Semana Santa in Andalusia

Ho organizzato questo viaggio in Andalusia con quattro mesi di anticipo (praticamente a Natale), perchè da notizie acquisite da precedenti viaggiatori e dalla mia inseparabile guida della Only Planet (necessaria ed essenziale) trovare posto per dormire a Siviglia e dintorni la settimana di Pasqua è praticamente impossibile. Nonostante mi sia...
Scritto da: cargrp
semana santa in andalusia
Partenza il: 05/04/2007
Ritorno il: 10/04/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Ho organizzato questo viaggio in Andalusia con quattro mesi di anticipo (praticamente a Natale), perchè da notizie acquisite da precedenti viaggiatori e dalla mia inseparabile guida della Only Planet (necessaria ed essenziale) trovare posto per dormire a Siviglia e dintorni la settimana di Pasqua è praticamente impossibile.

Nonostante mi sia mosso con ampio anticipo, gli alberghi economici di Siviglia per la notte tra giovedì e venerdì santo erano già tutti occupati, per cui con grande fortuna sono riuscito a dormire in quella città.

Cmq andiamo per ordine.

Ho acquistato due biglietti per Madrid con partenza da Roma Ciampino direttamente dal sito della compagnia aerea Easy Jet al prezzo complessivo di € 285,46 (per due persone).

Inoltre sullo stesso sito ho avuto la possibilità di locare la macchina presso la compagnia europcar, convenzionata con la Easy Jet, ottenendo una macchina media al prezzo di € 101,45 per 5 giorni.

Infine ho prenotato l’ingresso all’alhambra di Granada direttamente sul sito della fondazione Alhambra, pagandolo con carta di credito al prezzo di € 21,76 (per due persone). E’ una soluzione che raccomando vivamente visto che la mattina dell’ingresso i biglietti erano tutti esauriti e vi era una fila enorme di turisti che si sono dovuti accontentare di visitare solo i giardini (inoltre si paga un sovrapprezzo di soli 0.80 cent. Per biglietto).

Inoltre ho riservato telefonicamente la pensione a Siviglia (Pension Vergara, che è talmente piccola che ho dovuto inviargli il prezzo della prima notte in una busta chiusa per posta), tramite internet l’hotel Etap a Granada e l’ hotel Asturias a Madrid.

Finalmente il giorno 05 aprile io e Silvia abbiamo iniziato il nostro tanto atteso viaggio in Andalusia.

Alle ore 4.00 di mattina ci siamo messi in viaggio da Gesualdo (AV) verso l’aeroporto di Ciampino (Roma). Dopo circa tre ore e mezzo di viaggio tranquillo, con mia moglie che serenamente dormiva al mio fianco, siamo arrivati al parcheggio Low Coasting, prossimo all’aeroporto che avevo in precedenza prenotato tramite il sito internet www.Parcheggi.It.

Al parcheggio abbiamo avuto la prima piacevole sorpresa perchè per le vacanze natalizie applicavano un tariffa promozionale di 6,00 al giorno per cui gratificato di ciò ne ho subito approfittato.

Parcheggiata la macchina in un posto non coperto, abbiamo caricato i bagagli su un piccolo bus (gratuito) che fà la spola tra il parcheggio e l’aeroporto di ciampino.

Alle 8.00 eravamo in aeroporto in fila per fare il check in per l’imbarco dei bagagli.

E’ stata per noi la prima volta che partivamo dall’ aeroporto di Ciampino e, a differenza da quanto letto su cronache di precedenti viaggiatori, l’ho trovato molto organizzato, pulito e a misura di passeggero.

Dopo circa 15 minuti abbiamo imbarcato le nostre due valige e ci siamo recati alla dogana per il controllo dei bagagli a mano.

Anche quì in maniera efficientissima si sono svolte tutte le pratiche burocratiche e quindi siamo entrati nella parte dell’aeroporto subito dopo la dogana.

Quì mia moglie non ha resistito al duty free e si è fatta regalare una confezione di profumi mignon per Pasqua.

Alle ore 9.30, in perfetto orario, siamo partiti con il volo della Easy Jet per Madrid.

Debbo dire che l’aereo utilizzato era davvero perfetto, molto spazioso e pulito e con un servizio a bordo (tutto a pagamento) davvero gentile ed efficiente.

Dopo circa due ore di volo, passate per lo più a dormire, siamo arrivati all’aeroporto internazionale di Madrid.

Recuperati i bagagli siamo andati a prendere+ al bancone della Europcar (visibilissimo prima dell’uscita principale dello scalo) la macchina affittata.

Con grande piacere ci hanno consegnato una Renault Megane 1900 TDCI pulita, profumata ed in ottime condizioni.

Presa la macchina nell’annesso parcheggio ci siamo subito tuffati sulle strade spagnole per raggiungere il tanto agognato sud andaluso.

Le strade spagnole sono perfette, gratuite e tutte ben servite da aree di sosta e punti ristori.

Bisogna stare solo attenti ai limiti di velocità, perchè vi sono controlli automatici ovunque. Durante il viaggio ci siamo fermati a mangiare in una area di sosta (che sono dei ristorantini più semplici e meno puliti dei nostri autogrill, ma sicuramente più simpatici e vitali) e per meno di 15€ (in due) abbiamo mangiato due simpatici panini, due birre gelate e un paio di dolcetti.

