Tre giorni in Irlanda del Nord… con la mamma

Scogliere a strapiombo sul mare, misteriosi luoghi celtici, resti di antichi castelli, il verde dei prati sterminati, tranquilli paesini di pescatori e molto altro ancora
Scritto da: tus-operator
tre giorni in irlanda del nord... con la mamma
Partenza il: 23/09/2015
Ritorno il: 25/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Cosa si regala alla mamma per il suo 60° compleanno? fiori? gioielli? un ritocchino estetico? smartphone? No, niente di tutto questo. In un piccolo pacchetto le ho inserito il programma di viaggio per un mini tour dell’Irlanda del Nord di tre giorni. Ovviamente accompagnata dal suo Tusoperator!

I giorni a disposizione non sono molti ma, una volta atterrati a Dublino e ritirata l’auto a noleggio, siamo partiti per il nord dell’isola a caccia dei luoghi più pittoreschi e scenografici di queste terre. Lungo il nostro viaggio incontreremo scogliere a strapiombo sul mare, misteriosi luoghi celtici, resti di antichi castelli, il verde dei prati sterminati, tranquilli paesini di pescatori e molto altro ancora. E gli irlandesi? Sono persone gentilissime e cordiali, che scambiano volentieri due parole nonostante la nostra conoscenza mediocre dell’inglese. Davvero squisiti!

Se avete pochi giorni a disposizione per visitare l’Irlanda vi consiglio questo itinerario. I chilometri non sono pochi ma il tour è assolutamente fattibile senza nemmeno dover correre troppo.

PRIMO GIORNO: 23 settembre

La mattina presto passo a ritirare la mamma da casa, andiamo in aeroporto e nel giro di qualche ora il nostro volo Ryanair in partenza da Bergamo ci porta a Dublino. Eccoci finalmente in Irlanda!

Quando atterriamo è già passato il mezzogiorno quindi, per prima cosa, mettiamo pace ai nostri stomaci affamati. Ci sediamo in un “tipicissimo” pub dell’aeroporto e ordiniamo salmone affumicato mentre regoliamo le lancette dell’orologio.

Ritiriamo l’auto presso il noleggiatore Alamo (che ci ha causato non pochi problemi al rientro addebitandoci il pieno della benzina che avevamo appena fatto) e iniziamo il nostro tour on the road. Con la guida “al contrario” e con il cambio automatico (consigliato) me la cavo decentemente ma con quei freni, quei maledettissimi freni, proprio no. Che disastro! Alla prima frenata la nostra Opel Corsa inchioda di colpo, la mamma sballonzola in avanti sul sedile e l’addetto dell’autonoleggio mi fulmina più volte con lo sguardo. Ingrano la retro, mi allontano rapidamente dal noleggiatore e ci mettiamo in marcia!

Dublino l’avevo già visitata anni fa quindi ci dirigiamo subito verso nord. La prima tappa del viaggio è Bru Na Boinne (30 minuti dopo la capitale irlandese), un sito archeologico dichiarato Patrimonio dell’Unesco. Mamma è appassionata di tombe celtiche quindi, quando le dissi che erano state costruite anche seguendo alcuni calcoli astrali e che il sole vi filtra all’interno solo durante il solstizio, non ho più potuto cancellare la tappa dall’itinerario. Il sole fa spesso capolino tra le nuvole, ci sono distese di prati verdi punteggiati di pecore e mucche al pascolo. Il luogo è bellissimo e il giubbetto rosso della mamma è perfettamente fotogenico. Di turisti ce ne sono pochi, giusto qualche pensionato irlandese dai capelli spruzzati di bianco e una manciata di altri signori di differenti nazionalità. Come è possibile che i genitori, dopo una certa età, riescano a comunicare con estranei nonostante non parlino l’inglese? Questi si che sono misteri, altro che tombe celtiche!

Il tumulo di Newgrange (ingresso 6€), l’unico che visiteremo e il più importante del complesso, risale al 3200 a.C. (prima delle piramidi egizie). Sembra quasi una collina ma non lo è. Si tratta di un cunicolo con all’interno una camera sormontata da una volta di sei metri. Qua e là semplici ma splendide incisioni di simboli celtici.

Il momento più suggestivo della visita lo si tocca quando, strisciando tra le pietre, si arriva nella camera centrale e la guida attiva un sistema che simula l’ingresso della luce durante il solstizio d’inverno.

