Lungo il confine dell’antico impero più grande d’Europa si scoprono città, castelli e magnifici scorci sulla storia del Vecchio Continente
Tra Austria e Ungheria, un viaggio (rigorosamente senza barriere) alla scoperta della città di Sopron e dei suoi dintorni. Quattro (+1) giorni per visitare i tanti luoghi ‘colonizzati’ dalla famiglia Esterházy, le tante similitudini e le differenze linguistiche tra due paesi che erano parte di un regno unico fino a cent’anni fa.
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Diario di viaggio in Austria e Ungheria
Ultima tappa della nostra vacanza in Ungheria è stata la cittadina di Sopron, che si trova proprio sul confine con l’Austria, ed i suoi dintorni. Qui il problema è stato farsi capire, perché quasi tutti parlavano correntemente il tedesco, ma praticamente nessuno l’inglese.
Primo giorno: da Budapest a Sopron
Per prima cosa vediamo di arrivarci a Sopron e durante il tragitto sono previste due fermate.
Cominciamo con il Castello Esterházy (Esterházy Kastély) a Tata (vi consiglio di guardare più il luogo che il nome della famiglia perché andare alla fine della vacanza di Esterházy Kastély ne avremo visti talmente tanti da farci venire il mal di testa!). Il piano terra del palazzo è accessibile con un montacarichi, ma per arrivare al primo piano ed alle sale più belle ci sono due rampe di scale, non chiedetemi che senso abbia la cosa perché non lo so. Comunque per chi le scale non le fa al piano terra ci dovrebbe essere un video sul palazzo. Le sale sono magnifiche ovviamente, ma ad un certo punto vi imbatterete in una casa delle bambole che riproduce addirittura la facciata del palazzo! A poca distanza, sulle rive del lago, sorgono le rovine del primo castello con un museo purtroppo completamente inaccessibile. La famiglia aveva fatto prima a costruirsi un palazzo nuovo che non a ristrutturare il vecchio, era più economico. Lungo il tragitto tra le due strutture vi imbatterete in alcuni ristoranti; noi non ci siamo fermati, abbiamo proseguito e… abbiamo finito per mangiare alle tre del pomeriggio passate! Se preferite orari più regolari vi consiglio di farci un pensierino.
La seconda tappa della giornata è stata l’Arciabbazia di Pannonhalma (Pannonhalmi Főápatság), Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Purtroppo devo dire che la visita è stata alquanto deludente. Per raggiungerla con una sedia a rotelle l’unica opzione è salire con la macchina fino in cima, perché i percorsi pedonali che partono dal primo parcheggio hanno tutti delle scale. L’arciabbazia venne fondata dal primo re ungherese Szent István (santo Stefano) nel 1001, ma con tutti i rifacimenti che ha subito la struttura originale è praticamente scomparsa. Visitarla è stato veramente faticoso, ci sono scalini ovunque, solo il piccolo museo ne ha meno di cinque. Poi secondo me c’erano diverse parti chiuse perché il depliant che ci hanno dato nominava degli ambienti che non abbiamo neanche visto. L’ambiente più bello è senza dubbio la biblioteca, che conserva ancora l’atto di fondazione recante il monogramma di re István; mentre dietro una nicchia nella cripta, di cui non abbiamo trovato l’ingresso, dovrebbe essere conservato il trono che Szent István usava quando si trovava all’abbazia. Dopo la visita ci siamo diretti a piedi verso un santuario poco distante, che però era chiuso, ma in compenso abbiamo trovato un bar dove mangiare qualcosa finalmente. Dopodiché ci siamo diretti a Sopron, dove avevamo l’albergo.
