Un piccolo grande paese

La Slovenia è una nazione piccola per estensione e popolazione ma ricca per storia e paesaggi naturali, una ‘terra di confine’ tra mondo slavo e occidentale. Insieme a Stefania a bordo della mia vecchia Ford Fiesta, vi ho trascorso una decina di giorni nel periodo di Pasqua, riuscendo ad esplorarla quasi tutta con la sola eccezione della...
Scritto da: mapko64
un piccolo grande paese
Partenza il: 03/04/2004
Ritorno il: 12/04/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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La Slovenia è una nazione piccola per estensione e popolazione ma ricca per storia e paesaggi naturali, una ‘terra di confine’ tra mondo slavo e occidentale. Insieme a Stefania a bordo della mia vecchia Ford Fiesta, vi ho trascorso una decina di giorni nel periodo di Pasqua, riuscendo ad esplorarla quasi tutta con la sola eccezione della regione confinante con l’Ungheria. Gli sloveni, superata la lunga parentesi storica nell’ambito della Jugoslavia, appaiono oggi tutti proiettati verso l’Europa, come dimostra il loro ingresso nella Comunità Europea, e tengono a sottolineare di non essere un popolo dei Balcani. La loro storia d’altra parte si è svolta sempre a stretto contatto con l’Italia e soprattutto con l’Austria nell’ambito dell’impero asburgico. Il paese sta vivendo un periodo storico straordinario, avendo guadagnato la totale indipendenza dopo un millennio di dominazioni straniere. La situazione economica è buona e la popolazione guarda con ottimismo al proprio futuro. Per il visitatore tutto ciò si tramuta in ottime infrastrutture, alberghi e strade, e in un’efficiente organizzazione turistica; d’altra parte tutto ciò si ‘paga’ con prezzi più cari che nel resto della vecchia Europa dell’est. Viaggiando attraverso gli splendidi paesaggi di montagna la prima impressione è di trovarsi in un Tirolo popolato di slavi mentre lungo la costa il segno della lunga dominazione veneziana è ancora fortissimo. Tuttavia gli elementi originali non mancano: le campagne sono piene di splendidi fienili ‘pensili’ di legno e l’arte popolare trova la sua manifestazione più originale nelle arnie dipinte.

I momenti più suggestivi del viaggio sono stati le incredibili grotte di San Canziano e lo spettacolare lago di Bohini, ma più che un singolo monumento o paesaggio è l’insieme di quanto ho visto che mi ha lasciato l’impressione di un paese incantevole a dimensione d’uomo, lontano dalle tensioni del ventunesimo secolo. L’unico aspetto negativo è stato il tempo, spesso veramente inclemente, che ci ha impedito di godere a pieno alcuni spettacoli della natura. Non ci resta quindi che tornare in una stagione migliore, magari per esplorare più a fondo il parco del Triglav, con la sua fitta rete di sentieri !! Ed ora il diario di viaggio !! Il viaggio è durato dieci giorni con il seguente itinerario di massima: Roma ‘ Trieste ‘ Pirano ‘ Lubiana ‘ Brezice ‘ Ptuj ‘ Logarska Dolina ‘ Kamnik ‘ Bled ‘ valle dell’Isonzo ‘ Roma Sabato 3 aprile: Roma ‘ Trieste Partiamo da Roma la mattina alle otto e mezzo; una cavalcata autostradale di 650 chilometri ci conduce dopo sei ore nel triestino. Raggiunta la litoranea, facciamo una prima sosta alle bocche del Timavo: il fiume s’inabissa in Slovenia nelle grotte di San Canziano e, dopo un lungo percorso sotterraneo, sbuca all’aperto poco prima di sfociare in mare, formando un angolo pittoresco insieme alla chiesa romanica di San Giovanni. Proseguendo lungo la costa, dopo una veloce puntata a Duino dominata dal Castello Nuovo, raggiungiamo il castello di Miramare, ormai a pochi chilometri da Trieste. Costruito nell’ottocento dall’arciduca Massimiliano, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, l’edificio, circondato da un parco, sorge in una splendida posizione su un promontorio. E’ una giornata soleggiata e la bianca costruzione si staglia sull’azzurro delle acque. Gli interni riportano alle ambientazioni di una dimora principesca dell’ottocento; al piano terra si visitano prima alcune stanze interamente rivestite di legno ad imitazione delle cabine di una nave (l’arciduca, prima di finire tragicamente i suoi giorni in Messico, fu ammiraglio della marina imperiale) e poi le camere della principessa Carlotta, nelle quali si avverte la mano femminile. Dopo un breve giro per il parco, riprendiamo la macchina e finalmente raggiungiamo Trieste, puntando direttamente alla collina di San Giusto, cuore della città antica. In un prato un gran numero di lapidi ricorda i caduti delle tante battaglie combattute per rendere italiana la città, tema ripreso dall’imponente monumento in cima al colle. Sulla vasta spianata sorgono il castello, i resti di una basilica romana e la chiesa di San Giusto. Iniziamo la nostra visita da quest’ultima; la semplice facciata romanica è impreziosita da uno splendido rosone; di fianco si eleva il campanile dall’aspetto di una torre, con la statua del santo patrono posta in un’edicola. Al suo interno ci arrampichiamo su una scala moderna, apprezzando i resti del propileo romano sul quale è costruito. Anche la basilica riserva una sorpresa: l’interno a cinque navate è l’unione di due chiese più antiche costruite una a fianco all’altra, con la navata centrale ottenuta dalla fusione dei due edifici. Attraversati gli scarsi resti della Basilica Romana, raggiungiamo il Castello; il museo ospitato al suo interno è chiuso e non ci resta che ammirare il panorama su Trieste dai bastioni. Per raggiungere la città bassa prendiamo la scalinata di fronte a San Giusto e proseguiamo lungo una ripida discesa, ammirando la deliziosa chiesetta romanica di San Silvestro. Il cuore della città è la vasta Piazza dell’Unità d’Italia, circondata su tre lati da imponenti palazzi ottocenteschi, non privi di un certo gusto, e aperta sul quarto verso il lungomare. In mezzo alla piazza è stato allestito un palco dove un gruppo di giovani si esibisce in un concerto scatenato, peraltro con scarso seguito. Passeggiando sul lungomare passiamo a fianco dei grandi bacini da cui un tempo salpavano i piroscafi, fino a raggiungere il Canal Grande nel borgo teresiano, l’espansione urbanistica voluta dall’imperatrice Maria Teresa. La ‘quinta scenografica’ è chiusa dalla chiesa di Sant’Antonio Nuovo, le cui linee richiamano il Pantheon di Roma. Nella piazza di fronte è in corso un mercatino etnico mentre di lato colpisce lo sfavillante tempio della Ss. Trinità e S. Spiridione Taumaturgo, eretto nell’ottocento dalla comunità serbo-ortodossa (all’interno si trova una ricca iconostasi).

Seguendo i consigli delle Rough Guide decidiamo di cenare in un locale nei paraggi, ‘Da Giovanni’. Il posto è molto carino, con un gran numero di prosciutti appesi al soffitto. Molti triestini mangiano al banco facendosi preparare gustosi panini ma noi preferiamo sederci: Stefania opta per il gulasch con polenta mentre io scelgo una gustosa pasta con lo stinco, il tutto innaffiato dal terrano, corposo vino locale.

