Romantische Strasse 2

viaggio di due coppie di amici...
Scritto da: taniuccia
Partenza il: 07/08/2010
Ritorno il: 16/08/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
L’idea di trascorrere le vacanze estive nella Romantische Strasse ci è stata proposta dai nostri amici; noi sinceramente non conoscevamo il posto, io, poi ero un po’ titubante perché all’estero sono sempre andata con tour organizzati, ma dalle immagini viste su internet la risposta è stata si. Dopo qualche giorno (siamo agli inizi di giugno) ci si vede per trovare un volo economico con partenza da Falconara (aeroporto molto vicino alle nostre residenze) da dove ci sono voli diretti con Monaco di Baviera, controlliamo i voli disponibili compatibili con i giorni delle nostre ferie, troviamo un volo niente male con Lufthansa a poco meno di 200 euro a testa a/r tasse comprese con partenza sabato 8 agosto alle ore 13,05 e ritorno lunedì 16 agosto alle ore 21,15 decidiamo di prenotarlo subito (anche se io lavoro fino a venerdì). Dopo aver scaricato la piantina della Romantische Strasse con tutti i paesi che si incontrano lungo i suoi circa 360 km, su booking iniziamo la ricerca degli hotel. La cosa non è facile, controlliamo i prezzi, guardiamo le foto, leggiamo i commenti lasciati,controlliamo le valutazioni per ristringere la cerchia. Pensiamo di lasciarci qualche giorno per Monaco visto che io e Silvia non l’abbiamo mai vista mentre i nostri mariti ci sono stati insieme all’Ocktober Fest…. Diversi anni fa. Per prenotare i 6 hotel che ci ospiteranno ci siamo visti diverse sere, ma alla fine a parte quello di Tauberrettersheim (era il più vicino a Wurzburg) eravamo abbastanza soddisfatti. Poi prenotiamo l’auto a noleggio per i giorni che saremo sulla Romantische Strasse all’Europcar.

Sabato 07/08/2010 Verso le 11,30 ci incontriamo all’aeroporto di Falconara pieni di entusiasmo e speranzosi con il tempo visto che le previsioni controllate su Internet non promettevano nulla di buono (in valigia quindi abbiamo messo anche giubbini, felpe, kway). Il piccolo aeroporto è stracolmo di gente, ma riusciamo a fare il check-in con calma; il volo parte in orario ed arriva in orario tutto tranquillo. L’aeroporto di Monaco è molto grande, andiamo a recuperare le valigie imbarcate sperando di poterle ritirare (visto la cattiva esperienza dei nostri amici a Madrid). Fortunatamente le vediamo sul rullo, andiamo così a ritirare la macchina, ci viene data una Renault Scenic nera, molto spaziosa (riusciamo a caricare tutte e sei le nostre valigie) comoda e super accessoriata. Attiviamo il nostro tom tom e partiamo alla volta di Halblech, luogo del nostro primo pernottamento nei pressi dei castelli Hohenschwangau e Neuschwanstein. Non incontriamo molto traffico e in meno di 2 ore siamo in hotel, lungo la strada a parte la prima parte fatta in autostrada ci ha fatto compagnia il verde. L’hotel è carino, discreto, pulito con doccia e phon. Di fronte abbiamo le piste da sci e gli impianti di risalita. Lasciamo le valigie e partiamo per Fussen per la cena e per una visita della cittadina. Lungo il breve tragitto scorgiamo sulla nostra sinistra i castelli così decidiamo di fare una sosta per le prime foto. Arrivati a Fussen parcheggiamo a pochi minuti dal centro. Il paese è molto piccolo ma molto carino con un centro incantevole fra gli intrecci delle sue viuzze. Andiamo a cena visto che siamo affamati (per pranzo abbiamo mangiato solo il piccolo panino datoci in aereo) il locale che scegliamo è carino, la cameriera non parla italiano ma riusciamo ad ordinare un piatto tipico bavarese e della birra (tranne io che prendo l’acqua, non sono una gran bevitrice o meglio non lo ero prima di questa vacanza…) e per finire una buonissima fetta di strudel. Dopo esserci rifocillati decidiamo di riprendere la visita della cittadina, passeggiando arriviamo all’Hone Schloss, (ex residenza estiva dei vescovi di Augsburg) il giardino è ancora aperto nonostante l’ora (circa le 22,00). I muri esterni dello stabile sono tutti dipinti con raffigurazioni di finestre, mattoni e bovindi, peccato la scarsa illuminazione che ci permette di fare delle foto un po’ scure, il cortile ospita anche sculture contemporanee in acciaio. Iniziamo ad avere freddo, non siamo molto attrezzati così torniamo in centro e ci rifugiamo in un bar gestito da italiani e prendiamo qualcosa di caldo. La stanchezza inizia a farsi sentire e decidiamo di tornare in hotel, domani ci aspetta una giornata molto piena.

