Due vegani a Cardiff
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Premessa: nel racconto sono presenti parole in grassetto che, di solito, sono seguite da link per rendere più agevole la ricerca. In questo modo, se non avete tempo di leggere tutto, potrete selezionare le informazioni più facilmente. Buona lettura e buon viaggio!
SABATO 28 APRILE 2018
Tutti ci chiedono perché andiamo a Cardiff e ci rendono ancora più curiosi di scoprire una città che, se non fosse stato per un’offerta della compagnia aerea Flybe (https://www.flybe.com/), non avremmo mai visitato, probabilmente.
Partire da Roma non è uno scherzo: treno + autobus + volo per un totale di quasi otto ore di viaggio e circa 190 euro di spesa. Si sa, però, che una vacanza senza sacrifici non è un vero viaggio e noi siamo disposti a soffrire un po’ per vedere posti nuovi.
Abbiamo pochi giorni a disposizione perciò partiamo con uno zaino a testa.
All’aeroporto c’è il fantastico “Natoo” (http://natoobar.it/) con succhi, frullati e primi anche vegani. Si trova all’ingresso del Terminal 3 – Arrivi, prima dei controlli di sicurezza. Purtroppo non siamo mai sicuri di cosa è possibile far passare ai controlli pertanto ci accontentiamo di acquistare una porzione di cus cus con verdure (sottaceto) e una bottiglia d’acqua da 0,75 (10,50 euro totali) dopo i controlli.
Questi ultimi sono stati veloci e l’e-gate per il controllo del passaporto evita il formarsi di code. L’aereo è arrivato con soli 10 minuti di ritardo e il bus T9 (http://www.trawscymru.info/t9/) era fermo alla fermata a sinistra dell’uscita dall’aeroporto (abbiamo solo dovuto correre un po’ per evitare di perderlo).
Il tragitto verso il centro di Cardiff è stato piacevole e l’hotel scelto, The Royal Hotel (https://www.royalhotelcardiff.com/), è davvero vicinissimo alla fermata.
Arriviamo in anticipo di quasi un’ora per il check-in perciò andiamo a pranzo da “Wok to walk” (https://www.woktowalk.com/uk/restaurants/) (13 sterline) a 20 metri dall’hotel che si riconferma ottimo (avevamo già provato quello di Amsterdam).
St. Mary’s Street è ancora più caotica di quanto abbia letto nei vari siti e visto nelle foto! Alle 14 di sabato pullula di gente di ogni età. Alcuni sono in giro per la partita di rugby al Principality Stadium (http://www.principalitystadium.wales/), altri fanno la fila per entrare nei locali, altre sono agghindate per l’addio al nubilato. Al centro della ressa si muovono lentamente i carretti che vendono caffè, sciarpe e maglie delle squadre [oggi c’è il Judgment Day durante il quale le quattro squadre gallesi (Cardiff Blues, Dragons, Ospreys e Scarlets) si affronteranno in campo] e hot dog.
L’hotel ha due ingressi: quello su St. Mary’s Street prevede alcune rampe di scale mentre quello in Westgate Street ha l’ascensore fino alla reception. Ovviamente noi prendiamo il primo ingresso e cominciamo a salire i piccoli e ripidi gradini. La reception è bella e, in generale, l’hotel è stato rinnovato splendidamente. Sul sito dell’hotel è possibile ottenere uno sconto del 10% (in alcuni casi, quindi, si paga meno che prenotandolo da altri siti).
La nostra stanza, la 407, è piccola ma accogliente e si trova al 4° piano. C’è una finestra antica e di proporzioni ridotte all’esterno ed un’altra finestra della stessa dimensione più moderna con gli infissi in alluminio. Peccato che questi tendano a staccarsi dalla parete ogni volta che apriamo per arieggiare la stanza. In compenso la seconda finestra funziona bene come isolante acustico e non sentiamo quasi alcun rumore provenire dalla strada, anche di notte quando la confusione aumenta a dismisura. Le prese inglesi necessitano di un adattatore per i nostri apparecchi ma in camera sono presenti anche prese USB molto comode per ricaricare i dispositivi elettronici.
