Tra cultura, natura e fiaba alla scoperta del Centro Italia in autunno: queste due località sono il perfetto concentrato di bellezze italiane

Al confine tra Lazio e Umbria, alla scoperta di Orvieto, Bolsena e di Sant’Angelo, il paese delle fiab
Scritto da: pamy no
tra cultura, natura e fiaba alla scoperta del centro italia in autunno: queste due località sono il perfetto concentrato di bellezze italiane

Alle volte si è alla ricerca di chissà quale luogo da visitare quando,  invece, ci sono posti a poche ore di auto per i quali vale proprio la pena organizzare un viaggio, in alcuni casi per la loro storia, in altri per la loro nostalgica atmosfera. Nel mio caso, nonostante abiti a Roma da diversi anni,  non avevo ancora visitato né Orvieto né il Lago di Bolsena e, per fortuna, ho rimediato in un fine settimana di Novembre.

Sabato 18 novembre 2023, giorno 1

Approfittando delle belle giornate a nostra disposizione, nonostante l’Autunno inoltrato, io e mio marito decidiamo di trascorrere un paio di giorni tra cultura, natura e una piccola chicca al ritorno verso casa. Il sabato mattina partiamo presto per non perdere ore preziose da dedicare alle nostre visite. Puntiamo subito verso Orvieto e alle ore 9 siamo già arrivati. Lasciamo la macchina in un grande parcheggio gratuito ai piedi di Orvieto, precisamente ad Orvieto Scalo e prendiamo la funicolare che ci porta nella parte alta del paese. I biglietti si possono acquistare direttamente al bar che si trova nel parcheggio, al costo di  1,30 euro a tratta, quindi 5,20 euro per due persone (andata e ritorno).

Non avendo idea di quanto tempo avremmo passato qui, abbiamo preferito pagare il costo della funicolare piuttosto che lasciare l’auto nei parcheggi a pagamento che si trovano in centro, ma nel caso si decida di dedicare poche ore alla visita del paese, è conveniente pagare il parcheggio a ore (1 euro la prima ora e 1,60 le successive). La funicolare porta vicinissimo al famoso pozzo di San Patrizio, ma  decidiamo di visitarlo al ritorno, preferiamo vedere il Duomo prima che arrivino gruppi di turisti.

Con lo stesso biglietto della funicolare si potrebbe prendere la navetta che conduce direttamente alla piazza del Duomo, scegliamo però di fare una passeggiata di 1 km. Dall’uscita della funicolare giriamo a sinistra e a pochi passi troviamo subito il primo punto di interesse, la fortezza di Albornoz, facciamo un giro veloce nei giardini, soprattutto per ammirare dall’alto la verde vallata. Ricominciamo a camminare verso il centro e la mia attenzione viene attirata dal Giardino di Via Postierla. Attraversiamo il cancello, non c’è nessuno e in effetti  niente di particolare, solo pace e tanti alberi. Ne approfitto per fare delle foto al bel “foliage” .

In meno di dieci minuti siamo davanti al monumento più famoso, il Duomo di Orvieto, con la sua forma gotica è definito da molti il duomo più bello d’Italia, soprattutto per il suo esterno, i bassorilievi, le guglie e i mosaici dorati che con la loro brillantezza ammireremo anche nel pomeriggio, da lontano, sulla strada che ci condurrà al lago di Bolsena. Di fronte al Duomo si trova l’ufficio informazioni dove è possibile richiedere una mappa della città e subito di fianco l’ufficio dove è possibile acquistare i biglietti per una visita guidata ai sotterranei di Orvieto. Dato che ci sono visite ad orari prestabiliti, prenotiamo per le ore 11. Nelle giornate di punta e di maggior afflusso è meglio informarsi prima sul sito www.orvietounderground.it , il costo del biglietto è di  8 Euro.

La visita ad Orvieto Underground dura circa un’ora.  Attraversiamo cavità e  gallerie che hanno visto il trascorrere di millenni, hanno conosciuto gli Etruschi, il Medioevo e sono state il riparo della popolazione durante la seconda guerra Mondiale (fortunatamente Orvieto si è salvata dai bombardamenti, perché è stato deciso di salvaguardare il suo patrimonio artistico). La conformazione del terreno, composto da rocce di tufo e pozzolana, ha favorito il lavoro dell’uomo , che è riuscito a scavare in profondità, creando queste grotte, in cui il microclima ha favorito attività come la produzione di olio in un rudimentale frantoio e la costruzione di pozzi dove raccogliere l’acqua. Come sempre davanti a queste opere ci si chiede come gli antichi, con i pochi mezzi a disposizione, siano riusciti a creare tutto ciò. Lungo il percorso ci si trova davanti anche a pareti ricoperte di buchi, cioè vecchie piccionaie utilizzate durante l’assedio da parte di Roma, per avere sempre a disposizione qualcosa di cui alimentarsi. Con lo stesso biglietto di Orvieto Underground si ha diritto ad uno sconto per entrare al pozzo delle Cave che si trova nella parte medioevale del paese. Ci dirigiamo verso questa zona, ma visto l’orario pensiamo di fermarci a mangiare in un dei ristoranti che troviamo sul nostro cammino.

