Centro Italia on the road con bimbo

Una Pasqua alternativa
Scritto da: Elena M
centro italia on the road con bimbo

Pasqua in centro Italia

Quest’anno per Pasqua, complice la chiusura del nido di nostro figlio Andrea di due anni e mezzo, io e Roberto ci siamo concessi un viaggetto tra noi, con grande rammarico ovviamente dei nonni.

Inizialmente eravamo incerti sulla meta, visto che abbiamo iniziato a organizzare il viaggio con anticipo (febbraio) e quindi non potevamo sapere eventuali restrizioni causa Covid. Abbiamo quindi pensato di lasciare Milano a favore del centro Italia. Niente voli, solo noi 3, la nostra Fiat 500 e prenotazioni cancellabili.

Da tanto tempo volevamo visitare alcuni posti tra Umbria, Lazio e Toscana e così abbiamo deciso per una vacanzina on the road di 6 giorni, da giovedì pomeriggio a martedì, ma con un unico posto di riferimento dove dormire. Orvieto ci è sembrato il posto migliore per il soggiorno, vista la particolarità e la bellezza di questa città e soprattutto la sua centralità nel raggiungere comodamente gli altri luoghi da visitare.

Lucca: tappa intermedia

Decidiamo però di fare una sosta la prima notte (giovedì) in un’altra splendida città che io avevo visto anni fa di sfuggita e che Roberto era da tanto che desiderava visitare: Lucca. Partendo il giovedì dopo pranzo, ci è sembrato un buon compromesso, anche per evitare di farci la sfacchinata (soprattutto con Andrea) fino a Orvieto.

Troviamo un B&B molto carino: “Cento passi dalle mura”. In effetti si trova appena fuori da porta Elisa. Posto carinissimo dotato di ascensore, camera confortevole e bagno privato esterno alla camera, parcheggio nelle vicinanze e, soprattutto, veramente a pochi passi dal centro storico. Una volta arrivati, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia a causa dell’esodo pasquale, la cosa fondamentale era trovare un posto dove poter mangiare, possibilmente piatti tipici. Ci addentriamo quindi nella città. Andando un po’ a caso e nel centro storico, troviamo questo posticino che ci ispira molto, l’Osteria del Neni, tavolini esterni e classica tovaglia rossa a quadretti. Mentre chiediamo disponibilità per un tavolo, una coppia con un bimbo piccolo se ne va e quindi possiamo sederci. I tempi sono un po’ lunghi, non tanto per noi, quanto per nostro figlio che è solito mangiare un po’ presto. Ma forse siamo noi un po’ troppo abituati ai tempi milanesi.

A parte questo, tutto ottimo. Andrea si è mangiato un piatto di tortelli di carne al ragù, io dei pici alle briciole, Roberto il peposo di manzo con polenta formenton. Come contorno patate al forno con salvia e rosmarino. Tutto buonissimo. Dopo un breve giro in centro, ritorniamo in camera per riprenderci dal viaggio e prepararci per il giorno successivo.

Il giorno dopo, venerdì, ci prepariamo ad esplorare Lucca. Colazione a base di caffè/the/latte, brioches e succo e siamo pronti a partire. Grazie alla cucina a disposizione, posso preparare gli spuntini (fragole e pomodori puliti e tagliati).

Caricata la macchina, a piedi ci immergiamo nella bellezza di Lucca, partendo dal giro delle mura dalle quali è possibile godere di un ottimo panorama. Arrivati all’altezza del duomo di San Martino, scendiamo dalle mura e ci addentriamo nella città. Facciamo un giro all’interno del duomo e poi continuiamo il nostro giro, fino ad arrivare a Porta sant’Anna, passando da Piazza Napoleone e dalla chiesa di San Michele in foro. Pranziamo su delle panchine all’ombra e ci dirigiamo nuovamente alla macchina passando dalla torre delle Ore, torre Guinigi, piazza dell’anfiteatro e arriviamo fino a porta Santa Maria. Ore 14: è ora di ricominciare il nostro viaggio.

