Tour in moto nell’Europa dell’Est

Dall'Italia alla Bulgaria
Scritto da: lucia59
tour in moto nell'europa dell'est
Partenza il: 06/08/2011
Ritorno il: 24/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’anno abbiamo deciso di riprendere la moto per un giro mediamente lungo (alla fine sono stati circa km 4.700), verso mete a noi sconosciute, almeno in gran parte. Essendo durato una ventina di giorni, le tappe sono state abbastanza brevi, a parte un paio. Per quanto riguarda il tempo atmosferico, siamo stati tutto sommato fortunati, perché siamo stati bersagliati dalla pioggia forte una sola volta; anzi a dir la verità spesso il problema principale è stato il grande caldo. Nel racconto sono stati indicati tutti gli alberghi in cui abbiamo alloggiato ed i relativi costi, mentre per quanto riguarda il mangiare, sono indicati solo alcuni posti, soprattutto in paesi dell’area euro (dove notoriamente i prezzi sono più alti). Il viaggio inizia da Bologna, la nostra città, tappa verso Bari per prendere il traghetto per la Grecia (Igoumenitsa), attraversamento della Grecia settentrionale con sosta alle Meteore e Salonicco, giro della Bulgaria e ritorno attraverso la Romania, l’Ungheria e la Slovenia.

6 agosto – partenza al mattino verso le 7,15 da Bologna, dove ci immettiamo sulla A14. Non abbiamo particolarmente fretta, perché il traghetto parte la domenica a mezzogiorno, e quindi per il primo giorno abbiamo deciso di arrivare a Poggio Imperiale e attraversare il Gargano fermandoci a Manfredonia, dove ci fermeremo nel primo dei tre alberghi che abbiamo prenotato (tramite Venere.com). Essendo una giornata da “bollino nero”, ovviamente il traffico in autostrada è sostenuto, con frequenti rallentamenti e stop in coda. Per fortuna con la moto si riesce a passare lo stesso! La situazione caotica dura fin verso Pescara, poi pian piano il traffico si fa più sopportabile. A Poggio Imperiale usciamo e puntiamo velocemente verso Vieste, riservandoci un’andatura più lenta per la parte meridionale del promontorio, meno sfruttata turisticamente e più bella (almeno per noi, ovviamente). E’ da molto tempo che non passiamo da queste parti (forse 9-10 anni), ma la zona verso Mattinata è come la ricordavamo, sempre bellissima. Infine arriviamo giù a Manfredonia, e chiedendo informazioni arriviamo sulla strada che collega la città con San Giovanni Rotondo, e ci rechiamo al Regiohotel Manfredi, dove in aprile, al momento di pianificare il viaggio, abbiamo fissato una stanza che costa € 69,00 colazione compresa. L’albergo è una struttura molto grande, e per quello che ci riguarda abbiamo avuto una buona esperienza; qui abbiamo anche cenato spendendo € 27,00 a testa, una buona cena, con un menu abbastanza limitato ma di buon livello.

7 agosto – partiti verso le 8 del mattino per fare gli ultimi 120 km circa per arrivare al porto di Bari. Qui giunti, andiamo allo sportello della Superfast Ferries per ritirare i biglietti. Parcheggiata e fissata la moto saliamo a bordo e prendiamo posto vicino al bar, due poltrone che saranno la nostra base fino all’arrivo in Grecia, dove giungiamo attorno alle 23. Sbarcati, ci rechiamo all’Hotel Aktaion, sito nei pressi del porto. L’albergo è abbastanza modesto, comunque la stanza è pulita e fornita di aria condizionata. Se proprio si deve fare un appunto, è che il prezzo pagato di € 65,00 (stanza + colazione) è molto alto a confronto di quello praticato da altre strutture da noi provate.

