Viaggio in Cina, il grande enigma

Paese dai mille volti, immersi nella tradizione millenaria di luoghi antichi da una parte, e catapultati in una modernità incalzante dall'altra che copia l'architettura occidentale creando un mix indimenticabile ricco di emozioni
Scritto da: curiosona
viaggio in cina, il grande enigma
Partenza il: 24/05/2013
Ritorno il: 10/06/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Sette secoli fa circa un ragazzo veneziano di 17 anni partì per un viaggio avventuroso sulla via della Seta giungendo in Cina, allora Impero del Gran Khan. Il ragazzo si chiamava Marco Polo e fu il primo straniero a rivelare all’Europa quel continente sconosciuto. Il nostro viaggio non ha la pretesa di ripetere l’esperienza di Marco Polo ma è un primo approccio verso il Grande Paese che parte da Pechino e passando da Nanchino, Suzhou, Shangai, Xi’an, Guilin, Canton terminerà a Hong Kong.

Beijing, Pechino, la capitale

È una grande metropoli con venti milioni di abitanti, dai grandi viali alberati, dove le biciclette ormai sono in minoranza e il benessere ha portato auto e moto a volontà. Durante il nostro soggiorno di tre giorni visiteremo i luoghi storici di questa capitale d’Oriente. Il pomeriggio del giorno d’arrivo visitiamo l’imponente Tempio del Lama inserito in un rigoglioso e vasto giardino. Costruito alla fine del 1600, è il maggior tempio buddhista della città. Splendide strutture architettoniche fra cui archi, portali, sale lussuose e padiglioni formano questo complesso che tra i reperti ospita il Buddha della Longevità, tre Buddha dorati sontuosamente vestiti e un Buddha alto 18 m ricavato da un unico tronco di legno sandalo del diametro di 8 metri inserito nel Padiglione Wanfu costruito intorno alla gigantesca statua. Abbiamo un po’ di tempo per un giro negli hutong (sentiero in mongolo), un reticolo di antichi vicoli caratteristici della città vecchia. Oggi ne sono rimasti un centinaio mentre in origine erano oltre 360 e risalgono al periodo delle dinastie Yuan, Ming e Qing. Ovviamente le case oggi sono state rifatte in mattoni grigi mentre all’epoca erano di legno, ma le varie stanze, che si aprono sui cortili interni detti siheyuan e aperti all’intemperie come i templi, non hanno perso il loro fascino. I vicoli seguono i dettami del feng shui, mentre le porte sono rivolte a sud come i templi. Prendiamo un risciò a pedali rosso che consente di vedere da vicino la vita di una famiglia di cinesi autentici. E’ incredibile come questi mezzi schizzino nel traffico sfiorando gli ostacoli senza mai colpirli e a volte è meglio chiudere gli occhi se si è deboli di cuore…Non possiamo tralasciare la famosa piazza Tienanmen (che significa Porta della Pace Celeste), enorme e spettacolare, che è stata testimone dei grandi avvenimenti che hanno interessato la storia della Cina. Situata al centro della città, dove si affaccia la porta omonima che era l’ingresso principale del Palazzo Imperiale, dicono sia la più grande piazza del mondo che può ospitare un milione di persone. Qui tutte le mattine all’alba si ammaina la bandiera rossa a cinque stelle che svetta fiera davanti al Palazzo dell’Assemblea del Popolo, al Monumento agli Eroi del Popolo e al Mausoleo di Mao, il cui gigantesco ritratto sembra voler ancora dominare la Cina. Nel 1949 qui si tenne la cerimonia della Fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Il mattino successivo da Pechino facciamo un’escursione alla Grande Muraglia situata a Badaling a circa 70 km. E’ un tratto molto impervio ma strategico a difesa naturale della città durante la dinastia Ming. La sua costruzione iniziò nel 1505, anche se in epoca precedente esistevano già sezioni di fortificazioni. Si estende per 6300 km circa attraverso numerose regioni e, a parte lo scopo difensivo, la Grande Muraglia rimane l’impresa architettonica più prestigiosa della Cina antica. E’ costruita con semplici mattoni e pietre e dalle torrette segnali di fuoco garantivano un sistema di messaggi di avvistamento dei nemici. La Muraglia corre a zig zag su vertiginosi picchi offrendo un magnifico panorama avvolto in una romantica nebbiolina. I muri sono alti circa 8 m ornati da una serie di feritoie e tra i due muri poteva transitare un carro trainato da 4 cavalli. Ogni 500 m s’incontra una torre di osservazione usata come alloggio, magazzino e punto di guardia. Si può salire anche in funivia, ma noi decidiamo di andare a piedi raggiungendo almeno le prime quattro torri. Alcuni tratti sono estremamente ripidi e scoscesi perché seguono la cresta delle colline come un serpente che corre sinuoso sulla terra. Subito il pensiero va agli antichi soldati cinesi che non disponevano di alcuna comodità e che con fatica raggiungevano le loro postazioni sulla Muraglia. Si dice che durante la costruzione gli operai che morivano venissero “murati” all’interno del muro perché non potevano essere riportati nei loro villaggi di origine che erano molto lontani.

