Una settimana tra Linguedoc e Roussillon
Abbiamo bisogno di una vacanza stimolante, come nostro solito, ma siamo davvero stanchi per la lunga stagione lavorative, e quindi ci vuole un bel break di riposo. Preferiamo quindi trovare in affitto una casa e poi fare un po’ di giri a zonzo ritornando alla base ogni sera; questo ci solleva dal peso di fare e disfare bagagli ogni giorno, e si rivela anche un’ottima scelta dal punto di vista economico… Troviamo in affitto su www.Interhome.It, che già in passato abbiamo utilizzato senza alcun problema, una casetta vicino a Beziers, a soli 220 € a settimana tutto compreso, un prezzo assolutamente concorrenziale con i pernottamenti di qualsiasi hotel.
Partiamo da Torino verso le 10 di sabato mattina, transitiamo dal Tunnel del Frejus (il biglietto A/R, 39 €, dura 7 giorni ed è molto conveniente rispetto a due sole andate)e poi tutta autostrada via Grenoble-Valence-Orange; arriviamo a Beziers verso le 16. Autostrade trafficate ma quasi nessuno sfora i limiti di velocità (una selva di autovelox, segnalati ma davvero frequenti, veglia amorevolmente sugli automobilisti) e la consueta ampia scelta di aree di sosta perfettamente pulite, arredate con giochi e tavoli da picnic, dotate di acqua, cassonetti per la raccolta differenziata (!) e ombra. Le indicazioni stradali ci portano facilmente a Maurelhian, dove ci aspetta la nostra casetta: una dependance molto carina di una casa padronale del ‘700, dotata di due camere da letto, cucina e bagno, con travi a vista, pavimenti di legno, vecchi mobili della nonna e un bel giardino in comune con i proprietari. Disfatti i bagagli, decidiamo di andare a Beziers per un giro, e poi per la cena. In dieci minuti siamo nel centro storico, parcheggiamo e facciamo una passeggiata: c’è un bel viale alberato, un grande teatro e un piccolo centro storico di viuzze che circondano la cattedrale, davvero imponente, affacciata sulla pianura. La cittadina però ci sembra alquanto trascurata.. Sarà la poca gente in giro, saranno i negozi chiusi, ma Beziers non ci entusiasma. Ceniamo in un ristorantino messicano molto carino, e poi torniamo a casa abbastanza presto, perché la stanchezza del viaggio si fa sentire.
22 APRILE – L’HAUT LANGUEDOC Dopo una solenne dormita di 12 ore e una bella colazione in giardino, ci sentiamo pronti ad affrontare il nostro primo giorno di tour! Complice l’ottimo materiale turistico che ci era giunto gratuitamente a casa (basta richiedere le brochure online, sul sito web www.Sunfrance.Com , e in due-tre giorni lavorativi si viene sepolti da chili di cartine, depliant, itinerari ecc ecc) decidiamo di andare alla scoperta dell’alta Linguadoca, che in gran parte è un Parco Naturale Regionale. Tra i depliant ricevuti, infatti, ci sono anche delle belle cartine molto dettagliate, con proposte di itinerari sui temi più disparati (aspetti naturalistici, architettura e storia, agricoltura e prodotti tipici, arte sacra, siti preistorici, ecc): perché non approfittarne? Il materiale si rivelerà ottimo, e lo useremo ripetutamente nel corso della nostra vacanza.