Domenica 8 agosto 2010 Ci vediamo intorno alle 8,30 per la colazione: non è continentale ma ci si avvicina, mancano però i croissant, e considerato che siamo all’estero un buon cappuccino. Prendiamo la macchina e partiamo destinazione castelli, in circa 15 minuti siamo nel parcheggio; ci dirigiamo al ticket office per ritirare i biglietti per l’ingresso, biglietti precedentemente prenotati su Internet al costo di euro 20,60 a testa per entrambi i castelli (quando abbiamo prenotato i biglietti ci è stato consigliato di trovarci li per le 9,45, anche se gli ingressi li avevamo alle 10,40 e 12,45); insieme ai biglietti ci viene data una piantina con le indicazioni per arrivare ai castelli. Usciti dalla biglietteria troviamo la carrozza con pochi posti liberi, decidiamo di salire, a Simone capita il posto davanti di fianco al cocchiere. La distanza non è molta ma in leggera salita e i cavalli ogni tanto si fermano. Arriviamo al castello di Hohenschwangau. Il castello da fuori è molto bello, dal colore giallo sole, si affaccia sul lago Alpsee e in lontananza si scorge il castello Neuschwanstein. Questo non è uno dei castelli di Ludwing perché non venne costruito da lui ma moralmente lo è perché ci visse buona parte della sua giovinezza e vi ospitò anche l’amico Wagner. Il castello risale al XII secolo, fu edificato dai cavalieri Schwangau i quali si estinsero nel ‘500 e il castello fu abbandonato e cadde in rovina. Vista la vicinanza a Neuschwanstein i Wittelsbach lo acquistarono e venne fatto restaurare dal principe Massimiliano II, padre di Ludwing. Giriamo intorno al castello, scattiamo foto, facciamo un giro nel negozio di souvenir in attesa delle 10,40 ora del nostro ingresso. All’ingresso ci sono i tornelli e un orologio che indica gli ingressi delle visite assegnate alla biglietteria, entrati pensavamo di ritirare le audio guide in italiano, prenotate con gli ingressi, ma una guida che parla tedesco, poco inglese e forse due parole di italiano ci spiega che in ogni stanza lei attiverà il sistema audio con la spiegazione registrata della stanza stessa, ma ha dei problemini. La visita dura circa 30 minuti, naturalmente all’interno del castello non si possono fare ne foto ne videoriprese. Impossibile stare qui a descrivere tutto ciò che abbiamo visto (perché non lo ricordo e dovrei riportare quello scritto nella guida); sinteticamente tutte le stanze sono decorate con dipinti e arredate; un particolare che mi ha colpito in un angolo della camera degli Hohenschwangau è il pianoforte intagliato in legno d’acero usato da Wagner quando era ospite al castello per intrattenere il re. Da una visita in Turchia Massimiliano rimase affascinato dall’architettura e al suo ritorno arredò la camera da letto della regina in stile turco. La stanza più grande è la sala degli eroi. In una delle stanze, non ricordo quale, è ancora visibile il cannocchiale , con il quale Ludwing osservava il procedere dei lavori al castello di Neuschwanstein. Terminiamo il giro e torniamo al punto da dove poter raggiungere l’altro castello, le possibilità sono tre: la carrozza, il bus i piedi; io e Silvia naturalmente optiamo per la carrozza ma c’è molta fila e poi ci sono i soliti furbi (si ci sono anche in Germania e sono… Cinesi) che passano avanti, così ripieghiamo sui piedi. Il sentiero passa nel bosco e sulla guida c’è scritto che ci si impiegano 45 minuti, ma noi ne impieghiamo meno della metà. Arrivati la vista è davvero da favola, lago Alpsee, colline, castello di Hohenschwangau, Ludwing non si era fatto mancare nulla. Il castello domina i paesi di Fussen e Schwangau. Il cielo si fa triste, cade qualche goccia di pioggia, nell’attesa del nuovo ingresso facciamo un breve spuntino al chiosco col brezel e mentre aspettiamo il nostro turno scattiamo foto. Anche qui aspettiamo il turno davanti ai tornelli, in questo caso il gruppo è misto, anche se ritroviamo diversi italiani che avevano visitato con noi l’altro castello. Entrati ci vengono date le audio guide in italiano che però descrivono più stanze così spesso non si riesce a seguire con gli occhi quello che le orecchie sentono. Vediamo la stanza del trono, in stile bizantino, che però è rimasta senza trono, in quanto Ludwing lo commissionò poco prima della sua morte e non fu mai consegnato; al tempo la stanza veniva illuminata con le sole 96 candele inserite nel grande candelabro a forma di corona in ottone dorato. Poi visitiamo la sala da pranzo, le stanze della servitù (troppo moderne secondo me per l’epoca). Ludwing aveva una predilezione per le camere da letto sfarzose: la sua aveva il letto a baldacchino con innumerevoli intagli frutto del lavoro di 14 intagliatori per 4 anni, una piccola cappella. La finestra del balcone si affaccia su una cascata di 45 metri che nei mesi afosi serviva a