Una meta estiva in pieno inverno: questa regione della Spagna ha il sole 365 giorni all’anno

Scritto da: Viviaggia
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Sole caldo e accogliente, palazzi arabeggianti, cittadine da sogno, convivenza di religioni, natura, storia, cibo, musica: in una parola, Andalusia.

Perché andare in Andalusia?

Questa straordinaria Regione della Spagna è così varia da non lasciare nessuno scontento: dai palazzi di Siviglia alla Mezquita di Cordoba, dall’Alhambra di Granada all’Alcazaba di Almeria, dalle montagne innevate della Sierra Nevada alla Costa del Sol di Malaga, non avrete che l’imbarazzo della scelta. Attenzione, però: l’Andalusia è una regione vasta e per girarla tutta ci vogliono molti giorni e un mezzo di trasporto proprio. Noi ci siamo stati due volte, in auto e in van, e ancora non siamo riusciti a visitarla tutta, ma non vediamo l’ora di tornarci! La prima parte del diario riguarda il nostro viaggio di due giorni a Siviglia e uno a Cordoba, in auto, mentre nella seconda vi racconto il nostro giro in van di 4 giorni per Capodanno 2024.

Cosa visitare in Andalusia

Siviglia, una città da sogno

Siviglia è una città che mi è rimasta nel cuore, forse anche perché ci siamo stati appena due settimane dopo esserci fidanzati, nel nostro primo viaggio di coppia. Siviglia è semplicemente accogliente, piena di sole e di cose belle da vedere, di bar dove perdere tempo e localini in cui passare la sera, anche se certamente la Plaza de España è il suo luogo più famoso. Per visitare Siviglia abbiamo scelto un appartamentino in centro e ci siamo mossi sempre a piedi, nonostante avessimo la macchina a noleggio. Dal centro è stato facile raggiungere tutto e siamo anche riusciti a fare una bella corsetta sul lungofiume, con successiva colazione a 12:00 (orari spagnoli). Per me Siviglia è la più bella delle città dell’Andalusia che ho visitato, ma so che altri le preferiscono Granada. Se siete appassionati del Trono di spade, rimarrete sorpresi nello scoprire che i Reales Alcázares di Siviglia sono stati scelti dalla troupe per dare vita ai Giardini dell’Acqua di Dorne, residenza della famiglia Martell. Molti altri luoghi sono stati usati come ambientazioni di GOT, cercateli su internet e visitateli, se avete tempo. Da vedere assolutamente, anche se non siete fan delle serie TV, l’Alcazar, uno straordinario complesso architettonico che un tempo fungeva da fortezza difensiva ed è poi diventato residenza dei nobili spagnoli, che si snoda attraverso giardini, sale sontuosamente decorate, finestre in stile arabo, vasche e fontane. Consumerete il rullino a furia di fare foto in questo straordinario complesso che vi sorprenderà ad ogni passo.

Altra meta imperdibile è la Cattedrale con la Torre della Giralda, che ci è costata una bella fila per l’ingresso ma che è valso assolutamente la pena visitare. Una curiosità: nella cattedrale, nella Cappella della Vergine de la Antigua, si trova la tomba di Cristoforo Colombo o almeno così si dice. Nella Sacristìa de los Calices si trova invece il celebre Tesoro con sculture e dipinti di Murillo, Juan Valdès, Goya.  Il Museo della Cattedrale contiene inoltre opere di grandi pittori, libri, ornamenti ed una sontuosa collezione di oreficeria. La Giralda è una torre in mattoni alta 90 m che originariamente costituiva il minareto della moschea su cui venne costruita la cattedrale; la bandiera in bronzo che si trova in cima, El Girardillo, è il simbolo di Siviglia e gira in base al vento (da qui il nome).

