5 cose che non sapevi sul Taj Mahal, il palazzo più bello dell’India (che è un vero monumento all’amore)

Stefano Maria Meconi, 23 Mar 2024
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Da ormai quasi un ventennio fa parte delle 7 meraviglie del mondo moderno, ma un titolo onorifico non basta per descrivere la magnificenza del Taj Mahal, forse il monumento più rappresentativo dell’India e al quale è legata una storia tanto romantica quanto strappalacrime.

Come conoscere il monumento simbolo dell’India

taj mahal giardini

I giardini interni al complesso del Taj Mahal

Il Taj Mahal si trova nella città di Agra (Uttar Pradesh), a 222 km a sud di Nuova Delhi e a 1207 km a nord di Mumbai. Arrivare in città è piuttosto semplice: esistono infatti dei collegamenti in treno diretti (Jabalput Gondwana SF Express, Mumbai CSMT Radhani Express, Andhra Pradesh Express, Kerala Express) che percorrono la distanza in circa 2 ore

Gli orari di apertura non sono fissi, ma variano a seconda delle stagioni: dal Western e Eastern Gate si può entrare e uscire da un’ora prima del tramonto e fino a 45 minuti dopo il tramonto. Il costo del biglietto varia a seconda di tre fattori:

  • Visitatori stranieri: 1100 rupie (ca. 12 euro) + 200 rupie per ogni mausoleo aggiuntivo
  • Visitatori dei paesi SAARC e BIMSTEC (India, Nepal, Bhutan, Sri Lanka, Myanmar, Thailandia, Afghanistan, Bangladesh, Maldive, Pakistan): 540 rupie + 200 rupie per ogni mausoleo aggiuntivo
  • Visitatori indiani: 50 rupie + 200 rupie per ogni mausoleo aggiuntivo

Le 5 cose che non sapevi sul Taj Mahal

turistipercaso

I cenotafi di Shah Jahan e Mumtaz Mahal

È un monumento funebre

Potrà sembrare strano, ma il Taj Mahal non è altro (o almeno solo) che un monumento funebre. Fu infatti costruito per volontà di Shah Jahan, il Gran Mogol dell’impero Moghul, che volle così commemorare e omaggiare la moglie Mumtaz Mahal, morta di parto a 38 anni. Il complesso richiese uno sforzo economico talmente ampio che dominò gran parte del governo dello Shah, che infatti fu deposto dal suo stesso figlio dopo trent’anni.

Al suo interno c’è una moschea 

Shah Jahan, come tutti i Moghul che dominarono l’India dal 1526 al 1858, erano di religione islamica. Ecco perché il Taj Mahal non è solo una sepoltura magnifica, ma al suo interno si cela anche una moschea, che viene ulteriormente arricchita dalla presenza di quattro minareti alti ben 43 metri. Il minareto, per la fede islamica, è simile al campanile cristiano, ma a posto delle campane diffonde il richiamo che il Muezzin fa ai fedeli per la preghiera rituale.

Nell’Ottocento ha rischiato di essere demolito per sempre

Sin dalla sua costruzione, il Taj Mahal ha sofferto tutta una serie di problemi strutturali. Il terreno su cui era poggiato, insieme all’enorme peso della struttura, hanno inciso sulla stabilità del complesso, portando a una inclinazione variabile da 3,5 fino a 20 centimetri in tutta una serie di punti. Dopo lo spostamento della capitale, che da Agra passò a Delhi, il monumento venne di fatto abbandonato e depredato. Addirittura, a inizio Ottocento si paventò l’ipotesi di demolirlo, ma fu il Marchese Curzon, Vicerè dell’India, ad avviarne un enorme restauro.

L’edificio più fotografato è solo una piccola parte del complesso

Tutto il complesso del Taj Mahal occupa quasi 180mila metri quadrati, una superficie persino maggiore della grande piazza antistante la Reggia di Caserta. Dentro il suo perimetro di 580×300 metri si trovano diverse tombe e sepolture secondarie, un enorme giardino, una moschea, il jawab (l’edificio che fa da contraltare alla moschea), quattro minareti, otto torri ottagonali, e appunto il Mausoleo, ovvero la sepoltura di Mumtaz Mahal, sormontata da una cupola di 73 metri e pesante 10mila tonnellate.

I suoi giardini sono alimentati da un acquedotto che funziona con la gravità

Gli enormi giardini del Taj Mahal, così come le fontane, hanno costantemente bisogno di essere alimentate dall’acqua. Nel ‘600, però, non esistevano pompe idrauliche né tanto meno l’elettricità per alimentarle. Fu così che i progettisti del mausoleo pensarono a un’idea tanto semplice quanto geniale: costruire un acquedotto, ovvero un sistema di canali e condotte, che funzionavano grazie alla gravità. Alimentate da un vicino fiume, costruite in rame o terracotta, vennero realizzate con un dislivello di meno di 10 metri. Un’idea che oggi definiremmo anche ecologica, perché non impone l’uso di energia.



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