Per la notte decidiamo di allontanarci dalla città e raggiungere Banne, un paesino situato nell’immediato entroterra, sulle prime pendici delle montagne del Carso. Domenica 4 aprile: Trieste ‘ Lipica ‘ San Canziano ‘ Hrastovlje ‘ Capodistria – Pirano La mattina presto, lasciato il Carso triestino, superiamo un confine destinato a scomparire tra pochi giorni con l’ingresso della Slovenia nella Comunità Europea. Pochi chilometri ci portano a Lipica (Lipizza in italiano), famosa per i suoi bianchi cavalli, ‘retaggio’ dell’impero asburgico. Le scuderie si possono visitare solo con un giro guidato e alle nove del mattino siamo in quattro, in compagnia di due austriaci. I cavalli di Lipica, con il loro splendido manto bianco, sono il frutto dell’incrocio di varie razze. Ci fermiamo davanti ad un recinto pieno di cavalle gravide. I puledri nasceranno tra poco con l’avanzare della primavera ed il loro manto sarà scuro; solo con l’età adulta perderanno il pigmento assumendo il tradizionale colore bianco. Nelle scuderie la vita è sottoposta a regole rigide: i giovani puledri passano un paio d’anni insieme alle mamme, poi sono separati da esse e divisi tra maschi e femmine, iniziando l’impegnativo addestramento. Proseguiamo il giro nelle scuderie dei maschi castrati. Il destino dei poveri cavalli è legato alle loro capacità: se non si dimostrano sufficientemente in gamba non gli è consentito di riprodursi perché la razza ne sarebbe ‘indebolita’ (una politica da nazisti !!). Alcuni esemplari sono veramente splendidi; davanti al recinto di ciascuno è riportato il nome con la data di nascita (discendono da poche linee genealogiche e pertanto si chiamano con nomi del tipo Neapolitano I, II, III, ecc.). La terza ed ultima tappa ci porta nella scuderia degli stalloni. Neanche per loro la vita è facile: in pratica passano tutto il tempo rinchiusi nelle stalle e nella stagione dell’accoppiamento il tutto si risolve con ‘rapporti’ di pochi minuti. La nostra guida ci racconta la storia delle scuderie: sono nate durante l’impero asburgico per rifornire di cavalli la scuola viennese d’equitazione spagnola. Dopo la prima guerra mondiale, il loro numero si ridusse a poche unità e furono fondate altre scuderie di cavalli lipizzani in Austria e nel mondo. Un altro momento di difficoltà si è avuto con il crollo della Jugoslavia ed oggi le scuderie tirano avanti per metà con gli introiti del turismo e per metà con gli aiuti statali. Terminiamo la visita tra le poche case e la cappella del paesino di Lipica. La prossima tappa sono le grotte di San Canziano (Skocjan), dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità; anche in questo caso ci dobbiamo affidare ad una visita guidata e dato che è prevista per le dieci ci affrettiamo per arrivare in tempo. Siamo una compagnia molto numerosa ma all’ingresso della grotta veniamo divisi in due gruppi, uno per gli italiani, in netta maggioranza, e l’altro per le persone di lingua inglese, per il quale optiamo (anche perché parte per primo). Le grotte sono state scavate dal Reka: il fiume s’inabissa sottoterra in una gola sotto il paesino di San Canziano per ricomparire nuovamente, con il nome di Timavo, a Duino in Italia, proprio dove lo abbiamo visto ieri. Una galleria artificiale ci porta alla prima parte del percorso attrezzato per la visita: siamo in un ramo asciutto scavato dal fiume che ora scorre molto più in basso. Alcune sale sono veramente maestose con impressionanti stalattiti e stalagmiti ma ciò che rende sensazionali le grotte di San Canziano è lo spettacolo del fiume che scorre sottoterra. Dapprima se ne avverte il fragore in lontananza poi si inizia una ripida e serpeggiante discesa, contrassegnata da targhe che indicano il livello raggiunto dalle acque in passati allagamenti (l’ultimo è stata nel 1965). Finalmente si arriva ad un canyon profondo quasi 50 metri, nel quale scorre il fiume. Se non fosse per il buio e il ‘tetto di roccia’ si potrebbe trattare della bella gola scavata da un torrente di montagna ma il fatto di essere sottoterra rende lo spettacolo mozzafiato. Un ponte scavalca il fiume; ci fermiamo ad ammirare la furia delle acque che scorrono più in basso, avvolti in una nuvola d’acqua polverizzata che riempie l’aria. Il fiume prosegue verso sinistra per un lungo tratto fino al lago Morto dove s’inabissa definitivamente sottoterra (è l’occlusione di questo sifone in caso di piogge molto abbondanti che determina l’allagamento delle gallerie); noi invece pieghiamo verso destra risalendo il corso lungo la parete del canyon. Finalmente torniamo a vedere la luce nel punto in cui il fiume entra nella grotta, per poi raggiungere un’ultima sala aperta sull’esterno. Costeggiamo ancora per un po’ il fiume che ora scorre a cielo aperto, sempre tra profonde pareti, fino ad un impressionante ponte sospeso. Il giro termina alla funivia che permette ai visitatori di risalire in cima al canyon (in realtà c’è un grande assembramento e forse sarebbe stata più pratica una semplice scala). Prima di recuperare la macchina parcheggiata all’ufficio turistico, facciamo una passeggiata fino alla bianca chiesetta di San Canziano, situata nel paese in cima alla collina e poi, tornati indietro, ad un belvedere dal quale si gode una bella vista sul paesino, ‘sospeso’ sopra il profondo canyon. La nostra visita alle grotte è terminata e prima di ripartire ci dedichiamo ad un picnic sull’erba con le provviste portate dall’Italia. La seconda parte della giornata è dedicata al breve tratto di costa slovena ma prima di raggiungerlo dobbiamo attraversare le montagne del Carso e ne approfittiamo quindi per visitare un paio di paesini. Facciamo una breve sosta a Krni Kal (San Sergio), dove il campanile, agganciato con un cavo alla chiesa, pende in modo spaventoso, per poi raggiungere Hrastovlje (Cristoglie). Il paese è famoso per la chiesa della Santa Trinità; situata su una collinetta a fianco dell’abitato, è circondata da mura turrite, tipico esempio dell’edilizia difensiva di un tempo passato quando la minaccia dei turchi incombeva su queste terre. Prima di raggiungere la chiesa, un gruppo di splendidi cavalli in un recinto attira la nostra attenzione. L’interno della chiesa è molto bello: le pareti sono interamente ricoperte da un ciclo di affreschi, opera di Giovanni da Castua. Siamo alla fine del quattrocento ma la pittura nelle campagne ha mantenuto un sapore medioevale con l’intento di illustrare alla popolazione analfabeta le vicende dell’Antico e Nuovo Testamento. Un registratore spiega in italiano le varie scene mentre una simpatica vecchietta orienta di volta in volta le luci nella direzione giusta. La rappresentazione più caratteristica è la Danza della Morte, una processione con 11 scheletri che tengono per mano altrettanti personaggi, dai più umili fino ai più potenti, come principi, re e cardinali, a simboleggiare che la morte è uguale per tutti. Lasciata la regione del Carso, raggiungiamo Koper, l’italiana Capodistria. La costa slovena si estende per poche decine di chilometri tra l’Italia e la Croazia ed è caratterizzata da una serie di cittadine d’impronta veneziana, data la lunga dominazione della Serenissima su queste terre. Capodistria è il centro principale ma la sua parte antica è di dimensioni molto contenute. Parcheggiata la macchina, raggiungiamo Titov Trg, cuore della città vecchia, circondata su tutti i lati da begli edifici: la cattedrale di San Nazario con il possente campanile, il bianco Palazzo Pretorio, simbolo della città con la sua commistione gotico-veneziana e rinascimentale, la Loggia che oggi ospita un caffè ed il Municipio. L’effetto complessivo è molto piacevole. Una curiosità è costituita dalla ‘bocca del leone’, una buca per le denunce anonime situata nel passaggio coperto sotto il Palazzo Pretorio. Il centro storico è molto raccolto e pertanto la sua esplorazione a piedi, tra qualche bel palazzo veneziano, ci ‘impegna’ per breve tempo. Lasciata Capodistria, proseguiamo lungo la costa superando Isola, che ammiriamo dall’alto con le sue case distese su uno stretto promontorio e dominate dalla mole del solito campanile. Finalmente raggiungiamo Pirano, il più bello tra i paesi costieri della Slovenia. La città vecchia anche in questo caso sorge su un piccolo promontorio. Gli spazi sono molto limitati tanto che è stato istituito un regolamento severo per i parcheggi: si può sostare solo in Piazza Tartini ed il prezzo è molto salato (all’ingresso del centro si deve prendere un biglietto come se si entrasse in un parcheggio !!). Il centralissimo Hotel Piran, segnalato dalla Lonely, è pieno e così decidiamo di ripiegare su Fiesa, una frazione situata sull’altro lato del promontorio, dove ci sistemiamo in una pensione ospitata in una palazzina tinta di rosa posta proprio sul mare. Dopo una cena a base di pesce nel ristorante della pensione, sfruttiamo il comodo sentiero che corre lungo la riva sotto la collina e in un quarto d’ora raggiungiamo Pirano. Anticipando la visita di domani mattina, passeggiamo tra piacevoli stradine dal sapore veneziano. Lunedì 5 aprile: Pirano ‘ Portorose ‘ Secovllje ‘ Postumia ‘ Prediana ‘ Cerknica ‘ Lubiana Il sentiero della sera precedente ci porta nuovamente a Pirano. Il nostro bonus con il bel tempo sembra essersi esaurito e il cielo coperto spegne i colori degli edifici antichi. Il paese è dominato dalla mole della chiesa di San Giorgio, con il suo possente campanile costruito ad imitazione di quello di San Marco a Venezia. La chiesa è in restauro ma una vecchietta ci consente di dare una sbirciatina dentro. Proseguiamo la passeggiata fino a raggiungere la punta del promontorio, dominata dal faro e dalla chiesetta di San Clemente, per poi inoltrarci attraverso le stradine del paese fino alla piacevole Trg 1 Maia, con la sua grande cisterna barocca. Il cuore di Pirano è piazza Tartini, dedicata al musicista del settecento, nato proprio in una casa affacciata sulla piazza (a lui è dedicato un monumento). Tra i vari edifici mi colpisce un delizioso palazzetto rosso dalle forme tipiche del gotico veneziano; appartenne ad un ricco mercante che per difendersi dalle malelingue fece incidere sulla facciata il motto ‘lasa pur dir’. Un lato della piazza si apre sul porticciolo pieno di barche. Tornati in albergo e recuperati i bagagli, lasciamo Pirano proseguendo lungo la costa fino a Portorose, la principale località balneare della Slovenia, apprezzata anche per il suo casinò. Il lungomare è pieno di alberghi ma noi ci limitiamo ad una puntata ai vecchi magazzini del sale, veramente imponenti con le loro mura massicce. Ancora pochi chilometri e il breve tratto di costa appartenente alla Slovenia termina e si raggiunge il confine con la Croazia. Per visitare le saline di Secovlije (Sicciole in italiano), dobbiamo superare la dogana slovena e piegare per una strada sterrata. Per secoli quest’area, invasa dalle acque del mare, è stata utilizzata per la produzione del sale, abbandonata solo negli anni sessanta. In seguito è stata istituita una riserva naturale ed oggi la distesa delle basse acque percorsa dagli argini forma un bel paesaggio, con le grandi case in pietra abbandonate che cadono in rovina. Alla fine della strada raggiungiamo il Museo del Sale, allestito in due edifici situati lungo uno dei canali. L’interessante esposizione illustra gli aspetti del lavoro nelle saline e la vita degli operai e delle loro famiglie. Subito fuori è ancora possibile vedere i miniappezzamenti nei quali erano suddivisi i terreni e una pompa a vento. Gli addetti del museo producono ancora il sale con i metodi tradizionali e decidiamo di acquistarne un paio di sacchetti ricordo. Finalmente è giunto il momento delle celeberrime grotte di Postumia. Per raggiungerle ritorniamo verso Capodistria, tagliando