Troll, Nøkker e Julenisse

Troll, Nøkker e Julenisse (per non parlare di Askeladden e Kong Valomon) I troll li conosciamo tutti. I Nøkker sono delle specie di troll che vivono in acqua. Gli Julenisse sono i folletti che a Natale portano i doni, da Nisse = folletto, gnomo e Jul = Natale. Ora, cerchiamo di ricordarci di quest’ultima parola - jul, per l’appunto- perché,...
Scritto da: dottisilvia
troll, nøkker e julenisse
Partenza il: 27/12/2007
Ritorno il: 01/01/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Troll, Nøkker e Julenisse (per non parlare di Askeladden e Kong Valomon) I troll li conosciamo tutti. I Nøkker sono delle specie di troll che vivono in acqua. Gli Julenisse sono i folletti che a Natale portano i doni, da Nisse = folletto, gnomo e Jul = Natale. Ora, cerchiamo di ricordarci di quest’ultima parola – jul, per l’appunto- perché, trovandovi in Norvegia nel periodo natalizio vi capiterà di sentirla e leggerla abbastanza spesso. E noi la incontriamo proprio durante il primo giro di ricognizione nella città di Oslo in una fredda serata di fine dicembre. In prossimità della zona del municipio mi fermo ad osservare quel che rimane delle casette in legno che componevano lo Julemarked (sì avete indovinato si tratta del mercatino di Natale!), terminato il 24 dicembre ed ora in fase di smontaggio. E’ già ora di cena ed entriamo, per caso, in un locale dove scopriamo, per caso, le fløtegratinerte poteter (patate servite in una terrina e ricoperte di panna acida), che costituiranno la base della mia dieta per i successivi quattro giorni. SECONDO GIORNO Il mattino del giorno seguente socchiudo gli occhi ancora assonnati. Buio. E’ presto, meglio riposare ancora un po’. Li riapro poco dopo. Buio. Ancora presto, del resto faccio sempre fatica a dormire la prima notte in un posto nuovo. Passa ancora del tempo e li riapro di nuovo. Buio. Beh, adesso voglio proprio vedere che ora è…Le 10.00?!?!?! Me come??? Ebbene sì, d’inverno in Scandinavia ci sono circa 6 ore di luce (a seconda della latitudine), e devo dire che crea non poca suggestione uscire alle dieci del mattino con un buio pesto. Dopo un’abbondante colazione a base di muffin e latte aromatizzato, ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: La Nationalgalleriet, ovvero la galleria nazionale. Varcare la soglia della galleria d’arte nazionale è come varcare la soglia di un mondo fantastico popolato da magiche creature e esseri misteriosi. Un mondo di favole. D’altra parte, si sa, la Norvegia vanta un ricco patrimonio folkloristico. C’è addirittura un’intera sala dedicata a troll e nøkker, frutto della fantasia di Kittelsen, grande artista, nonché illustratore della seconda metà dell’Ottocento. Mentre in Danimarca Andersen faceva muovere i primi passi alla Sirenetta e in Germania i Fratelli Grimm andavano a caccia fiabe popolari, in Norvegia Peter Christen Asbjørsen e Jørgen Moe pubblicavano Norske Folkeeventyr, una raccolta di racconti popolari norvegesi. E furono proprio queste storie ad essere illustrate da Kittelsen. Tra i personaggi più spesso ritratti figura Askeladden (da aske=ceneri e ladden=ragazzo), un piccolo scansafatiche che, grazie alla sua astuzia, alla sua sagacia e al suo “giocare sporco” riesce sempre ad emergere in situazioni dove altri, nonostante i loro coraggio e la loro nobiltà d’animo, falliscono. E di solito in queste situazioni Askeladden si trova quasi sempre ad aver a che fare con i troll. Altre sale sono dedicate a Kittelsen e al suo mondo fiabesco, tra le quali una in cui spicca un quadro raffigurante una principessa sul dorso di un orso bianco. Si tratta di Kong Valemon, trasformato in orso bianco a causa di una maledizione lanciata da una strega. Ed infine non poteva mancare colui che è il simbolo dell’arte norvegese nel mondo: Edvard Munch, con il suo urlo straziante e angosciante che ti attanaglia e ti soffoca evocando il mal de vivre di un’epoca. Dopo la galleria nazionale, sempre per restare in tema di musei, ci dirigiamo verso Bygdøy, dove si trova il Vikingskipshuset (Museo delle Navi Vichinghe). In questo piccolo museo sono custoditi i resti di tre navi: la nave di Oseberg, la nave di Tune e la nave di Gokstad. Tutte e tre sono state ritrovate in tumuli, ragion per cui si è dedotto si trattasse di monumenti funebri. Quella che più colpisce è la nave di Oseberg, all’interno della quale sono stati rinvenuti gli scheletri di due donne, la prima di circa 60-70 anni, la seconda di circa 25-30. Non si sa di per certo chi fossero. Alcuni ipotizzano che una delle due fosse la nonna di Harald, primo re di Norvegia, altri pensano che si tratti di una sacerdotessa. Una cosa è certa: entrambe le donne appartenevano ad una classe molto elevata, vista l’opulenza degli oggetti ritrovati all’interno della tomba. Degli scalini conducono a piccoli balconi ai quali ci si può affacciare per godere di una spettacolare vista dall’alto delle navi. Il museo mi incanta e con rammarico lo lascio per proseguire