Vulcani di Sicilia

Catania/Etna/isole Eolie
Scritto da: Alessandro1953
vulcani di sicilia

Viaggio sull’Etna e le Isole Eolie, alla scoperta dei vulcani di Sicilia

Martedì 10 maggio, Firenze – Catania

È arrivato finalmente il giorno della partenza per il nostro viaggio programmato due anni fa e poi rinviato a causa della pandemia. All’aeroporto siamo eccitati come dei bambini, felici e spensierati. Siamo partiti in orario e arrivati leggermente in anticipo. Abbiamo preso il bus per Catania e arrivati al B&B Platamone, che si trova a due passi dalla Stazione in un bel palazzo storico, subito la prima difficoltà ci sono da salire due piani di scale (55 scalini belli alti) e con la valigia di 17 kg non è stata una passeggiata!

Le camere sono pulite anche se non è il Grand Hotel si sta bene, essendo , però , vicino alla stazione e in una zona popolare la sera c’è rumore, ma va bene così, siamo comodi per tutti i servizi. Si controlla l’orario del bus per l’Etna, e poi si va a piedi in centro a Catania, occorrono circa 15 minuti a piedi. Arriviamo in città con lo sguardo fisso sull’Etna innevato, e ci viene da chiederci perchè si parla così poco di questa bella città?

Percorriamo la via Etnea che è la strada principale di Catania, lunga circa 3 km, che collega Piazza del Duomo a Tondo Gioeni. Su questa strada si affacciano bellissimi palazzi barocchi, negozi, ben 7 chiese, il giardino Bellini, l’anfiteatro romano e le più rinomate pasticcerie. Ci fermiamo all’Anfiteatro Romano, quello che vediamo è una piccola parte, il resto della struttura è sotto il moderno centro abitato. Sosta, per un po’ di riposo, al giardino Bellini, dedicato al grande musicista Vincenzo Bellini nato proprio a Catania. Il giardino è molto bello e molto frequentato dai catanesi, ci sono tanti fiori e alberi enormi che non conosco, in una aiuola addirittura ogni giorno cambiano la data, formata da piccole siepi verdi.

È l’ora del tramonto e aspettiamo seduti su una panchina che l’Etna si colori di rosa! Si riparte per la Piazza dell’Università la cui caratteristica sono i 4 lampioni in bronzo che custodiscono 4 suggestive leggende. Arriviamo in Piazza Duomo dove si trova la Fontana Dell’Elefante, ma la piazza è stracolma di stand, domani mattina ci sarà la partenza di una tappa del giro d’Italia, la vedremo meglio domani quando avranno smontato il tutto. Però abbiamo visitato l’interno del Duomo con la sua bellissima facciata in stile barocco. Abbiamo fame e ci dirigiamo verso il mercato del pesce, che naturalmente è chiuso, ma l’odore non tradisce, si cena in un locale sulla terrazza del mercato da Scirocco e poi, per non farci mancare nulla, si finisce in una pasticceria di piazza del Duomo a mangiare cassatine, cannolini e babà e un buon caffè.

Si torna in albergo per un meritato riposo, ridendo e scherzando, abbiamo percorso 11 km. Domani Catania, per noi, non avrà più segreti.

Mercoledì 11 maggio, Catania

Stamattina abbiamo finalmente conosciuto la signora che gestisce il B&B Platamone. Dopo la colazione, siamo partiti per il centro di Catania. Ci dirigiamo al Castello Ursino che sorge in Piazza Federico di Svevia e ha una storia di circa 800 anni. È stato costruito come fortezza difensiva dall’Imperatore Federico II collocato su un promontorio affacciato sul mare, ma l’eruzione dell’Etna del 1669, pur non arrecando danni alla costruzione, ha spostato la linea di costa e per questo che adesso il Castello non si affaccia più sullo Ionio. Il Castello ospita il museo civico di Catania.

Adesso si visita l’antico Mercato del Pesce, un groviglio di voci, odori e colori. Un movimento continuo e frenetico, grida dei commercianti che invitano all’acquisto del freschissimo pesce appena pescato. Questa è la vera anima di Catania. Saliamo sulla terrazza della Chiesa di Sant’Agata da dove si può ammirare la splendida veduta sulla città con l’Etna innevato a vegliare da lontano.