Come ho già detto, di Siviglia mi sono pazzamente innamorata quando ha raggiunto Plaza de España. Sarà perché amo i corsi d’acqua, sarà per i colori straordinari delle decorazioni, sarà per le barchette coi turisti che mi passavano accanto, sarà perché io e Lele abbiamo fatto tantissime foto stupide in ogni posizione, ma ancora adesso sento il calore di quel pomeriggio. La piazza è enorme, sviluppata su 50.000 mq, e ospita una piazza ovale, una costruzione in mattoni in stile rinascimentale con due torri e un canale lungo 515 m attraversato da quattro ponti che rappresentano i quattro antichi regni di Spagna: Castiglia, Aragona, Navarra e Leon. La forma semicircolare richiama l’abbraccio della Spagna alle sue nuove colonie; le 58 panchine rappresentano tutte le province spagnole; il Palacio Español al suo interno, imponente e fiero, rappresenta il prestigio della potenza mondiale spagnola; infine, la Piazza guarda verso il fiume, rotta da seguire per raggiungere l’America. È conosciuta come la Venezia di Siviglia, ma per me nessuna città – neanche questa – può essere lontanamente paragonata alla mia Venezia. In fondo Plaza de España non ha bisogno di paragoni, è unica nella sua bellezza e vi regalerà splendidi momenti. Una curiosità: qui è stato girato il secondo episodio della saga di Guerre Stellari di George Lucas, La guerra dei cloni.

Per il nostro primo viaggio in Andalusia non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di assistere a uno spettacolo di flamenco in un localino piccolo (la Casa de la guitarra), con pochi posti a sedere e un grande senso di raccoglimento. La sala era così contenuta da rendere impossibile qualsiasi sbadiglio o distrazione e così abbiamo potuto sentire dentro l’energia e la carica dei musicisti e dei ballerini. Andare in Andalusia e non assistere a uno spettacolo di flamenco sarebbe veramente un errore, perché la musica ti entra dentro e sa parlarti e raccontarti storie. Qualche indirizzo del nostro viaggio: Bar 1987 e Bar Baratillo per le tapas, la cerveza e la musica; la Gitana per le tapas; la Bodeguita Reyes Antonio Romero per il jamon.

Cordoba e l’indimenticabile Mezquita

Per visitare Siviglia ci abbiamo messo due giorni e il terzo lo abbiamo dedicato a una fuga verso Cordoba. Quando siamo arrivati, a metà gennaio, faceva così caldo che ci siamo messi a maniche corte: l’amore è stato immediato. Cordoba non ha forse tante attrazioni, ma ne ha una che da sola vale il viaggio: la Mezquita. La bellezza della Mezquita è difficile da descrivere, ma la vera particolarità di questa imponente edificio religioso è che camminando al suo interno si passa da un culto a un altro senza nessuna interruzione. Nella Mezquita si cammina lungo gli archi che richiamano la religione musulmana e si inciampa all’improvviso in una chiesa cristiana senza mura, costruita al suo interno. Un tempo vi si svolgevano contemporaneamente il culto musulmano e quello cristiano. Ancora oggi per me è uno degli edifici religiosi più belli che abbia mai visto.

Il ponte romano sul Guadalquivir è un’altra delle attrazioni da visitare; è lungo circa 240 metri, ha ben 16 arcate e sorge sull’unico fiume navigabile della Spagna. Il ponte fu costruito da Augusto, imperatore romano di nazionalità spagnola, ed è il simbolo di Cordoba. Alle due estremità del ponte troviamo la Puerte del Puente, con l’arco imponente di trionfo, e la Torre di Calahorra, un piccolo forte utilizzato per la protezione della città, oggi il Museo de las tres culturas. Un altro punto di interesse della città è il quartiere ebraico, la Juderia di Cordoba, uno dei più importanti della nazione.  A Cordoba abbiamo potuto vedere solo quello e abbiamo pranzato con due grosse fette di tortilla mangiate ai bordi della strada: il caldo rendeva piacevole la sosta all’aperto.