8 agosto – partenza da Igoumenitsa direzione Meteore. Usciti dalla città, la strada diventa abbastanza bella per chi va in moto, piena di curve. Si attraversano pochi centri abitati, a parte la città di Ioannina, dove però non ci fermiamo. Vedendo la città dall’alto, abbiamo modo di vedere il grande lago sulle cui sponde si stende la città. La guida Lonely Planet raccomanda più volte di non fare il bagno causa inquinamento, ed in effetti il colore dello specchio d’acqua lascia parecchio a desiderare. Lungo il percorso ci fermiamo al Katara Pass (1690 m. slm) che segna il confine fra la regione dell’Epiro e la Tessaglia. Ancora un po’ di strada e si stagliano davanti ai nostri occhi le formazioni rocciose sulle quali sorgono i monasteri delle Meteore. Arriviamo al terzo (e ultimo) hotel prenotato, e cioè il Dellas Boutique Hotel di Kalambaka, un posto molto carino e con un buon rapporto qualità-prezzo (€ 70,00 la camera + colazione). Alla reception, chiediamo alla signora se possiamo allungare il soggiorno di un giorno, cosa che risulta possibile, poi veniamo riempiti di piantine e informazioni (compreso un libretto in italiano in prestito che descrive in modo particolareggiato ogni singolo monastero). Visto che il sito più grande sarà chiuso il giorno dopo, andiamo subito al Monastero della Grande Meteora (Moni Megalou Meteorou). Per arrivare occorre salire una scala abbastanza faticosa (soprattutto perché la si fa al sole) e arrivati alla biglietteria si scopre che le donne in pantaloni possono entrare ma devono mettersi una gonna, di cui c’è ampia scelta. Entrati, si vede il cesto di corda dentro il quale i monaci venivano sollevati (sarà vero?) e una nicchia dalla quale si ammira un’ampia collezione di teschi, oltre a una serie di bellissimi affreschi. All’uscita, ammiriamo un signore che giunge al monastero non a piedi ma con una piccola teleferica (preferisco le scale, soffro di vertigini e potrei morire là sopra…).Ritornati in hotel, ci riposiamo un po’ poi usciamo per la cena. Andiamo a piedi al vicino paesino di Kastraki, dove ci fermiamo alla prima taverna (non ricordo il nome) mangiando bene e spendendo meno di 20 euro in due.

9 agosto – Visto che oggi restiamo tutto il giorno alle Meteore, ci vestiamo leggeri e ce ne andiamo in giro in moto per la strada che attraversa tutto il sito, fermandoci ad ogni belvedere. Sinceramente non abbiamo voglia di entrare in tutti i monasteri, per cui scegliamo il Moni Agiou Stefanou, quello gestito dalle monache, sito in fondo alla strada; anche qui ovviamente devo indossare il gonnellone. Per il resto del tempo, andiamo alla scoperta delle strade intorno e poi ci rechiamo alla città principale, Kalambaka, dove andiamo a mangiare un’insalata greca e poi un po’ di shopping (limitatissimo, quando si è in moto non si può certo eccedere con gli acquisti). La sera, torniamo alla taverna in cui siamo stati già il giorno precedente;

10 agosto – partiamo la mattina destinazione Salonicco. La strada non è bella come quella vista fino alla Meteore, è abbastanza pianeggiante, il che però permette ovviamente velocità più elevate. Dopo Larissa comincia un’autostrada non continua, ogni tanto si ritrasforma in strada normale, e ogni volta occorre pagare il pedaggio. Nel tragitto, costeggiamo il Monte Olimpo, che non si vede bene perché circondato di nubi, come mi sembra di ricordare avvenga abbastanza frequentemente. Infine arriviamo a Salonicco, in una giornata veramente molto calda. Prima di tutto cerchiamo da dormire, e troviamo una buona sistemazione sul lungomare, all’Hotel Queen Olga, al costo di € 60,00 senza colazione. Veramente ci sarebbe, ma ad un costo esorbitante di una decina di euro a testa, per cui preferiamo risolvere la cosa diversamente. Dopo un breve riposo, andiamo in giro per la città, che troviamo fondamentalmente moderna con alcuni monumenti antichi (romani e bizantini) inseriti fra anonimi condomini. La posizione più suggestiva è forse quella della Torre Bianca, proprio di fronte al mare. Mentre siamo proprio nei pressi della torre, vediamo in lontananza avvicinarsi velocemente grandi nuvoloni neri, per cui torniamo in albergo, appena in tempo per evitare un violento temporale. La sera, sempre sotto la pioggia percorriamo una via parallela al lungomare, alle spalle del nostro albergo, alla ricerca di un posto in cui mangiare. Troviamo un ristorantino semplice, in cui a prezzo ridotto (meno di 20 € in due) mangiamo pollo, patate e insalata (porzioni gigantesche).