Oggi la veduta è particolarmente colorata, a breve ci sarà la partenza della tappa Catania-Messina del giro d’Italia. Scendiamo velocemente dalla terrazza e di corsa in via Etnea per vedere la partenza, non è stato facile procurarci un posticino per vedere, tanta tanta gente, però ce l’abbiamo fatta è stato emozionante. Si è fatta l’ora del pranzo ed abbiamo deciso di assaggiare la carne di cavallo. Siamo arrivati nel quartiere dove ci sono i ristoranti tipici che la cucinano, siamo andati da Achille e Davide, locale storico, abbiamo mangiato molto bene e con poca spesa.

Abbiamo visitato il Teatro Romano dall’esterno e poi ancora via Etnea per il caffè e la cassata alla famosa pasticceria Savia. Si passeggia in Via Crociferi, considerata la più bella via di Catania (a me non mi pare). Si torna verso Piazza Duomo, abbiamo visitato i giardini dell’Università, e poi finalmente la Piazza senza gli stand del giro. Piazza del Duomo è molto bella. Al centro si trova la Fontana dell’Elefante che rappresenta appunto un elefante realizzato in pietra lavica che sorregge un obelisco egiziano, di lato il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio e la bellissima facciata barocca del Duomo, la fontana dell’Amenano in marmo di Carrara. La scultura è realizzata in modo da provocare una cascatella che sembra una parete d’acqua, o meglio un lenzuolo.

Ci dobbiamo procurare i panini per domani, si partirà presto per l’Etna, li portiamo in albergo, ma usciamo subito e dopo aver fatto un giretto ad esplorare il quartiere che ci ospita, ritorniamo in centro per la cena. Per cenare c’è l’imbarazzo della scelta, le strade adiacenti al mercato ittico la sera si riempiono di tavolini e si mangia da tutte le parti, per cielo ci sono centinaia di ombrelli colorati! Si cena in un locale all’aperto gestito da tutti giovani che si chiama Putìa, io ho mangiato una bella pizza con tonno fresco e pomodori .molto buona. Si girella un po’ per la movida e poi a letto, domani ci aspetta la “montagna”.

Giovedì 12 maggio, Etna 

Ci siamo alzati presto stamattina, ci aspetta la tanto attesa escursione sull’Etna, “a Muntagna” come la chiamano da queste parti. Detto anche Mongibello, l’Etna è un vulcano attivo. Le sue frequenti eruzioni modificano profondamente il paesaggio circostante e anche l’innalzamento e l’abbassamento, tanto che dal 2018 al 2020 è passato da 3326 a 3357 m.

La vetta più alta è il cratere Sud Est, dove siamo diretti. Compriamo i biglietti del bus che ci porterà fino al rifugio Sapienza. Si parte in orario, con l’autista che parla molto, ma simpatico. Lungo la strada effettua delle soste strane, fa salire e scendere persone anche dove non ci sono le fermate. La montagna è sempre più vicina e i colori dei fiori sono molto intensi. Arriviamo a Nicolosi e facciamo una sosta, andiamo in bagno e mangiamo il cestino della colazione che ci ha dato la signora del B&B. Eccoci arrivati al rifugio Sapienza (1900 m), andiamo alla Baita del Gruppo Guide Alpine Etna Sud, dove avevamo prenotato l’escursione, controllano le nostre scarpe e ci forniscono i caschi, conosciamo la guida che si chiama Giuseppe. Io e la Sere siamo un po’ preoccupate, sono tutti giovani: speriamo bene!

Prendiamo la funivia fino a quota 2500 m, appena scesi ci accorgiamo di quanto è cambiata la temperatura. Subito guanti e cappellino. C’è molta neve e la salita diventa difficoltosa, molto scivolosa. Giuseppe fa delle soste e ci racconta delle eruzioni, è tutto molto bello, ma per me molto faticoso, per il ghiaccio e per l’altitudine. Ci fermiamo a mangiare a circa 2800 m, per arrivare ai nuovi coni in eruzione mancano circa 100 m di dislivello, Giuseppe non è molto propenso a portarci, il terreno è molto scivoloso. Alla fine decide di portarci, ma io non me la sento, ho paura di scivolare, soprattutto al ritorno in discesa, così io e altri ci aggreghiamo ad una guida che si chiama Nino, che ci porterà fino alla valle del Bove. Alessandro e la Sere vanno fino ai crateri, mi hanno raccontato che la salita è stata abbastanza facile, più impegnativa la discesa, come immaginavo, mi è dispiaciuto, ma non mi sentivo in grado di affrontare questo ultimo impegno, non ero al top.