Dopo circa 5 ore di viaggio siamo arrivati alla nostra prima meta, la città di Cordoba con la sua ammaliante chiesa moschea.

A Cordoba abbiamo parcheggiato nei pressi di un grande centro commerciale, a dieci minuti a piedi dalla meta della nostra visita.

Sotto una pioggerellina fastidiosa e chiedendo indicazione a dei gentilissimi spagnoli, siamo finalmente arrivati nel centro storico.

Il giovedì santo è un giorno di festa molto sentito dagli spagnoli, per cui abbiamo trovato molti negozi e bar chiusi e, soprattutto, le visite alla cattedrale terminata per dare possibilità al parroco di celebrare la messa.

Non perdendoci di animo siamo comunque riusciti ad entrare nella Moschea, a vedere furtivamente le centinaia di colonne che la caratterizzano e a farci un’idea precisa della grandezza dell’architettura araba e della stupidità dei cattolici che in quel capolavoro hanno voluto innestare una chiesa.

Usciti dalla Moschea ci siamo trattenuti qualche minuto nel patio degli aranci (ogni mosche era dotata al suo ingresso di un bel giardino di aranci il quale serviva ai fedeli ad effettuare le abulazioni prima di recarsi a pregare). Sono luoghi davvero magici che caratterizzano molte chiese oggi presenti in Andalusia.

Successivamente abbiamo fatto una breve passeggiata nel centro storico di Cordoba, molto carino, e dopo aver acquistato qualche souvenir, ci siamo recati a recuperare la macchina per proseguire stanchissimi e mezzi bagnati verso Siviglia.

Per la strada abbiamo ricevuto un’altra piacevole sorpresa. Infatti in occasione della Semana Santa per le strade delle città Andaluse sfila praticamente di tutto, per cui abbiamo assistito ad una sfilata di militari spagnoli in abiti da legionari che al ritmo di una banda musicale marciavano come forsennati e effettuavano delle strane figure con i loro fucili.

Veramente un piacevole diversivo rispetto alla sacralità del luogo che poco prima avevamo visitato.

Raggiunta la macchina, attraverso una comoda strada a doppia corsia, abbiamo raggiunto alle 10.00 di sera la città di Siviglia.

La pensione Vergara, l’unica che sono riuscito a trovare al centro di Siviglia per un prezzo ragionevole (€ 60,00 al giorno per una stanza matrimoniale senza bagno) è posizionata nell’area pedonale del centro storico della città, quindi raggiungibile solo a piedi.

Fermato per strada un taxista, mia moglie è salita nel mezzo e seguendolo sono riuscito a raggiungere il parcheggio a pagamento più vicino alla pensione (parcheggio in calle Santa Maria La Blanca, al costo di € 15,00 al giorno).

Posata la Renault, abbiamo recuperato i bagagli e stanchissimi ci siamo recati alla pensione.

Il posto, fatto di vicoli strettissimi pieni di bar e locali, ci ha subito affascinati.

Infatti preso possesso della camera (molto semplice, ma anche pulita e confortevole), abbiamo individuato il bagno in comune che sembrava meglio tenuto ed abbiamo fatto una calda doccia per recuperare le nostre forze.

La pensione è una tipica casa Andalusa, dotata di patio fiorito interno, con circa cinque bagni a disposizione degli ospiti.

Alcuni di questi sono dotati solo di lavandino e water, mentre tre hanno anche la doccia.

Cmq debbo dire che erano ben puliti e risistemati dalla proprietaria varie volte al giorno.

Fatta amicizia con il ragazzo della reception, mi sono fatto consigliare un locale tipico non per turisti dove andare a mangiare, senza fare menzione dell’esigenza di voler risparmiare.

Ci ha indicato i ristoranti presenti in Calle Santa Maria la Blanca, un posto un po’ all’esterno del centro storico molto frequentato dai sivigliani.

Dopo una perlustrazione tra i vari locali ci siamo accomodati ai tavoli del Ristorante el 3 de Or.

Il locale è piccolino e molto accogliente.

Abbiamo mangiato un piatto di coda di toro all’andalusa, un piatto buonissimo di jamon serrano belota (prosciutto tipico spagnolo da provare il meno possibile visto il prezzo altissimo a cui è venduto, circa 18 € l’etto), un piatto di baccalà al sugo, due birre freddissime e un dolce tipico al prezzo complessivo di € 54,70.

Debbo dire che i soldi sono stati ben spesi perché in tutto il viaggio è stato il posto dove ho mangiato meglio.

Dopo cena, all’incirca verso le 11.30, abbiamo seguito una marea di persone che allegre e festanti (e vestite tutte in maniera elegantissima) si dirigeva nelle stradine del centro storico per recarsi verso la cattedrale.

Incuriositi ci siamo fatti beffa della nostra stanchezze e ci siamo tuffati tra la gente.

Dopo aver camminato per circa un chilometro senza sapere dove tutte quelle persone erano dirette ed incontrando per strada file organizzate di sedie protette da sbarre che ne impedivano l’accesso, siamo finalmente giunti in calle Sierpe, che è la strada che tutte le processioni della Semana Santa devono percorrere per raggiungere la cattedrale.

