Tra parchi e castelli, nel Nord Europa c’è il paese dei bambini felici dove ogni vacanza fa felice tutta la famiglia

Scritto da: FedericaAndFamily
tra parchi e castelli, nel nord europa c'è il paese dei bambini felici dove ogni vacanza fa felice tutta la famiglia

“Avremo esagerato nel pianificare un viaggio così tanto children-friendly?”. Questa è la domanda che ci siamo posti in diversi momenti durante il nostro viaggio on the road in Danimarca. Ma d’altra parte, dopo la splendida esperienza in Andalusia e dopo aver toccato con mano cosa vuol dire viaggiare in paesi che accolgono i bambini e agevolano le famiglie, avevamo deciso di premere l’acceleratore a più non posso per capire fino a che punto un viaggio potesse davvero definirsi “a misura di bambino”!

La Danimarca è arcinota per essere un paese ideale per i bimbi, ma mai e poi mai avrei pensato che potesse esserlo fino a questo punto. Tutto è creato, studiato, pensato e disegnato per offrire esperienze memorabili ai più piccoli e facilitare la vita ai genitori. Parchi cittadini giganteschi, puliti e funzionalissimi in cui godersi la vita all’aria aperta? Li hanno. Playground creativi ed aree gioco integrate nella città ed attrezzate per ogni necessità (inclusi giocattoli a disposizione di tutti e bagni pubblici in perfetto ordine)? Li hanno. Attrazioni a metà fra l’esperienziale e l’educativo in ogni museo, castello o palazzo? Le hanno. Per non parlare di amenità come menù bimbi, fasciatoi, seggioloni, piste ciclabili, e così via. La Danimarca non è solo un paese ideale per i bambini, è il paradiso dei bambini.

A un angolo ci sono papà che scorrazzano 3-4 figli nelle loro cargo-bike, all’altro angolo mamme che spingono passeggini doppi o tripli. I bambini sono sereni, liberi di muoversi e di scoprire il mondo attraverso il proprio corpo, tramite il contatto con la natura e il gioco simbolico. E sono tutti e-du-ca-tis-si-mi. Pianti e capricci sono ridotti al minimo, le contese nei parchetti un lontano ricordo, non c’è neppure bisogno che i genitori li spronino a mettere via i giochi per andare a casa perché, all’orario giusto, riporranno tutto ordinatamente, con cura. E infatti i genitori sembrano tutti rilassatissimi!

Senza citare i celeberrimi trattati sull’educazione danese e le statistiche su quanto siano felici in questa parte di mondo, credo che tanta dell’armonia che si respira in questo paese e che si riflette in come gestiscono i bambini, derivi da due tratti culturali lampanti agli occhi di uno straniero: la cura che hanno per “la cosa comune”, e la fiducia nel prossimo.

Ciò che è di tutti o che serve a tutti viene trattato con rispetto. Mettono cura nei gesti che fanno e nelle esperienze che vivono, una cura rivolta anche al prossimo che vivrà quelle stesse esperienze e che a sua volta si fida e si affida a loro. Per questo in Danimarca le cose sono in ordine, pulite, organizzate, funzionanti e funzionali, e di conseguenza ideali per chi viaggia con un bambino. Implica una certa rigidità nel rispetto delle regole? Sì (ne parleremo). Ma se questo è ciò che ne viene in cambio, ne vale decisamente la pena.

Itinerario di viaggio ‘family friendly’ in Danimarca

Entriamo ora nel nostro itinerario:

  • 26/04: Milano – Copenaghen
  • 27/04: Copenaghen
  • 28/04: Copenaghen e dintorni
  • 29/04: Copenaghen – Roskilde – Odense
  • 30/04: Odense e dintorni
  • 01/05: Odense – Billund
  • 02/05: Billund – Copenaghen
  • 03/05: Copenaghen – Milano

Giorni 1-2-3: Copenaghen e dintorni

copenaghen

Il giorno del volo aereo si sa, è sempre un po’ stressante. Aeroporto, su e giù dall’aereo, ritiro bagagli, noleggio auto, check-in in hotel… per questo nel nostro primo pomeriggio danese ce la siamo presa con comodo. Partiti dal nostro maestoso ProfilHotels Copenaghen Plaza abbiamo percorso il quartiere pedonale dello Strøget, incuriositi dalle immense distese di biciclette parcheggiate davanti alle stazioni di treni e metropolitane. Accolti da un mite clima primaverile e da lunghe ore di sole, ci siamo diretti ai Giardini Reali. Una distesa di erba verdissima, deliziosi laghetti e alberi tagliati a spazzola tutti rigorosamente alla stessa altezza.