Granada, l’Alhambra e il quartiere arabo

Quando si parla di Granada si pensa subito all’Alhambra e non si sbaglia: il palazzo è certamente il motivo principale per cui visitare la città. Per questo dovete essere sicuri di prenotare il biglietto d’ingresso con molto anticipo, anche di mesi in alta stagione, perché è praticamente impossibile arrivare al botteghino e trovarlo (a meno che non andiate proprio in bassa stagione).

Noi ci siamo lasciati prendere dal senso di libertà che solo una casa su ruote regala e non abbiamo programmato nulla. Quando abbiamo scoperto che vedere l’Alhambra nella settimana tra Capodanno e la Befana era più difficile che vedere Babbo Natale volare trainato dalle renne, non ci siamo persi d’animo. La sera del 1° gennaio ho iniziato a visitare tutti i link che ho trovato su Get Your Guide, Civitatis, Tripadvisor e Viator, finché al centesimo link consultato non ho trovato due ingressi con audioguida su Viator. Ho avuto il dubbio che fosse un errore o un fake, ma ho rischiato e ho prenotato l’accesso…e quando, due giorni dopo, ho mostrato il passaporto all’ingresso dell’Alhambra (leggono il codice e riconoscono il diritto all’accesso, portate un documento di identità), mentre mi aspettavo già di sentir scattare qualche allarme e mi vedevo braccata dalla Guardia Civil, mi sono sorpresa a vedere il tornello girare: il biglietto era valido.

È probabile che qualcuno abbia cancellato proprio il 1° gennaio, ma io ve lo dico: comprate il biglietto in anticipo e non ve ne pentirete. Anche perché noi non siamo riusciti a vedere il Palazzo Nasridi, che è probabilmente la cosa più bella. Per arrivare all’Alhambra senza confusione abbiamo scelto di dormire nel parcheggio per van che si trova sulla strada del palazzo. È costoso (27 euro per il primo giorno), ma in molti hanno fatto la nostra scelta, anche perché in città è difficilissimo parcheggiare e con un van alto 2,70 mt non si riusciva a passare in nessuno dei parcheggi a pagamento sotterranei.

Alle 08:30 del mattino l’alba tardiva della Spagna ci ha svegliati con un rosso fuoco che si levava dietro gli ulivi: il sogno ha inizio! Dopo aver ammirato i colori di un cielo straordinario con le montagne della Sierra Nevada sullo sfondo, ci siamo diretti all’Alhambra che erano le 09:15 e c’era ancora poca gente. Un’ora dopo già sembrava di essere al primo giorno di saldi in un centro commerciale.

La visita dell’Alhambra richiede un bel po’ di tempo, almeno tre ore, ma non stanca di certo. L’audioguida è molto utile e interessante e spiega bene cosa si andrà a vedere. È molto comoda per una gestione in autonomia della visita e per ridurre i tempi, ma se volete qualcosa di più completo potete scegliere una guida del posto (ce ne sono tante che parlano italiano).

L’Alhambra regala quel tocco di esotico che tanto contraddistingue l’Andalusia, con i bagni per le purificazioni del rito musulmano, le iscrizioni arabe sui muri e le fontane zampillanti che sanno di Marocco. Il colore caldo della pietra (Alhambra significa ‘palazzo rosso’) la rende perfetta per un’evasione dal quotidiano. Lasciata l’Alhambra, si può prendere un bus urbano per visitare il centro storico o si può fare una passeggiata a piedi verso la Cattedrale. Non è vicinissima e il ritorno è in salita, ma ne vale la pena. Nella Capilla Real del 1517, situata accanto alla cattedrale, si trova il mausoleo in stile gotico di alcune coppie reali cattoliche, tra cui Isabella e Ferdinando, a cui si deve la riconquista della città dai Mori. Da visitare in centro sono anche la Basílica de San Juan de Dios, il cui interno lascia senza fiato, e il mercato dell’Alcaicería, un mercato turistico vicino alla Plaza de Bib-Rambla.

