A caccia dell’aurora boreale nella Lapponia finlandese: istruzioni per un viaggio oltre il Circolo polare artico

Cinque giorni fra distese di ghiaccio, renne, husky e cieli magici per scoprire la magia dell'aurora boreale nella Lapponia finlandese
Scritto da: Fearless
a caccia dell'aurora boreale nella lapponia finlandese: istruzioni per un viaggio oltre il circolo polare artico

Il mio desiderio di visitare la Lapponia finlandese in inverno è nato proprio grazie a un diario di viaggio su Turisti per Caso condiviso da una coppia nel lontano 2016. Data l’intimità e la romanticità dell’esperienza, mi sono promesso che avrei organizzato la mia spedizione artica solo quando avessi trovato l’amore della mia vita. E così, a marzo 2024, in preda alla frenesia di una relazione molto promettente anche se agli albori, ho prenotato volo e alloggio (lo stesso del viaggio che avevo letto otto anni prima) per febbraio 2025! Mi sono mosso con così largo anticipo temendo che, data la disponibilità limitata delle strutture in alta stagione, avrei avuto ben poche opzioni aspettando troppo.

Le cose non sono andate esattamente secondo i piani: a settembre la relazione, ormai diventata tossica e soffocante, è terminata. Avendo utilizzato la mia carta di credito per i pagamenti, mi sono comunque tenuto il viaggio. Non ho impiegato molto a trovare migliore compagnia: pochi giorni dopo la mia rottura stavo parlando con Stefano, un mio amico di lunga data, ed è saltata fuori la questione Lapponia. Senza pensarci due volte lui si è preso una settimana di ferie, e presto abbiamo potuto cambiare il nome sul biglietto aereo, consentito da Finnair con una penale di €150.

Fatta questa premessa, iniziamo con la narrazione giorno per giorno di questa magica esperienza artica!

In evidenza

Diario di viaggio in Lapponia finlandese

Giorno 1 – Ivalo e Inari

ivalo

Io e Stefano ci siamo trovati al terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa per fare il check-in per il nostro volo Finnair che ci avrebbe portato a Ivalo, in Lapponia, con scalo a Helsinki. Consegnate le valigie da stiva e superati i controlli, ci siamo imbarcati sul nostro volo di 3 ore verso la capitale finlandese, partito con mezz’ora di ritardo parzialmente recuperata. Dato lo scalo breve di un’ora, eravamo preoccuparti di non farcela, ma l’aeroporto di Helsinki è così piccolo e bene organizzato che una volta sbarcati siamo arrivati al gate per Ivalo a piedi in pochi minuti, appena prima che iniziassero l’imbarco. Dopo un’altra ora e mezza in volo siamo arrivati alla nostra destinazione, a circa 300 km a nord del Circolo polare artico. Una cosa che ho apprezzato molto dei voli con Finnair è il succo di mirtillo offerto più volte durante ogni tratta: sarà la mia droga per i prossimi cinque giorni!

Piccolo excursus sul perché ho scelto Ivalo invece delle più comode Rovaniemi o Kittilä, raggiunte da voli diretti da Malpensa e da Bergamo con Ryanair e easyJet: semplicemente, sono troppo esposte al turismo di massa data la loro facile raggiungibilità, e la zona di Ivalo mi è sembrata oggettivamente più scenica. Rovaniemi è conosciuta per il villaggio di Natale, un’attrazione per famiglie con bambini più che altro, dove il Babbo chiede €45 per una foto con lui. Io la foto con Babbo Natale me la sono fatta gratis quando è venuto in trasferta a Milano Porta Nuova a dicembre, e mi ha pure regalato un biscottino allo zenzero, quindi tiè.

Al piccolo aeroporto di Ivalo abbiamo subito ritirato la nostra auto a noleggio, una Golf presa con Europcar con assicurazione kasko, dotata di cambio automatico e di sedile riscaldato per il mio amato bruschettamento chiappe, comoda e maneggevole. L’auto si è rivelata fondamentale per il nostro viaggio, non ne avremmo potuto fare a meno e la consigliamo fortemente. Abbiamo percorso la strada ghiacciata verso nord per circa 20 km fino ad arrivare a svoltare nella stradina che portava all’Ukonjärvi Holiday Village, nostro alloggio per l’intero soggiorno. Trattasi di una serie di casette immerse nella vegetazione sulla sponda dell’omonimo lago, interamente ghiacciato in inverno. Il primo impatto con questo posto è stato fantastico: la sensazione era quella di entrare in un villaggio natalizio!