Osservando la pianta del quarto piano abbiamo notato che la nostra camera, insieme alle 405-411-412-413, è la più piccola. Non mi stupisco visto che abbiamo scelto la tariffa più economica, non rimborsabile e comprensiva di un buono di 5 sterline da spendere al bar dell’hotel, il Fitz’s Bar. Restiamo delusi, però, dallo stato generale della camera: una piastrella della vasca rotta, acqua sul pavimento quando si tira lo sciacquone, riscaldamento non funzionante. Inoltre, avendo scelto il fine settimana della partita abbiamo pagato 302,63 euro per 3 notti (di solito le tariffe sono più basse). In compenso tè e caffè sono stati forniti ogni giorno gratuitamente, ci hanno portato una stufetta per scaldarci (ci hanno proposto il cambio di camera ma non volevamo trovarci in una situazione peggiore), il personale è stato sempre gentile, sorridente e disponibile. Inoltre la 407 e la 405 si affacciano su St. Mary’s Street che, anche se più confusionaria, per noi è una bella visuale.
Lasciamo gli zaini e ci addentriamo nel centro storico di Cardiff che scopriamo essere davvero piccolo! Le vie principali e le Arcades (gallerie vittoriane) sono bellissime mentre gli stradoni ai margini e i vicoletti bui ci hanno fatto un po’ paura. Gli edifici classici sono spettacolari e quasi tutti ben tenuti. Le persone che abbiamo incontrato per strada erano tutte allegre e i bambini tutti vestiti a festa o mascherati.
Cardiff è proprio una città che fa ritrovare il buonumore!
Parlando di cibo c’è l’imbarazzo della scelta. I ristoranti vegani sono pressocché assenti ma tutti propongono almeno una opzione vegetariana e una vegana.
Noi ci siamo fermati da “Pret A Manger” (https://www.pret.co.uk/en-gb/find-a-pret/cardiff) nel St. David’s Dewi Sant per una deliziosa barretta vegana a 1,60 sterline per merenda mentre per cena abbiamo scelto di iniziare con il “Wagamama” (https://www.wagamama.com/), al piano terra della Cardiff Central Library. Per due centrifugati regular e due primi spendiamo 28 sterline alle quali aggiungiamo 2 sterline di mancia. Inutile dire che era tutto ottimo! Una particolarità del Wagamama è che i cuochi sono specializzati per settori pertanto potrebbe accadere che i cibi ordinati insieme arrivino al tavolo in tempi diversi. Noi siamo stati fortunati perché l’ordinazione ci è stata portata in meno di 15 minuti. L’unica vera pecca del posto è il caos all’interno. Il locale rimbomba del vociare dei clienti rendendo poco rilassante la sosta. Con il bel tempo è possibile mangiare fuori e penso che la sensazione sia migliore.
In mezza giornata abbiamo percorso tutte le vie del centro storico, dal Motorpoint Arena al Bute Park e dal Principality Stadium alla stazione di Queen Street. St. Mary’s Street resta imbattibile! Un tripudio di assurdità, colori, canti, dialetti e carnevalate.
Verso le 20 anche il venditore di hot dog se ne va con il suo carretto ma arrivano prontamente le venditrici di coroncine e orecchie luminose, cappelli scintillanti e corone di fiori finti. Le ragazze acquistano nonostante siano già ampiamente attrezzate con lustrini e fasce glitterate. Cardiff è la città degli addii al nubilato: almeno due in ogni locale … e qui ci sono decine di locali! Le persone urlano, cantano, ridono, bevono, si rendono ridicole con una normalità disarmante. Siamo proprio curiosi di sapere come sarà Cardiff domattina e, soprattutto, lunedì. Al momento ci piace molto.