al Norsk Folkenmuseum, poco distante. Si tratta di un enorme museo open air che raccoglie una vasta campionatura di fiabesche casette di legno provenienti dalle varie regioni norvegesi. E non manca nemmeno un esempio delle famose stavkirker (chiese di legno). La stavkirke in questione è la chiesa di Gol, costruita nel 1200, e parte delle 30 chiese di legno che sono giunte intatte ai giorni nostri. E’ davvero affascinante perdersi ad osservare gli intagli delle colonne, delle porte e delle pareti della chiesa. Una vera e propria trama di simboli mistici e creature leggendarie. Nel Norskfolkenmuseum vi è anche un museo di usi e costumi locali che, in vista del natale appena trascorso, ha adibito una sala ad un’esposizione di Jul Hjerte (ecco, di nuovo la parola Jul…). Hjerte significa cuore e i “cuori di natale” altro non sono che la decorazione natalizia per eccellenza: cuori di carta colorati da appendere all’albero. Ma non vi sono solo cuori in questa sezione del museo, bensì anche una mastodontica raccolta di bunad, i costumi tradizionali norvegesi, ed un breve excursus sulla cultura sami. TERZO GIORNO Il sole!!! Non riesco a crederci! Passeggiamo all’interno delle Kvadraturen, la zona in cui si trova Akershus slott (castello –slott – di Akershus) accecati dal sole all’orizzonte. Il castello è imponente e mi piacerebbe visitarlo all’interno. Peccato sia chiuso. Akershus slott è situato su una collina e si affaccia sull’Oslofjorden. Ed anche noi, percorrendone il perimetro, ci affacciamo al fiordo e rimaniamo senza fiato. Nubi bianche si sciolgono nel nell’aria tersa e gelida e scompaiono laddove mare e cielo diventano un tutt’uno. E il sole, ormai alto accende i colori della città. E’ proprio una passeggiata tonificante e rigenerante sia per il corpo che per lo spirito. Ricaricati, ci dirigiamo verso il museo di Munch, che, devo amettere, è uno dei più suggestivi che abbia mai visto. O forse non è tanto il museo ad essere suggestivo, quanto la vita sregolata di un genio incompreso e acclamato allo stesso tempo. Le sue angosce e i suoi disagi esistenziali, causati da una serie di lutti famigliari, portano Munch ad esprimersi con colori violenti e irreali che mettono in crisi lo spettatore, sconvolgendolo. Dopo gli scandali causati dalle sue prime opere, l’artista acquisisce pian piano rispetto e ottiene fama, cosa che non lo porterà però alla felicità. In seguito ad un periodo travagliato in cui cercherà di sopprimere il suo mal de vivre facendo abuso d’alcool, Munch deciderà di farsi rinchiudere in una casa di cura per malattie nervose. Ciò che più mi colpisce è l’ultimo periodo della vita del pittore, che, nonostante fosse divenuto un Nome in campo artistico, passa gli ultimi anni rinchiuso nella sua tenuta a dipingere solo per sé stesso. Turbati dalla solitudine di Munch decidiamo di passare quel che resta del pomeriggio al Vigelandsparken (parco Vigeland). Sono circa le quattro del pomeriggio e il sole sta tramontando, creando un suggestivo gioco di luci e colori con le statue del parco. Perché il parco è costellato da 212 sculture di Gustav Vigeland, realizzate a partire dal 1924 e raffiguranti l’umanità intera. Adoro questo parco, e, avessi più giorni a disposizione, vi ritornerei. Ma sono sicura che ci ritornerò comunque. TERZO GIORNO L’idea originaria era recarsi a Bergen. Quando abbiamo scoperto che da Oslo sono sette ore di treno abbiamo dovuto cambiare, a malincuore, itinerario. E così abbiamo scelto Fredrikstad. Alla stazione entriamo in un piccolo negozio di souvenir e ci intratteniamo con il proprietario, il quale, si sfoga un po’ con noi elencandoci tutti i problemi di Oslo. Fredrikstad, ci racconta lui, è molto meglio. E’ la classica cittadina a misura d’uomo, ce ne canta le lodi e ci invoglia a vederla. Questa città fu costruita in seguito ad un incendio avvenuto nel 1567, durante la guerra dei Sette Anni, che distrusse una città chiamata Sarpsborg. Il re Federico II autorizzò allora i suoi abitanti a spostarsi in una località più vicino al fiume e nacque Fredrikstat. Nel 1663 divenne una città fortificata. Aquesto periodo risale la Gamlebyen (città vecchia) chiusa all’interno dei bastioni. Fredrikstat è una cittadina molto caratteristica. Le strade acciottolate, i piccoli negozi artigiani e le decorazioni natalizie creano un clima fiabesco davvero suggestivo. L’unico mio cruccio è essere capitata in un periodo (quello tra Natale e Capodanno) in cui la maggior parte dei negozi è chiusa per ferie. Mangiamo un boccone nella città nuova, dove è in corso una manifestazione, una specie di maratona, e rientriamo ad Oslo, dove ci prepariamo per la serata di San Silvestro. Nonostante i locali aperti la notte di Capodanno si contino sulle dita, riusciamo a trovare un ristorante niente male e poi, a mezzanotte tutti ad Akerbrygge, dove i norvegesi improvvisano fantastici fuochi d’artificio sul mare. God Nytår a tutti!!!


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