Allontanandoci dal centro, dopo ben 30 minuti di guida, ci siamo portati dal lato opposto della città, nel quartiere arabo di El Albaìcin. Anche qui, sembra di essere andati in un posto lontano: stradine strette costellate di case bianche, piazze baciate dal sole, palazzi di stile vario, l’imponente palazzo moresco Dar Al-Horra, le terme, El Bañuelo e una salita faticosa che porta al Mirador de San Nicolas, da cui potrete ammirare l’Alhambra (sul lato opposto, in cima a una collina) e avere una visione d’insieme di Granada. Adiacente al quartiere El Albaícin c’è un quartiere gitano del XV secolo, Sacromonte, che vanta una lunga tradizione di flamenco tramandata dagli zingari spagnoli. Di sera, visitando una delle tipiche dimore rupestri, avrete anche modo di assistere a un bellissimo spettacolo di flamenco.

Per rinfrancarci un po’, ci siamo fermati in un tapas bar gettonatissimo e ben recensito, Casa Torcuato. Quando siamo arrivati non c’era posto, ma Lele ha convinto due ragazzi a dividere il tavolo con noi per farci sedere. Ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere e abbiamo scoperto che i ragazzi vivono a Berlino, dove condividere il tavolo con estranei è la norma, e che in Spagna difficilmente avremmo trovato quest’abitudine. Per noi è normale e anzi piacevole, dovrebbero iniziare a farlo ovunque.

A Granada con la birra regalano ancora le tapas gratuite, usanza che un tempo era diffusa e che ora sopravvive solo in questa accogliente città. Ci hanno portato le patatas bravas e il polpo fritto, praticamente per me più di un pranzo. Dopo il giro di Granada avevamo programmato di andare a Ronda, città straordinaria che si trova affacciata sulla Gola del Tajo, famosa per le case a precipizio sul burrone, il masso che sovrasta alcune case e i ponti. Purtroppo, ci siamo resi conto che non avremmo fatto in tempo a visitarla e abbiamo dovuto eliminare Ronda dal nostro itinerario. Next time, ci torneremo!

Il calore della Costa del Sol e di Malaga

Dopo il freddo pungente di Granada, Lele ha insistito per un posto caldo e così abbiamo guidato verso Malaga. Ho controllato l’orario del tramonto e ho guidato con decisione per arrivare in tempo: alle 18:10 eravamo alla Malagueta, la spiaggia di Malaga, tutta chiringuitos e runner, con le palme e i vialoni che ricordano un po’ (in piccolo) Santa Monica. Il sole stava proprio per andare a dormire dietro la collina e ci siamo goduti il caldo non asfissiante della giornata che volge al termine, in un relax totale.

Dopo il tramonto, abbiamo cercato su park4night un parcheggio per visitare la città e abbiamo trovato posto al Muelle Uno, un po’ dopo il pontile, in direzione porto. Con un monopattino a noleggio siamo arrivati in due minuti al Muelle Uno e abbiamo iniziato la nostra passeggiata. Il Muelle Uno e il Muelle Due sono molto carini per farci colazione o un aperitivo, perché sono pieni di localini con i tavoli che si affacciano sul mare. Per il resto, merita una visita solo il Centro Pompidou che riconoscerete dall’installazione a forma di cubo con vetri colorati che la sovrasta. Poco dopo il Molo, attraversando un parco si arriva al centro storico di Malaga. La Cattedrale la fa da padrona ed è impossibile non vederla. Noi ci siamo tornati di giorno per trovarla aperta e visitarla ed è notevole anche dentro. L’altezza ricorda un po’ quella della Sagrada Familia (paragone comunque azzardatissimo), il coro è straordinario e l’interno è accogliente. La vera pecca è l’audioguida, che sembra un libro di storia dell’arte, dà tanti particolari inutili senza metterci nulla di interessante e segue un tono da sonnolenza. Meglio avere una guida in carne ed ossa.