Dopo una serata in giro per le vie del centro (non siamo tipi da pub e locali) ci rifugiamo nel nostro hotel. La finestra non è oscurabile ma le tende sono spesse e lasciano filtrare solo un po’ di luce.
DOMENICA 29 APRILE 2018
La pulizia di St. Mary’s Street è iniziata alle 5 e proseguita fino alle 8 ma non ha disturbato il sonno perciò freschi e riposati usciamo in direzione Fitzhamon Embankment per il mercato della domenica. Alle 9 è ancora presto e i commercianti stanno allestendo i piccoli banchi ma già si capisce che ci piacerà. Attraversiamo il ponte lungo la Cowbridge Road Est e diamo un’occhiata al Bute Park e alla sala da tè “Pettigrew” (http://www.pettigrew-tearooms.com/). Proseguiamo lungo Castle Street, dove fotografiamo l’Animal Wall (https://www.cardiffcastle.com/the-animal-wall/), fino al Cardiff Castle (https://www.cardiffcastle.com/). Decidiamo di effettuare una visita normale (13 sterline compresa l’audioguida in italiano) anziché attendere le visite guidate degli appartamenti e della torre dell’orologio.
Il castello ci è piaciuto, l’audioguida è essenziale e permette di proseguire piuttosto spediti (ulteriori approfondimenti sono selezionabili sul dispositivo oppure è possibile leggere le piccole lavagne con le spiegazioni in tante lingue, compreso l’italiano, presenti in ogni stanza).
La temperatura esterna è bassa, il vento forte, le nostre dita congelate e il nostro stomaco vuoto perciò decidiamo di fermarci per una colazione calda.
Ci addentriamo nella Castle Arcade (http://castlequarterarcades.co.uk/) e incontriamo “Coffe Barker” (https://www.facebook.com/coffeebarker/), un posto molto carino e rilassante. Ordiniamo una cioccolata calda con latte di soia e senza panna che viene servita insieme a mini marshmallows, un tè, una barretta vegana e un dolce con gocce di cioccolato (12,47 sterline). È tutto buonissimo, il tè è servito in una tazza etnica, i dolci su piattini vintage e la cioccolata in un barattolo di vetro con il manico. Vorrei rimanere qui per sempre ma il National Museum ci attende.
Entriamo nelle High Street Arcade fino a Working Street e da lì proseguiamo sulla Kingsway fino al Boulevard De Nantes. Il primo edificio che ci interessa è il City Hall (https://www.cardiffcityhall.com/) che oggi ospita un evento per bambini, “Storytime with Paddington”. L’ingresso è piccolino, soprattutto in confronto all’enorme scalinata del National Museum (https://museum.wales/cardiff/), un edificio imponente che riesce a catturare l’attenzione sia dei grandi che dei bambini. Per i primi c’è un’area favolosa dedicata all’arte gallese ed europea che spazia nei vari secoli e il museo di storia naturale. Per i più piccoli ci sono, oltre alle mostre, giochi interattivi, attività artistiche e scientifiche e la possibilità di toccare alcune opere. Un aspetto da non trascurare di questo museo è la gratuità!
Tra il City Hall e il National Museum c’è la Museum Ave, una strada che porta agli Alexandra Gardens http://www.visitcardiff.com/). In questo periodo dell’anno è un posto magico: fiori di tutti i tipi e di tutti i i colori che circondano un tempietto in pietra. È un posto tranquillo e al tempo stesso magico.
Dopo aver riempito gli occhi di bellezza e il cuore di divertimento prendiamo la City Hall Road fino alla North Road ed entriamo nel Bute Park da un ingresso laterale fino all’ormeggio dell’Aqua Bus “Princess Katherine” (http://www.cardiffboat.com/). La barca può trasportare fino a 25 persone (anche se sul sito ne dichiarano 90) e in fila ce ne sono già 15. Ci fanno salire sulla barca e con calma passano per il biglietto (4 sterline a persona solo andata) che può essere pagato anche con carta di credito. Sul sito è possibile trovare alcune offerte speciali come la possibilità di presentare il biglietto alla Norwegian Church (https://www.norwegianchurchcardiff.com/) ed ottenere un 2×1 su un caffè o un tè.