Nel pomeriggio ci attendono le grandiose tombe imperiali della dinastia Ming e Qing disposte secondo le regole del feng shui. L’area è enorme addossata alla collina, ma soltanto tre tombe sono aperte al pubblico. Altre tombe devono ancora essere scavate, anche se i ladri hanno probabilmente già trafugato i tesori sepolti. Percorriamo a piedi la lunga Via Sacra Imperiale fiancheggiata da maestose sculture in pietra che sembrano i custodi del luogo. Colpisce la vastità del sito e la tranquillità che avvolge ogni cosa immersa nella vegetazione lussureggiante. Sulla strada di ritorno all’hotel cogliamo l’occasione per visitare una fabbrica di lavorazione della giada che è considerata pietra sacra in Cina. Abili mani scolpiscono questa pietra dura le cui sfumature nei toni del verde/blu dipendono dalla concentrazione di ossidi metallici. Prima di cena andiamo allo stadio di calcio a forma di grosso fagiolo che si trova su una piazza enorme. La particolarità è che sembra di essere a una festa di paese con molti turisti in visita, tanti cinesi e una miriade di chioschi che vendono di tutto. Lunghe file di aquiloni svolazzano in cielo e l’atmosfera è molto gioiosa. Il calcio non è lo sport in cui primeggiano i cinesi, molto forti invece col ping pong. Dopo cena usciamo per visitare Pechino di notte. La città è illuminata a festa ma non abbiamo molto tempo perché verso le h 22.00 vengono spente tutte le luci per il risparmio energetico. Passeggiamo nel mercatino di street food dove offrono spiedini di scorpioni, millepiedi, ragni, larve, stelle marine. Ci fa sorridere un ragazzo cinese che assaggia uno scorpione alla griglia e la sua faccia esprime tutto lo sforzo per inghiottire, probabilmente per la prima volta, questa curiosa prelibatezza…

Il mattino seguente ci attende la Città Proibita. Varcare la Porta Celeste ed entrare nella Città Proibita è come attraversare la soglia del tempo per incontrare i fasti dell’impero in un’epoca passata misteriosa e affascinante. Antica residenza imperiale di 32 ettari, è stata il luogo del potere supremo per più di cinque secoli durante le dinastie dei Ming e dei Qing. Il complesso dei palazzi di legno rosso, che forse imposero il nome di Purpurea Città Proibita, è gigantesco con circa 9999 stanze in 800 edifici dove abitarono i 24 imperatori, che salirono al trono nel corso dei secoli, eunuchi, funzionari e le numerose concubine confinate in sei edifici con giardini per il loro divertimento. Le mura che circondano la città sono alte 10 m. e un fossato largo 52 m. corre tutto intorno per tenere lontano gli intrusi ma imprigionando a loro volta gli abitanti. Passeggiando in questa residenza imperiale il pensiero corre libero al bellissimo film di Bertolucci. Purtroppo oggi numerosi turisti soprattutto cinesi invadono tutta l’area togliendo un poco il fascino del luogo. Poetici sono i nomi dei Palazzi come Palazzo dell’Armonia, della Tranquillità Terrena, della Crescita Morale, o della Primavera Perenne. I simboli abbondano ovunque: il drago rappresenta l’imperatore e la fenice l’imperatrice; il leone riccioluto posto all’esterno degli edifici più importanti (il maschio tiene una palla sotto la zampa sinistra e la femmina un piccolo leone); ovunque draghi scolpiti e dipinti molto cari ai cinesi fin dai tempi più remoti. Una sosta alla Casa del tè si rivela una piacevole attrazione per me che amo questa bevanda e per tutti quelli che assistono alla cerimonia del tè che è un vero e proprio rito, calmo e coinvolgente. A circa 15 km dalla città visitiamo il Palazzo d’Estate vasta residenza estiva della famiglia imperiale. E’ un immenso parco con giardini, palazzi, padiglioni e templi sulle rive del grande lago Kunming e l’isola al centro del lago è collegata alla terraferma da un ponte a 17 archi.