Con la guida Nino siamo scesi, non senza difficoltà, alla valle del Bove. Il terreno era molto scivoloso e si doveva camminare nella neve fresca e di tacco, di conseguenza la neve entrava dentro gli scarponi, insomma non una passeggiata rilassante Con noi c’era una coppia madre e figlio di Firenze, molto caratteristici, lui in pantaloni corti e litigavano in continuazione. Ho conosciuto anche due signori che abitano vicino a me, il mondo è piccolo. Il panorama quando arriviamo alla valle del Bove è bellissimo, il nero della lava, il bianco della neve, il verde delle piante e il silenzio tutto questo mi ha ripagato della fatica. Dopo il Belvedere dalla valle del Bove siamo passati dalla Cisternazza, un avvallamento che sembra un cratere, e poi piano piano nella neve fino alla funivia.

In cabina sono salita con tre coreani, ad un certo punto la funivia si è fermata per un minuto o due, ho avuto un po’ di paura, non ci si capiva nemmeno con i miei compagni, poi tutto bene siamo ripartiti e arrivati al rifugio Sapienza. Mentre aspettavo Alessandro e la Sere ho preso un cappuccino, ma avevo tanto tanto mal di testa dovuto all’altitudine. Sono andata a riportare il casco alla baita delle Guide e mi hanno dato l’attestato con il timbro, lo custodirò gelosamente, per me è stato meritato! Ricongiunti con Alessandro e la Sere, che mi hanno raccontato l’esperienza dei coni attivi, abbiamo ripreso il bus e tornati a Catania. Doccia e poi l’ultima cena al nostro ristorante preferito, La Putìa, e per finire una buonissima granita che ci hanno servito con il pane.

Sono finiti questi tre giorni a Catania e Etna, devo dire che sono stati molto intensi, abbiamo visto una bella città, che non immaginavamo, una bellissima “Montagna”, che resterà sempre nei nostri occhi e nel nostro cuore, ed abbiamo mangiato benissimo.

Venerdì 13 maggio, Catania – Lipari

Lasciamo Catania e con il treno arriviamo a Messina, poi ancora un altro treno Messina – Milazzo, e poi un bus che ci porta al porto alla partenza dell’aliscafo per Lipari. Un viaggio molto faticoso, per le scale da salire e scendere alle varie stazioni con la valigia è stata dura! A Milazzo abbiamo incontrato i nostri due compagni d’avventura Sandra e Runio. Siamo arrivati a Lipari e abbiamo preso possesso delle camere all’Hotel Augustus, che si trova vicino al porto. La mia camera è piccola, ma molto pulita e si trova al primo piano, gli altri hanno una bella camera a pianterreno, dove purtroppo ci sono tante zanzare essendo le camere situate in un giardino. Lasciamo le valige, ci cambiamo e poi via per conoscere l’isola.

Decidiamo di visitare il Museo Archeologico Eoliano che è stato realizzato nel 1954. Il museo si trova nel complesso del Castello che domina l’isola di Lipari ed è uno dei musei archeologici più importanti d’Italia. Visitiamo i vari padiglioni e rimaniamo molto sorpresi dalla bellezza dei reperti. È davvero un museo molto bello. Poi si parte per la prima escursione, destinazione Monte Rosa che si trova sulla sinistra del paese, il nome è dovuto alla presenza di rocce rosa, soprattutto nel versante verso il mare aperto. Percorriamo un tratto di lungomare e poi prendiamo una strada, sulla sinistra, cementata e molto ripida, che passa sotto un costone di tufo dove si possono vedere giganteschi fichi d’india.

Dopo lo strada cementata inizia il sentiero vero fra una natura incontaminata e ginestre, margherite e cisti e panorami mozzafiato la spiaggia di Canneto e in lontananza le cave di pomice. Arriviamo in vetta dove troviamo la Chiesa dell’Esaltazione della Santa Croce del 1937 e una Croce di Ferro alta 11 metri che venne eretta nel 1928 come monumento per i caduti in guerra. Torniamo in albergo,  l’escursione è durata 2 ore e mezzo. Cena e si torna in albergo.