L’aqua bus naviga sul Taff e lungo il tragitto (25 minuti) otteniamo anche delle informazioni sulla città (in inglese). L’arrivo è in Mermaid Quay (http://www.mermaidquay.co.uk/), di fianco la gelateria Cadwaladers.
Vaghiamo un po’ per la baia, nonostante il vento gelido, prima di andare a pranzo. Entriamo nel Pierhead (http://www.pierhead.org/en/), l’edificio rosso che ospita informazioni storiche su Cardiff e il Galles. Osserviamo dall’esterno il Senedd (http://www.assembly.wales/en/visiting/senedd/Pages/senedd.aspx), sede dell’assemblea gallese, tutto trasparente e oggi vuoto perché non sono previste riunioni. Il Wales Millennium Centre (http://www.wmc.org.uk/) è aperto ma non si sono spettacoli né prove in corso perciò le persone sono tutte concentrate nel caffè del piano terra (http://www.wmc.org.uk/EatDrinkShop/Caffi/).
La Roal Dahl Plass, la piazza centrale, è occupata dall’immancabile carosello e dal tendone di un circo dove si tiene lo spettacolo “The lady boys of Bangkok”.
La baia è ricca di posti dove fermarsi a bere e/o mangiare per questo noi … ci fermiamo ad oltre due chilometri. La scelta è legata al fatto che solo due posti permettevano di mangiare vegano ma uno http://www.jrc-globalbuffet.com/restaurants/) avrebbe chiuso nel giro di un’ora e l’altro (https://www.iguanas.co.uk/restaurants/cardiff-mermaidquay) era affollatissimo e non volevamo ripetere l’esperienza del Wagamama (oltre al fatto che aveva solo qualche opzione vegana).
Ci dirigiamo verso il “Vegetarian Food Studio” (http://www.vegetarianfoodstudio.co.uk/) in Penarth Road all’incrocio con Blaenclydach Street. Il locale è tipicamente indiano, gestito da indiani, frequentato da indiani e locali e situato in un quartiere abitato principalmente da immigrati. Inutile dire che è fantastico!
Ci sono tantissime scelte vegane e alla fine optiamo per due Gujarati Thai Special, acqua e un Indian Masala Chai (con latte di soia) per un totale di 22,93 sterline.
Il cibo è buono e molto speziato. Il piatto scelto contiene tre piadine piccole, un popadum, una coppetta di riso Basmati bianco, una coppetta di insalata, una coppetta dolce a scelta del cuoco (noi abbiamo avuto il chutney di mango), una coppa di Daal (zuppa di lenticchie rosse), due piccoli samosa e una coppa di curry del giorno (molto piccante). Il proprietario mi vede scrivere e mi chiede di tradurre. Poi ci racconta dei numerosi premi vinti negli anni e dell’orgoglio che prova nel gestire un ristorante che, dalle 17 in poi, è stracolmo. Ci dà anche vari consigli su cosa vedere e come spostarci e si offre di aiutarci in caso di problemi dandoci il suo numero di telefono.
Il ristorante si trova lontano dalla baia ma, per fortuna, vicino al nostro hotel. Percorriamo il Taff Embankment e Wood Street e ci ritroviamo davanti l’ingresso dell’hotel. Prima di salire, però, ci fermiamo al Tesco Express per acquistare dell’acqua (quella del rubinetto ha un sapore poco gradevole) e della frutta secca. Scopriremo, nostro malgrado, che anche l’acqua in bottiglia ha un sapore che non incontra il nostro gusto.