11 agosto – Finalmente si parte per il clou del viaggio, e cioè la Bulgaria, paese sempre circondato da un alone di mistero, retaggio naturalmente della situazione politica dei decenni scorsi, in cui era il paese più fedele a Mosca. Cose del passato, comunque. La sera prima, pianificando il giro del paese abbiamo deciso di non andare a Sofia. Di solito quando viaggiamo in moto evitiamo le grandi città, troppo dispersive, visitandole magari in brevi week end utilizzando i voli low cost. Partenza dunque, e come immaginavamo il temporale del giorno prima ha fatto abbassare le temperature. La strada è buona ed il traffico scarso. Arriviamo infine alla frontiera, in realtà guarda i documenti solo una svogliata guardia greca, mentre alla frontiera bulgara non ci degnano di un’occhiata. Ci fermiamo quindi per cambiare degli euro, il cambio è se non ricordo male di 1,95 leva per un euro, cosa che rende i calcoli dei prezzi molto comodi (ovviamente arrotondando a 2). Altra bella notizia, la vignette che si deve acquistare all’ingresso del paese, e che vale sia per le (poche) autostrade sia per alcuni tratti di strade normali, per le moto non è richiesta. Partiamo, e procediamo rapidamente per la buona strada che porta a Sofia. Pensavamo di avere più problemi con le indicazioni in cirillico, ma qui come in Grecia i cartelli portano anche le denominazioni in caratteri latini. Quando siamo a una novantina di km dalla capitale, un’indicazione a destra porta l’indicazione di Rila. Ci fermiamo nel primo paesino e prendiamo una stanza in una pensione che si chiama pomposamente Hotel Misha, in cui comunque ci viene data una camera grande e immacolata (tutto l’edificio si vede che è stato restaurato di recente). L’unico problema è che la signora non spiccica una parola d’inglese, comunque in qualche modo ci mettiamo d’accordo sul prezzo. Partiamo quindi per il monastero, che dista una trentina di km ed è in mezzo alle montagne. Qui, il tempo è abbastanza brutto ma non piove forte; il sito è bellissimo, anche se la visita si svolge solamente nel grande cortile, e non si può entrare all’interno, dove c’è un’ala riservata a pensionanti. Torniamo indietro, e ci fermiamo in un ristorantino a mangiare della trota, specialità locale, ovviamente a prezzi irrisori. Prima di rientrare seguiamo un’indicazione che cita le “Stob’s Pyramids”, che alla fin dei conti sono formazioni di calanchi, come ce ne sono tanti anche da noi.

12 agosto – alla mattina paghiamo l’esorbitante conto di 57,60 leva, che comprende la camera, due mega colazioni e una cena leggera la sera prima (poco più di una zuppa di pollo). Durante la cena, visto che con la signora non riuscivamo proprio a capirci, lei ha chiamato un suo conoscente che lavora in Italia e che gentilmente ha fatto da traduttore. Per quanto riguarda le stanze in Bulgaria, abbiamo visto che i box e i piatti doccia sono oggetti sconosciuti, quando va bene c’è una tenda, altrimenti non c’è proprio nulla e quando ci si lava si allaga un po’ tutto. Partiamo con direzione Plovdiv, la seconda città bulgara, afflitta da un traffico tremendo, mentre fuori città si gira benissimo. Durante il tragitto, attraversiamo una zona montana molto bella, in cui spicca la località di Borovets, centro sciistico invernale. A Plovdiv, trovato da dormire all’Hotel Elite Palace in pieno centro a 49 leva con colazione, l’unico difetto è che la stanza è al 4° piano senza ascensore, e la salita con i bagagli è memorabile (puff puff…). Ah, nonostante il nome altisonante, si tratta in pratica di una pensione, però pulita e con aria condizionata, anche questa con doccia bulgara (come descritto sopra). Dalla finestra della stanza si vede a breve distanza il minareto di una moschea (non quella di cui parlerò dopo). Partiamo quindi alla scoperta della città, che si rivela molto carina. La piazza principale è dominata non da una chiesa ortodossa ma da una moschea con relativo minareto, nonché dalla statua di Filippo il Macedone un po’ nascosta da transenne per lavori in corso, ma il monumento più bello della città è senz’altro il teatro romano. Ci sarebbero da vedere anche alcune case museo, ma purtroppo quando usciamo dal teatro romano l’orario delle visite è già terminato. La sera andiamo a cena in un ristorante sulla piazza principale (ce ne sono tantissimi), e ceniamo come sempre bene spendendo poco.

