Transmongolica in inverno
Finalmente decidiamo di fare la mitica Transiberiana o -più correttamente- Transmongolica!!! Dopo i mille dubbi che avevamo a causa delle temperature siberiane (nel vero senso della parola!), ci siamo detti: “ma se non vediamo la Siberia nella giusta stagione, che Siberia è?!?” Detto e fatto: la previsione per le temperature di febbraio 2006 iniziavano a migliorare, per cui ci attrezziamo al meglio con vestiti pesanti e scarpe adatte e ci prepariamo ad organizzare. E’ da tre anni che sogniamo questo viaggio e finalmente si realizza. Grazie ad internet ed alle guide, abbiamo iniziato la ricerca per l’acquisto dei biglietti del treno, per la prenotazione degli hotel, dei voli e soprattutto per l’ottenimento dei visti (il problema più grande!). Il sito di turisti per caso è stato utilissimo perché abbiamo trovato molti suggerimenti e contatti utili per organizzare un viaggio non del tutto semplice anche per il fatto che avevamo solo due settimane di ferie e le date di partenza ed arrivo erano fisse; il sito è fatto molto bene, soprattutto perché si può entrare in contatto con le persone che hanno scritto i racconti e che hanno fatto i viaggi, in modo da avere informazioni reali non sponsorizzate! (Almeno questa è stata la nostra esperienza) Prima di tutto ci siamo informati sui voli; avevamo bisogno di due tratte solo andata: Milano – Mosca e Pechino – Milano. La compagnia più economica si è rivelata Aeroflot; prima di acquistare, abbiamo verificato gli aerei (Airbus e Boeing), considerando che sono tratte internazionali… Alla fine abbiamo volato benissimo e abbiamo speso 560EUR! Il problema di quando si vuole fare solo andata o -peggio- solo ritorno, è che se non ti presenti all’andata ti annullano il ritorno! Quindi non potevamo prendere Milano-Pechino a/r ed utilizzare solo il ritorno; con Aeroflot non ci sono di questi problemi. Dopodiché abbiamo preso contatti con un’agenzia russa, la Nordic Travel, suggerita da un racconto di turisti per caso: ci siamo trovati benissimo. Il sig. Konstantin Simonov ed il suo corrispondente a Mosca, Dmitri, che ci è venuto a prendere all’aeroporto e ci ha fisicamente consegnato i biglietti, sono state super efficienti. Il problema della Russia è che per fare il visto al consolato di Milano (7 giorni) abbiamo dovuto presentare prenotazione aerea, prenotazione del treno, assicurazione medica e voucher degli hotel, per cui dovevamo affrettarci con il nostro corrispondente a concludere e prenotare. Il nostro itinerario di due settimane è stato il seguente: Milano – Mosca, aereo 1 notte a Mosca Mosca – Irkutsk / Lago Baikal, treno Baikal 10 2 notti a Irkutsk Ulaan Bataar- Mongolia, treno 364 2 notti a Ulaan Bataar Ulaan Bataar – Pechino, il treno 4 2 notti a Pechino Pechino – Mosca – Milano, aereo Abbiamo scelto di viaggiare sempre in prima classe (1 scompartimento per due oppure -quando disponibile solo la seconda classe- 1 scompartimento da 4 posti letto per due persone sole). Il prezzo del biglietto in prima è stato circa 800USD a persona. Prenotiamo con Nordic Travel anche gli hotel a Mosca e Irkutsk per ottenere tramite loro il visa support necessario per chiedere il visto: non abbiamo più molto tempo per i visti! Prenotiamo per conto nostro gli alberghi in Mongolia e Cina; tramite internet non è difficile, anzi banale per Pechino, un po’ più complesso per la Mongolia, sia perchè meno “tecnologica” (almeno così sembra dall’Italia), sia perchè alcune email recano caratteri strani che la casella di posta butta tra la posta indesiderata. Inoltre, abbiamo stipulato l’assicurazione sanitaria con Europe Assistance (circa 75EUR a testa), necessaria per il visto russo. 