La camera è perfettamente pulita, gli asciugamani cambiati, i bagnoschiuma usati sostituiti con confezioni nuove e ulteriori tè e caffè sono presenti nel vassoio delle “facilities”.
La sosta in hotel ci ha permesso di rilassarci e, soprattutto, di scaldarci. Fuori, però, appare un ultimo raggio di sole che non possiamo lasciarci sfuggire. La temperatura esterna è sempre più bassa ma il vento è meno fastidioso nelle vie centrali più riparate.
Camminiamo lungo alcune delle vie più interessanti dal punto di vista fotografico, come Womanby Street, e osserviamo i tre posti dove vorremmo mangiare prima di decidere dove fermarci.
“The Stable” ci incuriosisce per la pizza vegana ma la cucina alle 19:45 ha già chiuso.
“Cosy Club” è molto carino ma domani (lunedì) saranno in promozione le bevande quindi decidiamo di rimandare.
“The Corner House” (https://www.cornerhousecardiff.co.uk/) ha finito quasi tutto ma, per fortuna, i piatti vegani ci sono! Ordiniamo un “roasted lentil falafel” e un “avocado&roasted red pepper sandwich” al costo di 17,90 sterline (comprensive di mancia). Avremmo voluto un “moroccan mint tea” ma non era disponibile.
I falafel arrivano subito (tre polpette su un letto di harissa e tre fettine di focaccia tostata) mentre il sandwich arriva dopo oltre venticinque minuti. Il cameriere si scusa per il ritardo dovuto all’affollamento e alla cucina che, nonostante stia lavorando a pieno ritmo, non riesce a ridurre i tempi di attesa. Noi veniamo ampiamente ricompensati dalla bontà del panino tipo ciabatta con burger croccante, pomodoro e harissa accompagnato da un’insalata fredda mista e da una salsa verde all’aglio calda.
Durante la passeggiata alla ricerca del posto dove cenare ci imbattiamo nell’uscita di centinaia di bambini e genitori dalla Motorpoint Arena (https://motorpointarenacardiff.co.uk/). I bimbi sono vestiti a festa o da personaggi dei cartoni animati con frontini, spade e scettri luminosi. La folla si dirige nella St. David’s Dewi Sant (https://stdavidscardiff.com/) riempiendola di voci e risate.
Arrivati a Caroline Street tutto è tornato silenzioso e anche nel locale dove ceniamo le persone parlano a voce relativamente bassa.
Cardiff sembra un’altra città! La confusione del sabato sera è stata sostitutita dai mormorii, le strade sono quasi deserte (eccetto per Womanby Street) e le persone finalmente indossano i cappotti che, durante i giorni di festa, lasciano a casa insieme ai vestiti pesanti.
Una differenza significativa tra il sabato e la domenica è sicuramente l’azione della polizia. Se il sabato i poliziotti svolgono la funzione di mero controllo la domenica torna la politica della “tolleranza zero” e qualsiasi ubriaco che urla o disturba viene portato via quasi immediatamente.
Dopo cena, non avendo ordinato da bere, abbiamo bisogno di sorseggiare qualcosa e, nell’indecisione, stabiliamo che la cosa migliore da fare sia tornare in hotel, prepararci un tè, riposare e svegliarci presto per godersi quella che, secondo Google, dovrebbe essere una fredda giornata di sole.
Tornati in albergo veniamo accolti come sempre da receptionist sorridenti che ci chiedono com’è andata la serata. Sembrano amici di sempre!
LUNEDì 30 APRILE 2018
Alle 9 i negozi sono ancora chiusi e non apriranno prima delle 10 mentre i posti dove fare colazione sono già aperti.
Percorriamo le Royal e Morgan Arcades (http://www.morganquarter.co.uk/) fino a “Crumbs Kitchen” (http://www.crumbskitchencardiff.co.uk/) dove ordiniamo tè, toast e marmellata (5,20 sterline). Qui è possibile fare le colazioni inglese e americana in pieno stile vegano oppure scegliere tra falafel, pakora, insalate, cereali, etc. Il posto è carino (peccato il bancone all’ingresso) e il piano più alto (ce ne sono due) è fantastico con le sue poltroncine e i tavolinetti in finestra.
