Vienna, la città imperiale a misura di bambino

Quattro notti e cinque giorni per scoprire musei storici e attrazioni accattivanti per l'intera famiglia.
Scritto da: alvinktm
vienna, la città imperiale a misura di bambino
Partenza il: 05/10/2021
Ritorno il: 09/10/2021
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Atterriamo nell’aeroporto (flughafen in tedesco) di Vienna-Schwechat (20 chilometri sud-est della cittadina) a pomeriggio inoltrato con un volo della compagnia low cost Ryanair. In questo momento è necessario il Green Pass (con doppia vaccinazione) per varcare i confini austriaci e mascherina FFP2 (non chirurgica) per accedere a musei e mezzi di trasporto. Solo per rientrare in Italia è previsto pure il modulo dPLF da compilare in anticipo su internet. Essendo ottobre, e quindi superata la stagione turistica estiva, diversi collegamenti per il centro come il treno CAT (https://www.cityairporttrain.com/de/home) sono sospesi. Le alternative per raggiungerlo sono due: l’autobus (https://www.viennaairportlines.at/en/) con le linee VAL 1 e VAL 3 a seconda della destinazione, oppure i comodi, economici e più veloci treni OBB Railjet (info su orari e costi: https://fahrplan.oebb.at/bin/query.exe/en?), quelli scelti da noi, che in circa 20-25 minuti giungono rispettivamente in Wien mitte (stazione centrale) e in Praterstern (stazione limitrofa al parco divertimenti del Prater). Da qui le linee della metropolitana creano una rete di trasporti efficiente e semplice da utilizzare. Non vi sono infatti tornelli di accesso come nelle altre metropoli europee, Italia compresa. Qui si da per scontato che chiunque decida di usufruire del servizio abbia acquistato un biglietto giornaliero, un abbonamento o sia munito di qualche altra card. A seconda delle vostre esigenze è possibile optare per la Vienna City Card (https://www.viennacitycard.at/index.php?lang=EN) valida 24, 48 o 72 ore, che autorizza all’uso dei mezzi e comprende pure sconti su diverse attrazioni, oppure per il Vienna Pass ) con validità di 1, 2, 3 o 6 giorni, che invece include l’accesso a una miriade di musei ed esperienze e a cui si può aggiungere con una maggiorazione di prezzo l’abbonamento ai mezzi pubblici. Dopo un’attenta analisi delle nostre necessità non abbiamo scelto nessuno delle due, preferendo optare per il semplice biglietto settimanale a tram, metro e bus, valido da lunedì a lunedì con un costo di 17,10 euro, e quindi perfetto per noi vista la permanenza da martedì a sabato. Facile da acquistare online al sito https://shop.wienerlinien.at/ e gratuito per i bambini con età inferiore ai 6 anni (fortunatamente il nostro Leonardo ne ha ancora 5). Tutti i biglietti sono validi per la rete di trasporto pubblico centrale, perciò una volta giunti in aeroporto bisogna comprare un ticket aggiuntivo di solo 1,9 euro a persona presso gli uffici dell’OBB, facilmente riconoscibili grazie al colore rosso distintivo.

GIORNO 1

Detto ciò veniamo nel vivo della scoperta di una delle capitali più eleganti e vivibili d’Europa. Con Leonardo eccitatissimo giungiamo alla stazione Praterstern dove lasciamo i bagagli in uno degli armadietti a pagamento, convenienti e selezionabili a seconda della capacità. La storica ruota panoramica del PRATER, la Riesenrad, costruita nel 1897, con un’altezza di 65 metri, la struttura in acciaio e le cabine rosse, è il simbolo del luna park aperto a pieno regime da marzo a ottobre e per i restanti mesi con solo alcune attrazioni tra cui la ruota. La lentezza della rotazione, assieme al costo del biglietto e soprattutto al fatto che a nostra parere la bellezza è osservarla dal basso e non salirci sopra, ci spingono a evitarla. Continuiamo a piedi, tuttavia i più pigri possono scoprire il luogo senza alcuno sforzo, salendo sui vagoni della Liliputbahn. Al Prater c’è un po’ di tutto: un museo di oggetti stravaganti e fotografie del XIX secolo e una sfera del diametro di 9 metri chiamata Repubblica di Kugelmugel. Fu costruita nel 1972 dall’artista Lipburger che, non vedendosi concessi i permessi edilizi per l’eccentrica costruzione, la dichiarò uno stato indipendente. Non è un parco divertimenti come Gardaland, qui non esiste un biglietto d’ingresso ma si pagano le singole attrazioni. E ce ne sono per ogni gusto ed età: case pazze e dei mostri, autoscontri e piste di go cart, giostre roteanti e trenini velocissimi, gommoni, canoe e roller coaster, chi vuole può persino cimentarsi in un’esperienza di volo. E poi bancarelle, le più classiche sale giochi e ristoranti con giardino esterno ombreggiato da alberi mastodontici, molto apprezzato durante la stagione calda. Ceniamo in uno di questi, lo Zum Englischen Reiter, che offre un menù per bambini assieme a piatti tipici come la cotoletta, l’arrosto di maiale con crauti, la zuppa d’aglio, il gulasch viennese, e poi birra a volontà che in Austria costa meno di una bottiglia d’acqua. Poco male, perché quella del rubinetto e delle fontane è fresca, buonissima e soprattutto gratuita.