Sabato 14 maggio, Lipari

Ci rechiamo al porto per prendere il bus che ci porterà al Belvedere di Quattrocchi da dove parte il sentiero per raggiungere Monte Guardia, mentre aspettiamo ci divertiamo a guardare i pescatori che vendono il pescato, facciamo conoscenza con un pesce che loro chiamano “ciale”, mai visto! Giunti al Belvedere, godiamo di un panorama stupendo, classica foto di gruppo che ci scatta la titolare di un furgone di bevande. Lungo il percorso, le persone che incontriamo ci salutano tutti con simpatia, ci mettiamo a parlare con un signore che fa il muratore e tuttofare per le ville dei turisti, simpaticissimo, si chiama Giuseppe, ci racconta un sacco di cose, si potrebbe stare tutto il giorno ad ascoltarlo, ma dobbiamo raggiungere la nostra meta e con rammarico lo salutiamo.

Raggiungiamo la Chiesetta di San Bartolomeo al Monte e ci concediamo un po’ di riposo, fa molto caldo. Si riparte fra muretti colorati di gerani e di mesembriantemo “amanti del sole” e ginestre. Giunti ad un bivio si attraversa un sentiero che costeggia un vecchio cratere, dove adesso ci sono vigneti di malvasia, fra fiori e profumi fino a raggiungere un’omino di sassi da dove si dirama il sentiero verso la vetta del monte. Il sentiero è molto ripido e dobbiamo aprirci i varchi fra la vegetazione, e poi fa molto caldo, ma la voglia di arrivare alla meta prevale. Il Monte Guardia è alto 369 m ed era un posto di guardia per i pirati. Ci riposiamo, mangiamo qualcosa con davanti a noi l’isola di Vulcano, mentre si mangia il panino, una farfalla si è posata sulla mia mano, ho pensato che fosse Alberto che era salito con me ed era con me. Poi piano, piano si riprende la strada del ritorno costeggiando i faraglioni, sosta alla Chiesa di San Salvatore, e poi una lunga strada asfaltata e assolata ci riporta a Lipari. Alle 18 abbiamo fissato il taxi per il giro dell’isola con una simpatica ragazza autista/guida che si chiama Nadia.

Cominciamo il giro: Acquacalda, Canneto, Cave di Pomice a Porticello (Nadia ci ha regalato dei piccoli pezzi  di ossidiana e pomice) e poi Quattropani dove si trova la Chiesa Vecchia che risale al 1588 e si chiama Santa Maria Santissima Della Catena da dove si gode di un panorama mozzafiato! Il silenzio, il mare, la natura e la vista delle Isole Filicudi, Alicudi, Salina.

L’ultima meraviglia della giornata, Nadia ci porta all’Osservatorio Geofisico di Lipari per il tramonto.

Dalla strada camminiamo 5 minuti fino a raggiungere la cima della scogliera, e la meraviglia è davanti ai nostri occhi il sole sta tramontando dietro l’Isola di Filicudi: i colori, la pace, il mare, la gioia di essere lì, penso che fin che vivremo ci ricorderemo di questo tramonto

Per finire questa bella giornata ceniamo al Ristorante Il Corallo, è un po’ tardi, non c’è rimasto molto del menu, però è tutto molto buono ed alla fine ci servono anche un bicchierino di malvasia, la più buona che abbiamo bevuto .e poi quando sono andata a pagare, la titolare, una bella signora che si chiama Luisa, mi ha portato nel suo ufficio e mi ha regalato degli orecchini e un anello che crea lei, sono rimasta molto sorpresa, ma anche felice per questo dono disinteressato, ho pensato al perchè, ma non ho trovato risposta. Però mi ha fatto tanto piacere.

Domenica 15 maggio, Lipari – Alicudi – Filicudi

Oggi visiteremo Alicudi e Filicudi. Abbiamo preso una gita con una barca privata che ci permetterà di visitare le due isole e fare il giro delle loro coste. Durante la navigazione incontriamo diverse tartarughe marine. Scendiamo a Alicudi che è la più distante e selvaggia delle isole Eolie. Appena scesi, a parte il caldo, ci rendiamo conto di essere in un “paradiso terrestre”, il paesaggio è caratterizzato da terrazzamenti con muri a secco e dalle piccole barche dei pescatori. Non ci sono strade, ma sentieri in pietra lavica e scale, adatti al passo degli asinelli, unico mezzo di trasporto dell’isola. Saliamo alla chiesa di San Bartolo, prendiamo un ghiacciolo al limone da una ragazza che li prepara in casa, saliamo ancora più in alto e l’altezza ci permette di ammirare le coste alte e frastagliate e l’architettura tipica delle isole Eolie, e i tanti fiori che circondano le abitazioni.