13 agosto – Partenza puntando verso Veliko Tarnovo, con fermata intermedia a Kazanlak per vedere una famosa tomba trace. Quando stiamo per arrivare a Kazanlak, ci attira un cartello che indica la Valle dei Re traci… per cui andiamo. A dir la verità dei re traci non troviamo nulla, ma in lontananza vediamo brillare sui fianchi di una collina un luccichio intensissimo, sono cupole a cipolla, tipiche dei monasteri bizantini. Così brillanti fanno un po’ un effetto Las Vegas, comunque la cosa ci incuriosisce, e quando arriviamo scopriamo che si tratta del Monastero di Shipka, in realtà molto bello. Arrivati a Kazanlak, mangiamo qualcosa e poi ci mettiamo alla ricerca della tomba, pensando sia semplice da trovare, in realtà non c’è un’indicazione, fortuna abbiamo la piantina della Lonely Planet e alla fine giungiamo finalmente a destinazione dopo un po’ di giri a vuoto. Arrivati alla tomba, custodita all’interno di un piccolo edificio in pietra, scopriamo parlando con una guida che prima di tutto occorre andare al museo, vedere la copia ricostruita, pagare il biglietto per l’originale e poi attendere. Visto che siamo stanchi e fa come sempre un caldo infernale, pensiamo di vedere il museo e la copia, e di partire subito per la meta finale. Dopo un tragitto di circa 130 km siamo infine a Veliko Tarnovo, l’antica capitale degli zar bulgari, dove decidiamo di fermarci due notti. Qui ci trattiamo bene e andiamo all’Hotel Bolyarski, un 4 stelle che costa la bellezza di 90 leva a notte con colazione (abbiamo preso la stanza con vista panoramica). Riservando la visita alla fortezza per la mattina dopo, cominciamo a girare per la cittadina, che in effetti si rivela molto carina. La cosa che salta agli occhi è che è abbastanza turistica e che ci sono tantissimi alberghi, alcuni anche di dimensioni colossali. La sera andiamo in un ristorante poco lontano (lo Shtastlivetsa o qualcosa del genere), dove c’è tantissima gente e ci tocca stare in attesa una ventina di minuti per un tavolo. Qui, facciamo una cosa che non facciamo praticamente mai nei viaggi all’estero, e cioè mangiamo la pizza.. che è veramente buona!! Inutile dire che il prezzo è bassissimo.

14 agosto – Dopo colazione, partenza di buon ora per la visita dell’antica fortezza che domina la città dall’alto di una collina. In effetti quando arriviamo siamo fra i primi turisti, per cui all’inizio ci aggiriamo indisturbati. Il posto è interessante, comprende una chiesa (restaurata) e le fondamenta del palazzo reale e di molti altri edifici. Quando usciamo un paio di ore dopo il caldo è già notevole, e stanno arrivando orde di turisti su mega pulmann. Il resto della giornata lo passiamo girando un po’, anche se ormai abbiamo visto tutto, e la sera andiamo a mangiare in uno dei tanti ristoranti con terrazza affacciata sul fiume.

15 agosto – Si va al mare!! Sinceramente non siamo amanti delle vacanze marine, anzi, ma non si può andare in Bulgaria senza vedere il Mar Nero, così il giorno di ferragosto (che qui forse non è una festa particolare come da noi) partiamo da Veliko Tarnovo direzione Burgas, però da qui pensiamo di andare verso sud dove pare ci siano posti carini. La strada è buona, ma il traffico si intensifica man mano che ci si avvicina alla costa. Arrivati a Burgas, decidiamo di puntare verso Sozopol, dove troviamo da dormire in un alberghino chiamato Verona Inn, che costa € 33 al giorno compresa colazione (noi paghiamo in leva), e dove decidiamo di fermarci 2 notti. La cittadina è molto carina, c’è una parte antica su una penisoletta in cui si sono molte case antiche di pietra e legno, ma la cosa più bella è un percorso pedonale a picco sul mare, e tante terrazze sui cui ci sono i tavoli di tantissimi ristoranti. Infatti la sera andremo in uno di questi posti, dove mangeremo pesce. Ovviamente qui i prezzi sono un po’ più alti che nel resto della Bulgaria, ma sempre economicissimi per noi.