Il paesaggio artificiale e quello naturale si armonizzano e rappresentano bene la vera anima dell’architettura dei giardini cinesi. Saliamo su un battello a forma di drago per scivolare lentamente e silenziosamente sull’acqua calma e ammirare questo gioiello da una prospettiva diversa. Nel 1988 è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La sera assistiamo a uno spettacolo all’Opera di Pechino che è l’essenza di questo Paese. E’ la forma d’arte teatrale più rappresentativa della Cina e vanta una storia di oltre 200 anni. I visi dipinti a colori vivaci dei personaggi sono simboli per i cinesi, ma anche noi stranieri riusciamo a comprendere il senso della rappresentazione che può essere tragica o buffa. Dopo lo spettacolo ci attende una cena tipica a base della famosa anatra laccata in un ristorante tipico. Viene cotta nel forno a legna che la fa diventare di un intenso colore rosso-lacca, da cui il nome in italiano. Il riso è comunque la base che lega la cucina di tutte le regioni cinesi e la verdura di ogni tipo è sempre presente.

Il mattino successivo abbiamo il tempo di visitare il Tempio del Cielo, costruito nel 1420, il luogo sacro dove gli imperatori delle dinastie Ming e Qing offrivano in primavera sacrifici di animali alle divinità del cielo per un buon raccolto. La curiosità è che la cinta sud è rettilinea, simbolo della terra, mentre quella nord è semicircolare, simbolo del cielo, perché anticamente i cinesi credevano “il cielo rotondo e la terra quadrata”. Il muro che circonda la Celeste Volta Imperiale è detto “Muro dell’Eco” perché, se due persone si mettono all’estremità del muro e parlano a voce bassa, riescono a sentirsi ugualmente (il brusio dei visitatori non permette però di verificarlo…). La maestosa architettura dei tre edifici, le tre terrazze circolari di marmo bianco e le magnifiche decorazioni rendono l’atmosfera magica. Il numero 9 e i suoi multipli, simboli del Cielo e dell’Imperatore, si ritrovano ovunque: tre rampe di scale da 9 gradini ciascuna, i blocchi di marmo sono stati disposti in cerchi concentrici formati da 9, 18 ecc. fino a 81. 360 pilastri delle balaustre delle terrazze simboleggiano il calendario lunare cinese, mentre all’interno del Tempio della preghiera per i buoni raccolti ci sono 4 colonne che simboleggiano le stagioni e intorno altre 24 simboleggiano i mesi dell’anno e le ore del giorno. Il Portale centrale di accesso al tempio era quello occidentale, attraverso il quale soltanto l’imperatore poteva entrare quando giungeva al Tempio per pregare il cielo sull’originale Altare Circolare carico di significati astronomici. I tre piani rappresentano la terra, il mondo mortale e il cielo. Come si intuisce il nove ha un significato speciale nella cosmologia cinese perché il cielo è composto di nove strati.