Dopo una sosta si riprende la navigazione verso Filicudi. Facciamo il giro dell’isola e dal mare possiamo vedere il faraglione di La Canna alto 71 mt e la bellissima Grotta del Bue Marino con i suoi giochi di luce e i terrazzamenti fatti dagli isolani nel corso degli anni. Scendiamo a Capo Graziano, poche case e i pochi locali pubblici esistenti chiusi, c’è una spiaggia di ciottoli vulcanici, la Sandra e Runio decidono di andarci per un bel bagno, il mare è di un azzurro incredibile, noi invece saliamo al villaggio archeologico risalente all’età del bronzo, dall’alto la vista del golfo di Capo Graziano è stupenda, poi visitiamo la zona delle macine. L’isola di Filicudi è il cono emerso di un vulcano ormai spento, ricoperto di ginestre, felci, cisti e fichi d’india.

Riprendiamo la navigazione e torniamo a Lipari, ci fermiamo alla Chiesa delle Anime del Purgatorio a Marina Corta per ammirare il presepe, con i personaggi che riproducono gli abitanti di Lipari.

Lunedì 16 maggio, Lipari – Stromboli

Si saluta Lipari e ci imbarchiamo per Stromboli. Arrivati a Stromboli, ci accorgiamo che il nostro Albergo è in cima al paese, proprio sotto il vulcano, e non sarebbe stato possibile portare le valige a piedi, quindi abbiamo preso un’Ape-Taxi e ci siamo fatti portare i bagagli. L’albergo che si chiama “Giardino Segreto” è situato in un bel posto, circondato da fiori e tanti alberi, le camere sono umide, specie la mia che è a piano terra/seminterrato, i vestiti sembrano fradici. Conosciamo il Sig, Mario il gestore dell’Albergo. Su suggerimento di Mario, andiamo a prenotare l’escursione serale sul vulcano. Compriamo un panino che mangiamo su una spiaggia di sassi neri, ma impossibile stare a prendere il sole troppo caldo. Mentre torniamo in Albergo notiamo che c’è una troupe televisiva che sta girando una fiction con Ambra Angiolini, la guarderemo. Ci riposiamo, in attesa dell’escursione su Iddu.

Stromboli è uno dei vulcani più attivi del mondo è alto 926 mt, ma per sicurezza possiamo andare solo fino a quota 400 m. Partiamo verso le 17.30 con la nostra guida alpina Mauro, insieme a noi un gruppo di francesi. Bella passeggiata fra sentieri fioriti e odori penetranti, verso la sciara del fuoco al tramonto, un posto magico. Arriviamo al tramonto e aspettiamo il buio e Iddu ci regala due belle esplosioni. Vedere le eruzioni vulcaniche rimarrà un momento indimenticabile del nostro viaggio, lo spettacolo è favoloso e impressionante, è stato comunque guadagnato, l’escursione è abbastanza impegnativa e il dislivello importante e il ritmo veloce, nonostante le pause.

Il ritorno con le torce al buio è stato troppo veloce, per le mie capacità, il sentiero molto scosceso e con tanta cenere, mi sono stancata più a scendere che a salire. Stanchissimi, abbiamo cenato velocemente in piazza della Chiesa, e poi saliti all’Albergo.

Martedì 17 maggio, Stromboli – Panarea

Oggi si visita Panarea che è la più piccola e la più bassa delle Isole Eolie, il punto più alto “Punta del Corvo” è 421 m, e noi ci andremo. Abbiamo l’aliscafo alle 7,15 di mattina e Mario ci ha preparato un cestino per la colazione. Facciamo colazione appena scesi dall’aliscafo con il cestino  e un cappuccino al bar del porto, e poi via per la salita a Punta del Corvo. La prima parte del percorso passa tra belle case bianche e abbellite di bouganville e tanti altri fiori, poi inizia il sentiero vero, più si sale e più i panorami diventano meravigliosi. Il sentiero è molto ripido e si cammina sempre sotto il sole. Si passa tra la macchia mediterranea fatta di ginestre, cisti e lentisco. Arrivati sulla vetta (421 m) abbiamo una bellissima visuale sulle altre isole.

