Versailles e le Ville Lucchesi
Vi illustro un bell’itinerario di un giorno lontano dai centri affollati, da effettuare preferibilmente in primavera, per ammirare le fioriture in pieno splendore, e di domenica, per essere sicuri di trovare le ville aperte. Le ville lucchesi si trovano per lo più a est di Lucca e si raggiungono per la via di Pescia, detta appunto Pesciatina, seguendo le indicazioni.
Indice dei contenuti
Le più famose sono la villa Reale di Marlia, villa Mansi, villa Grabau e Oliva, senza dimenticare villa Torrigiani. Considerando anche le più piccole, si dice che siano più di trecento, poiché dal Cinquecento in poi, ogni signore lucchese possedeva una casa di campagna, dando vita ad una sorta di città di ville con giardini all’italiana che si ispiravano anche a quelli francesi, tanto che villa Torrigiani nel Settecento era chiamata la piccola Versailles. Nel linguaggio locale quando si diceva villa si intendeva tutto: I’edificio principale, il parco, Ie scuderie, le limonaie, la cappella di famiglia e iI borgo tutto intorno.
Si parte da Lucca, in piazza Martiri della Libertà, per percorrere via Batoni in direzione Acquacalda. Dopo il passaggio a livello si prosegue su una strada tranquilla, superando la chiesa di San Cassiano a Vico dove inizia la salita. Si gira a sinistra, si supera la trafficata strada di collegamento tra la statale 12 e la 435 e si svolta a destra per Piaggiori dove si seguono le indicazioni per villa Torrigiani a Camigliano, prima tappa di questa giornata.
Villa Torrigiani
La facciata animatamente barocca, lavorata a marmi di diversi colori, ha uno splendido portale, due vasche che la riflettono, un bel parco e un intatto giardino settecentesco. La parte più antica risale al Cinquecento e di essa rimane il portico dorico a cinque archi. Fu acquistata dalla famiglia Buonvisi nel 1561 e poi venduta quasi un secolo dopo al Marchese Nicolao Santini, ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole a Versailles, che iniziò la trasformazione del parco con Ie grandi vasche, progettate da Le Notre e la creazione del Giardino chiamato Teatro di Flora, con i giochi d’acqua. Nel Teatro di Flora, come in casa, si può notare l’arma della famiglia Santini: due punte di diamante con sotto un fiore aperto di camelia.
Fu invece l’architetto bolognese Alfonso Torreggiani a modificare la facciata. Costruì una scala a ventaglio e aprì due grandi archi, uno su colonne, l’altro su pilastri. Usando il bugnato per la parte inferiore e l’intonaco per quella superiore, ottenne un bel risultato bicromatico. Fece costruire anche le scale interne a forma ellittica, movimentate dai muri ricurvi e dagli effetti di luce cadente dall’alto e fece realizzare il lungo viale di cipressi, la chiesina e il borgo di ispirazione francese.
Ritroviamo nella facciata lo stemma di famiglia, ma la stessa arma é affiancata dalla torre con tre stelle, simbolo di Pietro Torrigiani che nel 1816 sposò Vittoria Santini, ultima discendente del Marchese Nicolao. In questo secolo solo il parco fu ridisegnato seguendo la moda inglese: trasformazione a prato dei parterre fioriti esistenti suI davanti e dietro la Villa, inserimento di alberi provenienti da varie parti del mondo e creazione di un boschetto di camelie sulla parte a sinistra della Villa. L’ultimo Marchese Torrigiani, Carlo Luca, lasciò la proprietà all’unica figlia Simonetta sposata al Principe di Stigliano Don Carlo Colonna (sepolti nella Cappella), che l’aprì al pubblico ne 1967. Entrando nella villa, colpisce il salone riccamente decorato dove viene raffigurata la battaglia delle Amazzoni contro i Romani, il trionfo di Aureliano sulla regina Zenobia e l’apoteosi di Aureliano. La guida racconta che la villa fu luogo d’incontri tra la marchesa Lucrezia Malpighi, promessa sposa di Lelio Buonvisi, ed il suo amante Massimigliano Arnolfini, che sembra sia stato catturato proprio di fronte ai cancelli, accusato dell’assassinio del Marchese Lelio avvenuto in città, a seguito del quale la Marchesa Lucrezia fu chiusa a vita in convento. Sembra che il fantasma della marchesa vaghi ancora nel parco.