Bisogna precisare che durante questo periodo sfilano per le strade della città più di quaranta processioni diverse, ognuno facente capo ad una diversa confraternita cittadina.

Le processione sono formate da centinaia di persone incappucciate in manti di colore diversi (ogni colore individua una confraternita), ed escono dalle loro chiese portando a spalle dei palchi (cd. Paso) su cui sono rappresentati rispettivamente scene della passione di cristo e la vergine Maria.

Ogni confraternita possiede due paso, uno con il Cristo l’altro con la madonna.

Questi piccoli carri, trasportati a spalla da circa quaranta persone, sono delle vere opere d’arti, in quanto, aldilà degli ornamenti in oro che li caratterizzano, presentano delle statue a grandezza naturale dalla fattezza e dalla espressività impressionanti.

Posso dire, ora che li ho visti di persona, che sono dei veri capolavori.

Tutti gli appartenenti alle confraternite sono tenuti a sfilare incappucciati per mantenere segreta la propria identità che in questo modo risulta essere conosciuta solo da Dio.

Le confraternite del centro storico, formate dalla aristocrazia Sivigliana, sono le più austere e caratterizzate dagli ornamenti e dai paramenti più preziosi.

Mentre le confraternite delle chiese poste in periferia sono più povere ma al tempo stesso più cariche di vitalità, con indosso tuniche di colori più sgargianti e con paso accompagnati da bande che intonano marce ritmiche meno solenni.

Tra queste ultime la più importante è sicuramente quella della Madonna della Macarena, che è composta da circa 3000 persone e che per sfilare dalla chiesa madre fino alla cattedrale e ritorno impiega circa tredici ore.

Per poter vedere il passaggio delle processioni nei punti più caratteristici della città bisogna acquistare con ampio anticipo dei biglietti che consentono di accedere ai palchi o alle sedie, il cui prezzo può arrivare anche a 1000,00 €.

Comunque tra i tanti vicoli del centro la polizia consente alle persone l’attraversamento durante il passaggio delle processioni, le quali vengono appositamente interrotte per consentire tale operazione, per cui i turisti approfittando di tale situazione possono dare uno sguardo alla cerimonia.

Vi raccomando vivamente di programmare una visita alla città in questo periodo perché, nonostante la stanchezza e il caos, ne vale davvero la pena.

Ritornando alla descrizione del nostro viaggio, verso le 3 di mattina e dopo aver visto sfilare la confraternita del silenzio (tutti vestiti di nero e senza alcuna musica in segno di penitenza) siamo ritornati alla pensione e siamo sprofondati in un piacevole sonno.

Il mattino seguente, vista l’impressione fattaci di notte da parte della maestosa cattedrale e della Giralda, ci siamo svegliati verso le nove e dopo un’ora eravamo in strada per recarci a visitare la magnifica cattedrale di Siviglia.

Poichè il venerdì santo la chiusura era anticipata al primo pomeriggio, per cui ci siamo precipitati all’ingresso per acquistare i biglietti (€ 15,00 in due) e le audio guide in italiano (€ 6,00 in due).

È inutile descrivere lo sfarzo e la magnificenza di tale chiesa, anche perché con la guida audio ogni cappella aveva una storia a se stante ed ogni scorcio era di per se una grande emozione.

Sicuramente l’opera d’arte più impressionante tra le tante lì presenti è la cappella Mayor alle spalle del coro, un palco ligneo in oro di dimensioni enormi con rappresentazioni di scene bibliche intagliate in maniera eccellente.

Dopo aver visitato la chiesa ci siamo messi in fila per visitare la giralda, la bella torre campanaria ricavata dal precedente minareto della moschea su cui la chiesa è stata costruita.

La salita è stata molto agevole e dall’alto del campanile è possibile farsi una idea della grandezza della città di Siviglia.

Infine, dopo aver attraversato il patio delle arance (anch’esso ereditato dalla moschea), siamo usciti dalla cattedrale e ci siamo messi alla ricerca di un ristorante in cui mangiare..

Subito dietro l’Alcazar, alle spalle della cattedrale, si aprono dei bei vicoli in quello che in passato era la giuderia, ossia il quartiere abitato dagli ebrei andalusi.

Il posto merita veramente una rilassante visita, anche perché è ricco di negozi di souvenir e di ristorantini.

Non volendo seguire le indicazioni della Only Planet, anche perché visti i prezzi del ristorante consigliato li abbiamo ritenuti un poco cari, ci siamo buttati sul primo ristorante con tavolini all’aperto ed abbiamo avuto la prima delusione Sivigliana.

Infatti era un tipico ristorante per turisti, che per due pessime paelle riscaldate (e immangiabili) e un piatto di crostini con prosciutto, ci ha derubati di € 53,00. Sicuramente sarebbe stato meglio seguire il consiglio della guida, in quanto il ristorante si presentava sì un po’ più caro ma dava l’impressione di essere molto più affidabile.

Dopo questo pranzo vergognoso (per cui vi invito ad evitare queste specie di ristoranti per turisti con menù “semi-fissi”) siamo ritornati a passeggiare senza pensieri per le strade del centro storico, sbucando in tante piccole piazzette ricche di alberi di aranci e fiori.