Si scende con difficoltà per la presenza di alti gradoni , molto ripidi, e per la mancanza di ombra. Stanchissimi, ci rilassiamo al bar del porto (l’unico aperto) prima di prendere l’aliscafo che ci riporterà a Stromboli. Saliamo all’albergo per cambiarci, alle 19.30 abbiamo la gita in barca per la sciara del fuoco dal mare. Il giro in barca inizia prima del tramonto, giriamo intorno allo Strombolicchio, una piccola isola vulcanica che è sede di un faro alimentato a energia solare. Secondo una leggenda Strombolicchio sarebbe il tappo del vulcano lanciato in mezzo al mare durante un’eruzione. Abbiamo ammirato il tramonto, con patatine e malvasia, offerte dal capitano della barca, e poi a buio le esplosioni improvvise di Iddu, come se ci volesse ricordare che è vivo.

Si rientro al porto sotto un cielo di stelle e la luna piena che sta sorgendo. Si cena in un vicolo vicino all’Albergo, anche oggi una bella giornata!

Mercoledì 18 maggio, Lipari – Salina 

Facciamo l’ultima colazione al “Giardino Segreto” sotto il vulcano e con la vista sullo Strombolicchio e poi salutiamo Mario e la bella isola di Stromboli che ci ha procurato tante emozioni, e partiamo per Salina. Stanotte il vulcano ci ha salutati, ho sentito due piccoli boati. Arrivati all’ostello, subito un imprevisto, non c’è nessuno ad accoglierci, cerchiamo altre soluzioni, ma poi dopo varie telefonate decidiamo di aspettare la signora che lo gestisce. Finalmente possiamo prendere possesso delle camere, l’ostello è pulito, le camere sono ristrutturate e ampie e poi c’è una terrazza in stile eoliano stupenda!

Si è fatto già pomeriggio e decidiamo di andare a piedi al borgo di Lingua. Da Santa Marina ci sono due km per raggiungere Lingua e fa anche molto caldo. Arriviamo fra fiori e odori al piccolo borgo di pescatori, ci fermiamo a gustare il “pane cunzato” (non avevamo ancora pranzato) molto buono, ma anche se ne abbiamo preso metà è una bomba calorica! Visitiamo il faro e il piccolo lago salato, separato dal mare da una sottile striscia di terra, dove un tempo c’erano le saline da cui l’isola prese il nome. Nella piccola spiaggia sassosa ci siamo un po’ riposati e poi siamo tornati all’ostel Salina.

Si esce per la cena, abbiamo girato tutto il paese, praticamente vuoto, ci sono solo tanti gatti di tutti i colori e di tutte le razze, per me una gioia, e poi abbiamo provato il ristorante Portobello, dove abbiamo mangiato bene e il proprietario ci ha dato delle informazioni utili per l’escursione di domani al Monte Fossa delle Felci. Io non ho mangiato quasi nulla, il pane cunzato mi ha messo ko! A letto subito, domani mattina abbiamo da camminare.

Giovedì 19 maggio, Salina

Si prende un’auto a noleggio e si parte seguendo le indicazioni del proprietario del ristorante Portobello. Si lascia l’auto e ci incamminiamo sul sentiero che è una strada forestale sterrata con diversi tornanti che tagliamo salendo tratti ripidi a gradoni e invasi dalla vegetazione. Facciamo un notevole dislivello visto che si passa da 293 m della partenza a 962 m alla vetta. Si arriva al rifugio Rivi e facciamo una piccola sosta, poi si riparte per raggiungere la vetta, passando tra le alte felci che danno il nome alla montagna.

Sulla vetta c’è una croce sopra un cumolo di pietre. Si può vedere la forma circolare del cratere, però all’interno sono cresciuti alti alberi, perciò risulta difficile capire che si sta osservando una bocca vulcanica. Purtroppo si è alzata la nebbia e non abbiamo potuto ammirare il paesaggio. Ci riposiamo, e poi si inizia la discesa e nelle zone prive di vegetazione si può ammirare il Monte dei Porri e Filicudi. Prendiamo il sentiero per Valdichiesa, molto ripido con gradoni di terra e pietre, impegnativo, anche perchè siamo un po’ stanchi.