La prima tappa, a pochi km da casa, è Colombier, un bel villaggetto sulle rive del Canal du Midi. Qua vediamo per la prima volta il canale, scavato nel ‘700 per permettere il transito di merci dal Mediterraneo verso l’Atlantico senza dover circumnavigare la Spagna. Un’opera ingegneristica pazzesca, pensando ai mezzi tecnici dell’epoca… Lo incroceremo più volte, durante la settimana, e saremo sempre colpiti dalla sua bellezza: le chiuse ancora attive, i platani verdeggianti lungo le rive, molta gente sia in barca che sulle rive, a piedi e in bicicletta…Un quadretto davvero indimenticabile. A Colombier la strada scavalca il canale con un bel ponte in pietra, e poi si inerpica per le vie del paesino, davvero delizioso. Proseguiamo verso l’Oppidum di Enserune, un sito archeologico di epoca pre-romana molto famoso. In realtà però noi siamo poco interessati al sito in sé: vogliamo osservare dall’alto della collina la pianura coltivata ai suoi piedi, dove nell’alto medioevo è stato drenato un lago, e i terreni sono poi stati messi a coltura: da allora, gli appezzamenti sono rimasti sagomati come le fette di una torta rotonda, e la vista che si gode dall’alto della collina (il sentiero parte sulla destra dell’ingresso del sito archeologico) è davvero affascinante! Scesi da Enserune, ci dirigiamo verso Capestang, dove visitiamo la bella chiesa romanica e facciamo acquisti al mercato che c’è in piazza. In particolare, compriamo del formaggio da un signore, colpiti non solo dail profumino… ma soprattutto dai suoi incredibili baffoni! Riprendiamo la strada verso Quarante, poi Cruzy (dove c’è un bel mulino a vento) e St. Chinian (dove cerchiamo senza trovarla un’abbazia abbastanza conosciuta che però incredibilmente non è segnalata…È la prima volta che ci succede, in Francia!). Il paesaggio è molto bello, colline coltivate a vite, ampie porzioni di macchia mediterranea, diversi impianti eolici. E’ ora di pranzo, ma vogliamo ancora vedere l’Abbazia di Fontcaude, antichissima (circa dell’anno mille), una delle tappe lungo il percorso che portava i pellegrini francesi a Compostela (tanto che la fontana della piazzetta riporta ancora la conchiglia di S. Giacomo). L’abbazia è purtroppo chiusa, capiremo presto che in Linguadoca in primavera è tutto chiuso, tra le 12 e le 14. Gironzoliamo per il paesino accompagnati da un barboncino, evidentemente si sente il padrone di casa e ci vuol tenere d’occhio. Ripartiamo verso Reals e poi Roquebrune, dove ci fermiamo a mangiare un’insalata mista (di proporzioni gigantesche!) in un bar-ristorante affacciato sul fiume. Diverse persone fanno il bagno…È vero che fa davvero caldo, 27-28°, ma addirittura il bagno…Brrr! Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Mons, per vedere le Gorges del fiume Heric: una valletta sale verso cime aguzze, e il torrente si infila tra strette gole. Il panorama è splendido arrivando da Roquebrune, per certi versi ricorda delle piccole Dolomiti. All’imbocco delle gole c’è un parcheggio a pagamento (3 € tutto il giorno) e un bel sentiero sale lungo il fiume. Ci sono diverse persone che fanno picnic lungo le rive, e sono segnalati molti percorsi di arrampicata. Facciamo un giretto, e poi torniamo alla macchina. Ultima tappa di oggi, Olargues, classificato “uno dei più bei villaggi di Francia”. Questa classificazione segnala i paesini che hanno conservato particolarmente bene il patrimonio locale e/o che sono particolarmente pittoresche, e che quindi meritano di essere visitati. Sarà una definizione turistica, ma certo incuriosisce e invoglia a fermarsi…Olargues in effetti è un bel paesino arroccato su una collina, case in pietra, balconi fioriti, una torre e un ponte medievale sul fiume. Dopo una passeggiata, il caldo è davvero tanto e cominciamo ad essere stanchi; decidiamo di riprendere la via di casa , e passando da St. Pons ritorniamo a Maurelhian, dove ceniamo a casa.
23 APRILE –NARBONNE, IL MINERVOIS E CARCASSONNE Ieri abbiamo fatto tanti km, quindi per oggi preferiamo un programma più rilassato e agevole: autostrada fino a Narbonne, poi prima di visitare la città, memori degli orari di chiusura a cavallo di pranzo andiamo subito all’abbazia di Fontfroide, pochi km a sud. Un intero complesso abbaziale splendidamente conservato, adagiato in una valletta silenziosa immersa nella macchia mediterranea. Il biglietto è un po’ caro (8 €) e la visita, solo guidata, è decisamente troppo prolissa, ma è una tappa davvero da non perdere. Lasciate le atmosfere meditative dell’abbazia, torniamo a Narbonne, dove troviamo parcheggio (a pagamento, ma rispetto a Torino costa davvero poco!) lungo un canale. Siamo a pochi passi dalla piazza centrale, dove ci sono il palazzo degli Arcivescovi, oggi sede del Municipio, un palazzo restaurato a suo tempo da Viollet Le Duc (lo stesso architetto che ha restaurato anche le mura di Carcassonne), e la cattedrale gotica, un complesso enorme, ma enorme davvero, tanto che lo si vede spuntare come un fungo sopra la città già dall’autostrada! E dire che la cattedrale non è mai stata completata… ci sono solo il coro e il transetto, ma sembra di essere dentro Notre-Dame per le dimensioni. La cittadina è molto ben conservata e ben tenuta, mangiamo un kebab seduti al sole e poi dopo due passi riprendiamo la strada.