Stanchi eppure felici utilizziamo di nuovo la metro fino alla West-bahnof, poi 400 metri a piedi e siamo nella hall dell’HOTEL BRAUHOF WIEN, scelto per le quattro notti di soggiorno. La posizione comoda per spostarsi con i mezzi, le camere e i bagni ampi e puliti, la colazione varia e abbondante, assieme all’ottimo rapporto qualità prezzo (tariffa concordata direttamente con la struttura), mi spingono a consigliarlo.

GIORNO 2 Siamo pronti ad ammirare il CENTRO STORICO VIENNESE e uscendo in superficie alla fermata Stephansplatz è impossibile non rimanere ammaliati dall’imponenza raffinata del Duomo di Santo Stefano, tripudio dell’architettura gotica e la cui costruzione iniziò nel XII secolo. Gli elementi del corpo centrale (vetrate, guglie, copertura) si slanciano verso il cielo nell’intento di avvicinare l’uomo a Dio e l’effetto è accentuato da tre delle sue torri. La quarta invece, quella nord, appare più tozza, ma ciò che la rende importante è la presenza della Pummerin, la seconda campana oscillante più grande d’Europa, visitabile usufruendo dell’ascensore. Noi però vogliamo mettere alla prova i muscoli sui 343 gradini avviluppati attorno a un pilastro della Torre Sud, alta ben 137 metri, grazie ai quali si giunge alla camera di osservazione con un panorama eccezionale sulla città. La vista passa dai super attici ai palazzi simbolo di Vienna, per perdersi sino alle montagne tondeggianti ricoperte di prati e boschi. Da qui si vedono le geometrie multicolore disegnate dalle tegole lisce e smaltate che rivestono il tetto spiovente. Sono 250 mila, create nel 1950 in Repubblica Ceca e ognuna di esse pesa 2 chilogrammi. Se l’esterno della cattedrale incanta, l’interno lascia senza fiato. L’atmosfera è carica di religiosità e misticismo, complice pure la scarsità di turisti, solitamente responsabili di chiasso e affollamento. L’ingresso è libero, dalle 6 alle 22, se invece si vuole ampliare la visita al tesoro, le catacombe e aldilà delle aree transennate, l’orario si riduce e bisogna acquistare un biglietto. Per noi è sufficiente una visione d’insieme della navata centrale, già ammirabile in tutta la sua bellezza, profondità e altezza. Grandioso è l’organo, meraviglioso il Pulpito di Pilgram, longilinee eppure solide le colonne (abbellite da sculture e pilastrini) che sorreggono la volta a costoloni.

Usciamo alla luce del giorno per aggirare il Duomo e ammirarlo nella sua fantastica interezza, poi ci tuffiamo nell’U d’Oro, il distretto commerciale limitrofo a Stephansplatz delimitato dalle vie Kohlmarket, Graben e Karntner Strasse. Queste, fondendosi con un intreccio di vicoli minori, creano l’ampia area pedonale lastricata dove le vetrine dei negozi storici affiancano quelle dei costosi marchi internazionali. E’ un paradiso per gli amanti del lusso in ogni sua forma, un tripudio di gioiellerie, boutique di orologi, borse, scarpe e vestiti, gallerie d’arte e di antiquariato. Di tanto in tanto costringetevi a staccare gli occhi dalle luci sfavillanti dei piani terra per alzare lo sguardo e osservare la bellezza dei palazzi antichi ospitanti il ‘luna park’ dello shopping.