Il sentiero, anche se difficile, è molto bello tra ginestre profumatissime, cisto, acanto e tante margherite gialle, non possiamo fare a meno di fare foto! Il sentiero purtroppo finisce un po’ lontano da dove avevamo lasciato l’auto, e Runio (poverino) si è offerto di andare a riprendere l’auto! Abbiamo camminato per circa 5 ore, però tutto sommato, l’escursione è stata meno impegnativa rispetto al giro di Panarea, i sentieri sono più ombreggiati e poi abbiamo iniziato dei buon mattino!

Andiamo a Rinella con il porto e la bella spiaggia nera, facciamo il pranzo da PA PE RO’. Io e la Sere prendiamo una granita alla ricotta con capperi canditi gli altri mangiano del pesce. Dopo una breve sosta a Rinella, riprendiamo l’auto e andiamo a visitare il paese di Malfa e Leni e l’imponente santuario della Madonna del Terzito, noto anche come la Madonna del Campanello, perchè la statua ha un campanello in mano.

Ci dirigiamo verso la parte più bella dell’isola Pollara. Ci fermiamo al Belvedere una vista stupenda della baia con Filicudi e Alicudi in lontananza. Pollara è magica, il borgo si stende su una baia naturale, in realtà è un antico cratere vulcanico. Dopo varie rampe di scale si arriva al Vecchio Villaggio dei Pescatori, uno scenario straordinario tra antichi rimessaggi di barche scavati nella roccia.

Pollara e il paese de “Il Postino” infatti alla fine dell’abitato c’è una piccola casa rosa , dove sono state girate alcune scene del film di Massimo Troisi nel 1994, siamo andati, con emozione, sulla veranda rimasta intatta come ci ricordavamo dalle scene del film. La casa avrebbe bisogno di un bel restauro, abbiamo conosciuto il proprietario, che sembra non abbia gradito molto la nostra presenza. A casa rivedremo con piacere il film.

Decidiamo di aspettare il tramonto, e nel frattempo cerchiamo il negozio “Sapori Eoliani” che ci ha indicato la signora dell’ostello per comprare i famosi capperi di Salina. Lo troviamo e facciamo acquisti, capperi, cucunci, malvasia. La proprietaria ci fa visitare il laboratorio dove lavorano i capperi è stato molto interessante. Si è fatta l’ora del tramonto e concludiamo questa bella giornata con un tramonto mozzafiato con il sole che bacia il mare nella baia con il faraglione al centro!

Siamo tornati a Santa Marina a buio, la cena da Portobello con un bel pesce, pescato dal proprietario molto buono.

Una giornata bellissima, però non sono proprio in forma.

Venerdì 20 maggio, Salina

Preso bus per Rinella e andati su una spiaggia di sassi che si chiama Pra Venezia dopo aver percorso un sentiero panoramico e sceso circa 120 scalini. Sandra e Runio sono due pesciolini, si sono tuffati subito, anche Alessandro ha fatto il bagno, io e la Sere ci siamo riposate.

Il posto è molto bello sono visibili le isole di Filicudi e Alicudi, il mare è di un azzurro intenso. Dopo il panino si risalgono i 120 scalini, sotto un sole cocente, la Sandra e Runio riprendono il bus per Santa Marina, noi invece ci fermiamo a Rinella. Granita da PA PE RO’, molto buona, e poi col bus siamo tornati a Santa Marina. Andiamo tutti in camera a riposarci, siamo un po’ messi male di salute.

Sabato 21 maggio, Salina – Vulcano

Si lascia Salina per la nostra ultima destinazione, Vulcano. Il viaggio in aliscafo è breve, e appena arrivati, ci assale l’odore acre dello zolfo, ma dopo poco non lo sentiamo più, a parte che nella vicinanza della pozza dei fanghi. L’Hotel Faraglione è vicino al porto, proprio sotto il Gran Cratere, è rimesso a nuovo e molto pulito. Ci siamo cambiati e partiti per la penisola di Vulcanello per vedere i due crateri spenti da anni. Si costeggia il faraglione dal quale fuoriescono vapori sulfurei e da dove si estraeva lo zolfo, arriviamo ai fanghi, una pozza dove fino a poco tempo fa ci potevamo immergere, adesso è sotto sequestro e di conseguenza chiusa.