rinfrescare la stanza. Attraverso una grotta artificiale di stalattiti e stalagmiti con cascata d’acqua corrente e giardino d’inverno, chiuso da una porta scorrevole trasparente, (tanto moderna per l’epoca) si arriva al soggiorno reale con pittura raffigurante più di cento cigni. L’ultima stanza che visitiamo è quella dei cantori. Prima di uscire naturalmente si attraversa il negozio di souvenir e volendo si può vedere un film sulla vita di Ludwing proiettato in una stanza multimediale. Abbiamo poco tempo così usciamo fuori con l’idea di andare su Marienbruche (ponte) per ammirare il castello da una diversa angolazione, ma il cielo non promette nulla di buono così decidiamo di prendere il sentiero che ci riporta al parcheggio. La pioggia ci becca poco prima di arrivarci. In compagnia di un bel temporale partiamo alla volta di Landsberg am Lech. Arrivati parcheggiamo poco fuori dal centro, la pioggia ci da tregua, ci avviamo in centro alla ricerca di un posto dove fare un “fermino” (spuntino). Entriamo in un bar dove troviamo un cameriere italiano, con un accento a me familiare, ci scambiamo quattro chiacchiere e scopro che è abruzzese proprio come me, prendiamo uno spritzz, un buon caffè e una bella fetta di torta alle fragole. Rifocillati partiamo per la visita del paese che ha una piazza particolarmente bella, circondata da edifici signorili, incluso l’imponente Rathaus. Vediamo la chiesa parrocchiale e poi ci dirigiamo verso il fiume che attraversa la cittadina, il livello dell’acqua è abbastanza alto. Troviamo un mercatino di oggettistica particolare, probabilmente tipici del luogo, curiosiamo un po’ fra le bancarelle e poi torniamo a prendere la macchina destinazione Augusta. Anche lungo questo tragitto la pioggia ci fa compagnia, arriviamo in hotel, moderno pulito e un po’ fuori dal centro, lasciamo le valigie e poi partiamo per il centro. Augusta è una vera e propria città, con un bel centro: vediamo il Rathaus con le torri gemelle con cupola a forma di cipolla, la cattedrale, la piazza con la fontana; la città è deserta i negozi sono tutti chiusi, di locali aperti ce ne sono pochi, pensiamo perché è tardo pomeriggio di domenica. Continuiamo la passeggiata fra le vie deserte del centro fino a che non vediamo una birreria aperta dove decidiamo di fare cena. Dopo esserci sforzati di tradurre il menù la cameriera capisce che siamo italiani e ci porta quello in italiano, prendiamo un bel boccale di birra prodotta da loro (e qui inizia la mia degustazione di birre tedesche…) e un piatto tipico, mangiando capisco che la cipolla la infilano in quasi tutti i piatti… Torniamo in albergo abbastanza stanchi.

Lunedì 9 agosto 2010 Intorno alle 8,30 ci si vede per la colazione, abbondante ma il cappuccino ci viene fatto pagare a parte (1,80 euro). Partenza per Nordlingen ma lungo la strada siamo attratti da un paesino, decidiamo quindi di fare una sosta. Il paese è Harburg piccolo borgo lungo il fiume Wornitz, paese fantasma perché nonostante l’ora, circa le 10,00 abbiamo incontrato una famiglia di turisti, un gatto e una o due persone del luogo. Il paese è dominato dall’alto dal castello con le tegole di colore rosso, il centro è piccolissimo ed è attraversato da un ponte di pietra. Decidiamo di salire a piedi al castello ma lungo il sentiero facciamo marcia indietro: Silvia ha paura di possibili incontri con strani animali e Lorenzo ha i sandali. Harburg è un piccolissimo paese della Romantische Strasse ma merita davvero una sosta. Ripartiamo per Nordlingen: cittadina medievale costruita al centro di un cratere provocato da un meteorite caduto circa 15 milioni di anni fa e quindi ha le mura che disegnano un cerchio quasi perfetto intorno al centro storico. Il centro ha le sue stradine piene di negozi e di edifici dai colori vivaci ed è pieno di gente, anche qui gli italiani si fanno sentire. Andiamo all’ufficio turistico per prendere una piantina della città, passeggiando fra le sue stradine vediamo il Rathaus arriviamo davanti la Georgskirche (torre) e decidiamo di salire per ammirare la cittadina dall’alto: ci aspettano 90 metri su 350 gradini, i primi in pietra a chiocciola ci mettono a dura prova, la seconda parte con scale di legno; ad un certo punto Silvia decide di non salire più e con Simone tornano giù, io e Lorenzo decidiamo di continuare. Su in alto troviamo il guardiano, che pare viva quassù e (è qui che paghiamo l’ingresso 2,5 euro a persona) ogni mezzora dalle 22,00 alle 24,00 suona la guardia gridando “So, G’sell, so!” (va tutto bene, compagni!) ma noi non riusciamo a sentirlo. Arrivati in cima ammiriamo la cittadina con i suoi tetti spioventi, con le sue mura di cinta circolari e il camminamento con le sue cinque porte. La discesa è molto più soft della salita. Ritroviamo Simone e Silvia e decidiamo di andare a