Informazioni utili
- Indirizzo: via Gomberaio 3, 55010 Camigliano, Capannori (LU), tel 0583 928041
- Apertura: Dal 18 marzo al 5 novembre aperto tutti i giorni. Orario: 10.00 – 13.00 e 14.30 – 18.00. Senza ora legale, chiusura anticipata alle ore 17.00. Negli altri periodi, solo su prenotazione
È possibile visitare sia il parco che l’interno del palazzo. La visita al parco e alla villa comprende l’accompagnamento all’interno delle stanze arredate ed affrescate.
Villa Mansi
Si ritorna fino al bivio per la splendida villa Mansi, barocca, costruita alla fine del Cinquecento ma trasformata nel primo decennio del Settecento dall’architetto Filippo Juvarra.
I Mansi erano una famiglia molto conosciuta nel campo del commercio della seta e nel Seicento acquistarono dai Cenami questa villa, che rimarrà di proprietà della famiglia Mansi fino al 2008, anno di acquisto da parte dell’attuale proprietario. I Mansi chiamarono il lucchese Abate Giusti per rifare la facciata, sostituendo i tetti con terrazze ornate di statue e le finestre del piano nobile ebbero i timpani spezzati con busti al centro. Chiamarono anche Filippo Juvarra, uno dei più geniali architetti dell’epoca, per sistemare i giardini. A lui si devono le fontane di gusto barocco, gli specchi d’acqua, le cascate, le vasche ornate di statue e i giochi di prospettive del parco. Gran parte di questo intervento fu annullato nell’Ottocento con la rimodellazione del parco al naturale. All’interno possiamo ammirare gli affreschi del salone centrale, opera del pittore neoclassico Stefano TofanelIi. Rappresentano le gesta di Apollo (Giudizio di Mida e Morte di Marsia) mentre l’affresco del soffitto raffigura “Il Trionfo del Dio Sole”. Nelle numerose stanze da letto sono stati conservati gli arredi originari, tra cui i sontuosi letti a baldacchino ricoperti dalle splendide sete lucchesi intessute a mano.
Fanno parte della proprietà, oltre alla Villa, le Scuderie e la Casa del Giardiniere.
Ma villa Mansi è famosa soprattutto per la leggenda di Lucida Mansi, il Faust in gonnella, che intrattenne un patto col diavolo, promettendogli l’anima in cambio del perdurare della propria bellezza. La leggenda rappresenta Lucida come una donna bella e facoltosa, amante degli svaghi e del lusso. Aveva molti amanti che la seguivano nelle sue vacanze fuori città, ma sembra che nessuno di questi facesse poi ritorno a Lucca, perché Lucida era solita ucciderli facendoli sparire in appositi trabocchetti. Amava talmente sé stessa da avere bisogno di circondarsi di specchi che riflettevano continuamente la sua immagine: sulle pareti, nel libro da messa, addirittura sopra il letto in maniera da addormentarsi fissando la sua dolce e sinuosa figura. Quando Lucida comprese che stava invecchiando, stipulò un patto con il diavolo, scambiando la sua anima per trent’anni in più di gioventù e bellezza. La sua vita continuò come sempre, ma esattamente trent’anni dopo, il diavolo fece suonare la campana della Torre delle Ore, segnando la fine della vita di Lucida. In quel momento, Lucida tentò di ingannarlo: si arrampicò sulle ripide scale della Torre delle ore sperando di poter fermare la campana, che stava per batter l’ora della sua morte. A mezzanotte in punto il Diavolo avrebbe preso la sua anima. Ma il tentativo di bloccare la campana fallì, Lucida non fece in tempo a fermare le lancette dell’orologio e così il Diavolo la caricò su una carrozza infuocata e la portò via con sé attraversando le Mura di Lucca fino a gettarsi nelle acque del laghetto dell’Orto botanico comunale.