La struttura è portata avanti da un’anziana coppia finnica, alla quale avrei onestamente voluto offrire una pensione da sogno in Italia in cambio della possibilità di gestire quel piccolo angolo di paradiso almeno per una stagione! Anche lo chalet ha superato le aspettative: caldo e accogliente, con due stanze da letto, cucina attrezzata, sauna privata e… caminetto! Grazie alle doti di mastro focaio di Stefano (e alla diavolina fornita in copiose quantità dalla direzione) non abbiamo dovuto accendere il riscaldamento durante la nostra permanenza. Al tepore ci ha pensato la legna ardente.

Dopo un giretto perlustrativo a piedi attraverso le stradine di questo villaggio fino a raggiungere il lago ghiacciato, ci siamo messi in macchina per la cena diretti verso Inari. a circa mezz’ora a nord. Sulla strada abbiamo visto delle luci in lontananza nel cielo. Sarà l’aurora nonostante sia tutto coperto dalle nuvole?! Poveri illusi, era solo l’inquinamento luminoso di Inari che, anche se è abitata da quattro gatti, si trova in mezzo al nulla e pertanto la sua presenza è segnalata da molto lontano nella notte. La scelta per la cena è ricaduta sul ristorante Aurora, dove abbiamo gustato salmerino, zuppa di funghi e brasato di renna con puré di patate. Tutto davvero delizioso!

Giorno 2 – Aurora boreale a Kaamanen

aurora boreale in lapponia finlandese

Abbiamo controllato e ricontrollato le previsioni del tempo per settimane prima di arrivare in Finlandia, e dopo infiniti cambiamenti, pochi giorni prima del nostro viaggio la situazione meteorologica era chiara: non avremmo percepito temperature sotto gli 0°C o sopra i 2°C. Quella che qui definirebbero come un’ondata di caldo ha colpito la Lapponia nelle esatte date della nostra permanenza. La settimana precedente e quella successiva, invece, hanno visto le temperature scendere fino ai -10°C. Io onestamente un po’ ci avevo sperato che facesse un freddo becco, dato che non avevo mai percepito sulla mia pelle temperature estremamente rigide. Alla fine devo dire che ho apprezzato molto queste temperature decisamente calde, visto che così ci siamo potuti godere appieno le gite all’aperto.

La sera precedente avevamo prenotato l’attività odierna su GetYourGuide. Abbiamo preferito organizzare gite ed esperienze giorno per giorno, a dipendenza della meteo. Per le 10 dovevamo farci trovare in centro a Ivalo, dove sono stati forniti vestiti caldi e impermeabili a chi non li avesse, e prima con un pulmino, poi su una motoslitta, siamo stati portati a destinazione: il centro del fiume ghiacciato fuori dal paese. L’obiettivo della gita era pescare qualche pesce, quindi c’è stata data una trivella per fare il nostro buco, e poi una piccola canna da pesca di plastica che sembrava più un giocattolo per bambini, e lì siamo rimasti in 12 per 2 ore ad aspettare che qualche forma di vita abboccasse. Tutto invano. Per fortuna ci siamo intrattenuti con la simpatica coppia di Arezzo che abbiamo conosciuto al momento, e il tempo è volato.

Terminata l’improduttiva esperienza, sempre in motoslitta siamo arrivati alla lavvu (questo è il nome delle tende dei sami, la popolazione autoctona della Lapponia) dove avremmo pranzato. Lì davanti pascolavano tre adorabili rennine, a cui abbiamo dato da mangiare un po’ di licheni, loro pietanza preferita. Presto mi sono sentito in colpa: il piatto del giorno era zuppa di renna! L’esperienza è durata complessivamente 4 ore, e anche se gli organizzatori sono molto gentili e disponibili, non mi sento di consigliarla: abbiamo appreso che difficilmente si prendono pesci, e pagare €159 a testa per patire il freddo sul letto di un fiume spazzato dal vento non mi sembra un grande investimento.