pranzo, ci fermiamo in un ristorante italiano poco lontano, Silvia prende un piatto di tortellini e noi una pizza, niente male entrambi i piatti, l’unico neo lo spumante al posto del frizzantino. Questo paese lo ricordo come “cittadina dei maialini” in quanto fuori dai negozi se ne possono vedere di piccoli e colorati (ma non sono riuscita a capire se dietro c’è una storia). Si parte alla volta di Dinkelsbuhl, abbiamo l’hotel in pieno centro, vicino a Segringer Tor, troviamo una coppia ad attenderci; a pianterreno oltre alla reception hanno un piccolo negozio e laboratorio dove il tipo dipinge; le camere hanno il letto a baldacchino, vasca e phon, la nostra si affaccia sui tetti degli edifici vicini perché è mansardata (le finestre fanno un po’ fatica a chiudersi). Decidiamo di riposarci una mezz’oretta e poi di uscire ad esplorare il paese. La piazza principale è fiancheggiata da splendide case perfettamente conservate, i vicoli con le case a graticcio tutte colorate, i ciottoli per terra. Su quasi tutti i balconi delle case ci sono piante di gerani colorati. Vediamo il monastero di San Georg con la torre, il vecchio mulino della città, il granaio della città, il laghetto con le anatre e la torre Bauerlinsturm, il nuovo palazzo comunale. Facciamo poi il giro della cittadina passando lungo le mura fortificate con quattro porte e diciotto torri (naturalmente non facciamo tutto il giro). Ci fermiamo per un aperitivo e anche questa volta, senza volerlo ci ritroviamo in un bar gestito da italiani e poi a cena. Usciti intravediamo il guardiano notturno (secondo la guida tutte le sere conduce i turisti alla scoperta della città narrandone la storia) seguito da turisti, ci accodiamo anche noi, ma purtroppo parla solo in tedesco e non capendo nulla decidiamo di non proseguire nella visita della città con loro ma di fare una passeggiata in centro e di andare a prendere un gelato e anche qui i gestori sono italiani. La cittadina che prima di cena era piena di persone si è svuotata, per le strade non si vede nessuno, i locali sono quasi tutti chiusi e le luci delle case sono quasi tutte spente: ci chiediamo se i tedeschi vanno a letto presto o se in centro ci vive pochissima gente, ci sembra un paese fantasma. Decidiamo di tornare in hotel.

Martedì 10 agosto 2010 Colazione alla solita ora (chiediamo il cappuccino, la signora ci porta il latte montato da aggiungere al loro caffè lungo) e partenza per Rottemburg ob der Tauber, parcheggiamo poco fuori dal centro, camminando arriviamo nel centro storico anche questo paese come i precedenti ci appare pulito e ordinato; vediamo St.Jakobs-Kirche (Chiesa di San Giacomo), la chiesa più grande della città, la fontana, arriviamo in Markplatz attraverso stradine acciottolate e troviamo il Rathaus con la torre, la Ratstrinkstube con vari orologi; proprio quando siamo li a sinistra e a destra dell’orologio principale si aprono due finestre con figure che mostrano la leggendaria storia del “Meistertrunk” (la bevuta eccellente di cui c’è una leggenda che lascio a voi futuri visitatori di scoprire). Una delle caratteristiche di questo paese sono le insegne dei negozi in ferro battuto. Facciamo un giro nel Burggarten (giardino del castello) vera e propria oasi nel caos delle stradine piene di turisti dove c’è la Blasiuskapelle (cappella di San Biagio). Tornati in centro decido di salire sulla torre mentre gli altri preferiscono andare a vedere il museo delle torture sotto il Rathaus. Mi aspettano 220 gradini in legno gli ultimi dei quali veramente impegnativi, quasi in verticale e per sbucare sulla torre bisognava passare attraverso una piccola botola (si pagano 2 euro solo prima degli ultimi 10 gradini). Arrivata in cima ammiro tutta la cittadina, i tetti spioventi, gli incroci delle strade e le persone davvero piccole da lassù. Tornata giù gli altri mi raccontano che la sala delle torture non è particolarmente agghiacciante e che in altri musei hanno visto cose peggiori. Non si può passare davanti ai due negozi Kahte Wohlfahrts Weihnachtsdorf (villaggio natalizio) e non entrare a visitarli. Non ho mai visto niente di simile: due negozi interamente dedicati al Natale aperti tutto l’anno, dove sono rimasta sconvolta dall’immensità e dalla particolarità di oggetti in esposizione, anche se siamo in estate entrati si respira un’aria natalizia, un’atmosfera unica, c’è un albero di natale finemente addobbato alto circa 10 metri; le commesse sono tutte vestite con abiti tipici tedeschi. Dopo essere entrata per me è stato impossibile uscire a mani vuote. Sul marciapiedi è parcheggiato un pulmino degli anni trenta con sul tettino giganteschi e colorati pacchi regalo. Questa cittadina io la identifico come la città degli orsi di peluche; ogni negozio di giocattoli ne ha almeno un paio giganti di guardia all’ingresso