22/02/06 Partiamo! Volo Aeroflot, aeromobile nuovissimo. Viaggiamo con la squadra olimpica russa di ritorno da Torino2006. Siamo gli unici italiani: ufficialmente inizia la vacanza! All’aeroporto ci aspetta Dmitry (avevamo prenotato il trasfer, 50USD), che in hotel ci consegna i biglietti del treno e paghiamo cash il saldo. Alloggiamo all’Hotel Ukraina (145USD/notte): uno dei sette grattacieli fatti costruire da Stalin. Affascinante l’idea del grattacialo sovietico, stanza confortevole … Ma certo che per essere un hotel a 4 stelle ce ne vuole! Visitiamo la Piazza Rossa…Bianca! Eravamo già stati insieme a Mosca, ma d’estate… D’inverno è tutta un’altra cosa! Non fa freddo: ci sono 0 gradi (a pensare che due settimane prima ce n’erano -25!!!) Facciamo i signori e andiamo a cena al ristorante “Piazza Rossa n°1” che consigliamo (il Filetto Puskin). Il giorno visita al Museo Puskin, il Cremino, San Basilio, i magazzini GUM, Libianska, teatro Bolshoj, … Ma alle 23.29 abbiamo il treno! Siamo molto emozionati, con i nostri zaini e sotto la neve ci dirigiamo al binario, passando per il cartello del km 0: ne abbiamo davanti di strada!! L’imbarco è semplice e le Prodvoniste -le donne tutto fare che gestiscono i vagoni, vere padrone del treno (perché si capisce subito che la Russia è portata avanti dalle donne!)- sono gentili e divertitissime dall’avere due stranieri… Il nostro scompartimento è carinissimo. Il letto è già fatto; c’è addirittura lo schermo piatto LCD per vedere i DVD (nonostante i tentativi di film russi fatti dalla provdonista, un paio in inglese ne abbiamo visti); all’interno si sta bene, ci sono 22-26°C, mentre all’esterno la temperatura scenderà progressivamente andando verso la siberia orientale. Si sta benissimo, ci sistemiamo e andiamo a dormire. Abbiamo dormito alla grande: è veramente affascinante il paesaggio che si vede dal finestrino: è un film proiettato 24 ore su 24. Purtroppo nella notte ci siamo persi gli urali… Il treno fa qualche fermata di al massimo 25 minuti. Sono programmate e lentamente diventiamo pratici a leggere il cirillico. Ci vestiamo e scendiamo a sgranchirci le gambe. Durante il primo tratto mangiamo sempre alla carrozza ristorante (il menù è anche in inglese); noi ci siamo trovati molto bene: carne, patate, zuppe: semplici ma buone. La cosa divertente è che ogni giorno si cambia fuso, ma l’ora del del treno è sempre quella di Mosca; quindi all’inizio si fa un po’ di casino, ma poi ci si abitua (con due orologi ed un po’ di conti, tanto il tempo non manca). Il tempo passa veloce, non sembra: ci si rilassa, si legge, si fanno due chiacchiere con le Prodvoniste (qui occorre un po’ di fantasia ad immaginarci parlare in russo con le provdoniste!), si prende una tazza di tè dal Samovar sempre i funzione… Man mano si capisce che ci avviciniamo alla Siberia, perché quando ci svegliamo al mattino il finestrino è ghiacciato del tutto all’esterno ed un poco anche internamente (nonostante il getto di aria calda da sotto, la condensa si gela sul vetro!). Il paesaggio è bellissimo, Gualti ha provato a lavarsi i capelli nel bagno: un’impresa, visti gli sbagli, gli sbalzi del treno (che botte!) e l’apertura del lavandino a pulsante! Le provdoniste del treno sono molto efficienti e puliscono la cabina due volte al giorno; anche il bagno è sempre pulito… Facciamo una sosta e vediamo che siamo a – 18°C, è tutto buio con solo poche luci: un paesaggio surreale! Riusciamo pure a fare un acquisto in questo primo tratto di Transiberiana: un colbacco veramente enorme fatto da una Babuska (nonna) siberiana. Nelle fermate dove il treno si ferma di più (dai 15 ai 25 minuti), la vita è quasi “frenetica”: diverse persone arrivano dai paesi vicini con slitte cariche di cibo e lo vendono a chi sta facendo il viaggio; ovviamente le zone più attive sono quelle vicino ai vagoni di seconda e di terza. Le città che si incontrano sono incredibilmente popolate (500.000/900.000 abitanti). Il paesaggio è stupendo, tante casette di legno colorate, il fumo che esce dal camino, tanta neve e tanto sole… Sembra di essere nella favola di Pierino e il lupo! Non ci sembra vero ma è arrivato