Non solo movida: in quest’angolo di Spagna scoprirai la vera tradizione e i sapori del paese
Come condensare in poco più di tre giorni un giro in terra andalusa cercando di coglierne gli aspetti più tipici che questa regione offre? Per trovare reminiscenze moresche, splendide chiese, palazzi nobiliari e l’atmosfera dei pueblos blancos basta organizzarsi per un giro a Màlaga e ai suoi dintorni. La popolosa città portuale situata a capo di quella striscia di terra conosciuta come Costa del Sol è oggi un’attraente città totalmente restaurata e messa a nuovo rispetto all’ultima volta che ci sono stato, nella lontana metà degli anni ’90: il centro storico è ora pedonalizzato; i suoi monumenti hanno ricevuto un restyling che ne ha rinnovato l’aspetto; sono stati aperti nuovi musei e alcuni quartieri come Soho da malfamati sono diventati di tendenza grazie ad un mix tra arte, cultura e tipica movida. Avendo alcuni giorni di ferie a disposizione, mi fiondo a Màlaga per vedere cosa e come è cambiata la città in tutti questi anni.
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Diario di viaggio
Martedì 18 aprile
Arrivo a Màlaga in serata, prendendo possesso della mia camera presso l’Hostal Larios, in pieno centro, e recandomi poi, con una passeggiata di pochi minuti, a Plaza de la Merced per cenare: quest’ultima è uno dei tre punti di aggregazione serale (gli altri due sono Plaza de la Constituçion e Plaza de l’Obispo) per chi vuole mangiare in centro e godersi poi la classica passeggiata prima di andare a dormire o intrufolarsi in qualche cerveceria o pub per un drink notturno.
Dopo una buona cena a base di hummus libanese e una hamburghesa con patatas bravas presso El Carmen Bar, scendo lentamente per calle Alcazabilla, ora pedonale, dove sono tutte illuminate le mura della sovrastante Alcazaba e del Teatro romano situato ai suoi piedi. Passo poi davanti il Museo di Màlaga e taglio per calle Postigo de los Abades per trovarmi in Plaza de l’Obispo proprio davanti l’imponente facciata principale della Cattedrale.
Mi inoltro per calle Solinas e sono di nuovo su calle Marqués de Larios ma, data l’ora nonché la stanchezza, preferisco ritirarmi nella mia stanza d’hostel e dedicarmi ad un salutare riposo.
Mercoledì 19 aprile
Dopo una buona dormita e una colazione in un vicino caffè sono diretto di nuovo alla calle Alcazabilla giusto per iniziare da lì le mie visite.
Il primo monumento che trovo subito a portata di mano è il Teatro Romano, attualmente utilizzato per alcune rappresentazioni teatrali all’aperto: l’ingresso è gratis e la visita avviene prima tra i gradini degli spalti e poi nella piccola parte sotterranea, che prende luce dalla piramide di cristallo che sorge proprio in mezzo a calle Alcazabilla. Subito uscito, trovo l’ingresso all’Alcazaba, il palazzo-fortezza che sovrasta lo spuntone di roccia appena sopra il teatro: ho già comprato il biglietto on-line quindi, dopo il controllo, mi inerpico per la salita che passa tra una serie di porte (il percorso a zigzag è tipico arabo perché così l’invasore perdeva tempo ad orientarsi) come quella delle Colonne fino ad arrivare al vero ingresso, la porta dell’Arco di Cristo. Superata, giro subito a destra rasentando i bastioni fino alla Torre del Homenaje, chiusa alla visita, e all’adiacente mirador, da cui si ottiene uno primo splendido colpo d’occhio sulla sottostante zona portuale e sul centro storico.
Ritornando indietro, giungo in un piccolo giardinetto abbellito da una serie di fontane e con una terrazza che permette di affacciarsi sulla zona del Paseo. Da qui, attraverso la Porta degli archi ed entro nell’ultima cinta di mura, in cui trovo un’altra serie di giardinetti e di piccole terrazze che compongono la parte interna dell’Alcazaba, quella che custodisce le stanze e i cortili in cui vivevano i re e i governatori.