Visto che il pranzo non ci aveva soddisfatti e seguendo le indicazioni della guida, ci siamo recati presso un tapas bar per provare questa esperienza tanto decantata nei viaggi in Spagna.

Siamo andati alla Bodega di Santa Cruz, piena zeppa di Sivigliani e di turisti che spingevano verso il bancone.

Dopo qualche minuto di indecisione, abbiamo capito come funzionava, e conquistati i pochi centimetri di bancone a nostra disposizione abbiamo iniziato ad ordinare diverse razioni di tapas e due buone birre.

Le tapas sono delle mini razioni di cibo, che all’occorrenza possono essere fredde, prelevate dai baristi da appositi espositori presenti sul bancone, oppure caldi, fornite da frenetiche cucine poste dietro al bar.

Le razioni non sono economicissime, in quanto costano dei € 2,50 ai € 4,00, a secondo se sono a base di pesce o carne.

Si può inoltre ordinare per una cifra che va dagli € 8,00 agli € 12,00 delle medie razioni che sono più abbondanti e saziano maggiormente.

Comunque quello che vale la pena di vivere dei bar spagnoli è l’atmosfera. Infatti vi sono tantissime persone che si accalcano ai banconi dei bar, tanti camerieri frenetici che servono bibite e piatti in maniera impeccabile e, soprattutto, tanti spagnoli che si soffermano dinanzi alle pietanze ordinate ed alle relative birre per ore a discutere della loro vita, non disdegnando quattro chiacchere anche con lo straniero che si accalca al suo fianco.

Veramente molto bello, soprattutto per noi italiani che nel nostro individualismo abbiamo perso il piacere di confrontarci con le persone che non conosciamo di fronte ad una bibita o ad un caffè.

Usciti dal bar ci siamo recati presso l’alcazar per visitarlo ma la chiusura era stata anticipata alle ore 13.00 per cui abbiamo deciso di recarci direttamente a plaza de toro, speranzosi che almeno questo posto fosse aperto il pomeriggio del venerdì santo.

Per raggiungere la piazza a piedi dalla cattedrale bisogno prima recarsi sul lungo fiume e dopo circa 500 metri (piacevolissimi passeggiando sotto gli alberi ai bordi del Guadalquivir) si raggiunge una delle più belle piazze di toro di Spagna.

Purtroppo anche questo luogo era chiuso alle visite, per cui sconsolati abbiamo deciso di far ritorno alla pensione.

Lungo la strada abbiamo però notato un gruppo frenetico di persone, alcune vestite da processione, e membri di una banda correre in direzione di uno dei vicoletti che portano al centro cittadino.

Chiedendo in giro ci hanno detto che li vicino era la sede di una confraternita e che alle 16.00 sarebbe iniziata la relativa processione.

Nonostante fossimo un poco stanchi, ci siamo fatti forza e abbiamo raggiunto il luogo interessato.

Era l’ingresso laterale di una piccola chiesa, caratterizzato da un grande portone in pietra tutto addobbato da paramenti sacri.

Un’ora prima dell’orario convenuto già c’erano un sacco di persone che si accalcavano per prendere posto in prossimità del grosso portale.

Con un po’ di fortuna ed un po’ di pazienza anche noi (ormai adusi alle tecniche andaluse) ci siamo appostati in attesa del relativo orario.

Finalmente alle 16.00 in punto, con un rito antichissimo, il capo della confraternita ha bussato con un martello doro al portone e, dopo che era stato aperto, è iniziata la processione.

Prima sono sfilati i soliti incappucciati ciascuno portanti chi paramenti sacri, chi ceri enormi, chi croci.

Dopo circa mezza ora abbiamo sentito il suono della banda musicale ed il rumore cadenzato dei passi dei portatori del paso.

Seguendo dei comandi millimetrici del relativo conducente, e piegandosi sulle ginocchie per consentire al paso di uscire dal relativo portone e di girarsi nel vicolo strettissimo della confraternita, i portatori hanno sporto alla nostra vista un vero capolavoro di arte sacra.

Circondati dal fumo dell’incenso abbiamo assistito ad uno spettacolo bellissimo.

Il paso rappresentava la scena della crocifissione, con la rappresentazione anche della Maddalena e dei soldati romani.

Ci è rimasto soprattutto impressa la manovra condotta dai portatori per far attraversare in maniera millimetrica il paso tra le strette viuzze del quartiere.

Un vero spettacolo nello spettacolo.

Successivamente abbiamo assistito all’uscita della Madonna, anche in questo caso molto bella e molto emozionante.

Dopo aver assistito alla nostra seconda processione, verso le 18.30 ci siamo recati alla pensione.

Dopo aver fatto una doccia ed esserci fermati a cenare in un tapas bar posto proprio di fronte la nostra pensione (peraltro consigliato dalla nostra only planet), dove per circa € 25,00 abbiamo ottimamente mangiato e bevuto (questa volta con delle mezze razione di cibo), ci siamo recati presso la casa della memoria (un patio Andaluso dove si tengono caratteristiche rappresentazioni di flamenco).