e c’è ne uno seduto su una finestra che fa le bolle di sapone (e anche qui non sono riuscita a sapere il perché). Pranziamo velocemente, facciamo un altro giro in centro e poi ci mettiamo in macchina alla volta di Feuchtwangen, che la guida ci segnala come paese da visitare, così rinunciamo ad andare al museo criminale di Rottemburg. Arrivati parcheggiamo l’auto e andiamo all’ufficio turistico, in quanto la prima impressione non è delle migliori. Ci viene data una piccola brochure “Piccolo giro della città” e in effetti il giro da fare è davvero piccolo perché le cose da vedere sono poche e tutte molto vicine; Marktplatz (piazza del mercato), l’ex municipio (oggi Tourist Information), la fontana; la cosa che mi colpisce di più nella chiesa di Stiftskitche sono i nomi scritti sui banchi, forse ognuno ha il posto dove sedersi, ma mi domando se ci sono persone capitate per caso dove si siedono? Il chiostro romanico che sulla guida viene descritto come qualcosa da non perdere è pieno di sedie per via di uno spettacolo teatrale e per accedervi bisogna passare da dentro un bar… Sinceramente siamo rimasti un po’ delusi da questa sosta. Ripartiamo quindi alla volta dell’hotel per un riposino e poi andiamo a cena in una birreria; in alcuni posti, come questo, il menù è solo in tedesco e i camerieri parlano pochissimo inglese, così quando scegliamo le pietanza andiamo un po’ a caso (finora ci è andata bene); abbiamo un vocabolario di tedesco ma non è facile trovare le parole a causa delle parole composte.

Mercoledì 11 agosto 2010 Sveglia colazione e partenza per Tauberrettersheim dove abbiamo prenotato l’hotel, il navigatore ci fa lasciare l’autostrada e prendere una strada che attraversa un bosco, il paesaggio è molto suggestivo ma nel giro di diversi chilometri non vediamo ne paesi ne fattorie. I cartelli stradali che vediamo non indicano Tauberrettersheim, pensiamo anche che il tom tom si sia perso ma continuiamo a seguire le sue indicazioni, fino a che non vediamo un cartello con scritto Tauberrettersheim; arrivati all’hotel l’esterno non ci fa una buona impressione, riguardiamo la prenotazione ma purtroppo è proprio questo, lo ricordavamo un po’ diverso; lasciamo le valigie e partiamo alla volta di Wurzburg. Wurzburg ci fa un’ottima impressione, è molto bella. Andiamo all’ufficio informazione per la piantina; le cose da vedere sono tante, iniziamo con il Duomo St. Kilian (per le sue dimensioni è la quarta chiesa romanica della Germania), la rossa Mariankapelle, la cattedrale, il vecchio municipio e poi puntiamo verso la residenza, patrimonio culturale dell’Unesco. Quando arriviamo siamo colpiti dalla sua grandezza. Entriamo, facciamo i biglietti (7 euro, zaini e borse devono essere lasciati negli armadietti) naturalmente nessuna foto e nessuna ripresa e non hanno le audio guide. All’ingresso si apre un’immensa scalinata con una rampa centrale che poi si divide a zig zag, con volta affrescata dal veneziano Tiepolo (pare sia il più grande affresco del mondo) e raffigura quelli che erano i continenti conosciuti: Europa, Africa, America e Asia. Gran parte della residenza è stata distrutta dai bombardamenti del 1945 ed è stata ricostruita fedelmente all’originale. All’interno ci sono le foto delle zone distrutte e quelle della ricostruzione ed anche un plastico di come era prima. Passiamo da una sala all’altra, ricordo la sala bianca decorata in stucco, il gabinetto degli specchi, la stanza dell’imperatore (con il letto di velluto dove dormì Napoleone I) ma non è il massimo osservare e dover leggerle spiegazioni in inglese tedesco e francese. La Residenz è in ristrutturazione e quindi non è possibile vedere tutte le stanze e neanche la chiesa di corte. Terminato il giro recuperiamo gli zaini, decidiamo di mettere qualcosa sotto i denti vicino la Residenz, per poi tornare a vedere i giardini. Mentre siamo a pranzo in un bar, gestito guarda caso da italiani, arriva un forte temporale che dura giusto il tempo del pranzo. Il cielo però è scuro così decidiamo di rimanere per le vie del centro; poco dopo il sole decide di risbucare dalle nuvole e torniamo a vedere i giardini; sono molto belli con aiuole piene di fiori multicolori, fontane e scalinate. Terminato il giro andiamo in direzione MainBrucke, ponte vecchio, costruito in pietra, molto bello e particolare decorato con imponenti statue in stile barocco; da qui c’è un’ottima vista sul castello. Visitiamo il quartiere Mainviertel che però non ci fa una bella impressione, così torniamo indietro e ci fermiamo a cena in una birgarden lungo fiume mangiamo del brezel appena sfornato con wurstel patate e salse tipiche e un boccale di birra (semplice ma secondo me una delle migliori cene tedesche). Un’ultima passeggiata sul ponte di pietra, qualche foto in notturna e ritorno in hotel.