A dominare la città c’è l’Alcazaba, un palazzo-fortezza voluto dai governatori musulmani nel XI secolo, raggiungibile attraverso una salita che si sviluppa entro la doppia cinta muraria della fortezza (per evitarla, l’ascensore in Calle Guillén Sotelo). Attraverso un corridoio dall’Alcazaba si raggiunge il Castello di Gibralfaro, diventato famoso perché è l’ultima fortezza che i Re Cattolici riuscirono a strappare agli arabi. Lasciata la Cattedrale, non resta che perdersi nelle stradine di Malaga e osservare le centinaia di turisti che si rilassano ai tavolini dei bar o passeggiano senza una meta apparente, passando da Calle Larios a Plaza de la Constitución.

Per la cena siamo tornati al van, abbiamo fatto la brace con un BBQ portatile comprato da Bauhaus a 7 euro (usa e getta) e siamo stati abbordati da un passeggiatore solitario che non voleva saperne di smetterla di parlare di Malaga e dei pericoli e della sua vita e delle sue esperienze, in un monologo senza fine. Il vento intanto era aumentato da morire (dalla felpina al cappotto senza passare dal via) e le auto si erano ridotte, per cui dopo cena abbiamo deciso di cercare un parcheggio più selvaggio e sicuro.

Park4night ci ha davvero voluto bene, perché siamo arrivati alla fine della Malagueta, in un’insenatura che dalla strada non si vede, e ci abbiamo trovato così tanti van che a stento abbiamo potuto parcheggiare. La mattina, alle 08:10, una luce intensa mi ha svegliata. Ho abbassato la tendina e ho avuto la sorpresa: dal mare si alzava una palla di fuoco che colorava di arancione il cielo. Ho svegliato Lele, abbiamo preso il cappotto e siamo andati a godere della prima alba sul mare del 2024, mentre una leggera pioggerella ci ricordava che il meteo è sempre variabile, anche in Andalusia.

La vera sorpresa è stata scoprire che a Malaga si vedono alba e tramonto! Una costa lunghissima e ben tenuta e questo sole che ti saluta per tutto il giorno senza mai lasciarti andare. Certo, d’estate deve essere visto più come una minaccia che come un sollievo, ma a gennaio è autentico piacere.  Torniamo a Malaga per il tour della Cattedrale e pranziamo a Casa Lola, penso il posto più famoso della città. Gli spagnoli pranzano e cenano tardi, ma ci sono tantissimi turisti e quindi alle 13:10 i tavoli sono già esauriti (la sera prima la fila era molto lunga). Ci sono 3 sedi, ma se volete evitare lunghe file rassegnatevi a fare orari da nordici anziché da spagnoli o italiani. Il cibo è ottimo così come il servizio, non ve ne pentirete. A questo punto dobbiamo lasciare Malaga senza aver visto il Museo Picasso (suo celebre figlio) e con un senso di nostalgia nel cuore. Se avessimo avuto tempo, ci saremmo fermati di certo un giorno in più. Abbiamo dovuto rinunciare anche al celebre Caminito del Rey, un adrenalinico percorso a piedi che si sviluppa lungo passerelle di legno addossate a pareti di roccia verticali che formano una gola attraversata dal fiume Guadalhorce. Il tempo per noi non è mai abbastanza!

Almeria, sanza infamia e sanza lode, di passaggio verso altre mete

Il nostro itinerario non consente soste e così guido decisa in direzione di Almeria, dove conto di fare un salto prima della notte da passare in spiaggia. Sulla strada per Almeria scopriamo qualcosa di nuovo: per decine di km si trovano distese infinite di plastica bianca che all’inizio non riusciamo a definire ma che poi identifichiamo come serre per la coltivazione. Il suolo è desertico, arido, non sembra proprio possibile coltivarci qualcosa! E invece scopriamo che il mare di plastica della provincia di Almeria è quello da cui arrivano sulle nostre tavole la maggior parte degli ortaggi e che con piena indifferenza verso la natura sono riusciti a rendere coltivabili queste zone, sfruttandole oltre i limiti. È una strada brutta da fare, non ci tornerei.