Il locale si trova in calle Ximenez de Incisa, la stessa strada della pensione.

E’ consigliabile (come abbiamo fatto noi) acquistare i biglietti in mattinata (essendo i posti limitati) e recarsi sul posto almeno mezza ora prima per prendere le sedie avanti.

Lo spettacolo, iniziato in perfetto orario, si compone di due parti, uno caratterizzato da una cantante di canzoni gitane (personalmente non mi sono piaciute in quanto tristi e malinconiche) e l’altro caratterizzato dal tipico ballo di flamenco con due ballerini (un maschio ed un donna) veramente molto bravi.

In complesso lo spettacolo dura circa un’ora al costo complessivo per due persone di € 36,00.

Per chi si reca in Andalusia almeno uno spettacolo di flamenco deve essere visto per farsi un’idea della cultura del posto.

Dopo lo spettacolo ci siamo di nuovo recati presso la cattedrale, nuovamente incuriositi da una miriade di persone che vestiti in maniera elegantissima si recavano nei vicoli del centro storico.

Dopo circa una mezz’ora di cammino (verso le 12.30 di notte) siamo arrivati nei pressi di una chiesa dove molta gente si era assiepate.

Erano in attesa dell’ingresso della relativa processione.

Dopo poco tempo sono arrivati i primi incappucciati.

La confraternita doveva essere relativamente piccola, perché dopo circa una mezz’ora è arrivato anche il relativo paso, accompagnato dalla banda musicale.

Anche l’ingresso in chiesa è stato particolarmente bello ed emozionante, stante le peripezie che i portatori hanno dovuto compiere per far si che le statue entrassero senza subire danni.

Verso le due di notte siamo ritornati alla pensione.

Il giorno seguente (sabato santo) ci siamo svegliati verso le nove e dopo un ora siamo andati a visitare il Real Alcazar.

Il biglietto d’ingresso costa € 14,00 per due persone e € 6,00 per due audio-guide.

Prima di entrare però ci siamo recati nella vicina piazza prospiciente l’ingresso della cattedrale ed abbiamo fatto una sostanziosa colazione (anche perché dopo dovevamo metterci in viaggio per la cittadina di Ronda).

La visita ai palazzi reali è stata bellissima.

Infatti i resti delle lavorazioni artistiche arabe sono sconvolgenti e visto che mai avevo assistito a questo tipo di rappresentazione è stata per me una estasiante sorpresa.

Gli scultori arabi, non potendo rappresentare scene iconografiche del corano, per abbellire le pareti del palazzo potevano solo rappresentare nei relativi stucchi figure geometriche o versetti del corano.

Alcune volte erano rappresentate anche poesie di alcuni importanti poeti arabo-andalusi.

Nel complesso il lavoro realizzato è affascinante, con soffitti a volte che sembrano ricamati e uno stile architettonico realmente unico in Europa.

Penso che una viaggiatore almeno una volta nella vita debba godere di cotanta bellezza.

Usciti inebetiti di felicità dal palazzo reale (le cui foto è possibile vedere nei tanti siti ad esso dedicato), ci siamo recati nuovamente alla plaza de toro con la speranza che fosse visitabile.

Visto che la domenica di Pasqua è il primo giorno della stagione delle corride, lungo la strada siamo stati assaliti da venditori abusivi dei biglietti delle relative manifestazione.

Liberatici con tatto di queste persone siamo finalmente giunti all’ingresso del sito.

Intrufolatici in mezzo ad un gruppo di pensionati madrileni non siamo riusciti a trovare la relativa biglietteria e, spinti dalla calca, senza alcun controllo ci siamo trovati gratis aggregati ad un gruppo di visitatori.

Insieme a questi abbiamo ascoltato la visita guidata in spagnolo dello stadio e, successivamente, siamo scesi nel relativo museo.

Anche qui le hostes ci hanno illustrato in spagnolo tutto i cimeli conservati, rappresentanti la storia di questa cruenta tradizione ispanica.

Dopo una visita di circa mezz’ora (interessante ma non eccezionale) siamo usciti e ci siamo recati alla pensione per recuperare i bagagli.

Alle 15.00 abbiamo ritirato la macchina al parcheggio custodito e facilmente abbiamo imboccato la circonvallazione esterna di Siviglia.

Fermato a mettere gasolio (€ 30,00 ad un prezzo al litro più basso di quello applicato in Italia – circa € 1,00), ho chiesto al benzinaio la strada più breve per raggiungere la cittadina di Ronda.

Ci è stata indicata una strada secondaria che ci ha portato a percorrere delle strade (tenute in maniera impeccabili) di campagna, che ci hanno fatto conoscere l’immensa e spopolata zona rupestre dell’Andalusia.

Realmente non si incontra una casa per chilometri, ed i paesini bianchi arroccati sulle pendici di placide montagne sono posti a distanza di circa 40 km uno dall’altro.

Anche questa è stata una piacevole e stancante esperienza.

Dopo due ore e mezzo, verso le 17.30, siamo arrivati nel centro di Ronda.

Parcheggiata la Renault nel parcheggio adiacente alla Plaza di Toro, siamo stati accolti da un tempo leggermente piovoso.

Presi gli ombrelli ci siamo recati a visitare la relativa piazza.

