Danimarca… pezzo dopo pezzo
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Le tappe principali, che raggiungeremo con un’auto presa a noleggio dopo aver visitato la capitale, sono le seguenti: il castello di Frederiksborg a Hillerod, Roskilde, il castello di Egeskov, Odense e Billund (Legoland).
Non è un mistero che la Danimarca sia piuttosto costosa. Quindi, prima di partire, mettete in conto che non sarà un viaggio economico. Le possibilità di risparmiare qualcosa sull’alloggio (scegliendo ostelli o strutture di categoria inferiore) o sui pasti (si può andare nelle panetterie, nei fast food o nei supermercati) sono svariate. Però non risparmiate su tutto altrimenti non vi godrete il viaggio come meriterebbe!
PRIMO GIORNO: Copenaghen
Da quale momento si può definire iniziato un nuovo viaggio? Io non ho dubbi: dalla prima panetteria che si incontra usciti dalla stazione della metropolitana. “Due paste danesi (che qui chiamano viennesi) al cioccolato, per favore”. Una meraviglia di sfoglia, burro, cannella e cioccolato. Bene, che il viaggio in Danimarca abbia inizio!
Raggiungiamo Copenaghen tramite un volo Ryanair in partenza da Bergamo alle 6.35. Lo spostamento verso il centro città è davvero un gioco da ragazzi grazie ai percorsi facilmente segnalati. Si può scegliere tra il treno e la metro ma noi optiamo per la seconda (sia la linea 1 che la 2 portano in centro). Il costo del biglietto è di 36 DKK (3 zone) ma potete valutare anche un comodo ticket giornaliero (City Pass a 80 DKK) utilizzabile per 24 ore su tutti i mezzi pubblici.
Il nostro hotel a Copenaghen è il CPH Living Hotel (costo per camera per notte circa 1.100 DKK). Si tratta di una grande chiatta galleggiante con un’ampia finestra sul fiume. Slotsholmen e gli altri quartieri del centro cittadino sono proprio davanti ai nostri occhi. La location è formidabile e si può raggiungere il centro in 15-20 minuti a piedi o, molto più comodamente, in 5 minuti con una bicicletta a noleggio (150 DKK/ 20€ per tutto il giorno).
Il cielo è grigio ma non piove. Pronti, partenza… via! Iniziamo a visitare la città!
Eccoci subito sullo splendido canale di Nyhavn (la tipica immagine da cartolina della città), con i suoi edifici colorati affacciati sul canale, a cercare un tour in battello (ci sono un paio di compagnie e il costo è di 80 DKK). E’ un buon modo per farsi un’idea della città. Mentre la barca, bassa e tozza, scivola sull’acqua, davanti ai nostri occhi scorre Copenaghen con i suoi campanili curiosi, antiche navi, edifici in mattoni rossi, canali e strutture super moderne. Ricorda un po’ Amsterdam (ma non regge il confronto).
Dopo pranzo passeggiamo lungo lo Stroget, la via dello shopping cittadino: negozi di abiti firmati, ristoranti, un Lego Store e tanti oggetti di design. La zona è ben tenuta e vi sono anche alcuni angoli caratteristici. Pur essendo lunedì, la città brulica di vita. E basta poco per accorgersi di quanto sia bello il popolo danese. Hanno splendidi occhi azzurri e capelli biondissimi ad incorniciare i lineamenti fini del viso. Sembrano divinità vichinghe mentre pedalano fieri sulle loro biciclette che, spesso, sono pure dotate di un carrello in cui caricano indistintamente bambini e animali domestici. Meravigliosi e ultraterreni.
Avete presente la fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie? Varcare le soglie di Tivoli è la stessa cosa. Chiudi gli occhi e ti ritrovi in un sogno. Si, un sogno dove palazzi da mille e una notte vanno a braccetto con giostre di inizio ‘900, dove in laghetti infestati da pirati si riflettono le luci di centinaia di lanterne rosse, dove lo zucchero filato gira più veloce di una giostra di cavalli. Sembra di essere finiti chissà dove e invece siamo a Tivoli, il parco di divertimenti aperto nel 1843 nel cuore di Copenaghen.
Ci entriamo nel tardo pomeriggio, quando il cielo ha terminato di scaricare la pioggia. L’atmosfera serale è davvero fantastica. Il biglietto di ingresso costa 120 DKK e non da diritto praticamente a nulla perché tutte le giostre costano dai 25 ai 75 DKK.
SECONDO GIORNO: Copenaghen
“Ma dove vai bellezza in bicicletta? ” diceva una vecchia canzone. “A zonzo per Copenaghen”, risponderei io. E grazie per “bellezza”! Oggi ci mescoliamo tra i danesi, patiti delle due ruote. Ok, non essendo biondi siamo poco credibili. Però lasciatemelo credere.