Puntiamo ad essere a Carcassonne nel tardo pomeriggio, per fermarci lì a cena, quindi allunghiamo il percorso facendo un giretto a zonzo nel Minervois, la zona a nord della direttrice Narbonne-Carcassonne. Anche qui la vite la fa da padrone, e diversi paesini ci allettano lungo la strada. Ci vorremmo fermare a Reiux-Minervois perché la chiesa romanica dovrebbe avere una insolita pianta ottagonale…Ma non riusciamo a fermarci! Il paesino è tutto allungato lungo la provinciale, la piazzetta è minuscola ed affollata di auto…Dopo un paio di tentativi infruttuosi di parcheggiare in alcune viette laterali, abbandoniamo l’idea di fermarci e tiriamo dritto.. Pazienza! Arriviamo a Caunes-Minervois, dove c’è… Tanto per cambiare …Un’abbazia! E’ proprio in centro al paese, e c’è un bel parcheggio ombroso a disposizione lungo un fiumiciattolo. Con 4 € entriamo, e il ragazzo ci spiega minuziosamente, con una flemma degna di Mister Magoo, TUTTO il percorso da seguire per visitare i resti dell’antichissima cripta rinvenuta sotto la chiesa romanica, la chiesa stessa, il chiostro e alcuni locali attigui dove c’è una mostra d’arte. La sua spiegazione dura più a lungo del tempo che ci mettiamo poi concretamente a fare il giro… quando saliamo in auto stiamo ancora ridendo! L’abbazia comunque era carina, ma ancor di più il paesino: era una ricca cittadina commerciale nei secoli passati, e ci sono molte case del ‘600 dagli splendidi portoni. Si sono fatte le 16, così ci dirigiamo verso Carcassonne. Arriviamo da nord, e quindi come al solito incrociamo il Canal du Midi. Ci sono diverse imbarcazioni in attesa presso una serie di chiuse, sarebbe carino fare due foto ma …La voglia di vedere Carcassonne ci fa proseguire. E alla fine eccola: la sagoma della città vecchia è proprio lì davanti, come l’abbiamo sempre vista nelle foto! Seguiamo a caso le indicazioni per raggiungere una delle 1000 aree di parcheggio alla base della città vecchia… a giudicare dal numero di posti auto, in estate Carcassonne dev’essere un vero incubo turistico!! Troviamo un posto gratuito presso una delle porte, e siamo subito su. Il panorama delle mura è spettacolare, e i tetti a punta saranno sì un artificio di Viollet Le Duc, ma danno un tocco davvero fiabesco. Gironzoliamo un’oretta nelle viette della città vecchia, piene di negozietti e ristoranti come ogni località iper-turistica di questo mondo… Visitiamo la chiesa, poi il castello (5€) un po’ titubanti che non ci sia nulla di che all’interno…Invece la visita in effetti merita, si vedono da vicino i bastioni ricostruiti in legno proprio come erano nel medioevo, c’è un bel filmato sul restauro eseguito a inizio secolo, ci sono un sacco di reperti provenienti dalle chiese e dai castelli del circondario… Dopo una bella sosta nel cortile, all’ombra degli onnipresenti platani (sarà l’albero nazionale?) siamo tra gli ultimi ad uscire. Sono le 17.45… che fare fino all’ora di cena? I negozi stanno chiudendo, e comunque li abbiamo già visti… decidiamo di andare a vedere la città bassa. Torniamo all’auto e raggiungiamo la città bassa, che è una classica cittadina francese all’ora di punta! La gente esce dagli uffici e torna a casa, niente di degno di nota ci colpisce, e il caldo davvero eccessivo ci toglie la voglia di andare a spasso… Decidiamo di tornare verso il Minervois per un altro giro, e rientrare a Carcassonne solo per cena, in modo da vedere le mura illuminate. Grazie ad una delle nostre magiche cartine turistiche è facile scegliere una meta: il sito dei quattro castelli di Lastours. E’ a una mezz’oretta di macchina a nord di Carcassonne, i castelli saranno di sicuro chiusi ma tanto ci sarebbe poco da vedere, sono ormai solo più poche mura in cima alle montagne…Perfette da vedere con la luce del tramonto! Dopo il caos di Carcassonne, ci rilassiamo lungo una bella strada tra le vigne. Le colline diventano montagne, le viti diventano boschi di lecci, ed ecco il paesino di Lastours. Anche qui c’è un bel parcheggio all’imbocco del paese, ma noi andiamo avanti, oltre il fiume, fino a passare sotto i castelli. Le torri si stagliano controluce contro il cielo, non c’è nessuno in giro e il sole comincia ad abbassarsi…Emozionante! Al ritorno in città, giriamo attorno alle mura da nord, cogliendo qualche bello scorcio per una foto. Conosciamo già la strada per il parcheggio più comodo (P La citè), lasciamo l’auto ed entriamo col calare del sole. Di nuovo un giretto, ma è un po’ una delusione, perché le mura sono illuminate solo all’esterno, e il castello è addirittura completamente buio! Decidiamo di cenare, anche se sono solo le 19.40. Vogliamo assaggiare il cassoulet, il piatto tipico della Linguadoca, così scegliamo “La maison du cassoulet”, anche perché ha un bel giardino alberato dove mangiare a lume di candela.. Atmosfera perfetta per una cena a Carcassonne! Scegliamo il menu degustazione (è sempre la soluzione dal miglior rapporto qualità-prezzo, in Francia) e mangiamo bene. Il cassoulet è un umido di carne mista (maiale e anatra) con fagioli bianchi, cotto al forno in un tegamino di coccio. Ottimo ma decisamente invernale …Quanti turisti ci lasceranno le penne, a mangiarlo ad agosto sotto il solleone?? Verso le 21.30 riprendiamo la via di casa, l’autostrada ci lascia a pochi km da Maurelhian e quindi alle 23 siamo già a nanna.