16 agosto – Prendiamo la moto anche oggi, perché vogliamo spingerci ancora più a sud. Man mano che procediamo, il movimento turistico diminuisce, per diventare irrisorio quando la strada principale punta verso l’interno (e la Turchia) e noi andiamo avanti su una strada secondaria. Anche il mare diventa sempre più bello, anche se ogni tanto il paesaggio è rovinato da vecchie installazioni e ruderi abbandonati. Arriviamo infine al capolinea, un villaggio di nome Razovo con un paio di alberghini modesti e la frontiera turca appena al di là di un canalino. La spiaggetta del villaggio bulgaro è piccola e piena di gente (qualche decina), di là invece c’è una spiaggiona enorme praticamente vuota. A noi poco importa, andiamo al ristorante di un alberghino a mangiare qualcosa, poi torniamo indietro di qualche kilometro e ci fermiamo a immortalare il punto in cui durante l’epoca comunista evidentemente, prima di arrivare a Rezovo, non si poteva procedere oltre. Tornando verso Sozopol, ci fermiamo dieci minuti in una bellissima spiaggia libera, alle cui spalle ci sono degli stagni rifugio di uccelli. Chissà quanto resisterà così, già in lontananza si vedono due mega resort 5 stelle.

17 agosto – Lasciamo Sozopol e puntiamo verso Varna. Superata Burgas, il paesaggio si fa francamente più brutto, e le località di mare sono dominate da mega alberghi e resort di dubbio gusto. Ci fermiamo a Nesebar, una delle località più famose del Mar Nero bulgaro. La cittadina è carina, anche se molto turistica, piena di negozi di souvenir, uffici cambio, ristoranti ecc… Però il centro storico è ben conservato, e le antiche chiese bizantine sono circondate da casine in pietra e legno e non da brutti condomini. Arrivati a Varna, decidiamo di non fermarci e di prendere l’autostrada fermandoci poi a Shumen. Autostrada, che parola grossa!! Una decina di km dopo Varna, il fondo stradale si fa pessimo, non ci sono indicazioni, le aree di servizio sono carenti, insomma una schifezza. Strano perché finora le strade bulgare sono state più che buone. Fra l’altro andando verso ovest vediamo che il tempo tende a cambiare, e in cielo ci sono in lontananza nuvoloni neri poco rassicuranti. Arrivati a Shumen, troviamo posto in un hotel molto carino, chiamato “Minaliat Vek” (più o meno, nel senso che abbiamo provato a fare la traslitterazione dal cirillico), costo 60 leva con colazione. Appena in stanza, si è scatenato un gran temporalone, abbiamo avuto una gran fortuna!! Prima di cena, abbiamo fatto un giro attorno, e abbiamo visto che il centro della città è abbastanza deprimente, pieno di edifici enormi in cemento armato cadenti e abbandonati. Poco lontano dall’albergo ci sarebbe la Moschea di Tombul, ma è tutta “impacchettata” per restauri. Abbiamo cenato molto bene al ristorante dell’albergo, con una certa ricercatezza e al costo di 25,70 leva in due.