Giovedì 12 agosto 2010 La colazione questa mattina non ci ha soddisfatto molto, anche qui il cappuccino dobbiamo pagarlo a parte (prima ci è stato detto che per colazione non lo servivano, poi dietro pagamento al costo di euro 2,5 a testa ci è stato servito). L’hotel è un po’ vecchiotto però pulito, anche qui troviamo degli italiani. Piove ma decidiamo di partire ugualmente alla volta di Wurzburg per visitare la fortezza e la Kappelle che ieri abbiamo solo visto e fotografato in lontananza. Arrivati anche qui piove così il programma che avevamo fatto di salire a piedi attraverso il sentiero che passava nei vigneti dobbiamo abbandonarlo. Saliamo quindi con la macchina vediamo prima la Kappelle (chiesa di pellegrinaggio) che ha tre cupole a forma di cipolla. Da quassù si vede tutta la città e se solo ci fosse stato il sole e meno foschia le foto sarebbero venute meglio, invece dobbiamo farle con l’ombrello. In lontananza riusciamo comunque a scorgere la fortezza. Dalla Kappelle c’è la gradinata che scende giù e ad ogni fine rampa ci sono le stazioni della via crucis, animate da statue a misura d’uomo. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo alla fortezza Marienberg, non vediamo il parcheggio e rischiamo di entrare con la macchina direttamente sulla piazza della fortezza, immaginate la figura…. Continua a piovere, il panorama anche da qui è molto bello: tetti rossi e colline coperte da vigneti; la fortezza domina tutto il paese di Wurzburg (essa fu conquistata una sola volta dalle truppe svedesi durante la guerra dei 30 anni). Ci informiamo per visitarla e ci viene detto che alle 14,00 c’è una visita guidata con guida naturalmente solo in tedesco (in inglese c’è solo il fine settimana), prenotiamo ugualmente così abbiamo la possibilità di visitarla internamente. Durante l’attesa visitiamo l’esterno e poi andiamo a pranzo nel ristorantino e alle 14,00 siamo puntuali per la visita. Siamo un bel gruppo (di italiani solo noi) nonostante la pioggia; rimaniamo molto delusi perché le stanze che si possono visitare sono: una prigione, un sotterraneo (da dove sparavano ai nemici con i cannoni), il pozzo profondo 105 metri (che avevamo già visto) e il tempietto, naturalmente non capiamo niente della spiegazione. Incontriamo una famiglia di italiani che ci chiede se vale la pena visitarla e sinceramente gli diciamo di no. Con la visita di Wurzburg termina il nostro viaggio lungo la Romantische Strasse. Prendiamo l’auto e andiamo in direzione Rottinger (piccolo paese vicino l’hotel) dove passando la mattina avevamo visto che c’era una manifestazione; arrivati parcheggiamo e dopo pochi minuti scopriamo che c’è un musical in lingua tedesca su Evita Peron, decidiamo di non avventurarci così dopo aver capito che il paese non offre nulla (l’unico posto che troviamo aperto per cena è un piccolo ristorantino un po’ sporco dove il cameriere capito che non parlavamo tedesco ci ha evitati). Non sapendo dove andare torniamo in hotel, che offre anche il servizio ristorante; alla fine la cena non è stata affatto male.