Nanjing, Nanchino, antica capitale verde (8 milioni di abitanti)

Arriviamo in aereo nel pomeriggio e da un primo sguardo è una metropoli moderna e non si direbbe che dieci dinastie di imperatori abbiano regnato in questa città. E’ situata sulle rive dello Yangtze, il Fiume Azzurro, e fu capitale imperiale dei Ming e della Repubblica Popolare Cinese fino al 1949. Gemellata con Firenze ha molte attrattive che testimoniano l’antica cultura: il grandioso ponte a due piani sul Fiume Azzurro, il Mausoleo di Sun Yat Sen, padre della Cina moderna, la Tomba di Xiao, primo imperatore della dinastia Ming che riposa con la sua imperatrice Ma, il Parco Zhanyuan, detto “il primo Giardino di Nanchino” con oltre 600 anni di storia, la porta Zhonghua a forma di brocca di terracotta e le imponenti mura di cinta risalenti all’epoca Ming con 24 porte che circondano la città realizzate con granito, calcare e mattoni. Curioso che il muro sia stato compattato con un composto di succo di riso, calce, pasta di sorgo schiacciato e olio Tung per renderlo più solido. Abbiamo un giorno interno per visitarla e i caratteristici vicoli lastricati di pietra fiancheggiati dagli alberi, i parchi e il bellissimo lago conferiscono a Nanchino un fascino unico. Il Tempio di Confucio merita una visita perché i templi dedicati a questo grande filosofo sono pochi. Una doppia fila di statue dei suoi discepoli ci accoglie all’ingresso e sul fondo una statua di Confucio a mani giunte svetta maestosa ed emana un’antica sapienza. Alcuni strumenti musicali, campane e campanelli di pietra sono in bella mostra e in certi orari hanno luogo concerti di suoni particolari .L’antica strada Chunxi è pittoresca, anche se è lunga soltanto 800 m. nota come “La strada diritta”. E’ pavimentata con lastre di pietra nero-azzurra che dona una luce cangiante alla via. Questa città ha il soprannome di “La tigre e il dragone sono radicati” riferiti al Monte Viola a est, la Città di Pietra a ovest e il fiume Qinhuai che attraversa la città. La sera passiamo davanti a una fila di bancarelle che vendono cibo che si consuma sul posto. Si tratta però di scorpioni, millepiedi, ragni e altri insetti sconosciuti infilzati su spiedini, classiche stelle marine a cinque punte, pesci vari, involtini a forma di faccia di maialino, zuppe misteriose e verdure strane. Non abbiamo il coraggio di assaggiare nulla e ci riserviamo per la cena in hotel.

Suzhou, la Venezia d’Oriente (6 milioni di abitanti)

Dopo un’ora e un quarto di treno ad alta velocità (che tocca punte di 305 km/ora) arriviamo in questa città nota per i suoi canali pittoreschi e i raffinati giardini tradizionali. Collocata sulle rive del lago Taihu nel delta del fiume Changjiang, la città antica ha oltre 2500 anni di storia. L’architettura qui è risalente alla dinastia Song e i suoi antichi giardini sono inseriti nel Patrimonio Culturale dell’Unesco. Noi visitiamo i due che rappresentano il gusto estetico degli antichi abitanti. Questi giardini risalgono al periodo compreso tra il 16° – 18° secolo, furono progettati in modo meticoloso e riflettono l’idea cinese di rappresentare la natura. Nel periodo più fiorente erano circa 200 ma oggi ne sono rimasti soltanto una decina. Alcuni sono piccoli, quieti, eleganti, dove si può passeggiare e apprezzare il bellissimo paesaggio costruito dall’uomo. I giardini grandi racchiudono padiglioni, corridoi, ponticelli ma anche laghi artificiali, roccia, boschetti di bambù, tutto il necessario per creare un paesaggio raffinato. I nomi sono romantici: giardino della felicità, giardino dell’amministratore umile, giardino delle coppie, giardino del maestro delle reti. I giardini di Suzhou possono avere i colori dorati dell’autunno o i brillanti verdi della primavera e certamente la giusta luce rende l’atmosfera idilliaca. Si racconta che nelle notti serene la luna si rispecchia tre volte: una nell’acqua, una nello specchio e una negli occhi dell’innamorata. A pochi chilometri dal centro si trova la collina della Tigre, un’altura artificiale e parco in cui riposano le spoglie di He Lu fondatore di Suzhou. Intorno alla sua sepoltura sono nate molte leggende: si dice che sia stato seppellito con 3000 spade e che una tigre bianca faccia da guardia alla sua tomba. Sulla cima spicca la Pagoda della Roccia delle Nuvole pendente, di forma ottagonale, a 7 piani, in mattoni del X secolo che sovrasta maestosa il belvedere Panmen. Un bellissimo Tempio buddista sconsacrato è circondato da un giardino, dove sono conservati numerosi bonsai antichi molto ben curati. Il Grande Canale è lungo 1600 km e fu fatto costruire dall’imperatore Yangdi in sei anni con inizio 2500 anni fa. Parteciparono circa cinque milioni e mezzo di schiavi controllati in modo brutale che riuscirono a costruire una colossale opera ingegneristica paragonabile soltanto alla Grande Muraglia. Lo scopo era di creare una via di comunicazione per il trasporto di merci e soldati. Oggi il canale è parzialmente navigabile perché il treno ha sostituito le chiatte per il trasporto delle merci. Saliamo su una tipica barca con la prua a forma di drago per il giro sui canali nella città vecchia. Purtroppo le case sono un po’ fatiscenti ma deliziosi ponticelli, balconcini di legno e la vita che si svolge sulle due sponde del canale rende la gita interessante. Per finire passeggiamo nei vicoli della città, dove ogni mattina si tiene il mercato alimentare e dove i cinesi vengono a comprare. I vicoli sono strettissimi e affollati, qualche moto suonando cerca di farsi strada, pesci, tartarughe, rane, anguille e gamberi di fiume vivi tenuti in grandi catini rendono questo mercato molto vivace.