18 agosto – Oggi in moto becchiamo una pioggia abbastanza violenta (l’unica del viaggio) mentre ci dirigiamo verso Ruse, città sul Danubio dove avevamo pensato di fermarci una notte. Solo che il brutto tempo ci ha fatto cambiare idea, saltiamo Ruse e passiamo in Romania passando sul “Ponte dell’Amicizia”. Purtroppo mentre eravamo in Bulgaria non abbiamo visto sportelli di cambio, e passati in Romania non siamo riusciti a cambiare i leva da nessuna parte, nemmeno in banca, quindi ci è rimasto un discreto malloppetto di banconote bulgare sul groppone, ahimè. L’unica cosa che ci ha migliorato l’umore è che nel frattempo ha smesso di piovere, e la scoperta che anche in Romania le moto non pagano la vignete. Puntiamo decisamente verso Bucarest, che pensiamo di saltare facendo la tangenziale e poi dirigerci verso ovest. Visto che la Romania merita decisamente un viaggio a parte, in questa occasione pensiamo di attraversarla velocemente, tornando in un prossimo futuro. Nel frattempo arriviamo nei pressi di Bucarest, dove proviamo l’esperienza della “tangenziale”. Io non so se è tutta così, fatto sta che abbiamo percorso una strada da incubo, unica corsia per senso di marcia, con migliaia di camion e il fondo stradale.. simile a un mare in tempesta, a causa dei profondissimi solchi causati appunto da tutti i camion in transito. Allucinante, avevamo già visto qualcosa del genere in Polonia, ma qui davvero è al di la di ogni immaginazione. Finalmente via da Bucarest, la strada migliora decisamente, anche se il traffico di camion sarà sempre pesante, e questo sarà così in tutta la Romania. Ci fermiamo a Rimnicu Vilcea, in una pensione chiamata Casa Alba, dove paghiamo 100 leu (ca 25 euro) una camera enorme e nuovissima. Ah, nel bagno torna a farsi vedere un box doccia. Due parole sul proprietario, un omone che subito dice di parlare inglese, visto che tutti gli altri parlano solo romeno. Credo che la sua conoscenza della lingua si fermasse alle parole room e no problem, e poco altro, comunque era un bel personaggio e ci siamo divertiti moltissimo. A cena abbiamo cercato di districarci con il menu in romeno e con il camerierino che non capiva una parola straniera di nessuna lingua (abbiamo provato anche col pochissimo tedesco che conosciamo, ma nulla da fare). Anche stavolta è stato chiamato un interprete, un altro cliente che parlava inglese e con cui ci siamo chiariti.

19 agosto – Una caratteristica di questa pensione è che nel cortile c’è un pollaio con un gallo insonne, che da mezzanotte in poi urla a squarciagola, e al quale rispondono i galli del circondario. A colazione, altri problemi col cameriere della sera prima, ma insomma al pane e burro ci siamo arrivati. Partiti, puntiamo ancora a ovest. Si percorre una strada veramente bella, costeggiando un corso d’acqua che ogni tanto forma dei laghi (artificiali, penso) e attraversando belle cittadine con un certo movimento turistico. L’unico intoppo gli onnipresenti camion. Ci fermiamo infine ad Arad, una città vicino al confine ungherese, anzi penso ci siano minoranze magiare visto che ci sono anche scritte in questa incomprensibile lingua. Decidiamo di trattarci bene anche qui, e seguiamo le frecce che indicano l’Hotel Best Western Central, dove prendiamo una camera che costa 71 euro. Prima di cena facciamo un giro per il centro città, che troviamo veramente carina e vivace, in cui c’è una festa con bancarelle che vendono cibo e mercanzie di ogni genere. Ceniamo in albergo, molto bene, spendendo in leu l’equivalente di 25 euro circa in due.

20 agosto – Lasciata Arad, puntiamo verso l’Ungheria. Appena passato il confine, il numero dei camion diminuisce sensibilmente, meno male! Anzi le strade ungheresi sono quasi deserte, almeno quelle che abbiamo percorso noi, da Szeged a Pecs, nella parte meridionale del paese. Per quanto riguarda la vignete, in Ungheria c’è un sistema originale, non il solito adesivo, ma un sistema elettronico, nel senso che al momento di pagare la tassa (dal benzinaio, in area di servizio, ecc..) viene registrato anche il numero di targa. Quando si percorre un’autostrada o una strada a pagamento, ci sono telecamere che rilevano i numeri di targa che vengono poi confrontati col database registrato, o così almeno ci hanno detto. Immaginiamo poi che le segnalazioni dei mancati pagamenti arrivino alla polizia. Arrivati a Pecs, come prima cosa cerchiamo un albergo, e ci fermiamo all’Hotel Patria, che paghiamo € 63 a notte compresa colazione. Comunque sarà stato per il caldo o per la stanchezza, fatto sta che passiamo il pomeriggio in camera dormendo diverse ore. Ci alziamo quindi verso le sei, facciamo una doccia e usciamo, dopo aver visto che dalla terrazza della camera abbiamo una vista diretta sull’ennesima moschea di questo viaggio. L’albergo Patria non è piazzato male, anzi inizia lì la strada che porta nel pieno centro della città. Pecs è stata forse la più bella località vista nel corso del viaggio, e forse per il fatto che era sabato sera, era strapiena di gente, soprattutto giovani. Per mangiare non c’è che l’imbarazzo della scelta, tanti sono i ristoranti e i locali, i pub ecc… Ci fermiamo al ristorante Replay dove mangiamo benissimo (sempre piatti giganteschi) al costo di 6.160 fiorini (ca 25 euro in due).