Venerdì 13 agosto 2010 Sveglia colazione e partenza per il lago di Stanberg, siccome il viaggio è abbastanza lungo decidiamo di fare una sosta a Norimberga, seconda città bavarese per dimensioni. Dalla guida leggiamo che le cose da vedere sono diverse (la città vecchia con la piazza, la fontana, le chiese e il meraviglioso castello). Parcheggiamo e ci avviamo a piedi in centro, sbuchiamo nella piazza principale Hauptmarkt, situata nel cuore della città vecchia dove tutti i giorni si svolge il mercato di frutta e verdura. Dove guardare? Da una parte c’è la Shoner Brummer (fontana bella) alta 19 metri e decorata da un doccione, non è però l’originale ma una copia; su un lato dell’elaborata inferriata c’è un anello d’oro privo di saldature e secondo una credenza locale, se lo si fa ruotare 3 volte un desiderio si avvera; sul lato opposto invece c’è un altro anello che avrebbe il potere di favorire le gravidanze. Dall’altra parte della piazza c’è la Frankirche Unsere Liebe Frau, elaborata chiesa gotica con la facciata splendidamente decorata. Tutti i giorni alle 12,00 tantissime persone si riuniscono davanti alla chiesa per assistere al Mannleinlaufen: allo scoccare delle 12,00 l’orologio collocato nel frontone si anima con la sfilata di 7 figurine rappresentanti i Principi Elettori che girano tre volte in senso orario intorno all’imperatore Carlo IV, la scena è accompagnata dal suono di una campana commemorativa: la promulgazione della Bolla d’oro del 1556, naturalmente anche noi siamo li per assistere allo spettacolo. Prendiamo la piantina all’ufficio informazione per visitare la città. Vicino la fontana bella parte e arriva un trenino (al costo di 6 euro) che porta a fare il giro della città vecchia in mezz’ora; decidiamo di prenderlo visto che non abbiamo molto tempo da poter dedicare alla visita della città. La guida naturalmente è in tedesco ma per i turisti hanno una scheda riassuntiva con i punti di interesse con una breve spiegazione in italiano, francese e inglese. Terminato il giro facciamo un pranzo veloce e poi proseguiamo il giro a piedi. Vediamo la chiesa di San Lorenzo (chiesa gotica con due possenti torri campanarie diverse fra loro, il doppio portale con statue e incisioni raffiguranti episodi della vita di Gesù), la chiesa di San Sebald (la più antica chiesa cittadina, gli esterni sono ricchi di sculture e simboli religiosi), il Rathaus, il Granaio Imperiale (eretto tra il 1494 e 1495 oggi ostello della gioventù), il carosello nuziale (fontana eseguita nel 1984, rappresentazione della poesia di Sachs “gioie e dolori della vita coniugale”), Konigstrasse (la più importante strada piena di persone, negozi e vita, la chiesa di Santa Marta (che fu la sede dei maestri cantori di Norimberga), la statua del cantore calzolaio (cantore più famoso) e la grande fortezza della città eretta nel 1039 come residenza degli imperatori per poi diventare nel 1400 cittadella militare. Essa è composta da tre parti la Kaiseburg, palazzo dell’imperatore, lo Stadtburg fortezza della città e la Burggrafenburg residenza del conte, in gran parte però distrutta nel 1420. Incuneata fra le restanti torri si trova, invece, la Kaiserstallung scuderia imperiale che oggi ospita un ostello della gioventù (vista solo da fuori per mancanza di tempo). Intorno alle 17,00 decidiamo di abbandonare questa stupenda città e di avviarci verso Pooking, vicino al lago di Starnberg, dove abbiamo prenotato l’hotel. Il viaggio è abbastanza lungo, troviamo parecchio traffico, diversi rallentamenti dovuti ad incidenti a causa della pioggia. Arriviamo in hotel poco prima delle 19,00 orario massimo per il chek-in. Il paese è molto piccolo e immerso nella campagna. La camera è piccola ma ha un balconcino con sdraio e tavolino che si affaccia sul giardino interno dell’hotel (peccato la pioggia), il bagno piccolissimo ma essenziale. Dal receptionist (parla un po’ di italiano) ci facciamo consigliare un ristorante per la cena, lungo la strada vediamo una sponda del lago, secondo la guida noto come lago dei vip, vista l’altissima concentrazione di ville più o meno sontuose che ospitano personaggi famosi o esponenti delle famiglie aristocratiche tedesche. Vediamo il castello di Passenhofen, massiccio palazzo color crema sulla riva occidentale del lago dove la principessa Sissi trascorreva le vacanze, oggi il castello non esiste più nella sua forma originale in quanto ospita lussuosi appartamenti, di conseguenza non è visitabile; si potrebbe visitare solo il parco ma non lo facciamo. Cena con birra e piatti tipici; poco lontano dal ristorante si sente la musica così andiamo a vedere, è una sagra si mangia, si balla e soprattutto si beve.

