Viaggio in Calabria … sognando il Perù!

Viaggio itinerante per tutta la Calabria, con una puntatina alle Isole Eolie
Scritto da: LucaGiramondo
viaggio in calabria … sognando il perù!
Partenza il: 01/08/2020
Ritorno il: 16/08/2020
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Viaggio in Calabria … sognando il Perù!

(by Luca, Sabrina e Leonardo)

Sabato 1 Agosto:

Doveva essere (per noi) una epica spedizione, al di là dell’oceano, alla scoperta di un popolo ed un luogo speciale come il Perù e invece, a causa del maledetto covid, eccoci qua in partenza per un viaggio nella cara e vecchia Italia (in tre invece che in cinque), senza nulla togliere alle straordinarie bellezze del nostro amato paese.

Così, cercando di uscire anche un po’ dai soliti schemi, dedicheremo le nostre ferie estive alla Calabria, regione che costituisce la punta dello stivale e, compresa fra due mari (Ionio e Tirreno), risulta essere ricca di storia e tradizioni … non disdegnando però anche una puntatina all’arcipelago delle Isole Eolie, situate in buona parte anche di fronte alle coste calabresi, ma appartenenti, amministrativamente parlando, alla Sicilia.

Prendiamo il via alle 9:35 del mattino, in una calda giornata di inizio agosto e un quarto d’ora più tardi entriamo in autostrada A14 a Forlì andando spediti verso sud, con le tre corsie dell’arteria che scorrono, seppure piuttosto piene. La nostra paura, infatti, è quella di rimanere imbottigliati nel traffico, viste le previsioni da bollino rosso, confermate dall’altro lato della carreggiata, completamente bloccato a causa di un camper ribaltato.

Alle 11:00 siamo ad Ancona e maciniamo chilometri senza intoppi, cosa che non si può certo dire, di nuovo, in direzione opposta alla nostra, nella quale un pazzo minaccia di gettarsi da un viadotto e ha fatto chiudere l’autostrada, che registra oltre dieci chilometri di coda … Lo vediamo il tipo mentre passiamo … ma alla fine non si getterà.

A Pescara sono le 12:30 e poco dopo facciamo sosta per un veloce pranzo al sacco.

Alla ripresa delle ostilità con l’asfalto registriamo il passaggio, intorno alle 14:30, nei pressi di Foggia, nel bel mezzo di un infuocato Tavoliere delle Puglie, dove il termometro segna, impietoso, +39 °C … e un’ora più tardi siamo a Bari.

Procediamo così, sempre spediti, favoriti da un traffico che si è quasi azzerato quando, poco dopo le 16:00, usciamo dall’autostrada A14 a Taranto ed imbocchiamo la Strada Statale 106 Ionica verso ovest.

Non c’è che dire: è filato tutto liscio nella sfida al bollino rosso e siamo in netto anticipo sulla tabella di marcia. Decidiamo così di fare una sosta fuori programma, nei dintorni della località di Metaponto, all’aera archeologica di Tavole Palatine, dove si trovano quindici splendide colonne architravate dell’antico tempio dorico dedicato alla dea Hera, risalenti al VI secolo a.C., che ci possiamo godere esplorando il sito, aperto a tutti e totalmente gratuito.

Scattiamo suggestive foto delle colonne, disposte su due file parallele, e poi risaliamo in auto così da percorrere l’ultimo tratto di strada di giornata (circa trenta chilometri) fino all’abitato di Nova Siri Scalo, dove prendiamo alloggio per la notte al Prima Luce B & B, un posticino tranquillo e molto ben curato situato sulle prime alture alle spalle del paese.

Per cena la ragazza della struttura turistica ci prenota gentilmente un tavolo al vicino ristorante Dual Blu, dove gustiamo buone pietanze, prima di chiudere definitivamente la giornata, ma proiettati verso la successiva, che sarà il via ufficiale all’esplorazione della Calabria.

Domenica 2 Agosto:

È piacevole la sveglia al Prima Luce B & B, nel bel mezzo della campagna lucana, da dove, dopo colazione, scendiamo a Nova Siri Scalo per le compere di giornata, prima di dare il via all’odierna tappa.

Pochi chilometri lungo la Strada Statale 106 Ionica ci portano a lasciare la Basilicata per entrare in Calabria e subito dopo deviamo verso l’interno per raggiungere, a breve distanza, il villaggio di Rocca Imperiale.

Ci fermiamo prima di tutto a fotografare il pregevole colpo d’occhio sul paese, che pare un angolo di presepe, con le case disposte a cascata sotto l’imponente sagoma della Rocca Sveva e poi raggiungiamo un parcheggio nei pressi del centro, dal quale ci avventuriamo lungo le sue caratteristiche viuzze.

Il borgo, annoverato fra i più belli d’Italia e scelto anche come set naturale da alcuni famosi registi, fra i quali Pupi Avati, fonda le sue radici nel XIII secolo, allorquando Federico II di Svevia vi fece erigere il possente castello.

Risaliamo così, non senza fatica, gli angusti vicoli dell’abitato, con interessanti scorci,

fino alle porte del castello e poi torniamo con calma all’auto per riprendere l’itinerario.

Da lì proseguiamo ancora per l’interno ed un altro pittoresco villaggio, ma subito incontriamo un cartello che indica la strada per giungervi interrotta per uno smottamento, allora ritorniamo sui nostri passi verso la costa e poi risaliamo, poco più avanti, di nuovo sulle montagne. In questo modo raggiungiamo prima la località di Montegiordano e poi continuiamo verso la nostra meta, che è il borgo di Oriolo, anch’esso catalogato fra i più belli d’Italia, ma incontriamo un altro cartello, che indica strada interrotta per frana … Questa volta però non ci scoraggiamo e proseguiamo. Veniamo così premiati, perché in realtà si passa e poco più tardi planiamo dall’alto di una strada a tornanti con belle viste sul paese di Oriolo, andando poi a parcheggiare nei pressi del centro.

A piedi ci rechiamo quindi alla scoperta della parte più antica dell’abitato, nella quale si trova il poderoso castello aragonese, che esploriamo palmo a palmo, fra interessanti ambienti di epoca medioevale e vasti panorami sui paesaggi circostanti.

Riconquistata l’auto, ormai in tarda mattinata, ci dirigiamo poi spediti verso valle e intorno a mezzogiorno giungiamo, in riva al Mar Ionio, nei pressi di Roseto Capo Spulico, allo splendido castello federiciano (Castrum Petrae), che si erge, impetuoso, a pochi metri dal profilo costiero.

Il maniero, risalente all’epoca normanna, fu ricostruito nel Duecento per volere dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, detto Barbarossa, che ne fece anche uso come dimora estiva, ed oggi fa bella mostra di sé, in scenografica posizione, per essere compreso fra le più spettacolari architetture dell’intera regione.

Scattate tutte le foto del caso, anche in affiancamento al curioso Scoglio dell’Incudine (un piccolo faraglione a forma di fungo che spunta dalle acque antistanti), ci fermiamo poi un po’ sul posto, approfittandone per un rinfrescante bagno e per consumare il nostro quotidiano pranzo al sacco.

Alla ripresa del viaggio lungo le strade della Calabria proseguiamo verso sud sulla Strada Statale 106 Ionica e poco dopo svoltiamo per l’interno in direzione del Massiccio del Pollino, ritenuto uno dei maggiori sistemi montuosi dell’Appennino, con cime che superano i duemila metri di quota.

Dopo circa 25 chilometri giungiamo così nel paese di Civita, sorto su di un’altura a picco sulle Gole del Raganello, una suggestiva forra rocciosa che si dipana fra scoscesi picchi. In questo modo, da un apposito belvedere, possiamo goderci il panorama sulla parte terminale del canyon e sul vertiginoso ponte del diavolo che l’attraversa, mente riceviamo una telefonata da Federico, nostro figlio, che è rimasto malauguratamente a piedi durante la sua partenza per le ferie, ma per fortuna nulla a cui non si possa porre rimedio, poi riprendiamo l’itinerario.

Ormai completamente schiavi dei saliscendi appenninici superiamo, con qualche difficoltà, l’abitato di Castrovillari e subito dopo giungiamo in vista della piramidale sagoma del paese di Morano Calabro, mentre dalle alte vette circostanti montano alcuni grossi nuvoloni.

