Venezia con tutta la famiglia
La bellissima e meravigliosa realtà di Venezia va oltre la più stravagante fantasia di un sognatore. L’oppio non riuscirebbe a creare un posto come questo, e un posto così incantevole non potrebbe venire fuori neppure da una visione. (Charles Dickens, scrive ad un amico)
Indice dei contenuti
Siamo una coppia con un bimbo di 9 anni, Matteo. Da qualche anno per il suo compleanno siamo soliti regalargli un weekend in una meta a sua scelta, quest’anno incuriosito dai racconti sulla città “che si allaga” ha scelto Venezia.
Partiamo venerdì 15 aprile da Roma, in vagone letto, non vediamo l’ora di arrivare, i giorni sono pochi e il programma è fitto di impegni!
Giorno 1 – Sabato 16 aprile
Arriviamo a Venezia alle 5.30, aspettiamo l’alba scattando le prime foto di rito, la timida luce che immortala i palazzi bagnati dal Canal Grande è suggestiva, poetica, magica. La città si sveglia, le saracinesche si alzano e per noi è arrivato il momento di una buona colazione alla Pasticceria Dal Mas. Con la pancia piena si ragiona meglio, serve lucidità e un po’ di orientamento per districarsi tra calli, sottoporteghi, rii e ponti.
Ci dirigiamo verso la struttura presso cui soggiorneremo per lasciare le valigie e poi dritti in piazza San Marco! È ancora deserta (sono le 8.30), approfittiamo di questo momento che, sappiamo già non ci ricapiterà, per goderci i maestosi palazzi galleggianti e il silenzio surreale, ci mettiamo in fila davanti al Palazzo Ducale. Non ho comprato i biglietti online perché ho letto che arrivando presto non c’è il rischio di code estenuanti, né ho comprato il tour guidato, perché l’esperienza mi insegna che spesso fuori dai punti di interesse ci sono bravissime guide che offrono il loro sapere a cifre oneste e vista la crisi di questi due anni mi sembra giusto contribuire in qualche modo alla “ripresa”.
I consigli letti qua e là su internet si rivelano esatti, niente fila per i biglietti e incontriamo una guida che ci propone il tour a 25 euro (a nucleo familiare), mette insieme un piccolo gruppo e via, siamo dentro! La guida si dimostra competente, gentile, ci racconta un po’ di storia e un po’ di aneddoti, ci fa passare tra le sale del Doge, fino alle prigioni dalle quali si intravede il ponte dei sospiri. Finiamo la visita durata poco più di un’ora e, nell’attesa di salire sul Campanile (ho comprato i biglietti online, per fortuna perché c’è una lunga fila), ci godiamo un po’ di sole.
La vista dal campanile è meravigliosa, non ci risparmiamo in foto, ma non ci dilunghiamo troppo, ci aspetta la prossima tappa, Fontego dei tedeschi! Dietro consiglio di una guida prenotiamo l’accesso alla terrazza (la prenotazione tramite internet è obbligatoria ma non a pagamento). Non è distante da Piazza San Marco, ma adesso la gente ha gremito le strade e districarsi tra rii e ponti non è semplicissimo. Lo slalom tra la folla e la difficoltà a orientarsi è ripagato! Un altro panorama meraviglioso, quello che ci stupisce e che non ci aspettavamo però è il posto in sé. Scopriamo che il fontego era un punto d’approdo delle merci trasportate da mercanti tedeschi che qui le immagazzinavano. Attraverso varie vicissitudini tra cui incendi e passaggi di proprietà arriva ai giorni nostri con un intervento di recupero importante da parte dei Benetton, che lo rendono polo culturale e commerciale. Degli affreschi di Giorgione e Tiziano sulla facciata, di cui avevo letto, non è rimasto nulla. Gli affreschi originali staccati dall’edificio sono conservati altrove, ma all’interno sembra di stare in una galleria d’arte contemporanea, con un grande cortile, l’antico pozzo e grandi arcate a testimonianza della funzione che nei secoli ha svolto l’edificio. Numerosi i simboli che i mercanti incidevano, soprattutto sulla pietra delle colonne, per segnalare i vani in cui depositare le merci. L’atmosfera è indescrivibile, merita una visita! Il posto è suggestivo, ricercato, colorato, inaspettato.
