Sette giorni nel cuore del Galles

Una settimana in automobile attraverso i paesi del Galles, da Cardiff verso nord, lungo il confine inglese e discesa lungo la costa atlantica.
Scritto da: ale&paola
sette giorni nel cuore del galles
Partenza il: 03/08/2010
Ritorno il: 11/08/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Abbiamo passato in Galles una splendida settimana, dal 3 all’11 agosto, con la formula della macchina in affitto per conoscere più luoghi possibili del paese. Abbiamo prenotato i nostri alloggi dall’Italia, con qualche difficoltà perché non sono proprio economici (almeno 30 sterline a testa) e non tutti utilizzano il sistema di prenotazione online: ci siamo accorti, girando, che esistono vari B&B ignoti al web: magari piatendo direttamente sul posto avremmo risparmiato qualcosa. Consiglio. Cercate di non partire in tre: le triple non sono diffusissime per cui spesso abbiamo dovuto prenotare due doppie, con evidente aumento dei costi. Non essendoci voli diretti per Cardiff abbiamo scelto di partire da Roma Ciampino con la EasyJet, appena più economica della Ryanair da Rimini. Con il check-in on line e l’affitto contemporaneo di un’auto con l’autonoleggio collegato al portale EasyJet si può davvero risparmiare qualcosa.