Secondo giorno: la nobiltà locale in due castelli
Il secondo giorno lo abbiamo praticamente dedicato ai castelli della zona. Per primo il Palazzo Esterházy (Esterházy Kastély) a Fertőd. Un palazzo talmente bello da essere chiamato la Versailles dell’Ungheria; effettivamente le sale di rappresentanza tolgono il fiato per il loro splendore, in particolare una specie di veranda che collega le ali del piano terra. Il principe Miklós Esterházy ci teneva proprio tanto ad incantare i suoi ospiti. I tasti dolenti purtroppo sono i molti ambienti rovinati dell’edificio, completamente abbandonato fino al 1957, quando sono cominciati i restauri ancora in pieno svolgimento, e l’accessibilità. Purtroppo non c’è l’ascensore (o almeno non era funzionante quando siamo arrivati noi, perché un cartello sembrava indicarlo) e la visita ha scalini ovunque anche a gruppi di quattro o cinque. Fortunatamente a poca distanza dal palazzo siamo riusciti a scovare una panetteria che faceva anche da bar, quindi il pranzo non lo abbiamo saltato.
Nel pomeriggio ci siamo diretti a Nagycenk e… toh il Castello Szécheny! Pare che gli Esterházy non siano gli unici nobili della zona. Purtroppo il Castello Szécheny non si è rivelato bello come il precedente né più accessibile. Abbiamo però scoperto la storia del conte István Szécheny, un politico che nell’800 si adoperò per promuovere lo sviluppo sociale ed economico dell’Ungheria e che sembra essere un personaggio molto famoso in patria. Peccato che le spiegazioni fossero quasi tutte scritte in ungherese, ragion per cui non ci abbiamo capito molto. Ci hanno però indirizzato al cimitero della cittadina, dove si trova la tomba di famiglia dei conti Szécheny ed ovviamente la tomba di István. La cappella ha dei gradini e purtroppo la scala per la cripta dove si trovano le tombe vere e proprie è talmente ripida da essere proibitiva. Se però si arriva alla tomba sarà chiaro a chiunque la grande considerazione degli ungheresi per István Szécheny; piccola curiosità nella cripta si trova anche un corpo mummificato, anche se non si tratta di István.
Terzo giorno: sconfiniamo in Austria e… ancora la famiglia Esterházy!
Dato che Sopron si trova praticamente sul confine con l’Austria, abbiamo pensato di fare un salto ad Eisenstadt, per visitare il suo palazzo, anche se il viaggio è stato un po’ lungo. A pochissima distanza dal centro c’è un parcheggio sotterraneo, che però non ha l’ascensore, quindi con una sedia a rotelle non si sa come entrare o uscire. Il castello Esterházy (Schloss Esterházy) di Eisenstadt è un po’ più sobrio di quello di Fertőd, ma ha comunque delle sale magnifiche, tra cui una splendida sala per concerti, intitolata al compositore Joseph Haydn, che fu maestro di cappella alle dipendenze di questo ramo dei principi Esterházy. Tutti questi palazzi infatti appartenevano in realtà a vari rami della famiglia più o meno lontanamente imparentati. Una parte degli appartamenti privati è invece visitabile soltanto con visita guidata. Il piano nobile lo abbiamo visitato senza problemi di accessibilità, mentre per visitare le cantine ho dovuto fare una rampa di scale.
Dopo un pranzo al volo in paese abbiamo deciso di visitare il museo della regione (Landesmuseum Burgherland) che ci ha fatto fare parecchia fatica in quanto si è rivelato completamente inaccessibile, ma che illustrava bene l’ambiente naturale e la storia locale, anche se sicuramente avremmo seguito la visita un po’ meglio se tutte le scritte non fossero state esclusivamente in tedesco. Abbiamo comunque scoperto che anche Franz Liszt era originario di queste parti. Per concludere la giornata abbiamo ripreso la macchina e ci siamo diretti alla Fortezza di Forchtenstein (Burg Forchtenstein). Ho dovuto salire e scendere due piani di scale per vederla tutta, ma per fortuna non erano troppo ripide. Girando per le sale abbiamo trovato un ritratto del leggendario capostipite della famiglia Esterházy e scoperto che a partire dal 1626 la fortezza è stata un’altra proprietà della famiglia, insomma lo avete capito: in questa zona non si poteva andare da nessuna parte senza incontrarli! Questa fortezza però non venne usata come residenza di rappresentanza, bensì come arsenale per i membri della famiglia che intrapresero la carriera militare e le compagnie di cavalleria che comandavano; in effetti c’era una quantità esorbitante di armi, equipaggiamenti e bottini di guerra. Al primo piano si trovavano invece molti ritratti, la maggior parte di famiglia, ma ad un certo punto ne abbiamo trovato uno del principe Vlad III di Valacchia! Ah davvero… e chi sarebbe costui? Nientemeno che il personaggio storico che ha dato origine al leggendario vampiro Dracula!