Matteo (il mio piccolo turista curioso) comincia a essere stanco e affamato e noi dobbiamo ancora fare il check in, compriamo quello che ci serve ad un supermercato lungo la strada e andiamo a riposarci in camera. Non c’è molto tempo, alle 15.30 abbiamo un’altra visita prenotata allo Squero San Trovaso. La settimana prima di partire, ho parlato con la figlia del proprietario che nei weekend apre il sito ai visitatori curiosi di scoprire di più sulle gondole. È un cantiere a cielo aperto, lo squero equivale al meccanico: qui si riparano le gondole incidentate, si fa la pulizia periodica, si ripitturano e se ne costruiscono di nuove. La visita dura mezz’oretta ed è molto interessante. I bimbi, non solo il mio, sembrano apprezzare la spiegazione e il fare gentile e disponibile di Francesca, è emozionante toccare una gondola e sbirciare con calma da vicino tutti i dettagli che la rendono pezzo unico. È ora della merenda e di un caffè. Andiamo lì vicino, da Nico (su fondamenta zattere al Pontelungo). I nuvoloni all’orizzonte non ci preannunciano niente di buono e infatti in breve tempo ci ritroviamo sotto il diluvio, per fortuna la prossima tappa è al chiuso!
Andiamo da Cà Macana, un negozio di maschere veneziane che organizza un laboratorio per bambini, ognuno pittura la sua maschera come vuole. Il prezzo è un po’ alto, 50 euro, ma con questo tempo non possiamo andare da nessuna parte e poi a Matteo prudono già le mani. Trascorriamo un’oretta in questo laboratorio gremito di piccoli pittori che vanno e vengono tra colori e maschere. Nel frattempo ha smesso di piovere, ormai è troppo tardi per altre visite, la stanchezza comincia a farsi sentire, decidiamo di fare aperitivo: è finalmente giunta l’ora dello spritz! Siamo vicini ad una piazza che mi piace molto, Piazza San Margherita piena di locali, tavoli, allegria, chiacchiericcio, musica, gioia. Siamo tutti accomunati dalla stessa voglia di stare bene, rilassarci, divertirci e ritornare a condividere il tempo con le persone che amiamo, lasciandoci alle spalle questi due brutti anni.
La nostra prima giornata veneziana giunge al termine, andiamo a cena da Impronta (Sestiere Dorsoduro 3815), un locale che vi consiglio, prenotato qualche settimana prima di partire. Personale gentile e disponibile, piatti buoni e ingredienti di ottima qualità. Posto piccolo ma curato.
Giorno 2 – Domenica 17 aprile
Ci svegliamo di buon’ora, alle 9.30 siamo pronti a uscire, destinazione Murano e Burano. I biglietti li abbiamo fatti il giorno prima in un tabacchi intuendo che avremmo trovato molta fila, così abbiamo anche approfittato per chiedere informazioni dettagliate sul vaporetto da prendere, numero, luogo di attracco, tempo di percorrenza. In 45 minuti circa siamo a Murano, dove abbiamo prenotato la visita alla fornace Ellegiglas. Questa fornace è una macchina da soldi, ho letto di visite organizzate molto meglio, dove fanno fare anche laboratori ai bambini. Io e il mio compagno siamo delusi, ma mio figlio no, lui sembra soddisfatto di quello che ha visto e allora va bene così, in fondo la visita è per lui! In mezz’ora siamo fuori e torniamo all’attracco dei battelli per Burano, dove non può che pervaderci un senso di gioia. Qui tutto è colore e profumi, il prato, le case, i negozi di pizzi e merletti, i ristoranti con le loro prelibatezze di pesce. Trascorriamo più di un’ora tra le vie di questa isoletta inaspettatamente allegra e curata e poi si riparte, bisogna rientrare, ci aspetta un tour della città con il giro in gondola!
Un’altra cosa che ho imparato, soprattutto da quando viaggio con mio figlio, è che i soldi spesi per le guide sono i soldi spesi meglio! Noi ci troviamo molto bene con Getyourguide (GYG), anche qui a Venezia non mi deludono. Ci facciamo trovare all’appuntamento prefissato e puntuali alle 15.30 si parte per un giro della città alla scoperta dei gioielli nascosti. Ci danno degli auricolari, grazie ai quali riusciamo a disperderci, fare foto e guardarci attorno mentre la nostra sapiente guida veneziana, orgogliosa, ci porta in giro e ci racconta della sua città.
Così davanti a Palazzo Contarini, ci racconta di come i nobili di un tempo gestivano il patrimonio immobiliare ed economico e lo mettevano a servizio della città, ci spiega l’uso dei pozzi – anche in questo meraviglioso cortile nascosto ce ne sono due giganti, riceviamo qualche informazione sulla costruzione della città (ci mostra una piantina per farci capire bene cosa sono le bricole e come funzioni questo sistema di grossi pali in legno di rovere o quercia su cui poggiano i palazzi). Passiamo per Campo Manin e palazzo Giustinian dei Vescovi, ci mostra le finestre dei palazzi che ancora conservano la vecchia lavorazione a rulli, ci racconta dell’acqua alta e di cosa vuol dire per un veneziano convivere con un fenomeno così difficilmente gestibile. Ci racconta della tecnica che si usa per svuotare (si non mi sono sbagliata, ho scritto bene!) piccoli tratti di rii per pulire bene i muri dei palazzi dalle alghe, ci porta davanti al teatro La Fenice e passando davanti l’atelier più famoso e importante di Venezia Atelier Antonia Sautter ci accompagna all’attracco delle gondole.