Seguendo le indicazioni andiamo così a parcheggiare nei pressi del centro di questo borgo, definito il presepe del Pollino e pure lui annoverato fra i più belli d’Italia, per poi fare una breve passeggiata lungo i vicoli che s’inerpicano sulla collina, fino alle rovine del castello normanno, ma non restiamo eccessivamente affascinati dal luogo, forse per la sua troppa decadenza. Ci fermiamo allora nella piccola piazza a sorseggiare qualcosa di fresco, mentre i nuvoloni lasciano cadere qualche timida goccia di pioggia, e poi ripartiamo.

In questo modo imbocchiamo per un breve tratto l’autostrada A2 Salerno-Reggio Calabria, verso nord, per uscire quasi subito in direzione della costa tirrenica, lungo la Strada Provinciale numero 3.

Fra impervie montagne arriviamo così, a pomeriggio inoltrato, nel parcheggio della Grotta del Romito, un’interessante sito risalente al neolitico che ci apprestiamo a visitare.

Acquistati i biglietti e visionato un piccolo museo che introduce all’esperienza ci inoltriamo lungo un sentiero che conduce all’ingresso della grotta, dove si trovano alcune incisioni rupestri, fra le quali la più importante (a livello addirittura europeo) è un graffito, su di un grande masso, raffigurante un bovide (il cosiddetto bos primigenius): stupefacente opera databile fra i 14 e i 12.000 anni fa! Tutto intorno poi alcuni scavi hanno portato alla luce sepolture risalenti più o meno alla stessa epoca, ovvero quella dell’homo sapiens nell’era paleolitica.

La grotta, piccola nel suo genere, culmina infine in un piccolo e freddo anfratto ricco di stalattiti e stalagmiti: un quadretto interessante, ma nulla in confronto ai graffiti preistorici.

Completata in questo modo l’ultima visita di giornata, con una infinità di curve, guadagniamo la costa tirrenica della Calabria nella cittadina di Scalea, dove andiamo a prendere alloggio al B & B Casa Alessandro, una struttura molto semplice, ma che soddisfa appieno le nostre esigenze.

Più tardi, infine, usciamo a cena, nei paraggi, al Ristorante Il Corsaro e poi torniamo in camera a riposare, al termine di un’apprezzabile ma intensa giornata.

Lunedì 3 Agosto:

Oggi primo capitolo del viaggio completamente dedicato al mare, e anche con pochissimi chilometri da percorrere … in completo relax.

Dopo la colazione offerta dal B & B nel vicino bar-pasticceria prendiamo strada e, fatta una provvidenziale spesa, ci avviamo a nord di Scalea lungo la costa, che in questo tratto è alta e scoscesa.

Poco più tardi scendiamo così dalle alture in direzione dell’ampia spiaggia di Praia a Mare, prospiciente la severa Isola di Dino, dove eravamo stati in occasione di un precedente viaggio. Questa volta però andiamo nell’insenatura poco più a sud, ma neanche qui ci fermiamo, perché dopo aver parcheggiato l’auto nel suo punto più meridionale, a piedi scavalchiamo un promontorio per giungere alla più appartata spiaggia del Lido i Gabbiani, al cui centro si erge il cosiddetto Scoglio dello Scorzone.

Lì affittiamo un ombrellone con due lettini (non proprio economici) e alleggeriti degli zaini proseguiamo camminando lungo il bagnasciuga, fino alle asperità che delimitano la baia, dove, fra grandi massi, si apre un angusto tunnel scavato nella roccia. Lo attraversiamo e arriviamo in una piccola insenatura, dalla quale il sentiero si arrampica su di un irto sperone. In questo modo ci affacciamo dall’alto sull’incredibile spiaggia dell’Arcomagno.

È davvero sorprendente questo luogo, perché nella nostra vita di incalliti viaggiatori, grazie a Dio, abbiamo avuto la possibilità di vedere tante bellezze naturali, ma mai ci era capitato un azzurro specchio d’acqua delimitato su di un lato da una classica mezzaluna di sabbia e sull’altro da un’alta parete rocciosa, nella quale si apre uno scenografico arco che dà verso il mare aperto.

Meravigliati scendiamo alla piccola spiaggia e lì ci fermiamo per goderci un bagno a dir poco originale, quindi restiamo a deliziarci dell’impareggiabile vista sull’Arcomagno, ma anche dei panorami che si gustano, sulla costa, lungo l’ardito sentiero che proviene da sud, spesso chiuso per motivi di sicurezza.

Poco prima di mezzogiorno la splendida ma esigua baia fra le rocce, a dispetto del covid e degli assembramenti, è traboccante di gente, così ci avviamo pian piano sulla via del ritorno alla spiaggia del Lido i Gabbiani, nella quale, dopo un piacevole e lunghissimo bagno immersi nelle acque azzurre e trasparenti che la lambiscono (nonostante lo scuro fondale), pranziamo protetti dal nostro prezioso ombrellone.

Il pomeriggio lo trascorriamo poi nell’ozio più completo, praticando la più classica delle vite balneari, fin quasi a sera, quando, ormai al termine della giornata, facciamo ritorno al vicino Arcomagno, per assaporare lo spettacolo del tramonto (di nuovo in compagnia di tanta altra gente), con il disco solare che scende proprio al centro dell’arco … la ciliegina sulla torta di una bella, ma anche calda giornata, una condizione quest’ultima che da domani, viste le previsioni, cambierà, ma, speriamo, non più di tanto.

L’esperienza, più che positiva, del tramonto all’Arcomagno ci ha fatto fare tardi, così, una volta tornati al B & B, usciamo per cena ben oltre le 21:00. Un ritardo che viene poi amplificato dal ristorante siciliano Vularie, al quale ci siamo affidati. In questo modo ci alziamo da tavola quasi alle 23:00 e subito dopo andiamo dritti a nanna, verso la prossima tappa lungo le strade della Calabria.

Martedì 4 Agosto:

Come da previsioni si prospetta una mattinata con tante nuvole … non il massimo, ma almeno non piove e, soprattutto, non abbiamo in programma una giornata di mare.

Partiamo da Scalea poco dopo le 9:00 e andiamo a sud lungo la costa per circa cinquanta chilometri fino all’abitato di Paola, dove ci fermiamo per dare un’occhiata al Santuario di San Francesco di Paola, il santo patrono della regione, particolarmente venerato a giudicare dall’ampio parcheggio per i fedeli, nel quale lasciamo l’auto.

Il santuario, situato alle spalle del paese in una verde vallata costeggiata da un torrente, affonda le sue radici nel XV secolo, allorquando i primi seguaci di Francesco cominciarono ad aggregarsi. Di quell’epoca rimane il primitivo oratorio, situato nei sotterranei, ma non accessibile causa covid, così come la cosiddetta “zona dei miracoli”. Allora ci accontentiamo di fotografare la facciata della basilica e dopo una veloce visita dei suoi interni torniamo al nostro mezzo per riprendere l’itinerario.

Da Paola cominciamo a salire verso le montagne, in direzione del capoluogo, Cosenza, laddove si accumulano grossi nuvoloni. Superata però una lunga galleria, a sorpresa, il meteo cambia e ci ritroviamo al sole, sotto ad un bel cielo azzurro … meglio così!

Transitati in questo modo nei pressi della città ricominciamo a prendere quota seguendo le indicazioni per il Parco Nazionale della Sila, istituito allo scopo di preservare le aree di grande interesse ambientale comprese nel più vasto altopiano d’Europa, fra cime che sfiorano i duemila metri di altezza.

La Strada Statale 107 Silana-Crotonese è però chiusa per lavori, così dobbiamo fare una lunga e tortuosa deviazione per guadagnare le zone più alte del parco, dove si trova uno dei luoghi di maggiore interesse, ovvero la Riserva dei Giganti della Sila, che, gestita dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) custodisce un magnifico bosco ultracentenario.

Intorno alle 12:30 parcheggiamo nei pressi dell’area e a piedi ci dirigiamo verso il suo ingresso per visitarla. Subito dopo ci avviamo così lungo i sentieri e le passerelle in legno che si snodano fra veri e propri monumenti della natura: 58 colossali pini larici, piantati nel Seicento dai baroni Mollo, allora proprietari della tenuta, che sfiorano i 45 metri di altezza e i due di diametro e che si possono considerare l’ultima maestosa testimonianza dell’antica Silva Brutia, celebrata dagli scrittori latini … Certo, meno della metà, in fatto di dimensioni, rispetto alle sequoie giganti della California, ma comunque un risultato notevole, sia per l’Italia che per l’intera Europa.