Quarto giorno: Sopron
L’ultimo giorno prima del rientro lo abbiamo passato a Sopron, non era il caso di girare molto con la macchina, considerando le otto ore di viaggio che ci attendevano il giorno dopo. La prima attrazione della giornata è stato il Museo di Sopron (Soproni Múzeum), una sorta di museo civico che racconta la storia della città. L’accessibilità purtroppo è problematica perché diverse zone sono raggiungibili solo con le scale ed anche nei piani dove arriva l’ascensore lungo il percorso si trovano dei gradini. Comunque il museo è veramente divertente da visitare. Sono stati ricostruiti numerosi ambienti di abitazioni benestanti a partire dal medioevo e numerosi video mostrano delle scene di vita quotidiana con attori in costume; ma i costumi ci sono anche per i visitatori che possono farsi una foto con abiti d’epoca. In più ci sono le copie delle insegne reali d’Ungheria perché per un certo periodo vennero custodite qui; oltre alla riproduzione fedele ce n’è anche una un po’ più semplice con cui farsi una foto. E non solo per i bambini, anche gli adulti lo facevano senza problemi.
Proprio di fronte al museo si trova la Chiesa dell’Incoronazione (Korunovačný Kostol), dove vennero incoronati Ferdinando III e sua moglie Eleonora Gonzaga. Per entrare abbiamo litigato con una porta troppo stretta, ma non abbiamo trovato gradini; quello che ci ha lasciato perplessi è stata la dimensione della chiesa: è veramente minuscola, non abbiamo capito come una cerimonia d’incoronazione abbia potuto svolgersi là dentro. Probabilmente si è trattato di una celebrazione per pochi intimi. E così abbiamo fatto venire l’ora di pranzo, e per passare un po’ del pomeriggio prima di tornare in albergo a fare le valige, abbiamo preso la macchina e ci siamo diretti poco fuori città alla cava di Fertőrákos (Fertőrákosi Kőfejtő). Solo l’ultima parte del percorso è accessibile, tutto il resto è pieno di scale. Le caverne scavate per estrarre la pietra raccontano una storia di milioni di anni fa, quando in questo luogo c’era il mare e non la terraferma; ma anche un dramma legato alla Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti in ritirata fucilarono i prigionieri politici e di guerra che erano costretti al lavoro forzato all’interno della cava. Su una parete si vedono ancora i segni delle raffiche di mitra.
Dopo una tappa in albergo siamo infine ritornati a Sopron per la cena ed abbiamo trovato un locale in cui si mangiava proprio bene, esattamente nella piazza tra il museo e la Chiesa dell’Incoronazione.
Quinto giorno: ritorno (purtroppo) a casa
Infine è arrivato il momento del ritorno, dato che non avevamo la colazione in albergo abbiamo preferito partire presto e poi fermarci a far colazione in autogrill. Avendo davanti circa otto ore di viaggio non avevamo programmato nessuna fermata lungo la via e in effetti alla fine siamo andati dritti a casa. Il motivo è stato anche il caldo, nei giorni precedenti ci aveva messi a dura prova, poi non volevamo rischiare di trovare traffico nel tardo pomeriggio. Comunque, dovendo arrivare a Modena, se ci fossimo fermati avremmo fatto prima a far venire l’ora di cena che ad arrivare a casa.