Tour in Norvegia
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Era un Viaggio Nel Cassetto già da qualche anno, da quando una splendida estate in Danimarca (vedi racconto http://turistipercaso.it/danimarca/14314/danimarca-e-un-po-di-svezia-fly-drive-hostel.html ) e poi una puntata ottobrina a Stoccolma ci avevano fatto innamorare del Nord Europa. Ci avevano frenato il costo della vita in Norvegia, più che doppio rispetto all’Italia, e dover rinunciare al mare. A posteriori possiamo dire che i costi restano alti per la nostra media, ma si riesce a gestirli con un’oculata pianificazione e alcune scelte strategiche; per il mare.. beh, abbiamo visto dei paesaggi così straordinari, che davvero non ne abbiamo sentito la mancanza!
QUANDO, COME E DOVE ANDARE
Pianificare, pianificare e ancora pianificare. Ecco la parola d’ordine per chi vuole andare in Norvegia. Potrebbe sembrare un peso, perché indubbiamente il bello della vacanza è la libertà di scegliere cosa fare e dove andare.. ma ci ha permesso di risparmiare un sacco di soldi riuscendo a vedere davvero moltissimo della Norvegia.
Volevamo vedere assolutamente Bergen e la zona dei fiordi, e poi le Lofoten, di cui avevamo letto meraviglie sia sulle riviste che su TPC. D’altronde, preventivando una spesa più alta del solito volevamo riuscire a sfruttare il più possibile le ns 2 settimane in Norvegia. Per ottimizzare il giro, abbiamo fatto alcune scelte:
1) Abbiamo rinunciato a vedere Capo Nord, che non ci ha mai affascinato granché, e Stavanger e al suo Preikestolen, davvero troppo fuori strada.
2) Abbiamo scelto di girare con l’auto: altri TPC hanno preferito i mezzi pubblici, sicuramente ben più affidabili e comodi di quelli nostrani, ma ci pareva che la Norvegia andasse vista per i suoi paesaggi, e un mezzo proprio in questo dà una libertà eccezionale. Dopo amplissima comparazione di prezzi, abbiamo scelto i meno cari a parità di condizioni: Avis per la zona dei fiordi (one-way), e Sixt (tramite il sito web della Norwegian) per le Lofoten. Attenzione, alcune compagnie non servono tutte le città, poche lasciano fare il one-way e spesso l’orario degli uffici è molto ridotto (chiusi nel wknd, solo 10-16 in settimana). Il noleggio auto ci è costato in tutto (benzina compresa, che costa come da noi) ben 330 euro a testa: è quindi moooolto più caro che nel resto d’Europa, ma è una scelta che rifaremmo assolutamente. Essendo più alto il noleggio, è più alta anche la somma che viene bloccata sulla carta di credito a garanzia del noleggio; tenetene conto, soprattutto se come noi ne noleggiate due, perché la carta non viene sbloccata subito e potrebbe essere inutilizzabile per la seconda auto.
3) Abbiamo preso un volo di linea KLM Torino-Amsterdam-Bergen, anziché il classico Ryanair Bergamo-Oslo: a febbraio, ci è costato A/R 185 euro bagaglio compreso, meno del solo volo Ryanair (…e senza considerare il viaggio da Torino a Bergamo). Verificate sempre anche le compagnie di bandiera, talvolta hanno delle buone offerte.. e poi ovviamente acquistate i biglietti per tempo, soprattutto se volate nei periodi più richiesti.
4) Abbiamo raggiunto le Lofoten, che sono ben oltre il Circolo polare, a 700 km da Trondheim, con un volo interno su Bodo, la città più vicina sulla terraferma. Qs. volo è costato di più di quello internazionale (a febbraio, con Norwegian + SAS, 235 euro a testa, in tutto per le tre tratte Trondheim-Bodo, Bodo-Oslo e Oslo-Bergen), ma un’ora di viaggio ci ha portato a destinazione, permettendoci di sfruttare appieno i giorni che avevamo a disposizione. Senza contare il meraviglioso panorama della costa dal finestrino!
5) Ci siamo regalati un piccolo assaggio del mitico postale Hurtigruten, facendo la tratta Alesund- Trondheim con il solo passaggio ponte. E’ vero che ci è costata 124 euro a testa per 1 giorno e 1 notte di viaggio, ma abbiamo risparmiato un pernottamento (..dormendo molto spartanamente sui divanetti del salone della nave), e poi questa tratta verso nord fa una deviazione fino in fondo al Geiragenfjord e ritorno, in pratica una mini-crociera in uno dei fiordi più belli.
Quanto al periodo, ci sarebbe davvero piaciuto vedere il sole di mezzanotte, pertanto la scelta era già molto vincolata: il sole di mezzanotte infatti si vede tra metà giugno e metà luglio, poi più si sale a nord e più intenso è il fenomeno. Noi siamo partiti gli ultimi giorni di giugno, confidando anche nel fatto che dovrebbe essere il periodo meno freddo e meno piovoso (non più asciutto: meno piovoso. C’è differenza).
In conclusione, il nostro viaggio sarebbe iniziato e finito a Bergen: da Bergen ad Alesund in auto, toccando nell’ordine l’Hardangerfjord, il Sognefjord, il Nordfjord e il Geiragenfjord e percorrendo la mitica Trollstigen (Scala dei Troll). Da Alesund avremmo poi preso la nave fino a Trondheim. Da qui un volo interno ci avrebbe portato a Bodo, da dove avremmo traghettato con l’auto alle Lofoten. Restituita l’auto dopo alcuni giorni sulle isole, con un volo interno saremmo andati ad Oslo, e da lì a Bergen per il rientro. A posteriori, siamo molto soddisfatti del ns giro, tant’è che lo rifaremmo pressoché uguale! Una nota per la valutazione del percorso: attenzione a non sottostimare le distanze! Tutto sembra vicino, ma in realtà la Norvegia è lunga più di 2500 km, non esistono autostrade e i continui saliscendi fanno sì che la velocità media sia spesso ben sotto i 60 km/h, più che ai 70 del limite. A ciò va poi sommato… il tempo da dedicare alle soste per le foto! Vi assicuriamo che è davvero tanto.
COME MANGIARE E DOVE DORMIRE
Queste due voci potenzialmente possono raddoppiare la spesa di un viaggio in Norvegia: una doppia in un albergo due stelle può costare dai 130 ai 170 euro a notte, a seconda di quanto turistica è la località, e un piatto unico di carne o pesce, accompagnato da una birra media, si aggira intorno ai 50 euro. D’altronde, la birra media costa la cifra stratosferica di 10-12 euro. L’unico cibo a buon mercato in Norvegia sono gli hot dog: i baracchini si trovano ovunque, anche le stazioni di servizio li hanno (anzi, spesso hanno solo quello). Anche su questo fronte, perciò, abbiamo fatto delle scelte:
1) Dormire in ostello e nei bungalow dei campeggi. Gli ostelli del Nord Europa sono molto belli, ben organizzati, sempre puliti, hanno camere da 2-3-4 persone spesso con bagno (noi eravamo 3), hanno la cucina; li abbiamo già usati spesso, si prenotano su www.hihostels.com e in Norvegia per i soci c’è un ulteriore sconto del 10% (la tessera HI si fa online e costa solo 5 euro l’anno). I bungalow invece (si chiamano hytte – pron. “utte”- o in inglese cabin) sono le classiche casette in legno, dotate di letti a castello e angolo cottura; solo i più costosi hanno il bagno interno, sennò si usano i servizi comuni del camping. Si trovano facilmente tramite la mappa interattiva del bellissimo e ricchissimo sito web www.visitnorway.com (anche in italiano) oppure nei siti turistici delle diverse regioni norvegesi (reperibili tramite il sito nazionale), poi si contattano via email; per prenotare è sufficiente lasciare nome e numero di cellulare (…ebbene si, è sufficiente!). Bisogna di solito arrivare entro le 18 (dopo quell’ora, se c’è richiesta vengono assegnati ad altri). Sia per l’ostello che per le hytte conviene portarsi lenzuola (singole) e asciugamani, sennò vanno noleggiati; cuscino e piumino ci sono già.
2) Cucinare noi i pasti il più possibile. Siamo perciò partiti con una scorta di minestre e risotti liofilizzati, poco gourmet ma comodi e non ingombranti, un pacco di pasta e il classico set di olio-sale-zucchero-caffè-caffettiera. Il resto l’abbiamo acquistato giorno per giorno al supermarket (Rama 1000 i meno costosi). Nelle cucine degli ostelli e delle hytte abbiamo sempre trovato tutto l’occorrente (piatti, pentole, posate, detersivo per i piatti …e persino presine e strofinacci!). A pranzo ci siamo arrangiati con un paio di panini o un hot dog. Comprese quattro cene fuori, in tutto abbiamo speso 450 euro a testa.
3) Prenotare i pernottamenti lungo il ns. percorso. Questo ha significato aver già chiare le tappe, cosa sicuramente molto vincolante.. ma ci ha permesso di non doverci preoccupare ogni sera di cercare un posto da qualche parte, magari dopo aver già guidato tutto il giorno, e soprattutto, prenotando in anticipo, poter scegliere sempre le sistemazioni meno costose. Senza contare che la prima metà di luglio è l’equivalente norvegese del ns. Ferragosto, cioè altissima stagione e molte sistemazioni difatti erano poi al completo. Per Bergen, Trondheim e Oslo abbiamo dovuto ripiegare su una camera in hotel: erano tappe in cui non avremmo avuto l’auto, e sia gli ostelli che i camping erano troppo fuori dal centro. In tutto, per i pernottamenti abbiamo speso 470 euro a testa (36 a notte).
IL VIAGGIO… 27/06/2012, mercoledì – Bergen
Sveglia prima dell’alba, il volo per Amsterdam (un Alitalia in codesharing con KLM) parte alle 6.45 e quindi per una volta ci concediamo il lusso di un taxi. Dopo un’ora e mezza siamo nell’immenso hub di Schipol, dove dobbiamo aspettare un paio d’ore la coincidenza per Bergen… ma tra negozi, bar, aree wifi e un’immensa fiumana di variopinta umanità, il tempo vola, e siamo già sul volo KLM per Bergen. Anzi, si vede già la costa con mille e mille isolette.. qualcuno le avrà mai contate tutte? Finito il viaggio, possiamo rispondere: si, i norvegesi così metodici e precisi le hanno di sicuro contate, mappate e descritte tutte!