Sfuggiamo ubriachi da un così tanto eccesso, per noi inaccessibile, passando di fianco alla colonna monumentale eretta in memoria della grande peste viennese, abbattutasi sulla città nel 1679 e causa di 80 mila morti. Con una brevissima passeggiata, alle 12 in punto, ci troviamo in Hoher Markt, la piazza pubblica più vecchia di Vienna con al centro la fontana nuziale barocca, la Vermahlungsbrunnen, rappresentante lo sposalizio di Maria e Giuseppe. Non è la fontana però a interessare a Leonardo, bensì le figure in movimento accompagnate da musiche melodiose dell’Ankerhur. Raffigurano i protagonisti del passato austriaco e prendono vita ogni mezzogiorno nel bizzarro quadrante dell’orologio in stile art nouveau, creato tra il 1911 e il 1914 da un artista del posto stretto collaboratore del famoso pittore Gustav Klimt.

Gran parte del pomeriggio è dedicato al magnifico COMPLESSO DELL’HOFBURG, per vivere la magnificenza imperiale. La sua costruzione ha inizio nel XIII secolo ed è con la dinastia degli Asburgo che si espande via via nei secoli assumendo l’aspetto attuale. Vi accediamo dalla sezione più antica, la Michaelertrakt, l’ala di San Michele, affacciata sulla rotonda piazza Michaelerplatz di cui abbraccia quasi la metà della circonferenza seguendone le linee curve. Passando attraverso la Michaelertor, porta di San Michele, si avverte l’odore dei cavalli della Scuola di Equitazione Spagnola a cui è possibile accedere previa prenotazione online al sito: https://www.srs.at/en/ per assistere a uno degli spettacoli serali oppure al training mattutino delle 10. Inizialmente l’idea di parteciparvi sembrava interessante ma le recensioni con giudizio scarso ci hanno spinto a cambiare idea. Passiamo oltre, dirigendoci all’ingresso al piano terra del museo dell’Argenteria di corte. Il biglietto d’accesso, acquistabile anche online su: https://www.sisimuseum-hofburg.at/en/, comprende pure gli Appartamenti Imperiali e l’esposizione dedicata all’Imperatrice Sissi, entrambi al livello superiore. Un audioguida in lingua italiana ci guida tra tavole sontuosamente apparecchiate, vetrine con servizi d’oro e d’argento un tempo destinati ai grandi ricevimenti, posate, piatti, bicchieri, candelabri, centritavola, e poi pentole usate nelle cucine e porcellane finemente decorate con pitture che le rendono simili a quadri. Trattandosi di pezzi molto luccicanti ai bambini di solito piacciono, se la visita non si dilunga troppo. Finalmente dopo un piano di scale entriamo con mio grande entusiasmo nel mondo di Sissi. un personaggio storico dalla personalità complessa in bilico tra il mito e la cruda realtà. Elisabetta di Baviera, nata la notte di Natale del 1837 a Monaco, trascorre una giovinezza spensierata, semplice, gioiosa e a contatto con la natura nel castello di Possenhofen. La vita le cambia nell’agosto del 1853 quando incontra l’Imperatore Francesco Giuseppe (Franz). Da quel momento Sissi deve attenersi alle direttive dell’arciduchessa Sofia, sua futura suocera, approfondisce lo studio delle lingue, di storia e geografia, migliora il portamento e l’igiene personale. La sua figura è avvolta fin dall’inizio da un’aurea fiabesca. Dal giorno del matrimonio celebrato il 24 aprile 1854 si trasferisce a Vienna nel palazzo dell’Hofburg, dove è costretta a sottostare alla rigida etichetta di corte, agli impegni pubblici e all’invadenza di Sofia. Inizia così a soffrire di ansia, depressione, anoressia. Il destino le si accanisce contro con la morte della primogenita al secondo anno di vita poi, a seguito della nascita del terzogenito maschio Rodolfo, diviene sempre più esasperata e decide di partire per un lungo viaggio alla ricerca di una serenità che purtroppo non troverà mai. Con il suicidio di Rodolfo nel 1889 il rapporto fra lei e Franz subisce il colpo di grazie e la favola di Sissi si conclude tragicamente il 10 settembre 1898, giorno del suo assassinio da parte di un anarchico italiano. Il carattere e la storia dell’Imperatrice viene qui narrata attraverso gli oggetti personali, due sontuosi abiti e altrettante particolari statue che la raffigurano, quadri, giornali e fotografie dell’epoca, la ricostruzione del vagone di corte usato per viaggiare (l’originale è conservato al Museo della Tecnica) e le locandine dei tre film biografici rispettivamente del 1955, ’56 e ’57 in cui Sissi è interpretata dall’attrice Romy Schneider. Un’esistenza composta da alti e bassi conclusasi con una tragica fine accomuna queste due figure femminili, producendone un’amara coincidenza. Secondo il mio parere l’esposizione è buona, tuttavia può essere ampliata e approfondita. La visita in questa porzione dell’Hoburg si chiude con una carrellata delle stanze, Appartamenti imperiali, in cui gli Imperatori asburgici trascorrevano una porzione importante parte della loro vita, tra stufe in maiolica, lampadari in cristallo, decorazioni in stucco e drappi di velluto.