Il viaggio della speranza per Orvieto

La nostra idea era quella di fare una tappa rigenerante alle Terme di San Filippo, prima di proseguire per Orvieto in modo da arrivare nel tardo pomeriggio. Purtroppo la realtà ci ha messi però di fronte a un incidente e a svariati chilometri di coda. Quindi abbandoniamo a malincuore la sosta termale e riusciamo ad arrivare ad Orvieto solo alle 20.30 del Venerdì Santo, dopo ben 6 ore di macchina e nostro figlio che non ce la faceva più di stare seduto. Dall’uscita dell’autostrada si vede già il borgo arroccato sulla collina e, complice il tramonto, rende la vista ancora più bella e suggestiva.

La casa che abbiamo preso (La casa delle Bambole di Sangiovenale) si trova nel centro storico di Orvieto. Nonostante la mancanza di ascensore, non abbiamo avuto problemi con borse, bambino e passeggino. Casa perfetta per noi: grande sala con angolo cottura ben fornito, camera da letto enorme e bagno con vasca/doccia e possibilità di usare la lavatrice. Che dire, non potevo chiedere di meglio! Tra l’altro, proprietario disponibilissimo, sia per quanto riguarda il nostro clamoroso ritardo nell’arrivo, che per la gentilezza di averci lasciato due ottime bottiglie di vino locale da provare. Avevamo fornito al proprietario della casa la targa della macchina, in modo che potessimo circolare liberamente, visto che a Orvieto possono circolare solo i residenti. Il parcheggio, poco distante e a pagamento, comodissimo per poi spostarsi nei dintorni.

Distrutti dal viaggio, abbiamo mangiato qualcosa e poi siamo svenuti a letto.

Orvieto

Sabato Santo. Visita per Orvieto. Zaino in spalla (con dentro Andrea, per poter lasciare a casa il passeggino), ci dirigiamo verso Orvieto Underground. Fortunatamente, anche senza prenotazione, troviamo posto nella visita che ci sarebbe stata dopo una ventina di minuti.

Addentrarsi nei cunicoli sotterranei di questa città è stato fantastico e, grazie anche alla gentilissima e preparata guida, siamo riusciti a scoprire un po’ di più sulla vita di questa cittadina. Sotto il suolo di Orvieto c’è proprio un mondo. Continuiamo poi la nostra visita di Orvieto in quello che forse è il simbolo per eccellenza della città: il pozzo di San Patrizio. Le foto che ho spesso trovato in rete e le stesse che ho fatto io, non rendono la bellezza di questo luogo. Nessun problema sia nella discesa che nella risalita (grazie allo zaino per Andrea: col passeggino sarebbe stato impossibile, così come la visita a Orvieto Underground) e alle due rampe di scale elicoidali a senso unico che hanno permesso la discesa e la risalita senza problemi.

Una volta usciti, un’oretta di svago per Andrea ai giardinetti in prossimità della Fortezza Albornoz, ci godiamo lo spettacolo del panorama, e ci “perdiamo” nelle stradine fino ad arrivare al pozzo della cava, il pozzo più antico di Orvieto, anche se meno famoso e meno scenografico di quello di san Patrizio.

Dopo cena (a casa), giretto per goderci un po’ Orvieto di sera.

Pasqua alle Cascate delle Marmore e Civita di Bagnoregio

Domenica di Pasqua. Meta: Cascate delle Marmore. Avevamo erroneamente pensato che visitare le cascate il giorno di Pasqua fosse una scelta intelligente per evitare il troppo affollamento, ma ci siamo dovuti ricredere. L’unico deterrente era un vento fortissimo, che in alcuni punti dei sentieri dava particolarmente fastidio.