Così facendo in meno di un’ora completiamo lo splendido percorso turistico nella selva, molto ben strutturato rispetto alla decadenza di altre aree del parco, e poi riguadagniamo l’auto per pranzare con i nostri soliti panini.

Successivamente riprendiamo il viaggio, cominciando a scendere dall’altopiano in direzione del versante ionico della Calabria, e dopo circa 25 chilometri arriviamo nell’intricato paese di San Giovanni in Fiore.

Lo definiamo intricato perché, nonostante il navigatore, brighiamo non poco lungo le sue strette vie prima di giungere nei pressi dell’interessante Abbazia Florense, uno dei più grandi edifici religiosi della regione, le cui origini risalgono al XIII secolo, quando i monaci florensi lo fecero erigere in stile romanico e in sostituzione della precedente chiesa, edificata dal fondatore dell’ordine, Gioacchino da Fiore e distrutta da un incendio.

Varchiamo così il portale gotico per ammirare l’unica imponente e spoglia navata, prima di scendere alla cripta, che ospita le spoglie di Gioacchino poi usciamo all’aperto per andare a vedere l’elegante abside e, nei paraggi, uno scenografico arco normanno risalente al 1200, che è un po’ il simbolo del paese.

Ripresa nuovamente strada continuiamo a scendere dalla Sila e dopo un’infinità di curve arriviamo in vista del villaggio di Santa Severina, dalle antichissime origini, chiamato alche la “Nave di Pietra”, per la sua posizione in cima ad un enorme sperone di tufo.

Andiamo a parcheggiare proprio sotto al poderoso castello normanno e da lì, a piedi, ci dedichiamo all’esplorazione del borgo (uno dei più belli d’Italia e a giusta ragione).

Prima di tutto vediamo la piccola Chiesa di Santa Filomena, interessante esempio di architettura bizantino-normanna, risalente all’XI secolo e formata da due cappelle sovrapposte, poi arriviamo al “Campo”, nome con il quale gli abitanti di Santa Severina chiamano la loro piazza, a causa del suo uso come piazza d’armi nell’antichità.

In questo vasto spazio allungato ed irregolare prospettano tutti i più importanti edifici del borgo, a partire dalla bella Cattedrale di Santa Anastasia, eretta fra il 1274 ed il 1295, i cui interni risultano particolarmente decorati, ma anche il piccolo Battistero di Santa Severina, unico esempio bizantino pervenuto ai nostri giorni ancora integro, di forma circolare e con quattro appendici.

Sul lato diametralmente opposto del Campo dà invece l’imponente sagoma del castello detto Carafa, ma anche di Roberto il Guiscardo, il re normanno che ne ordinò la costruzione nell’XI secolo.

Il maniero è il simbolo indiscusso del paese e un’opera militare tra le più complesse e belle di tutta la Calabria, cinta da possenti mura merlate e composta da un mastio centrale con quattro torrioni angolari, che visitiamo palmo a palmo, assaporando anche i panorami che si godono sul paesaggio circostante, che spazia fino alle coste del Mar Ionio.

Verso le 18:00 completiamo così, con soddisfazione, la visita di Santa Severina e subito dopo ci avviamo per strada all’epilogo della tappa.

Così facendo, in breve, giungiamo nell’abitato di Le Castella dove, nella prima periferia, prendiamo alloggio per due notti all’Hotel Il Corsaro e dove in serata usciamo a cena in centro, al Ristorante III Millennio. Qui ceniamo bene, con bella vista sul vicino castello aragonese, ma non all’aperto, perché nel frattempo si è alzato un forte vento, che poi ci invita a fare ben presto rientro alla base, concludendo comunque un altro bel capitolo della vacanza.

Mercoledì 5 Agosto:

Oggi c’è in previsione un meteo estremamente variabile, ma quando ci alziamo splende un magnifico solleone.

Facciamo colazione in hotel e poi partiamo per Capo Colonna, il punto più orientale della Calabria, che dista circa 25 chilometri da Le Castella.

Per strade secondarie, poco trafficate, in men che non si dica conquistiamo il capo, presso il quale, prima di tutto, andiamo a visitare l’omonimo parco archeologico, completamente gratuito, grazie alla solita, italica, disorganizzazione.

Qui si trovano le rovine dell’antico Tempio di Hera Lacinia, che fu uno dei santuari più importanti della Magna Grecia, dall’età arcaica fino al IV secolo a.C. … Di vere e proprie rovine però si tratta, perché di tutto quanto rimane solo una unica, seppur suggestiva, colonna, che si erge fiera di fronte al Mar Ionio … il resto sono solo tracce di mura e fondamenta.

Nelle vicinanze si trovano anche uno storico faro, di origini ottocentesche, ed un dignitoso Museo Archeologico, in teoria meritevole di una visita, ma in pratica chiuso per covid. Ci spostiamo allora in auto al capo vero e proprio, dove si trova la caratteristica chiesetta medioevale di Santa Maria, fiancheggiata da una torre di avvistamento risalente al XVI secolo, che osserviamo brevemente prima di avviarci verso la parte più balneare della giornata.

Torniamo sui nostri passi verso sud per una manciata di chilometri e poi deviamo in direzione della costa per raggiungere la Spiaggia di Marinella, compresa entro l’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto.

Parcheggiata così l’auto lungo una strada senza uscita continuiamo a piedi sulla sinistra della baia fino a conquistare una punta sabbiosa, protetta da alcuni scogli naturali: un bel posticino, con mare calmo e trasparente, nel quale siamo intenzionati a trascorrere almeno tutto il resto della mattinata.

Ci godiamo subito un bagno, mentre il cielo pian piano si riempie di nuvole sempre più minacciose, fino a quando, verso mezzogiorno, un temporale ci sfiora, passando poco più a nord e facendo fuggire la quasi totalità dei bagnanti. Noi invece resistiamo e a giusta ragione, perché di lì a poco torna a splendere il sole.

Più tardi pranziamo e intorno alle 14:30 arriva un altro temporale, che questa volta sembra proprio venire verso di noi, allora raccogliamo tutto l’armamentario e ci avviamo spediti in direzione della nostra auto … Ottima intuizione, perché saliamo a bordo dribblando le prime gocce e appena chiusi gli sportelli si scatena un violento acquazzone.

Partiamo così in direzione sud, sotto la pioggia battente, alla ricerca di un lido più … asciutto, cosa non facile, ma possibile vista la grande variabilità odierna del meteo.

Lungo il tragitto infatti smette di piovere e quando arriviamo alla prescelta Spiaggia di Le Cannella splende un bel sole. Parcheggiata così l’auto nelle vicinanze andiamo a prendere posto in questo vasto arenile, dalla sabbia rossastra (come la cannella, appunto) e bagnata da acque limpide ed invitanti, quanto di meglio si possa desiderare per concludere degnamente la giornata.

Consumiamo subito un piacevole bagno e poco più tardi ci sfiora, di nuovo, un temporale, che sfila leggermente più a nord, lasciando poi spazio definitivamente al sole.

In questo modo, anche con un pizzico di fortuna, arriviamo positivamente a sera, allorquando, dopo aver banchettato con un’ottima cena da Tipico e Piccante (un ristorantino con eccellenti prodotti locali), nel centro di Le Castella, rientriamo per trascorrere la seconda ed ultima notte all’Hotel Il Corsaro, che ha svolto appieno la sua funzione.

Giovedì 6 Agosto:

In barba alle incerte previsioni, quando scostiamo le tende della camera, splende invece un bel sole. Così facciamo colazione e check-out, lasciando in deposito le valigie, che torneremo a prendere nel pomeriggio, quindi ci dirigiamo, a brevissima distanza, verso la spiaggia di Le Castella.

Una volta parcheggiata l’auto però non andiamo subito al mare, bensì verso il centro del paese, così da fotografare lo splendido Castello Aragonese, che si erge su di un isolotto prospicente l’abitato, circondato da acque turchesi e collegato alla terraferma mediante un sottile istmo di scogli.