questa volta per l’interno tra le montagne del Carso, e c’immettiamo nell’autostrada per Lubiana, uscendo proprio a Postojna, l’italiana Postumia. La visita delle grandi attrazioni, ‘vittime’ del turismo di massa, è spesso una delusione specialmente nel caso di bellezze naturali tanto delicate. Le grotte di Postumia devono sopportare un carico di visitatori impressionante, tanto che è stato costruito persino un trenino per trasportare le orde di turisti attraverso i quattro chilometri del braccio orientale. Tuttavia la bellezza delle grotte è stupefacente e la visita, nonostante la compagnia numerosa, indimenticabile. Il giro guidato dura un’ora e mezzo ed i visitatori scesi dal trenino vengono divisi in vari gruppi a secondo della nazionalità (indubbiamente l’organizzazione è perfetta). Le grotte si articolano su tre livelli ed il giro a piedi inizia dal terzo, ormai asciutto visto che il fiume Pivka oggi scorre molto più in basso nel primo livello. Lungo il percorso ammiriamo stupende stalattiti e stalagmiti, a volte unite in colonne dal pavimento al soffitto. Tra le varie formazioni mi colpiscono in particolare le cortine calcaree spesse poche millimetri e dall’aspetto di trasparenti tende pietrificate, molto valorizzate dalle luci. I colori e le forme strabilianti delle rocce sono sicuramente superiori a quelle delle grotte di San Canziano, che restano tuttavia uniche per l’avventuroso spettacolo del canyon sottoterra !! Attraversato il ponte dei russi, costruito dai prigionieri della prima guerra mondiale, si passa alle Grotte Belle: le sale degli Spaghetti, con le bianche e sottili stalattiti che pendono dal soffitto, Bianca e Rossa sono le più belle del giro. Un tratto in discesa porta al secondo livello, da dove un tunnel artificiale condurrebbe fino alla Grotta Nera. Il giro invece prosegue passando sotto il ponte dei russi e raggiungendo la Stalagmite Brillante e la Colonna Pilastro, simboli delle grotte. Poco oltre, una gigantesca stalagmite ricorda un cammello con un beduino in groppa. In una vasca ci vengono mostrati alcuni esemplari di proteus, un anfibio cieco che vive solo in queste e poche altre grotte. La sua pelle è bianca per l’assenza del pigmento ed il suo aspetto veramente curioso, tanto da farlo considerare in passato un parente dei draghi !! Può vivere fino a cento anni e restare senza cibo per anni. Gli esemplari esposti sono catturati nelle acque del primo livello e liberati dopo un mese per non stressarli troppo (bah !’). La visita termina nell’immensa Sala dei Concerti (la guida ci spiega che i concerti non sono tenuti molto frequentemente per le difficoltà logistiche e per i danni arrecati dall’umidità agli strumenti musicali). Ripreso il trenino, ripercorriamo il tratto fino all’uscita con un’ultima scorpacciata di stalattiti e stalagmiti. A volte passiamo a pochi centimetri dalle pareti e sembra un po’ di essere al luna park. A pochi chilometri da Postumia si trova il castello di Predjama, incredibilmente costruito all’entrata di una grotta, poggiato su una parete rocciosa a strapiombo alta più di 120 metri. Il ruscello che scorre in basso completa il quadro, scavando sotto il castello, un’altra grotta che le guide dicono essere veramente splendida ma che può essere visitata, debitamente attrezzati, solo in estate. La storia del castello è legata alle vicende di Erasmo Lueger, un barone bandito del quattrocento, che come Robin Hood rubava ai ricchi per donare ai poveri. Venuto in contrasto con l’imperatore fu posto sotto assedio nel suo castello ma continuò a farsi beffa dei nemici, sommergendoli con piogge di vivande delle quali si riforniva attraverso un passaggio segreto. Tuttavia la sua fine non fu proprio nobile: fu ucciso da una cannonata mentre si trovava al gabinetto grazie al tradimento di un servo che segnalò con una bandiera agli austriaci il ‘delicato momento’. La visita del castello è interessante perché permettere di rendersi conto come esso sia ‘incastonato’ nella roccia. Si attraversano molte sale e si salgono svariate scale fino alla grotta situata sopra il castello, una vera e propria ‘tana per banditi’. Ritornati a Postumia, percorriamo un altro breve tratto d’autostrada, uscendo nuovamente per raggiungere il lago di Cerknica. Superato il paesino di Dolenje Jezero, raggiungiamo la sponda di questo lago caratterizzato dalla particolarità di essere stagionale: ci troviamo infatti su terreni carsici pieni di inghiottitoi in grado di ‘assorbire o espellere’ le acque. In questo periodo, viste le abbondanti piogge, il lago è in piena e forma un bel quadro con le verdi colline che lo circondano e qualche albero che spunta dalle acque. Tornati sull’autostrada la seguiamo fino a Lubiana dove abbiamo prenotato telefonicamente due notti nel Park Hotel, ottimamente posizionato nei pressi del centro. Piove a dirotto e così la sera ci limitiamo ad una breve passeggiata: attraversiamo la Ljubanika sul ponte dei draghi, così chiamato per le due statue al suo imbocco, e raggiungiamo la piazza della cattedrale. Ceniamo ottimamente nella Vinoteka Sokol: grigliata mista di carne per me e struklji, gnocchi con ripieno di ricotta, per Stefania. Tornando verso l’albergo percorriamo la piacevole Trubarjeva Ulica, pedonale e piena di locali.

Martedì 6 aprile: Lubiana La giornata è interamente dedicata a Lubiana che visitiamo in un clima invernale prima sotto la neve e poi sotto la pioggia. Percorsa Trubarjeva Ulica, raggiungiamo Presernov Trg con il monumento a Preseren, poeta nazionale sloveno. Sulla piazza si affacciano begli edifici in stile secessionista e la chiesa francescana dell’Annunciazione mentre su un lato il Triplice Ponte, simbolo della città, scavalca la Ljubanica, con la campata centrale destinata ai veicoli e le due laterali, aggiunte dal prolifico architetto Joze Plecnik, ai pedoni. Passiamo quindi sull’altra sponda, occupata dalla città vecchia, stretta tra il fiume e la collina del castello. Per prima visitiamo la cattedrale di San Nicola, con due belle porte di bronzo aggiunte nel 1996 in occasione della visita del papa in questo cattolicissimo paese. Dietro la cattedrale si trova un vasto mercato ortofrutticolo ed è veramente sorprendente il fatto che sia formato da bancarelle all’aperto in una città dal clima così rigido anche oggi che siamo ad aprile !! Poche decine di metri a ritroso ci portano in Metsni Trg: al centro della piazza si trova la fontana dei fiumi, ispirata a quella del Bernini in Piazza Navona a Roma. Sono rappresentati i tre fiumi principali della Carniola, la Sava, la Krka e la Ljubljanica, ma purtroppo la copertura in plexiglas posta a protezione non consente di apprezzare a pieno il monumento (mentre sostiamo nella piazza un grosso pezzo di ghiaccio si stacca dalla copertura schiantandosi al suolo). Un lato della piazza è occupato dal Municipio, con la facciata dominata dalla torre dell’orologio. Metsni Trg prosegue poi trasformandosi in una via pedonale che continua più in là con il nome di Stari Trg, formando l’asse principale del nucleo antico di Lubiana, pieno di locali e bei palazzi. Una curiosità è costituita dalla casa Schweiger (‘il silenzioso’ in tedesco) con il balcone principale sorretto da un gigantesco atlante con un dito sulle labbra. La nevicata prosegue fitta e così, imboccata la strada che porta in salita al castello, decidiamo di fare una sosta in un bar per scaldarci con un bevanda calda. Il castello di Lubiana sorge in posizione suggestiva sulla collina che domina la città vecchia, anche se artisticamente non è niente di eccezionale. Si visitano la cappella di San Giorgio, decorata con gli stemmi dei duchi di Carniola e la torre, da cui si gode un bel panorama sui tetti della città. In una sala assistiamo ad una proiezione sulla storia di Lubiana, forniti di appositi occhiali per l’effetto 3D e di cuffie per la traduzione in italiano. Passeggiando nella corte centrale abbiamo modo di vedere, sotto gli edifici più moderni, i resti del castello più antico. Ridiscesi fino a Stari Trg, pranziamo alla Gostilna Pri Pavli: Stefania ordina minestrone e struklji dolci, mentre io opto per una specie di hamburger gigante di carne speziata e una fetta di prekmurska gibanica, dolce tipico sloveno fatto di pasta sfoglia con frutta e noci. Attraversata la Ljubljanica sul medioevale Ponte dei Calzolai, proseguiamo il nostro giro ritornando sulla sponda della città ‘moderna’. Raggiungiamo per prima la Biblioteca Nazionale, capolavoro di Plecnik: all’interno la sala di lettura è preceduta da una scalinata ed un colonnato di marmo nero, uno dei simboli dell’arte del grande architetto sloveno. Nell’isolato successivo si apre Piazza della Rivoluzione Francese, con al centro la Colonna di Illiria, ricordo dello stato delle Province Illiriche istituito da Napoleone con capitale proprio a Lubiana. A Napoleone va attribuito anche il merito di avere introdotto per la prima volta l’insegnamento dello sloveno nelle scuole. Su un lato della piazza sorge il Krikanze, un ex complesso monastico utilizzato per il festival estivo di Lubiana ma oggi frequentato da un gran numero di studenti. Una veloce puntata ci porta nel quartiere di Krakovo, percorso da un pittoresco canale (non è certo la giornata adatta per passeggiare lungo le sue sponde, con la pioggia ancora più fastidiosa della neve di cui ha preso il posto). Tornati indietro percorriamo Vegova Ulica, disseminata dei busti di sloveni celebri, fino alla vasta Kongresni Trg. Il suo nome deriva dal congresso della Santa Alleanza tenutosi a Lubiana nel 1821 mentre la sua storia recente è legata alla proclamazione dell’indipendenza, avvenuta dal balcone dell’università che si affaccia sulla piazza. Nel vasto giardino centrale si trova una copia del Notabile di Emona (la Lubiana romana), una piccola statua dorata di uomo togato, trovata nei paraggi; un angolo è dominato dalla barocca chiesa Orsolina dedicata alla Santa Trinità. Raggiungiamo quindi Trg Republike, caratterizzata da brutti edifici moderni: il Palazzo del Parlamento degli anni cinquanta e due orrendi grattacieli; unico punto a suo merito, il Cankarjev Dom, il centro culturale e congressuale di Lubiana. A breve distanza sorge il Museo Nazionale. L’edificio è veramente imponente, con un foyer affrescato ed un suntuoso scalone decorato da sculture barocche, ma la sensazione è esattamente opposta a quella che in genere si ha nei musei: gli spazi a disposizione sono immensi ma gli oggetti da esporre pochi e di scarso interesse !! Una parte del museo è chiusa e quindi non possiamo ammirare il ‘pezzo forte’, la situla di Vace, un recipiente celtico del V secolo a.C. Decorato con scene di riti funebri. Ci consoliamo con l’originale della statua del Notabile di Emona ed una mostra temporanea dedicata agli splendidi ritrovamenti dell’area di Novo Mesto, tra cui spiccano collane colorate e altri gioielli. Tra gli oggetti esposti si trova il più antico strumento musicale conosciuto, un osso cavo d’orso lungo circa dieci centimetri nel quale sono praticati quattro fori per trasformarlo in un flauto. Ritrovato in una grotta nei pressi di Cerkno è datato tra i 45.000 e gli 80.000 anni fa !! Completiamo la visita del museo con le sezioni dedicate alla natura, ai minerali ed una raccolta di monete. Il nostro giro per Lubiana si conclude esattamente dove avevamo iniziato in Presernov Trg, con una puntata lungo Miklosiceva Ulica per dare un’occhiata ad alcuni interessanti edifici di inizio novecento. Tra essi mi stupisce un palazzo curiosamente decorato con accesi e colorati dipinti geometrici, opera della moglie dell’architetto progettista dell’edificio (tutto in famiglia !!). Vista la giornata impegnativa, optiamo per una cena veloce a base di kebab in un locale lungo Trubarjeva Ulica.