Al termine della colazione ci dirigiamo al Cardiff Market (http://www.visitcardiff.com/seedo/cardiff-market/). Il posto brulica di gente dopo le 10 e i banchi sono quasi tutti molto carini. Vorremmo pranzare da Milgi ma non è ancora aperto. Quando torneremo scopriremo che è possibile pagare solo in contanti. Acquistiamo un piccolo draghetto rosso a 3,99 sterline pagato con carta di credito e una campanella piccola a 3 sterline pagata in contanti.
Concludiamo i nostri acquisti nei tre negozi fusi in uno davanti all’ingresso del Castello: Castle Welsh Craft, The Welsh Shop e Welsh Loovespoon Gallery (http://www.castlewelshcrafts.co.uk/). L’interno è tutto unito ma ci sono tre casse diverse. Prendiamo una t-shirt da adulto (12 sterline) e un lovespoon piccolo (5 sterline) su cui l’artigiano incide il nome della persona a cui lo daremo.
Sulla stessa via è presente anche il negozio di souvenir Historical Wales. È immenso e a due piani. I prezzi potrebbero essere più bassi ma non siamo entrati perciò non possiamo dirlo con certezza.
Percorriamo qualche metro per entrare nella Queens Arcade (http://www.queensarcadecardiff.co.uk/) che, collegata al St. David’s Dewi Sant, è un immenso centro commerciale coperto perfetto nelle giornate di brutto tempo.
Siamo interessati alla Queens Arcade soprattutto perché c’è “Whittard” (https://www.whittard.co.uk/#), un piccolo negozio di tè dove acquistiamo 100g di Chelsea Breakfast in foglie e 50 bustine dello stesso aroma (12 sterline).
All’uscita ci dirigiamo verso il Visitor Centre all’interno della Old Library dove c’è un piccolo negozio di souvenir ma, soprattutto, un interessante museo della della storia di Cardiff per grandi e piccoli, il Cardiff Story Museum (http://www.cardiffmuseum.com/content.asp?nav=112&parent_directory_id=2). All’interno ci sono tante attività da fare, ascoltare e annusare, oltre che vedere.
All’uscita dobbiamo dirigerci verso Customhouse Street per parlare con l’autista del bus T9 che ci porterà domani all’aeroporto. Non abbiamo contanti e vogliamo assicurarci che sia possibile pagare con carta di credito. Abbiamo chiesto in giro e anche il signore dell’infopoint non è stato in grado di rispondere. Attendiamo qualche minuto alla fermata chiacchierando con una simpatica signora. L’autista ci rassicura perciò non saremo costretti a prelevare.
Sono quasi le 14 e ormai tutti hanno pranzato tranne noi perciò raggiungiamo “The Stable” (https://stablepizza.com/locations/cardiff/) per provare le pizze vegane. Prendiamo una “good life” e una “hazelnutter” insieme ad un succo di mela non frizzante e all’immancabile tazza di tè (25,30 sterline). La pizza è buona, sottile e croccante e usano la mozzarella di riso. Vorrei provare i dolci ma sono tutti freddi e la temperatura esterna non invoglia a godersi questo tipo di dessert.
Usciamo per visitare la Wyndham Arcade, che ancora non abbiamo percorso, e la troviamo molto carina come quasi tutte le Arcades. Raggiungiamo Queen Street, invece, per vedere la Dominions Arcade, l’ultimo passaggio che ci rimane da percorrere. Purtroppo si tratta di un corridoio buio che porta ad appartemaenti e ad un hotel e non ci addentriamo fino in fondo (la galleria è chiusa).