il momento di prepararci: dopo 3 giorni e mezzo sul treno siamo arrivati ad Irkutsk, capitale della Siberia orientale, ed è ora di scendere. Irkustk: ore 9.30, -20°C. La città è realmente incredibile: tutto è congelato, gli alberi hanno uno strato di ghiaccio intorno ai rami (e il contrasto con l’azzurro del cielo è bellissimo), le ringhiere sono bianche per il ghiaccio che le ricopre, dal fiume sale una nebbia che divide in due la città… Con un taxi andiamo all’Hotel Baikal – Intourist (100USD): un colosso sovietico da fare paura. Alla reception parlano inglese (raro qui in Russia), la stanza è bruttina ma sembra pulita. La vista sul fiume Angara è affascinante: c’è ancora una nebbiolina che va diradandosi data dal molto freddo che rende tutto così surreale. Facciamo una doccia dopo quasi 4 giorni di treno (!), ci vestiamo a strati ed usciamo. Ci vuole un’oretta ad abituarci al freddo: l’aria gelida che ti entra nei polmoni è micidiale… I marciapiedi sono ricoperti da 20 cm di ghiaccio (che diversi operai rompono e caricano su dei camion scassatissimi), ma c’è il sole e sta arrivando la primavera (così dicono!). Le ragazze hanno tutte tacchi a spillo e minigonna; i tacchi sono così incredibili che tutto il ghiaccio per terra è bucherellato. La città di Irkutsk è molto popolata (600.000 abitanti), la statua di Lenin troneggia in piazza. Visitiamao la città anche se non c’è moltissimo da vedere. L’indomani siamo pronti per l’escursione al Lago Baikal: finalmente!!! (costa circa 100USD in due, ma ne vale la pena e poi non abbiamo trovato altro in questa stagione) Andiamo con Demien, la nostra guida che quando non porta in giro i pochi turisti fa l’insegnante di inglese all’Università di Lingue. E’ giovane e molto simpatico. Con l’autista, tipica spia del KGB con altrettanto tipica auto ovviamente d’epoca, andiamo a visitare il Museo open air di Architettura in Legno; è molto suggestivo ma fa un freddo micidiale! Finalmente arriviamo a Listvyanka, il paesello sul lago Baikal. La cittadina è abbastanza turistica (tanti russi hanno qui la seconda casa per l’estate), ma ora non c’è neanche un turista in giro. Le casette sono molto colorate, il lago è tutto ghiacciato ed è veramente enorme, sembra un mare. Camminiamo sopra vicino a dei pezzettini di ghiaccio da fare paura. Gli affluenti sono 26 e solo l’Angara esce e scorre verso Irkutsk. Passeggiamo un po’ e visitiamo il museo ecologico, un po’ deludente, ma rientra nel musei che per i russi devi vedere (come ricorda Terzani nel suo famoso giro per le repubbliche sovietiche). Ci consigliano di andare al punto panoramico dove c’è l’hotel Baikal e ancora più su che c’è una seggiovia che porta fino alla cima della montagna da cui la vista sul lago è micidiale: ne vale veramente la pena! Ci sono una decina dei persone che sciano; l’impianto è vecchiotto, acquistato dagli austriaci… Certo i russi non sono buoni sciatori. Rientriamo in città, ceniamo al ristorante dell’hotel Rus, non male per 500 RUR. Ci prepariamo per l’ultimo giorno a Irktsk: il prossimo treno parte la sera alle 20 circa. Visitiamo di nuovo la città, al mercato (molto carino, animato e naturalmente al coperto) facciamo la scorta per il viaggio. Ci sono -4°C: ormai fa caldo! Il treno che prenderemo (il n° 364) ha solo carrozze di seconda classe e non ha la carrozza ristorante, per cui le provviste sono necessarie. Ancora un giro all’Internet caffè, visitiamo le case dei Decabristi (rivoluzionari mandati in esilio qui in Siberia nel 1800)… Siamo molto eccitati all’idea di ripartire e abbiamo voglia di riposarci un po’ in treno, dopo queste 3 giornate intense ad Irkutsk. Il treno parte puntualissimo… Questo treno è un po’ più lento e fa un sacco di fermate, ma dormiamo lo stesso. Il paesaggio cambia: ci sono montagne che si alternano a distese di neve: ormai ci avviciniamo alla Mongolia. Il treno di seconda classe non è male, è quasi identico