L’attuale roccaforte, edificata nel XV secolo, poggia su fondamenta risalenti alla Magna Grecia, un fortilizio che nel tempo fu usato anche dai romani e da Annibale mentre batteva in ritirata. Il castello però non ospitò mai la nobiltà locale, infatti rivestì funzione prettamente difensiva e, spesso attaccato dai turchi, rimase popolato fino agli inizi dell’Ottocento, quando gli abitanti si trasferirono sulla terraferma dando vita all’odierno villaggio.

La visita al maniero, inserito in un magnifico contesto, risulta però di breve durata, perché è chiuso per restauri e quindi visibile solo esternamente, così possiamo ben presto dedicarci alla vicina e bella spiaggia.

Guadagnato l’arenile ci accaparriamo un buon posto nel quale piantare il nostro ombrellone e subito corriamo in acqua a goderci un lungo bagno, mentre la mattinata scivola via piacevolmente.

Verso mezzogiorno cominciano invece a montare parecchie nuvole da ovest e poco più tardi pranziamo in spiaggia rimanendo sulle nostre posizioni, ma invano, perché intorno alle 14:00 comincia a scendere pioggia, prima qualche goccia e poi sempre più fitta, allora scappiamo in fretta e furia, limitando i danni, ma giunti in auto ci guardiamo in faccia sconsolati e a corto di idee per il proseguo della giornata.

Proviamo a spostarci, quindici chilometri più a nord, ad un’altra spiaggia, quella di Cavallucci, dalla sabbia rossastra come Le Cannella, ma è zuppa di pioggia e incupita dalle nuvole, che non hanno la minima intenzione di aprirsi.

A questo punto non ci rimane che tornare in hotel a recuperare le valigie e quindi partire in anticipo per il tratto di trasferimento che ci porterà al termine della tappa.

Sotto ad una pioggia incessante e a tratti torrenziale andiamo lungo la costa ionica verso Catanzaro (il capoluogo di regione) e superata la città ci apprestiamo ad attraversare la Calabria nel suo tratto più stretto, per tornare in direzione del litorale tirrenico. In questo modo ci lasciamo alle spalle il maltempo, ritrovando il sole ed il cielo azzurro.

Giunti al mare nei pressi di Lamezia Terme seguiamo l’autostrada A2 verso sud per una manciata di chilometri, fino a Pizzo Calabro, dove usciamo per seguire le indicazioni che portano alla celebre località di Tropea.

Nel tardo pomeriggio, ma comunque in netto anticipo rispetto alle previsioni, arriviamo così sulle prime alture alle spalle di Tropea, nella frazione di Gasponi, al B & B Le Mulinare, che ci ospiterà per le prossime dieci notti e quindi fino alla fine del viaggio, poi, più tardi, andiamo a cena, nei pressi del paese di Caria, allo spartano Ristorante Torre Galli e lì mangiamo anche molto bene, mettendo così una pezza ad una giornata piuttosto travagliata.

Venerdì 7 Agosto:

Il meteo non sembra proprio darci tregua, perché in previsione c’è un’altra giornata di grande incertezza, anzi, intorno alle 9:00 scoppia un forte temporale, che poi va pian piano in esaurimento. In questo modo saltano però tutti i piani in progetto e scattano quelli di riserva.

In auto partiamo verso il capoluogo Vibo Valentia, che dista una ventina di chilometri, e lì andiamo dritti al suo Castello Normanno, edificato probabilmente sulle vestigia dell’antica Acropoli di Hipponion, in cima al colle che domina l’abitato.

Al suo interno è ospitato anche il Museo Archeologico Nazionale intitolato a Vito Capialbi, colui che nell’Ottocento raccolse i primi reperti a testimonianza della vita della città, dall’insediamento greco di Hipponion alla colonia romana di Valentia.

Ci immergiamo così per oltre un’ora fra ceramiche corinzie, antiche monete, statuette votive ed elmi di bronzo, oltre al principale reperto del museo, ovvero una preziosa laminetta aurea riportante una iscrizione in dialetto dorico, poi usciamo all’aria aperta, dove nel frattempo è tornato a splendere il sole … chissà per quanto però.

Fiduciosi, al termine della visita, andiamo comunque in direzione di Tropea, chiamata anche la “Perla del Tirreno” e situata al centro della cosiddetta Costa degli Dei, che è luogo di antiche leggende e storie millenarie. Si dice infatti che a fondarla si stato Ercole, di ritorno dalla Spagna e dalla sua impresa delle Colonne d’Ercole.

Qui andiamo a parcheggiare quasi in centro ed in riva al mare, che oggi risulta essere piuttosto mosso. Confidando però nella tenuta del sole affittiamo un ombrellone e due lettini, poi, dopo un veloce pranzo, ci dedichiamo alla visita di Tropea, lasciando le nostre cose in spiaggia.

Prima di tutto saliamo, mediante una ripida scalinata, alla più nota chiesetta della città, quella di Santa Maria dell’Isola, presente in tutte le più famose vedute di Tropea e situata in cima ad uno sperone di tufo.

Le sue radici affondano nell’antichità, ma l’edificio attuale, circondato da giardini che offrono pregevoli scorci sull’abitato e sul bellissimo mare circostante, conserva ben poco dell’originaria struttura, essendo stata completamente ricostruita in epoca gotica.

Subito dopo, mediante un’altra irta serie di gradini, accediamo al centro storico, ubicato alla sommità di un’ampia e piatta rupe rocciosa, dalla quale si possono godere eccezionali panorami sull’antistante tratto di mare.

Una passeggiata lungo stretti e caratteristici vicoli ci porta poi alla scoperta della centralissima Piazza Ercole, la più importante di Tropea, contornata da interessanti palazzi, ma anche della Cattedrale di Maria Santissima di Romania, un bell’esempio di architettura normanna risalente al XIII secolo, che però troviamo chiusa.

Tornati, in seguito, al mare e al nostro ombrellone quando è ancora primo pomeriggio corriamo subito a rinfrescarci tra le onde, quindi andiamo alla scoperta di grotte e anfratti situati nella costa sotto a Santa Maria dell’Isola e in questo modo facciamo piacevolmente sera … ottimo risultato, se si pensa che doveva essere una giornata di maltempo! … Solo il mare non è stato il massimo essendo piuttosto mosso, cosa che invece ha divertito non poco il piccolo Leo.

Per concludere in serata andiamo a cena prima del solito al vicino Ristorante Il Giardino, perché Leonardo vuole vedere la partita di calcio nella quale si diverte molto meno e la Juve esce mestamente dalla Champions League … Meglio in questo caso sdrammatizzare e pensare al proseguo della vacanza.

Sabato 8 Agosto:

Appreso dell’esonero (giusto) del signor Sarri dalla Juventus, partiamo per una prima parte di giornata a carattere prettamente culturale… un programma di visite azzeccato, infatti non è previsto bel tempo, per cui, balnearmente parlando, non ci perderemo nulla.

Il nostro obiettivo è il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, per il quale abbiamo una prenotazione (causa covid) per le 10:20 di questa mattina.

Prendiamo così il via da Gasponi intorno alle 8:30 e dopo trenta chilometri ed una infinità di saliscendi, che ci fanno perdere tanto tempo, entriamo finalmente in autostrada A2 verso sud.

In questo tratto più scorrevole recuperiamo gran parte del ritardo, fino all’uscita di Villa San Giovanni, dove ci troviamo fermi in coda per il traffico diretto all’imbarco per la Sicilia … una coda però, tutto sommato, accettabile perché alla fine emergiamo senza patemi dall’ingorgo e poco dopo le 10:00 parcheggiamo sul lungomare di Reggio Calabria, a due passi dalla nostra meta.

Puntuali ci presentiamo così all’ingresso, per dedicarci alla visita del più noto museo calabrese, nato da un’idea risalente ai primi anni del Novecento di realizzare un grande polo museale dedicato alla Magna Grecia ed inaugurato nel 1959. Più di recente poi, nel 2016, è stato riaperto dopo una chiusura per restauri, con una nuova, importante riorganizzazione, che si sviluppa, in ordine cronologico, dalla preistoria alla romanizzazione della Calabria.

In questo modo iniziamo dal secondo piano e dalla sezione che espone i reperti più antichi, fra i quali anche quelli provenienti dalla Grotta del Romito, vista dal vivo nei primi giorni del viaggio.