Usciamo di nuovo nell’aria pungente di un pomeriggio nuvoloso per girovagare nel vicino Volksgarten, il bel giardino arredato con aiuole fiorite, piante di rose, viali alberati, siepi, statue e fontane. Dopo aver giocato ad acchiapparello e a nascondino con Leonardo lo convinciamo e entrare in un’altra attrazione dell’Hofburg, la Camera del Tesoro (biglietti acquistabili in loco o sul link ufficiale: https://www.kaiserliche-schatzkammer.at/en/, organizzando appunto una piccola caccia al tesoro dei tre oggetti più importanti della collezione. Alle sale accediamo dalla Corte degli Svizzeri e subito diamo inizia la ricerca in un ambiente oscurato, dove solo le vetrine vengono illuminate. Non ci vuole molto a individuare la Corona del Sacro Romano Impero, di forma ottagonale e zeppa di pietra preziosi, con la quale sono stati incoronati gli Imperatori. Poi scopriamo la Corona imperiale d’Austria accanto allo scettro e alla spada, e infine, per mia grande gioia, uno tra gli smeraldi più grandi al mondo: ben 2680 carati. Un gioiello capace di far girare la testa a qualsiasi donna! Tra sciabole, vesti e mantelli vediamo pure un dente di narvalo (un grosso cetaceo) lungo, simile a una vita, catalogato come il corno di unicorno intriso di poteri magici.

Per riprendere le forze ci concediamo una pausa in uno dei tanti caffè attorno all’Hofburg. Un cappuccino melange, più cremoso rispetto al nostro, accompagnato da una fetta di torta Sacher, il dolce tipico composto da strati di pan di spagna intervallati da marmellata di albicocche e ricoperto da una glassa al cioccolato fondente. Solo a descriverla ho l’acquolina in bocca e mi esplode la glicemia! E’ nata all’hotel Sacher e per provare l’esperienza tradizionale per eccellenza dovete recarvi lì, essendo però disposti a sorbirvi lunghe attese e a pagare un conto salato. La Sachertorte tuttavia è un piacere che è possibile concedersi in molti locali della città, meno affollati e con prezzi più contenuti.

Affacciata su Josefsplatz, nel cuore di Vienna e sempre nel complesso dell’Hofburg, è ubicata una parte della Biblioteca Nazionale Austriaca, a mio parere la più fascinosa. Si tratta del SALONE DI GALA (biglietto acquistabile online al link: https://www.onb.ac.at/en/museums/state-hall o direttamente sul posto) che in effetti, secondo molti, è una delle biblioteche storiche più belle al mondo. Il primo sguardo lanciato oltre il portale d’accesso in cima allo scalone lascia senza parole e lo stupore continua, senza mai scemare, man mano che si percorrono i quasi 80 metri di lunghezza della galleria. Sotto i magnifici affreschi della cupola centrale e i decori della volta sono custoditi, negli scaffali in legno di noce addossati alle pareti, 200 mila libri risalenti al periodo dal 1501 al 1850. Diverse statue in marmo di Duchi, Arciduchi e Re impreziosiscono l’ambiente, tra di esse quella centrale dell’Imperatore Carlo VI nei panni di Hercules Musarum, al quale si deve la realizzazione di questo gioiello dell’architettura barocca. Attorno, i quattro globi creati da Vincenzo Coronelli tra il 1650 al 1718, sono delle vere e proprie opere d’arte, regalando valore al genio del popolo italiano. Apprezzabile pure l’esposizione temporanea dedicata all’importanza del Danubio nella storia, il cui corso nei confini dell’Impero austro-ungarico del 1857, da Passau alla porta di Ferro, è raffigurato su 44 metri di pannelli.