Almeria non è certo la prima città che si va a visitare in Andalusia e posso confermare che non ha fascino né bellezza, per cui si può saltare tranquillamente. Noi ci siamo andati per impegnare un’oretta vuota che avevamo. Anche in questo caso abbiamo parcheggiato al porto e ci siamo poi spostati a piedi. Siamo arrivati verso le 16 e la città era deserta, con i negozi chiusi e nessuno in giro. Non era esattamente ciò che ci aspettavamo. Avendo trovato chiusa anche la Cattedrale, siamo saliti fino all’Alcazaba e finalmente abbiamo scoperto cosa c’è da vedere in questa città. L’Alcazaba è un palazzo arabo dal colore caldo che ricorda tantissimo Marrakech. Le scalinate sono tagliate in due da un corso d’acqua che scorre tra fontane zampillanti, nel pieno rispetto dell’importanza dell’acqua e della purificazione per i musulmani. Dall’alto ci si affaccia sulla città e lì la sorpresa: le terrazze erano piene di gente che era sui tavolini a pranzare (alle 5 di pomeriggio…). Qui il fuso orario è davvero un’opinione.

Al ritorno verso il van, la città aveva iniziato a rianimarsi e alle 6 era un brulicare di gente del posto che visitava i mercatini o faceva spese. Anche qui, all’imbrunire abbiamo trovato un po’ di freddo.

Cabo de Gata e i cinghiali

Dopo la sosta ad Almeria, ci spostiamo a Cabo de Gata, una località sul mare molto conosciuta, che d’estate si popola di villeggianti e d’inverno sopravvive con qualche attività aperta e qualche turista. Park4night ci guida verso un parcheggio sul mare, dove troviamo decine di van e camper, alcuni evidentemente in sosta da tempo (deve essere un posto in cui è piacevole restare). Neanche a dirlo, il vento soffia fortissimo sui nostri pensieri del Capodanno al caldo e ci costringe a coccolare il cappotto come fosse il nostro migliore amico.

Mentre ci sistemiamo fronte mare, non crediamo ai nostri occhi: un cinghiale enorme punta il van sulla destra, ma al mio tentativo di riprenderlo con il cellulare inizia a scappare. Anche per questa sera abbiamo in programma un BBQ, ma non sappiamo come fare con il cinghiale. Proviamo a cucinare nel van, ma l’odore è troppo forte e decidiamo di mettere la griglia in un posto illuminato, per poter controllare la zona. Quando scendiamo dal van ci accoglie una colonia di gatti affamati che non hanno paura né di noi né del fuoco né del cinghiale: questi gatti la sanno lunga! Mentre facciamo la brace, vediamo arrivare una mamma cinghiale con il cinghialino e a quel punto non possiamo che volare di nuovo sul van: si sa che le mamme devono proteggere i piccoli da pericoli veri o presunti. Col fuoco che zampilla e i gatti che lo sorvegliano, vediamo i cinghiali cercare cibo e poi perdersi in un cespuglio. A questo punto non facciamo altro che ridere pensando a tutti i modi in cui il cinghiale potrebbe arrostirci sulla graticola improvvisata (io peraltro sono vegetariana, non sarei un pericolo per nessuno). Tra una risata e un miagolio, la carne è pronta. Ceniamo nel calduccio del nostro van, con il mare che ruggisce.

La notte, nel letto del piano di sopra con la tenda a soffietto si sente rumore di tempesta: vento forte, pioggia, mare impetuoso, sabbia che vola. Insomma, proprio quel Capodanno al caldo che avevamo programmato. Il riscaldamento nella tenda a soffietto non arriva a temperatura, la dispersione è troppo forte, ma riusciamo comunque a goderci una notte da “rumori bianchi della natura” (quelli delle playlist di Spotify, tutti insieme nelle nostre orecchie). La mattina l’alba si intravede appena in un cielo nuvoloso e minaccioso, ma non importa: la natura ci circonda e non si sente nessun rumore che non sia quello del mare. Fare colazione così, guardando le onde mentre sono ancora in pigiama, in una spiaggia ogni giorno diversa, è un sogno.