Ma non importa. Sempre zaino (con figlio) in spalla, ci siamo fatti i nostri sentieri (tranne quello più lungo) e il nostro pranzo di Pasqua al sacco a base di quinoa con le verdure.

Nel primo pomeriggio decidiamo che avremmo potuto visitare una delle mete che avevamo programmato per l’indomani.

Ci dirigiamo quindi a Civita di Bagnoregio, un’altra località che da tempo volevamo visitare.

Parcheggiamo a Bagnoregio e ci facciamo la traversata del paese con tranquillità e, arrivati davanti al ponte, lo spettacolo ci lascia senza parole. Foto di rito e poi iniziamo la traversata, non senza difficoltà a causa del fortissimo vento. In questo caso avere un bimbo di 13 Kg sulle spalle non ha aiutato sicuramente l’equilibrio.

Lo spettacolare borgo ci lascia senza fiato. Bello e caratteristico. Facciamo un giro per le vie e decidiamo di fermarci al bar per riscaldarci dal vento freddo con un tè caldo e poi riprendiamo il ponte, stavolta con un po’ meno difficoltà nella parte della discesa, e con un tramonto che rende incredibile il borgo.

Ritorniamo a Orvieto stanchi ma anche soddisfatti per la bella giornata vissuta.

Pasquetta al Borgo Sacro di Bomarzo, Terme di San Filippo e Montepulciano

Per la pasquetta il programma è il Bosco Sacro di Bomarzo.

Arriviamo intorno alle 10.30 e facciamo mezz’oretta di coda per entrare. Ci accorgiamo subito della coda di persone che sono lì per la classica scampagnata di Pasquetta. Ci dirigiamo subito nella parte dove ci sono le statue. Le statue sono bellissime, e sicuramente merita la fama e la notorietà che ha. La casa storta ti fa girare un po’ la testa, come se fossimo ubriachi, e l’unica statua per cui abbiamo fatto la coda è quel simbolo del bosco stesso, ovvero l’Orco. All’uscita ci accorgiamo che la fila di persone che deve entrare è lunghissima, così come la fila di macchine che esce dal paese! Direi che ci è andata alla grande! Dopo un pranzo veloce, ci dirigiamo alla volta della Toscana, con le terme di san Filippo, meta che era saltata nel tragitto Lucca-Orvieto.

Fortunatamente non troviamo particolarmente traffico e arriviamo intorno alle 15.30. Costumi e scarpette antiscivolo alla mano, ci addentriamo nell’acqua. Non esageratamente calda (forse anche a causa del vento esterno) ma piacevole. Dopo un po’ di ammollo, usciamo, ci asciughiamo e ci rilassiamo un po’. Mentre ci rilassiamo e ci godiamo un po’ di riposo, decidiamo di fermarci a cena a Montepulciano invece di tornare ad Orvieto.

Parcheggiamo appena fuori dalle mura, mezz’oretta al parchetto per far divertire un po’ Andrea e poi ci addentriamo nel bellissimo borgo.

Dopo aver girato un po’ il centro, ci fermiamo in un localino molto carino a cenare: tagliere misto accompagnato da un ottimo rosso noi, e pappa al pomodoro per Andrea.

Ormai si sono fatte le 21 ed è ora di rientrare alla base.

È tempo di tornare

Martedì. È tempo di rientrare a Milano. Con un po’ di malincuore per la fine della vacanza ed il ritorno al quotidiano, carichiamo la macchina di bagagli e ricordi e ci dirigiamo verso la nostra casetta. Fortunatamente il traffico del rientro è più clemente e il viaggio è abbastanza tranquillo.

Che dire, è stata una Pasqua alternativa, ma sicuramente più ricca di esperienze e ci ha fatto scoprire una parte di Italia che ancora non conoscevamo. Fare un viaggio itinerante con un bimbo piccolo sicuramente è più impegnativo, ma non è affatto impossibile, basta rallentare un pochino e rispettare le varie esigenze.

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