Alle 13.50 con Precisione Scandinava siamo a Bergen. Recuperato il bagaglio saliamo sul Flybussen, il bus che per 100 NOK ci porta in città. Per la gioia di A a bordo c’è persino il wifi gratuito. Scendiamo al mercato del pesce, il ns hotel è lì vicino. C’è un’incredibile giornata limpidissima e soleggiata, e si sta bene in maglietta..non ce lo aspettavamo! La limpidezza del cielo sarà una costante in tutta la Norvegia, e non finiremo mai di stupirci, noi poveri padani, di che colore possa avere, e di che foto meravigliose si possano fare.
Il Basic Hotel Victoria è a 3 minuti a piedi dal mercato del pesce; abbiamo una tripla per soli (soli) 183 euro senza colazione. Ed era il meno caro del centro città (prenotato a febbraio su booking). La camera è bella, ma caldissima: qua non è previsto di dover spalancare le finestre, c’è un maledetto meccanismo che blocca il vasistas. A Oslo il penultimo giorno scopriremo il trucco per sbloccarlo. Il bagno è minuscolo, ma in camera c’è il bollitore per farsi il tè (portatevi qualche bustina).
Mollati i bagagli, siamo già in giro; prima destinazione il celeberrimo mercato del pesce! Uno spettacolo per gli occhi e per il palato: cataste di gamberetti, chele di granchio giganti, aragoste, salmone e altri pesci mai visti finora, il tutto acquistabile e mangiabile subito perché i banchi hanno la griglia per cuocere, o fanno i panini. E i venditori sono ragazzi di tutta Europa, che vengono a lavorare a Bergen per la stagione estiva: il trucco è avere un venditore per ciascuna delle lingue parlate dai turisti, in modo che nessuno se ne vada a mani vuote.. Compriamo un delizioso panino ai gamberetti e salmone e ci sediamo ai tavoli a mangiare.. ora si che ci sentiamo in vacanza!
Gironzoliamo in lungo e in largo lungo i moli e nel centro, c’è un sacco di gente, molti italiani, e d’altronde si vedono ben due navi da crociera attraccate al porto. Bergen ci sembra molto raccolta, graziosissima con i magazzini in legno colorato del Bryggen lungo il molo e un castelluccio in fondo. Dalla piazza si vede il belvedere della funicolare, in alto sulla collina. Torniamo al mercato del pesce e prendiamo dei panini da mangiare per cena, sono solo le 17 ma il mercato sta chiudendo, ora o mai più! Nel frattempo L vede un baracchino che prepara gli hamburger di alce e di renna: bisogna assaggiarli (…lo chiamano Vorax mica per niente!) Il venditore di hamburger.. è italiano. Seguendo le vie pedonali del centro, andiamo fino alla fontana, così grande che sembra un lago; molto belli i giardini lì accanto. Al sole fa davvero caldo, i norvegesi sono seminudi e paonazzi, si vede che non sono abituati a queste temperature.
Dopo una doccia e un riposino, verso le 21.30 saliamo con la funicolare sulla collina alle spalle della città. Ci siamo solo noi e due ragazzi che poi scenderanno di corsa, facendo jogging (il percorso è molto gettonato dai locali); a giudicare dalle transenne fuori della stazione, però, di giorno la funicolare dev’essere presa d’assalto dai croceristi. Ci godiamo la vista man mano che si sale, fino al belvedere in cima: che spettacolo! (..come dice sempre la ns. amica B.) La città vecchia è ai nostri piedi, e ci sono un sacco di barche ancora in mare, è così chiaro.. ma sono già le 22.00! Mangiamo il panino più panoramico di tutto il viaggio, e poi scendiamo per berci una birra al molo, in un pub che ha i tavoli all’aperto; noi ci sistemiamo sotto le lampade riscaldanti.. domani sera ci portiamo la giacca! Alle 23.40 stravolti di stanchezza decidiamo per la nanna.. e c’è ancora luce! C’è solo un lieve accenno di crepuscolo, nulla di più. Chissà come sarà più a nord, dove c’è il sole di mezzanotte. Comunque indispensabili le mascherine per dormire, le tende il più delle volte non sono affatto oscuranti.
28/06/2012, giovedì – Da Bergen all’Hardangerfjord
Oggi sveglia con calma. Innanzitutto il meteo: sole! Poi si va a cercare qualcosa per colazione.. e dove, se non al mercato del pesce? E cosa, se non un panino ai gamberetti? Troppo deliziosi per volere qualcosa d’altro.. A stomaco pieno, decidiamo per una visita alla casa-museo della Lega Anseatica, al porto: è la casa di un mercante del 1600, ancora splendidamente arredata, nei cui magazzini si stipavano i merluzzi essiccati che arrivavano dal nord e che i mercanti di Bergen esportavano in tutta Europa, accumulando fortune incredibili. Molto interessante davvero, e così curiosi i letti-armadio, chiusi, d’inverno per il freddo e d’estate per la luce.
Andiamo fino al Teatro nazionale, poi nel quartiere alla sinistra del molo; per pranzo un ultimo panino ai gamberetti? No, dobbiamo assolutamente assaggiare le chele di granchio gigante! Ne prendiamo due, insieme a due spiedini di pesce.. delizioso! Il ragazzo italiano che ci serve ci dice che è molto richiesto e per questo non lo esportano, se lo mangiano tutto in Norvegia! Verso l’una andiamo a prendere l’auto che abbiamo noleggiato, l’ufficio della Avis è poco oltre la fontana-lago. Sbrigate le pratiche, prendiamo possesso di una Micra bianca, ripassiamo in albergo a prendere i bagagli e.. si parte davvero! Attiviamo il navigatore (fondamentale.. ma come facevamo senza, fino a qualche anno fa??) e ci dirigiamo verso l’Hardangerfjord, e più precisamente Ulvik, dove pernotteremo.
Lungo il percorso ci fermiamo per una foto alla ns. prima cascata.. a rivederla ora, nelle foto, era davvero poca cosa. Gli ultimi giorni di viaggio, ormai sopraffatti da centinaia di cascate, fotografavamo solo più quelle con un salto d’acqua di almeno 150 m, uno sfondo di nuvole colorate e un effetto arcobaleno delle gocce.. ma che emozione la prima! La strada è bella e scorrevole, anche perché con i limiti di velocità sono ferocissimi: velox ovunque e multe super-salate. Incontriamo ben tre postazioni telepass per il pedaggio: non ci si deve fermare, ogni auto noleggiata ha un telepass e l’addebito viene fatto direttamente sulla carta di credito usata per il noleggio. Qualora passi un’auto senza telepass, la targa viene fotografata; si può pagare presso gli equivalenti dei ns. Punti Blu, oppure arriva il bollettino a casa, senza alcuna sovrattassa. Il percorso si snoda lungo il fiordo: l’acqua è così calma e profonda che ci pare impossibile sia acqua marina, ci ricorda molto di più i ns. laghi alpini, come il lago di Como. Solo i gabbiani ci ricordano dove siamo. Ci fermiamo per una spesa veloce; visto che ce l’hanno, per colazione ci sentiamo costretti a prendere la Nutella. Ma non sarà una confezione troppo grande? Noooo.
Ci fermiamo a vedere una cascata non molto alta ma bellissima, perché il getto si stacca dalla parete, e con il sentiero ci si passa dietro.. che figata! Verso Ulvik, la strada si infila nell’ennesimo tunnel (si dice che se l’Everest fosse in Norvegia, ci sarebbe già un tunnel che l’attraversa e una strada che raggiunge la cima) e.. sorpresa: a metà del tunnel c’è una rotonda! Nel tunnel! Mai visto nulla di simile.. Hanno fatto uno svincolo sotterraneo per collegare il tunnel ad un nuovo ponte in costruzione sul fiordo lì accanto; si uscirà direttamente sulla rampa del ponte.
Arriviamo a Ulvik verso le 18; ci abbiamo messo quasi un’ora in più del previsto. Troviamo subito il ns Ulvikfjord Camping & Pensionat, dove abbiamo prenotato una hytte. La pensione è una grande vecchia casa bianca di legno, e dall’altra parte della strada, proprio sulla riva del fiordo, ci sono una decina di hytte. Ce ne danno una molto grande, senza bagno, che ci costa 65 euro in tutto. Un’altra hytta è occupata da una coppia olandese, poi ci siamo noi e basta. Fantastico. Che salto rispetto al carnaio turistico di Bergen! Doccia bollente nei bagni stra-super-pulitissimi, e poi ci facciamo il primo risotto di una lunga serie: ai funghi, ci sembra il più adatto a qs location! Mangiamo fuori su un tavolo in legno, ma volendo in tutti i camping c’è sempre un locale al coperto dove mangiare e cucinare, con piastre e microonde, pensato per chi è in tenda (qualcuno c’è). Dopo cena passeggiata fino alla riva del fiordo, dove vediamo un immenso campo incolto completamente viola di lupini selvatici, e poi andiamo in centro (..se così si può chiamare) per vedere se c’è un pub che trasmetta la partita Italia-Germania degli Europei.. troviamo un hotel che ospita al bar un’allegra brigata di convegnisti (ma chi avrà mai pensato di organizzare un convegno a… Ulvik??!!??), c’è un televisore e ci aggreghiamo. Con signorilità non infieriamo sui due tedeschi del gruppo, e gioiamo compostamente. Very nordic.
29/06/2012, venerdi – Dall’Hardangerfjord al Sognefjord
Dopo aver mezzo svuotato il barattolo della Nutella, siamo pronti per riprendere la strada. Oggi abbiamo come destinazione il Sognefjord, e più precisamente Flåm (pron. Flom), a circa 100 km. Lasciamo Ulvik lungo la strada che porta a Voss, capitale norvegese degli sport invernali e di tutto quello che di sportivo estremo può venire in mente. La passiamo senza fermarci, noi pratichiamo un solo sport olimpico, la Pennichella sul Divano. Facciamo una deviazione verso il punto panoramico dell’Hotel Stalheim, dal cui giardino c’è un panorama eccezionale sulla valle. Entrate tranquillamente, sono abituati all’andirivieni di turisti, e il panorama completo si vede solo da lì. La strada che scende a valle è la prima di una lunga serie di stradine con pendenza >16% che incontreremo… brrr! Anche qui cascate e cascatelle in ogni dove.. la Norvegia gronda letteralmente acqua! A proposito di cascate, ci fermiamo a vederne una lungo la strada per Flåm, la Tvindefossen. Questa si che comincia ad essere alta! Mentre siamo lì, arrivano 5 o sei pullman di croceristi, con tanto di guida con la bandierina. Che bello essere liberi di andare a zonzo come si vuole..