Qui il primo di infiniti playground per bambini ci ha lasciati a bocca aperta. Dimenticate scivoli e altalene, che banalità! In Danimarca ogni area giochi ha un suo tema e una sua personalità, è fatta con materiali naturali (legno, sabbia, corde), è recintata (e quindi iper-sicura) e stimola la fisicità in maniera attiva “costringendo” i bimbi ad arrampicarsi, salire su e giù o stare in equilibrio. Il posto perfetto per far sfogare un po’ il nostro bimbo di poco più di 2 anni prima della cena allo Sporvejen. È un ristorantino pazzesco, non tanto per il menù che è a base di soli buonissimi hamburger, ma perché è ricavato in un vecchio tram. Appena seduti, ça va sans dire, ci hanno portato fogli da disegno e colori per intrattenere nostro figlio, tutto rigorosamente a tema tram e mezzi di trasporto, la sua gioia!

Decisi a fare un viaggio dai ritmi lenti, dopo un bel sonno ristoratore, ci siamo goduti una ricca colazione in hotel prima di avventurarci per la città. Prima però, due parole vanno spese sul Copenaghen Plaza: in posizione centralissima, a un passo da Tivoli, famoso per essere stato frequentato da celebrità musicali di ogni tipo, per 3 giorni è stato una seconda casa. Ottima colazione, buon ristorante italiano ai piedi dell’hotel, camere spaziose, ma soprattutto un meraviglioso e raffinatissimo “Library bar” in cui servono cocktail squisiti e il sabato sera suonano musica jazz dal vivo. Per non commettere lo stesso errore dell’Andalusia, infatti, in questo viaggio ci siamo trattati benissimo lato hotel, e la sera armati di baby monitor ci siamo goduti tutti i confort dei vari ristoranti e bar in struttura, ritagliandoci un po’ di tempo di qualità tra adulti. Voto 10.

La nostra seconda giornata a Copenaghen è iniziata con l’immancabile gita in battello dal Nyhavn. Un’oretta piacevolissima tra deliziose casette colorate, ponti bassissimi, quartiere insoliti e boat-houses. Turistico ma imperdibile. Seconda tappa il Kastellet, dopo un caffè da asporto divinamente buono preso ai baracchini su ruote che costellano la città: la visita alle costruzioni fortificate, le foto ai piedi di un vero mulino a vento e le corse a perdifiato sulle collinette verdissime ci hanno messo appetito, quindi niente camminata fino alla Sirenetta ma pranzo in un adorabile market dove si poteva scegliere cosa mangiare tra mille ristoranti e banconi.

Finalmente è arrivato l’orario del pisolino per nostro figlio! Con lui crollato in passeggino per due ore avremmo potuto visitare qualcuno dei tantissimi musei della città, ma, complice il bel tempo, abbiamo deciso di vivere la Danimarca quanto più possibile all’aria aperta, passeggiando, chiacchierando e bevendo caffè! La nostra passeggiata ci ha portati fino ai campi di tulipani del parco di Ørsted e al playground numero due, con tanto di pulitissima sabbiera, giochi e tricicli a disposizione di tutti, tavoli e panchine in cui i genitori – senza l’assillo di stare appresso ai figli – si godevano sidro analcolico sotto ai raggi del sole. Ore 16, scatta il coprifuoco: i bambini ripongono i giochi, i genitori riordinano i tavoli (portandosi via bottiglia e bicchieri di plastica) e tutti a cena. Noi invece, con occhi sgranati, ci dirigiamo al Tivoli per concludere la giornata fra le giostre.

Sicuramente se non avessimo avuto nostro figlio con noi, ce la saremmo spassata su montagne russe e ottovolanti che personalmente adoro, mentre con lui ci siamo potuti limitare solo al carosello con i cavalli, i draghetti volanti e le giostrine che vanno a monetine. Non per questo però è stato meno divertente. Continuo a credere che viaggiare con un bambino ti dia la possibilità di fare cose che non avresti fatto e godere della meraviglia nei suoi occhi per ogni piccola cosa!