24 APRILE – L’HERAULT Oggi abbiamo di nuovo voglia di lanciarci su e giù per le colline: si parte alla scoperta dell’Herault! Si tratta della porzione di Linguadoca che si trova nell’interno, tra Beziers e Montpellier. Prendiamo la strada nazionale che porta verso la nuova autostrada in direzione Millau_Clermont Ferrand, appena inaugurata e…Gratuita! Arriviamo velocemente nei pressi di Clermont – l’Herault, dove usciamo e ci dirigiamo alla volta del Lac de Salagou, un invaso artificiale (c’è una diga) ma molto ben inserito nel contesto paesaggistico, caratterizzato da rocce rosse davvero particolari. Scendiamo fino in riva al lago; ci sono ampi parcheggi, molti campings e una suola di vela. D’estate dev’essere una località affollata di bagnanti, ma oggi ci siamo solo noi, una coppia di ciclisti e due nonni col nipotino già piazzati (e sono solo le 9.30!)con tavolino da picnic e pallone. Facciamo qualche foto (il paesino appiccicato alla collina, vista lago, è davvero carino) e poi risaliamo verso Salasc. Le rocce rosse ci accompagnano per alcuni km ancora, la vegetazione è rada e ci sono molti segni di erosione lungo i pendii. Poi improvvisamente il paesaggio cambia, entriamo a Salasc (molto carino) e all’uscita le rocce sono di nuovo…Color roccia! Svoltiamo per Moureze, dove vogliamo vedere il Cirque de Moureze, cioè un’area con fenomeni di erosione tali da aver lasciato in piedi solo altissime guglie…Il paese, piccolo e sonnacchioso, è molto molto pittoresco, e la zona erosiva…È praticamente in paese! L’ultima casa è a pochi metri dalla prima guglia… Passeggiamo qualche minuto in mezzo alle rocce, sembra di essere alla stessa scala dimensionale degli insetti! Davvero uno strano paesaggio! Saliamo anche sulla collina, dove c’è la chiesa, e da lì c’è un altro bel panorama del Cirque. Ritorniamo sui nostri passi, verso Clermont- l’Herault di nuovo, riattraversiamo l’autostrada e ci dirigiamo verso Gignac e poi Montpeyroux fino a St. Jean de Fos, dove il fiume Herault scorre in mezzo a delle gole molto profonde, e dove c’è anche un ponte del diavolo (li chiamano tutti così, da queste parti…) molto antico. Le gole, molto suggestive, iniziano appunto da sotto al ponte, che nelle parti più antiche è di epoca romana. Diverse persone nuotano nel fiume sotto al ponte…E in effetti col caldo che fa ci viene la tentazione di un tuffo! Risaliamo il fiume buttando ogni tanto lo sguardo alle gole, fino ad arrivare a St. Guihem – le desert, classificato tra i più bei villaggi di Francia. Troviamo posto al parcheggio a pagamento al di sopra del paese, e in un minuto siamo nella piazzetta: spettacolare! Un enorme platano fa ombra alla fontana, accanto c’è la chiesa e un grappolo di casette (molto molto antiche, a giudicare dalle finestre a bifora) fa cornice alla piazza. Ci sediamo a mangiare qualcosa sotto il platano, ad uno dei bar, e ci godiamo l’atmosfera rilassata. Tanto non sono ancora le 14 e la chiesa è chiusa. Rifocillati, facciamo un giro del paesino, davvero splendido e ottimamente conservato, e poi visitiamo la chiesa, il cui chiostro ospita ancora una vasca in cui i monaci allevavano il pesce per le loro necessità. E difatti le carpe ci guardano interrogative, mentre le fotografiamo. Lasciamo a malincuore St.Guilhem, che per ora è in testa alla nostra personale classifica di gradimento.