Mercoledì 7 aprile: Lubiana ‘ Sticna ‘ Bogensperk ‘ Otocec ‘ Pleterie ‘ Kostanjevica ‘ Brezice La mattina ci accoglie una sorpresa: il tempo è ancora peggiorato e nevica intensamente, tanto che la città è tutta imbiancata. La vecchia Ford Fiesta dopo un giorno d’inattività risponde bene e così lasciamo Lubiana in mezzo al traffico che procede lentamente per le strade innevate. Questa giornata ci muoveremo lungo la direttrice che porta a Zagabria in Croazia. Lasciata l’autostrada, raggiungiamo per prima l’abbazia di Sticna solo per scoprire che deve essere visitata accompagnati e abbiamo mancato di poco il turno delle otto e mezzo. Un monaco ci spiega che le prossime visite sono fissate alle dieci e a mezzogiorno: decidiamo quindi di puntare alla seconda e, dopo una capatina nella chiesa che si può visitare liberamente, proseguiamo fino al castello di Bogensperk. La nevicata si fa sempre più intensa e tutto il paesaggio è imbiancato. Naturalmente siamo i soli visitatori: anche in questo caso si deve compiere un giro accompagnato ma al nostro arrivo la ragazza della biglietteria chiude semplicemente il castello per dedicarsi a noi. E’ imbarazzata perché parla un inglese molto stentato confondendosi continuamente con il tedesco, ma si impegna cercando in tutti i modi di farsi capire; alla fine scopriremo che si tratta del suo primo giorno di lavoro e le lasceremo una mancia per premiarla. Il castello appartenne nel seicento a Valvassor, il grande studioso autore di un’enciclopedica opera dedicata al ducato di Carniola (il cuore dell’attuale Slovenia), grazie alla quale tante testimonianze del passato sono giunte fino a noi. L’opera fu talmente dispendiosa che alla fine il suo autore, coperto di debiti, si vide costretto a vendere il castello. La visita ci porta nelle varie sale, tra le quali spicca la biblioteca oggi utilizzata per i matrimoni, con tanto di culla come previsto dalla tradizione. Tra i vari oggetti esposti colpisce una gigantesca pelle appartenuta ad un orso abbattuto solo alcuni anni fa, testimonianza della presenza di questi animali nei boschi sloveni anche ai nostri giorni. Una sezione è dedicata ai costumi popolari delle varie regioni, ricostruiti grazie ai disegni di Valvassor. I ricordi legati al celebre proprietario si succedono, compresa la ricostruzione del suo studio. Un’interessante sezione è dedicata alle magie e superstizioni popolari: sono esposti intrugli per avere figli maschi, mazzi di tarocchi, amuleti a forma di Stella di Davide per proteggere bambini e animali, boccette con pipistrelli e tanti altri oggetti. Terminata la visita, facciamo ritorno a Sticna per visitare l’abbazia; purtroppo però scopriamo che c’è stato un malinteso con il monaco e la visita di mezzogiorno non esiste mentre la successiva è prevista solo alle due e mezzo. Non ci resta quindi che ‘mangiarci le mani’ per avere saltato l’appuntamento delle dieci e procedere oltre. Superata la città di Novo Mesto finalmente smette di nevicare; proseguiamo lungo la valle del fiume Krka raggiungendo il castello di Otocec, situato a poche decine di metri dalla statale. L’edificio sorge su un’isola in mezzo al fiume ed è stato trasformato in un lussuoso albergo, fatto che ne impedisce di visitare gli interni. Lo scenario dalla riva del fiume è veramente incantevole, con la splendida vegetazione, il ponte di legno e il castello con le torri dai tetti a punta. Entrati nel cortile scopriamo che nel ristorante viene servito, ad un prezzo contenuto, un pranzo suntuoso. La tentazione è forte ma resistiamo per non pregiudicare le prossime visite del pomeriggio e perché non ci sentiamo molto presentabili !! Le distanze in Slovenia sono molto contenute e così in breve tempo raggiungiamo la nostra tappa successiva, l’abbazia di Pleterie. Anche questa volta la visita si deve limitare alla chiesa, poiché il monastero è abitato da certosini di clausura. La chiesa ha forme gotiche e mentre siamo nel suo sobrio interno, possiamo ascoltare il canto dei monaci proveniente dal convento. Il monastero è famoso per la sua grappa alla pera e così finiamo per acquistarne un paio di bottiglie nel negozio (questo naturalmente aperto al pubblico !!). Dentro ciascuna bottiglia si trova una pera intera, effetto ottenuto ponendo la bottiglia sull’albero attorno al germoglio che darà il frutto. Vicino all’abbazia sono stati ricostruiti alcuni edifici di legno, caratteristici del mondo rurale sloveno: possiamo ammirare un’abitazione contadina ed un tipico fienile a palafitta con il tetto spiovente, uguale a tanti altri che incroceremo nelle campagne. Stefania approfitta del negozietto situato nella capanna che funge da biglietteria per acquistare un simpatico vasetto in ceramica. Il nostro giro lungo la valle del fiume Krka prosegue con Kostanjevica, un paese piccolissimo fatto di due sole strade su un’isola in mezzo al fiume. Prima di ‘esplorarlo’ facciamo una puntata all’ex monastero cistercense situato a pochi chilometri e stranamente chiamato ‘castello’. Il complesso, gravemente danneggiato nella seconda guerra mondiale e durante il terremoto del 1984, è stato restaurato solo in parte ed oggi ospita una galleria d’arte. Le parti non restaurate si distinguono perché sono state lasciate con i mattoni grezzi in vista; la facciata della chiesa della Vergine Maria invece è stata risistemata ed è dipinta con colori brillanti, come anche l’ingresso del monastero racchiuso tra due torri cilindriche. Internamente il complesso si articola attorno ad una vasta corte a tre ordini d’arcate. I grandi spazi a disposizione sono sfruttati per un museo, non particolarmente interessante, dedicato alla pittura e scultura slovena moderne. L’interno della chiesa sconsacrata colpisce invece per la sua nudità. Terminata la visita, raggiungiamo Kostanjevica, per un rapido giro. Molto decantato dalla guida del Touring il paesino appare invece abbastanza dimesso e quasi spettrale: in giro si vede solo una macchina della polizia attenta a controllare che nessun violi il divieto di parcheggio sull’isola e gli unici suoni sono i latrati dei cani. La posizione sull’isoletta è comunque suggestiva, come anche qualche casa tra cui una con una parete interamente ricoperta di pannocchie appese. L’ultima tappa della giornata è Brezice, paesino ormai a pochi chilometri dal confine croato. Ci sistemiamo in una pensione sulla strada principale, cenando ottimamente nell’annessa gostilna. Giovedì 8 aprile: Brezice ‘ Mokrice ‘ Podsreda ‘ Olimje ‘ Sladka Gora ‘ Rogaska Slatina ‘ Ptuiska Gora ‘ Ptuj Dopo un’occhiata all’alta torre-serbatoio tinta di rosa e con il tetto a punta, apriamo la giornata con la visita al castello rinascimentale, principale attrazione di Brezice. Dal cortile, attraverso uno scenografico scalone affrescato, raggiungiamo le sale che ospitano in museo della Posavje, la regione di Brezice. La raccolta procede in ordine cronologico: si inizia con reperti preistorici, spade celtiche e oggetti riferiti alla civiltà di Halstat ed agli illiri, ammirando poi la ricostruzione con tanto di scheletri di due sepolture, una femminile dell’età del bronzo ed una maschile dell’età del ferro con uno splendido elmo. Si prosegue con reperti dell’epoca romana provenienti da Drnovo (Neviodanum) fino ad epoche più recenti con l’arrivo dei primi slavi. L’esposizione è molto interessante e ci aiuta a capire la storia della Slovenia. Una sezione è dedicata alla vita dei contadini. L’attrazione principale del castello è comunque la splendida Sala dei Cavalieri, interamente ricoperta da affreschi barocchi a soggetto mitologico. Le scene raffigurate comprendono il ratto di Europa, Poseidone ed Anfitrite, Efesto, Bacco e molte altre. L’ultima parte è dedicata alle testimonianze della feroce occupazione nazista e della lotta partigiana (come al solito, le immagini più impressionanti sono quelle scattate nei campi di concentramento). Lasciata Brezice, proseguiamo lungo la valle del fiume Sava, superando a pochi chilometri dalla città la confluenza con la Krka, fino a raggiungere il castello di Mokrice ormai vicinissimo al confine croato. L’edificio, anche in questo