Il terzo giorno, ancora interamente dedicato a Copenaghen, ci ha visti partire alla volta del Castello di Frederiksborg, ad appena mezzora dalla città. Il castello datato 1600 è imponente, ma era mezzo in ristrutturazione. Il percorso interno è molto lungo e onestamente pure un po’ noioso se non si è dei fini conoscitori di questo periodo storico. A parte un paio di sale che oggettivamente lasciano senza fiato, nel complesso la visita è stata un po’ deludente. Non era la prima volta che visitavamo palazzi storici con nostro figlio, ma a differenza di altri casi come la Alhambra, qui per la maggior parte delle sale non trovavamo nulla che ci rapisse, figuriamoci che potesse piacere a lui. Così, per quanto fosse stato buonissimo in uno dei passeggini forniti alla reception (non si può entrare col proprio passeggino, servono di dimensioni micro per passare dalle porte del castello, né con zaini da trekking porta bambino), a un certo punto non c’era altro da fare se non fargli sbocconcellare qualcosa per passare il tempo. E mentre sgranocchiava compostamente la sua patatina di mais, una delle guide ci ha bloccati dicendo che “snacking is not allowed” e poi guardandolo dritto in faccia con aria gelida “I know it’s a hard one, but you must put it away”. Non posso negare che la mia natura da mamma leonessa e una certa attitudine alla flessibilità tipicamente italiana stavano per prendere il sopravvento… ma poi ho pensato: questa è la cultura in Danimarca e va rispettata. Se vuoi avere ordine e quel rispetto per “la cosa comune” a cui accennavo prima bisogna sottostare alle regole, senza eccezioni. Così, a malincuore, abbiamo tolto la patatina di mano a nostro figlio visibilmente disorientato, dato una rapidissima occhiata alla sala principale e siamo schizzati fuori alla velocità del vento.

Per fortuna che il meraviglioso parco che circonda il castello ci ha rinfrancato gli animi: di nuovo laghetti, prati color smeraldo e nostro figlio – adeguatamente rifocillato – che volava sovraeccitato da una parte all’altra inaugurando così il leitmotiv della vacanza: “devo correre!”.

Il programma del pomeriggio prevedeva la visita a un museo poco a nord di Copenaghen totalmente dedicato ai bambini: l’Experimentarium. Purtroppo ci abbiamo passato solo 1 ora e mezza perché nostro figlio cotto dalle scorribande al parco di Fredriksborg ha dormito più di 2 ore, mentre noi ci siamo goduti un pranzo di salmone al sole al Waterfront Shopping Center. L’Experimentarium è un luogo incredibile: piani e piani di ambienti e attività differenziati a seconda dell’età che offrono stimoli e apprendimento tramite il gioco. La parte 0-6y è dedicata alla scoperta degli animali, delle stagioni e del corpo umano e si va dalla riproduzione di una fattoria in cui raccogliere uova di gallina di legno a una galleria del vento per far volare le foglie, dalle stanze in cui costruire navi che devono resistere alla tempesta a quelle in cui fare una radiografia a un orsacchiotto per curarne le ferite. Tutto divinamente interattivo, immersivo e curato nei dettagli. Più di tutto devo dire che ho apprezzato il passaggio tra materialità e tecnologia che avveniva senza soluzione di continuità, con una giusta integrazione di tutti gli ambiti. Peccato che chiudesse alle 17, nostro figlio ci avrebbe passato almeno altre 2 ore. Poco male, è rimasto tempo per la tappa successiva, il Superkilen, il celebre quartiere diviso in zone, con altalene tonde, righe nell’asfalto che sembrano piste su cui ci siamo divertiti a far andare le macchinine, attrezzi da parkour e mille altre attrattive con cui interagire, tutte integrate nell’arredo urbano.

La serata si è conclusa in un delizioso ristorante italiano di nome Osteria la Baracca. Per assecondare un impellente desiderio di salame del nostro italianissimo figlio, abbiamo rinunciato agli smørrebrød ma in compenso abbiamo amabilmente conversato con un cameriere romano che ci ha offerto un lucido punto di vista sulla vita in città.

La sintesi di questi primi 3 giorni è che Copenaghen è talmente ricca di attrattive che si potrebbe pensare di passare un’intera settimana lì senza mai annoiarsi. Se si ha la fortuna di poterla vivere all’aria aperta, ci si innamorerà dei suoi spazi verdi e del suo caffè, ricordandosi di viverla a ritmi lenti, in nome dello stile di vita hygge che invita ad essere fortemente radicati nel momento presente, godendolo appieno insieme a chi si ama.