Quasi a Flåm, facciamo una deviazione per Undredal, un paesino sul fiordo famoso per.. le capre. Qua ci sono più capre che abitanti, e fanno un formaggio molto rinomato. Ne compriamo un pezzo al negozietto del paese: decisamente buono. E anche il paesino è davvero grazioso: quattro case dai giardini fioriti, una chiesetta (in restauro: la maledizione di A, in assenza di cattedrali si scarica sulle chiesette in legno), il molo del traghetto (
), un camping (che in realtà è solo un praticello di 10 mq accanto all’ufficio postale; c’è persino una tenda!) e poi… una statua in bronzo di una capra! Quando si dice essere riconoscenti.
Si mette a piovere e riprendiamo la via per Flåm, dove arriviamo 15 km di tunnel dopo. Mai visti dei tunnel così numerosi e così lunghi come in Norvegia. Flåm è famosa perché ospita una delle due stazioni della Flåmsbana, un trenino alpino che dal fiordo sale fino ad Aurdal, a più di 1000 m, dove incrocia la ferrovia Oslo-Bergen, con pendenze fortissime per un treno che non è a cremagliera. A inizio secolo era un nodo ferroviario importantissimo, perché era la via più breve tra Oslo e il Sognefjord; oggi è una delle mete più frequentate della Norvegia, anche perché fa parte del circuito , un pacchetto turistico che in giornata, da Bergen o da Oslo, porta lungo un itinerario ad anello in cui si prende la Flåmsbana, il battello sul fiordo e un bus sulla strada panoramica che porta al fiordo. Lo stesso percorso, o solo parte di esso, si può tranquillamente fare per proprio conto.
Arriviamo alle 12.00, abbiamo prenotato una camera nell’ostello perché le hytte del campeggio erano già tutte prenotate (…a febbraio!); molto ampia ma un po’ buia, ha un angolo cottura ed è senza bagno; una notte ci costa 90 euro. Tutto il campeggio è molto bello e ben tenuto, i bagni nuovissimi, a 5 minuti a piedi dal centro (..se così si può dire). Lasciamo i bagagli e andiamo a piedi alla stazione, che è anche il molo, per fare i biglietti della ferrovia (carissimi: A/R ben 47 euro a testa!). Per fortuna siamo venuti per tempo, la prima corsa con posti disponibili è alle 17.00.. ma ci va bene così, tanto dormiamo qui e non abbiamo fretta. Ormeggiata al molo c’è una delle navi da crociera che avevamo visto a Bergen.
Facciamo un giro nel megastore dei gadgets norvegesi (dal maglione, al troll nella boccia di vetro con la neve…e in tutta la Norvegia, tutti i negozi vendono le stesse identiche cose… ci sarà un fornitore unico??), mangiamo un hot dog, facciamo la spesa per cena e poi in attesa del giro in treno decidiamo di tornare a prendere la macchina e salire fino al punto panoramico dello Stegastein, da cui si dovrebbe vedere tutto il fiordo. In 20 minuti siamo su; la strada è splendida, e ci sono due punti panoramici, uno più basso ma più bello, l’altro più alto, con una balconata sospesa nel vuoto abbastanza spaventevole.. L dà un’occhiata fugace e dichiara che senz’altro preferisce quello basso.
Per le 16.00 siamo in stazione, e ne approfittiamo per visitare il museo della Flåmsbana, è gratuito. Molto interessante: ci sono oggetti, fotografie e filmati non solo della costruzione della ferrovia, ma anche della vita in queste valli nell’Ottocento. Arriva il treno: i vagoni d’epoca, con interno in legno, sono molto graziosi, e c’è un monitor che illustra in 4 lingue il percorso e i principali punti d’interesse. Il percorso si snoda lungo la valle, sempre più in alto e sempre più ripido, l’ultimo tratto in tre gallerie (scavate a mano, come quasi tutte quelle sul percorso) che si avvitano l’una sull’altra. Ci sono alcune stazioni intermedie, più una fermata “turistica” accanto ad una bella cascata. Ad Aurdal pioviggina e fa freddissimo, la pioggia sembra persino un po’ gelata.. d’altronde siamo a 1000 m. Arriva il treno da Oslo, ovviamente con Precisione Scandinava. Chi deve cambiare scende, gli altri stanno a bordo e dopo qualche minuto si riparte per tornare giù. L’esperienza ci è piaciuta molto, bei panorami e poi …guardare dal finestrino di un treno lo abbiamo sempre trovato molto rilassante!
Per cena decidiamo per un altro risotto, il ns angolo cottura non ha un mestolo adatto ad una zuppa. Insieme ad una insalata e ad un po’ del formaggio di capra di Undredal, siamo soddisfatti.. e anche un bel po’ cotti dai km e dai dislivelli! Battiamo tutti i record, e complice una pioggerella fine fine, prima delle 22 siamo già a nanna.
30/06/2012, sabato – Dal Sognefjord al Nordfjord
Il cielo è coperto.. purtroppo oggi non promette granchè.. ma a posteriori possiamo dire che.. in Norvegia non si può mai dire! Durante il viaggio è capitato spesso di avere brutto tempo per qualche ora, di solito la mattina, e poi di nuovo il sole all’improvviso.
Ci svegliamo prestino, perché dobbiamo prendere un traghetto alle 9.00 da Gudvangen, a 20 km da qui.. abbiamo già il biglietto (si prenota e paga online sul sito web della compagnia di navigazione, si trovano facilmente su www.visitnorway.com) perché essendo sabato ed essendo l’unico traghetto di tutta la giornata, temevamo di restare a terra, cosa che avrebbe scompigliato tutti i nostri programmi, abbastanza stretti, visto che non ci sarebbero state alternative via terra. Verso le 8.45 siamo a Gudvangen, e purtroppo piove deciso. Il traghetto è già pronto, saliamo e ci sistemiamo in una specie di veranda coperta sul ponte.. ottimo, si vede il panorama, ma siamo riparati.. oggi fa decisamente freddo. La pioggia purtroppo ci accompagnerà a tratti per tutto il percorso da Gudvangen a Kaupanger (2 h e 20 di viaggio); il primo tratto, nel braccio laterale del fiordo, è forse il percorso via nave più bello che abbiamo fatto, più ancora del Geirangenfjord, che pure è patrimonio UNESCO.. in effetti è inserito nel , dove si traghetta per l’appunto da Flåm a Gudvangen. Il maltempo ci ha fatto un po’ penare per non bagnare la lente dell’obiettivo, ma ha accresciuto il fascino di questi luoghi: le nuvole a mezza costa, l’acqua nera, i prati verdissimi e le due coste così vicine che nel punto più stretto il fiordo è largo solo 200 m. Quando sbuchiamo nel fiordo principale, il panorama perde d’interesse; unica eccezione, facciamo uno scalo per far scendere un’auto (il traghetto non attracca nemmeno, resta solo fermo contro il molo a forza di motori) in un paesino di 3 case, non collegato via terra in alcun modo, che scopriamo gestire una delle proprietà forestali più grandi della Norvegia, con migliaia di ettari di boschi. In effetti al molo ci sono enormi cataste di legna, e quel fantastico profumo di legno umido ci resterà nel naso per molte ore.
A Kaupanger sbarchiamo e ci dirigiamo su, verso la montagna: il ns percorso oggi gira attorno ad un grande massiccio montuoso, il parco nazionale Jostedalsbreen, dove si trovano ben 60 diversi ghiacciai. Da uno di questi tagliarono i blocchi di ghiaccio per fare il podio delle Olimpiadi invernali di Lillehammer. Dopo l’ennesimo tunnel, si sbuca lungo un bacino d’acqua; non capiamo bene se sia un fiordo o un lago, poi con la cartina in mano scopriamo che anche qs è un braccio laterale del Sognefjord. Facciamo una deviazione fino al primo paesino, dove ci fermiamo qualche minuto sul molo.. non c’è quasi nessuno, i gabbiani gridano e l’acqua immobile riflette le nuvole basse. Che paesaggi incredibili stiamo vedendo!
Riprende a piovere, e risaliamo in auto. Arriviamo nei pressi di due ghiacciai, che sono relativamente vicini alla strada; ne vogliamo assolutamente vedere uno! Seguendo le indicazioni per il Supphellebreen deviamo in una valle laterale, la strada corre in mezzo ai prati e dopo un po’ diventa sterrata, ma molto bella.. proseguiamo fiduciosi per qualche km, poi complice la pioggia ci scoraggiamo e torniamo indietro. Pochi km oltre sulla strada principale vediamo l’indicazione per il secondo ghiacciaio, il Boyabreen: ritentiamo! Stavolta ci va bene, poche centinaia di metri e si arriva al parcheggio di un caffè-ristorante.. e il Boyabreen è proprio lì! Poco più in alto si vede una maestosa lingua di ghiaccio azzurrissimo, che sporge sopra un laghetto. Che emozione, che colori.. che pioggia! Solo io affronto il maltempo e arrivo fino in riva al laghetto, ma dopo un po’ il freddo e l’umido mi riportano alla macchina.. accendiamo il riscaldamento??
Peccato questo tempaccio (sarà l’unico giorno davvero brutto di tutto il viaggio), perché ci sono un sacco di strade che si avvicinano ai ghiacciai di questa zona, e davvero meriterebbe fare qualche puntata più in alto.
Ci fermiamo lungo la strada a mangiare in un self-service con annesso negozio di souvenir (..sempre gli stessi, anche qua), poi riprendiamo la via in discesa verso il Nordfjord, che costeggiamo passando da Utvik e Olden, dove finalmente spunta un po’ di sole. A Loen, visto che è relativamente presto e il tempo invoglia, deviamo di nuovo verso una vallata laterale, lungo il lago Lovatnet. La stradina è graziosissima e a parte qualche ciclista non c’è nessuno, gli scorci del lago con le solite mille cascate sono meravigliosi, e in alto occhieggia un altro ghiacciaio. Arriviamo fino in fondo al lago, dove nella prima metà del novecento si susseguirono ben tre disastrose frane; le ondate di piena distrussero le fattorie della zona facendo molti morti, e scagliarono il battello del servizio postale a ben 400 m di distanza.