caso trasformato in albergo di lusso, sorge sopra una collina, circondato da un bel parco. Per un ponte, un tempo levatoio, si accede al cortile centrale, dall’irregolare forma triangolare con torri angolari. L’albergo sembra molto affollato e sbirciando nelle hall scopriamo che è in corso una presentazione di ‘gommisti’ della Bridgestone con tanto di slide dedicate alla Ferrari, loro prestigioso ‘cliente’. Nel parco ammiriamo la cappella di Sant’Anna, attorniata da statue barocche scenograficamente sistemate fra gli alberi, come se si trattasse di persone che stanno recandosi ad una messa. Una curiosità è costituita dal campo di golf: il green di una buca è situato proprio sotto una torre del castello. Per proseguire il nostro itinerario dobbiamo tornare a Brezice e continuare fino al centro industriale di Krsko, sede dell’unica centrale nucleare della Slovenia (metà della sua produzione spetta alla Croazia, un retaggio della vecchia Jugoslavia). Raggiunta Brestanica, dominata dal castello, lasciamo la valle della Sava proseguendo verso nord. Una deviazione dal paesino di Podsreda ci porta, attraverso una strada che corre in mezzo ai boschi, ad un altro castello. Scenograficamente situato su una collina, il castello romanico di Podsreda è rimasto inalterato dal 1220, epoca della sua costruzione. Finalmente il tempo è mutato e splende un bel sole che ci fa apprezzare ancora di più la bella posizione dell’edificio. Entrati nel castello, accediamo ad un cortile centrale passando poi alla visita accompagnata degli interni, non particolarmente interessanti. L’attrazione maggiore, la cappella romanica, non è accessibile e ci dobbiamo limitare a visitare le sale che ospitano la ricostruzione dell’appartamento di un sindaco di Lubiana ed un’esposizione di oggetti in vetro; interessante la collezione di stampe di castelli della Stajerska (Stiria). Terminata la visita, ci affrettiamo verso la nostra prossima tappa, il monastero di Olimje, dai ‘severi’ orari di apertura. Procedendo parallelamente al confine croato raggiungiamo Podcetrtek, dominata da un castello posto su una collina e gravemente danneggiato dal terremoto del 1974; dopo qualche chilometro siamo ad Olimje con il suo monastero minorita. Il complesso in origine era un castello rinascimentale e solo in un secondo tempo fu occupato dai monaci, che aggiunsero la chiesa dell’Assunzione e decorarono la facciata con il caratteristico sfondo azzurro arricchito da motivi geometri. La bella giornata ci aiuta ad apprezzare l’incredibile vivacità dei colori !! Dopo un’occhiata alla chiesa dal ricco interno barocco, passiamo, in compagnia di un monaco, alla visita del tesoro del monastero, la farmacia ospitata in una delle due torri. Si tratta di una delle più antiche d’Europa; l’arredo purtroppo è andato perso ma sul soffitto a volta e sulle pareti sono rimasti gli affreschi con raffigurazioni sacre e relative a grandi medici del passato. Stefania approfitta dell’occasione per acquistare qualche medicinale naturale nel negozietto annesso. Passando nel retro dell’edificio ci accorgiamo che ne manca esattamente metà !! Originariamente il castello era formato da un grande complesso quadrangolare, articolato intorno ad un cortile centrale con torri agli angoli. Per problemi di tasse gli antichi proprietari decisero però di abbatterne metà e così oggi sopravvivono solo due lati e due torri. Davanti alla chiesa, sotto un gigantesco albero, si trova un invitante tavolo con panchine che utilizziamo per festeggiare il ritorno del bel tempo con un pranzo all’aperto, sfruttando le provviste portate dall’Italia. Ripresa la marcia, passiamo accanto a splendidi fienili di legno e, raggiunto di nuovo Podcetrtek, proseguiamo verso nord. Una deviazione dalla strada principale ci porta a Sladka Gora, un villaggio formato da poche case e dominato dalla chiesa dedicata alla Divina Madre. L’esterno, dipinto con un vivace colore giallo, è caratterizzato da due campanili con le solite cupole a cipolla; l’interno, molto ricco, è tutto ricoperto di affreschi del settecento. La tappa successiva è Rogaska Slatina, la principale città termale della Slovenia, dove facciamo una breve passeggiata in Zdraviliski Trg (Piazza del Centro Terapeutico): al centro si trova un giardino mentre su un lato si allineano edifici in stile neoclassico e secessionista, tra cui spicca lo Zdraviliski Dom, l’imponente stabilimento di cura eretto ad inizio novecento in puro stile neoclassico. In fondo alla piazza si trovano invece alcuni brutti edifici moderni, tra cui uno rotondo a vetri dove viene distribuita l’acqua e un gigantesco albergo con casinò. In giro si vede pochissima gente (forse non siamo nella stagione giusta) e se non fosse per lo stato perfetto dei palazzi l’impressione sarebbe quella di un posto in decadenza. Prima di raggiungere Ptuj, tappa finale della giornata, ci fermiamo a Ptuiska Gora, per visitare la chiesa della Vergine Maria. Il suo interno a tre navate di forme gotiche reca sopra l’altare maggiore una splendida scultura del XV secolo: la Vergine Maria con in braccio Gesù Bambino è rappresentata nell’atto di offrire riparo a poveri e ricchi sotto il suo immenso mantello; la scultura è colorata ed i personaggi raffigurati, alcuni dei quali storici, sono molto belli nei loro costumi d’epoca. La nostra meta serale è Ptuj, una delle cittadine più belle della Slovenia, situata sulle rive del fiume Drava. Dopo esserci sistemati nel centralissimo Garni Hotel Mitra in Presernova Ulica, la strada principale della città vecchia, ci dedichiamo alla sua esplorazione cercando di sfruttare fino in fondo la giornata soleggiata. Due passi ci portano in Slovenski Trg, dominata dalla mole della Torre Civica, costruita come campanile e trasformata poi in torre di guardia. Nell’ottocento furono incorporati nelle sue pareti una serie di lapidi ed are sacrificali della romana Poetovio ma il ricordo più bello dell’epoca antica è il monumento ad Orfeo, situato in mezzo alla piazza di fronte alla torre: si tratta di una stele funeraria alta cinque metri decorata con bassorilievi raffiguranti Orfeo che ammansisce le belve. Nel medioevo fu usata come gogna mentre oggi è diventata il simbolo della città. Alle spalle della torre si trova la chiesa parrocchiale di San Giorgio, che insieme ad altri interessanti edifici, completa il quadro incantevole della piazza. Proseguiamo il nostro giro raggiungendo in discesa Mestni Trg, con la colonna di San Floriano, protettore dagli incendi, ed il municipio in stile neo-gotico. Pochi passi ci portano in un’altra piazza, Minoritski Trg, dove si trova una colonna della peste ed il Monastero Minorita, con la chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Si trattava di uno splendido edificio gotico ma fu distrutto dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, con la sola eccezione del presbiterio. Per visitare i due gioielli del monastero, miracolosamente sopravissuti alla guerra, ci rivolgiamo ad un simpatico monaco di passaggio che ci accompagna prima nel refettorio, decorato con stucchi ed affreschi, e poi nella biblioteca, che conserva tra l’altro una copia del 1561 del Nuovo Testamento, uno dei primi libri in lingua slovena. Il monaco parla un buon italiano e così scambiamo quattro chiacchiere: ci spiega che stanno per iniziare i lavori di ricostruzione della chiesa e ad una mia specifica domanda risponde che furono i comunisti a ridurla in questo stato. Dopo avergli lasciato una mancia ci salutiamo ma dopo un po’ ricompare per regalarci un opuscolo illustrato sul monastero. Ormai abbiamo raggiunto la Drava e dal ponte godiamo una bella vista sulla città, con la collina sormontata dal castello. Sulla riva del fiume sorge una torre serbatoio cilindrica, utilizzata oggi per mostre d’arte (è in corso un’inaugurazione con tanto di rinfresco). Completiamo il nostro giro raggiungendo di nuovo Presernova Ulica che percorriamo in direzione opposta fino al Piccolo Castello e al monastero domenicano, sede del museo archeologico chiuso in questa stagione. La nostra lunga giornata si conclude con la cena al Ribic Restaurant sulla Drava.