Giorni 4-5: Odense e dintorni

odense

Il tragitto da Copenaghen a Odense richiede un paio di ore di macchina e, volendo sfruttare il pisolino pomeridiano del bambino per fare un viaggio più tranquillo, abbiamo deciso di fare una tappa intermedia in mattinata a Roskilde. Ci sarebbe stato da visitare il museo di navi vichinghe ma abbiamo pensato che sarebbe stato saltabile, perciò abbiamo scelto un playground in riva al mare e abbiamo giocato un’oretta sotto al sole, sferzati dal vento, raccogliendo qualche conchiglia sul bagnasciuga. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere un’imbarcazione vichinga uscire per una regata (è un’attrazione offerta dal museo per provare l’ebrezza della vita da marinai d’altri tempi) e devo dire che è stato uno spettacolo inusuale! Per pranzo un delizioso hot-dog da Lenes Streetfood in centro alla cittadina, proprio ai piedi della torre della cattedrale la cui torre è inaspettatamente altissima! È stata una sosta piacevole, ma, a parte ciò, Roskilde non ha altro da offrire.

Partiti alla volta di Odense, che emozione attraversare il ponte Great Belt che collega lo Sjælland con l’isola di Fyn. Noto per essere il ponte sospeso più lungo d’Europa, maestoso si erge sui flutti e costeggia pale eoliche piantate in mezzo al mare che girano placide al ritmo del vento. Davvero da rimanere a bocca aperta… peccato che nostro figlio dormisse!

Odense invece è una cittadina fiabesca: casette, giardini, stradine ciottolate. A tratti sembra proprio il set di una favola di Andersen, attorno alla cui figura ruota l’intera vita della città. Ci sono la casa natale, il museo, percorsi tematici e molte altre attrattive legate alla figura dello scrittore. Noi ci siamo limitati al Museo perché attirati dalla Ville Vau – Children’s Universe, la zona per bambini dedicata al gioco simbolico, il cui ingresso va prenotato appositamente. È stata nuovamente un’esperienza immersiva, in cui nostro figlio ha potuto travestirsi da panettiere, cavaliere, cacciatore e persino da corvo e giocare in mini-casette allestite di tutto che riproducevano barbieri, negozi, castelli e uffici postali. Dopo qualche ora di gioco abbiamo visitato il museo, una struttura insensatamente grande il cui design ci ha lasciato stupiti… e forse anche un po’ perplessi. In ogni caso hanno saputo valorizzare il poco che avevano da mostrare, inventandosi un percorso cronologico che segue la struttura a chiocciola dell’edificio e atterra in una serie di sale tematiche interattive. Che dire, ci credono davvero tanto nell’eredità di Andersen! Finita la visita, come sempre troncata dagli orari di chiusura troppo restrittivi, e fatto il check-in al maestoso ma vecchiotto First Grand Hotel, vuoi non andare nuovamente a correre nei prati? Cena veloce da Mc Donald’s e poi relax con un amaro italiano nel ben rifornito bar dell’hotel.

Ancora un po’ delusi dalla visita al Castello di Frederiksborg, non abbiamo voluto dare retta agli sparuti consigli di alcuni blog sul fatto che il castello di Egeskov avrebbe meritato una giornata intera di visita, e abbiamo deciso di impiegare la mattinata seguente al Jernbanemuseet di Odense, ovvero il museo dei treni. Col senno di poi non recrimino nulla perché il museo è stato un vero intrattenimento, sia per noi che per il bambino e sostanzialmente ci abbiamo speso ben 4 ore! Tuttavia, Egeskov è un luogo magico e sì, lo confermo, avrebbe meritato un’intera giornata dedicata solo alla visita del castello, del parco e dei musei. Avrei voluto saperlo prima con certezza per organizzarmi differentemente.