Iniziamo la visita da Slotsholmen con i suoi palazzi, la biblioteca (sia la vecchia sezione che la nuova chiamata “Diamante Nero”) e il giardino dove un pover uomo sta raschiando le alghe dal fondo della fontana.
Continuiamo passando accanto al Palazzo della Borsa (con la sua guglia attorcigliata) e arrivando ad Amalienborg, il palazzo dove abita la regina. Ne approfittiamo per gossippare alle sue spalle, scoprendo la sua storia e quella della sua discendenza. Nel frattempo arriva mezzogiorno l’ora del cambio della guardia. Un gruppetto di soldati in divise curiose ed improbabili sfila davanti a noi. C’è una calca incredibile, eccessiva per lo spettacolo che, in fondo, è piuttosto noioso.
Poco oltre, la grande cupola della Marmorkirken ci invita ad entrare (ingresso gratuito). L’interno è austero e pieno di marmi.
Rieccoci in strada. Risaliamo lungo il porto andando verso nord. La folla all’orizzonte ci conferma che ci stiamo avvicinando alla Sirenetta, il simbolo di Copenaghen. Ok, concordo sul fatto che sia deludente. Ma allora perché si fanno tutti un selfie con lei (me incluso)?
Il giro di Copenaghen in bicicletta prosegue con lo splendido e verdissimo Kastellet (ingresso gratuito). Sembra di essere in campagna (c’è pure un mulino) ma, in realtà, siamo in una fortezza.
Il nostro stomaco ora reclama il pranzo: un panino con un ottimo salmone! Recuperate le energie, raggiungiamo il Rosenborg Slot, un romantico castello del 1600 circondato da bei giardini pubblici. Ci mettiamo in coda per visitare l’ingresso (all’esterno si può accedere gratuitamente) ma la pioggia e i tempi di attesa ci scoraggiano. Anche se è leggermente fuori rispetto al centro, vale assolutamente la pena di visitarlo. Se poi ci capitate in una bella giornata, godetevi un po’ di relax nel parco (Kongens Have).
Un po’ defilato rispetto al resto della città ed esattamente dall’altro lato rispetto a dove ci trovavamo, ecco Cristiania. A dispetto del nome, si tratta di un quartiere indipendente dove la comunità è autogestita e dove vengono liberamente vendute le droghe leggere. Il quartiere è un mix di colori, vegetazione selvaggia degrado e villaggio caraibico. L’odore della marijuana qui pizzica le narici. Meglio allontanarci se vogliamo rientrare in albergo sulle nostre biciclette!
Dato che è ancora piuttosto presto, decidiamo di visitare un museo. Gli altri chiudono alle 17 quindi puntiamo verso il NY Carlsberg Museum (ticket 95 DKK). Che delusione! All’interno ci sono diverse sezioni con reperti delle civiltà mediterranee e qualche quadro dell’800. Non ne rimaniamo particolarmente impressionati. Per fortuna che, essendo martedì, il biglietto è gratuito (lo abbiamo scoperto sul momento).
La sera riprendiamo le biciclette e andiamo al Papiroeen, un vecchio capannone recuperato dove, all’interno, si trovano numerosi street food. Peccato che le cucine chiudono alle 21 (i bar invece rimangono aperti ancora per un po’)!
TERZO GIORNO: Hillerod, Roskilde e Soro
Aspettative altissime per la prima tappa fuori Copenaghen. Avevo letto che il Castello di Frederiksborg a Hillerod era uno dei più belli d’Europa (ingresso 75 DKK). “Ooooh! Esagerati!”, mi sono detto. Poi, ritirata la macchina a noleggio, in 40 minuti arrivi davanti a questo immenso castello di mattoni rossi e guglie in rame e rimani a bocca aperta. Le torri, i laghetti che circondano il castello, i giardini barocchi perfettamente disegnati (ad essi si accede gratuitamente). A me viene subito un formicolio. Di quelli che mi capitano raramente quando mi trovo in un luogo perfetto e immortale.
Non che gli interni siano da meno: mobili, stucchi e dipinti riempiono le belle sale. Ma gli ambienti più belli sono la cappella, carichissima di angioletti paffuti e dorati, e la Sala delle Udienze dal soffitto sontuoso. Come si fa a concepire tanta magnificenza?
Nel primo pomeriggio ci spostiamo a Roskilde (viaggio in auto 45 min) dove, una cinquantina di anni fa, sono state riportate alla luce cinque navi vichinghe del XI secolo ora custodite in un apposito museo (130 DKK). La cosa più curiosa è dove le hanno recuperate: direttamente dal fondo del mare! Il porto nei pressi del museo è molto operoso. Ci sono ricostruzioni di barche vichinghe che portano a spasso i turisti, cantieri navali “vecchio stile” e numerose attività per i bambini. La visita è interessante ma, a mio avviso, non così imperdibile. Ad ogni modo, avvisto due barchette in legno incustodite e, in una vasca d’acqua, insceno subito una battaglia navale!