Desierto de Tabernas: il wild west spagnolo

Da Cabo de Gata ci dirigiamo verso la nostra ultima tappa, il Desierto de Tabernas. Eh già, l’Andalusia ha anche un suo deserto! E sono anche sicura che lo conoscete già, se avete visto i film di Sergio Leone o di Bud Spencer e Terence Hill. Qui, infatti, sono stati girati molti film western, tanto che ci sono tre parchi a tema (mini-Hollywood e Sergio Leone i migliori). Noi nel profondo west americano ci siamo stati e devo dire che il panorama è molto simile ed è perfetto per un’evasione dal quotidiano. Il parco a tema ci fa tornare bambini: la miniera, la chiesa, il calesse, la prigione dello sceriffo, la banca con le sbarre, il negozio di pistole e, ovviamente, il Saloon. Al Saloon ci trasformiamo in attori e riproduciamo una scena de Il ritorno al futuro parte III, con Lele che fa Seamus McFly e io che faccio il cowboy. Siamo proprio due ragazzini!

Anche qui fa freddo, che ve lo dico a fare?, ma il sole splende e il panorama è da sogno. Finito il giro del vecchio west, dobbiamo rientrare a Valencia. Scarichiamo le acque grigie in una stazione di servizio (nei camping non si può se non si dorme lì), facciamo acqua (un euro a minuto) e ripartiamo.

Informazioni utili per un viaggio in Andalusia

Capodanno in van: caldo di giorno, freddo di sera

Abbiamo pensato all’Andalusia come posto caldo in cui passare il Capodanno restando in Europa (per le Canarie il volo era troppo lungo rispetto ai giorni a disposizione). Avevamo nel cuore il ricordo del gennaio 2018, in cui eravamo a Cordoba a maniche corte, e quindi non ci abbiamo pensato due volte prima di prenotare volo e van. Quando la partenza si è avvicinata e ho controllato le previsioni, ho scoperto che avremmo dovuto portare il cappotto! Ho pensato di aver avuto un falso ricordo e sono andata a ripescare le foto, ma la memoria aveva selezionato solo in parte: di giorno eravamo a maniche corte o in felpina, di sera con cappotto e guanti. In generale l’Andalusia è un posto molto caldo, essendo a due passi dal Marocco, e il sole splende quasi sempre, tanto che in estate le temperature possono diventare proibitive e rendere il viaggio poco piacevole. Però anche l’Andalusia ha il suo inverno e la sera o col vento il freddo si fa sentire. Se salite fino alla Sierra Nevada, poi, scoprirete che il nome non è affatto ingannevole e la neve saluta orgogliosa dai monti.

Con questo bagaglio di magliettine e maglioni, occhiali da sole e giacca antivento, non resta che partire!

Il nostro viaggio in van verso l’Andalusia lo abbiamo iniziato da Valencia, città del cuore, dopo aver passato il Capodanno in famiglia. Il van lo abbiamo noleggiato con Roadsurfer e ci siamo trovati benissimo con un Iveco con la tenda a soffietto. Purtroppo, lo straordinario rispetto degli spagnoli per i giorni di festa ci ha costretti a lasciare il van il venerdì pomeriggio (il 6 gennaio è la festa natalizia più importante della Spagna ed è tutto chiuso e la domenica restano chiusi, nonostante siano rivolti ai turisti… lo trovo contrario ai loro interessi, ma di certo i lavoratori saranno contenti). Alla fine, abbiamo avuto solo 4 giorni per un giro dell’Andalusia, ma ce li siamo goduti tutti.

Andalusia nel cuore

Cosa dire di questo giro in Andalusia? Che il tempo era pochissimo, ovviamente, ma siamo stati in Marocco, nel far west, a Los Angeles, a Madrid e a Parigi. Che siamo passati dall’estate all’inverno più volte nello stesso giorno. Che ci siamo innamorati tante volte e che vogliamo tornarci. E allora coraggio, non vi resta che partire.

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