Effettuato il giro tra archi, mura, zelliji, vestige arabe e moresche oltre che reperti dell’epoca custoditi in teche (testimonianze della vita all’epoca islamica), esco dopo un’oretta dal complesso e mi inerpico lungo la ripida salita che porta al Castillo de Gibralfaro, fermandomi al mirador de la Coracha per un altro scorcio panoramico da ammirare. Al Castillo mostro all’ingresso il biglietto cumulativo ed entro subito nella fortezza, che ospita un piccolo museo oltre che un lungo camminamento sulle sue mura: ciò mi permette di apprezzarne la potenza difensiva e di spaziare con lo sguardo su Màlaga e sulla costa che si protende a sud. Compio il periplo delle mura, scatto foto in ogni angolo e poi esco diretto giù, con l’intenzione di compiere altre visite: raggiungo, tramite una scalinata che parte dal mirador de la Coracha, i sottostanti giardini di Pedro Luis Alonso, in cui si trova la statua del Biznaguero, il venditore di gelsomini (un antico mestiere tipico dei tempi passati) che anticipa la facciata est del neobarocco Palacio de l’Ayuntamiento.
Attraverso l’ampia piazza proprio all’altezza della fontana delle tre Grazie (uno dei luoghi più fotografati di Màlaga, visto che alle spalle è visibile tutta la lunga muraglia dell’Alcazaba abbellita da alte palme) e mi affaccio su uno dei lati della Plaza de Toros per ammirare la forma geometrica e stilistica dell’arena che ospita le corride (per altro visibile anche dalle terrazze dei monumenti visitati).
Mi inoltro nelle vie fino alla spiaggia della Malagueta, la cui omonima scritta situata sulla battigia è un altro dei punti più fotografati ed instagrammati di Malaga, e proseguo fino alla Farola, l’antico faro situato all’imbocco del porto, per svoltare poi lungo il Muelle 2 e camminare fino al gruppo di locali situato davanti l’ingresso del Centre Pompidou, che ospita la sede distaccata dell’omonimo museo di Parigi.
Mi fermo da Chopps per un panino, vista l’ora di pranzo, e poi vado diritto verso la Cattedrale, attraversando il Muelle 1 e la sua particolare Pérgolas de la Victoria, che ricorda una lunga spina di pesce. Lambisco il Parque de Malaga con i suoi giardini, gli alti fusti e le tante statue ivi collocate, mi inoltro per la calle Molina Lario e mi fermo proprio in plaza de l’Obispo davanti la monumentale facciata barocca della Cattedrale, della “La Manquita” a causa di una torre non terminata. L’ingresso al complesso avviene dal lato sinistro e la fila formatasi per il pagamento scorre celere così entro nel complesso ecclesiastico accolto dalle ampie volte e dalle cappelle ricche di quadri e statue pregiate. Ho anche acquistato la visita al tetto e alle 16, puntuali, si inizia a salire su tramite una serie di scale a chiocciola e passaggi ristretti: dall’alto della Cattedrale posso ammirare entrambe le torri campanarie e le sottostanti piazze nella loro monumentalità. Ridisceso dalla piacevole visita, mi perdo un po’ girando per le varie strade del centro storico, mescolandomi alla folla di turisti in visita, alle persone del posto in giro per le loro faccende e godendomi le varie stradine e piazze, tra cui quella di calle Larios tutta elegante con i suoi bei lampioni d’epoca e i palazzi fin de siécle.
Mi ritiro in hostel per prepararmi alla serata, considerato che ho prenotato lo spettacolo di flamenco presso la Taberna Alegrìa per le 20 e vorrei essere puntuale. Infatti, alle 19.30 sono già seduto al tavolino assegnatomi in attesa che inizi lo show: a sala riempita, parte un magnifico spettacolo di puro flamenco, che dura poco più di un’ora. Dopo, raggiungo Plaza de la Mercede, ceno nello stesso bar di iersera e mi concedo un giro digestivo per la Màlaga serale.
Giovedì 20 aprile
Lasciata la camera d’hostel e degustato un croissant con caffè in un bar, riprendo le visite al centro storico iniziando dal mercato di Atarazanas, costruito proprio dove c’erano i cantieri portuali arabi della città: oltre al vociare dei venditori di pesce e frutta e alle colorate mercanzie esposte, sono da ammirare la bellissima vetrata posta all’ingresso nord e la porta sud, l’unica originale.