a quello di prima, certo meno curato e un po’ meno pulito (anche i bagni). Arriviamo alla frontiera russa e stiamo fermi per controlli ben 5 ore!! Appena riconsegnano i passaporti possiamo scendere dal treno per sgranchirci le gambe… Appena usciti troviamo una sorpresa: c’è solamente il nostro vagone!! Stiamo aspettando la nuova locomotiva mongola (detto così suona un po’ male! Il fatto è che da qui in poi la linea non è più elettrificata e quindi ci vuole una locomotiva diesel, mentre il riscaldamento andrà a carbone, sempre grazie all’operosità delle due provdoniste). E’ proprio una sensazione strana: noi e il nostro vagone in mezzo alla stazione deserta, sul bordo della terra di nessuno! Finalmente possiamo andare in bagno e così possiamo sperimentare uno dei peggiori bagni dell’emisfero orientale! Partiamo e poco dopo ci rifermiamo per altre 3 ore di sosta, ma questa volta sull’altro lato della frontiera, quello della Mongola. E’ sempre un’esperienza come dice Demien (It’s also experience!). Alle 7 puntuali del giorno dopo arriviamo a Ulaan Bataar la capitale della Mongolia: siamo molto curiosi. In stazione siamo, come al solito, gli unici turisti e ci assalgono per chiederci se abbiamo bisogno di un posto dove pernottare, ma noi abbiamo già prenotato l’Hotel Bayangol, uno dei più belli della città (100USD BB). La gente ci sembra subito molto ospitale (e soprattutto le donne sono bellissime!!). Il nostro transfer per l’hotel è efficientissimo. La camera è bellissima: assolutamente un 4 stelle con i nostri standard (altro che Russia e gli Hotel Intourist!). Doccia e via. Fuori fa abbastanza freddo (circa – 15°), al punto che i vetri sono ghiacciati, ma man mano che il sole si alza il ghiaccio si scioglie, piùo meno… Andiamo subito a Sukhbaatar Square. Visitiamo il Museo Nazionale di Storia Mongola (lo consigliamo perché spiega bene in inglese tutte le tappe della storia mongola dall’antichità fino ai giorni nostri). Visitiamo il Monastero del Choijn Lama: siamo gli unici turisti (sarà una caratteristica che ci accompagnerà per tutta la nostra permanenza in UB) e i tipi ci aprono il tempio solo per noi! Per chi fosse interessato le donne mongole sono bellissime (a detta di mio marito..) ogni tre secondi mi chiedeva se ne potevamo portare a casa una. La città non è affatto grande e si visita tranquillamente a piedi. Giriamo un po’ a zonzo, micidiale la convivenza di nomadi (in parte stanziali ora) e delle diverse etnie che si riconoscono dagli abiti e dalle tuniche di montone tutte colorate. Metà della popolazione mongola è nomade, l’altra si è fermata in città, ma parte di coloro che vivono in città abitano ancora nelle tende (le gher) e così si vedono gruppi di gher intorno a palazzi normali. Colpisce comunque l’ordine e la pulizia generale (beh, compatibilmente col contesto, ovviamente, ma comunque nulla a che vedere con la “discarica” Cina!) Quasi tutti hanno il cellulare e vanno in giro con macchinoni. Tanti portano una mascherina (per l’inquinamento) e tanti offrono il servizio di telefono con dei telefoni mobili. Visitiamo anche l’università: entriamo nelle aule, ma siamo facilmente riconoscibili come turisti! Va beh siamo visitatori incuriositi! Anche se sembra che siano più loro ad essere incuriositi di noi! Il giorno seguente visitiamo il monastero Gandantegchilen: anche qui siamo gli unici turisti. Ci sono quasi 10 templi e ci vivono 900 monaci: impressionante sia il monastero che la quantità di bambini che qui studiano. Assistiamo tranquillamente alle loro funzioni, alle lezioni di filosofia e preghiera. All’inizio siamo un po’ intimoriti e soprattutto rispettosi per una religione che di fatto non conosciamo, ma poi un insegnante di filosofia ci “riconosce” (chissà come mai!) e ci invita a curiosare liberamente: è molto bello quanto qui siano ospitali, ma forse è un discorso di quantità di turisti… Ci sediamo accanto a loro ed assistiamo