La plaza de toro di Ronda è la più antica di Spagna e la tradizione vuole che proprio in queste montagne della sierra è iniziata la tradizione delle corride.

Anche qui è possibile visitare lo stadio, gli spalti e un piccolo e caratteristico museo.

Si tratta soprattutto di un museo fotografico, dove sono immortalate le persone recatesi a Ronda a vedere al corrida, tra cui un felice e sorridente Ernest Hemingway. Usciti dalla plaza di toro, ci siamo recati a vedere il famoso ponte sulla gola rocciosa al centro della cittadina.

Effettivamente lo spettacolo vale di per se la pena del lungo viaggio.

Si tratta di un imponente ponte in pietra costruito lungo i due costoni di una profonda insenatura rocciosa scavata nella montagna dalle acque impietose del fiume Tajo.

Il ponte è stato completato nel 1793 per congiungere le due parti della città. E’ davvero un’opera mirabile di architettura che per l’arduità dell’arcate fa meditare sulla grandezza delle persone che l’hanno realizzato.

Dopo aver scattato decine di foto al ponte, come la conquista di una meta agognata, stanchissimi ci siamo seduti in un bar per ristorarci.

Al prezzo di € 12,00 abbiamo preso un due fette di torte di mela (buonissime), un piatto di formaggio, un succo di frutta,una birra gelata e due caffè.

Soddisfatti della nostra pausa, siamo ritornati verso Plaza de Toro e ci siamo intrattenuti lungo la strada principale caratterizzata da una moltitudine di negozi artigianale.

Rispetto a Siviglia il centro di Ronda è meno turistico, per cui a fianco dei tradizionali negozietti di souvenir ci sono anche carinissimi negozi di artigianato ligneo del posto.

Anche questa città Andalusa merita la visita di almeno un giorno (visti i tanti locali penso che la sera, dopo le 10.00 sarebbe stata veramente piacevole) Alle 20.00 ci siamo rimessi in viaggio per Granada.

Dopo circa due ore di viaggio, attraverso strade poco trafficate e ben tenute, siamo arrivati nella hermosa città di Granada.

A primo impatto, raggiungendola dalla periferia, sembra davvero una città immensa.

Seguendo le indicazioni per Motril (con la mappa scaricata sul sito dell’Etap), siamo, stanchissimi, giunti al nostro albergo.

Come tutti gli alberghi della catena Etap è posizionato nell’immediata periferia della città a circa 15 minuti di macchina dal centro.

Adempiute le formalità in portineria abbiamo preso possesso della nostra comoda stanza.

Si tratta di stanze relativamente piccole, con un bagno minuscolo dotato di doccia e lavandino e letto matrimoniale. In compenso sono pulitissime e dotate di tutti i comfort (dall’aria condizionata alla televisione).

Ottima scelta vivamente consigliata.

Fatta la solita doccia purificatrice, verso le 23.00, consci delle abitudini spagnole, ci siamo recati in centro alla ricerca di un posto dove mangiare.

Sentite le indicazioni del ragazzo della reception (gentilissimo), abbiamo raggiunto i vicoli adiacenti plaza Bib-Rambla.

A quell’ora erano strapieni di gente ed i locali funzionavano a pieno regime.

Ad essere sincero la città di Granada non mi ha trasmesso la tranquillità di Siviglia e alcune strade accendevano in me un senso di timore.

Comunque alla fine abbiamo mangiato un kebab (economico ma non consigliabile) e dopo ci siamo recati presso un tapas bar pieno di gente dove abbiamo mangiato diverse razioni di tapas e bevuto un paio di birre.

Verso l’una siamo ritornati in albergo (il parcheggio custodito ci è costato per due ore circa € 3,50).

Il giorno seguente ci siamo svegliati verso le 9.00 e dopo aver preso dei succhi di frutta ai distributori automatici presenti nell’hotel, ci siamo recati alla fermata degli autobus posta sulla strada di fronte.

Dopo un’inutile attesa di circa 15 minuti, abbiamo deciso di prendere un taxi considerando che essendo domenica di Pasqua i servizi pubblici potevano essere stati interrotti.

Dopo pochi minuti (e per solo € 5,00) siamo arrivati al centro di Granada, ai piedi della famosa alhambra.

Soddisfacendo una insistente richiesta di Silvia, ci siamo recati a visitare l’Albacin il quartiere arabo più grande presente in Europa, praticamente una miriade di case intonacate di bianco prospicienti il palazzo reale dell’alhambra.

Dopo esserci arrampicato lungo gli stretti viottoli di questo centro storico mi sono reso conto del perché i re cattolici hanno tanto faticato per riprendere il possesso di questo lembo di Spagna.

Effettivamente l’Albacin è un labirinto di strade e stradine che improvvisamente si aprono in deliziose piazzette tutte contornate di profumati alberi e fiori.

Stanchi ma felici, siamo ritornati in Plaza Nueva, il punto centrale da cui partono i pullman per l’alhambra.

Come già all’inizio indicato i biglietti per la visita all’alhambra erano stati acquistati via internet, e l’orario fissato era alle ore 14.00.

Visto che mancavano ancora una ora e trenta abbiamo deciso di rifocillarci presso uno dei bar presenti nella piazza.