Una megalitica fetta di torta alla meringa e limone (accompagnata da panna montata rigorosamente di color giallino e dal forte sapore di burro) ci attende alla fine della visita. Qui non si scherza con la fame. Già perché la mamma inizia a raccontare dei malesseri dovuti alla prolungata mancanza di cibo.

Proseguiamo il nostro viaggio verso l’Irlanda del Nord che è davvero molto lungo (ci mettiamo quasi 3 ore). Una volta arrivati dovremo mettere da parte i nostri euro ed utilizzare la sterlina (attenzione perché le sterline battute dalla Banca d’Irlanda del Nord non vengono poi accettate in Italia per il cambio). Durante il tragitto attraversiamo pascoli, villaggi e la città di Belfast, nella quale rimaniamo imbottigliati nel traffico per un errore di lettura del navigatore. Scendendo infine lungo i Glens of Antrim, una valle dove la vegetazione cresce rigogliosa, giungiamo a Cushendall, la nostra meta, che è già l’imbrunire.

Il Glendale B&B, in cui trascorriamo la notte, ha tutto il sapore dei bei tempi passati e sembra proprio di essere nella stanza degli ospiti di una lontana zia. Il luogo avrebbe bisogno di una rinfrescata e di qualche lavoretto di ristrutturazione ma la signora Mary, una nonnina deliziosa e sorridente, è tanto perfetta in questo contesto che l’ammodernamento è giusto che attenda ancora qualche anno. Ci rimettiamo in strada alla ricerca di un ristorante per la cena ma sono già le 20.30. “Non lo sanno i turisti italiani che è tardi per cercare cibo qui in Irlanda?”, sembrano dirci i pochi avventori dei pub che ci guardano perplessi. Riusciamo a trovare un solo locale in cui sono disposti a prepararci qualcosa. Con “qualcosa” si intende esclusivamente fish&chips. E così sia! Nonostante ci fosse il serio pericolo di rimanere incollati al tavolino del pub (tanto questo era sporco ed appiccicoso), il cibo supera le aspettative!

Per agevolare la digestione (un piatto di fish&chips richiede un certo impegno), passeggiamo lungo le strade deserte di Cushendall fin verso la spiaggia. Le piccole onde si infrangono sulla battigia ad un ritmo tanto lento da conciliare il sonno. È giunto il momento di tornare in camera, infilarsi sotto le coperte e spegnere la luce su questo primo giorno di viaggio.

SECONDO GIORNO: 24 settembre

La colazione dei campioni? Quella irlandese! Già perché bisogna avere uno stomaco da campioni per riuscire a metabolizzare salsiccia, bacon, uova fitte, scones, toast, yogurt, frutta e torta tutti insieme! Inutile spiegare alla mamma che può anche non mangiare tutto quello che ha nel piatto senza le seguenti precisazioni: “la colazione è il pasto più importante della giornata” e “è un peccato sprecare il cibo”. Bene, allora mangiamoci tutto!

Superata questa prima prova mattutina, ci attende il piccolo villaggio peschereccio di Cushendan con i suoi cottage e la sua spiaggia. Di bagnanti nemmeno l’ombra, ovviamente, ma il paesaggio è tanto pacifico che ci fermiamo qualche minuto al sole a contemplare il panorama.

Grazie al navigatore che per 30 minuti ci fa percorrere un’inutile strada ad anello (giuro io non c’entro!), abbiamo modo di apprezzare vallate e paesaggi incontaminati. E’ sconvolgente come, perfino in questa vallata sperduta, le strade siano perfette e l’asfalto senza nemmeno una buca.

Riusciamo finalmente a raggiungere il Carrick-a-Rede Rope Bridge (biglietto di ingresso 5.90£), il famoso e famigerato ponte traballante sospeso tra due scogliere. E’ uno dei pezzi forti del tour. Il vento forte ci entra tra i giubbotti ma l’emozione nel percorrere le scogliere e, soprattutto, nell’attraversare quei 20 metri di ponte è incredibile. I pescatori avevano realizzato questo passaggio per raggiungere il punto in cui gettare le reti per catturare i salmoni. Chissà se quello mangiato ieri a pranzo era stato pescato qui!