Scendiamo quindi al primo piano per immergerci fra le testimonianze della Magna Grecia, dove spicca la sezione dedicata ai santuari, che espone magnifiche decorazioni e alcuni gruppi scultorei sorprendenti, come il cosiddetto Cavaliere di Marafioti e i Dioscuri Castore e Polluce, tutti provenienti dal tempio dorico di Locri Epizefiri.

Al piano mezzanino, infine, osserviamo i ritrovamenti di epoca romana. Ma la visita al museo culmina con la stanza che ospita i famosissimi Bronzi di Riace, due veri e propri capolavori della bronzistica del V secolo a.C., rinvenuti nel 1972 nelle acque del Mar Ionio prospicenti la cittadina di Riace … Non c’è che dire, sono bellissimi e per un po’ rimaniamo, emozionati, a contemplarne la perfezione, in un ambiente forse troppo buio, ma probabilmente adatto perché la luce potrebbe risultare a loro dannosa.

Nella stessa stanza si trovano anche i cosiddetti Bronzi di Porticello: due teste di eccezionale fattura chiamate di Basilea e del Filosofo, ma quest’ultima è mancante, perché in prestito ad una mostra temporanea.

Soddisfatti dell’esperienza ci avviamo così verso l’uscita, ma restiamo bloccati dentro al museo, perché nel frattempo si è scatenato un furibondo temporale che ci fa attendere circa un’ora prima di placcarsi.

Quasi alle 13:00 riconquistiamo finalmente la nostra auto e con quella partiamo subito verso sud lungo la costa dello Stretto di Messina, con la sagoma dell’Etna che emerge prepotentemente, fra le nuvole, nel vicino e confuso profilo costiero siciliano.

Così facendo, dopo una trentina di chilometri e poco prima di Melito di Porto Salvo, deviamo verso l’interno per raggiungere il villaggio fantasma di Pentedattilo, mentre per fortuna è tornato a splendere il sole.

Giunti dove termina la strada pranziamo con i nostri panini e poi andiamo alla scoperta del paese, che prende il nome dalla forma della roccia su cui sorge, simile ad una gigantesca mano di pietra (penta e daktilos, cioè cinque dita).

Il borgo, abbandonato dai suoi abitanti per motivi migratori e per effetto di continue minacce naturali, offre scorci davvero suggestivi, ma bisogna fare attenzione, perché la decadenza sta prendendo un eccessivo sopravvento e forse sarebbe opportuno un serio programma di recupero, prima che sia troppo tardi.

Alla ripresa delle ostilità con l’asfalto torniamo sui nostri passi verso Reggio Calabria. La superiamo e, dopo una decina di chilometri, usciamo dall’autostrada A2 per l’abitato di Scilla, epico luogo che fu dimora dell’omonimo mostro, contrapposto al siciliano Cariddi, all’imbocco dello Stretto di Messina, ma anche storica cittadina, che fonda le sue radici nella geografia della Magna Grecia.

Qui ci dedichiamo prima di tutto a Piazza San Rocco per vedere la baia di Marina Grande (o delle Sirene) dall’alto, dominata dalla massiccia sagoma del medioevale Castello dei Ruffo, quindi scendiamo al mare per trascorrere in spiaggia il resto della giornata.

Troviamo a fatica un parcheggio per la nostra auto e poi andiamo a ritagliarci un po’ di spazio lungo la pietrosa battigia, bagnata da acque azzurre e trasparenti, ma ancora un po’ mosse a causa del meteo instabile … Meteo che però non fa più le bizze e ci permette di arrivare piacevolmente a sera.

Da Silla occorre, infine, ancora un’ora di strada per tornare a Tropea, così arriviamo un po’ lunghi e ci rechiamo a cena, nei paraggi del B & B, ben oltre le 21:00, al Ristorante La Casareccia, strapieno di gente locale, essendo sabato sera, poi andiamo dritti a nanna, perché domattina ci aspetta, come da programmi, una levataccia che ci porterà, nel cuore del Mar Tirreno, alle Isole Eolie.

Domenica 9 Agosto:

La sveglia suona alle 6:00 e con sollecitudine ci prepariamo a partire per l’escursione, da noi organizzata, che ci porterà, per i prossimi due giorni, a scoprire l’intrigante arcipelago delle Isole Eolie: sette frammenti di terra vulcanica sparsi nel Tirreno orientale, davanti alle coste della Calabria e della Sicilia, ma ricadenti in provincia di Messina e quindi, a tutti gli effetti, siciliani.

Poco dopo le 7:00 siamo al porto di Tropea e ritirati i biglietti saliamo sulla motonave della Savadori Navigazione, che alle 7:45 salpa per l’isola di Stromboli, la più orientale, ma anche settentrionale, delle Eolie, che si estende per circa 12 chilometri quadrati e comprende l’omonimo vulcano, uno dei più attivi del mondo, che si eleva a 926 metri sul livello del mare.

Dopo circa 1 ora e 30 di navigazione approdiamo sull’isola dove, appena sbarcati, salutiamo tutti i nostri compagni di viaggio, perché loro prenderanno parte ad una escursione più breve che rientrerà in giornata, mentre noi seguiremo un’altra rotta.

Scattiamo qualche foto dell’imponente cono vulcanico, che ogni tanto sbuffa ed è sovrastato dal classico pennacchio di fumo, ma anche della nera spiaggia ai suoi piedi e poi saliamo sull’aliscafo della Liberty Lines che, passando per le isole di Panarea, Salina e Lipari ci porta alla prima vera e propria meta del nostro viaggio dentro al viaggio, ovvero l’isola di Vulcano.

Vulcano … il nome è tutto un programma, non per niente i suoi circa 20 chilometri quadrati si devono alla fusione di più crateri e nella mitologia greca in questa terra si riteneva vi fossero le fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro, che aveva per aiutanti i Ciclopi. Successivamente i Romani ribattezzarono il dio Efesto col nome di Vulcano e conseguentemente l’isola venne così chiamata … ed è da qui che derivano i termini vulcano e vulcanesimo.

L’isola è affascinante, dominata com’è dall’imponente sagoma del Gran Cratere, sul quale varrebbe la pena salire a piedi, ma occorrono circa tre ore e noi abbiamo a disposizione solo la metà del tempo.

Appena sbarcati osserviamo allora la famosa pozza di fango di Vulcano, nella quale avremmo voluto bagnarci, ma che sapevamo essere chiusa … per covid? … No, per un sequestro preventivo … Probabilmente uno dei soliti pasticci all’italiana!

Allora catturiamo qualche scatto e poi proseguiamo per la vicina Spiaggia di Acque Calde, situata proprio nel tratto di costa antistante la pozza.

Qui, nelle azzurre acque del Tirreno, a pochi metri dal bagnasciuga, si manifesta un eccezionale fenomeno naturale: alcune fumarole emergono, infatti, dal basso fondale scaldando l’acqua e dando vita ad alcuni primordiali idromassaggi, che ci fanno godere di una esperienza a dir poco unica e piacevole. Peccato solo che il tempo voli, obbligandoci ben presto a riguadagnare la spiaggia, per pranzare e per avviarci, subito dopo, verso il porto e l’appuntamento con l’aliscafo.

Che rabbia però, non c’è stato neanche il tempo per andare a vedere la nerissima Spiaggia di Levante e poi, dopa la corsa per arrivare all’imbarcadero, apprendiamo che il traghetto della Liberty Lines è in ritardo … di quasi mezzora.

Alla fine, un po’ contrariati ma soddisfatti, affrontiamo poi le Bocche di Vulcano, il braccio di mare largo 750 metri che ci divide dalla vicina isola di Lipari, la più grande (37 chilometri quadrati) e popolosa dell’arcipelago, nella quale ci fermeremo per la notte.

Appena sbarcati ci rechiamo al vicino Autonoleggio Pit Stop per affittare un’auto con la quale fare un veloce giro dell’isola, alla scoperta dei punti di maggiore interesse … e poco più tardi prendiamo il via, a bordo di una dignitosa Fiat Panda, verso nord lungo la costa.

In questo modo attraversiamo il paese di Canneto e subito dopo arriviamo, in località Porticella, alla zona in cui c’erano le famose cave di pomice di Lipari, attive fin dal XIII secolo e chiuse definitivamente nel 2007, allo scopo di evitare ulteriori gravi danni ambientali.