Per strade statali, sempre piacevolmente ombreggiate dai platani, guidiamo fino al mare… siamo qui da 3 giorni, e ancora non l’abbiamo visto! Ci dirigiamo verso la laguna di Thau, luogo massimo produttore di cozze e ostriche di Francia (ancor più della Bretagna! Questo non lo sapevamo…). Passando da Sete, incasinatissima per il traffico (è un porto di pesca, e anche di traghetti), facciamo il periplo della laguna, fermandoci anche un paio d’ore in spiaggia. Il mare è trasparente, ma freddino, quindi niente bagno (sigh!) però in costume si sta benissimo. Ci sono molti camper fermi a bordo strada, vista mare, la spiaggia è molto bella (non è di sabbia, ma di conchigliette frantumate) e anche la gente è numerosa. Verso le 18 riprendiamo la via di casa, dove per cena ci attende …Un bel piatto di pasta! 25 APRILE – NIMES E MONTPELLIER Oggi abbiamo votato per una giornata cittadina: in mattinata Nimes, poi nel pomeriggio, tornando indietro, Montpellier.
In circa 1h e 15 di autostrada siamo a Nimes, con la cartina avuta per posta dall’ufficio turistico troviamo subito la via del centro, e parcheggiamo proprio di fronte all’Arena in un parking sotterraneo (dal soffitto così basso, ma così basso, che abbiamo temuto per il tetto della macchina!). Foto di rito all’Arena, ma non ci interessa visitarla all’interno. Passeggiamo per il centro storico, la città è molto ben tenuta, ricca di negozi, belle case del 700 in pietra chiara, tanti fiori… arriviamo fino alla Maison Carrè, un tempio romano al cui interno leggiamo che c’è un filmato in 3D (4€) sulla storia della città. Siamo incuriositi, perché no? Il filmato in effetti è davvero ben fatto, e ripercorre le gesta di alcuni eroi di Nimes, dall’epoca romana ai giorni nostri. Venti minuti piacevoli. Altra passeggiata, lungo il canale, ma lo stanno pulendo, e quindi l’acqua è bassa e l’odore poco piacevole, così torniamo verso il centro, dove ci mangiamo un’ottima crépe. Uscendo dalla città si passa lungo un vialone dove sono in corso scavi archeologici, e poi attraverso un quartiere direzionale ultramoderno, che però non ci entusiasma più di tanto. Riprendiamo l’autoroute, e in mezz’ora siamo a Montpellier. Anche qui le cartine sono preziose, e di nuovo troviamo un parking sotterraneo vicino al centro. Stavolta il soffitto è normale. Usciamo all’aria aperta, e subito restiamo colpiti: non ci aspettavamo che Montpellier fosse così bella! Fiori ovunque, marciapiedi splendenti, case ben tenute (anche qui una pietra chiara ..Molto fotogenica!) e un grande parco dalle cancellate dorate si intravede in lontananza. Ci tuffiamo a spasso nelle viuzze del quartiere aragonese, ed è un susseguirsi di scorci davvero suggestivi. Cerchiamo la cattedrale, è in fondo ad una discesa (Montpellier sembra sui colli, come Roma..È sempre un salire e scendere!). L’interno è carino, la chiesa è antica, ma c’è un tremendo portico (antico anch’esso) davanti all’ingresso che è assolutamente sproporzionato rispetto alla facciata… merita di essere visto proprio perché è orrido! Siamo un po’ accaldati, beviamo qualcosa ad un tavolino all’aperto (sotto un platano, ça va sans dire..) e poi ritorniamo verso casa. Stasera vogliamo cenare fuori.
In particolare, vorremmo toglierci la voglia di una cena di pesce, e quindi andiamo ad Agde. Tutta la penisola è un immensa area turistica, le case sono case d’affitto estivo, i ristoranti sono mille, tra l’altro a Cap d’Agde c’è il più grande villaggio naturista d’Europa. Solo Agde è un paese con una certa storia. Tutte queste località, però, sono molto carine, le aiuole sono ben tenute, ci sono un sacco di aree gioco per i bimbi, le spiagge sembrano molto belle, e l’acqua è davvero trasparente. Insomma, mi sento di consigliarla, come località per famiglie. Dopo un giro, entriamo in Agde e cerchiamo un posto dove mangiare. Lungo il porto-canale ci sono alcuni locali aperti, ma prima… qualche foto al tramonto sull’acqua! Scegliamo il restaurant du port, ma è un po’ una delusione.. Le cozze non sono granchè, e le dosi del pesce sono davvero mignon… però l’atmosfera è bella, non c’è che dire… un tramonto sul mare è sempre un tramonto sul mare ! 