Continuiamo a camminare per una lunga strada asfaltata fra ville e alberghi, fino al sentiero che ci porterà ai crateri. La penisola di Vulcanello è un altopiano lavico, fitto di vegetazione, i colori delle pietre spaziano dal giallo ocra al rosso. Il sentiero è ripido, e visto che non ci sentiamo tanto bene, anche faticoso e poi fa molto caldo. Arrivati ai crateri, la vista è come il solito stupefacente la vegetazione in fiore, il mare trasparente, i faraglioni di Lipari. Ridiscendiamo, con un po’ di difficoltà per la cenere scivolosa, e andiamo a vedere la “Valle dei Mostri”, dove la lava ha scolpito figure nelle rocce laviche, che con molta, molta fantasia possono somigliare a mostri, il paesaggio però è bello fra oleandri, cisti e ginestre. Per fare questo giro abbiamo impiegato circa due ore e mezzo.

Si mangia qualcosa al bar sotto l’Hotel, e poi un po’ di riposo, io la Sandra e Ale non ci sentiamo bene. Più tardi ci ritroviamo per andare alla spiaggia delle “acque calde” sul porto di levante, è famosa perchè bagnata dalle acque riscaldate da bolle di vapore. La Sandra, Runio e Ale hanno fatto il bagno, io e la Sere no, c’è troppo vento e fa fresco. C’è troppo vento, allora decidiamo di andare all’altra spiaggia famosa di Vulcano, la grande “Spiaggia Nera” sul porto di ponente .si sta bene, non tira vento ci rilassiamo e poi torniamo in hotel per la doccia.

Si cerca un ristorante, ed andiamo al The King of Fish, prezzi molto alti, si prende una frittura di pesce e uno spaghetto alle vongole! Finalmente a letto.

Lunedì 22 maggio, Vulcano

L’ultimo giorno in queste splendide isole. Avevamo in programma la salita al Cratere della Fossa, ma essendo un vulcano attivo, e data la tossicità dei gas emessi dalle fumarole, non è più possibile avvicinarsi, e di conseguenza è proibito salire al cratere. Vedremo le fumarole da più lontano. Noleggiamo una macchina per il giro dell’isola.

Punto panoramico Capo Grillo da dove si vedono tutte le isole Stromboli con il pennacchio di fumo, la piccola Panarea, la penisola di Vulcanello, Lipari con i suoi faraglioni, Salina con le sue due montagne e in lontananza Filicudi e Alicudi. Arriviamo al borgo di Gelso, due case, una barchetta, il mare. Molto bello. È circondato da una vegetazione in fiore, molto profumata, ginestre, cisti, lantane, gerani, piante grasse.

Visitiamo la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sulla spiaggia di sassi lavici denominata “Spiaggia dell’Asino” e il faro. Saliamo su Vulcano Piano per il panorama e poi accaldati .ci riposiamo al bar vicino alla pozza dei fanghi per l’ultimo “pane cunzato”.

Riconsegnata la macchina, andiamo a riposarci in hotel, comincia a stare male anche Runio. Ci ritroviamo più tardi ed andiamo alla spiaggia nera di ponente. L’ultima cena del viaggio la facciamo in un ristorante caratteristico che si chiama “La Forgia”, abbiamo mangiato anche molto bene .purtroppo Runio non è dei nostri, ha la febbre.

Lunedì 23 maggio, Vulcano – Milazzo – Catania – Firenze

Si salutano le belle isole Eolie, si torna a Firenze. A Milazzo salutiamo anche Sandra e Runio che torneranno con la loro macchina, e noi ci dirigiamo al bus che dopo due ore ci porterà all’aeroporto di Catania Così è finito questo bel viaggio, tanto atteso, e anche se l’epilogo, non è stato dei migliori, io ,e penso anche i miei compagni, lo ricorderemo con piacere.

Non c’è stata un’isola che ho preferito, ognuna mi ha lasciato qualcosa :

  • Lipari, la più grande e la prima, e il tramonto dall’osservatorio con il sole dietro Filicudi;
  • Stromboli, un vulcano straordinario, le esplosioni, i colori;
  • Panarea, la più piccola e bianca il caldo e la fatica del sentiero;
  • Salina, la più verde, la baia di Pollara, il vecchio villaggio dei pescatori, la casa del “postino”;
  • Filicudi, l’azzurro e i colori del mare;
  • Alicudi, la più selvaggia, muretti a secco, i fiori, gli asini;
  • Vulcano, gli odori.
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