Se volete regalarvi veramente un’esperienza unica, prenotate una visita all’atelier! Sul sito trovate tre opzioni diverse, ma certamente quella più suggestiva è la prova di un abito con shooting fotografico. Io ho provato ad organizzare per noi 3, ma purtroppo non ci sono riuscita. Questo atelier fornisce i vestiti durante il carnevale. La guida ci dice che chi decide di pernottare a Venezia durante il carnevale deve sapere che i vestiti non sono scelti a caso, ogni hotel ha un suo “guardaroba”, quindi quando si decide l’hotel si decide il tipo di vestito che si indosserà. Ovviamente si tratta di costumi d’epoca, prodotti artigianali che vengono creati con materiali ricercati, curati nei particolari e ricchi di dettagli. Si tratta inoltre di costumi che recuperano la tradizione secolare veneziana e che richiedono ricerca e studio da parte di chi li confeziona.
Eccoci alle gondole. È arrivato il momento! Anche qui la fila non manca, ma il nostro biglietto ci dà un piccolo vantaggio sugli altri così in poco tempo tocca a noi, finalmente ci addentriamo tra i rii per osservare la città da un altro punto di vista, stavolta dal basso, dove ci rendiamo conto di quanto l’acqua distrugga e devasti questa città, di quanto lavoro continuo e incessante ci sia per mantenerla sempre pulita e in ordine, come una bella donna di una certa età che ogni mattina si trucca per camuffare i segni del tempo.
Finito il giro ci troviamo davanti ai Giardini ex reali, purtroppo sono chiusi, ma dalla caffetteria Illy in cui entriamo per ristorarci diamo un’occhiata e sembrano molto carini, se siete più fortunati di noi e riuscite ad organizzare vi consiglio una passeggiata. È possibile prenotare una visita guidata accompagnati dal Capo Giardiniere. La visita prevede una introduzione storica all’interno della Serra dei Giardini Reali e una passeggiata nei Giardini per scoprire l’aspetto botanico del luogo (info@venicegardensfoundation.org ).
Il sole è ancora avvolgente e noi siamo ancora desiderosi di imprimere nella mente nuovi ricordi, così ci dirigiamo in un altro posto che non delude le nostre aspettative: Libreria acqua alta. È un angolo suggestivo quanto caotico, libri ovunque in ordine sparso, quasi a voler rappresentare l’arrendevolezza del proprietario davanti alla volontà dell’acqua che qui la fa da padrone, entra e porta via con sé, distrugge e restituisce, bagna e lascia il segno a tal punto che i libri rovinati non vengono buttati, ma accatastati a formare una scala che diventa palcoscenico per foto di rito di turisti come noi che sembrano non soffermarsi a pensare alla sofferenza che c’è dietro tomi e tomi di inchiostro sciolto, di copertine sbiadite, di pagine rattrappite e appiccicate l’un l’altra e li calpestano a caccia dell’ennesimo ricordo che ha come sfondo l’acqua, proprio la stessa acqua che ha reso questa libreria tristemente famosa. Usciamo dalla libreria e ci dedichiamo al nostro aperitivo in una piazzetta molto carina nelle vicinanze: la nostra vacanza è agli sgoccioli, ma domani mattina abbiamo ancora il tempo per una visita a cui teniamo molto.
Giorno 3 – Lunedì 18 aprile
Sveglia presto, si va al Guggenheim! Non abbiamo fatto i biglietti, per cui ci precipitiamo sperando di non trovare già la fila. Per fortuna c’è poca gente e per chi come noi non ha ancora il biglietto è prevista una lista d’attesa con l’orario d’ingresso che viene concordato lì per lì con l’addetto. Il tempo di un caffè in un baretto vicino e tocca a noi. Matteo rimane stupito, non la finisce più di fotografare e osservare tra divertimento e incredulità una collezione che si dimostra veramente accessibile a tutti. Usciamo dal museo due ore dopo soddisfatti e un po’ stanchi.
Purtroppo è ora di riprendere il treno! Thomas Mann diceva che giungere a Venezia col treno, dalla stazione, è come entrare in un palazzo per la porta di servizio…. ora capisco cosa intendesse.