Ancora oggi, sembra che immergendo la testa in questo lago si possa vedere il volto addormentato di Lucida Mansi. Altri dicono che i due sprofondarono in una voragine senza fondo che si aprì nel pavimento di villa Mansi e che, per molto tempo, non fu possibile chiudere in alcuna maniera. Il foro infernale corrisponderebbe ad un cerchio ancora oggi visibile nella pavimentazione della cosiddetta Camera degli Sposi. Secondo un altra leggenda, in quel punto ci sarebbe stato un tempo, invece, un trabocchetto dotato di affilatissime lame nel quale precipitavano i giovani amanti della perfida Lucida, dopo aver soddisfatto le sue voglie. Qualcun altro colloca la trappola mortale sotto il pavimento nel Castello di Catureglio, nei pressi di Borgo a Mozzano, altro edificio di proprietà dei Mansi. Si narra che i parenti di Lucida provarono in ogni modo a cancellare la sua memoria, distruggendo i suoi ritratti e il suo certificato di nascita. I documenti storici attestano invece che Lucida morì nel 1649 durante la peste, e che è sepolta nella cappella di famiglia nella chiesa dei Cappuccini. Nel 2015 é uscito il film “La bella degli specchi”, totalmente autoprodotto da un gruppo di più di ottanta ragazzi e professionisti del settore video, sotto la regia di Lavinia Andreini, allora diciottenne, proprio sulla leggenda lucchese di Lucida Mansi. Le riprese sono state effettuate all’interno di palazzi storici lucchesi come: Palazzo Mansi, Palazzo Pfanner, Palazzo Tucci, Chiesa degli Angeli Custodi, Villa Bottini, Torre delle Ore e molti altri.
Informazioni utili
- Indirizzo: via delle Selvette 259 – 55012 Segromigno in Monte, Capannori (LU)
- Contatti: 0583 920234 Cell 347 7529340
- Orario: dal 1 novembre al 26 marzo: 11.30 – 15.30, dal lunedì al venerdì
- Tariffa: adulto € 7, fino a 10 anni gratuito
Dopo Villa Mansi si seguono le indicazioni per villa Pecci-Blunt, ex villa Reale.
Costeggiando il muro di cinta, dopo trecento metri di viale alberato ci si trova nel piazzale semicircolare delle Portinerie della Villa. Il viale alberato che conduce alle Portinerie della villa costituisce anche il tema introduttivo di una singolare porzione di territorio che raggruppa tante ville cinquecentesche, tutte private, quasi vicine tra loro: villa Lucchesini (oggi Petri), villa Cittadella (oggi Grabau), villa Buonvisi (oggi Oliva) e un po’ più distante, verso Saltocchio, villa Cenami (oggi Querci).
Terza tappa: la villa Reale
Se a questo punto dell’itinerario avvertite un certo languorino, davanti alle mura di villa Reale, all’incrocio con via Fraga, c’è un’ottima osteria dove potrete mangiare piatti della tradizione lucchese o soltanto un tagliere di formaggi e salumi con del buon vino. Dato che la visita alla Villa Reale vi prenderà circa due ore, vi conviene mangiare qualcosa prima.
Villa Reale
Villa Reale fu costruita nel Cinquecento dai Buonvisi e acquistata nel 1651 dalla famiglia Orsetti che la rifece interamente, dotandola di uno stupendo giardino in gran parte ancora esistente. Tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo fu poi dotata a nord-est della palazzina dell’Orologio, con portico e loggia sovrapposti, provvista di un viale con accesso proprio.
Nel 1811 la principessa di Lucca e Piombino, Elisa Baciocchi Bonaparte (sorella di Napoleone), dopo aver costretto gli Orsetti a cederlo, apportò radicali trasformazioni sia all’interno che all’esterno dell’edificio. I due piani nobili con seminterrato, soffitte e belvedere alla sommità centrale del tetto furono trasformati in un palazzo a tre piani e sotto la direzione dell’architetto francese Bienaimé e fu variata la distribuzione delle stanze.
I vecchi arredi lasciarono il posto a mobili, statue e caminetti di stile impero, vennero chiamati pittori e decoratori del primo Ottocento, fra cui il lucchese Stefano Tofanelli, da lei molto stimato, che affrescò per la sala da ballo la Danza delle Ore. Del giardino seicentesco esiste ancora il prato in pendio, che dava sul cancello d’ingresso e che oggi si confonde con quello sottostante con un laghetto e il teatro d’acqua dietro la villa con le statue di Giove, Saturno, Adone e Pomona; la serie di architetture in verde e in muratura a est che inizia col giardino dei limoni diviso in due settori: quello inferiore, con un curvo muro a mosaici con al centro lo stemma Orsetti e quello superiore, con la peschiera rettangolare e il ninfeo. A est del giardino dei limoni esiste ancora il bel Teatro di verzura.