In ogni caso, il museo dei treni è una pacchia per bambini: giro in trenino nella riproduzione di una cittadina, veri vagoni visitabili, giochi interattivi ovunque, playground a tema treni, plastici comandabili e un’esposizione incredibile di modellini!

egeskov

Ma arriviamo a Egeskov. Il castello, a solo una mezz’oretta da Odense, è esattamente come quello che ti immagineresti in una fiaba. Roseo, con guglie verdi, circondato da un ampio fossato coi ponti levatoi, un bijoux! All’interno si possono visitare solo un paio di sale, ma queste sì che sono una gioia per gli occhi: sia la sala della caccia con armi, monili, conchiglie (e ahimè sì, anche trofei di caccia e pelli di animali) sembra un emporio che racconta la storia dell’umanità, mentre la sala con la casa di bambole così riccamente curata e dettagliata lascia a bocca aperta. Ma oltre al castello, il parco stesso è una meraviglia per gli occhi! Giardini all’inglese, labirinti, statue, ruscelli, cigni… credo sia uno dei posti più rilassanti e piacevoli in cui sia mai stata.

Avevamo letto, inoltre, dell’esposizione di vetture nei musei ma… OH MIO DIO! Esposizione? È una gigantesca, incredibile, impressionante collezione di qualsiasi tipo di automezzo!!! Dalle moto, appese al soffitto con fili trasparenti, agli aerei, dalle macchine di ogni foggia ed epoca, alla soffitta con biciclette e vetture antiche di ogni tipo, fino alla sbalorditiva collezione di veicoli di soccorso (pompieri soprattutto, ma anche ambulanze) Falck Museum. Ho dovuto trascinare fuori sia mio figlio che mio marito da questa Caverna di Alì Babà a tema motoristico, penso che ci avrebbero potuto passare dentro almeno altre due ore. Ma ci aspettava ancora la visita dei playground del parco che, non sto neanche a dirlo, sono pazzeschi. A parte tutti i giochi possibili, c’è un percorso avventura sugli alberi e ci sono dei materassoni gonfiabili giganti su cui saltare che sono un divertimento per grandi e piccoli.

Ecco perché Egeskov avrebbe meritato un’intera giornata, con tanto di picnic nel parco. Poco male, il museo al mattino e il castello al pomeriggio hanno contribuito a fare di questa una delle più belle giornate dell’intera vacanza, che non potevamo che concludere con una cenetta in centro a Odense e un po’ di risposo, visto che il giorno dopo ci aspettava una delle mete più attese: Billund!

Giorni 6-7: Billund

billund, legoland, danimarca

Non posso negare che parte della scelta di venire in Danimarca e di come organizzare l’itinerario derivasse dal desiderio di andare nel paradiso dei Lego. Da collezionisti amatoriali quali siamo, non vedevamo l’ora di spendere un paio di giorni fra i mattoncini. Al netto della trasferta da Odense a Billund, che è di circa 2 ore, qui sì sapevamo che ci sarebbero volute due giornate piene, una dedicata alla Lego House e una dedicata a Legoland. Cercare di comprimere tutto in una sola giornata non è assolutamente possibile.

La Lego House è stata quindi la protagonista della prima giornata. Su questo luogo si sa tutto: che è organizzata in zone, che si può giocare tantissimo, che ci sono le parti dedicate a Duplo per i più piccoli, e che al ristorante mini-chef ci si può far servire il cibo da dei robottini. Ma nessuno potrà mai descrivere pienamente lo stupore e la gioia negli occhi di un bambino trovandosi di fronte a questo immenso paradiso della creatività. Riuscire a fare tappa in tutte le zone è un’impresa a cui non prestarsi nemmeno, l’ideale invece è selezionare le migliori sulla base degli interessi e dell’età del bambino e poi… lasciarsi andare, divertirsi, farsi stupire e soprattutto… creare!  Un luogo magico, il cui ricordo ti resta davvero attaccato addosso.

Tuttavia, dopo ore e ore passate nell’edificio, c’era bisogno di una boccata di aria fresca e ci ha sorpreso trovare giochi per bambini, labirinti e scivoli integrati nell’arredo urbano, così normalmente tra una piazza e un ponte, vicino a negozi e bar. È come se in Danimarca fosse non solo totalmente accettato ma anche intrinsecamente parte del DNA essere circondati da bambini e lasciar loro la possibilità di esplorare e giocare in libertà (e assoluta sicurezza!) nello spazio che ti circonda.