26 APRILE – LE GORGES DEL TARN E DELLA JONTE Visto che abbiamo visitato Nimes e Montpellier nello stesso giorno, e quindi abbiamo guadagnato un giorno sui nostri programmi, decidiamo di andare alle Gole del Tarn, nella regione dell’Aveyron. Non è proprio vicinissimo, una cinquantina di km a nord di St. Guilhem, ma in fondo c’è l’autostrda comoda, e poi tutti ne parlano, dobbiamo vederle! Sulla strada però facciamo una tappa intermedia. Usciamo dall’autostrada A75 per Millau (quella dell’altroieri) a Soubes, e andiamo a vedere il Cirque de Navacelles, dove un’ansa non più utilizzata del fiume ha lasciato una collinetta triangolare come una piramide, e una porzione di pianura coltivata a forma di U. Dato che il sito si vede dall’alto, è davvero spettacolare! Il paesaggio qui è completamente diverso dalla Linguadoca: niente vigne, solo praterie rade dove pascolano mucche e pecore, senza alberi di alto fusto, e un vento incessante: siamo sulle Causses, sorta di altipiani dove tra l’altro è nato il Roquefort. Lasciato il sito delle Navacelles, ritorniamo indietro fino a Le Caylar en Larzac, e raggiungiamo La Couvertoirade. SI tratta di un villaggio fondato dall’ordine templare, ancora ben conservato all’interno delle mura, ovviamente classificato col solito logo “più bei villaggi di Francia”. Il villaggio è carino, lo visitiamo insieme ad una scolaresca di liceali francesi, e soprattutto il sito in cui è costruito è particolare (non c’è nulla a perdita d’occhio, lì intorno, né case né fattorie..Solo qualche pecora). Ritorniamo sulla A75, da cui usciamo alla prima indicazione per Millau centre. In questo modo si evita il pedaggio, e soprattutto si vede da un belvedere in posizione strategica il famoso ponte sospeso dell’autostrada, su cui invece si passerebbe con l’auto. Il ponte è altissimo e lunghissimo, ed è retto da pochi piloni filiformi che reggono i cavi d’acciaio. Pur essendo un’opera immensa, ha una leggerezza invidiabile, e in effetti ha pochissimo impatto visivo sul paesaggio. Al belvedere c’è una serie di pannelli esplicativi sul ponte: la scelta del ponte sospeso con cavi d’acciaio è stata fatta, oltre che per il minor impatto visivo in un’area semi-naturale come quella, per poter ridurre di oltre il 50% il traffico pesante legato al cantiere, che avrebbe dovuto trasportare in loco il cemento armato. Inoltre, il ponte è stato iniziato da zero e aperto al traffico in soli 5 anni. Proprio come da noi, vero? Restiamo ad ammirarlo a lungo, è davvero un capolavoro d’ingegneria…E anche d’architettura, non c’è che dire. Riprendiamo la discesa verso Millau, la strada è molto panoramica ma molto trafficata, basta un camion e si forma subito una mega-coda…Ma non abbiamo fretta, e ci godiamo la vista. Attraversiamo Millau in direzione delle gole del Tarn, in modo da fare un giro in senso orario che ci faccia rientrare dalle Gole della Jonte, un fiume pressoché parallelo al Tarn. Il paesaggio è bellissimo e molto alpino: graziose casette, prati verdi, pini e il fiume che scorre tranquillo. Ci sono tanti campeggi, all’imbocco della valle sono davvero uno in coda all’altro (d’estate devono essere molto gettonati) e quasi tutti noleggiano canoe e kajak. Molti canoisti sono sul fiume, che in questo tratto ci pare largo, tranquillo e poco profondo. Senza fretta saliamo lungo la valle, che cominica a stringersi fino a formare vere e proprie gole molto pittoresche. Ci fermiamo spesso per dare un’occhiata al fiume, in basso rispetto alla strada, e per fare delle foto. La strada è davvero stretta, non osiamo immaginare come possa essere in estate, con il traffico di auto pullman e camper!! Arriviamo fino a St. Eminie, crocevia di strade che tagliano la valle salendo in quota sull’altipiano. Ci fermiamo a mangiare qualcosa, e facciamo un giro per il paesino, molto suggestivo. Compriamo un bel bastone col pomo intagliato a forma di testa di capra, poi deviamo dalla valle del Tarn salendo sul Causse Mejan, in direzione di Meyreuis.
Il Causse Mejan ci ricorda i panorami dell’Aveyron, tanti pascoli a perdita d’occhio…Molto bello davvero, e un senso di pace difficile da ritrovare ormai nel nostro nord Italia. Deviamo verso l’Aven Armand, un sito dove a inizio ‘900 è stata scoperta un’immensa grotta ricchissima di stalagmiti. Arriviamo proprio 5 minuti prima di una visita: si scende con una cremagliera fino all’ingresso sotterraneo, dove ci si affaccia ad una balconata posta in alto, e si vedono in basso migliaia di stalagmiti altissime, frastagliate, benissimo illuminate da giochi di luci mutevoli che permettono di cogliere meglio la vastità della sala. Poi la guida ci conduce a zonzo tra le stalagmiti, la più alta misura 15 m quindi stimando 0.5 mm all’anno di accrescimento, ha … 300.000 anni!! La forma delle stalagmiti è frastagliata a ventaglio come quella dei coralli; ciò è dovuto all’altezza da cui cade la goccia d’acqua. La grotta è talmente grande che potrebbe contenere la cattedrale di Notre-Dame. In alto si vede l’inghiottitoio naturale da cui sono penetrati i primi speleologi, calandosi nel buio totale appesi a delle corde.. Mamma mia! La visita è molto piacevole, ma è assolutamente necessario scendere muniti di felpa e giacca impermeabile.