Da Roma si arriva intorno alle 18,00, giusto in tempo per le formalità aeroportuali e per raggiungere la meta del pernottamento, almeno la mattina dopo si parte riposati per la vera vacanza. Piccoli aneddoti sulle strade: prima di tutto – venendo da Bristol – si attraversa il famoso Severn Crossing che collega la sponda inglese con quella gallese, ma ricordate che – giunti in Galles – si pagano 5,50 pound al casello post ponte (nel senso inverso, al ritorno, non abbiamo trovato alcun balzello). In un paio di occasioni poi, girovagando per le straducole interne del Galles, ci siamo trovati ad attraversare – senza alcun cartello di avvertimento – ponti con sbarre a pagamento alla fine o con pedaggi richiestici da cittadini che svolgono proprio quest’attività: sovrintendono al traffico alternato su questi “pontini” e riscuotono il “dazio”! Tenete sempre pronti dai 40 agli 80 pence! Il sudest del Galles non è sorprendente, molto moderno e “inglese”: la prima sera abbiamo addirittura scelto di pernottare all’Hilton di Newport, ma solo perché in realtà più economico di tanti B&B … e per il gusto di dire con un pizzico di boria di averci alloggiato, anche se non merita la fama che accompagna questa catena. La stessa capitale, Cardiff, ultima meta della nostra settimana, appare una località non particolarmente accattivante, soprattutto rispetto a scenari più tipici dell’interno. In 24 ore l’abbiamo ampiamente conosciuta, anche perché di limitate dimensioni. Siamo riusciti così a godere le Cardiff Bay al tramonto con i suoi edifici innovativi e tecnologici e, la mattina dopo, abbiamo tranquillamente potuto girare per il castello cittadino e per il centro “storico”, in verità piuttosto piccolo. Dilemma turistico: entrare e visitare il Millennium stadium o il National Museum of Wales? Abbiamo scelto la seconda opzione, ma non aspettatevi capolavori eccelsi. Forse la parte più “spettacolare” è il pianterreno, adibito a museo delle scienze naturali. Per la parte sportiva abbiamo invece ripiegato sulla passeggiata lungo il fiume, sulle cui sponde si snoda il complesso del Millennium stadium: è il contrasto che rende eclatante questa struttura, incorniciata dal fiume da una parte e dal castello cittadino dall’altra. Non conosco l’interno, ma la posizione è comunque unica nel suo genere. A Cardiff non è facile parcheggiare. Noi abbiamo ripiegato, con l’auto in affitto, per un park coperto, a 15 sterline (!) giornaliere, poiché i parcheggi stradali sono quasi tutti per brevi soste o residenti. Anche per questo abbiamo scelto un albergo fuori città, rispetto a B&B spesso senza parcheggio. Del resto, se si ha l’auto, anche 20 minuti di guida per i dintorni sono una scoperta. Nello specifico ci hanno permesso di visitare anche la cattedrale cittadina, in realtà collocata a Landaff, un borgo periferico, senza perdere troppo tempo. Rapidamente ora aggiungo l’itinerario scelto, segnalando magari cosa non rifaremmo. Abbiamo affrontato il Galles in senso antiorario e, nel primo giorno, abbiamo seguito in parte la Wye valley: il castello di Chepstow (più imponente e suggestivo di quanto immaginato), la Tintern Abbey, irrinunciabile, la cittadina di Monmouth (adatta a una breve pausa per il pranzo, ma non per lunghe soste: un po’anonima), il castello di Raglan e infine Hay on Wye, la capitale mondiale del libro usato, davvero caratteristica con le sue oltre 40 librerie e i cortili con scaffalature di libri all’aperto, lasciati incustoditi all’onestà degli acquirenti e alle intemperie delle stagioni. Da qui comincia la zona più interna del Galles: forse conviene prenotare dall’Italia (almeno in agosto) perché i B&B non sono tantissimi e i paesi piuttosto piccoli. Noi siamo finiti nel cuore del paese, in una minuscola frazione, Abbeycwrhir, ignota anche al navigatore satellitare: 7 case, fra cui un B&B e un pub-ufficio postale: è stata dura arrivare, ma la pace, l’intimità e la quotidianità di quel borgo ci hanno ricompensato. Abbiamo naturalmente visitato il Powis Castle, ma attenzione: i giardini aprono alle 11, il castello solo alle 13 e sinceramente, a meno che non siate appassionati botanici, il sentiero verde non copre due ore di attesa. Vi toccherà aspettare pazientemente al bar dei giardini e …consumare: fate un calcolo dei vostri tempi, per evitare inutili attese. Il nord del Galles merita davvero: Conwy e soprattutto Llandudno sono magnifiche. Llandudno vi accoglie con un aspetto accattivante ma austero al tempo stesso, una località di villeggiatura signorile, degna di Hercules Poirot. Abbiamo deciso di non dilungarci sui B&B, ma quello di Llandudno merita una chiosa, per la proprietaria, innamorata del suo paese e della sua casa, e per l’attenzione ai dettagli, dal pavimento in piastrelle inizio secolo fino al latte fresco fuori dalla porta della stanza per la notte: vi consigliamo il Lymehurst Bed & Breakfast. Da Llandudno abbiamo organizzato la nostra discesa lungo le coste dell’Oceano. Tappa obbligata è la foto alla stazione del paese con il nome più lungo della Gran Bretagna, appena si mette piede sull’Anglesey. Non cercate altre attrazioni: il nome è l’unica e ha fatto fiorire nei pressi vari negozi di gadgets. Un po’ sopravvalutato è il castello di Beaumaris, patrimonio mondiale dell’umanità. E’ un esempio di castello litoraneo, proprio davanti alla spiaggia, ma è più didascalico che attraente e consigliamo allora di passare qualche minuto in più in quello, assai più suggestivo di Caernarfon, il castello dell’incoronazione di Carlo a Principe di Galles. E’ maestoso e ben conservato, scenografico, proprio sul mare. L’unico inconveniente sono i parcheggi, insufficienti soprattutto in agosto: a noi sono costati una mezz’ora di ricerca nelle viuzze cittadine e un conto comunque salato. Scendendo a sud, una tappa obbligata è il castello di Harlech, … pare ci sia passato re Artù. E’ affascinante, incardinato su uno sperone roccioso da cui si domina una costa sabbiosa ricca di dune e vegetazione marittima. Conviene, in tutta onestà, inserirlo nel percorso, ma non farne un luogo di pernottamento: il nostro B&B era tupendo, ma la località non offre davvero nulla per divagarsi durante la serata. Se ci riuscite, pernottate invece a Porthmadog, più vivace e colorata, ottimo punto di partenza per il villaggio di Portmeirion, una follia colorata e kitsch che però coinvolge e ammalia, un set televisivo riconvertito in villaggio di attrazioni turistiche. L’immagine più incantevole è la spiaggetta, che si può percorrere per larghi tratti nelle ore di bassa marea …addentrandosi a piedi nell’oceano. Abbiamo poi attraversato Aberystwyth, e solo in Galles un paese di diecimila anime può ospitare la Biblioteca Nazionale, con tanto di pecore e ricci in giro nei giardini antistanti! E’ un paese abbastanza vivace, con una bella passeggiata sul mare, dalle case color pastello, sufficientemente animato per consigliarlo come pernottamento. Noi siamo scesi più sotto, a Cardigan, più sonnolenta, ma comunque placida con il suo fiume che taglia l’abitato in due. Da non perdere è il sud-ovest del Galles, con le coste frastagliate e le calette di finissima ghiaia. Tappa obbligata, dopo Fishguard, è St. Davids, con la cattedrale e il palazzo vescovile: il paesino è minuscolo ma trafficato e vivo; unico accorgimento: evitate di arrivare intorno alle 11 di mattina; la chiesa è occupata dalle celebrazioni e fino all’ora di pranzo non è visitabile. Risparmiare tempo vi permette di godervi più a lungo la vicina Tenby, località balneare di rinomanza nazionale. E’ colorata e festosa (almeno nella nostra domenica d’agosto, condita anche da un pallido sole e da un festival di ballo per gruppi) e la spiaggia bianca lasciata dalla bassa marea ospita numerosi bagnanti. Nelle vicinanze sorge un tranquillo villaggio, Laugharne, che però merita una sosta, non tanto per la anonima boathouse di Dylan Thomas., quanto per le rovine del locale castello, a picco sulle rive di un golfo a tratti paludoso ma piacevole, uno scenario orrido e romantico insieme. A conti fatti non dedicheremmo invece più che un pernottamento a Caermarthen, il capoluogo di provincia, che mostra una sussiegosa aria cittadina, avendone assunto tuttavia più l’aspetto industriale, sacrificando le bellezze architettoniche locali. Meglio raggiungere invece Caerphilly, il cui castello con diverse cinte murarie è un labirinto di passerelle, fossati e camminamenti. Un ultimo paragrafo lo vorremmo dedicare ai giardini botanici: il Bodnant Garden sotto Conwy e il National Botanic Garden vicino Caermarthen. Il primo è un rilassante parco di stile vittoriano con tanto di villa, piscine, fontane e una stupenda serra ottocentesca. Il secondo culmina invece in un’avveniristica ed enorme serra che permette di conoscere la flora dei cinque continenti: se il tempo vi assiste (con noi non è stato particolarmente clemente) può rappresentare una escursione piacevole e divertente.



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