Qui abbiamo avuto un’altra piacevole sorpresa.

Infatti per pochi euro abbiamo mangiato un succulento panino (enorme e pieno di roba), un paio di dolcetti, delle spremute di arancio e bevuto birra e caffè tutto servito in maniera ottima ed impeccabile.

Verso le 13.30 siamo saliti (per un prezzo di € 1,00 a testa da pagare sul bus) alla fortezza dell’alhambra.

Senza fare file, grazie alla prenotazione on line, abbiamo ritirato i nostri due biglietti con ingresso alle ore 14.00 ed ingresso al palazzo Nazaries alle ore 14.30. Sicuramente quest’ultimo è il pezzo forte della visita e gli ingressi sono contingentati a gruppi di cinquanta persone per volta.

L’alhambra è una vera e propria città. Formata da vari siti storici differenti, di cui alcuni sono semplici fondamenta di siti archeologici, mentre altri sono dei monumenti maestosi nella loro magnificità.

All’interno del complesso è inoltre presente una chiesa ex moschea, alcuni ristoranti ed anche un albergo.

Di gran fretta ci siamo avviati verso la prima visita indicata, non dopo aver ritirato le immancabili audio guide al prezzo di € 6,00 per due.

Lungo il percorso per raggiungere il palazzo dei Nazaries abbiamo attraversato dei curati giardini andalusi, il cui impatto e le cui fragranze erano ancor più amplificate dal tepore e dalla luminosità di una bellissima giornata primaverile.

Puntuali, dopo aver ascoltato le storie raccontate dall’audio guida lungo il percorso, siamo giunti all’ingresso.

Alle 14.35 eravamo entrati nel regno delle meraviglie.

Lo spettacolo, inframmezzato da patio ricchi di acqua e luce, è davvero indescrivibile. Non a caso ci siamo trovati immersi in una delle sette meraviglie del mondo.

Ogni angolo di parete sembra essere stato ricamato dalla mano divina (in questo caso Allah) e non dalla maestria di grandissimi artigiani del passato.

E’ inutile e puerile dilungarsi sulla ricchezza di questi luoghi, in quanto ne parole ne immagini possono rammentare l’emozione di trovarsi al cospetto della fantastica Alhambra.

Personalmente posso solo invitare i turisti per caso a programmare almeno una volta nella vita una visita in questo eccezionale tesoro dell’umanità.

Dopo circa due ore volate tra estasi e ripetuti scatti fotografici, per nulla stanchi siamo ritornati all’intero dell’alhambra.

Debbo dire che dopo aver visto i palazzi Nazaries gli altri edifici del complesso monumentale sfigurano al riguardo, anche se noi, da buoni turisti abbiamo completato la visita suggerita dall’audio guida, seguendo pedissequamente i numeri indicati sulla mappa.

Interessanti sono anche le vedute dell’albacin che si godono dalle torri dell’Alcazaba, posto ideale per incrementare il già numeroso numero di foto presenti nella capiente memoria della nostra macchina digitale.

Inoltre, per coloro che vorranno seguire il nostro suggerimento, non lasciatevi vincere dalla stanchezza (che visti i tanti turisti stesi a crogiolarsi al sole doveva essere una costante) e recatevi all’ultima meta, i palazzi del Generalife (la residenza estiva del sultano) per estasiarsi tra i profumi degli alberi e dei fiori, nonché tra i giochi di acqua dei tanti giardini terrazzati che sicuramente tenevano compagni ai regnanti passati.

Dopo circa cinque ore, distrutti dalla stanchezza, siamo usciti dal complesso monumentale e, ripreso l’autobus, siamo ridiscesi a plaza Nueva.

Preso il primo taxi a disposizione ci siamo avviati verso il tanto agognato hotel Etap.

Lungo il percorso il tassista, un arabo spagnolo loquace e gentilissimo, ci ha raccontato delle difficoltà incontrate da lui e dai suoi colleghi durante il periodo della semana santa per le tante strade interrotte dalle processioni organizzate dalle quarantuno confraternite granadine.

Proprio quel giorno, verso le ore 10.00, sfilava l’ultima processione, quella della resurrezione.

Tornati in albergo, dopo una doccia veloce, ci siamo cambiati di abito ed alle ore 21.00 eravamo di nuovo in macchina per raggiungere il centro di Granada per cenare.

Dopo aver atteso per circa dieci minuti che si liberasse un posto nel parcheggio della sera precedente, abbiamo posato la macchina e seguendo la solita marea di gente abbiamo raggiunto la testa dell’ultima processione della settimana santa.

Le processioni a Granada sono identiche a quelle viste a Siviglia, con i membri delle confraternite incappucciati, i paso bellissimi portati a spalla e tanta gente commossa assiepata nelle strade in religiosa attesa.

Quello che abbiamo notato è la maggiore sacralità delle stesse e il minore impatto commerciale, in quanto tutto era libero e non vi era lo stringente controllo della polizia patito a Siviglia.

Infatti con un po’ di fortuna siamo riusciti a posizionarci proprio all’ingresso della cattedrale, vicino al palco del Vescovo della Città, per cui abbiamo assistito all’ingresso della processione nella chiesa, alla relativa benedizione e a tutti i riti che ne derivano.

