipo, motivo per cui dopo aver spedito gli zaini grandi, torniamo a fare due passi (subito fuori dall’aeroporto!) per avere una vista panoramica sulla città, dato che finalmente le nuove si stanno alzando.

Il nostro volo per Buenos Aires parte alle 20:40 e arriva nella capitale argentina poco dopo la mezzanotte, dove ci attendono circa 20 °C in più rispetto alla Patagonia. Prendiamo quindi un taxi per il nostro O2 Hotel, quartiere Balvanera, vicino al centro: spendiamo 70€ per la doppia ma l’hotel è vecchiotto e un po’ carente sotto tanti aspetti, motivo per cui non lo consigliamo.

Sabato 6 gennaio – Buenos Aires (Cementario de la Recoleta) e volo ritorno

Ultimo giorno argentino e abbiamo giusto qualche ora di tempo che decidiamo di impiegare visitando il famoso Cementario de la Recoleta**/***. Arriviamo in taxi per circa 2€ e quindi dedichiamo un’oretta di tempo alla visita di questo cimitero monumentale (dove è stato ultimamente messo un biglietto di ingresso di 5€/pp), dove riposano Evita Peron e molti altri personaggi illustri della storia argentina. Alcune tombe sono veramente monumentali, ma i cimiteri sono luoghi che non riescono a coinvolgermi fino in fondo. Ne approfittiamo anche per fare un breve giro per il quartiere (che non ha molto da offrire), quindi prendiamo un taxi per andare in hotel a recuperare i bagagli. Abbiamo deciso di verificare il prezzo di un taxi fermato per strada, che in effetti per portarci all’aeroporto Ministro Pistarini (circa 45 minuti) ci chiede assai meno di qualsiasi compagnia trovata su internet, ovvero 15€. Imbarchiamo i bagagli e alle 13:45 siamo pronti per il nostro volo per Roma.

Domenica 7 gennaio – volo ritorno

Nonostante la stanchezza gli orari sballati ci fanno dormire poco, ma in ogni caso alle 6:15 arriviamo a Roma in orario (+4h di fuso). Da qui volo interno delle 10 per Firenze e recupero dell’auto che ci porterà fino a Livorno, con il ricordo di un viaggio tra i più belli mai fatti e che sicuramente ci porteremo nella memoria per molto tempo.

Da vedere e non: la classifica del viaggio

Come sempre, mi sono infine divertito a fare una classifica dei Top e Flop di questa vacanza:

Flop 5

  1. il costo complessivo del viaggio, decisamente alto anche stando attenti
  2. le distanze impegnative negli spostamenti e la scarsità di collegamenti
  3. i rifugi nel Parco National Torres del Paine, casermoni per turisti in lamiera molto distanti dai rifugi delle nostre Alpi
  4. il turismo becero e poco “montanaro” incontrato durante alcune escursioni
  5. la difficoltà nel contattare le agenzie di turismo locale dall’Italia

Top 5

  1. i paesaggi sconfinati che ti accompagnano ovunque
  2. il buon livello di sicurezza percepito
  3. i colori di molti paesaggi, davvero incredibili
  4. il fatto che molti sentieri siano ancora stati poco contaminati dal turismo
  5. la cucina locale

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo e-mail ricky.pittis@hotmail.it

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