Vacanze andaluse di II parte

La prima parte del racconto è terminata mentre, a bordo della vettura noleggiataci da Hertz, avevamo preso la direzione di Siviglia. La prima amara sorpresa del viaggio: l'aria condizionata della nostra Renault Megane è quasi scarica, tanto che i 140 km che separano Cordoba da Siviglia si trasformano in un supplizio, costringendoci a brevi soste...
Scritto da: Giovanni De donno
vacanze andaluse di ii parte
Partenza il: 25/05/2004
Ritorno il: 31/05/2004
Viaggiatori: in coppia
La prima parte del racconto è terminata mentre, a bordo della vettura noleggiataci da Hertz, avevamo preso la direzione di Siviglia. La prima amara sorpresa del viaggio: l’aria condizionata della nostra Renault Megane è quasi scarica, tanto che i 140 km che separano Cordoba da Siviglia si trasformano in un supplizio, costringendoci a brevi soste all’ombra di qualche raro albero, in un paesaggio contraddistinto da coltivazioni di cereali e vigneti. Lungo la strada fanno bella mostra, dall’alto di collinette, le sagome nere di giganteschi tori e più rari ballerini di flamenco. Sono ciò che resta di una vecchia pubblicità di una marca di liquori: una legge ha imposto l’eliminazione del nome dell’azienda (per non distrarre gli automobilisti), ma i tori sono rimasti sul campo a segnare il paesaggio.

Arrivo a Siviglia nelle prime ore del pomeriggio, la città è molto più grande delle precedenti, il parcheggio nei pressi dell’albergo è libero. Apprezziamo subito la differenza tra i 34 °C dell’esterno ed il piacevole fresco dell’aria condizionata dell’hotel. Il Melia Sevilla è davvero bello, con piscina e palestra, anche se è sito alle spalle di plaza de Espana, quindi non proprio nel centro storico, anche se posizionato in una zona piena di verde (siamo a pochi passi dal parco di Maria Luisa). Dopo una rapida doccia siamo già diretti verso il centro storico, caratterizzato dall’alto profilo della Giralda, il simbolo di Siviglia. La cattedrale è un’imponente costruzione gotica che vediamo solo dall’esterno perchè, ancora una volta, c’è una non meglio precisata festa e l’orario di visita è ridotto. Trascorriamo il pomeriggio al vicino Alcazar (ingresso 5€); il palazzo è molto bello, con una serie di saloni di impronta araba che ricordano molto l’Alhambra e che costituiscono il cd. Palacio de don Pedro. Un’altra ala del complesso è occupata dalle sale di Carlo V, una struttura gotica con ambienti tappezzati di arazzi ed una interessante esposizione di ventagli, oltre agli immancabili azulejos. Il piano superiore dell’Alcazar è tuttora riservato alla famiglia reale e ad esso si accede solo in gruppi di non più di 15 persone. Pagando un biglietto di 3 € (ultimo ingresso alle 17,00). Altro pezzo forte dell’Alcazar sono i giardini, ancora una volta caratterizzati da una serie di vasche con giochi d’acqua che si possono ammirare dall’alto, salendo su un passaggio coperto, sopraelevato, che conduce ad una piccola grotta. Usciti dall’Alcazar abbiamo girovagato senza meta nel Barrio di Santa Cruz, l’antico quartiere ebraico caratterizzato da stradine tortuose e piccole piazze; l’insieme architettonico è molto ben conservato anche se stracolmo di ristoranti e negozi di souvenir. Perdendoci nel quartiere siamo sbucati nei pressi del municipio, un bel palazzo di età rinascimentale in pietra chiara. Proprio da plaza Nueva, su un lato dell’ayuntamiento, si diparte una via pedonale (calle Tetuan), dove si affacciano i negozi più alla moda di Siviglia. Mi colpiscono le facciate dei negozi, quasi sempre contraddistinte da insegne realizzate con azulejos (persino Mac Donald’s). Mia figlia, che arrivando ha notato la piscina di cui è dotato l’albergo, ci costringe ad acquistarle un costume da bagno e noi non siamo da meno. Rientriamo in hotel con l’idea di cenare nei dintorni dello stesso, in un piccolo ristorantino che avevamo individuato all’arrivo e che aveva l’aria di essere frequentato solo dai locali. L’impressione si rivela corretta e così, da una lavagna appesa al muro, ordiniamo 3 platos combinados che troviamo più che gustosi. La voglia di scoprire i sapori del luogo mi spinge ad ordinare la papa ali oli (patate lesse condite con una maionese all’aglio verde) ed un flamenquino de jamon serrano (un rotolo di prosciutto cotto avvolto in una pastella e fritto); la spesa totale, bevande incluse, è di 23€. La maggior parte dei commensali, comunque, è intenta a consumare le caracoles, ossia lumache cotte in un brodetto leggero che i camerieri servono in quantità industriali. Il giorno dopo abbiamo appuntamento con la cattedrale, alla quale si accede da un ingresso laterale tra avenida de la Constitucion e plaza del Triunfo (ingresso 6,5€, domenica libero). L’interno è tipicamente gotico, con al centro un grande coro ligneo e la Capilla Mayor, impreziosita da un’enorme pala con centinaia di figure bibliche intarsiate nel legno dorato. Altro punto focale della chiesa è la tomba di Colombo, costituita da un catafalco funebre trasportato da 4 personaggi che rappresentano i regni di Spagna all’epoca dell’esploratore. In un angolo della cattedrale si trova l’accesso alle scale della Giralda; la salita del campanile si rivela meno faticosa di quanto ci si possa aspettare vedendolo dall’esterno, perchè le 34 rampe (segnate ad una ad una) sono larghe e prive di scalini. La vista che si gode dall’alto del minareto-campanile è davvero spettacolare, nonostante la folla.