Il cielo piovigginoso e la temperatura rigida ci spinge a trascorrere un po’ di tempo al Centro commerciale di Wien Mitte (stazione ferroviaria centrale), in cui transitano le metro U3, U4 e i treni S-Bahn. Al primo piano un piccolo spazio bimbi libero consente a Leonardo di divertirsi assieme a dei coetanei nonostante parlino lingue diverse, mentre per cena divoriamo dei gustosi piatti di pasta nel self service Interspar all’angolo del piano terra. A differenza degli altri ristoranti che propongono primi italiani, qui riscontriamo con piacere un buon rapporto qualità-quantità-prezzo.

La giornata non è ancora conclusa e abbiamo del tempo da dedicare alla CASA DELLA MUSICA (sito internet: https://www.hausdermusik.com/en/), aperta tutti i giorni dalle 10 alle 22, e dalle 20 accessibile con biglietto d’ingresso dimezzato (da 14 a 7 euro) per gli adulti, 6 euro per i bambini fino a 12 anni. Scendendo alla fermata Karlsplatz si ha la possibilità di compiere una breve deviazione per vedere il grandioso edificio del Teatro dell’Opera inaugurato nel 1869. La nostra meta si trova a una manciata di passi da lì e una volta superata la biglietteria si viene accolti da una scala di note musicale: il calpestio dei gradini produce musica! Il museo è sviluppato su quattro piani e ognuno di essi presenta un tema preciso al quale il visitatore si avvicina grazie a giochi interattivi, video, presentazioni coinvolgenti, famosi brani di musica classica e non solo. C’è il livello dei filarmonaci di Vienna, quello della sonotopia in cui immergersi nel variopinto mondo dei suoni grazie alla conoscenza degli strumenti musicali, un piano dedicato ai grandi maestri come Mozart, Strauss e Beethoven, e l’ultimo dov’è possibile mettersi nei panni di un direttore d’orchestra. Per chi come noi non ha alcuna dimestichezza con il mondo della musica troverà molto difficile concludere il concerto senza essere fischiato dalla platea e contestato dai propri musicista! Noi ci abbiamo provato diverse volte senza riuscirci, in compenso il divertimento è assicurato. L’esperienza però che più ci ha emozionato è stata la creazione virtuale di immagini digitali dinamiche, poi visualizzabili sul soffitto di una sala preparata a doc con luci soffuse e cuscini sopra i quali stendersi. Un museo quindi estremamente consigliato capace di immergere le persone nell’universo musicale, antico e multiforme.

GIORNO 3 La prima meta di giornata è un tipo di MUSEO a noi molto congeniale, quello della TECNICA non lontano dal parco di Schonbrunn (per info su biglietti, esposizione e come raggiungerlo consultate il sito: https://www.technischesmuseum.at/en). Non eccessivamente vasto e facile da girare, si sviluppa su quattro livelli nei quali ognuno di noi può trovare, e sperimentare, ciò che più lo incuriosisce. Dagli strumenti musicali a quelli di telecomunicazione, partendo dal telegrafo e dalla macchina da scrivere. Dall’intelligenza artificiale agli studi sulla mobilità, dall’industria pesante alle locomotive, dall’utilizzo della tecnologia nella vita di ogni giorno agli esperimenti di fisica. Molto apprezzate da noi genitori soprattutto in un giorno di pioggia sono le due aree destinate ai piccoli. Una, la mini, si rivolge ai bimbi dai due ai sei anni accompagnati da un adulto, ingresso libero e consentito indossando solo le calze. Ci si sbizzarrisce tra una vera autopompa, uno scivolo tubo, un’altalena con cui sollevarsi in aria, mattoni in plastica per costruire muri e tanti altri giochi. La seconda, la miniXplore, è aperta ai bambini dai tre agli otto anni seguiti da un genitore, l’accesso a pagamento è prenotabile online o in biglietteria e bisogna lasciare le scarpe all’esterno. Qui ci si mette alla prova ma senza la paura di sbagliare, si collabora grazie al gioco interattivo dei percorsi, ci si diverte esplorando la caverna, arrampicando, costruendo percorsi per palline e scherzando con l’aria. Noi siamo entrati in entrambe, trascorrendo tutti insieme un paio d’ore allegre e istruttive. L’intero museo poi merita la visita sebbene, a mio parere, non arrivi a eguagliare in bellezza e attrattiva quello di Monaco di Baviera. Qui a Vienna abbiamo apprezzato la simulazione della salita in cabinovia di La Paz in Bolivia costruita da una ditta austriaca, il vagone di corte originale sul quale viaggiava l’Imperatrice Sissi, i plastici di fari e velieri, l’enorme convertitore di un altoforno, l’azione di caricare con una pala del finto carbone nel forno di una locomotiva a vapore per vedere accelerare il treno.