Verso le 17.30 siamo a Stryn, dove abbiamo prenotato una hytte in campeggio. La città, lungo il corso di un fiume che si butta nel fiordo, è di discrete dimensioni… ci sono addirittura tre supermercati! Spesa per cena, poi andiamo a recuperare la chiave della ns casetta. Ce ne danno una di categoria superiore a quella prenotata: è nuovissima, ha il bagno interno, una cameretta con i letti a castello e un soggiorno con TV e angolo cottura, il tutto arredato IKEA.. sembra di essere in un catalogo! Ci costa 98 euro. Visto che stasera il mestolo c’è, e anche tenuto conto del freddo e dell’umido che abbiamo patito oggi: zuppa di legumi!
Dopo cena partiamo fiduciosi alla ricerca di un pub per una birra… una cittadina così grande, di sabato sera pullulerà di gente.. Nessuno. Deserto. Tutto chiuso. Ma cosa fanno i norvegesi di sabato sera?? Non l’abbiamo capito. Alla fine troviamo un pub, ci siamo solo noi e due signore… ma non sottilizziamo. Ad un certo punto arriva un gruppo di una decina di ragazzi, capiamo che è un addio al celibato dalle magliette che indossano, con la foto del futuro sposo! Restiamo colpiti da due cose: innanzitutto, il barista si fa mostrare la carta d’identità di tutti quanti prima di farli entrare (scopriremo che in Norvegia chi serve alcolici può essere considerato corresponsabile dei reati provocati dall’ubriaco), e poi i ragazzi sono arrivati tutti insieme, con un pulmino a noleggio con autista che li riporterà a casa alla fine della serata, senza problemi per la guida.
01/07/2012, domenica – Dal Nordfjord ad Andalsnes
Oggi il tempo sembra mettere al bello.. la ns destinazione finale stasera è Andalsnes, la cittadina ai piedi della Trollstigen. A posteriori, possiamo dire che i panorami di qs giornata sono di sicuro i più belli di tutto il viaggio.
Lasciata Stryn iniziamo a salire lungo la vallata dello Strynefjellet; ci fermiamo a vedere una cascata che proprio accanto alla strada romba fragorosamente: ci sono un paio di balconate metalliche proprio sopra l’acqua, la cascata è più in basso e mulina tra le rocce. Davvero impressionante la potenza che sprigiona. In cima, poco prima di imboccare il lungo tunnel che ci farà passare nella vallata accanto, facciamo qualche foto, il panorama che si vede dall’alto è strepitoso. Passato il tunnel, sbuchiamo …nel Mondo di Narnia: ghiaccio ovunque! Siamo a 1500 m, su un altopiano tra il Nordfjord e il Geiragenfjord costellato di laghi ghiacciati dove le acque stanno appena cominciando il disgelo. Le montagne incombenti, il cielo grigio e una pioggerellina sottile sottile ci ricordano che siamo al Nord, quello con la maiuscola. Mentre scattiamo qualche foto a lato di un bivio (..il ns primo cartello !), assistiamo ad una scena che diventerà il ns aneddoto preferito sulla Precisione Scandinava: due autobus di linea, una proveniente da una vallata e l’altro dall’altra, arrivano contemporaneamente per fare una coincidenza che permette ai viaggiatori di cambiare linea. In due minuti un paio di persone e relativo bagaglio trasborda, e i bus riprendono la loro strada. Fantastico. E quindi tecnicamente è possibile arrivare in orario. Bisogna che qualcuno lo dica, a Moretti e a Trenitalia.
Al bivio noi prendiamo a sinistra, verso il Flydalsjuvet e Geiranger. La strada si snoda in quota, lungo una moltitudine di laghi ghiacciati, muri di neve e cascatelle d’acqua, mentre il sole pian piano si scopre: gli scorci lungo il percorso sono sempre più spettacolari. Ci fermiamo ripetutamente a fare foto.. non vorremmo più andare via!
Pian piano le nevi fanno spazio ai prati, e arriviamo alla fine dell’altopiano: davanti a noi si apre la vista della valle del Geiragenfjord.. meravigliosa! C’è anche un punto panoramico, e le foto si sprecano. Davanti a Geiragen sono ormeggiate due navi da crociera; sono così piccole.. si capisce quanto è imponente il fiordo. Scendiamo fino al paese, ma non ci fermiamo; d’altronde non c’è nulla, se non negozi di souvenir per i croceristi, che vengono fatti sbarcare apposta.. Imbocchiamo la Ornevegen (Strada delle Aquile) che in una decina di tornanti strettissimi sale lungo una delle pareti del fiordo. Anche qui c’è un’area di sosta con un meraviglioso punto panoramico, da cui lo sguardo spazia sul fiordo. Vediamo la strada che abbiamo sceso provenendo dall’altipiano, e il fiordo che tra due giorni percorreremo con il postale Hurtigruten. Bellissimo davvero.
Ma oggi ci aspetta ancora una meraviglia norvegese: la Trollstigen, o Scala dei Troll, un’altra strada eccezionale. Proseguiamo fino ad Eidsdal, dove prendiamo un traghettino che in 10 min ci porta sull’altra sponda del fiordo, a Linge (non serve prenotare, ce n’è uno ogni 20 min). Dopo Valldal, dove ci fermiamo per uno spuntino veloce, la strada si snoda lungo una bella valle ricca di coltivazioni di fragole; le piante sono in fiore, visto il clima la raccolta qui inizia a metà luglio. Ci fermiamo a dare uno sguardo alle gole dello Gudbrandsjuvet, un punto in cui il torrente si inabissa in una gola molto stretta, visitabile da una serie di passerelle metalliche panoramiche.. ma dopo la cascata di stamattina sopra Stryn, ci sembra un po’ una trappola per turisti ordita dal proprietario del bar lì accanto. La strada sale ancora, lungo un altro altipiano che ricorda molto quello di stamattina. Anche qui le foto si sprecano, complice anche un ponticello di legno sopra un laghetto di acque di disgelo azzurrisssssssimo! Alla fine ci siamo: ecco la Trollstigen. O meglio, immaginiamo sia qui, perché c’è un immenso parcheggio con decine e decine di pullman, un centro visitatori, un grande bar, le toilettes.. si, siamo arrivati. Il sentiero pedonale passa oltre il centro visite e la vista si apre verso la vallata, in cui scende la famosa strada.. da un primo belvedere (a sbalzo sul vuoto!) si vede un assaggio, ma è dal secondo belvedere che la Trollstigen dà il meglio di sé: undici tornanti ripidissimi e due cascate spumeggianti, a scendere verso un immenso fondovalle. Si, la Trollstigen si merita assolutamente la fama che ha! Restiamo più di mezz’ora a fare foto (L decisamente non ne vuole sapere dei due belvedere a sbalzo.. in effetti gli inserti di rete metallica nel pavimento se li potevano risparmiare) e a scommettere se gli autobus che salgono e scendono si incastreranno oppure no sul ponte, che è l’unica strettoia del percorso, peraltro molto bello e appena riasfaltato. Poi è proprio ora di ripartire.
Una mezz’oretta dopo siamo ad Andalsnes, dove abbiamo prenotato la ns solita hytte, all’omonimo campeggio. E’ molto grande e ben tenuto, pieno di camper di pensionati olandesi, forse c’è un raduno. E al bar della reception c’è la tv! Stasera c’è la finale degli Europei, e i maschietti erano un po’ in ansia. La ns hytte è in mezzo ad un prato verde; non ha bagno, e ha un arredo anni 60 da film, ma battiamo tutti i record: solo 61 euro! Mentre ceniamo, ne approfittiamo per fare un bucato (ci sono sempre sia lavatrici che asciugatrici, in un’ora e mezza si fa tutto), poi è già ora di salire sugli spalti. Da cui scendiamo mogi mogi due ore dopo, compatiti da un arzillo vecchietto norvegese che chissà perché tifava Spagna (il resto del pubblico, una ventina di over 65 olandesi, ci è parso neutrale).
02/07/2012, lunedì – Da Andalsnes ad Alesund
Oggi abbiamo una tappa di trasferimento: dobbiamo riconsegnare l’auto ad Alesund entro le 14.30, quindi per una volta ce la prendiamo comoda. La strada serpeggia lungo il fiordo; tutte le strade in Norvegia serpeggiano lungo i fiordi.. e dato che a volte sono profondi anche 20 o 30 km, la cosa può essere un po’ snervante, e suscitare qualche commento in stile Ingegner Cane (“ma lo vogliamo fare, un ponte, qua?!”)…di certo il panorama ne esce intatto, e il necessario Approccio Zen Alla Strada Norvegese ne viene rafforzato.
Verso le 12.00 siamo già nella periferia di Alesund. Approfittiamo della disponibilità dell’auto per salire al punto panoramico sulla collina, da cui si ammira tutta la città (e dove vengono scattate le foto che si vedono in tutti i cataloghi turistici). In alternativa, si può salire a piedi dal centro, ma sono più di 170 gradini. Il panorama è davvero splendido, e c’è anche una bella giornata di sole. Meno male, perché quassù tira un vento che taglia in due! Lo sguardo spazia in ogni direzione, e restiamo stupiti dalla moltitudine di isole e isolette che si vedono in ogni dove.. è ben difficile capire se si tratta di fiordi, di bracci di mare, di penisole o di isole!
Oltrepassiamo il centro città e arriviamo sulla punta estrema della penisola, dove c’è l’acquario. Dicono sia molto bello; noi ci siamo accontentati del panorama della costa e di una passeggiata su una spiaggetta lì vicino. Torniamo in centro e andiamo all’ostello, centralissimo, dove lasciamo i bagagli (la reception tra le 11 e le 16 è chiusa), e poi riconsegniamo all’ufficio AVIS la ns beneamata automobilina, fedele compagna lungo i 900 km fatti in qs 5 giorni. Passeggiando nelle belle vie del centro, visitiamo la cattedrale e iniziamo con un assaggio di architetture Art Nouveau: Alesund è completamente bruciata (come quasi tutte le grandi città norvegesi, che erano costruite in massima parte in legno) negli anni 20 del ‘900, e fu ricostruita in muratura secondo lo stile di moda in quegli anni, da un gruppo di architetti tedeschi. L’uniformità di stile del centro città è eccezionale, e davvero Alesund merita una sosta.