Dopo la caduta di Napoleone, i Duchi di Parma prima e i Granduchi di Toscana poi entrarono in possesso della villa. In seguito all’unificazione d’Italia la villa divenne proprietà di Vittorio Emanuele II che la cedette al Principe Carlo, fratello dell’ultimo re delle Due Sicilie, il quale era stato diseredato perché aveva sposato una borghese inglese: Penelope Smith. Passarono il resto della loro vita nella villa e vennero seppelliti nella cappella del parco. Il loro figlio, conosciuto come il “Principe matto”, morì nel 1918 lasciando molti debiti, per questo motivo la villa venne messa in vendita: i mobili messi all’asta e molti degli alberi del parco vennero abbattuti come legname. Il Conte e la Contessa Pecci Blunt acquistarono la proprietà giusto in tempo per fermare la distruzione in atto del parco. Chiamarono un noto architetto francese, Jacquest Greber, per il restauro del giardino a completamento della serie di giardini classici italiani del tempo degli Orsetti. A cominciare dal 2015 sono stati avviati dalla proprietà attuale (i Grönberg) delle operazioni di restauro e ristrutturazione di enorme portata, che hanno coinvolto la Villa Reale, gli altri complessi architettonici e l’intero Parco.
La visita al parco richiede circa due ore: si inizia con i due viali delle Camelie, dove si trova una delle più importanti collezioni di antiche camelie japoniche della Toscana arrivate all’inizio dell’ Ottocento per volontà di Elisa Bonaparte. Poi si arriva al lago il cui progetto, già immaginato da Elisa, fu sviluppato dal grande architetto Greber, nel 1924. Il lago é contornato dalle statue di Vulcano, Demetra ed Ercole, e da splendidi salici piangenti. Vicino si scorge la Villa del Vescovo, dove si aprono due bei giardini all’italiana, uno dei quali è caratterizzato da un grande esemplare di magnolia. Proseguendo si giunge alla grotta di Pan, un punto di grande interesse con i suoi stucchi e mosaici.
Il Giardino spagnolo, in stile art déco, è l’angolo più esotico di tutto il parco, ci si arriva subito dopo aver oltrepassato il ninfeo. Ma la parte più bella, a mio parere, è il Giardino dei limoni, dove oltre duecento vasi di agrumi circondano la seicentesca peschiera, delimitata da una balaustra in marmo. Per finire, si visita il Teatro di verzura dove si rappresentavano commedie e si assisteva a concerti circondati dal verde delle siepi di tasso. Nel foyer del teatro si trovano statue in marmo e una fontana circolare, mentre sullo sfondo del palco si vedono statue in cotto che rappresentano le maschere della commedia italiana.
Qui si esibì molte volte Niccolò Paganini, il sommo violinista genovese ospite assiduo a corte, che mandò frequentemente in delirio la Principessa Elisa tanto da scrivere: «La sovrana Elisa, cadendo talvolta in svenimenti al mio suonare, allontanossi sovente per non privare gli altri del piacere». La visita é terminata, per mia fortuna ho visitato la villa in primavera, così ho potuto ammirare la fioritura delle camelie.
Informazioni utili
- Indirizzo: Via Fraga Alta, 2, 55014 Marlia (LU), tel 0583 30108
- Orari: dal 1 marzo al 6 Novembre, Parco tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00. Ultimo ingresso 16:30. Villa e Palazzina dell’Orologio tutti i giorni dalle 10:30 alle 17:30, ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura.
- Costo del biglietto: 10 euro solo parco, 15 euro parco e villa, 18 euro parco, villa e palazzina dell’Orologio. Gratuito fino a 13 anni.
- Animali: i cani condotti al guinzaglio sono i benvenuti nel Parco
Prendete la strada verso sinistra e dopo trecento metri passerete davanti allo splendido cancello di villa Grabau.
Villa Cittadella o Grabau
La Villa Cittadella, oggi Grabau, apparteneva nel Cinquecento ai Diodati, potente famiglia lucchese di mercanti, il cui stemma, scolpito in pietra grigia di Matraia, si trova ancora oggi all’ingresso nord della Villa.