Tornati a Ivalo, abbiamo fatto una piccola spesa per la cena al supermercato. Abbiamo preso lohikeitto (la tipica zuppa pannosa di salmone finlandese), delle polpettine di carne suina, gli immancabili mirtilli sia sfusi che sottoforma di succo, e qualche snackino per il giorno successivo a colazione. Abbiamo deciso di cenare a casa per un motivo: c’era poco tempo da perdere, fra le nuvole perenni di quei giorni era previsto che tra le 22 di domenica e le 2 di lunedì il cielo si scoprisse a nord di Ivalo, creando le condizioni perfette per vedere l’aurora boreale!

Disposti a guidare per due ore fino a Utsjoki pur di verderla, ci siamo messi in macchina, e dopo neanche 15 minuti, a metà strada fra Ivalo e Inari, eccola lì che ci si è palesata davanti agli occhi. Dei fasci di luce verdi e arancioni hanno iniziato a danzare nel cielo davanti a noi, spostandosi poi verso est dietro ai pini. Abbiamo comunque deciso di spostarci più a nord, guidando per quasi un’ora e superando Kaamanen, finché non abbiamo trovato uno spiazzo dove non c’era anima viva e da dove non si vedeva segno di inquinamento luminoso. È qui che siamo rimasti ad ammirare e fotografare le luci nel cielo per un’ora, accompagnate da una delle stellate più vivide che avessi mai visto. I fasci di luce andavano su e giù e si attorcigliavano su loro stessi, si spostavano in continuazione, non smettendo mai di stupirci e tenendo le nostre teste costantemente rivolte verso l’alto. È vero quello che dicono: l’aurora è meno intensa vista ad occhio nudo rispetto alle fotografie, ma è comunque un’esperienza di unica bellezza. Eternamente grati per questo spettacolo che la natura ci ha concesso, soprattutto ora che non ci speravo più, siamo tornati al nostro alloggio stanchi ma soddisfatti.

Giorno 3 – Veskoniemi e Saariselkä

veskoniemi

Consapevoli del fatto che saremmo stati svegli fino a molto tardi la sera prima, abbiamo prenotato la gita del lunedì, sempre attraverso GetYourGuide, per il pomeriggio. Alle 14 ci siamo fatti trovare a Ivalo, e in un quarto d’ora la pullmina (con guidatrice italiana!) ci ha portati a Veskoniemi, dove si trova un allevamento di husky. Abbiamo prestato particolarmente attenzione all’eticità di questa attività: per fortuna, i cani sono trattati bene e riescono a vivere più che dignitosamente, sia nel loro periodo di attività che nella vecchiaia.

A ognuna delle cinque coppie che hanno preso parte all’attività sono stati assegnati cinque cani. La slitta mia e di Stefano era trainata, partendo da davanti, da Fox e Velia (fratello e sorella), Vest (un vero coccolone), Shabi (alla sua prima stagione) e Felix (il birichino del gruppo). Non vi aspettate i tipici husky siberiani in stile lupo con gli occhi azzurri: a Veskoniemi si allevano gli husky dell’Alaska, più facilmente gestibili e più socievoli con gli umani. Sono più piccoli dei loro parenti eurasiatici, e il loro pelo presenta colori colori diversi. L’entusiasta quintetto ci ha guidati attraverso la foresta in un percorso di 20 km, e si lamentavano se ci fermavamo ogni tanto! Ogni coppia si è alternata alla guida della slitta: uno stava in piedi gestendo i freni, l’altro stava seduto davanti in stile regina dei ghiacci. Esperienza divertentissima che si è conclusa con un momento coccole ai cagnoloni e con una tisana calda con tanto di domande alla nostra guida, che ci ha spiegato tutto sulla vita e sulle abitudini di questi amichevoli ed energici animali.

Per cena, avevo prenotato una settimana prima presso il ristorante Fieno a Saariselkä, a 40 minuti di distanza. Trattasi di un ristorante italiano dal menù molto invitante, scelto per la tradizione che accomuna me e Stefano di provare la nostra cucina all’estero. Appena entrati, siamo stati accolti calorosamente e ci è stato presentato il pizzaiolo, un ragazzo bresciano che ha deciso di fare la stagione in mezzo al nulla. Abbiamo ordinato lasagne con ragù di renna, salmerino affumicato con varie salse, e due pizze bianche con il salmerino (sul menù erano presenti sia proposte tradizionali che pizze con prodotti locali, e ovviamente abbiamo voluto provare le seconde). Devo dire che lo gnaro si è superato: tutto era eccellente, in una scala da uno a pota gli do un pota pieno. La coppia svizzera al tavolo in parte al nostro era sconvolta da quanto avessimo mangiato, ma del resto, come recita il detto: l’appetito vien mangiando!