A Roskilde si trova anche la famosa Cattedrale. Pare sia la chiesa più bella di tutta la Danimarca (vi sono sepolti decine e decine di reali) ed è pure nelle liste dell’UNESCO. L’ingresso è a pagamento (60 DKK) ma non ci colpisce particolarmente. Sicuramente è bella ma noi italiani siamo abituati bene ed abbiamo altri parametri.
Altri 45 minuti di viaggio ci separano da Soro, la cittadina in cui trascorreremo la notte. Abbiamo deciso di fermarci qui in quanto si trova lungo la strada che raggiunge l’isola di Fyn, la nostra meta di domani. L’hotel Cromwell Soro è decisamente caro (circa 1.500 DKK per camera per notte) e deludente. A cena, inoltre, non fiata alcun commensale e siamo a disagio.
Quando da piccolo non facevo il bravo, la mamma mi diceva: “ti mando in collegio”. Se mi avesse mandato al collegio di Soro, una sonnolenta e spentissima cittadina danese “famosa” per la sua accademia per giovani rampolli, avrei probabilmente rigato dritto senza batter ciglio. Ci sono alcune casette carine e un lago ma… che posticino triste e desolante!
QUARTO GIORNO: Egeskov, Odense e Kolding
Il capriccioso tempo danese oggi da sfoggio del suo lato peggiore. Una pioggerella insistente, infatti, torna spesso a rinfrescarci le idee. Armati di mantelline impermeabili, dopo circa un’ora di viaggio in auto che ci porta sull’isola di Fyn attraversando il Storebæltsbroen (spettacolare ponte lungo 18 km con pedaggio di ben 240 DKK ad auto), eccoci varcare le soglie del Castello di Egeskov (220 DKK). Ma non si tratta “solo” di un castello.
L’attrazione principale è il bellissimo palazzo della metà del ‘500 scenograficamente costruito su un laghetto, che conserva ancora all’interno l’arredo e gli allestimenti originali. Non è ricco come quello di Hillerod di ieri ma è molto interessante. Nelle soffitte è stato pure allestito un museo del giocattolo.
Come se questo già non fosse sufficiente per venire fin qui, il parco attorno al castello è pieno di attrazioni per tutta la famiglia: l’immensa esposizione di veicoli d’epoca (inclusi aerei, camper e mezzi di soccorso) per la gioia dei papà, un piccolo museo di ricchi abiti nobiliari per le mamme e un’infinità di giochi per i bambini (alcuni tanto belli che ho rimpianto di non avere più 10 anni). Ad un certo punto non abbiamo più resistito e ci siamo arrampicati anche noi a 15 metri dal suolo dove, tramite ponti traballanti, abbiamo attraversato un boschetto.
Ci sarebbe da restarci per tutta la giornata ma noi abbiamo altre mete in programma così, nel primo pomeriggio, ripartiamo per Odense (viaggio 30 minuti).
C’erano una volta la Sirenetta, il brutto anatroccolo, il soldatino di piombo, la piccola fiammiferaia e molti altri. No, non sto dando i numeri né facendo un frullato di fiabe. Tutti questi personaggi sono nati dalla penna di Hans Christian Andersen, uno degli scrittori danesi più amati. Chi non ha mai sentito raccontare le sue fiabe da bambino?
Siamo ad Odense, la sua città natale. Tra le antiche casette basse e colorate, i vicoli acciottolati e all’ombra del duomo del XIV secolo (con esposto lo scheletro di san Canuto dai discutibili trascorsi), si trovano molti riferimenti allo scrittore e qualche monumento a lui dedicato. Altrettanto monumentale la merenda di Giorgio. Andersen potrebbe scriverci una nuova fiaba (speriamo dal lieto fine).
Il centro di Odense è purtroppo deturpato da un grande cantiere che lo divide in due zone (stanno ridisegnando la viabilità) ma vale comunque la pena di dedicare un paio di ore alla visita della cittadina. La Lonely Planet parla addirittura di un paio di giorni ma a me pare decisamente troppo (a meno che non decidiate di visitare i parchi tematici per bambini dei dintorni).
La sera mi calo perfettamente nei panni di un borghese di inizio XX secolo in villeggiatura estiva lungo le tranquille acque del fiordo di Kolding (nello Jutland). L’hotel, anzi il palazzo in cui pernottiamo stanotte, è lo splendido Koldingfjord (circa 1.600 DKK per una junior suite per notte). All’esterno è un elegante edificio di inizio ‘900 mentre all’interno è un mix di design e antichità. Splendido e rilassante.