Il nostro hotel, un’altra bellissima sorpresa. Si chiamava Refborg Hotel ed era a 5 minuti a piedi dalla Lego House. Non solo aveva uno shop molto carino di prodotti tipici, giochi per bambini sui pianerottoli e sale gioco dedicate, ma abbiamo mangiato la migliore cena di cucina tipica danese dell’intera vacanza. Carne tenerissima che si scioglieva al palato, sughetti gustosissimi, persino la pasta al ragù del menù bimbi era una bomba e ci ha permesso di rifocillarci adeguatamente!

Il giorno seguente è stato invece il turno di Legoland. Ecco, questo è un vero parco divertimenti tipo Gardaland, solo che a tema Lego: dai cinema, alle attrazioni tematiche. Con un bimbo di 2 anni e 3 mesi abbiamo dovuto fare molta selezione ma c’era comunque abbondanza di giochi adatti a lui: il trenino Duplo, la nuovissima zona Peppa Pig, il safari, la giostra degli aeroplanini e le barchette dei pirati, oltre a un’innumerevole serie di playground fantastici che punteggiano il parco. Ovviamente molti ristoranti in cui mangiare (e molte file), molti negozi in cui fare shopping (tra cui il Lego shop più grande che si possa immaginare), molta confusione e molti stimoli. Nel trado pomeriggio, saturi ma felici, ci siamo dati alla fuga anche perché ci aspettavano 3 ore di strada fino a Copenaghen, interrotte solo da una sosta pizza in un improbabile paesino sulla strada in cui probabilmente non avevano mai visto un turista prima.

Il bilancio dei due giorni a Billund è stato oltremodo positivo, siamo rimasti entusiasti dell’esperienza Lego e credo che includerla nel proprio itinerario sia un dovere per chi visita la Danimarca. Se poi si ha più tempo anche allungare verso altre zone e città come Aarhus, se non addirittura puntare a nord allo Skagen è sicuramente una buona idea.

Giorno 8: Copenaghen

zoo copenaghen

Dopo aver alloggiato allo Scandic Falkoner nel suo tipico format e averne apprezzato tanto il bar di sera che la colazione al mattino, avevamo un’ultima giornata da spenderci in città e abbiamo optato per un’esperienza di decompressione andando allo zoo. Ecco, se devo trovare una pecca, lo zoo mi è sembrato vecchio, con strutture e spazi non adeguati. Quando siamo arrivati alle gabbie delle scimmie mi si è stretto il cuore. Un certo sentimento di disperazione traspariva dai loro occhi troppo umani, mentre guardavano spaventate i bambini che bussavano incuranti sulle pareti. Per fortuna altre parti come quelle degli elefanti e dei felini, ampie e accoglienti, risollevavano la situazione, ma l’esperienza mi ha lasciato l’amaro in bocca diversamente da quanto aveva fatto la visita ad altri zoo, come quello di Barcellona. Per fortuna che queste considerazioni non sono ancora proprie di un bambino così piccolo, perciò mio figlio della visita allo zoo si ricorda solo dei panda, della teca dei pipistrelli e… della colonia di formiche!

La Danimarca è davvero un paese a misura di bambini?

Con questa visita si è concluso il nostro viaggio. Così, una volta restituita la macchina e saliti sull’aereo, abbiamo iniziato a digerire quanto vissuto e a porci la domanda con cui ho iniziato questo diario. “Avremo esagerato nel pianificare un viaggio così tanto children-friendly?”

Ovvero, avremmo potuto bilanciare diversamente le attività incentrandole meno esclusivamente su attrazioni interessanti per nostro figlio Ripensandoci a mente fredda direi di no. Scegliere di adottare questa lente ci ha portato non solo a far vivere bellissime esperienze al nostro bimbo (e a noi di riflesso), ma anche a fare i conti con una cultura che mette davvero le esigenze delle famiglie e dei bambini al centro. Ne fa una società attenta alla dimensione sociale e proiettata al futuro, in cui investire sui bambini non implica solamente prendersene cura, ma anche fare uno sforzo per la loro emancipazione consapevole attraverso strumenti integrati nella realtà quotidiana.

Sarà perché sono pochi? Sarà perché sono ricchi? O questi sono solo alibi? Secondo me l’unica cosa che conta è che quando si trova qualcosa di valore come l’attenzione che i Danesi hanno per i bambini, la fiducia che hanno nel prossimo e il rispetto per “la cosa comune”, sia doveroso prenderne spunto e interrogarsi su come portarsi a casa qualcosa, che sia un insegnamento o una buona abitudine, da replicare nella propria società. Grazie Danimarca!

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