E’ pomeriggio inoltrato quando ci lasciamo alle spalle scienza e tecnica per tornare nel cuore della capitale viennese e prendere parte a una sorta di museo-spettacolo molto originale. Sto parlando del TIME TRAVEL, la cui partecipazione è vincolata alla prenotazione obbligatoria cono inizio ogni venti minuti (per info in italiano: https://www.timetravel-vienna.at/it/). Le rappresentazioni proposte sono due: Viaggio nel tempo di 50 minuti, per un tuffo nelle vicende storiche di Vienna, e Il viaggio di Sissi di circa 30 minuti, ovviamente dedicato all’idolo asburgico. Scegliamo il primo per via del tema trattato. All’ingresso la nostra accompagnatrice ci fornisce le cuffie audioguida in italiano e comincia a guidarci nei sotterranei viennesi fino a una piccola sala cinematografica dove dobbiamo indossare gli occhiali per godere dell’effetto tridimensionale. In realtà si tratta di uno show in 5D davvero entusiasmante. Veniamo catapultati indietro nel tempo di 2000 anni per rivivere parte della storia austriaca ma in maniera molto originale, per esempio correndo come topi sui tetti durante l’epidemia o volando con i piccioni nel mezzo della costruzione della cattedrale di Santo Stefano. Poi si cambia sala per seguire lo show degli Asburgo con i personaggi mobili di Sissi, Franz, Maximilian, Maria Theresa e scendiamo nel pozzo della peste ad ascoltare la macabra vicenda di Augustin. E’ la volta di divertirsi con lo scambio di battute ironiche tra Mozart e Strauss, trovarsi virtualmente tra le musiche e i ballerini di un walzer viennese grazie ad appositi visori, curiosare nello studio dell’importante pittore austriaco Klimt e assistere al discorso del ministro degli esteri Leopold Figl quando nel 1955 pronunciò la frase l’Austria è libera. Durante il viaggio si sperimentano persino le angosce vissute dalle persone rinchiuse in un bunker cittadino durante un raid aereo della Seconda Guerra Mondiale, avvertendo le vibrazioni delle pietre del pavimento e sentendo il suono acuto della sirena. Infine ci si siede in carrozza per volare nel cielo sopra i palazzi della Vienna odierna, assistendo a un finale scoppiettante! Attrazione ben costruita, varia, mai monotona, originale…da provare. Sebbene nel cuore di Vienna i ristoranti tipici e le proposte di cucina italiana non manchino, per cena accontentiamo nostro figlio recandoci da Mc Donald’s. Quindi usciamo al cospetto del Duomo per ammirarlo nella versione notturna che, grazie a un’illuminazione strategica, appare ancora più imponente e slanciato, merito pure dell’installazione sulla torre sud di una lunga scala a pioli illuminata, opera dell’artista del luogo Billi Thanner. Proseguiamo la passeggiata per godere dell’atmosfera serale capace di rendere le vie viennesi ancora più raffinate e romantiche. I palazzi dell’Hofburg sono meravigliosi e così pure la serra delle farfalle in stile liberty nel Burggarten, visitabile durante il giorno. Colpisce la lunga facciata ricurva del Neue Burg che ospita la Biblioteca Nazionale Austriaca e diverse esposizioni fra cui il museo dei papiri e quello di Efeso. Le vedute di questa sera si fisseranno nella mente per essere raccontate e rivissute nei nostri sogni. GIORNO 4 E’ giunto il momento di entrare nella maestosità imperiale di SCHONBRUNN (info su tipologia dei biglietti, orari e attrazioni al link: https://www.schoenbrunn.at/it/. L’idea del castello assieme alla tenuta risale agli ultimi anni del 1600, quando l’architetto Fischer von Erlach, formatosi a Roma, presentò il progetto di quella che diventerà la sfarzosa residenza estiva in stile barocco degli Asburgo, sostituendo la vecchia dimora di caccia. La costruzione si realizzò sotto l’influenza, e le richieste, dell’esigente Imperatrice Maria Teresa per buona parte del XVIII secolo. Le sontuose sale di rappresentanza si sommarono alle stanze destinate alla quotidianità della numerosa famiglia, Maria Teresa infatti partorì ben sedici figli. Dopo vicende di occupazione e di parziale abbandono, il luogo raggiunse l’apice dello splendore con Francesco Giuseppe, marito di Sissi, grazie al quale vennero intrapresi numerosi interventi di restauro e dove lui stesso visse stabilmente fino alla morte, nel 1916. Ora è possibile addentrarsi nei saloni per scoprirne i tesori. Noi tuttavia avendo già trascinato Leonardo a visitare l’Hofburg non potevamo chiedergli di più, preferendo optare per il Museo dei bambini, allestito proprio in alcune delle sale di Schonbrunn. In biglietteria compriamo il biglietto combinato con il labirinto e lo zoo. Le opzioni di acquisto, ben descritte sul sito, sono convenienti, pensate per soddisfare l’interessa di ciascun visitatore e soprattutto molteplici, proprio come le attrazioni. C’è il giardino privato, l’aranciera, la serra con piante e animali del deserto, la casa delle palme, il trenino panoramico, il teatro delle marionette e lo show dell’originale strudel viennese. Una volta entrati nel museo i bambini hanno subito la possibilità di abbigliarsi con i vestiti dell’epoca e farsi scattare una foto seduti su un trono o su un cavallino finto. Lo scopo dell’esposizione è quello di far conoscere le abitudini dei giovani della famiglia imperiale, come si vestivano e giocavano, cosa mangiavano e su quali libri studiavano. I bimbi provano a utilizzare gli stessi giochi e oggetti dei principini, quindi comprendono la differenza fra la vita dorata dei signori e quella dei loro coetanei figli della gente comune. Leonardo si è divertito e pure noi ne siamo rimasti soddisfatti.