Mentre Saariselkä era interamente coperta da una soffice coltre di neve, tornando a Ivalo ha iniziato a piovere (data anche l’altitudine inferiore), e le strade sono presto ghiacciate e diventate estremamente scivolose. Ma questo sarà un problema per l’indomani, a me aspettava una sauna rovente nel nostro chalet!

Giorno 4 – Capo Nord

capo nord

Per la nostra ultima giornata piena a nord del Circolo polare artico Stefano ha proposto un’attività che pensava avessi rifiutato, inconsapevole del fatto che l’avessi pianificata anch’io: la spedizione a Capo Nord, a poco più di 5 ore di auto (6 secondo il navigatore, ma neanche guidando sempre sotto ai limiti ci avremmo messo così tanto). Il giorno della trasferta in Norvegia non è stato scelto a caso, dato che le previsioni davano un sole splendente oltre confine per quest’oggi (sole che in Finlandia non si sarebbe visto neanche col binocolo).

Ci siamo messi alla guida alle 6:11 precise. Io avrei guidato fino al confine norvegese, e Stefano fino a Capo Nord; ci saremmo poi alternati per il ritorno. Superate Inari e Kaamanen, abbiamo svoltato verso sinistra su una strada lunga 80 km dove abbiamo incontrato solo un’altra auto fino al confine norvegese. Abbiamo fatto rifornimento al paesino di frontiera, Karigasniemi, e appena entrati in Norvegia abbiamo notato la differenza nell’architettura. Gli asettici edifici finlandesi hanno subito lasciato posto alle tipiche casette rosse che si vedono nelle foto dei fiordi.

Arrivati lungo la costa a Lakselv, il cielo si è aperto lasciando spazio a un bellissimo sole che timidamente si stava alzando. In questo periodo dell’anno a Capo Nord – la Norvegia ha il nostro stesso fuso orario – c’è luce naturale dalle 7 alle 16 circa; in Finlandia le lancette sono un’ora più avanti, e di conseguenza albeggia alle 8 e tramonta alle 17. Abbiamo seguito la costa e, dopo svariate soste per ammirare questi paesaggi dalla bellezza indescrivibile, abbiamo percorso il tunnel subacqueo che ci ha portati su Magerøya, l’isola dove si trova Capo Nord. Non si tratta, infatti, del punto più settentrionale dell’Europa continentale: è stato scelto puramente perché è una scogliera scenica che ben si presta come attrazione turistica. Il “vero Capo Nord” si chiama Kinnarodden e si trova a circa 100 km più a est, e non c’è nessuna strada che porti lì.

Noi ci siamo comunque accontentati del Capo Nord turistico, dove siamo arrivati alle 10:42. Pensando stupidamente che per arrivare all’estremità del capo bisognasse pagare un biglietto, abbiamo sborsato la bellezza di €31,60 a testa per accedere a quello che è in realtà il centro visitatori con dentro un negozio di souvenir, un ristorante e una sala dove ogni due ore viene proiettato un film che era appena iniziato e che quindi ci siamo persi. Per dare in qualche modo un senso a questo salasso, ho acquistato la bandierina norvegese per la mia collezione dal negozio di souvenir, e quindi siamo usciti ad ammirare l’iconico globo di ferro di dimensioni monumentali. Una provvidenziale coppia svizzera, le uniche altre persone lì con noi, ci ha fatto una foto ricordo con tanto della bandierina appena acquistata.

È stata un’enorme emozione visitare Capo Nord, dato che era uno dei miei più grandi sogni sin da quando ero piccolo. Sono sempre stato attratto da questi punti estremi e geograficamente marginali, e vedere questo luogo in una giornata con il cielo completamente terso e con praticamente nessuno intorno ha reso l’esperienza ancora più speciale. In più, ho potuto aggiungere un’altra bandierina alla mia lista di nazioni visitate, ora arrivate a 40! Tutto ciò con la promessa, ovviamente, di visitare approfonditamente e integralmente la Norvegia in futuro.