Risaliamo a malincuore in superficie, e ritorniamo verso Millau percorrendo la valle della Jonte, dove ci sono di nuovo delle zone in cui il fiume scorre tra gole. Qua l’ambiente è molto più selvaggio, non ci sono case né canoisti (il fiume è molto più veloce stretto e inaccessibile) e in alto volteggiano rapaci enormi… che differenza rispetto alla valle del Tarn! Al confronto, questa sembra la valle dei cartoon di Heidi… ma sono entrambe molto affascinanti, seppur per motivi diversi. Gli unici frequentatori della valle sembrano coloro che fanno arrampicata sportiva, le vie di arrampicata sono moltissime. A Millau rifacciamo la strada panoramica da cui avevamo visto per la prima volta il ponte sospeso, e rientriamo sulla A75 che in un’oretta ci riporta a Beziers. Siamo proprio stanchi, la strada percorsa è stata davvero lunga ma ne è valsa assolutamente la pena, è stato uno dei tour più belli che abbiamo percorso finora! Senza nemmeno passare da casa, saliamo a Beziers per una cenetta veloce in una brasserie, e poi crolliamo a nanna.
27 APRILE – IL ROUSSILLON E I CASTELLI CATARI Oggi dimentichiamo le atmosfere montane degli altopiani delle Causses, e ci tuffiamo verso sud: il Roussillon è l’ultima porzione di Francia prima dei Pirenei. Scendiamo con l’autostrada fino a Leucate, dove usciamo per fare il periplo della Laguna omonima. Anche qui la zona è fortemente turistica, le case sono chiaramente case d’affitto estivo e la spiaggia, amplissima, è incredibilmente vuota rispetto alle spiagge estive! Una costante è comunque la pulizia e la cura di queste cittadine (Port-Leucate, Barcares, ecc). Prima di Perpignan, che non visitiamo, svoltiamo verso l’interno lungo la route nationale che porta ad Andorra, fino ad Ille-sur-Tete. Qui visitiamo un sito naturalistico molto particolare (Les Orgues) dove l’erosione del suolo ha lasciato colonne sottilissime e altissime di suolo riparate, per così dire, da porzioni di suolo dalla composizione mineralogica diversa, meno erodibili. Il risultato è un insieme di colonne d’organo con una specie di cappellino di colore diverso, davvero stranissime! Il sito è ben organizzato, tra l’altro nel Roussillon non c’è la fantomatica chiusura 12-14 del Languedoc; il biglietto d’ingresso rientra in un carnet multisiti che è valido in tutti i siti turistici del Roussillon: dopo il primo ingresso ci sono degli sconti sui successivi. Entrati, si cammina circa 10 minuti rispetto alla strada dove si trova l’ingresso. Fa caldo ma ci sono panchine qui e là per riposarsi, e la visita vale davvero la pena. Dopo un gelato, riprendiamo la nazionale fino a svoltare per il Priorato di Serrabona, in una valletta laterale. Saliamo, saliamo e saliamo…La vegetazione è rada, tipicamente una macchia mediterranea, non ci sono case né coltivazioni…Ma dove stiamo andando? Ad un bivio, un cartello ci rassicura: Priorato di Serrabona, 10 minuti. Ah, ecco cosa voleva dire il cartello in basso nella pianura, Priorato di Serrabona, 25 minuti… era il tempo per arrivarci, non la durata della visita, o la sua frequenza!! Alla fine la strada fa l’ultimo strappo verso l’alto, e arriviamo all’altezza della cresta della montagna, la valletta è ai nostri piedi e il panorama è spettacolare! Lungo la strada pedonale di accesso alla chiesa, un viale di rosmarini ci profuma la via..E alla fine eccola! C’è davvero.. Temevamo fino all’ultimo che fosse uno scherzo… e invece c’è proprio, ed è davvero antichissima. Le prime notizie del complesso abbaziale si hanno nel 970 d.C.! Dall’esterno è poco appariscente, ed è davvero una chiesa di montagna, piccola e raccolta, appesa al fianco della montagna…Poi entriamo, e la vista del chiostro ci lascia a bocca aperta…È un chiostro anomalo, perché ha uno solo dei 4 lati a causa dello strapiombo che c’è sotto..Ma ha i capitelli scolpiti più belli che abbiamo mai visto! Ogni capitello diverso dall’altro, una finezza di tratti (umani e animali) davvero inattesa per un’opera in un sito così rustico, e lo splendido panorama che compare tra gli archi. All’interno le sorprese non sono finite: la chiesa è davvero spoglia, è talmente antica che è addirittura pre-romanica, ma nell’alto medioevo i monaci fecero costruire a metà della navata un coro sopraelevato (che serviva anche a separare i monaci dalla popolazione) che poggia su un’altra serie di splendidi capitelli, stavolta in pietra rosa. Dopo aver rimirato a lungo questo complesso incredibile, riprendiamo la strada a scendere, ma davvero Serrabona ci resterà per sempre negli occhi.