Anche la seconda meta di giornata ha lo scopo di divertire l’intera famiglia. Si tratta del famoso Labirinto, già presente fin dagli ultimi anni del ‘700, poi completamente distrutto e solo recentemente ricostruito attenendosi il più possibile al disegno originale. In realtà le aree siepate sono due, di cui una con siepi basse adatte ai più piccoli, uno trabocchetto d’acqua all’ingresso e un gioco di specchi nel centro. In quella principale invece è facile perdersi e non è affatto scontato trovare la via giusta per la piattaforma centrale rialzata. Lo scopo del gioco è infatti quello di raggiungerla per osservare dall’alto l’intero labirinto e le persone disperse nel dedalo di sentieri. Se viaggiate con bambini merita pure l’area allestita lì accanto per loro, con giochi di sabbia e un marchingegno su cui farli volare…

Quest’oggi Leonardo non si può proprio lamentare visto che il pomeriggio lo dedichiamo agli animali dello zoo più antico al mondo, fondato dagli Asburgo nel 1752 e oggi comprendente ben 700 specie diverse. Un percorso ben segnalato si snoda tra i recinti, assicurando al visitatore di non perdere alcun angolo del giardino zoologico, compresi punti di ristoro, scivoli e altalene. E’ molto ben tenuto e l’osservare gli animali risulta emozionante. Fra tutti, quelli che ci hanno maggiormente conquistato sono gli agili ghepardi, i placidi panda e alcuni piccoli e giocosi esemplari di scimmia. Fra gli habitat i più apprezzati si sono rivelati il polarium con pinguini e leoni marini, la serra della foresta pluviale e il bosco con la passerella sopraelevata fra gli alberi. E’ un luogo in cui avvicinare e sensibilizzare le persone al mondo animale. Sarebbe meglio ammirare ogni specie nel proprio ambiente naturale ma ovviamente questo risulta difficile se non impossibile, perciò cerchiamo di vivere con i migliori propositi questa esperienza.

Per concludere al meglio una giornata ricca di emozioni saliamo al tramonto in cima alla collina occupata dalla Gloriette. Trattasi di un edificio raffinato e fascinoso eretto nel 1775 sotto il regno di Maria Teresa, composto da un corpo centrale caratterizzato da tre grandi finestre e affiancato su entrambi i lati lunghi da alti colonnati coperti. Si specchia nel laghetto sottostante e oggi ospita un caffè. La vera bellezza del luogo è però il panorama sulla reggia e le aiuole di Schonbrunn, oltre i quali si distende Vienna.

Lasciamo l’immenso parco appena in tempo per la chiusura serale, in questa stagione prevista alle 19, riuscendo a scattare qualche foto alla Palmenhaus, la grande serra in cui crescono rigogliose molte specie di piante esotiche.