Ridiscendiamo nella chiesa per uscire nel Patio de los Naranjos, dove l’ombra degli alberi di arancio ispira una sosta ristoratrice. Di lì a poco siamo di nuovo in strada, dove la presenza di numerose carrozze è un irresistibile richiamo per mia figlia. Il sole è alto nel cielo e, dopo aver acquistato alcune bibite fresche, trascorriamo i successivi 45 min. Sorseggiandole a bordo di una carrozza munita di una tenda parasole (costo 30€, non sperate di contrattare perchè le tariffe sono pubbliche ed esposte su un cartello del comune). Dopo aver consumato un fugace pasto a base dei soliti platos combinados nei pressi dell’antica Fabbrica del tabacco, oggi sede dell’università, rientriamo in albergo dove cerchiamo di ripararci dai 39°C dell’esterno immergendoci nelle acque della piscina. Ci concediamo una pausa di relax e poi siamo nuovamente in strada, diretti verso plaza de Espana, caratterizzata, al centro, da una costruzione semicircolare realizzata in occasione dell’esposizione del 1929. I canali che circondano l’edificio sono privi di acqua, poichè in restauro, sicchè l’unico luogo più fresco del complesso è rappresentato dalla fontana centrale, abbracciata idealmente dalla costruzione in mattoni, archi e piastrelle. Sotto ogni arco si trova un pannello di azulejos raffigurante una provincia di spagnola. L’alta temperatura ci spinge a trovare riparo riparo all’ombra del parco di Maria Luisa, dove si incontrano alcuni dei padiglioni delle nazioni che parteciparono all’esposizione del 1929. Molto singolare il Pabellon real, una costruzione a forma di corona reale. Passeggiando nel parco arriviamo sul lungo fiume e seguendo le stesso incontriamo la bella facciata del Palacio de San Telmo, la Torre de Oro (dove arrivavano un tempo le navi provenienti delle Indie e da dove, oggi, molto più prosaicamente, partono i battelli che fanno le escursioni sul Guadalquivir a 12€); infine la plaza de Toros, classica arena circolare aperta a visite guidate. Rientriamo in albergo dopo esserci fermati in uno dei numerosi parchi giochi presenti nelle zone verdi della città ed aver consumato una fugace cena in un ristorante adiacente quello che avevamo visitato a pranzo, anche se piuttosto deludente. Siamo sempre nei pressi della Fabbrica del tabacco e cogliamo l’occasione per visitarla; all’interno, nonostante l’ora tarda, vi sono ancora numerosi studenti. Il giorno seguente è domenica e decidiamo di fare una puntata verso la zona dell’esposizione universale del 1992, che raggingiamo in taxi da Plaza Nueva. L’atmosfera è piuttosto irreale, si respira un senso di abbandono camminando tra le enormi strutture dei padiglioni ultramoderni. Neanche la puntata al Monastero della Cartuja ci risolleva, è una costruzione piuttosto anonima preceduta da due laghetti e spoglia all’interno. Rientro in albergo in un caldo soffocante in attesa della frescura pomeridiana. Al pomeriggio ci dirigiamo verso il quartiere di Triana, indicatoci dal portiere dell’albergo: esperienza da dimenticare. Ritorniamo verso il centro, deserto, i negozi della zona commerciale sono chiusi e l’aspetto complessivo ci mette quasi angoscia. Deviamo versa la Casa do Pilatos, dalla bella facciata, e poi verso la basilica della Macarena, passando per l’Alameda de Hercules, una piazza con colonne di età romana piuttosto desolata. Nei pressi della basilica, preceduta da un arco (la Puerta Macarena), troviamo frotte di pellegrini che fanno visita al santuario; l’interno è barocco, molto bella la statua argentea della Madonna e di un Cristo alla colonna, portato in precessione durante la Semana santa.