Venerdì 9 aprile: Ptuj ‘ Maribor ‘ Sempeter ‘ Logarska Dolina ‘ Kamnik Dopo il giro pomeridiano di ieri ci è rimasto da visitare solo il castello, costruito sulla collina che domina la città. Entrati nella sua corte, circondata su tre lati da tre ordini di logge, ammiriamo per prima la bella lastra sepolcrale in marmo rosso di Federico V, ultimo signore di Ptuj morto nel 1438, passando poi alla visita del Museo Regionale. Al piano terra si trova la collezione d’armi, mentre il piano nobile è caratterizzato da sale d’epoca con i soffitti a stucco, splendidamente arredate; molto belle in particolare le numerose ed imponenti stufe in maiolica. Al secondo piano si trova una raccolta di opere d’arte, tra cui spiccano due statue gotiche di Santa Caterina e Santa Barbara. Una curiosità è costituita dalla ‘turcheria’, una vasta sala con un’interessante raccolta di ritratti di aristocratici, generali e cortigiane turche, rivisitati con gli occhi occidentali. Un’altra sezione è dedicata alle maschere dell’animatissimo carnevale di Ptuj: tra i molti personaggi il più famoso è il Kurent, una sorta di Dioniso sloveno vestito con pelle di pecora, un’enorme maschera sulla testa e una lunga lingua rossa penzoloni dalla bocca. Terminiamo il giro tornando al pianoterra per visitare l’affascinante collezione di strumenti musicali, che copre dall’antichità fino al novecento. Ridiscesi in città e recuperato il bagaglio, partiamo alla volta di Maribor. Alla periferia di Ptuj facciamo però due soste per visitare un paio di mitrei, racchiusi per protezione da costruzioni moderne. Raggiunto il primo a Zgornji Breg, suoniamo alla casa accanto per farcelo aprire da un vecchietto mentre arrivati al secondo, a Spodnja Hajdina, ci limitiamo ad una sbirciatina dalla porta. Maribor, la seconda città della Slovenia, sorge sulle rive della Drava. Lasciata la macchina in un garage, facciamo una passeggiata attraverso il suo compatto centro storico, abbastanza deludente anche perché assediato dal traffico. Sulla Drava si trova la Torre dell’Acqua, una torre di difesa pentagonale che ospita la più antica enoteca della Slovenia (purtroppo chiusa). Gettata un’occhiata sul lungofiume alla Stara Trta, una vite vecchia di quattro secoli che continua a produrre vino, raggiungiamo Glavni Trg. Sulla piazza affacciano alcuni begli edifici e al centro spicca una Colonna della Peste. La cattedrale di San Giovanni Battista non è particolarmente interessante e così terminiamo il giro in Grajski Trg, cuore del centro storico. La piazza, con la solita Colonna di San Floriano, è dominata dal castello, sede del museo regionale, ma rinunciamo a visitarlo. Subito a fianco, sotto la vasta Trg Svobode, si trovano immense cantine ma noi ci limitiamo ad una puntata ad un piccolo negozio di vini dove acquistiamo una bottiglia di Mariborcan. Prima di ripartire riesco finalmente ad assaggiare in una bancarella il burek, una specie di focaccia ripiena molto popolare in Slovenia (niente di eccezionale). Il resto della giornata è dedicato alla visita della valle glaciale della Logarska Dolina, per raggiungere la quale dobbiamo percorre un bel tratto, naturalmente sugli standard sloveni. Procediamo quindi spediti sull’autostrada per Lubiana rinunciando alla visita di Celje e fermandoci solo a Sempeter, per visitare la più importante necropoli romana della Slovenia. I reperti più interessanti sono quattro tombe a tempietto praticamente intatte e decorate da interessanti bassorilievi. Da Sempeter per raggiungere la Logarska Dolina, procediamo verso nord-ovest risalendo la valle della Savinja. La giornata purtroppo è pessima e mal si adatta all’itinerario naturalistico che ci attende. Nella prima parte la valle si presenta ampia, con vasti terreni coltivati e numerose cittadine. Superato Ljubno il paesaggio cambia ed assume un aspetto alpino. La valle si fa strettissima trasformandosi in una profonda gola tra pareti a picco. La strada procede seguendo le anse della Savinja, spesso attraversata da ponti sospesi in legno. Superato il paesino di Luce facciamo una sosta per ammirare una curiosa torre di roccia denominata Igla, ‘ago’. Proseguiamo tra le pareti a picco delle montagne fino a raggiungere Solcava, il paese più alto della valle a quota 642 metri. Un altro breve tratto e lasciamo la valle che ormai sta per ‘chiudersi’, piegando a sinistra nella Logarska Dolina, meta della nostra gita. La valle s’insinua tra monti boscosi per quasi dieci chilometri, ampia anche 500 metri; fu scavata da un ghiacciaio ed oggi è percorsa da una strada che termina a 1200 metri di quota ai piedi della spettacolare cascata Rinka (così almeno recitano le guide !!). All’imbocco della valle, segnato da una cappella, ci aspetta una sorpresa: il fondovalle è interamente ricoperto di neve anche se la strada è stata spalata e possiamo quindi procedere. Il fascino della distesa innevata è indubbio ma il maltempo riduce notevolmente la visibilità sulle montagne circostanti. In un recinto notiamo dei curiosi buoi pelosi, simili a quelli delle highland scozzesi. Procediamo fino al rifugio-ristorante Dom Planincev. Da qui un sentiero parte per la cascata Susica e le grotte di Klemenca ma è assolutamente impossibile allontanarsi a piedi dalla strada senza sprofondare nella neve. Decidiamo quindi di proseguire in macchina ma anche le condizioni della strada peggiorano: non è più spalata e ci sono solo due solchi scavati nella neve dalle ruote. Procediamo quindi con una certa difficoltà fino ad uno spiazzo davanti ad un secondo rifugio, dove decidiamo di fare inversione e tornare indietro. Tornati di nuovo al Dom Planincev, optiamo almeno per una passeggiata lungo la strada appena percorsa. Raggiungiamo così di nuovo il secondo rifugio, gustandoci il paesaggio innevato. L’edificio appare disabitato, con i tavoli all’aperto coperti di neve ed una dependance che ne è praticamente sommersa. Improvvisamente sentiamo un gran rumore ed ecco sopraggiungere uno spazzaneve che libera la strada ma produce cumuli spaventosi ai suoi lati. Ormai non ci resta che tornare indietro rinunciando alla visita delle cascate di Rinka che pure non devono essere lontane. Una vera disdetta visto che sono considerate una delle meraviglie naturalistiche della Slovenia. Ripresa la macchina, ci avviamo per la strada percorsa all’andata scendendo per la valle della Savinja fino a Ljubno, dove deviamo in direzione di Kaminik, nostra meta serale. La strada sale valicando un passo a quota 902 metri e nell’ultimo tratto di salita prende a nevicare leggermente. Il paese di Kamnik si trova ad una ventina di chilometri da Lubiana e forse per questo non offre molte scelte per il pernottamento. Ci sistemiamo in una piccola pensione a conduzione familiare proprio sotto la rocca del castello e per cena, dopo un giro per il paese, optiamo per il ristorante subito a fianco; la nostra presenza sembra suscitare una certa sorpresa e una ragazza, unica a parlare inglese, ci presenta la scelta tra ‘fish’ e ‘steak’. Ci orientiamo sulla bistecca ma in realtà ci verrà servita una cotoletta di pollo fritta !! Sabato 10 aprile: Kamnik ‘ Skofia Loka ‘ Radovljca ‘ Bled Siamo gli unici ospiti della pensione che del resto dispone di pochissime stanze e la colazione ci viene servita su un tavolo sistemato nel corridoio di passaggio. Kamnik ha un piccolo centro storico, ricco di bei palazzi, ma ancora una volta dobbiamo visitarlo sotto la pioggia. Iniziamo il giro salendo sullo sperone di roccia al centro del paese, sopra il quale sorge il Castello Piccolo (Mali Grad), ridotto ad un’unica massiccia torre del XII secolo. All’interno del giro di mura si trova una cappella romanica a due livelli, quello inferiore intitolato a Santa Maria e quello superiore, con un bel portale in pietra, a Sant’Eligio. La cappella è chiusa ma un cartello sostiene che si può visitare rivolgendosi all’ufficio turistico, informazione che si rivelerà falsa. Sotto il castello parte Sutna, la via principale del paese, caratterizzata da belle case: ci soffermiamo in particolare davanti ad un’ex macelleria, segnalata inequivocabilmente da un affresco sulla facciata. Lungo la strada si trova anche la parrocchiale dell’Annunciazione. Giunti alla fine della via, un percorso in salita ci porta al castello di Zaprice, il secondo dei tre di Kamnik. Nato come maniero e ristrutturato poi come residenza signorile, oggi ospita un museo che rinunciamo a visitare. Al suo esterno si trova una ricostruzione dei soliti fienili tipici della Slovenia. Per completare la collezione dei tre castelli di Kamnik ci attende un compito più impegnativo: attraversato nuovamente tutto il paese e superato il fiume Kamniska Bistrica, raggiungiamo la statale. Da qui un sentiero consente di scalare la collina sopra la quale si trovano i ruderi dello Stari Grad (‘castello vecchio’). La salita, in tutto una mezz’oretta, si rivela abbastanza impegnativa; arrivati in cima i ruderi del castello sono poca cosa e il decantato panorama è del tutto nascosto dalle nuvole sopra le quali ci troviamo !! Tornati alla pensione per recuperare i bagagli, riceviamo in dono dalla proprietaria e dal figlioletto due uova sode dipinte, un pensiero gentile che ci ricorda che domani è Pasqua. A pochi chilometri da Kamnik si trova l’arboretum di Volcji Potok; il biglietto d’ingresso è salato ma il giardino botanico risulta molto piacevole. Per vivacizzare la visita sono stati sistemati un gran numero di riproduzioni in miniatura di monumenti di tutto il mondo (la maggior parte immortalati da Stefania con la sua fotocamera digitale). Una sedia gigantesca