Shanghai, detta hu o shen, letteralmente “sul mare”

Nel pomeriggio del giorno successivo riprendiamo il treno veloce diretto a Shanghai, dove arriviamo puntualmente in mezz’ora. E’ situata sulla costa del mare orientale presso la foce del fiume Yangtze ed è il centro economico del Paese in quanto porto più movimentato in Asia. E’ una metropoli scintillante con circa 17 milioni di abitanti, ricca di risorse culturali. Visitiamo subito la città più cosmopolita della Cina. Il Bund con i suoi eleganti palazzi in stile europeo sul fiume Huangpu evoca perfettamente l’atmosfera della vecchia Shangai coloniale e di notte questi edifici scintillano nell’oscurità. Nel quartiere Pudong, orgoglio della Cina nei confronti del mondo, ci attendono sfavillanti edifici tra i quali spicca la Torre della televisione, la Perla d’Oriente, che con i suoi 468 m. è la più alta dell’Asia e la terza al mondo. Oggi è il simbolo della città e una popolare attrattiva turistica. Nel 2010 hanno creato in questo quartiere un ponte circolare collegato da scale e da lassù si può ammirare l’imponente panorama su quest’area che è in gara per avere gli edifici più alti del mondo.

Il mattino seguente ci attende la visita al Museo di Shangai, unico dal punto di vista architettonico che raccoglie un’interessante collezione di arte e antichità cinesi. La città vecchia cinese è un labirinto di antichi edifici ricca di bazar, negozietti e locali dove ci si può rilassare davanti a una tazza di tè. Al centro del lago sorge la famosa Casa del Tè collegata da un ponte a zig-zag che secondo il feng shui vuole deviare gli spiriti che procedono soltanto in linea retta. Il Tempio del Buddha di Giada molto frequentato anche dai cinesi atei che comunque onorano i defunti alla presenza dei monaci buddisti. Il Buddha di Giada si trova al primo piano e ha quasi il volto di una fanciulla. Il labirintico giardino Yuyuan completa il nostro giro esplorativo di una città in evoluzione. Non poteva mancare la famosa via Nanjing, la via pedonale numero uno, lunga 5 km di cui 1 km pedonale, dove sorgono numerosi negozi, ristoranti e centri di divertimento. Esploriamo le stradine nella zona più alla moda di Shanghai, l’ex Concessione francese, un angolo parigino con negozietti e bistrot in edifici eleganti dall’architettura occidentale. La serata ci riserva un tipico spettacolo acrobatico cinese molto tecnico. Notevoli il numero dei cinque motociclisti che giravano in una grande palla di ferro sul palco e la coppia che appesa a un nastro volava letteralmente in aria.