Abbiamo però riscontrato che cenare negli hotel danesi è piuttosto limitativo (il menù ha spesso solo 5 portate) oltre ad essere molto costoso. Ne approfittiamo quindi per andare alla scoperta di Kolding, una cittadina poco distante e collocata all’estremità del fiordo. Sono tutto gasato per essere riuscito a convincere Gio ad accompagnarmi a fare due passi. Per di più il posto è molto carino e, dopo la desolazione di ieri sera, è bello vedere movimento (seppur pacato) lungo le strade.
Ceniamo in un “all you can eat” giapponese (spesa circa 35€ a testa) che, pur essendo decisamente poco tipico, è una valida alternativa per chi non magia carne (nei ristoranti si fa fatica a trovare piatti di pesce o vegetariani).
Dopo cena risaliamo la collina del castello, un interessante esempio di recupero moderno, ed ammiriamo il panorama dall’alto. Il cielo la sera è luminoso e la luce del tramonto dipinge di rosa e viola le nuvole che, finalmente, hanno perso quell’aria minacciosa che assumono durante il giorno.
QUINTO GIORNO: Billund (Legoland)
Il sogno di un bambino (danese) è andare a… Legoland! Dalle bocche aperte e dagli occhi luccicanti, qualcosa mi dice che anche gli adulti non vedono l’ora di entrare in questo fantastico parco divertimenti dove tutto è costruito con i famosi mattoncini.
Il parco si trova a Billund (viaggio 40 minuti da Kolding), nei pressi dell’aeroporto e di un paio di hotel. Noi soggiorniamo al Propellen (1.350 DKK per camera per notte), un grande hotel che dista proprio 400 metri dall’ingresso di Legoland (ticket 379 DKK).
Stamattina il sole splende sopra Miniland, la sezione più famosa del parco, dove milioni di mattoncini colorati ricreano città del nord Europa. È una meraviglia! Ci sono barche che attraversano vere chiuse, trenini con sistemi sofisticati, cittadine vere e proprie, una vegetazione perfetta e luoghi famosi. Saltelliamo tutti emozionati da un angolo all’altro. Già questo vale l’ingresso!
Essendo in Danimarca, dopo il sole ecco arrivare un bel diluvio. Indossiamo di nuovo le nostre mantelle mentre saliamo sulle varie attrazioni, sempre in stile lego. Ci sono vichinghi, pirati, ninja, egizi, cowboy, esploratori polari, mondi sommersi (con tanto di acquario) e molto altro.
Nessuno da queste parti pare temere la pioggia. Ne sono quasi indifferenti. I bambini si divertono un mondo (mantenendo un certo impeccabile contegno), i genitori sono tranquilli e tutti salgono sulle attrazioni in cui ci si può bagnare ulteriormente. E questo con 16 gradi. Non oso immaginare quale sarebbe stato il livello di autocontrollo delle mamme italiane in tali condizioni!
Dopo esserci asciugati nella camera dell’hotel e dopo aver fatto un tuffo in piscina, avevamo davanti ancora tutta la serata. Non avevo voglia di chiudermi in camera l’ultima sera del viaggio. E così riesco a convincere quell’anima pia di Giorgio a portarmi a Jelling, un minuscolo villaggio a circa 20 minuti di auto da Billund carico però di storia.
Oltre ad una vecchia chiesa, due grandi tumuli sepolcrali e un paio di massi scolpiti circa 1000 anni fa con motivi celtici e cristiani non c’è molto. Ma su queste pietre (molto belle per la verità) è inciso un pezzo di storia danese: il battesimo di una nazione alla religione cattolica voluto da Aroldo Denteazzurro nel X secolo. Questo “Denteazzurro” in inglese si traduce con Bluetooth. Vi dice niente? Il sistema, che mette in comunicazione dispositivi diversi, deve infatti il suo nome al sovrano che riuscì, tramite la religione, a unire i vari territori scandinavi. Curioso, non è vero?
SESTO GIORNO: rientro in Italia
Questa mattina si conclude il nostro viaggio in Danimarca. Ci alziamo presto e, riconsegnata l’auto all’aeroporto di Billund, attendiamo pazienti il nostro volo per l’Italia.
Se questa nazione fosse una scatola di costruzioni, proprio come i Lego, ci metterei:
- il tempo capriccioso che non scompone nessuno (se non i turisti)
- i castelli da fiaba del XVI secolo (sono la cosa che mi è piaciuta maggiormente)
- i costi esorbitanti della vita (dopo un po’ meglio non farci più caso)
- la tranquillità della campagna che non contrasta molto con il silenzio ovattato delle città
- il gusto per il design che si respira non solo negli hotel o ristoranti ma un po’ ovunque
- la bellezza del popolo danese
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