forma un curioso quadretto di ‘contrari’ insieme ad un trenino per bambini. A fine aprile avverrà la fioritura di due milioni di tulipani, uno per ogni sloveno, ed il parco sarà uno spettacolo. Passeggiando raggiungiamo il laghetto al centro del giardino dove ammiriamo una coppia di cigni neri dal becco rosso, con la mamma intenta a covare i bianchi pulcini. La nostra tappa successiva è Skofia Loka, altro paese della fascia intorno a Lubiana. Il suo centro storico, dominato dal cinquecentesco castello e situato tra verdi colline, è considerato uno dei più belli della Slovenia anche se personalmente gli preferisco Ptuj. Iniziamo la visita dal castello, Loski Grad, rifatto in forme barocche dopo il terremoto del 1511. Consiste in un grande edificio ad U con un cortile interno e tre torri angolari, tutte diverse tra loro. Durante la sua storia è appartenuto per un lungo periodo anche alle suore Orsoline. All’interno ospita il museo di Loka; si visita prima la cappella con maestosi altari dorati, passando poi ad un’interessante collezione etnografica, che illustra la vita e i costumi delle popolazioni di un tempo. La zona era famosa in particolare per i suoi pizzi e in mostra sono esposti splendidi pezzi ricamati. In un corridoio si trovano le copie degli affreschi delle chiese di Suha e Crngob (questa seconda la visiteremo più tardi). Terminata la visita, scendiamo in paese raggiungendo Metsni Trg, la piazza principale circondata da belle dimore borghesi affrescate. In un angolo si trova la Casa Homan, con la rappresentazione di un guerriero affiancato da un San Cristofaro; su un palazzo spicca un curioso stemma gentilizio in pietra (si tratta di una copia l’originale è al castello) con la testa di un re moro tra due torri. Pochi passi conducono alla chiesa parrocchiale di San Giacomo, con l’interno coperto da volte stellari, e poi a Spodnji Trg, cuore della parte più umile della città medioevale, devastata dall’incendio del 1698. Terminiamo la visita affacciandoci sul fiume, la Selscica, che scorre tra vecchie case. Lasciata Skofia Loka facciamo una puntata a pochi chilometri di distanza al paesino di Crngrob, formato da poche case e dalla chiesa dell’Annunciazione, dominata dal possente campanile con la parte terminale a cipolla e molto apprezzata per il suo ciclo di affreschi. Sotto il portico davanti alla facciata si trova un curioso affresco della seconda metà del quattrocento: intitolato la Domenica Santa illustra ciò che il giorno di festa un buon cristiano deve fare (pregare, andare a messa, aiutare i bisognosi) e non deve fare (giocare d’azzardo, alzare il gomito, giocare a bocce). La conseguenza delle cattive azioni è rappresentata con le anime ingoiate dai demoni, il tutto sorvegliato da una gigantesca immagine di Cristo nel mezzo. Seguendo i consigli della preziosa Lonely Planet suoniamo nella casa più vicina per farci aprire la chiesa (facendo felice una coppia di turisti inglesi che rimangono a bocca aperta vedendoci tornare con un tizio con le chiavi). All’interno, sul lato nord, prosegue il ciclo di affreschi medioevali; anche gli arredi sono molto belli con l’altare dorato, il più grande della Slovenia, e lo spettacolare organo, entrambi del seicento. La nostra prossima tappa è Radovljca, che raggiungiamo percorrendo un tratto dell’autostrada Lubiana ‘ Bled. Tutti i motivi d’interesse si concentrano nell’incantevole, Linhartov Trg, in particolare il museo dell’apicoltura ospitato nel Palazzo Thurn. Si tratta dell’edificio più imponente della piazza con una bella facciata barocca di colore bianco e crema, arricchita da stucchi e bassorilievi. Il museo illustra in alcune sale la storia dell’allevamento dell’ape grigia della Carnolia. In particolare è conservata una bellissima raccolta di pannelli decorati di arnie, una forma di arte popolare diffusa nel XVIII e XIX secolo che rende unica la Slovenia. Le api erano allevate in arnie di legno provviste di cassette estraibili, come in una cassettiera, e ben presto nacque la consuetudine di dipingerne i pannelli frontali. I temi illustrati sono di carattere religioso oppure di gustoso sapore popolare: un diavolo affila la lingua ad una pettegola sulla macina di un mulino, un gruppo di orsi fa il funerale ai cacciatori e tanti altri ancora. Terminata la visita, assistiamo allo straripante assalto di un gruppo di italiani al negozio del museo !! In fondo alla piazza, in uno slargo laterale, sorge la chiesa parrocchiale di San Pietro, con tre portali gotici; verso di essa vediamo convergere gruppi di persone che recano cestini pieni di pane coperto da un fazzoletto. Gli edifici di Linhartov Trg sono proprio belli e ce li gustiamo con calma. La casa Sivec in particolare è considerata giustamente il più bell’edificio borghese della città; l’affresco sulla facciata rappresenta il buon samaritano mentre all’interno la sala al pianterreno ospita una mostra temporanea di pittura moderna. I piani superiori si possono visitare accompagnati dalla ragazza della biglietteria; è molto carina e parla un ottimo inglese. Al primo piano si trova uno splendido salotto interamente rivestito di legno, utilizzato per i matrimoni. Superato un ballatoio, raggiungiamo un’altra stanza con una curiosa esposizione di belle illustrazioni per ragazzi. Pochi chilometri ci separano da Bled, dove intendiamo trascorrere le prossime due notti, le ultime del viaggio. Il paesino situato su un incantevole laghetto è uno dei poli principali del turismo sloveno ma contrariamente a quanto temuto non abbiamo difficoltà a trovare una stanza. Ci sistemiamo in una pensione ospitata in un bell’edificio dal tetto spiovente in legno. Nonostante il cielo coperto e la giornata di domani dedicata a Bled, non resistiamo alla tentazione di raggiungere subito il lago per una passeggiata. Il posto è veramente incantevole, circondato da colline ricoperte di boschi e più lontano lo sfondo delle montagne innevate. Il quadro è completato dalla chiesa ospitata su un’isoletta, dal castello appollaiato su uno sperone roccioso a picco sul lago e dalla bianca parrocchiale. L’unica nota stonata è proprio il paese di Bled, pieno di grossi alberghi, ma per fortuna occupa solo un lato del lago e basta guardare nella direzione opposta !! Dopo un’ottima cena alla Gostilna Pri Planincu, gustando i cevapcici, polpettine piccanti specialità dei Balcani, concludiamo la giornata con una passeggiata lungolago. Domenica 11 aprile: Bled ‘ lago Bohini ‘ Bled Iniziamo la giornata con l’escursione all’isola del lago di Bled. La gita si effettua su una pletna, barca tradizionale spinta a remi da un barcaiolo in piedi. Una mezzora di tranquilla navigazione ci porta dal molo d’imbarco, sotto l’ufficio turistico, fino all’isola. Il nostro barcaiolo non ci aspetterà per il ritorno; ci garantisce però che possiamo tornare con qualsiasi altra barca e furbescamente si avvia facendosi trainare da un’imbarcazione a motore. Blejski Otoc è l’unica isola della Slovenia ed è stata sede di una chiesa da tempi molto antichi. Oggi una scalinata monumentale conduce alla barocca chiesa dell’Assunzione, la cui bianca sagoma con lo svettante campanile rappresenta il simbolo del lago. Sotto il pavimento della navata si possono osservare alcuni resti della cappella preromanica e nel portico sono esposti modelli delle chiese più antiche; la vera ‘attrazione’ per i turisti è però la corda che pende al centro della chiesa con la quale è possibile fare rintoccare una ‘campana dei desideri’. Per compiere il giro completo dell’isoletta sono sufficienti pochi minuti. Il paesaggio è molto bello, rallegrato finalmente da una giornata di sole. Per intraprendere il percorso di ritorno dobbiamo aggregarci ad un folto gruppo di italiani e questa volta il barcaiolo di turno fa una gran fatica. Tornati a riva passiamo alla seconda attrazione, il castello, che raggiungiamo con un sentiero che affronta la salita in modo più dolce, dal lato opposto al lago. Arroccato su uno scosceso dirupo alto un centinaio di metri, il castello offre vedute meravigliose sul lago (finalmente si vede per intero l’isola con la chiesa dell’Assunzione mentre dal paese appare schiacciata sulla riva opposta del lago). L’accesso al castello avviene con un ponte levatoio attraverso un arco gotico. La costruzione si articola attorno a due cortili su livelli diversi. Visitiamo prima una cappella ornata di affreschi barocchi, passando poi alle sale che ospitano un museo sulla storia della regione. Dopo tanti castelli visitati in solitudine mi fa un po’ impressione muovermi in mezzo ad orde di turisti, per la maggior parte italiani. Per scendere al lago cambiamo strada prendendo un ripido sentiero che ci conduce in paese alla neo-gotica chiesa di San Martino, terzo elemento caratteristico del lago di Bled. Conclusa la visita del lago e recuperata la macchina, ci dirigiamo verso il lago di Bohini, al quale dedicheremo tutta la seconda parte della giornata. Per raggiungerlo entriamo nel parco nazionale del Triglav, che include al suo interno una buona parte del versante sloveno delle Alpi Giulie. La strada costeggia la Sava Bohinica, passando in mezzo a bei paesaggi e raggiungendo Ribcez Laz, la località nella parte sud-orientale del lago dove si trovano le strutture turistiche. Se il lago di Bled eccelle per il romanticismo del paesaggio e della chiesa sull’isoletta ma risente negativamente della forte presenza umana, il lago di Bohini colpisce per lo scenario selvaggio delle montagne che lo circondano. Questa volta nessuna costruzione moderna deturpa le sue rive e solo due splendide chiesette ricordano l’opera