La strada ci porta a Millas, poi Estagel e Maury, verso i siti dei castelli catari. Il paesaggio nel frattempo è di nuovo cambiato, dolci colline coltivate a vigne sullo sfondo di impervie montagne di pietra grigia. Già da distante si vede la sagoma del primo castello cataro: si tratta di Queribus, un nido d’aquila in cima ad una montagna immensa…Il set perfetto per un film di cappa e spada! …E magari l’hanno già utilizzato…La strada sale fino ad un passo poche centinaia di metri dal castello, ma non andiamo a vederlo, in definitiva sembrano proprio solo quattro muri…E il contesto in cui sono che è splendido. Proseguiamo tra 1000 foto verso Peyreperteuse, un altro castello cataro a pochi km. Anch’esso è talmente ben inserito alla cima della montagna, che subito non capiamo se è un castello oppure una guglia della roccia. Stavolta saliamo fino all’ingresso, per vedere da vicino il sito pur senza entrare, e pergoderci lo spettacolare panorama della valle ai nostri piedi. In lontananza si scorgono altri resti di torri e castellucci, si capisce che qui la Storia ha spadroneggiato.
Tornando verso nord, passiamo ancora nei pressi del castello di Aguilar, più piccolo e più in basso rispetto ai precedenti, poi a Durban manchiamo la svolta verso Perpignan e l’autostrada, e arriviamo per strade statali fino a Portel des Corbieres, quasi a Narbonne. A Beziers passiamo al supermarket, e facciamo scorta di pesce e cozze…Dopo la cena deludente di Agde, ci è rimasta la voglia, e così combiniamo a prezzo minimale cozze alla marinara, lumache di mare in umido e una mega spaghettata di gamberi, innaffiati da un vino bianco locale. Aaah che soddisfazione! 28 APRILE – IL PONT DU GARD E POI… CASA! Oggi sveglia più presto del solito, dobbiamo fare i bagagli perché oggi rientriamo. A colazione spazzoliamo le ultime brioches, e verso le 9.30 salutiamo la nostra padrona di casa, direzione nord. Il traffico è molto intenso, inizia il ponte del primo maggio, ma è scorrevole. Dopo Nimes si riduce molto, lì il traffico prosegue lungo la cosa verso Marsiglia. Dopo la città, usciamo dall’autostrada per vedere il Pont du Gard. La quantità di indicazioni stradali (seguite Pont du Gard – riva sinistra) e l’ampiezza dei parcheggi (5€, forfait) ci fa capire che siamo in un immenso turistificio. Non si paga alcun biglietto, ma solo (solo?) il parcheggio. C’è la possibilità di fare una pre-visita presso il centro turistico, con filmati ricostruzioni storiche e dettagli vari, ma noi andiamo direttamente al ponte. L’impatto è notevole, un’opera immensa davvero, soprattutto se si presta attenzione all’epoca in cui è stato costruito, però non ci entusiasma più di tanto. Dopo due foto di rito, riprendiamo la strada, che è ancora tanta. Arriveremo a Torino verso le 17.00, senza aver tirato più di tanto. Come al solito, da Grenoble a Torino il traffico si azzera…Solo la tangenziale della città ci fa ricordare che siamo d nuovo nella pianura padana! E’ stato davvero un bel viaggio, in Linguedoc non ci sono i grandi siti storici e naturalistici tipici di altre regioni francesi, ma il paesaggio è davvero piacevole per i rilassati giri a zonzo che ci eravamo prefissati. Tante chiesette castelli paesini e vigne ci hanno accompagnato…Ricorderemo a lungo Serrabona, le gole del Tarne e della Jonte e l’abbazie di Fontfroide. Eppoi, la consueta organizzazione francese coccola così tanto il turista (dalle strade ben tenute e ben indicate, ai menu a prezzo fisso che è davvero fisso, ai siti turistici puliti e curati) che si non può far altro che dire…À la prochaine! Bon voyage, Monica e Luca