Mangiamo un hot dog al porto, da dove domattina ci imbarcheremo sul postale, e poi torniamo in centro a visitare il museo civico, che ospita un appartamento e una farmacia originali dell’epoca, ancora completamente arredati in stile Art Nouveau, e una sezione interattiva molto ben fatta (in inglese, tedesco o norvegese) sulla storia della città e l’incendio. Alle 16 siamo in ostello; anche qs è una costruzione Art Nouveau, in origine probabilmente il convitto di una scuola, e la sala comune, a doppia altezza, è tutta decorata con affreschi in stile. La ns camera è da sei, molto spaziosa e con bagno; ci costa 134 euro ma le lenzuola e la colazione sono comprese, e poi rispetto ai prezzi medi in città è cmq conveniente (ci sono pochi hotel, e molto molto cari). Ci prepariamo una bella spaghettata nella splendida cucina del seminterrato, insieme a un gruppo di simpatiche signore coreane, e poi dopo cena facciamo ancora un giro in centro; lungo la via pedonale si susseguono un sacco di palazzi Art Nouveau, uno più bello dell’altro. In giro non c’è nessuno, le navi da crociera sono partite. Beviamo una birra in un bar-ristorante, e poi con una luce da pomeriggio (siamo sempre più a nord) alle 23 andiamo a nanna.
03/07/2012, martedì – Il Geiragenfjord
Oggi sveglia presto, alle 9.30 partiamo il postale e …dobbiamo assolutamente fare colazione! Affettati, formaggi, aringhe, yogurt, marmellate, frutta, diversi tipi di pane… c’è persino il salmone affumicato! Mangiamo di tutto di più, è tutto così buono.. e poi così risparmiamo sul pasto in nave.
Lasciamo l’ostello, compriamo due panini al volo in una panetteria vicino al molo e ci imbarchiamo. La ns nave è la Lofoten, la più vecchia della flotta (su www.hurtigruten.com potete consultare orari, percorsi, prezzi e descrizioni delle navi, e scegliere così in quale giorno imbarcarvi in funzione della nave e delle sue caratteristiche); piccolina e fascinosa, ci piace, anche se ahimè non ha la jacuzzi sul ponte come una di quelle più nuove e più grandi. Ci sarebbe piaciuto un tuffo navigando nel fiordo. Scendiamo alla reception per fare il biglietto, è una card elettronica da tenere sempre con sé, che si usa anche per scendere e risalire se la nave fa delle tappe in porto. Il tragitto fino a Trondheim, dove arriveremo domattina alle 8.00, ci costa 124 euro a testa.
C’è molta gente a bordo che fa un tragitto lungo, hanno la cabina e stanno tutti facendo colazione al ristorante. Noi lasciamo i bagagli in un salone e corriamo ad accaparrarci una sdraio sul ponte.. ma tutti hanno avuto la stessa idea, e ne recuperiamo solo una, che useremo a turno. Per fortuna i gavoni dei salvagenti sono comodissimi. Il postale imbocca il Geiragenfjord, il primo tatto è grazioso ma in qs giorni abbiamo visto di meglio.. sappiatelo, la Norvegia alza la soglia del senso di stupore per i panorami in maniera incredibile! Ne approfittiamo per rilassarci, prendere il sole (è una giornata splendida, per fortuna) e goderci il fatto che finalmente oggi ci facciamo scarrozzare: ci voleva… il giro dei fiordi è stato splendido, ma impegnativo.
Alle 13.00 siamo a Geiragen, proprio ai piedi della Ornevegen che avevamo percorso due giorni fa: molto bello vedere la strada dal basso, con i pullman piccoli piccoli che salgono! Il tragitto nel tratto più stretto del fiordo è stato molto bello, un sacco di scorci, cascate, prati verdi. Mentre siamo ancorati, molti passeggeri trasbordano su un battellino che è venuto a prenderli, il postale è troppo grande, non può attraccare al molo. Ci sono ben altre 3 navi di grandi dimensioni nell’ultimo tratto di fiordo, e purtroppo tutte eruttano gas di scarico, che in alcuni punti forma una nebbiolina a mezza altezza davvero triste. Dato che tanti sono scesi, finalmente abbiamo una sdraio a testa.. e ci scappa il pisolino! Facciamo la conoscenza di due coppie di ragazzi italiani che stanno facendo l’intera crociera fino a Capo Nord; sono i primi italiani che incontriamo, dopo Bergen, e li rivedremo a Bodo mentre aspettiamo di imbarcarci per le Lofoten.
Il pomeriggio scorre via tranquillo, leggendo un libro e godendosi pigramente il paesaggio; alle 18.00 siamo di nuovo ad Alesund, da cui ripartiamo dopo 45’. Comincia a fare freschino.. anzi, fa proprio decisamente freddo! Ci ritiriamo nel salone, dove difendiamo i divanetti che abbiamo adocchiato per dormire (che ne sono pochi di lunghezza sufficiente). Alle 21.00 la nave sembra svuotarsi, d’altronde l’età media è alta, si cena presto e perciò saranno tutti già andati a dormire.
Alle 23.30 il sole è ancora abbastanza alto sull’orizzonte, c’è un tramonto rosso dietro le nuvole. Inforchiamo le mascherine, stacchiamo il cavo del televisore a parete (.. lo riattaccheremo domani, dai.. chi vuoi che se accorga?) e indossando una doppia felpa e coprendoci con le giacche (perché sui traghetti c’è sempre una stramaledetta aria condizionata fortissima??) siamo pronti per la nanna.
04/07/2012, mercoledì – Trondheim
Dopo una pre-sveglia alle 5.00 causa aspirapolvere, per le 7.00 siamo in piedi, si vede già Trondheim sulla costa. Un lavaggio sommario, una tazza di caffè con fetta di torta al bar e ancora un po’ rintronati siamo pronti a sbarcare. L ovviamente ha dormito benissimo, lui potrebbe dormire anche in piedi o dentro un armadio.. io comincio a pensare che certe cose ormai me le posso permettere più raramente di una volta.
Stasera dormiremo in hotel, abbiamo trovato una tripla con colazione a soli 131 euro; il ns. P-Hotel Brattora, appena inaugurato, è accanto alla stazione ferroviaria. Fatichiamo un po’ a capire dove passare, tutta l’area portuale è oggetto di grandi lavori di riqualificazione e ci sono cantieri ovunque. In più, fa caldo, caldissimo! Sono nemmeno le 9.00 e ci sono già 22 o 23 gradi! Arriviamo all’hotel stravolti, siamo troppo vestiti per qs clima. Ovviamente la ns camera non è ancora pronta; noi ci alleggeriamo, lasciamo i bagagli e ci incamminiamo verso il centro, che è subito al di là del ponte. Il centro storico della città è in pratica un’isola, intorno a cui corre un porto-canale da una parte, e un fiume dall’altra. Lungo il canale ci sono una serie di bellissimi magazzini in legno colorato, di 4-5 piani, che in origine erano usati per stoccare le merci (ogni commerciante aveva un piano); ora molti sono stati riadattati ad appartamenti. In 15 minuti il centro si attraversa tutto, le distanze sono ridotte. Vediamo innanzitutto la cattedrale, si entra a pagamento ma è davvero molto bella; gotica, di una pietra grigia molto strana per noi, decoratissima esternamente e slanciatissima all’interno. Ci piace molto. Dalla cattedrale arriviamo al lungofiume e lo costeggiamo fino al ponte vecchio, in legno, molto grazioso, che porta ad un bellissimo quartiere di vecchie case in legno colorato. Passeggiamo in lungo e in largo, poi ci fermiamo al mercato del pesce, dove vendono anche molte pietanze cotte da portar via: prendiamo un assortimento di polpette di pesce, che in Norvegia sono molto comuni, e dei gamberi, e ce li mangiamo sui gradini del porto. La stanchezza e anche un po’ qs caldo umido che non ci aspettavamo si fanno sentire: torniamo in hotel e ci godiamo una super-doccia e un mega-riposino in un letto comodissimo.. sarà il confronto con i divanetti del postale?!
Verso le 18.00 torniamo in centro per cercare un posto dove cenare, magari nel quartiere antico oltre il ponte, che ci è piaciuto molto. Vediamo un locale particolare, che è sia un antiquario che un pub, e ci beviamo una birra in pieno relax; poi scegliamo una taverna che ci ispira, ospitata in una vecchia stazione di posta, dove finalmente assaggiamo la cucina locale: merluzzo in umido per me, spezzatino di renna per L e zuppa di pesce per A; tutti molto buoni. Dopo un’ultima passeggiata lungo il fiume-canale, andiamo a nanna.
05/07/2012, giovedì – Da Trondheim alle Lofoten
Stamattina facciamo il grande balzo verso nord: alle 10.35 abbiamo un volo (Norwegian, 82 euro a testa con 1 bagaglio) che in un’oretta ci porterà a Bodo, davanti alle Lofoten.
Fatta colazione (viene lasciata in un sacchettino davanti alla porta, si può portar via oppure scendere a consumarla nel salone, dove ci sono latte, caffè e tè) andiamo in stazione a prendere il Flybussen, che per 120 NOK c i porta in aeroporto. Il viaggio è più lungo di quello che pensavamo, l’aeroporto è a 40’ dalla città. Facciamo la carta d’imbarco ad unoo sportello automatico, che stampa anche il nastro identificativo per il bagaglio; qs poi si consegna al bag drop. Che organizzazione.
Alle 11.35 con Precisione Scandinava siamo a Bodo; il tempo è bello e ci siamo goduti un bel panorama della costa, arrivando. Ritiriamo la ns macchina alla Sixt, e in mezz’ora siamo già in strada. L’aeroporto è praticamente dentro la città, un km e mezzo e saremmo già al porto; dato che è presto facciamo una piccola deviazione oltre il Museo dell’Aviazione fino ad una graziosa chiesetta, che la guida dice essere l’unica cosa antica della città. In effetti Bodo durante la guerra è stata rasa al suolo dai tedeschi, e non ha nulla di caratteristico se non essere il porto dei traghetti per le Lofoten.