Per cena gustiamo la pizza del ristorante italiano Da Ferdinando appena fuori dai confini di Schonbrunn. Meglio prenotare perché altrimenti è difficile trovare un tavolo libero, i prezzi sono più alti rispetto all’Italia, a Vienna bisogna farsene una ragione, i gestori sono cordiali, il menù è vario e l’ambiente accogliente. GIORNO 5 Con un po’ di malinconia affrontiamo l’ultimo giorno del viaggio a Vienna, ma almeno possiamo sfruttarlo appieno data la partenza dell’aereo per l’italia prevista alle 21:50. Senza perdere tempo varchiamo l’ingresso monumentale del MUSEO DI STORIA NATURALE (Naturhistorisches Museum, info sul sito: https://www.nhm-wien.ac.at/en, non occorre prenotare l’ingresso, fatta eccezione per gli spettacoli del planetario) affacciato su Maria-Theresien-Platz, contraddistinta dalla grande statua dell’Imperatrice e abbellita da fontane, statue e grosse siepi. Fa parte del MuseumsQuartier e si contrappone al palazzo di aspetto identico del museo di storia dell’arte (Kunsthistorisches Museum). Anche se la materia non vi interessa merita comunque la visita per godere della bellezza dallo scalone, elemento di collegamento fra i due piani del museo, nonché spazio arioso ricco di affreschi, archi, volte, sculture e decori a stucco. Architettura a parte, merita addentrarsi nelle raccolte di minerali e meteoriti dove si assiste alla simulazione video della caduta della roccia spaziale causa dell’estinzione dei dinosauri. Proprio uno di questi è l’attrazione del posto, un allosauro robotico in grado di compiere movimenti e di ruggire spaventosamente. Interessante è pure la collezione sulla preistoria e l’archeologia con la celebre ‘Venere di Willendorf’, la piccola statuetta datata 29500 anni. Poi vi sono moltissimi animali tassidermizzati, ovvero sottoposti a un processo specifico per la conservazione, e la possibilità di guidare in modo virtuale un rover sulla superficie lunare, esperienza apprezzata da Leonardo. Nel complesso abbiamo gradito molto anche il museo di storia naturale, sebbene a mio parere dovrebbe esserne potenziata l’interattività al fine renderlo maggiormente accattivante per il giovane pubblico.

Beneficiamo del calore del sole girovagando nell’adiacente Volksgarten e poi nello Stadtpark, raggiunto in metro scendendo alla fermata Wien Mitte. Entrambe le aree verdi come d’altronde tutte quelle viennesi sono molto ben tenute, amate sia dagli abitanti che le vivono come il giardino di casa propria, sia da noi turisti che le sfruttiamo come pause tra un’esposizione e l’altra.

Un chilometro di passeggiata divide lo Stadtpark dal quartiere residenziale più colorato della città, l’HUNDERTWASSERHAUS, realizzato tra il 1983 e il 1985 dall’eccentrico architetto e pittore viennese Hundertwasser. Il caseggiato nasce dall’idea di avvicinare l’uomo alla natura e svincolarlo dagli obblighi e divieti imposti dalla società, impersonati da angoli e segmenti dritti. E in effetti qui di geometrie rigide ce ne sono ben poche, esiste invece un puzzle di colori incorniciato da alberi e linee curve, ammirabile solo dall’esterno. L’interno è occupato da 52 appartamenti privati. Per farsene un’idea si può entrare all’Hundertwasser Village, il vicino centro commerciale in miniatura con bar e negozi distribuiti attorno a una piazzetta coperta. A poche centinaia di metri visitiamo la Kunst Haus Vienna progettata dallo stesso architetto. Lo si capisce dai motivi simili della facciata sebbene presenti in maniera più discreta. Comprende quattro piani, i primi due dedicati ai lavori di Hundertwasser e gli altri a mostre temporanee. Tra scale curve, pavimenti ondulati e piante uscenti dalle finestre vediamo quadri dalle tonalità vivacissime, plastici di progetti realizzati, come la chiesa di Santa Barbara in Stiria e l’inceneritore di Spittelau, e di studi mai realizzati, come il quartiere di Francoforte. Un video poi fa comprendere meglio la personalità stravagante del personaggio. Quartiere e museo meritano di essere scoperti al fine di conoscere un lato di Vienna poco pubblicizzato e necessitano di poco tempo. Non se ne rimane certo ammaliati, tuttavia i più piccoli apprezzeranno i contesti interni ed esterni, vivendoli come dei parco giochi originali.

La capitale dell’Austria ha superato le nostre aspettative, ci ha affascinato a tal punto da farla balzare in cima alla nostra personale classifica delle città europee più vivibili, verdi e a misura di famiglia. La salutiamo con rammarico, promettendole di ritornarci quando Leonardo sarà cresciuto per godere della musica, delle mostre e le gallerie d’arte per cui è tanto famosa.

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