dell’uomo. Un bel ponte in pietra scavalca la Sava Bohinica, nel punto in cui esce dal lago, e conduce alla chiesa di San Giovanni Battista, considerata una delle più affascinanti della Slovenia per lo splendido ciclo di affreschi al suo interno. Purtroppo però è chiusa per restauri; non ci resta quindi che consolarci con il gigantesco San Cristofaro, dipinto esternamente in quanto protettore dei viandanti, e soprattutto con la vista del lago dal ponte, con le montagne che si riflettono nelle sue acque azzurre, uno dei ricordi più belli del viaggio. Ripresa la macchina, proseguiamo lungo la strada che costeggia la sponda meridionale, con le acque di un colore blu intenso da un lato e le bianche distese di neve dall’altro. Superato l’hotel Zlatorog in fondo al lago, la strada prosegue per un altro tratto fino all’inizio del sentiero per le cascate Savica, considerate una delle meraviglie delle Alpi Giulie. Il percorso è coperto di neve ma praticabile, come ci avevano garantito all’ufficio turistico di Ribcez Laz, smentendo l’analogo ufficio di Bled. Il grande affollamento di ‘escursionisti’ contribuisce del resto a liberarlo dalla neve !! L’ascesa termina davanti alla cascata che indubbiamente precipita da una notevole altezza ma risulta abbastanza povera di acqua e quindi meno spettacolare del previsto. Il parco del Triglav prende il nome dalla montagna più alta della Slovenia, simbolo della nazione tanto che la silhouette delle sue tre cime è riportata nella bandiera. Il Triglav si trova a nord del lago di Bohini ed ogni buon sloveno deve scalarlo almeno una volta nella vita. Noi però siamo italiani e decidiamo quindi di limitarci ad ammirarlo da lontano !! Per raggiungere lo scopo ci viene in aiuto la funivia situata nei pressi dell’hotel Zlatorog che conduce fino ai 1540 metri del monte Vogel, superando un dislivello di quasi 1000 metri. In cima si estendono lunghe piste da sci ed il panorama è molto bello, con il lago sotto di noi, le montagne tutte intorno e la vetta del Triglav in lontananza. Al ritorno la cabina è affollata di sciatori giunti alla fine di una Pasqua trascorsa sulle piste. Ripresa la macchina, torniamo indietro fermandoci alla chiesa dello Spirito Santo, molto suggestiva con la neve che la circonda e la solita immagine di San Cristofaro. Raggiunta Ribcez Laz iniziamo una passeggiata sulla sponda del lago non servita dalla strada ma dopo un breve tratto ci sdraiamo sull’erba per goderci il paesaggio e un momento di relax, gustandoci la ‘nostra’ colomba pasquale portata dall’Italia. Nelle vicinanze del lago si trovano alcuni paesini con belle case di legno; a Stara Fuzina la Lonely Planet segnala un ristorante specializzato in latticini e così decidiamo di cenare sul posto. Il locale è piccolissimo e molto simpatico; io scelgo una jota, una zuppa di fagioli e carne di maiale, e Stefania gli struklji, gnocchi al formaggio (il piatto nazionale, serviti in vari modi in questo caso sono dolci). Non soddisfatti proseguiamo con un piatto di formaggi, gustando il formaggio di Bohini a pasta dura e il mohant, morbido e saporito. Una cena veramente squisita. Soddisfatti riprendiamo la strada per Bled con la pancia piena. Raggiunto il lago facciamo una sosta al paesino di Mlino, più discreto della mondana Bled, concludendo in bellezza con la vista del lago questa splendida giornata. Lunedì 12 aprile: Bled ‘ Kranjska Gora ‘ passo Vrsic ‘ valle dell’Isonzo ‘ Caporetto ‘ Nova Gorica ‘ Roma Siamo giunti ormai alla nostra ultima giornata in Slovenia che, dopo la tregua del giorno precedente, ci saluta di nuovo con il maltempo. Salutati i gentilissimi gestori della pensione, lasciamo Bled raggiungendo Kranjska Gora, la principale stazione sciistica della Slovenia, situata a due passi sia dall’Italia che dall’Austria. Il paese non ha particolari attrattive e ci limitiamo ad una breve passeggiata gettando un’occhiata alla chiesa dell’Assunzione con il solito campanile a cipolla che si staglia sullo sfondo delle montagne innevate. La prosecuzione naturale del nostro itinerario sarebbe quella di piegare verso sud, superando il passo Vrsic a quota 1611 metri e raggiungendo la valle dell’Isonzo. Questa strada molto spettacolare e piena di tornanti, attraversa il parco del Triglav consentendo di ammirare splendidi paesaggi alpini. Le nostre residue speranze tuttavia sono vanificate all’ufficio del turismo dove ci spiegano che il passo è chiuso per neve (in genere apre a maggio). Decidiamo comunque di fare un tratto di strada per ammirare almeno in parte il paesaggio. Usciti da Kranjska Gora, raggiungiamo subito lo splendido laghetto glaciale di Jama sorvegliato da una statua dello Zlatorog, il camoscio dalle corna d’oro simbolo del Triglav. La strada prende a salire tra paesaggi di montagne innevate; il manto è stato spalato e passiamo tra due ‘argini’ di neve. Un segnale stradale indica il divieto d’accesso ma confortati dalla presenza di altre macchine che salgono con noi proseguiamo ancora un po’. Tre camper italiani temerariamente cercano anche loro di andare avanti ma arrivati all’unica curva piena di neve devono desistere e tornare indietro. Poco dopo raggiungiamo la Cappella Russa dove Stefania decide di attendermi, mentre io continuo alla ricerca di un posto dove fare inversione raggiungendo il Koca Na Gozdu, un rifugio situato a quota 1226 metri. La strada da questo punto non è più spalata e tutte le macchine sono ferme nel piazzale coperto di neve. Con un po’ di accortezza riesco a fare inversione mentre un paio di francesi aiutano alcuni italiani con la macchina bloccata nella neve. Prima di iniziare la discesa getto un’occhiata alla splendida parete rocciosa della Mojstrovka (2366 metri) che incombe di fronte. Tornato alla Cappella Russa con Stefania cerchiamo di avvicinarci un po’ camminando nella neve alta. La cappella di legno è molto suggestiva e ricorda il luogo dove 400 prigionieri russi morirono sepolti da una valanga durante la prima guerra mondiale. La strada che valica il passo fu costruita grazie al lavoro di questi poveretti. Vista la chiusura del passo non ci resta ormai che prepararci ad un lungo giro per raggiungere la valle dell’Isonzo. Tornati a Kranjska Gora, proseguiamo superando il confine italiano al passo di Fusine. La strada domina dall’alto un bel lago ghiacciato e ci porta fino a Tarvisio. Da qui pieghiamo verso sud in direzione del passo del Predil, posto a quota 1156 metri, e ripassiamo in Slovenia. Dopo un breve tratto incontriamo le rovine di un forte e un monumento con un grosso leone, ricordo austriaco di passate vittorie contro i francesi. La strada prosegue dominando una profonda gola, per poi scendere alla valle dell’Isonzo, all’altezza di Bovec, l’italiana Plezzo. Prima di procedere verso valle decidiamo di risalire il Soca, il nostro Isonzo, fino al paesino di Trenta. Subito incrociamo una strana costruzione di legno: si tratta della stazione di partenza di una vecchia funivia utilizzata per trasportare a valle il legname. La strada costeggia il fiume ed ogni tanto ci fermiamo per ammirare le acque cristalline di uno splendido colore turchese che scorrono impetuose in mezzo ai sassi. Raggiunto il villaggio di Soca, diamo un’occhiata alla chiesa di San Giuseppe, preceduta come tante altre in Slovenia da un vecchio tiglio. Finalmente arriviamo a Trenta, situato praticamente sotto il Triglav (ma è difficile dire se le vette che scorgiamo appartengano alla montagna nazionale). Ormai siamo rientrati di nuovo nel parco del Triglav, sul versante opposto del passo Vrsic. Il pensiero del lungo ritorno fino a Roma comincia a farsi sentire e quindi rinunciamo alla visita del giardino botanico, invertendo la marcia verso valle. Attraversando Bovec abbiamo la conferma che l’Isonzo è un vero paradiso per canoisti, amanti del rafting, ecc.: i cartelli che offrono tali opportunità sono infatti numerosissimi. La valle si fa ormai più ampia fino a raggiungere Kobarid, l’italiana Caporetto, passata alla storia per la celebre battaglia della prima guerra mondiale. A ricordo di quegli avvenimenti è stato istituito un interessante museo. La visita lascia il segno, grazie soprattutto alle foto che documentano gli orrori vissuti dai soldati sul fronte dell’Isonzo, un monito all’inutilità di tutte le guerre. Un filmato in italiano ricostruisce quei tragici avvenimenti con l’incredibile disfatta subita dal nostro esercito italiano in pochi giorni, dal 24 al 27 ottobre 1917, ad opera delle forze austro-tedesche. Conclusa la visita, saliamo sulla collina che domina il paese, dove in epoca fascista fu costruito l’Ossario Italiano, contenente i resti di oltre 7000 soldati caduti sul fronte. Il destino ha continuato ad accanirsi contro Caporetto che nel 1976 è stata devastata da un terremoto; per questo il paese non è molto interessante anche se il campanile della chiesa, ricordato da Hemingway in ‘Addio alle armi’, è ancora al suo posto. Il nostro viaggio in Slovenia è vicino ormai alla conclusione. Da Caporetto proseguiamo lungo la valle dell’Isonzo, superando Tolmin e Kanal; il torrente è diventato ormai un fiume dalle belle acque azzurre. Raggiunta Nova Gorica, la ‘sorella’ slovena dell’italiana Gorizia, alle cinque e un quarto varchiamo il confine.

Ci attende una lunga cavalcata sulle autostrade italiane ma per fortuna, nonostante il giorno di Pasquetta, il traffico è ragionevole e dobbiamo superare un solo ingorgo nel Friuli. In compenso la pioggia in certi tratti si fa veramente battente. Dopo mezzanotte finalmente siamo a casa a Roma.



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