Lungo il percorso si incontrano pochissime persone (i locali sono gentilissimi e salutano sempre). Il verde dei prati, le scogliere e il mare. Intorno a noi nient’altro. Cosa volere di più? Il sole? No, a tratti c’era anche quello!

La Giant’s Causeway (biglietto di ingresso 9£) è la tappa principale di tutto il viaggio. È quella che mi ha spinto a venire in Irlanda del Nord. E… Wow! Che meraviglia! Non è un caso se è finita anch’essa nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Unesco.

Arrivati nel parcheggio, pranziamo con un pasticcio di patate e ragù di carne acquistato ieri che consumiamo freddo. Buono ma così, seduti in auto, è quasi immangiabile. Ci sporchiamo mani e pantaloni e sentiamo un tale groppo allo stomaco che ordiniamo subito qualcosa di caldo nel bar del centro visitatori.

Il “Selciato dei Giganti” è un tratto di scogliera caratterizzata da migliaia di colonne basaltiche dall’inconfondibile forma esagonale. Si ergono dal mare e paiono appunto una gradinata colossale. La leggenda vuole che un gigante la realizzò come passerella per raggiungere l’isola di Staffa in Scozia (presenta le medesime conformazioni). Venne poi però distrutta ad opera dei giganti stessi e ciò che rimane oggi è appunto la parte iniziale della passerella. La realtà è ben diversa ma la leggenda è più simpatica e più facile da tenere a mente!

Passeggiando lungo la baia si incontrano colonne alte fino a 12 metri, le improbabili canne di un enorme organo e perfino la scarpa di un gigante. Ormai non emana più odori ed è così comoda ed ergonomica (altro che la sedia dell’ufficio) che ci schiaccerei volentieri un pisolino!

Ci esaltiamo moltissimo per questo luogo incredibile e passeggiamo a lungo per ammirare la bellezza della costa. Dal centro visitatori, in 15-20 minuti si arriva alla meta per cui non è necessario prendere il bus-navetta (a pagamento). Lasciamo a malincuore la Giant’s Causeway e, proseguendo lungo la strada costiera, vediamo un bell’arcobaleno che sbuca dal mare. Chissà se è vera la leggenda irlandese della pentola colma di monete d’oro!

Raggiungiamo in breve tempo le scenografiche rovine del Dunluce Castle (ingresso 5£), un antico castello edificato a strapiombo sul mare. Secoli fa, mentre nelle cucine si stava preparando la cena, una parte del castello precipitò in acqua portando con sé stanze, persone e cena stessa. Noi ci limitiamo a visitarlo esternamente, scendendo fino ai piedi della scogliera nella quale si nasconde una grotta che sembra uscire dritta da un libro di fiabe.

Il vento oggi ha soffiato con violenza per tutto il giorno e non ci darà tregua nemmeno nella nostra ultima tappa: Downhill (biglietto 4.5£ ma noi abbiamo trovato la biglietteria chiusa). Questa grande tenuta, il cui palazzo cadde in rovina nel secolo scorso (ne rimangono solo le mura esterne), merita una sosta soprattutto per il Mussenden Temple. Dalle vetrate di questo romantico tempietto, al quale si accede passeggiando tra prati verdissimi, si dominano il mare e le scogliere. Il silenzio che ci circonda è rotto solo dal vento, l’unico oltre a noi a passare da queste parti.

Sono solo le 17 e non riusciamo proprio a capire come mai non ci sia nessun turista e nemmeno qualcuno alla biglietteria (si può entrare comunque liberamente in tutti gli edifici anche se è chiusa).

Lungo la strada, poco prima di arrivare all’ingresso principale (Lion’s Gate), se ne incontra un altro. Ci sono pochi cartelli e anche qui non c’è nessuno alla biglietteria. Ma si può accedere ai giardini della tenuta, ben curati e pieni di fiori. Passeggiamo brevemente al suo interno anche se il punto più bello e ricco è sicuramente l’ingresso (poi diventa un bosco).

Il Lillikoi B&B in cui dormiamo questa sera, poco lontano da Londonderry, è veramente delizioso: un cottage in collina con arredamento curato, preziosi oggetti giapponesi alle pareti e una vista sul mare dal lucernario della nostra finestra. Ma non perdiamo troppo tempo a guardarci in giro perché il sole sta calando e questa sera dobbiamo cenare seriamente (basta con i pasti frugali di questi giorni). Alle 19.15 siamo già seduti al ristorante, perfino prima degli irlandesi stessi! Mangiamo bene ma mi sto ancora oggi chiedendo cosa ci facessero una banana (intera) e una fetta di ananas entrambi fritti nel mio piatto. Avevo ordinato solamente del pollo!