Oggi avremmo potuto fare diverse escursioni a piedi, in bici o con i mezzi pubblici: Penarth e il suo padiglione vittoriano sul mare (Penarth Pier Pavillon), i Dyffryn Gardens (https://www.nationaltrust.org.uk/dyffryn-gardens), il Caerphilly Castle ), Castel Coch ), St. Fagans National History Museum (https://museum.wales/stfagans/), Breacon Beacons National Park (http://www.beacons-npa.gov.uk/). Spostarsi in bici è molto facile perché ci sono quasi 2000 km di piste ciclabili nel Galles (https://www.sustrans.org.uk/wales/national-cycle-network).
Decidiamo di camminare fino alla Llandaff Cathedral (http://www.llandaffcathedral.org.uk/) passando attraverso il Bute Park (http://bute-park.com/). Il vento è forte e freddo ma in alcuni punti del parco si calma e il pallido sole ci regala delle deboli stiepidite. I locali, invece, fanno sport, pic-nic e passeggiate.
Impieghiamo quasi un’ora per arrivare alla cattedrale fermandoci per le foto e godere della bellezza del Bute Park e dei Pontcanna Fields https://www.cardiff.gov.uk/ENG/resident/Leisure-parks-and-culture/Parks-and-Green-Spaces/Find-a-park/. La zona della cattedrale è molto bella, le case curate e il silenzio rigenerante. La funzione religiosa è iniziata alle 17:15 e noi, che arriviamo alle 17:45, abbiamo la possibilità di ascoltare il coro delle giovani ragazze (cantano solo il lunedì pomeriggio mentre gli altri giorni cantano i ragazzi o gli uomini). La cattedrale è suggestiva e il cimitero annesso piuttosto inquietante.
Salendo lungo i Dean’s Steps (https://www.britishlistedbuildings.co.uk/300081280-the-deans-steps-llandaff#.WeOT6cvTXqA) raggiungiamo i resti della torre campanaria e un tranquillo e riparato chiostro, l’Old Bishop’s Palace. Da qui ci aspetta una breve discesa lungo Cathedral Close (dove si trova la targa del St. Teilo’s Well) fino alla Western Ave. Da qui entriamo nei Llandaff Fields fino a Cathedral Road dove ammiriamo delle belle casette, molte delle quali ospitano cliniche dentarie e di bellezza, residenze per anziani e piccole palestre. Giunti al bivio con Sophia Close decidiamo di rientrare nel Bute Park, anche se la strada è più lunga, per godere ancora un po’ delle bellezze naturali.
La nostra camminata termina da “Cosy Club”(https://cosyclub.co.uk/), un meraviglioso ristorante a due piani con menù vegano (ma non solo). Prendiamo un Thai Burger con patate dolci, un Super Food Bowl, un succo d’arancia e una limonata (20,15 sterline perché il lunedì per ogni portata principale le bibite sono gratuite).
Prima di tornare in camera a preparare gli zaini abbiamo voglia di stare ancora un po’ in società perciò ci fermiamo al Fitz’s Bar, il bar dell’hotel, dove spenderemo il nostro buono da 5 sterline. Il posto è carino, la carta da parati lussuosa, divani e poltrone comode e la vista dalle finestre interessante. Prendiamo un tè deteinato e una camomilla (1,50 sterline anziché 6,50) che ci vengono serviti insieme a dei biscotti (al burro) e al latte. Una cosa che abbiamo notato in tutti i posti dove siamo stati è che ci è sempre stato chiesto se volevamo la ricevuta del pagamento effettuato mentre portarci il latte con il tè è talmente naturale che lo fanno in automatico. Questo non ha creato problemi quando ci siamo dichiarati vegani fin dall’inizio ma in alcuni casi abbiamo dovuto farci sostituire il latte o abbiamo evitato di berlo. Durante la pausa abbiamo scoperto che al Fitz’s Bar il pop corn è gratuito (una ciotola per ogni ordinazione) e la mia golosità ha preso il sopravvento. Il pop corn è leggero, croccante e moderatamente salato.
