Se non avete amato la geometria, questa straordinaria città italiana vi farà venir voglia di tornare sui banchi di scuola
Diciamoci la verità: ma a quanti di voi è mai piaciuta la geometria? Certo, col passare degli anni uno si ricrede su molte cose che a scuola sembravano noiose, soprattutto percentuali e proporzioni, ma di saper calcolare l’area di un triangolo isoscele francamente non se ne sente poi così sempre il bisogno. Ma se l’Italia ha imparato a stupirci, lo riesce anche a fare con il miracolo del ricredersi: soprattutto se davanti ai nostri occhi ci posa Grammichele. Sì, perché la città “più geometrica” del Bel Paese non è un titolo che Palmanova (nel lontano Friuli-Venezia Giulia) può oggi mantenere così saldo. La sua concorrente, in provincia di Catania, inizia a scalpitare per conquistare lo scettro. E farvi venir voglia di aprire un libro di geometria anche superati gli -anta.
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Un layout che farebbe la felicità delle archistar contemporanee
C’era una volta Acchiolà, un piccolo centro poco noto della Val di Noto. Scusate il gioco di parole, ma ci stava tutto, anche perché fino ad allora la meta più nota era la vicina Caltagirone, dove ancora oggi si producono le celebri ceramiche policrome. Poi arrivò il terremoto del 1693, che distrusse tutto, lasciando una scia di devastazione che occupa migliaia di pagine di libri dell’epoca.
A occuparsi della ricostruzione fu il principe Carlo Maria Carafa Branciforti, uomo di cultura eclettica e dotato di grande spirito umanitario che decise di affidare il progetto di un piano urbanistico unico all’architetto Michele da Ferla. La prima pietra della nuova città, che sarebbe stata realizzata con una pianta interamente esagonale, venne posata dopo solo tre mesi dal terribile terremoto, così da dare ai pochi sopravvissuti un luogo nel quale vivere dignitosamente. Il principe, purtroppo, morì dopo due anni e non riuscì a tornare a Grammichele, ma dalla ricostruzione la sua statua svetta sulla piazza principale.
La statua del principe Carlo Maria Carafa Branciforti nella piazza principale (ed esagonale) di Grammichele
Acchiolà, invece, oggi è un sito archeologico molto interessante e inserito in un contesto naturalistico meraviglioso che offre un insuperabile panorama sulla valle circostante; situato a 2 km da Grammichele, il sito è visitabile su prenotazione e conserva importante testimonianze degli insediamenti antichi, dall’età del bronzo fino al 1693, anno del terremoto devastante. Tra i reperti ci sono statuine di terracotta conservate nel Museo Civico.
Cosa vedere a Grammichele, nel cuore dell’esagono
Da questa vista aerea si scorge Piazza Carafa, con i principali monumenti che segnano il centro geografico (e culturale) di Grammichele
Oltre a destare stupore per la sua pianta urbanistica rimasta intatta nei secoli a forma di esagono, che la rende una delle città geometriche d’Italia, Grammichele offre tanti luoghi d’interesse, racchiusi nel suo centro storico.
Al centro della città si trova la Piazza Carlo Maria Carafa, fulcro e punto di riferimento per l’intero schema urbano, attorno sorgono importanti edifici come la Chiesa di San Michele Arcangelo, un edificio barocco con una facciata imponente e un interno riccamente decorato. Bellissimo il palazzo che ospita il Museo Civico Archeologico “Paolo Orsi” che racconta la storia della città antica Occhiolà e conserva la tavola originale in ardesia dove Michele da Ferla incise la pianta di Grammichele, ma anche una vasta collezione di reperti archeologici che spaziano dall’epoca preistorica alla dominazione greca e romana della Sicilia.
Da non perdere la Chiesa Madre dedicata ai santi Caterina d’Alessandria e Michele Arcangelo, ma anche l’imponente orologio solare al centro della piazza che segna la data e l’ora del giorno che anticipa le altre sei meridiane installate nelle piazzette poco distanti, lungo gli assi stradali principali e che sottolineano l’esagono.
In piazza sorgono negozi ed eleganti caffè presso i quali gustare le specialità gastronomiche siciliane.