Proseguendo verso nord, su calle San Juan, passo davanti il campanile ex minareto della chiesa di San Juan Batista, il cui interno barocco è molto interessante, e proseguo sempre dritto fino a plaza de Santo Ignacio, su cui svetta la facciata gotica della Iglesia del Sagrado Corazòn. Dopo la sua visita, proseguo per il Museo Carmen Thyssen Màlaga ma non vi entro (sebbene andrebbe fatta una dovuta visita anche per ammirare il palazzo all’interno) e tiro dritto fino a Plaza de la Constituciòn: l’unico elemento interessante della piazza, di per sé, è il pasaje Chinitas che di giorno è un anonimo vicoletto ma la sera diventa un animato luogo di ritrovo e di piccoli locali. Comunque lo percorro per scrupolo e mi re-immetto in calle Santa Maria per giungere infine al Museo Picasso Màlaga.
Il Palacio de Buenavista, restaurato in toto, è un nobiliare palazzo in stile andaluso che ospita uno dei musei più interessanti che abbia mai visitato: il percorso artistico di Pablo Picasso (nato proprio a Màlaga), viene descritto mirabilmente nelle sale situate sui suoi due piani e si possono ammirare capolavori pittorici come “Les damoiselles d’Avignon” e “Jacqueline asientada” o scultorei come “Le Minotaure” e “Testa di un guerriero”.
Esco pienamente soddisfatto dalla visita e mi concedo un bighellonare per le strade soleggiate della città: ammiro la facciata della vicina Iglesia de Santiago; mi fermo davanti alla casa natale di Picasso in Plaza de la Mercede prima di proseguire per il teatro Cervantes; scendo per calle Carcer fino a Plaza del Siglo, per trovar posto e riposo presso la taberna andalusa Lolita pranzando con albodigas (polpette) e ensalada de tomate. Riprendo la mia passeggiata lungo la calle Granada e la calle Marqués de Larios per andar a visitare il quartiere di Soho, situato proprio nei pressi del porto: ad accogliermi all’ingresso c’è la estatua del Cenachero, il venditore di pesce. Soho in effetti si presenta con lussuosi alberghi, locali di tendenza e palazzi ristrutturati nonché un viavai di gente indaffarata e solerte: la passeggiata mi porta fino al Puente de la Misericordia, nello spiazzo che ospita il C.A.C. Màlaga (Museo di arte moderna) e su cui svettano due enormi graffiti sulle pareti di due alti palazzi.
Decido, a questo punto, di aver completato la visita alla città e ritorno indietro al mio hostel per recuperare trolley e zaino e raggiungere, con la cercanìa, la vicina località di Torremolinos: tempo un’ora e sono già all’hotel N.Ch., dove ho prenotato una camera. È ancora giorno e ne approfitto per un bel giro in una delle località di punta della Costa del Sol e in cui avevo già soggiornato per due volte nei tempi trascorsi: tramite la calle San Miguel, passo davanti alla Ermita de San Miguel Arcàngel e alla Torre de Pimentel (che dà il nome alla città) e scendo giù alle spiagge per la Escalera, scalinata circondata dalle tipiche casette bianche andaluse piene di vasi colorati e fiori variopinti. In fondo, mi accoglie il Paseo Maritimo, lunghissimo, che lambisce i tanti lidi e su cui passeggiano turisti di tante nazionalità o corrono runners e bikers. In serata, dopo la cena a base di carne da El Portico, gironzolo per la città e mi concedo un’ottima caña in uno dei tanti locali presenti.
Venerdì 21 aprile
Torremolinos, come un po’ tutte le città della Costa del Sol, è un enorme divertimentificio stile Rimini (o viceversa) ma basta spostarsi di qualche chilometro verso l’interno per trovare quell’aria tipica andalusa e quei paesini quieti da far dimenticare il trambusto delle rive: su questa prospettiva, prendo il bus M-121 che da Torremolinos porta verso il piccolo pueblo blanco di Mijas, situato nell’interno.
La linea lambisce proprio alcuni punti al di fuori dei classici giri turistici: ferma prima al teleferico di Benalmadena, proprio affianco la fermata della cercanìa Arroyo de Miel, con cui si può raggiungere la cima Calamorro e ammirare lo splendido panorama nonché effettuare lunghe escursioni nei sentieri naturalistici; poi a Benalmadena Pueblo, un altro pueblo blanco molto carino; infine, all’enorme stupa situato su uno sperone roccioso dominante la cittadina, che si accompagna ad un tempio thailandese ospitante un parco delle farfalle. Giunto a Mijas, inizio la visita di questo piccolo e delizioso pueblo blanco proprio dal Santuario de la Virgen de la Peña, situato all’interno di una grotta e che ospita una statua della Vergine molto venerata.