Xi’an, nome storico Chang’an, lunga pace

Atterriamo all’aeroporto di Xi’an, antica città con una storia di oltre 3000 anni attraversata da carovane che percorrevano la Via della Seta per portare i loro carichi preziosi. Oggi è una città in parte moderna ma con molta architettura antica abitata da otto milioni di abitanti. Xi’an è famosa per l’Esercito di terracotta, ma possiede altri numerosi siti storici come le splendide mura risalenti alla dinastia Ming ben conservate e massicce con un perimetro di oltre 13 km, uno spessore di oltre 14 m. e un ampio fossato a protezione. La sera stessa un giro nel centro della città ci permette di ammirare le Torri e le mura artisticamente illuminate. Il mattino successivo visitiamo prima la Pagoda della Grande Oca selvatica, eretta nel 648 d.C. in epoca Tang, una piramide a base quadrata in mattoni di sette piani di notevole impatto visivo destinata a ospitare centinaia di volumi. Non si può entrare perché pericolante ma certamente custodisce segreti arcani ancora da svelare. Subito dopo ci attende la visita dei celebri guerrieri di terracotta a difesa della tomba dell’imperatore Qinshi Huang. Costui fu un vero tiranno ma fondò la dinastia Qin (poiché si pronuncia “cin” sarebbe l’origine del nome Cina) e lasciò ai posteri il mausoleo dei guerrieri che dal 1987 è inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco quale opera artistica di altissimo valore. Sicuramente se non fosse stato scoperto per caso nel 1974 da alcuni contadini che stavano scavando un pozzo queste statue di terracotta starebbero ancora dormendo sotto terra… Colpisce che ogni volto si diverso dall’altro con un’espressione viva, ogni armatura sia differente e riprodotta in maniera meticolosa con dettagli precisi. Peccato che i colori si siano persi a contatto con l’aria. Inoltre nel museo troviamo due carri di bronzo, armi e utensili che accompagnavano i soldati. Finora sono state scavate tre fosse con 6000 soldati, alcuni cavalli, arcieri, carri, fanti, ufficiali e persino un soldato a cavallo. Le statue sono cave ma hanno i piedi e la testa pieni. Gli scavi a cura degli archeologi continuano e si spera in altre sorprese. Una cena tipica a base di ravioli ripieni di verdura o carne cotti a vapore molto buoni conclude la giornata ricca di emozioni. Il mattino seguente visitiamo nel quartiere musulmano la Grande Moschea che ha 1250 anni di storia ed è un complesso enorme che può ospitare sino a 1000 persone. Nella sala principale ovviamente non possiamo entrare. La sua presenza è dovuta alla forte presenza di popolazione islamica che sin dai tempi antichi si è insediata in questa città.

Guilin, città della cassia (albero locale con fiori profumati)

Sorge sul fiume Li in una zona carsica ricca di grotte e montagne verdeggianti. Arriviamo in aereo di notte e la mattina seguente ci attende una gita in motobarca di quattro ore sul fiume Li, detto “delle schegge di giada”, per ammirare i paesaggi che hanno ispirato nei secoli scrittori e pittori. Il tratto di fiume che percorriamo è limpido come un nastro blu che attraversa pinnacoli verdi. L’erosione dei venti ha creato forme irreali e fantasiose come il Picco del Loto Verde, il Monte del Vaso pulito, il Monte dell’Attesa del Marito e il Monte del Cappello, nomi poetici che soltanto i cinesi riescono ad attribuire alla natura. Uno scorcio con questi pinnacoli è stato stampato sul biglietto da 1 yuan. Su questo fiume sono famosi i pescatori che sulle loro zattere si facevano aiutare dai cormorani per la pesca infilando un anello nel collo del povero volatile che, non potendo inghiottire le prede grosse, le portava al pescatore. Pranziamo a bordo e sbarchiamo nel villaggio rurale di Yangshuo. Nel centro si trova l’antica via Xijie di 1400 anni, lunga 1 km e larga 8 m e costellata di edifici tradizionali cinesi con locali e pensioni a gestione familiare. Peccato che i turisti appena sbarcati siano letteralmente assaliti da venditori ambulanti. Nel pomeriggio visitiamo la Grotta del Flauto di Canna situata ai piedi della collina. La grotta è un’immensa caverna creata da fenomeni carsici. E’ lunga 500 m, cosparsa di stalattiti e stalagmiti che assumono forme pittoresche dai nomi fantasiosi: “il leone nella foresta all’alba”, “la cascata nella montagna”, “il palazzo di cristallo”, ecc. come soltanto la fantasia dei cinesi riesce a dare alla natura. Colpisce l’illuminazione da discoteca con luci colorate come non si vedono mai nelle grotte perché rovinano le concrezioni calcaree. Rientriamo a Guilin attraversando zone rurali di verdissimi campi coltivati a risaie, mais, alberi da frutta e verdura.