a diverse lezioni e preghiere. Siamo affascinati da questa pace. Ricorda molto alcune scene de Il piccolo Budda. Nel pomeriggio visita al palazzo Bogd Kaan della dinastia del famoso Gengis Kahn. Quindi spesa al mercato: il giorno dopo abbiamo il treno e quindi ci servono un po’ di provviste. Qualche acquisto di souvenir di cachemire e via! (Pochi a dire il vero!) Il nostro treno arriva direttamente da Mosca, ma è puntualissimo ed alle 7 arriva a UB (altro che Trenitalia!). E’ il nostro ultimo tratto di treno e decisamente ci dispiace: la vita sui questi treni è meravigliosa! Salutiamo la città che ci ha sorpreso molto ed in cui speriamo di ritornare, in modo da poter visitare bene il deserto e finalmente provare l’esperienza di dormire in una gher (per questo giro, a -30°C, abbiamo preferito l’albergo!). Il treno n° 4 per la tratta UB-Pechino è cinese con conduttori e personale cinese: è un po’ diverso, nella cabina abbiamo un letto a castello ed un piccolo locale con lavandino/doccia in condivisione con la cabina accanto. Non male ma non è molto pulito… Anzi fa un po’ schifo, tutto intasato e poco curato. Il paesaggio è stupendo: attraversiamo il famoso deserto dei Gobi. Prima dune innevate e man mano che ci avviciniamo alla Cina diventa sempre più brullo tanto che sembra di essere in Africa… Ci torna in mente la Namibia! Certo qui le temperature possono raggiungere anche i -40°C. Arriviamo al confine, i “soliti” interminabili controlli e siamo in Cina! Ad Erlian, la città di confine, ci aspetta il cambio dei carrelli perché esiste un diverso scartamento tra la Mongolia e la Cina: il treno si ferma in un capannone, sollevano tutti i vagoni e cambiano le ruote. L’operazione è interessante e la si può seguire stando comodi nel vagone, nonostante il sonno (ormai è notte!) e gli impellenti bisogni fisiologici (da 5 ore niente bagno!!). Entrati in Cina tra i vari documenti da compilare danno ad ognuno dei passseggeri un buono pasto per il giorno dopo valido nella carrozza ristorante (che ospitalità e che benvenuto che danno i cinesi!! Piacevole abitudine delle dittature comuniste!). Essendo un treno “diretto”, incontriamo per la prima volta turisti: ce ne accorgiamo solo ora perchè sono solo 3, strano non siamo più abituati a condividere lo status di “occidentali”. L’indomani si inizia a vedere il primo tratto di muraglia: che emozione! Per fortuna facciamo anche un paio di fermate molto vicine: è veramente affascinante se pensiamo anche al lavoro umano richiesto per costruirla. Stiamo arrivando a Pechino, ci mettiamo un’ora per entrare in città, vediamo i grandi palazzi che si alternano a catapecchie sporchissime dove uomini e animali vivono insieme e dove non esistono fogne e sistemi di smaltimento rifiuti. Il contrasto è incredibile. La stazione è immensa, ma abbiamo subito l’impatto con un paese comunista ancora poco attento alle esigenze dei turisti. L’immensa piazza della stazione toglie il fiato: è grande come quelle sovietiche o mongole, ma è nuova, folgorante e piena di gente! Troneggia un maxi schermo (il termine maxi non rende l’idea) con il capo del partito che parla, ma a noi per ora interessa un semplice Exchange: ebbene non esiste un cambio in stazione! Siamo così dovuti andare nella Bank of China, aspettare una trentina di cinesi e cambiare pochi dollari. Poi cerchiamo di prendere un taxi ma nessuna taxista sa l’inglese nè tantomeno sa leggere la cartina e così non riusciamo a farci capire neanche a gesti, anche perchè loro non è che si impegnino molto: è strato, ci siamo intesi bene coi russi e coi mongoli (due idiomi non proprio intuitivi), ma coi cinesi iniziamo male! Prendiamo quindi il metrò: ci sono al momento due linee e le fermate sono scritte anche in inglese. Alle fermate, i cinesi che escono dal vagone si scontrato coi cinesi che vogliono entrare, ignari di una delle più elementari regole della convivenza, dimostrando così di aver poco chiare le differenze tra un uomo e un animale, ma già osservando dal treno i paesini agricoli abbiamo avuto qualche sospetto. Con l’aiuto di un gentilissimo signore cinese (che lavora in america e che conosce incredibilmente la regola magica per entrare ed uscire in metrò), arriviamo al nostro Hotel: Hotel Marco Polo, 4 stelle poco distante dalla Piazza Tienammen (camera superior, spaziale! 