Lì andiamo a fotografare la singolare spiaggia, bagnata da azzurre acque lattiginose, a causa della polvere di pomice, e circondata da fatiscenti strutture minerarie, che sono sì una interessante testimonianza di archeologia industriale, ma si presentano in uno stato davvero pessimo e richiederebbero urgenti interventi di messa in sicurezza.

Dopo questa insolita visita riprendiamo il periplo dell’isola, doppiando il lato settentrionale di Lipari e poi salendo di quota lungo una strada che si allontana dal profilo costiero, con il panorama che spazia quasi sull’intero arcipelago: da Stromboli a Panarea, poi la più vicina Salina e, in lontananza, verso ponente, Filicudi e Alicudi.

Seguendo un’angusta deviazione conquistiamo quindi uno dei punti più elevati dell’isola, dove si trova la Chiesa Vecchia di Quattropani, così conosciuta e chiamata da tutti i locali, che in realtà è il Santuario di Maria Santissima della Catena, antico luogo di culto eretto nella seconda metà del XVI secolo … Niente di architettonicamente eccelso, però le semplici linee geometriche di questo piccolo edificio bianco si stagliano magnificamente sul grandioso panorama che abbraccia tutto l’arcipelago, rendendo il luogo un privilegiato balcone sul Mar Tirreno.

Ripresa nuovamente strada con la prua rivolta a sud arriviamo anche al cosiddetto Belvedere di Quattrocchi, il cui toponimo è nato dalla tradizione che implica la necessità di avere quattro occhi per apprezzare appieno lo spettacolare scorcio, aperto sulla frastagliata costa sottostante e sull’Isola di Vulcano in lontananza.

Scattate le dovute foto del caso torniamo quindi verso Lipari città e, passati a vedere anche la curiosa Chiesa dell’Annunziata, fronteggiata da una lunga scalinata di tufo, ci dirigiamo verso l’estrema punta meridionale dell’isola, dove si trova l’Osservatorio Geofisico.

Già dal parcheggio il panorama è notevole, ma è seguendo un breve sentiero fra la macchia mediterranea che diventa strepitoso. Si giunge infatti in un vertiginoso tratto di costa, che si affaccia sui sottostanti Faraglioni di Lipari e sulla dirimpettaia Isola di Vulcano, il tutto nella calda luce del tardo pomeriggio … una splendida esperienza, sicuramente la migliore del nostro breve tour dell’isola.

Riconquistato l’osservatorio ci rechiamo infine a consegnare l’auto, completando felicemente il giro turistico, e subito dopo, a piedi, andiamo verso il centro dell’abitato alla ricerca della nostra sistemazione, che si trova nello strettissimo Vicolo Montesanto.

Prendiamo così alloggio nell’affabile appartamento “Il soffio di Eolo” e poi usciamo per cena, nelle vicinanze, a Marina Corta, al Ristorante Nenzyna, e qui mangiamo bene, ma sarà il pasto più costoso del viaggio.

Lunedì 10 Agosto:

Al risveglio nell’appartamento “Il soffio di Eolo” del dio dei venti non c’è proprio traccia, perché fa un caldo infernale, in più Leonardo non sta proprio benissimo e forse ha anche qualche linea di febbre. Subito ci viene in mente il maledetto covid, ma poi propendiamo per una semplice raffreddata, così gli somministriamo una provvidenziale tachipirina e poi diamo il via alla nuova giornata.

Scesi in strada ci dedichiamo prima di tutto alle viuzze del centro storico di Lipari, camminando fra interessanti scorci fino a Marina Corta, che offre una delle più caratteristiche vedute della città, poi saliamo alla cittadella fortificata: un insieme di edifici realizzati sulla rocca di origine vulcanica alta circa cinquanta metri, a strapiombo sul Mar Tirreno.

Questo fu uno dei primi luoghi abitati dell’isola e dell’intero arcipelago, con insediamenti che risalgono al Neolitico e quindi a circa seimila anni fa. Nel corso della storia si susseguirono poi sul luogo i baluardi di numerose civiltà, dalla greca alla romana, dalla normanna alla spagnola.

Qui si trova anche la Cattedrale di San Bartolomeo, il principale luogo di culto di Lipari, ma è ancora chiusa, allora ci dedichiamo al vicino Museo Archeologico Eoliano, che raccoglie, in diverse sezioni, eccezionali reperti, soprattutto greci e romani, provenienti dalle campagne di scavo nell’arcipelago.

Ci misurano la temperatura e risultati tutti in regola, per quasi un’ora, ci immergiamo fra le vaste raccolte, sparse in tre edifici attorno alla cattedrale, inframmezzati dalla cattedrale stessa, che nel frattempo ha aperto i battenti, con la sua bella volta affrescata ed il suggestivo Chiostro Normanno … Non c’è che dire, trasuda storia da tutti i pori la cittadella fortificata di Lipari e a testimonianza vi sono anche i numerosi scavi archeologici visibili nell’area.

Completate le visite scendiamo dalla roccaforte passando attraverso le vestigia del castello medioevale, quindi ci rechiamo in appartamento a recuperare gli zaini e con quelli andiamo rapidamente verso il porto per proseguire nel nostro itinerario.

Intorno alle 11:00 saliamo così sull’aliscafo della Liberty Lines che, passando per Salina, in poco meno di un’ora ci porta sull’Isola di Panarea, la più piccola (3,34 chilometri quadrati) e meno elevata dell’arcipelago, ma anche la più antica, geologicamente parlando.

Sbarcati nel piccolo porto facciamo spesa e poi con un mini-taxi elettrico ci facciamo accompagnare, lungo le anguste strade dell’isola, fin quasi alla sua punta più meridionale, alla spiaggia di Cala Zimmari, l’unica di sabbia di Panarea … Qui però non ci fermiamo.

A piedi, infatti, attraversiamo la baia e, dopo esserci fermati a pranzare all’ombra di alcuni arbusti, proseguiamo lungo la costa alta e rocciosa, in un caldo infernale e fra splendidi scorsi panoramici, fino a Capo Milazzese dove, alla sommità di una scenografica scogliera, si trovano i resti di un villaggio dell’età del bronzo e più in basso la bella Cala Junco, caratterizzata da grandi ciottoli, bagnati da un invitante mare cristallino.

Dedicato al luogo tutto il tempo necessario torniamo poi a Cala Zimmari per consumare un refrigerante e desideratissimo bagno, ma anche per rimanere in acqua il più a lungo possibile, fin quasi alle 15:00, quando ci prepariamo a far ritorno, ancora col mini-taxi, al porto dell’isola.

Lì ritroviamo l’imbarcazione della Savadori Navigazione, lasciata ieri mattina, che al termine di questa avventura ci riporterà a Tropea, e alle 16:00 in punto salpiamo, con la prua rivolta a nord-est. In questo modo transitiamo di fianco agli isolotti rocciosi di Spinazzola e Basiluzzo e alle 16:45 sbarchiamo di nuovo a Stromboli.

Questa volta non ci fermiamo però in spiaggia, ma saliamo a piedi verso il centro di Scari (San Vincenzo), il principale nucleo abitato dell’isola, fino all’omonima chiesa, dalla cui antistante piazza il panorama spazia, in lontananza, sullo scoglio di Strombolicchio, e lì ci fermiamo a riposare. Poi allunghiamo la passeggiata fino alla casa che ospitò, nel 1950, il regista Roberto Rossellini e l’attrice Ingrid Bergman, durante la loro storia d’amore a lato delle riprese del film che porta il nome dell’isola, quindi, intorno alle 18:30, andiamo a consumare una prematura cena alla pizzeria Da Luciano, in previsione dell’imbarco entro le ore 20:00 … perché il bello della giornata deve ancora venire! …

All’orario previsto salpiamo infatti dal porto e, passando accanto alle vertiginose scogliere di Strombolicchio, arriviamo, nella calda luce del tramonto di fronte alla sciara del fuoco di Stromboli che, lo ribadiamo, è uno dei vulcani più attivi del pianeta. Infatti poco dopo un’esplosione provoca la fuoriuscita di un piccolo getto di lava … fantastico! … Poi un altro scoppio e un altro ancora … Quindi una lunga pausa, apparentemente senza fine, ma proprio mentre la motonave stava per abbandonare la scena ecco una clamorosa ed inaspettata quarta esplosione ed anche una quinta! … Missione compiuta e ineguagliabile esperienza in dote, che ci porta a ringraziare idealmente Stromboli per il numero pirotecnico offerto!