Il ns traghetto per Moskenes parte alle 15.00, abbiamo tempo di fare la spesa e di andare in piazza a mangiare uno spuntino (un sontuoso tramezzino …di gamberetti, ovviamente!); alle 14.30 siamo al porto. Meno male che abbiamo il biglietto prenotato! C’è un fiume di auto e camper senza fine, da Bodo il traghetto auto c’è 1 sola volta al giorno. Alla fine, concluso l’imbarco, le ultime roulotte della fila sono rimaste a terra. Al porto ritroviamo anche.. la ns. motonave Lofoten! Proprio lei!
Partiamo in perfetto orario (…ovvio) e passando in mezzo a centinaia di isolette ci allontaniamo man mano dalla costa; l’aria è eccezionalmente tersa e tutto sembra vicinissimo, ci sembra impossibile che ci vogliamo 4 ore per arrivare alle isole, che già si intravedono all’orizzonte.. ma è un’alterazione della percezione ottica: dopo due ore di navigazione ci sembra di essere sempre più o meno nello stesso punto.. una sensazione stranissima! In più, guardando lontano si vedono le sagome delle isole deformate, o addirittura si vedono sagome che poi avvicinandosi scompaiono: è l’effetto detto “Fata Morgana”, l’equivalente polare delle illusioni ottiche indotte dal caldo.
Mentre ci avviciniamo alle Lofoten, iniziamo a prendere confidenza con la sagoma frastagliatissima dei monti, coperti di neve; il tempo cambia rapidamente e inizia a piovigginare. L’acqua scura ma immobile è abbastanza inquietante. Ci avviciniamo al porto di Moskenes, all’estremità meridionale delle Lofoten: ecco le casette rosse sulle palafitte che avevamo visto in foto! E ci sono anche le rastrelliere per i merluzzi! Ci sembra di essere in un documentario di SuperQuark…
Sbarchiamo, stanotte dormiamo a pochi km da qui, ad Å, il paese più a sud dell’arcipelago, e anche il paese dal nome più corto di tutta la Norvegia! Sotto una pioggerellina leggera, siamo già arrivati. Cerchiamo l’ostello, non è granché indicato e lo troviamo per caso gironzolando in mezzo alle case rosse lungo una serie di bellissime passerelle in legno che permettono di passare da una riva all’altra. Ci sono altre persone alla reception, erano sul traghetto con noi. L’ostello ha sia dei letti in camerata, in una bella struttura sopra il museo della pesca, che delle camere da 2 e da 4, in una antica casa in legno. Noi ne abbiamo prenotato una da 4 per 68 euro, senza colazione. La casa è bellissima, tutta in legno bianco con i riquadri azzurri intorno alle finestre. C’è una grande cucina con due tavoli, un soggiorno con bovindo, una terrazza all’aperto (..ma piove..), quattro camere al primo piano e due nella mansarda. I bagni sono al piano.
Preparando cena (una zuppa; ci siamo scordati di controllare se c’è il mestolo, e dato che poi non c’è, con grande stile la versiamo direttamente nei piatti …modello Cascata Norvegese) conosciamo una coppia di argentini giramondo, una famiglia di italiani con mamma brontolona che protesta per tutto (la pentola è piccola, lo strofinaccio è bagnato, il fornello è scomodo, i piatti sono spaiati…signora resti a casa tra le sue cose, la prossima volta!) e papà rassegnato che non apre bocca, e un ragazzo francese che viaggia solo. Dopo cena facciamo due passi fino al molo, sfidando la pioggia, e vediamo due turisti appena tornati da una battuta di pesca con un carico di 10-15 merluzzi di 30-40 cm di lunghezza, più tre soglioloni giganti (chissà come si chiamano) lunghi quasi un metro.. ciò che dicono sulla pescosità di qs mari è assolutamente vero!! Ovviamente la luce qua è eccezionale: sono le 23.00 ed è un pochino più scuro solo perché piove.
06/07/2012, venerdi – A zonzo per le Lofoten
Oggi il tempo è ancora coperto, ma perlomeno non piove. Dopo una bella colazione, lasciamo la ns casetta bianca e azzurra, che ci resterà davvero nel cuore, e ci avviamo in direzione nord. Oggi esploriamo l’isola di Moskenesoj, quella più meridionale, e la successiva Flakstådoja, per dormire poi a Ballstad, sull’isola di Vestvågoja. Le distanze sono più che ragionevoli, non abbiamo fretta e vogliamo goderci i panorami di qs luogo incredibile con tutta calma. Ogniqualvolta c’è un bivio, uno sguardo d’intesa e via, si svolta! Succede così che poco prima di Ramberg deviamo a sinistra e scopriamo una splendida spiaggia in un’insenatura abitata solo da pecore bassine, così bassine che a volte sono più basse dell’erba, tra montagne innevate avvolte dalla nebbia. Che posti magici.. Alcuni scorci ci ricordano una via di mezzo tra il Signore degli Anelli e Braveheart!
A Ramberg facciamo una sosta, perché la sua spiaggia bianchissima è molto rinomata. In effetti è molto bella, ma oggi con qs tempo non esprime tutto il suo potenziale. Però facciamo una micropasseggiata, e per la prima volta tocchiamo l’acqua del Grande Nord, sopra il circolo polare artico! Freddina, ebbene si.
Altro bivio, altra deviazione: Vikten, un paesino sulla costa esterna che guarda il mare aperto. Se pensiamo che la prima terra che si incontra è la Groenlandia.. persino l’Islanda è più a sud! A Vikten c’è un laboratorio di ceramiche e vetreria che fa cose molto belle e molto care. Noi ci accontentiamo di un pancake con yogurth e marmellata, insieme a un caffè caldo.. un pranzo molto norvegese, oggi.
Riprendiamo la via verso l’isola successiva, dove arriviamo tramite un tunnel sottomarino. Si sbuca nei pressi di Leknes, la cittadina più grande dell’isola (c’è persino un aeroporto). Ballstad, dove dormiremo, è poco oltre; visto che sono solo le 14.30 noi teniamo la sinistra e proseguiamo verso la parte alta dell’isola, per fare un giro in senso orario fino a Ballstad stasera. Deviamo per andare a vedere la spiaggia di Eggum, che tutti dicono meravigliosa; complice il tempaccio, ahimè ci dice poco… proseguiamo ancora fino alla fine della strada, dove inizia un’area protetta. C’è una torre a qualche centinaio di metri, lasciamo l’auto e facciamo una passeggiata fino a là. Volendo si poteva entrare con l’auto: c’è un cartello coi prezzi dei biglietti e un bussolotto dove lasciare i soldi. Da noi non troverebbero nemmeno più il cartello, figurarsi il bussolotto coi soldi.
Questa mezz’oretta di passeggiata ci piace: il mare da una parte, una distesa di erba verde fino ai piedi della montagna dall’altra, e il vento. Nient’altro. Fantastico.
Tornati sulla strada principale, oltrepassiamo il sito archeologico vichingo, dove negli anni ’80 arando un campo hanno trovato le fondamenta di una gigantesca casa-fortezza, e arriviamo alla fine dell’isola di Vestvågoja; anziché passare oltre, pieghiamo a destra lungo la costa interna, scendendo verso Ballstad. Questa strada ci piace molto più dell’altra, perché è sul mare, i paesaggi sono più belli, con molte lagune salmastre, e non c’è quasi nessuno. Arriviamo di nuovo a Leknes, e cerchiamo il ns ostello di Ballstad. A posteriori, avremmo anche potuto percorrere questa strada salendo da Leknes verso nord, e trovare un posto per dormire sulla prossima isola, anziché tornare giù fino a Ballstad. Vero è che avremmo dovuto rinunciare a Eggum e alla costa ovest. Mah.
Ballstad è un porto peschereccio di discrete dimensioni, ci sono barche da pesca di ogni dimensione, cantieri navali, magazzini ittici e la puzza di pesce secco che c’è in ogni dove alle Lofoten, ma il tutto è sempre a dimensione… di Lofoten: piccolino, graziosissimo, pittoresco, dipinto di rosso. Anche la reception dell’ostello è rossa, e anche la ns casetta (si chiamano rorbuer – pron. rurbru), che ci siamo accaparrati per stanotte, per 87 euro. Le rorbuer sono le casette che i pescatori usavano durante le battute di pesca, ora quasi tutte sono diventate appartamenti per turisti, ma sono davvero caratteristiche, e anche se ci sono sistemazioni meno costose, almeno una volta …bisogna dormirci! Nella ns in realtà… abbiamo qualche problema ad entrare: c’è un cartello (crediamo.. è scritto in norvegese) e la vernice ha un po’ incollato la porta.. ed essendo la porta dipinta di fresco, non si può toccare.. alla fine ce la facciamo, ed entriamo, ma L ad ogni passaggio attraverso l’arco della porta, da qui a domattina si sporcherà di vernice rossa, nell’ordine: una mano, il ginocchio, lo scarponcino, un ciuffo di capelli. Santa pazienza. La rorbuer è direttamente sul mare, con camera da quattro, un soggiorno enorme dotato di stufa a legna e un bagno piccolino ma funzionale..e soprattutto si può accendere un po’ il riscaldamento (elettrico, come ovunque in Norvegia. Si vede, che hanno il petrolio): in camera da letto e in bagno ci sono i pinguini!
Stasera un menu very italic: pasta al pesto! Il pesto l’abbiamo comprato al Rama 1000, coraggiosamente ne abbiamo scelto uno di marca norvegese, e devo dire che non era nemmeno male! Sarà stata la fame??? Dopo cena andiamo a bere una birra al pub annesso alla reception dell’ostello, un locale davvero bello, arredato con oggetti nautici (…e una povera aquila di mare impagliata!). L fa la conoscenza di un ragazzo, originario di qui ma che abita ad Oslo, che gli spiega che la corrente del golfo in realtà mitiga molto il freddo d’inverno: mediamente non c’è mai meno di –8/-10°C.. solo una settimana all’anno capita che scenda anche a – 30°C, e allora nemmeno loro escono più di casa, semplicemente …aspettano che il tempo migliori! Prima di andare a nanna facciamo ancora una passeggiata fino in fondo alla strada, le nuvole si sono allontanate e c’è una luce bellissima che si riflette sull’acqua.. spettacolare!