21 agosto – Oggi facciamo i bravi turisti, lasciamo a riposo la moto e visitiamo Pecs. Anche qui la piazza principale, come a Plovdiv, sarebbe dominata da una moschea, solo che qui l’hanno trasformata in chiesa, infatti sulla mezzaluna sopra la cupola ci hanno piazzato una croce. Entriamo (si paga) e vediamo che infatti la struttura di moschea è rimasta intatta, anche se poi ci sono affreschi e statue che rimandano alla religione cristiana. E’ stato conservato anche il mirhab, dove si osserva una scritta in lingua araba. E’ insomma un po’ come la Mezquita di Cordova, anche se ovviamente qui è tutto molto più piccolo e modesto. Ci rechiamo poi a vedere la Cella Septicora e l’insieme di tombe paleocristiane inserite nei siti Unesco Patrimonio dell’Umanità. Alle spalle di questo sito, c’è la cattedrale di Pecs, ma non possiamo visitarla perché è in corso la messa. Una cosa che colpisce di questa città e il numero di fontane. Sono quasi tutte moderne, ma molto particolari, come quelle a getto che escono da terra, e che fanno la felicità dei bambini. Di questo tipo ne abbiamo già viste, ma così tante mai. La sera torniamo in centro e ci fermiamo a mangiare al Murphy’s Pub, anche qui mangiamo bene al prezzo di ca 28 euro.

22 agosto – Da Pecs puntiamo ora verso la Slovenia (qui la vignette è un adesivo come in Austria), dovepensiamo di fermarci a Bled per due giorni e poi tornare a casa. Il viaggio è stato abbastanza veloce ma “funestato” da un caldo sempre più fastidioso, con punte fino a 37°. Anche a Bled c’era tanto caldo, e inoltre per la prima volta in questo viaggio facciamo fatica a trovare da dormire, cioè in teoria troviamo per una notte, ma due no, non c’è posto. Gira gira alla fine troviamo posto alla Penzion Mlino, al costo di € 70 a notte con colazione. Di sera ceniamo alla pensione, un piatto di pesce a testa spendendo 31 euro in due.

23 agosto – oggi lasciamo la moto a riposo, e dopo colazione decidiamo di fare il giro del lago a piedi, dal momento che è circondato da percorsi pedonali. Dopo un po’ vediamo che stanno innalzano delle tribune in riva al lago, ci sono tantissimi ragazzi e ragazze con fisico atletico, e soprattutto vediamo un cartello che ci informa che dal 28 agosto inizieranno i campionati del mondo di canottaggio. Ecco perché facevamo fatica a trovare posto, con tutti gli atleti, tecnici, accompagnatori ecc.. in giro per Bled. Ad un certo punto decidiamo di fare una cosa turisticissima (più di questo penso ci sia prendere la gondola a Venezia) e saliamo su uno dei barchini che, quando sono pieni, portano i turisti all’isoletta posta al centro del lago. Il tutto per € 12 a testa (però!!). Fatto questo, il resto del tempo lo passiamo osservando gli atleti che si allenano e andando al bar a bere qualcosa di fresco. La sera a cena andiamo al ristorante del Hotel Panorama e come ultima sera prendiamo un mega piatto di pesce spendendo 43,40 euro in due.

24 agosto – Va beh è arrivato l’ultimo giorno. Partiamo da Bled direzione Kraniska Gora, poi facciamo la bella strada del passo Vrsic che porta a Bovec, costeggiando il Soca (che noi chiamiamo Isonzo) con le acque verdi trasparenti, e una volta a Caporetto entriamo in Italia. L’ultima parte del viaggio, quella in autostrada, è bruttissima, non tanto per il traffico che è normale, ma per il caldo allucinante. Ad un certo punto fra Ferrara e Bologna il termometro della moto segna 41,5°, per fortuna che siamo quasi arrivati.

In conclusione, è stato un viaggio un po’ faticoso (per il caldo) ma per nulla difficile, a parte la strada attorno a Bucarest. Mio marito ha molta esperienza in moto, e mi ha detto che un incubo così non l’aveva mai vissuto. Con le persone ci si intende bene, quasi tutti parlano inglese (in alcuni posti anche italiano), e anche dove questo non avviene, un po’ a gesti un po’ con qualche aiuto estemporaneo (un paio di volte) si risolve tutto.



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