Ritorniamo verso la cattedrale e ci immergiamo nuovamente nei vicoli del Barrio de Santa Cruz, dove ci fermiamo a sorseggiare fresche bevande in un bar sito in una delle innumerevoli piazzette. Arrivata la sera rientriamo in albergo ma ci fermiamo, prima, a mangiare in un chiosco alle spalle dei Jardines de Murillo, quasi di fronte al Palacio de justicia. Avventori spagnoli, piatti combinati colossali a 3€, raciones di pescado a 4,5 €. E’ giunto così il giorno della partenza, siamo diretti a Malaga, ma prima faremo tappa a Ronda. C’è una strada statale che passa per Utrera e conduce, attraverso un paesaggio brullo e montuoso, a questa piccola cittadina molto caratteristica. Parcheggiamo di fianco alla Plaza de Toros (la più antica di Spagna) e visitiamo il Puente Nuevo, da cui si gode un panorama molto suggestivo sul precipizio. Da un lato del ponte si diparte una scala che conduce giù fino al fiume (ingresso a pagamento); siamo piuttosto stanchi e rinunciamo, così, alla lunga scarpinata. Dopo una breve visita alla casa di Don Bosco, il cui giardino è affacciato sul Tajo, scendiamo per calle de Arminan (i cui portici sono pieni di negozi di souvenir) fino ad un tratto delle antiche mura arabe in cui si apre la Puerta de la Exijaria; nei pressi è situata la Iglesia de Santa Maria. E’ il momento di raggiungere Malaga e lo facciamo riprendendo la statale in direzione di San Pedro de Alcantara da dove imbocchiamo l’autostrada ( a pedaggio) che ci conduce al centro più importante della Costa del Sol, in un litorale completamente urbanizzato e connotato da lussuosi insediamenti turistici dove abbondano i campi da golf. Restituita la vettura dopo aver fatto rifornimento ad un distributore sito a pochi metri dall’aeroporto (gasolio a 0,75€), ci dirigiamo ai banchi di accettazione per lasciare i bagagli e fare il check-in. Qui sarebbe terminato il mio racconto ma non il viaggio vero e proprio, che ha avuto una spiacevole appendice. Già, perchè Alitalia (che sin dal momento dell’acquisto via internet dei biglietti mi aveva creato non pochi problemi, addebitandomi un numero di biglietti superiore a quelli acquistati e restituendomi la somma in eccesso dopo 40 gg.) ha soppresso, senza una precisa ragione, il volo delle 18,00. Nessuno, in aeroporto, sa dirci quando partiremo (alcune hostess ci fanno intendere che simili problemi sono tutt’altro che rari), almeno per un paio d’ore, quando ci viene comunicato che il volo per Roma partirà alle 23,00. Trascorriamo, così, un interminabile pomeriggio in aeroporto, in attesa del nostro volo. Faccio una piccola indagine sugli schermi delle partenze; nell’arco di 7 ore vengono cancellati solo il nostro volo ed un volo Iberia per Madrid, mentre i numerosissimi voli low cost che partono da Malaga verso la Gran Bretagna e la Germania sono tutti in orario. Partiamo, esausti, verso le 23,15 con destinazione Roma dove atterriamo alle 01,30. L’aeroporto è deserto ma, ciò nonostante, attendiamo quasi mezz’ora per rientrare in possesso dei nostri bagagli. Ci ritroviamo (tutti coloro che avevano una destinazione finale diversa da Roma), dinanzi ad un banco Alitalia dove un addetto ci comunica che un pullman ci attende per portarci in un hotel per trascorrere la notte. L’autista, a metà strada, chiede a noi in quale albergo, nei pressi della stazione Termini, dovesse condurci ma, tra le risate generali, gli diciamo che neanche noi sappiamo quale sia la nostra destinazione. Incredulo, si ferma in una piazzola di sosta e, dopo un conciliabolo telefonico con Alitalia, ci porta finalmente all’Ergife, un posto davvero decadente (qui litigo col portiere che vuole assegnarmi due stanze separate, piuttosto che metterci insieme in una tripla). Dopo appena 3 ore di sonno la sveglia ci richiama alla realtà e siamo di nuovo sull’autobus, diretti all’aeroporto dove ci imbarcheremo sul volo per Brindisi, raggiunta con 12 ore di ritardo. Che dire dell’Andalusia? E’ un viaggio da fare, per l’atmosfera che si respira e la cordialità della gente; da acquistare le ceramiche, gli oggetti di pelle lavorata e, naturalmente, vino e salumi. Un consiglio: se non avete bambini la visita delle 3 città principali della regione si può fare in 6 giorni. Se avete spirito di adattamento vi conviene soggiornare negli hostal, alberghi piuttosto semplici ma ubicati in pieno centro storico; informazioni più precise su: www.Turismo.Sevilla.Org; www.Sol.Com; www.Turismospagnolo.It Una raccomandazione finale: per il vostro viaggio in Andalusia scegliete i periodi in cui si svolgono le ferie (aprile a Siviglia, maggio a Cordoba); sarà senz’altro una esperienza indimenticabile.

Buon viaggio.

Gianluigi



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