07/07/2012, sabato – Ancora Lofoten
Lasciamo Ballstad con un sole splendente. Ripercorriamo la strada fatta ieri pomeriggio a scendere, sempre bellissima, e arriviamo al ponte che porta all’isola di Austvågoja. Appena passato il ponte, vediamo sulla destra una splendida spiaggia, Rorvika. Se non sapessimo di essere alle Lofoten, sembrerebbero i Caraibi! Ci fermiamo immediatamente: facciamo una lunga passeggiata, godendoci il sole, raccogliendo conchiglie e.. bagnandoci finalmente i piedi nel Mare del Nord! Che soddisfazione! E che freddo ai piediiiiii!
Dopo un’oretta lasciamo a malincuore qs posto splendido, e riprendiamo la strada; passato un vertiginoso ponte a schiena d’asino, stretto tanto da avere un semaforo (…c’è un semaforo! alle Lofoten!) arriviamo ad Henningsvaer, un bel paese con porto-canale affollato di pescherecci e ..di turisti! E’ la prima volta che ne vediamo davvero tanti, pullman interi! Sarà arrivata una nave da crociera. Il paese è molto grazioso e sembra anche abbastanza vivo, con bar, taverne e negozietti. Ci sentiamo di consigliarlo come posto tappa per pernottare, c’è anche un ostello ma è in una struttura scolastica e l’avevamo scartato per poter dormire una volta nelle rorbuer.
Tornati sulla strada principale, il panorama cambia, perdendo molto di fascino: siamo nella periferia di Svolvaer, la città più grande di Austvågoya, e poi è uno dei due imbarchi traghetti, quindi molto frequentata. Noi la tralasciamo, e tiriamo dritto verso nord. Stasera dormiamo in un campeggio sulla costa ovest, a Sandsletta, e vogliamo passare a lasciare i bagagli prima di fare un giretto ancora più a nord, magari nelle Vesteralen (pron. vestirolen). Lo troviamo facilmente, è sulle rive di uno splendido fiordo-laguna, nel mezzo del nulla; molto grande e ben organizzato, ci danno un bellissimo bungalow con bagno, due camere da letto e uno spettacolare balcone vista fiordo a 97 euro. L’unica incongruenza è che c’è l’angolo cottura, ma non c’è un tavolo per mangiarci sopra… difatti ceneremo accucciati sul tavolino del divano!
Lasciati armi e bagagli, ripartiamo verso nord; è ancora presto, e decidiamo un giro ad anello seguendo la E10 verso nord fino a svoltare verso Sortland, e da lì tornare verso sud prendendo il battello da Melbu. La strada non è poca, ma l’autista è d’accordo, e oggi è il nostro ultimo giorno nel Grande Nord, lo vogliamo sfruttare il più possibile. La E10 è molto bella, panoramica, scorrevole e in un’oretta siamo nelle Vesteralen. Qui il panorama è diverso: le montagne sono più basse e rotonde, ci sono poche case e poche coltivazioni; ci pare che alla fine il paesaggio sia più monotono.. o sarà perché stiamo ormai al ns km n° 1300??
Ad un certo punto, lungo un rettilineo tra boschetti di betulle e prati, vediamo una decina di bici buttate nel fosso e i ciclisti assiepati sul ciglio della strada.. ci sarà stato un incidente? Rallentiamo per capire.. ma no, ci sono le renne!! Sono nel prato lungo la strada, si sentono forse osservate perché corricchiano di qua e di là.. ad un certo punto attraversano anche la strada, davanti ad altre auto ferme.. sono una ventina, compresi alcuni piccoli. Che spettacolo! E che regalo in quest’ultimo giorno! Ora si che possiamo tornare a sud!
A Sortland ci fermiamo a mangiare un kebab in un chiosco, che sembra essere l’unico locale aperto. Sarà la prima e unica volta che non potremo usare la carta di credito, accettano solo carte norvegesi. In compenso il kebab è delle dimensioni adatte ad un robusto vikingo che debba remare in un mare in tempesta fino in Scozia.. burp! Lasciamo Sortland direzione ovest. Vorremmo arrivare alla costa dove abbiamo letto esserci alcuni graziosi villaggi di pescatori, ma dovremo rinunciare: pochi km oltre, il traffico è bloccato, forse un incidente. Dopo una ventina di minuti, in cui ci godiamo l’aplomb scandinavo (nessuno suona, nessuno supera a destra, tutti aspettano pazientemente che la strada si liberi), rinunciamo, si sta facendo tardi e forse è un giro un po’ troppo lungo, per oggi basta. Rientriamo verso Melbu.
Lungo la strada ci fermiamo a Stokmarknes, dove nacque la compagnia postale Hurtigruten; c’è un museo, noi ci accontentiamo di qualche foto.. c’è un vecchio postale in secca che è molto fotogenico. A Melbu attendiamo una ventina di minuti, poi ci imbarchiamo sul traghetto, che in una mezz’oretta abbondante ci riporta sulle Lofoten. Il panorama lungo il percorso è molto bello, con le sagome delle montagne aspre e innevate sullo sfondo: si, decisamente queste montagne ci piacciono di più! Anziché ripercorrere la stessa strada dell’andata, teniamo la destra verso Leknes; non si capisce bene se la strada sia completa fino a Sandsletta o no, e anche il navigatore è perplesso, ma noi confidiamo che lo sia… e infatti è così. Oltre ad evitarci un po’ di strada, questo percorso lungo la costa ovest ci regala uno splendido tramonto (beh, tramonto.. non è che venga buio, ovviamente) che sarebbe stato un peccato non aver visto.
Tornati nella nostra hytte, allestiamo una lavatrice, ci prepariamo l’ultimo risottino della ns magica scorta, e poi ci godiamo il panorama e la bellissima luce serale sul fiordo. Davvero un bellissimo posto Sandsletta, sicuramente il più immerso nella natura in cui siamo stati. Volendo, si possono noleggiare canoe, e fare sauna e idromassaggio (quest’ultimo in una specie di vascona riscaldata a legna, in riva al fiordo!).
08/07/2012, domenica – Dalle Lofoten a Bodo
Oggi tappona di trasferimento: alle 11 abbiamo il traghetto (prenotato su www.torghatten.no) da Svolvaer, che in circa 2 ore e una tappa intermedia sull’isola di Skrova (molto graziosa, con un paesino assolutamente fotogenico!) ci sbarca a Skutvik, sulla costa a nord di Bodo. Abbiamo preferito rientrare lungo una rotta diversa, per non rifare lo stesso percorso già fatto, ma il lato negativo è che Skutvik è molto a nord di Bodo, sono 230 km. La velocità di crociera però è bassa come al solito, e ci mettiamo ben 3 ore e mezza. La prima parte del percorso è più interessante, perché sale e scende per passi montani, tra laghi e fiordi; la seconda metà è decisamente più monotona, anche per la stanchezza che comincia a sentirsi. Arriviamo a Bodo e siamo subito all’ostello, che è proprio accanto alla stazione ferroviaria, nonché di fronte al molo dei traghetti da cui eravamo partiti per Moskenes, con un comodo parcheggio per l’auto. La struttura è nuovissima, inaugurata da poco; ci danno una camera da tre molto grande, con bagno, a 132 euro colazione e lenzuola comprese.
Lasciamo nella cucina, attrezzatissima di tutto, gli ultimi alimentari che abbiamo con noi (sale, olio, una busta di risotto); torneranno utili a qualche ragazzo in transito, e poi ci è sempre piaciuta qs idea di condivisione che sta alla base della vita in ostello.
Per cena vogliamo assaggiare qualcosa di tipico della zona, e allora andiamo verso il porto pescherecci, dove ci dovrebbe essere un pub-birrificio molto frequentato dai locali, dove si può anche mangiare. Il locale ha una bella terrazza all’aperto, affollata di norvegesi avvolti nei plaid… noi più prosaicamente mangiamo dentro..e che cena squisita! Sarà forse il ns pasto migliore, oltre che il più caro (circa 80 euro a testa compresa la solita birrozza): una cofana di gamberetti freschissimi, bolliti e serviti con pane abbrustolito e maionese e poi il baccalà alla griglia, con una deliziosa salsina di senape..
Dopo cena (sono solo le 20.30) decidiamo per l’ultimo colpo di coda della giornata: alle 21.20 c’è il picco dell’attività al gorgo del Saltstraumen, poco fuori Bodo, e decidiamo di andare a vederlo. Ci va in realtà una mezz’oretta (e un passaggio telepass da 40 NOK), ci sembrava più vicino… ma lo spettacolo vale assolutamente: sotto un ardito ponte, alto quasi 80 metri, che attraversa il fiordo (qui si che la strada abbrevia il percorso!) c’è una strettoia, e le acque, ad ogni cambio di marea, formano dei gorghi spaventosi. E’ davvero la Forza della Natura… Saliamo prima sul ponte (da cui L poverino non si affaccia, è davvero troppo alto) e poi andiamo lungo le rive: il sole arrossato sul fiordo e i gorghi delle correnti rendono il quadro davvero bello, ma la stanchezza ora è davvero tanta, e per le 22.30 siamo già a nanna, in ostello.
09/07/2012, lunedi – Da Bodo a Oslo
Consumata una buona colazione in ostello, in 4 minuti siamo in aeroporto, dove riconsegniamo l’auto: abbiamo fatto 700 km! Alle 10.20 partiamo per Oslo (SAS, 100 euro a testa). Alle 11.50 con Precisione Scandinava siamo nella capitale. Mannaggia piove! E tanto! Il ns karma non poteva fare di più, il tempo ci è stato già fin troppo amico..