Sotto i Diodati assunse forme rinascimentali, ancora leggibili nel loggiato a tre arcate del salone anteriore. Tuttavia, fu solo con i successivi proprietari che venne ad assumere la veste neoclassica che conserva tutt’oggi. Tra la metà del Seicento e la metà dell’Ottocento, passò di proprietà prima ai Conti Orsetti, poi ai Marchesi Cittadella ed infine fu acquistata, nel 1868, dal banchiere tedesco Rodolfo Schwartze, marito di Carolina Grabau e quindi, per successione, é passata agli attuali proprietari Francesca e Federico Grabau.
È grazie alla passione di Carolina e agli scambi con l’Orto Botanico di Lucca che il parco venne arricchito di tante rarità botaniche ancora oggi presenti. II suo parco di nove ettari e tra i più interessanti della Lucchesia, sia per la forma, che per la ricchezza e rarità delle specie vegetali.
La storia del parco ha inizio nel Cinquecento. Il parco, nella zona del Giardino all’Inglese, allora era formato da specie autoctone, che formano ancora oggi ampi boschetti dove si possono ammirare esemplari di notevoli dimensioni di farnie, lecci, carpini, tigli, aceri campestri e la lentaggine, piante tipiche del giardino spontaneo. Tra Ie varie specie merita anche un cenno la “Michelia Figo”, nota come arbusto delle banane e la altrettanto rara “Quercus Andleyensis”, ibrido sterile creato dall’uomo e rintracciato in lucchesia solo in questo parco.
A testimonianza del giardino liberty, che si diffuse all’inizio del Novecento, si nota la presenza di alcune palme, fra cui il maestoso esemplare di palma a ventaglio della California e la palma da dattero delle Canarie. II tutto armoniosamente inserito in modo da poter bene osservare i diversi stili di giardinaggio che nel tempo si sono alternati senza sovrapporsi, ma creando un parco ben proporzionato e spettacolare. Molto bello il teatro di verzura in bosso sul lato ovest della Villa: un palcoscenico per concerti e rappresentazioni estive creato secondo la moda lanciata da Elisa Baciocchi. Conserva la scena alla quale si accede attraverso due scale simmetriche laterali in pietra che conducono dietro le quinte, leggermente sopraelevata rispetto alla platea. Al centro della scena, una nicchia rotonda in bosso nasconde il posta riservato al “suggeritore”,
Dietro la villa c’é il giardino all’italiana, movimentato da alte siepi intervallate da statue femminili in marmo bianco. Simmetrico in quasi tutti i dettagli, dalle magnolie potate a obelisco sulla prima terrazza, ai vasi di limoni della seconda terrazza, e impreziosito da mascheroni bronzei a forma di testa grottesca di Satiro, risalenti al periodo del tardo manierismo fiorentino e attribuiti a Piero Tacca e statue grottesche. La limonaia conserva una rara collezione di cento piante nei loro antichi vasi, ognuna con il suo posto in serra secondo la numerazione di un’antica tavolozza, che ne segnala la disposizione.
Oggi la villa viene affittata per set fonografici e cinematografici, ma anche per matrimoni e cerimonie, e possiede, sempre all’interno del Parco, tre residenze di charme: la “Casa di Annadora”, la “Casa di Orazio” e la “Stalletta”, a disposizione per affitti settimanali e la splendida Arancera, antico casale del fattore adibito a b&b di lusso.
Informazioni utili
- Indirizzo: via di Matraia 269 – 55010 San Pancrazio (LU) tel 0583 406098
- Visite solo del parco e su prenotazione, oppure la domenica con orario 11,00 -13,00 / 14,30 – 17,30
Proseguite verso sinistra e di lì a poco raggiungerete villa Oliva.
Villa Oliva
La famiglia Buonvisi si é estinta verso i primi del 1800, successivamente é passata a diversi proprietari, in ultimo alla famiglia Oliva. La villa di Lodovico di Buonvisi fu costruita intorno al Cinquecento dallo scultore e architetto Matteo Civitali. È tra le pochissime ville lucchesi con un imponente loggiato su due piani, con le colonne in un blocco unico in pietra di Matraia. Estinta la famiglia Buonvisi ai primi dell’ Ottocento é passata ai Paolozzi, la villa diventò poi proprietà della famiglia Oliva, che fece importanti opere di risanamento e ristrutturazione.