La scelta del ristorante è stata casuale, ma ci è andata bene, a L’Oste del Re abbiamo avuto l’occasione di assaggiare piatti tipici del territorio, gli Umbricelli, un tipo di pasta condita in vari modi, noi abbiamo scelto il ragù bianco di cinta e lo Stracotto, uno spezzatino tenerissimo con patate. Per finire in bellezza abbiamo ordinato i tozzetti con vin santo e l’amaro Orvietano, composto da ben 25 erbe che facilitano la digestione e anche la nostra ripartenza.

Passeggiare per le vie medioevali è un vero piacere, ci sono tante indicazioni ed è impossibile perdersi, anche per me che ho il senso dell’orientamento pari a zero. Passiamo per piazza della Repubblica con la sua interessante torre dodecagonale, fino ad arrivare alla Chiesa di San Giovenale, luogo ideale di raccoglimento, con i suoi affreschi rovinati dal tempo, ma ben visibili sulle colonne e sulle pareti e con il suo pavimento risonante, che da una sensazione di solennità. Ritorniamo sui nostri passi per ritrovarci al punto di partenza Piazza Cahen. Qui si trova il famosissimo Pozzo di San Patrizio  con i suoi 248 scalini da scendere (e da risalire!) e i suoi circa 60 metri di profondità. Mi siedo un attimo fuori dalla biglietteria a pensare, vado o non vado? Riuscirà il mio fisico poco allenato a non farmi crollare su uno scalino senza fiato? Decido di andare, è un peccato perdere certe occasioni, più che altro per l’unicità dell’esperienza. Paghiamo i 5 Euro a testa del biglietto  e scendiamo i gradini, fortunatamente bassi, fino a raggiungere l’acqua con le immancabili monetine gettate dai turisti. Io sto già pensando  alla risalita e mi dimentico di esprimere un desiderio!

Credevo di trovare molta più umidità all’interno, invece ho persino sentito caldo. Tra la discesa e la risalita il tutto sarà durato una ventina di minuti.

È giunto il momento di riprendere la funicolare che ci riporta alla macchina. La strada che abbiamo percorso per arrivare al Lago di Bolsena è sicuramente uno dei momenti da ricordare del nostro breve viaggio. Dapprima la vista di Orvieto dall’alto, con il timpano del Duomo che spiccava illuminato dal sole, poi il tramonto sopra il lago. Abbiamo trovato il posto giusto dove fermarci ad ammirare lo spettacolo dei colori riflessi sul lago, che merita davvero una serie di scatti. Arriviamo nel nostro agriturismo La Fraschetta situato leggermente a nord rispetto a Bolsena. Il posto è tranquillo, immerso nella natura e con un gatto rosso “miagoloso” pronto ad accoglierci. Per la sera abbiamo prenotato un ristorante in riva al lago consigliatoci da amici, il ristorante Da Giggetto a Gradoli. La specialità  è naturalmente il pesce, soprattutto di lago. Noi abbiamo provato la tartare di trota e del meno conosciuto coregone, servita con deliziose salsine, i moscardini e la spigola. Torniamo al nostro agriturismo per un sonno riposante, la mattina seguente abbiamo in programma una bella passeggiata sul lungolago.

Domenica 19 novembre 2023, giorno 2

Per rigenerarsi dalla settimana lavorativa, le passeggiate lungo i corsi d’acqua, sul lungomare o come in questo caso sul lungolago sono veramente l’ideale. Ci spostiamo di pochi km dal nostro alloggio e arriviamo al centro di Bolsena. Lasciamo la macchina e dopo una breve passeggiata ci troviamo davanti le nuvole bianche che si specchiano sull’acqua, una barchina con un paio di pescatori,  gli uccelli che si tuffano alla ricerca della loro preda. Gli alberi intorno stanno perdendo sempre di più le proprie foglie ingiallite e noi respiriamo l’arietta fresca e piacevole di questa mattinata.

Riprendiamo la macchina per dirigersi verso Sant’Angelo di Roccalvecce. Sono incuriosita dal nome che gli hanno attribuito, il paese delle fiabe. Sant’Angelo è un borgo isolato, con pochi abitanti e per non farlo diventare un paese fantasma è stato trasformato in un libro di fiabe a cielo aperto: le facciate delle case sono state dipinte da artiste che hanno dato sfogo alla creatività, riempendo di colore quello che stava diventando sempre più grigio.

Al sabato e alla domenica non è consentito, giustamente, entrare nel paese con la macchina, i muri dipinti, che sono diventati tutti set fotografici, verrebbero oscurati. Il paese è molto frequentato da famiglie con bambini, la sua notorietà è cresciuta grazie ai social e speriamo che questo sia uno spunto per risollevare anche altre realtà cadute nell’abbandono. Da Alice nel paese delle meraviglie alla Carica dei 101, passando per altre storie, torniamo per un attimo anche noi bambini, ma è arrivato il momento di tornare a casa.

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