Prendiamo il treno veloce per Oslo; dato che ci sono dei lavori sulla linea, il secondo tratto si fa con un bus. Ovviamente c’è uno sconto sul biglietto, visto che il viaggio dura di più e c’è il disagio del cambio di mezzo.. proprio come Trenitalia. Senza contare che scesi dal treno, un plotone di assistenti alla clientela (molti sono ragazzi del liceo, qui vige la sana abitudine che tutti facciano dei piccoli lavori estivi. Molto educativo secondo noi) ci indirizza verso il piazzale; impossibile perdersi. Addirittura i ragazzi si offrono di portarci la valigia giù dalle scale; va bene che la mezza età ormai incalza, ma ce la possiamo fare!. I bus sono tre: ciascuno fa delle fermate diverse, per abbreviare il tempo di percorrenza; i bagagli con Precisione Scandinava vengono caricati da tre addetti. Mi vengono in mente i ritardi, le risse e i furti di bagagli sul pullman che da Malpensa porta a Torino.. ma lasciamo perdere, è meglio.
Alle 13.30 siamo ad Oslo, di fronte alla stazione centrale. Il ns hotel è a 100 m da qui, per fortuna: piove ancora! Bagnati come pulcini, arriviamo. Abbiamo prenotato una doppia e una singola al Thon Astoria, comodo per la posizione centralissima, e a un prezzo discreto (in tutto 155 euro a notte, colazione compresa). Nella hall c’è una macchina per caffè/the gratis, a disposizione per gli ospiti. E’ caffè norvegese, cioè una brodaglia terribile, ma ci piace molto qs bel gesto nordico nei confronti degli ospiti. La camera è davvero minimal, il letto è contro il muro e il bagno è un classico BPPMM (Bagno Per Persone Molto Magre), ma ci va bene lo stesso, ci dormiremo solo. Forse a causa della pioggia, e anche perchè non siamo più abituati ai 20-22 gradi che ci sono ad Oslo, ma c’è un umidità terribile, da far incollare la maglietta alla schiena. Usciamo e siamo subito nella via principale di Oslo, pedonale, che collega la stazione ferroviaria con il Palazzo Reale. Sul percorso ci fermiamo per un panino al salmone, poi passeggiamo senza meta, vedendo il Palazzo Reale, il suo bellissimo parco, la casa di Ibsen, il porto, il tremendo Municipio in stile razionalista e un po’ filo-sovietico, e poi il castello sulla collina. Qui arriviamo che è già chiuso, ma riusciamo perlomeno a fare un giro lungo le mura, da cui si vede un bel panorama del porto. Devastati dall’umidità e anche decisamente stanchi di camminare, torniamo in hotel per una bella doccia e un riposino.
Verso le 19 usciamo di nuovo, il tempo è migliorato e rinfresca anche un po’.. non l’avremmo mai detto, siamo ad Oslo e vorremmo un pò più fresco! Per cena siamo molto indecisi.. su Tripadvisor abbiamo adocchiato un Tailandese che risulta essere vicino al ns hotel, ma dev’essere chiuso perché non lo troviamo. Ripieghiamo su un Cinese (Mr. Hong) con buffet all-you can-eat a 30 euro a testa: proviamolo! E’ un buffet con cottura alla piastra, e mangiamo più che bene; L non è al top della forma perchè riempie il piatto solo tre volte.. per un Vorax come lui è un fallimento personale.. di solito gli all-you-can-eat chiudono, dopo il suo passaggio. Facciamo ancora una passeggiata fino al porto, dove c’è una zona ricca di locali e ristoranti molto affollata; c’è una bellissima luce, e ci godiamo il panorama (..non si può dire tramonto).
10/07/2012, martedi – Oslo
Sveglia con calma, e poi colazione in una bella sala Ikea-style. Il buffet è decisamente ricco e ci diamo dentro, la ns Strategia Norvegese, ormai è consolidata: Mangia Tutto Quello Che È Compreso!
Decidiamo di confidare nel tempo, che è estremamente variabile e poco rassicurante, e visitare la nuova Opera, e le parti di Oslo più distanti, cioè il Parco Vigeland e il trampolino olimpico del salto di Holmenkollen, che abbiamo letto essere entrambi molto meritevoli. Se ci resterà tempo, o se si mettesse a piovere deciso, traghetteremo sull’isola di Bigdoj per vedere uno o più dei musei che l’isola ospita; sono di sicuro interessanti, ma ci fa piacere sfruttare il più possibile Oslo all’aperto.
Visitiamo per prima l’Opera, che è poco oltre la stazione. Inaugurata recentemente, è una splendida struttura moderna in marmo di Carrara, fatta di piani inclinati che permettono di passeggiare fin sul tetto; anche l’interno è bellissimo, con una immensa parete curva in lamelle di legno, e installazioni luminose un po’ Sixties.
Andiamo alla fermata dei tram di fronte alla stazione e alla macchinetta facciamo un biglietto giornaliero; se si fanno almeno due corse A/R è già più conveniente del biglietto singolo, che costa ben 3.50 euro. Prendiamo il tram fino al parco Vigeland, nella parte ovest della città. Il parco è affollatissimo, è uno dei must della città. Vigeland era un rinomato scultore locale a cui la città commissionò la decorazione del parco, sul tema della Vita: le statue, numerosissime, rappresentano uomini e donne stilizzati nelle fasi della vita, dalla gioventù alla vecchiaia, e nei loro diversi rapporti interpersonali. Il percorso culmina in un immenso obelisco di figure umane, davvero molto bello. Il parco ci piace molto, ma.. si mette a piovere! Ci è andata bene tutto sommato, siamo riusciti a vedere quasi tutto. Torniamo in centro, e scendiamo vicino al Museo Nazionale, che decidiamo di visitare; ospita una bella collezione d’arte, oltre a diversi Munch, e ci passiamo due piacevoli orette.
Usciti dal museo, è ancora presto e il tempo sembra tenere; ci infiliamo in metropolitana e andiamo fino al trampolino del salto, sulla collina di Holmenkollen, da cui si dovrebbe vedere uno splendido panorama della città. Il percorso della metro, che è quasi tutto in superficie, è già molto panoramico. Scesi, ci incamminiamo verso il trampolino, ci sono 4-500 m in salita da fare. Deviamo nel giardino del Grand Hotel che si trova a metà strada: da qui si vede il miglior panorama! Su una panchina c’è una donna con due bimbi che giocano, è vestita con il burka integrale e ha pure gli occhiali da sole.. che contrasto, vederla in Scandinavia! Ma d’altronde in Norvegia abbiamo incontrato moltissimi stranieri, sia maghrebini che africani e asiatici; la loro presenza è dovuta ad una politica “morbida” e ben più civile della ns nei confronti dell’immigrazione, e dei rifugiati politici in particolare. Arriviamo fino al trampolino: volendo si visita un piccolo museo ma a noi non interessa, ci basta vedere da vicino le rampe immense da cui si scende.. che impressione! E che coraggio lanciarsi giù! Riprendiamo la metro verso il centro città, e cominciamo ad essere un po’ stanchi. Facciamo una piccola sosta in un market alla ricerca di qualcosa di tipico da portare a casa, ma in realtà le confezioni sono molto grandi, i market sono molto piccoli e l’assortimento non è granchè.. a posteriori, avremmo fatto meglio ad acquistare qualcosa nei market ben più grandi e forniti che abbiamo visitato nei giorni passati; abbiamo confidato nella capitale, ma è stato un errore. In ogni caso, qualcosa troviamo, e possiamo rientrare per il classico doccia+riposino.
Verso le 19 siamo pronti nella hall per cercare un posto per cena ma… c’è il diluvio! Aspettiamo pazientemente per una ventina di minuti, ma non accenna a smettere. Sembra quasi una pioggia tropicale. Decidiamo di arrivare solo dietro l’angolo, da Peppe’s Pizza. E’ una catena di pizzerie che abbiamo visto in tutta la Norvegia, fanno pizze all’americana, ma stasera davvero non è il caso di cercare altro. L’interno è un finto-country molto kitsch, con improbabili memorabilia appese ai muri sotto strati di polvere, ma non ci importa. Le pizze sono spesse, stile pizza al taglio, e gigantesche, difatti si mangiano a fette, in condivisione tra tutti, come spesso si fa all’estero. Ne prendiamo due, una margherita e una con peperoni e salame, e alla fin fine non saranno poi così male come temevamo. Ci sconvolge di più la famigliola accanto a noi, che sulla pizza margherita mette… ls maionese! Argh!! Rientriamo presto, ma d’altronde continua a diluviare, e dobbiamo anche fare i bagagli, domani si torna a casa.
11/07/2012, mercoledi – Il rientro a casa
Facciamo colazione sul presto, e alle 8 prendiamo il bus sostitutivo + il treno veloce, che ci portano in aeroporto. Il rientro di oggi è complesso, ma grazie alla Precisione Scandinava tutto va come previsto: un volo Norwegian (54 euro a testa con bagaglio) in meno di un’ora ci riporta a Bergen, Dove Tutto Ebbe Inizio. Da qui il volo KLM ci porta ad Amsterdam e poi a Torino, dove arriviamo in orario, alle 22.15. Ci sono quasi trenta gradi; lo patiremo parecchio, i primi giorni, questo salto di latitudine!
CONCLUSIONI E …TOP TEN!
Qs viaggio in Norvegia ci è davvero rimasto nel cuore. Abbiamo visto posti spettacoli, panorami eccezionali e un buon assaggio della Natura Vera, quella che per noi europei è ormai ben difficile vedere a casa nostra. Siamo riusciti a vedere tutto quello che ci interessava, e forse anche di più; il giro che avevamo ipotizzato è risultato ottimo, e non lo cambieremmo, se non in qualche dettaglio secondario. La spesa è stata più alta della ns media per le vacanze estive, ma da un lato siamo riusciti a mantenerci nell’ordine dei 2000 euro a testa in 15 gg, che è una cifra ragionevole visto il costo della vita da qs parti (ed è largamente meno di qualsiasi viaggio organizzato!), e poi rapportandoli con ciò che abbiamo visto, siamo stra-felici di averli spesi così bene!
E ora, a ns insindacabile giudizio, la top ten degli Imperdibili Se Si Va in Norvegia:
- la strada da Stryn verso il Dalsnibba fino a Geiragenle
- Lofoten del sud
- le cascate
- il braccio del Sognefjord di Gudvangen
- la Trollstigenil
- sole di mezzanotte
- il panorama dalla Stegastein, vicino a FlåmAlesund
- il mercato del pesce di Bergenil
- ghiacciaio
- Boyabreen
In conclusione, la Norvegia è davvero imperdibile, una volta nella vita.. e risparmiare si può!
M, L ed A