Anche in questo caso debbo dire che la cerimonia è stata molto commovente e quell’aria di sacralità che la contraddistingue ha finito per coinvolgere anche un non credente come me.

Raffrontando le due manifestazione di Siviglia e Granada e dovendo fare una scelta, sicuramente opterei per questa seconda città, in quanto meno caotica e più suggestiva della prima.

Lasciata la processione ai fedeli granAdini e sollecitati dal nostro appetito ci siamo messi a cercare il ristorante suggeritoci dal ragazzo della reception (Ristorante Sevilla, conosciutissimo dai negozianti cittadini).

Finalmente in un vicolo prossimo alla cattedrale era presente il ristorante Sevilla.

Il posto è veramente caratteristico, un poco demodé ma molto ben curato.

Abbiamo preso due paelle (non eccezionali, ma in tutta l’Andalusia non abbiamo trovato portate di riso eccezionali) e un piatto di baccalà alla granadina (questo davvero buono). Dopo aver pagato meno di € 50,00, abbiamo recuperato la macchina al parcheggio e abbiamo fatto ritorno all’hotel.

Il giorno seguente (lunedì dopo Pasqua) ci siamo messi in viaggio alle 7.00 del mattino in quanto dovevamo restituire la macchina all’aeroporto di Madrid entro le ore 12.00 per non pagare € 40,00 di penale.

Dopo circa quattro ore e mezzo di comoda strada (prevalentemente gratuita fatta eccezione per la tangenziale di Madrid dove si pagano due ingressi per un totale di circa € 7,00) e dopo aver fatto “al volo” il pieno per un totale di € 56,00, alle ore 11:58 abbiamo restituito la macchina ai legittimi proprietari (Europcar) con 1.500 km in più.

Presa la metropolitana nell’aeroporto (il biglietto costa € 1,00), dopo aver intersecato varie linee di colore diverso (in caso di difficoltà chiedere al punto informazione del metro) siamo giunti a porta do sol, il cuore di Madrid.

L’hotel Asturias si trova a circa 300 mt dalla piazza, per cui trascinando le nostre valige, nel frattempo appesantitesi con regalini e prodotti tipici spagnoli, siamo andati a prendere possesso della nostra camera.

La stanza che ci hanno dato si è rilevata un poco vecchiotta, ma in compenso era molto pulita e spaziosa.

Inoltre il bagno era grande e dotato di una bella vasca dove abbiamo subito fatto la doccia.

Io per la stanchezza mi sono addormentato, mentre Silvia si è recata a fare un primo giro di perlustrazione della città di Madrid.

Verso le cinque è rientrata in stanza e, dopo avermi raccontato di un buon pranzo fatto vicino l’albergo presso il Museo do jambon al prezzo di € 6,50, siamo ridiscesi insieme per una passeggiata nel centro.

Il tempo è stato decisamente brutto, uggioso e piovoso.

Visto che era lunedì di Pasqua, molti negozi erano anche chiusi.

Abbiamo visto plaza Mayor (bella ma triste con tutti i ristoranti chiusi), alcune strade limitrofe, e le strade che portano a raggiera verso plaza de Sol.

Nel complesso Madrid non mi è piaciuta, anche se per esprimere un giudizio più articolato è necessario dedicare alcuni giorni alla capitale e non poche ore.

La sera abbiamo mangiato un fugace pasto (in verità non buono) in uno dei bei ristoranti turistici (con tante teste di toro imbalsamato) presenti in Carrera de San Jerònimo, spendendo circa trenta Euro in due.

Tornati in albergo siamo subito sprofondati in un bellissimo sonno.

Mai Morfeo è stato più opportuno come in quella notte madrilena.

Il giorno dopo, martedì 10, ci siamo svegliati alle 5.00, per poter prendere alle 7.30 l’aero per Roma.

Preso un taxi proprio all’ingresso dell’albergo per la modica cifra di € 21,00 (eccezionale), in circa 25 minuti siamo arrivati all’aeroporto.

Anche la partenza è stata precisa come l’andata, quindi complessivamente devo plaudire all’organizzazione della compagnia low cost Easy Jet.

A Roma Ciampino siamo giunti verso le ore 9.30 e dopo aver recuperato i bagagli abbiamo telefonato al parcheggio perché facesse arrivare la navetta all’aeroporto.

Dopo circa dieci minuti il nostro bus è arrivato e alle dieci avevamo già recuperato la macchina dopo aver pagato la cifra di € 26,00 al parcheggiatore (meno di quanto inizialmente stabilito – davvero ottimo).

Dopo un viaggio di circa tre ore siamo arrivati nella verde irpinia ad affogare i bei ricordi del nostro splendido viaggio passato in un ottimo piatto di pasta a mano preparato dalla adorata mamma (e suocera) Erminia, e già favoleggiando la prossima avventura in una terra contigua all’Andalusia, il paesano (per mia moglie Silvia essendo brasiliana) Portogallo.

Grazie per la pazienza di aver letto il mio lungo e appassionato racconto e per ulteriori chiarimenti potete tranquillamente scrivere alla mia e.Mail Carmine Grappone e Silvia de Jesus



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