A questo punto, la temperatura si era addirittura alzata a 5°C, rendendo il fortissimo vento più sopportabile. In 40 minuti abbiamo raggiunto Honningsvåg, il principale insediamento di Magerøya, con l’intenzione di pranzare al Corner Spiseri, direttamente sul porto. Zuppa di mare e stoccafisso con carote per me, e prosciutto di balena e filetto di balena per Stefano. L’ho assaggiata, e il sapore ricorda molto quello del fegato… sembra di mangiare carne rossa!

Sulla strada del ritorno, andando nell’entroterra e salendo sui rilievi che portano in Finlandia, ha incominciato prima a piovere, e poi a nevicare. Appena varcato il confine, una neve soffice cadeva copiosamente dal cielo! Quel primo tratto di strada finlandese dopo la frontiera, lo stesso che avevamo percorso all’andata, ha subito assunto un’atmosfera magica. Ovviamente, arrivati a Ivalo, piovigginava, rendendo le strade ancora più sdrucciolevoli. Dopo aver fatto l’ultima spesuccia della vacanza e cenato con la mia zuppa di salmone e i succhini di mirtillo, mi sono rilassato nella nostra sauna privata. Diventa così calda che l’istinto è quello di uscire all’aria aperta per regolare la temperatura corporea. Non pensate che siano pazzi quelli che si buttano nell’acqua ghiacciata dopo una sauna: il freddo non si percepisce proprio – anzi, le rigide temperature danno sollievo.

Giorno 5 – Helsinki

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Oggi sveglia di buon’ora perché, ahinoi, il volo delle 9:10 ci aspettava per riportarci a Helsinki. Dato lo scalo di cinque ore, ho proposto di prendere il comodo treno per il centro che parte dalla stazione situata sotto al terminal. Io e Stefano eravamo entrambi già stati nella capitale finlandese, e ne conservavamo ricordi contrastanti: io l’avevo vista da piccolo con i miei genitori, era estate e c’era un bellissimo sole a creare un’atmosfera serena; Stefano, invece, l’aveva visitata alla fine del 2021 sotto un cielo costantemente plumbeo e con delle temperature che non la rendevano esattamente gradevole. Fosse stato per lui, saremmo rimasti tutto il tempo nel grazioso aeroporto, che più che un aeroporto sembra un centro commerciale.

L’impressione che ho avuto di Helsinki (che si può scoprire anche con il free tour di 2 ore prenotabile su Civitatis.com per ammirare, gratuitamente, i principali luoghi della città) al mio grande ritorno dopo 16 anni è sicuramente stata più vicina a quella del mio amico: 2 °C, cielo grigio, nebbia, e la poca neve rimasta colava dai tetti e dalle grondaie, colpendo in testa i pedoni sui marciapiedi. Non c’era tanto da stare in giro. Ci siamo fiondati nel ristorante Fuji Biyori per un veloce e ottimo pranzo giapponese, e abbiamo fatto una camminata attraverso l’ormai vuoto mercato del porto, la chiesa ortodossa e la piazza principale con la cattedrale bianca. Siamo tornati in aeroporto in tempo per prendere qualche souvenir e imbarcarci sul nostro volo, questa volta puntualissimo, e sempre rallegrato dal succo di mirtillo offerto.

Così si è concluso un viaggio indimenticabile e che sognavo di fare da tantissimo tempo. Stefano è stato un perfetto compagno di viaggio, il cibo è stato ottimo nonostante le latitudini, ci siamo goduti tutte le gite grazie anche alle temperature non troppo rigide, e soprattutto, abbiamo conseguito il nostro obiettivo di vedere l’aurora boreale!

Quanto costa un viaggio in Lapponia finlandese

  • Voli (Finnair – Milano/Malpensa-Ivalo con scalo a Helsinki, A/R): €935,66 (+ €150 per il cambio nome)
  • Alloggio (via Booking.com, 4 notti): €418,88
  • Auto a noleggio: €653,06 (+ €99 per guidatore aggiuntivo e guida in Norvegia)
  • Attività (pesca sul ghiaccio e corsa con gli husky): €716
  • Ristoranti (4 pasti fuori): €320
  • Supermercato: €93,34
  • Rifornimento: €143,50
  • Altro (biglietto Capo Nord, souvenir, treno): €106,54
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