Ora non resta che rientrare col buio completo a Tropea e lungo il tragitto, in una calda notte di San Lorenzo, ci godiamo anche lo spettacolo delle stelle cadenti. Infine, poco prima delle 23:00, entriamo nel porto della “Perla del Tirreno” e un’ora più tardi concludiamo, stanchissimi ma felici, questa intensa due giorni di visite alle Isole Eolie, che mai dimenticheremo.

Martedì 11 Agosto:

Dopo le due fervide giornate eoliane ce ne aspettano almeno un paio decisamente più tranquille.

Consumata la nostra solita colazione in camera partiamo così verso est lungo la costa e dopo una trentina di chilometri, superato il caotico abitato di Pizzo Calabro, ci fermiamo a bordo strada per andare a visitare la curiosa Chiesetta di Piedigrotta, scavata nel tufo durante il XVII secolo per un voto legato ad un naufragio, ma poi ampliata e decorata con statue ricavate dalla nuda roccia a partire da fine Ottocento, per merito di tre generazioni di artisti locali: Angelo, Alfonso e Giorgio Barone.

La chiesetta, con la semplice facciata rivolta a mare e gli interni disseminati di statue in ordine apparentemente casuale, è davvero molto particolare e suggestiva, solo il parcheggio dove lasciare l’auto per andare a visitarla è uno scandalo: cinque euro, per tutto il giorno o anche solo per la mezzora necessaria a vedere la chiesa …

Dopo l’unica esperienza a carattere culturale della giornata torniamo poi sui nostri passi in direzione di Tropea e giunti nella località di Zambrone ci fermiamo, trovando anche non poca difficoltà a parcheggiare.

Da lì scendiamo poi, per mezzo di uno scosceso e polveroso sentiero, alla sottostante Spiaggia Scoglio del Leone (o Paradiso del Sub), che vista dall’alto è decisamente scenografica, con la roccia a forma del felino re della foresta facilmente identificabile e gli splendidi colori del mare circostante, ma giunti più in basso ci rendiamo conto che è piena all’inverosimile, un autentico carnaio, alla faccia del covid e del distanziamento sociale.

Forse un po’ incoscienti però non desistiamo e una volta ritagliato, a fatica, in nostro minuscolo spazio vitale fra teli ed ombrelloni corriamo subito a refrigerarci tra i flutti di un’acqua molto bella, ma non bellissima, forse a causa della troppa gente.

In questa spiaggia, considerata fra le più allettanti della Costa degli Dei, trascorriamo l’intera giornata, passando forse più tempo in acqua che a riva, vista la calura odierna.

Intorno alle 17:00 il luogo si fa più vivibile e così ci fermiamo altre due ore, alla disperata ricerca di un po’ di tranquillità, da unire alla bellezza di questo tratto di costa, poi facciamo ritorno con calma al nostro B & B.

Per cena torniamo infine al Ristorante Torre Galli, dal simpaticissimo Giuseppe e sua moglie Carmela, mangiando ancora molto bene e promettendo di ripetere il tutto almeno una terza volta, prima del termine della vacanza.

Mercoledì 12 Agosto:

Missione Capo Vaticano, rinomato luogo e punto più occidentale della Costa degli Dei, che conta alcune delle migliori spiagge di tutta la Calabria.

Alla solita ora partiamo dal B & B Le Mulinare e poco dopo le 9:00 siamo già sulla terrazza panoramica posizionata sopra le scogliere del capo, dalla quale la vista, nonostante sia controsole, è splendida. Da lì però non possiamo fare a meno di notare la spiaggia sottostante, dove dovremmo andare, già piena di bagnanti, tanto da consigliarci a cambiare programma.

Ci spostiamo allora ad un altro punto di osservazione, dal quale possiamo vedere le paradisiache spiagge di Capo Vaticano, accessibili solo dal mare, poi andiamo decisamente verso altri lidi.

Percorriamo una manciata di chilometri verso Tropea e poi, nei pressi dell’abitato di Santa Domenica, scendiamo al mare in direzione della Spiaggia di Riaci, nei cui pressi troviamo a fatica parcheggio, pagandolo anche a caro prezzo (18 euro!).

Affittiamo quindi un ombrellone e due lettini nel vicino stabilimento balneare, anche questi salati: 40 euro! In compenso il mare di fronte a noi è splendido: un’autentica piscina, al cui richiamo non riusciamo proprio a resistere.

Dopo un lungo bagno andiamo in esplorazione sul vicino Scoglio Grande, la conformazione rocciosa che caratterizza l’estremità occidentale della baia, dove siamo posizionati … Eroso dalle onde e dagli agenti atmosferici questo ingente blocco di arenaria è tutto traforato e a nuoto si può anche percorrere una sorta di canyon, collegato a sua volta con alcune grotte … tutto molto suggestivo.

Dallo scoglio però tanti giovani fanno tuffi, anche da importanti altezze, e così, ad un certo punto capita un brutto incidente: una ragazza scivola da 7-8 metri sul livello del mare e dopo aver sbattuto più volte sulle rocce cade in acqua. Subito i bagnanti nelle vicinanze la soccorrono e, con l’aiuto di un pedalò, la portano a riva, poi, dopo una interminabile mezzora arriva a prenderla l’ambulanza … Speriamo non sia nulla di grave, ma soprattutto di irreparabile!

Appena il tempo di riprendersi per l’accaduto e all’orizzonte appare un grande veliero.

Incuriositi lo osserviamo mentre si avvicina, contornato da uno sciame di barchette più piccole, fino a quando non capiamo che si tratta della Nave Scuola Amerigo Vespucci, incontestabile vanto italiano, considerata la più bella nave del mondo, che poi apprendiamo essere nei paraggi per un evento.

Pranziamo con i nostri panini sotto all’ombrellone e dopo una mattinata densa di emozioni trascorriamo un pomeriggio tranquillo e rilassante, più che altro immersi in quel mare incantevole, con anche pregevoli esperienze di snorkelling … E la giornata scivola così piacevolmente a sera e ad un infuocato tramonto. Una giornata conclusa poi con una cena all’Agriturismo Manitta, sempre nell’entroterra e nei dintorni di Gasponi.

Giovedì 13 Agosto:

Partiamo poco dopo le 8:30 dal B & B per una giornata, in qualche modo, alternativa alla spiaggia e andiamo spediti alla volta di Vibo Valentia.

Oltrepassato il capoluogo proseguiamo poi in direzione dell’interno e salendo di quota passiamo attraverso i reconditi paesi di Soriano Calabro e Serra San Bruno, quindi dopo un’infinità di curve superiamo il Passo di Pietra Spada, a 1350 metri di quota, e da lì planiamo ancora una volta verso il Mar Ionio, che già dalla località di Stilo, dove facciamo sosta, s’intravvede in lontananza.

In questo storico paese delle Serre calabresi ci fermiamo per vedere, soprattutto, la bella chiesa grecobizantina chiamata La Cattolica, risalente ai secoli X-XI e considerata uno dei più notevoli monumenti calabresi, raffigurata a pagina nove del Passaporto Italiano, ma anche in attesa di far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Eretto alle pendici del Monte Consolino questo piccolo edificio religioso è sormontato da cinque scenografiche cupole di forma cilindrica, rivestite di mattonelle, ed il suo interno, su pianta quadrata e croce greca, è suddiviso in nove parti uguali da quattro antiche colonne, con i muri che recano i resti di alcuni pregevoli affreschi.

Immortaliamo il tutto e poi ci concediamo una breve passeggiata lungo il dedalo di viuzze della vecchia Stilo, prima di far ritorno alla nostra auto per riprendere l’itinerario.

In questo modo completiamo la discesa in direzione del Mar Ionio e una volta conquistato il profilo costiero lo seguiamo verso nord lungo la Strada Statale 106, ma solo per circa 15 chilometri, fino alla deviazione verso l’interno per il paese di Badolato, un borgo medioevale il cui recupero storico ed architettonico è conosciuto in tutto il mondo. Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso fu infatti dichiarato “in vendita” come provocazione, perché nel tempo si era progressivamente svuotato … e in parte funzionò perché così vennero attirati sul posto tanti stranieri, che ne intrapresero il restauro, innescando la conseguente rinascita.