TERZO GIORNO: 25 settembre​

Aprendo le tende del b&b vediamo ancora il mare in lontananza. La giornata è buia e nuvolosa ma anche oggi la pioggia non ci infastidirà. Ad ogni modo, questo grigiore sembra perfetto per visitare la città di Londonderry, la nostra ultima tappa nell’Irlanda del Nord, perché la rende più malinconica ed affascinante. Prima però ci concentriamo sulla colazione, tipicamente irlandese, con la sua bella quantità di burro, fritti e grassi vari. Una volta rientrati in Italia faremo fatica ad accontentarci della nostra misera colazione di tutti i giorni.

Londonderry (chiamata anche solo Derry) è una città antica, il cui centro storico è ancora interamente circondato dalle mura del XVII secolo. Ma la sua fama è principalmente legata ai tristi avvenimenti degli anni ’70 del secolo scorso, segnati dal conflitto tra cattolici e protestanti (Troubles).

Raggiungiamo il centro storico attraversando il Peace Bridge, un bel ponte moderno, costruito in occasione della nomina a Capitale Europea della Cultura di alcuni anni fa. Sulla sponda opposta svetta il l’elegante edificio neogotico (quindi un “tarocco” di fine ‘800) della Guildhall con le sue vetrate istoriate. Un anziano un po’ alticcio ci ferma per scambiare due chiacchiere e non toglie gli occhi di dosso da mia mamma. Mi sa che è il caso di proseguire!

Varcate le mura, passeggiamo lungo le stradine della città dove edifici moderni ed antichi si affiancano in modo armonioso. La mamma insiste sulla necessità di bere molta acqua ma ovviamente questo comporta continue soste presso i bagni di caffé e centri commerciali.

La St. Columb’s Cathedral, con le sue pietre scure e la forma un po’ tozza, è un bello ed autentico esempio di edificio religioso in stile gotico. Saliamo poi sulle mura, dal cui camminamento si scorgono la città e il quartiere di Bogside. Sembra una zona tranquilla da quassù. In effetti, solamente scendendo tra le sue strade ci si rende conto dell’atmosfera cupa che pervade questo quartiere. I murales e i monumenti commemorativi ricordano oggi i luoghi delle tensioni tra cattolici e protestanti che sfociarono nel ’72 nel Bloody Sundays (durante una manifestazione pacifica la polizia protestante uccise 13 cattolici).

Cambiamo zona e l’aria diventa più rilassata. Ci sediamo in un caffé e prendiamo una bella fetta di torta che terrà buono il nostro stomaco durante il lungo viaggio verso Dublino. Prima di uscire, vengo sospinto verso la cassa con un paio di sacchetti di patatine dai gusti strani nella mano. Eh già, potremmo avere fame (evento alquanto improbabile dopo una merenda così sostanziosa).

Grazie sempre alle brillanti iniziative del navigatore, abbiamo modo di percorrere diversi chilometri tra strette vie di campagna dove, di tanto in tanto, compare un trattore che impietosito accosta per lasciarci passare.

La mamma si svuota altre due bottiglie d’acqua (“visto quanta ne bevo?”) e, come è facile da prevedere, dobbiamo fermarci. Di autogrill nemmeno l’ombra quindi mi chiede di accostare vicino ad una stradina secondaria. No dai, nel vialetto di una casa non si può! Raggiungiamo così Monasterboice di tutta fretta e, con un sospiro di sollievo, ci dirigiamo verso i bagno pubblici. Il tempo è tiranno e temiamo di non arrivare all’aeroporto in tempo così, dopo la tappa ai servizi, visitiamo rapidamente le rovine del monastero (giusto un paio di muri ed una torre) e le antiche croci celtiche del X secolo che popolano il cimitero circostante (ingresso gratuito).

Eccoci dunque in aeroporto. Il nostro mini viaggio nella verde ed incantevole terra irlandese è giunto al termine. Ma non c’è motivo di essere tristi. Il vecchietto sbronzo e sdentato che ci ha fermato a Londonderry ci ha garantito che un giorno ci ritorneremo. Crederci non costa nulla! www.tusoperator.it

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