MARTEDì 1° MAGGIO 2018
Ultimi momenti in questa splendida città. Oggi ci aspettano ore di viaggio e poi… casa!
La fermata del T9 in Customhouse Street è a meno di due minuti a piedi dall’hotel e anche il check-in è veloce perciò arriviamo con largo anticipo. L’autobus giunge puntuale alle 9:10 (ce n’è uno ogni 20 minuti), paghiamo con la carta il costo del biglietto (5 sterline a persona perché sabato era gratuito e non abbiamo potuto fare l’A/R) e ci mettiamo comodi perché occorrono circa trenta minuti di viaggio per raggiungere l’aeroporto.
Ci dispiace lasciare questa città che consigliamo a tutti almeno una volta.
All’ingresso dell’aeroporto troviamo subito il Caffi Cwtch (https://www.cardiff-airport.com/food-and-drink/) ma siamo un po’ preoccupati che chiuda l’imbarco perciò ci dirigiamo ai controlli di sicurezza. In questo aeroporto è previsto lo scan completo e la situazione è diventata piuttosto comica tanto da aver pensato di essere in un Candid Camera Show.
Dopo i controlli troviamo, oltre all’immancabile “Dute Free Shop”, un “Costa”, un “Ritazza”, “The Beer House” e “WhSmith”.
“The Beer House” ha la colazione vegetariana e dei panini vegani con falafel ma troviamo un’ottimo rapporto qualità/prezzo da “WhSmith”, un minimarket dove, grazie alla promozione “meal deal” è possibile acquistare sandwich + bevanda + snack salato/dolce a 3,99 sterline. Nel reparto frigo troviamo due scelte di sandwich vegani e sei scelte vegetariane! Prendiamo due sandwich con falafel, hummus e verdure, l’acqua, un succo detox, una barretta dolce di semi e cereali e una busta di chips vegetali (carote, barbabietola rossa e patate dolci) (7,98 sterline).
Le indicazioni per il gate non appaiono sullo schermo né nella app della compagnia aerea e questo genera ansia in tutti i passeggeri, soprattutto dopo le 10:50, orario in cui avrebbe dovuto chiudere l’imbarco. Finalmente annunciano l’apertura del varco con gli altoparlanti e iniziamo il tragitto a piedi fino al gate 13. Anche prima di salire sull’aereo dobbiamo attendere in piedi diversi minuti. Il volo parte con 15 minuti di ritardo che vengono quasi completamente recuperati.
All’uscita dobbiamo nuovamente mostrare il passaporto. Confermiamo che le e-gate sono comodissime per ridurre i tempi di attesa. Basta poggiare il passaporto per far aprire la prima porta e poi attendere il riconoscimento facciale perché si apra la seconda porta.
Per uscire dall’aeroporto la strada è lunga ma il Gaspari Bus (http://www.gasparionline.it/) che ci porterà a casa partirà alle 16 perciò non abbiamo fretta e facciamo una sosta in bagno. Alle 15:40 l’autobus è già allo stallo in attesa dei passeggeri. Mostriamo il biglietto, ci mettiamo comodi e attendiamo la partenza.
Tra qualche ora saremo a casa e tutto tornerà alla normale routine!
In questo viaggio abbiamo scoperto che i servizi igienici che abbiamo provato a Cardiff sono sempre stati trovati puliti e forniti di carta igienica (in alcuni casi c’era addirittura la crema per le mani) anche durante le ore di punta.
Un aspetto che ha contribuito a rendere simpatica questa città è stata sicuramente l’affabilità dei suoi abitanti. Le persone incontrate per strada così come quelle che lavoravano nei posti dove siamo stati (musei, caffè, ristoranti, etc.) ci hanno sempre accolto e salutato con ampi sorrisi e parole gentili. Anche gli ubriachi non erano molesti ma semplicemente più chiacchieroni dei sobri.
Cardiff: una città per tutti, anche per i vegani!