Guangzhou, Canton, la città delle capre

Il mattino successivo all’alba voliamo a Canton, situata sul Fiume delle Perle, con una storia di oltre 2800 anni, da qui partiva l’antica Via della Seta sul mare. Oggi è una metropoli ricca di siti storici come la Statua delle 5 capre simbolo della città collocata nel parco Yuexiu. Questo enorme parco è pieno di fiori che sbocciano tutto l’anno per il clima mite. Situato su una collina dietro il parco visitiamo la tomba del Re Wen dello stato Nanyue all’epoca della dinastia Han. La tomba ha 2000 anni e tra i reperti archeologici c’è il timbro d’oro del re Wen che fu il primo timbro della dinastia Han. Tappa al caratteristico mercato Qingping. E’ un labirinto di vicoli dove si sente l’aroma pungente di erbe secche come ingredienti della medicina cinese, ma poi si arriva in una zona del mercato più spiacevole: animali vivi stipati in gabbie anguste e parti di animali come corna di cervo, zampe di orso, tendini, cavallucci marini, tarantole e insetti disseccati. Non consiglio alle persone impressionabili la visita di questo mercato perché vedere animali vivi, tartarughe, serpenti e scorpioni nei catini non è un bello spettacolo e stringe il cuore. Si dice che i “cantonesi mangino qualunque cosa a quattro zampe, escluso il tavolo”! Nel centro storico della città si trova il Tempio dei 6 Baniani, alberi tipo ficus che ormai non ci sono più. E’ un tempio molto antico costruito nel 537 d. C. nato come reliquiario per una parte delle ceneri di Buddha. All’interno troviamo un nutrito numero di Buddha: quello paffuto che ride, quello in piedi con il bastone e altri tre dorati che rappresentano il passato, il presente e il futuro. Dalla Pagoda dei Fiori, edificio ottagonale a 17 piani, si gode uno splendido panorama sull’intera città. Il complesso è ricco di Templi e Torri che raccolgono le più celebri divinità cinesi difficili da riconoscere. Comunque l’insieme è davvero affascinante.Visitiamo il Tempio della famiglia Chen, antica architettura popolare del sud della Cina. Fu costruito nel 1890 con i soldi delle famiglie Chen di tutta la provincia ed è uno dei pochi templi familiari rimasti in Cina dopo la rivoluzione culturale. Era una famiglia di mercanti molto ricca e lo dimostra la grandezza delle numerose sale, i cortili, i mobili e le sculture disseminate ovunque. Oggi è il Museo dell’artigianato popolare. Chiudiamo la giornata con una cena tipica cantonese, la cucina Yue. Si basa su materie prime fresche, cottura raffinata, gusto leggero e fresco.