150USD a notte con colazione, concludiamo la vacanza facendo i ricchi! In realtà temevamo alberghi e treni molto ma molto più sporchi di quello che abbiamo piacevolmente scoperto) è spaziosissima! Il taxi costa 1USD e andiamo subito alla Piazza Tienammen: siamo troppo curiosi…ENORME!! Le dimensioni di tutto sono sproporzionate: Milano al confronto è un piccolo paesello. Le vie principali con i “mega” Hotel e i negozi contrastano molto con le piccole e poverissime realtà viste dal treno lungo la ferrovia. Ci prendiamo un involtino primavera (anche questo gigante e quindi d’ora in poi sarà per noi l’involtone privavera, buonissimo!) e poi ceniamo in un ristorante locale. Tutto costa pochissimo. L’indomani ci aspetta una giornata intensa: sveglia presto per andare a visitare la Città Proibita: è una buona mossa, perchè arrivando presto non c’è quasi nessuno. Affascinante (consigliamo di vedere il film di Bertolucci l’Ultimo Imperatore per “immaginarla” vissuta). Andiamo al Beihei Park, dove alcuni danzano, altri fanno Thai Chee… Ci rilassiamo un pò in riva al fiume. Fa abbastanza caldo, sta arrivando la primavera, ci sono 10 gradi. Andiamo in taxi al tempio dei Lama: come struttura (ma non come bellezza e scenario!) ricorda molto quello visto a UB, ma qui le persone acquistano incensi e li donano ai vari Budda, altri li bruciano fuori. Uno spettacolo folkloristico molto bello. Visitiamo i vecchi Hutong (i loro vecchi quartieri sempre più rari a causa delle costruzioni dei grattacieli). Visitiamo il Tempio del Cielo (lo consigliamo) molto carino e particolare con le sue costruzioni tonde (il cielo) che si alternano alle costruzioni quadrate (la terra). Siamo sempre più cotti ma ritorniamo alla Piazza Tienammen a piedi passeggiando tra i loro quartieri: il casino è bestiale e il numero di biciclette anche. Andiamo al famoso mercato Silk Street, che richiama la “Via della Seta”, ma è un grande, immenso paradiso del “tarocco” (Lacoste e Tommy Hilfinger a 5USD). Siamo ufficialmente morti ma torniamo alla via principale dei negozi e andiamo alla libreria internazionale. A cena andiamo al ristorante nell’Oriental Plaza e mangiamo bene, verdure e carne di maiale… E il tè verde naturalmente. Abbiamo vissuto molto intensamente questa giornata a Pechino anche perché è l’ultima della nostra vacanza. Pechino una città strana, difficile dire bella… Confermiamo l’aggettivo strana. E’ difficile capire come facciamo i cinesi a dominare il mondo. Certo che i cinesi sono furbi e non hanno troppo rispetto per le persone (non hanno rispetto gli uni con gli altri, figuriamoci con quelli diversi da loro). Il taxista che ci ha portato all’aeroporto voleva farci pagare il doppio, senza nessuna ragione. In aeroporto ci sono mille schermi piatti ed è tutto super nuovo, ma non c’è un edicola dove poter acquistare un giornale internazionale (vista la censura) e a pensare che tra due anni ospiteranno le Olimpiadi!! Siamo al volo di ritorno: ormai gli aerei Aeroflot sono un nostro fedele compagno di viaggio e così in circa 8 ore arriviamo a Mosca, poi una lunga attesa a Mosca e finalmente arriviamo in Italia dopo altre 3 ore circa di volo. Strafelici e veramente appagati da questo lungo ed intenso viaggio! La transiberiana è stato per noi un mito per diversi anni ed ora siamo come due sposini appena tornati dal viaggio di nozze! Infatti, non male come secondo viaggio di nozze! Il terzo?!? Ari & Gualti p.S. Visita il sito www.Teiocomputers.Com per visualizzare le foto del viaggio!