II parco a sud della villa si sviluppa su tre livelli. In quello centrale un viale di cipressi, guarnito con mascheroni e decorazioni architettoniche, conduce dall’ingresso principale alia casa, affiancato da una galleria di carpini che si snoda parallela. Allo stesso livello si trova la vasca detta delle cascatelle, con bassorilievi e statue in cotto, presso la coffee house, con un tavolo in pietra e panchine all’ombra dei lecci. Al livello superiore sono ospitati vasche con pesci e zampilli, un boschetto di lecci, la limonaia, le serre di piante ornamentali, un campo da tennis e molti grandi alberi che circondano i tappeti erbosi. La bellezza del parco della villa è accentuata dalle fontane il cui funzionamento era ed é tutt’ora favorito dalla ricchezza delle acque della zona. Vista da fuori, la villa è molto lineare: la pianta rettangolare è scandita, nella facciata a sud, da tre ordini di finestre, perpendicolarmente allineate tra loro. Al centro sopra il portale di ingresso c’é un piccolo balcone in pietra, arricchito da colonnine e da un timpano interrotto dallo stemma dei Buonvisi. Nella facciata a nord l’armonioso portico è costituito da cinque archi e da quattro lineari e imponenti colonne in pietra che si elevano fino a comprendere due piani. All’esterno il portico è delimitato da quattro serie di basse colonnine, sempre in pietra; all’interno troviamo finestre simmetriche che fanno da contorno al portale d’ingresso, sormontato, come nella facciata a sud, da un piccolo balcone.
Purtroppo si può visitare solo il parco, ma scoprirete che anche qui si può affittare la villa per eventi esclusivi ed esiste una dépendance con otto camere da letto, piscina privata, giardino, barbecue, campo da tennis.
Ma la parte più interessante della visita é la scuderia Buonvisi, legata ad una singolare leggenda. II Buonvisi sosteneva che la sua scuderia era persino più bella di una famosa sala della reggia di Versailles. Incuriosito, il re di Francia Luigi XIV inviò un ambasciatore che, giunto sui posto, trovò Ie pareti della scuderia tappezzate di monete d’oro con l’immagine del re Sole. Di fronte a tanto splendore d’oro con I’immagine del suo Re, l’ambasciatore dovette riconoscere al Buonvisi la vittoria.
Informazioni utili
- Villa Oliva – Buonvisi, 55010 S. Pancrazio (LU) tel 330 446252
- Aperta al pubblico tutti i giorni dal 15 marzo al 5 novembre orario 9,30-12,30 / 14,30-18,00
Dopo un altro chilometro passerete davanti a villa Querci. Siete giunti al termine di questo splendido itinerario.
Villa Querci
La Villa Cenami, poi Bernardini, oggi Querci si può vedere sulla destra da un ampio cancello che difende la riservatezza dei proprietari ma consente di ammirare l’elegante facciata del palazzo. Al di là della strada, verso la piana, si nota ancora il lunghissimo viale a valle che rappresentava l’accesso di un tempo e che oggi purtroppo è ormai spoglio degli originali cipressi.
L’impianto della villa è forse il più maestoso ed imponente di tutto il territorio lucchese, sia per il vasto comprensorio della sua proprietà agricola, sia per l’articolazione delle numerose fabbriche di corredo (fattoria con frantoio e mulino, stalle, cantina, limonaia) sia per il disegno del parco, forse meno architettato di altri, ma più rispondente ai canoni della villa lucchese del Cinquecento.
Realizzata nella seconda metà del Cinquecento dalla famiglia Cenami, la villa subì una significativa ristrutturazione all’inizio dell’Ottocento secolo per volontà di Bartolomeo Cenami, gran Scudiere di Elisa Baciocchi. Nel 1812 Villa Cenami fu venduta ai Bernardini ed attualmente è proprietà della famiglia Querci. Anche se privata, riuscirete a scattare una foto dal cancello!
- Via delle ville, 969 – 55100 Lucca (LU)
Se avete ancora energia, potete concludere la giornata a Montecarlo, una zona DOC riconosciuta nel 1969, quella del Montecarlo, per l’appunto.
Le fattorie e i vigneti si stendono tutt’intorno all’antica roccaforte che domina la vallata, si beve e si mangia bene ovunque, le aziende agricole associate al Consorzio del Vino Montecarlo sono numerose, basta seguire le indicazioni poste ad ogni incrocio e non c’é che l’imbarazzo della scelta.