Hong Kong, l’isola tra oriente e occidente

Il giorno seguente partiamo dal porto di Canton diretti in catamarano a Hong Kong, dove arriviamo dopo 2,30 ore circa di navigazione. L’impatto visivo sulla città è noto perché sembra di essere in una metropoli occidentale. Data la mancanza di spazio, è una città che si sviluppa in altezza con i suoi edifici protesi verso il cielo. Ex colonia inglese restituita alla Cina nel 1997, Hong Kong è il simbolo del nuovo volto della Cina, un miscuglio tra Oriente e Occidente. Questa città ha una doppia anima, due culture che interagiscono tra loro la modernità e la tradizione, yin e yang, l’energia femminile e maschile con un fascino particolare di armonia e di equilibrio da scoprire poco a poco. E’ forse per questo motivo che il feng shui, scienza che ricerca l’armonia nella disposizione degli edifici, nell’arredamento e nei colori, è presente nella moderna Hong Kong. Il nostro albergo è sulla Nathan Road, il “Miglio d’oro” per i costi alle stelle degli immobili con un’infinità di negozi e locali di divertimento, dove andremo questa sera. Al termine della Nathan Road verso il mare arriviamo al porto, dove le luci colorate dei grattacieli illuminano la baia e donano riflessi scintillanti all’acqua. Una simpatica grossa papera gialla, simbolo della città, è ancorata vicino al pontile e viene molto fotografata. Nel pomeriggio ci attende una mini-crociera in sampan nella baia tra le giunche che costituiscono un villaggio galleggiante di ex-pescatori che oggi si guadagnano da vivere portando a spasso i turisti. Si racconta che una volta questa baia era una base di pirati. Di fronte all’Isola della Lingua di Anatra vediamo Aberdeen, il luogo di chi viveva sulle giunche, ma ora molti si sono trasferiti sulla terraferma e il luogo ha perso il suo fascino antico. Il giorno dopo andiamo alla scoperta dei diversi quartieri di Hong Kong. I grattacieli si affacciano sul porto Victoria, mentre dalla cima del Victoria Peak, una collina alta 550 m, si gode un’incantevole vista sulla baia. Il modo migliore per arrivarci è il Peak Tram che con un’inclinazione di 45° si arrampica in 8 minuti. Questa è la zona residenziale più esclusiva della città, dove la classe dirigente inglese amava vivere per sfuggire al caldo dell’estate. Facciamo un giro alla spiaggia più famosa di Hong Kong, Repulse Bay, molto affollata durante il week-end. Una fitta rete protegge la riva da eventuali incursioni di squali. Sulla baia troneggia la statua di Guanyin inserita nel tempio Kwan Yum che vale la pena di visitare per le numerose statue buddhiste colorate e adorne di gioielli. Avendo a disposizione ancora un giorno decidiamo di prendere il traghetto e raggiungere la penisola di Macau, ex-portoghese, dal temperamento latino, ritornata alla Cina nel 1999. Ci appare subito più tranquilla di Hong Kong e dall’atmosfera portoghese con graziose stradine, chiese e monumenti di epoca coloniale. Anche qui però stanno crescendo i grattacieli. Simbolo di Macau è la Cattedrale Sao Paulo che fu progettata da un italiano e costruita da un giapponese. Peccato che oggi sia rimasta soltanto la facciata perché la struttura fu distrutta durante un tifone.

Domani rientreremo in Italia alla fine del nostro tour. Ci ha colpito il fatto che i cinesi siano un popolo allegro e, specialmente coloro che vivono in piccoli villaggi rurali, guardino con curiosità gli occidentali. Noi siamo stati varie volte oggetto di richieste di foto insieme a loro o con i loro bimbi. Esprimono la felicità allargando le braccia a croce come per abbracciare il mondo. Peccato che parlino soltanto cinese, ma ci si capisce con sorrisi e gesti. D’altro lato nel mondo degli affari sono cinici, legati al soldo come il peggior capitalismo suggerirebbe. Forse ciò è dovuto al loro passato di mercanti e alla povertà con cui molti convivono tuttora. Si avverte un senso di rivalsa sociale realizzata attraverso l’arricchimento personale e, da parte dello Stato, la costruzione di grandi opere tecnologiche (dighe, ponti, treni veloci) e la gara di grattacieli più alti al mondo.

La cucina è stata ovunque varia e migliore di quella cinese che troviamo in Italia. Riso e zuppe di ogni tipo sono il filo conduttore. Varietà di carni, pesce, molte verdure, spaghetti di riso e di soia, tofu e frutta stagionale vengono serviti in abbondanza. La bevanda nazionale è il tè che si beve non zuccherato durante i pasti e in qualsiasi momento della giornata. Senza dubbio la Cina oggi è un Paese paradossale: da un lato le ritualità antiche e i suoi simboli, culla della civiltà antica, e dall’altro la modernità incalzante che copia l’occidente e la trasformazione della società. La Cina sta crescendo sul filo di modifiche radicali. Chissà se sarà facile per i Cinesi la ricerca della loro identità tra il passato e i cambiamenti che li proiettano nel futuro. Si respira un senso indecifrabile, immersi in una realtà variegata difficile da comprendere in un primo momento. Ma forse questo è il fascino della Cina.



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