Lungo la strada ci fermiamo, poco prima del villaggio, in un’area attrezzata con tavoli da picnic, a pranzare, con la vista che spazia da un lato su Badolato e dall’altro sul Mar Ionio in lontananza, poi saliamo alla piazza principale e da lì andiamo in esplorazione per le vie del centro (in parte ripristinate, ma ancora bisognose di numerosi interventi edilizi), fino alla Chiesa dell’Immacolata, ubicata in posizione panoramica e solitaria, su di un crinale appena a levante dell’abitato: all’andata tutta in discesa, ma al ritorno, ovviamente, in salita … che fatica! Ma ne è valsa la pena.

Riconquistato il nostro mezzo torniamo in direzione del mare proseguendo a nord lungo la costa e, oltrepassata la località di Soverato, scendiamo alla vasta Spiaggia di Caminia … Qui brighiamo un po’ a parcheggiare, ma poi possiamo goderci due ore abbondanti di sole, tranquillità e acque cristalline, prima di imboccare la via del ritorno a Tropea.

Da Caminia occorre un’ora e mezza abbondante per attraversare, ancora una volta, la Calabria. Così arriviamo al B & B Le Mulinare intorno alle 20:00 … Giusto in tempo per una doccia e poi uscire a cena, nelle vicinanze, al Ristorante Il Giardino, concludendo una positiva giornata.

Venerdì 14 Agosto:

Con la vacanza che volge ormai irrimediabilmente al termine partiamo, dopo colazione, per il vicino paese di Zungri, sorto alla sommità di uno scosceso dirupo, nelle cui pendici si trova il cosiddetto Villaggio Rupestre degli “Sbariati”, risalente, orientativamente, all’età bizantina.

Prima visitiamo il modesto Museo della Civiltà Contadina e poi scendiamo lungo il sentiero che porta all’insediamento, dislocato su di una superficie di circa tremila metri quadrati e articolato su più livelli dell’ampio costone roccioso, ospitante oltre cinquanta grotte a destinazione abitativa, che rendono l’idea di come queste popolazioni si fossero organizzate per vincere le situazioni ambientali dell’epoca.

Vaghiamo per un po’ fra le antiche cavità, alla scoperta di originali prospettive e poi ritorniamo sui nostri passi, per andare verso il mare e quindi verso la parte prettamente balneare della giornata.

Dalle alture scendiamo così, nelle immediate vicinanze di Tropea, alla località di Parghelia per andare alle note Spiagge di Michelino.

Parcheggiamo nei pressi della piccola stazione ferroviaria e poi da lì affrontiamo la strada e la lunga scalinata che porta alle due spiagge, che dall’alto, ma anche dal basso, sono ugualmente belle, bagnate da un mare azzurro e trasparente. Purtroppo, però, sono fin troppo piene di bagnanti. Non a caso siamo nella settimana clou dell’estate, covid o non covid.

Riusciamo comunque a ritagliarci il nostro spazio vitale in riva al mare e da lì cominciamo a goderci il posto, consumando bagni su bagni.

Facciamo anche snorkelling, vedendo davvero tanti pesci, e nel pomeriggio, con Leo, vado in esplorazione ad ovest della baia, oltre i cosiddetti Scogli della Ringa, per mettere piede su di una terza spiaggia, in qualche modo segreta e semi-deserta, la ciliegina sulla torta su di un luogo eccelso, balnearmente parlando.

In questo modo arriviamo piacevolmente a sera e più tardi torniamo a cena nel nostro posto preferito, il Ristorante Torre Galli, e ci troviamo così bene che prima di andar via diciamo a Giuseppe di prenotarci anche per domani sera, quando consumeremo l’ultima cena del viaggio.

Sabato 15 Agosto:

Ed eccoci a Ferragosto di questo assurdo 2020 e all’ultima giornata intera da passare in Calabria … una bella vacanza, per carità, ma se penso che proprio oggi doveva il primo giorno del tanto desiderato viaggio in Perù … beh, la rabbia mi sale in modo pazzesco!

Vista la giornata iper-festiva decidiamo di partire un po’ prima del solito e poi, una volta sistemati, non muoverci più fino a sera.

Ci rechiamo così direttamente a Capo Vaticano e, in pratica, da lì riprendiamo il programma variato mercoledì scorso. Parcheggiamo nei pressi della località di Grotticelle, quindi, a piedi, andiamo a prendere posto in uno stabilimento balneare della vicina Spiaggia Salamite, la più vicina al capo e così chiamata per le lucertole che la popolano (le salamite, in dialetto locale).

La baia è bagnata dalle “solite” acque azzurre e trasparenti, forse tempestate da troppe rocce, che ne penalizzano un po’ la balneazione … invece le lucertole scarseggiano decisamente, anzi, sono assolutamente latitanti.

Poco dopo le 10:00 affittiamo un pedalò e con quello andiamo in esplorazione verso le spiagge altrimenti inaccessibili di Capo Vaticano: prima la più lontana Praia i Focu, così chiamata perché un tempo vi si accendevano dei fuochi, come punto di riferimento per i pescatori, e poi la Spiaggia ‘A Ficara (per la presenza di un vecchio albero di fichi), entrambe bellissime. Su quest’ultima proviamo anche a sbarcare, ma causa il moto ondoso e da solo non riesco a tirare in secca il pedalò.

Ci accontentiamo allora di scattare qualche foto e di fare un bagno nelle acque cristalline del capo, fra i cui scogli, secondo la leggenda, risiedeva un oracolo (Manto) che offriva responsi a marinai e naviganti prima di affrontare le ire di Scilla e Cariddi, poi rientriamo con calma a Spiaggia Salamite.

Nel frattempo, però, si è forse mosso un po’ il fondale, infatti sono arrivati a riva diversi detriti di posidonia a sporcare e rendere meno invitante il mare di fronte a noi … peccato perché in parte questo ci rovina gli ultimi scampoli di vacanza.

Pranziamo e poi trascorriamo, senza infamia e senza lode, l’ultimo pomeriggio a destinazione completamente balneare del viaggio, a Spiaggia Salamite … Per fortuna possiamo poi rimediare più tardi, con l’ennesima, ottima e ultima cena proposta da Giuseppe e Carmela al Ristorante Torre Galli.

Domenica 16 Agosto:

È arrivato il momento di affrontare il lungo viaggio di rientro a casa, infatti ci attendono ben 950 chilometri di strada, da percorrere, fra l’altro, in un giorno con il traffico da bollino rosso.

Partiamo da Gasponi poco dopo le 7:00 del mattino e 45 minuti più tardi imbocchiamo l’autostrada A2, Salerno-Reggio Calabria, a Pizzo Calabro, verso nord.

Così facendo poco dopo le 9:00 ci lasciamo alle spalle la Calabria per entrare, temporaneamente, in Basilicata e appena più tardi in Campania. Infatti alle 10:40 siamo a Salerno, da dove prendiamo a seguire prima la A30 e poi l’Autostrada del Sole, lungo la quale troviamo sì un po’ di traffico e qualche coda, ma nulla di drammatico.

Intorno alle 13:00 facciamo sosta, in un’area di servizio nei pressi di Roma, così da pranzare e fare rifornimento, prima di riprendere a macinar chilometri.

Superata la capitale, ad Orte, usciamo dalla A1 per affrontare la superstrada E45, che ci porta a transitare un quarto d’ora dopo le 15:00 nelle vicinanze della città di Perugia e, passata un’altra ora, sul Passo del Verghereto, per rientrare così in Romagna.

Il viaggio si conclude poi felicemente, alle 17:07, di fronte al cancello di casa.

Senza pensare a quello che avrebbe dovuto essere senza il dannato covid, tutto sommato, è stata una bella vacanza che, accompagnata da tante bellezze, sia storiche che naturali, ha contribuito a farci trovare un po’ di serenità … unico neo la troppa gente, costante di ogni viaggio, in Italia ad agosto … Il tutto con la speranza che il buon Dio ci restituisca presto il mondo intero per far ciò che più ci piace, ovvero viaggiare … liberamente!

□ Dal 01 al 16 Agosto 2020

□ Da Forlì’ a Forlì km. 3366

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Spiaggia di Le Cannella

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Arcomagno

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Badolato

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Spiaggia di Caminia

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Isola di Stromboli

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Isola di Vulcano

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Pentedattilo

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Isola di Stromboli

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Isola di Lipari

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Isola di Lipari

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Isola di Vulcano

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Isola di Lipari

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Isola di Lipari

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