Mi sposto poi verso Plaza de la Constitucìon, accolto da palme e balconi fioriti, e mi inerpico fino alla Torre de la Muralla, dove la piccola cittadina mi si para davanti con tutte le sue case bianche. Gironzolo poi per il Parque botanico de la Muralla, che offre spettacolari panorami sul territorio e sulla costa; visito la Eglesia de l’Immaculada Conception; fotografo l’edificio de la Plaza de Toros e torno indietro lungo il paseo de la Muralla, le cui abitazioni sono abbellite con vasi e fiori colorati. Mi inoltro per calle Màlaga, piena di negozi d’artigianato, e mi fermo a visitare prima la piccola ma graziosa Iglesia de San Sebastiàn e poi il dirimpettaio Museo Historico-Etnologico, che mostra come si viveva nelle case andaluse e come si produceva l’olio locale.
Completata la visita, proseguo sulla calle e arrivo fino al mirador di Plaza de la Paz per un’ultima vista su questo delizioso paesino arroccato sulle montagne: prima di riprendere l’autobus, passo davanti alla fermata dei “burros”, le carrozzine trainate dagli asini locali con cui si può effettuare un giro turistico per tutto il centro storico. Riprendo l’autobus M-122 diretto a Fuengirola, dove arrivo in una ventina di minuti dopo: avendo molta fame (sono quasi le 14), mi fermo in una locale panaderìa, la Canasta, dove mangio uno dei panini più buoni che abbia mai assaggiato. Dopo il relax condito da un caffè espresso, digerisco l’ottimo pranzo con un bel giro per Fuengirola, altro centro turistico di fama mondiale: vado dritto fino alla Plaza de Toro; passo davanti alla locale Moschea e poi raggiungo il Castillo Sohail, ai cui piedi ci sono i resti romani dell’antica Suel. Proprio da qui parte il lungo paseo che lambisce le spiagge, già affollate da bagnanti: la passeggiata arriva fino al porto turistico per proseguire oltre ma, francamente, la stanchezza prevale quindi taglio tra gli alti condomini e mi dirigo alla fermata capolinea della cercania rientrando a Torremolinos col primo treno. In serata, dopo una lauta cena da Casa Flores, una taberna vicino la Torre dell’Orologio, mi perdo tra i locali de La Nogalera, il quartiere che ospita la vita notturna della città.
Sabato 22 aprile
Si rientra in Italia: con la cercanìa arrivo celermente in aeroporto e qui volo per Bergamo/Orio. L’ultima visione è quella dal finestrino dell’aereo di una Màlaga baciata dal sole. Hasta luego!
Informazioni utili per il viaggio
Volo
Sempre con Ryanair, prenotato a febbraio, per un totale di € 135,00 in priority: in bassa stagione forse si risparmia qualcosina ma in pieno aprile, tra due festività, me la sono cavata con un prezzo più che giusto. A Màlaga vola anche la Easyjet ma, per chi odia le low cost, c’è Air Europa e Iberia che vi atterrano dopo uno scalo a Madrid.
Alberghi
Per tutte le tasche e per tutte le esigenze l’offerta è ampia: io ho prenotato un hostel in centro a Màlaga per due notti solo pernottamento, l’hostal Larios (non male, un po’ piccole le camere ma pulito e funzionale) per € 118,00, e un tre stelle a Torremolinos, l’hotel N.Ch., sempre solo pernottamento, per € 67,00 (quest’ultimo ha un’ottima posizione, è pulito ma molto vecchiotto).
Consigli
Se si vuole evitare di far code e file, si possono acquistare sui rispettivi siti i biglietti per le seguenti visite:
- Alcazaba e Castillo € 5,50 con audioguida free scaricabile tramite il Qcode;
- Taberna Alegrìa € 25,00 senza cena e si può scegliere l’orario;
- Cattedrale con visita al tetto € 12,00
- Museo Picasso Màlaga € 9,50, con audioguida free scaricabile.