Sabato 14 agosto 2010 Colazione e partenza per il castello di Linderhof (fuori dalla Romantische Strasse). Arrivati prenotiamo la visita in italiano e anche qui bisogna entrare in orari stabiliti (8 euro) e all’ingresso ci sono i tornelli e un orologio che indica gli ingressi delle visite assegnate alla biglietteria. Rimaniamo stupefatti dalla bellezza, grandezza e sontuosità del complesso; secondo me il più bello dei tre castelli visti. Il tempo questa mattina è dalla nostra parte. In attesa dell’orario di ingresso visitiamo l’immenso e stupendo giardino alla francese, con le sue stravaganti fontane, sontuose statue, fiori colorati. Arrivata l’ora dell’ingresso, passiamo attraverso i tornelli, il gruppo è di soli italiani e in ogni stanza la guida attiva la registrazione con la spiegazione della stanza. Questo castello è il capriccio più affascinante di Ludwing ed era utilizzato da lui come rifugio e difficilmente vi riceveva visitatori. È dedicato a Luigi XIV ed è zeppo di tesori e di affreschi che rappresentano scene mitologiche, prova della creatività del sovrano e del suo amore per l’ostentazione. Visitiamo diverse stanze: la sala delle udienze con l’imponente scrivania, la sala degli specchi, la sua camera da letto (è la stanza più grande) sontuosamente decorata e dominata da un enorme candeliere di cristallo; al centro della stanza c’è il letto a baldacchino avvolto da un tessuto blu e decorato dallo stemma reale. Fuori dalla finestra fu fatta realizzare una cascata per rinfrescare la stanza nei mesi estivi. La sala da pranzo riflette la passione per la riservatezza del re e la sua passione per le nuove invenzioni: al centro della stanza c’è la tavola magica che sprofonda nel pavimento arrivando in cucina per essere apparecchiata così da evitare che il re venisse disturbato dalla servitù mentre mangiava e perché non voleva farsi vedere da nessuno in quanto era diventato grasso e sdentato. Usciti andiamo a vedere il chiosco moresco, dove il sovrano era solito assistere in abiti orientali a spettacoli serali in suo onore sdraiato su un sontuoso trono a forma di pavone; la casa marocchina piccola casetta in stile orientale e la grotta di Venere, anche qui bisogna aspettare l’orario di ingresso a gruppi, la dopo aver ascoltato la spiegazione in tedesco e in inglese arriva anche quella in italiano: la grotta è artificiale e ispirata alla grotta azzurra di Capri, vediamo stalattiti e nel lago luminoso vi è un’imbarcazione a forma di conchiglia. Ludwing passava intere ore a sognare e riflettere nella grotta ed ammirava il lago da una postazione di fronte, poi viene attivato un gioco di luci nell’acqua e una cascata artificiale. Anche questo castello riflette l’originalità e la stravaganza di Ludwing, che agli occhi dei suoi contemporanei appariva sicuramente eccentrico, sarà stato veramente pazzo o qualcuno ha voluto che agli occhi del mondo passasse per pazzo? E poi c’è il mistero della sua morte e la particolare amicizia con l’amico Wagner. Torniamo a prendere la macchina per andare a pranzo a Ettal, paese a pochi chilometri stracolmo di persone per via di una fiera nel giardino di Kloster Ettal (monastero); leggendo la guida apprendiamo che il monastero è benedettino ed ospita 55 monaci molto intraprendenti che oltre a gestire il collegio, gestiscono anche una casa editrice, un albergo, un ristorante, un birrificio e una distilleria. Pranziamo bevendo la birra prodotta da loro (marca Ettal) ed è davvero ottima. Visto che c’è la fiera decidiamo di entrare (8 euro a testa) ma rimaniamo un po’ delusi ci sono solo stand che vendono oggettistica molto particolare, sarà tipica bavarese? Partecipiamo alla visita guidata della distilleria anche se non capiremo nulla, la guida naturalmente è un monaco che parla tedesco. Terminata la breve visita riprendiamo la macchina e decidiamo di fermarci a Garmisch, famosa località turistica invernale. Facciamo un giro in centro, il paese è molto grande, inizia a fare freddo la stanchezza avanza così decidiamo di rimetterci in viaggio verso l’hotel, facciamo una breve e veloce cena e poi a nanna, domani ci aspetta Monaco di Baviera.

Domenica 15 agosto 2010 Sveglia e partenza per l’hotel di Monaco di Baviera per lasciare le valigie, oggi dobbiamo riconsegnare la macchina, ma anziché riportarla all’aeroporto decidiamo di lasciarla alla stazione che è in centro. In hotel le camere non sono ancora disponibili ma la signora della reception molto gentile ci dice che possiamo lasciarle e poi le porteranno loro in camera, ma mentre ci controlla i documenti, (è stato l’unico hotel dove ci è stata chiesta la carta d’identità) è pronta la camera dei nostri amici così portiamo tutte le valigie da loro. Le camere sono accoglienti, pulite unico inconveniente il bagno molto piccolo. Inizia così in tour di Monaco, prima tappa Marienplatz, cuore di Monaco, dove domina tutta la piazza il Nuovo Municipio con la torre dove è incastonato il famoso Glockenspiel (un carillon basato sul suono delle campane), purtroppo siamo arrivati in ritardo per lo spettacolo, ma dalla guida leggiamo che in estate c’è un secondo spettacolo alle 17,00 naturalmente non mancheremo; la Fischbrunner (fontana dei pesci). Proseguiamo con il vecchio municipio che è stato quasi interamente ricostruito dopo la guerra, cercando di mantenere lo stile originale; la chiesa di san Pietro, la più antica di tutta Monaco; il palazzo di giustizia, la chiesa di S. Michael una delle più importanti chiese rinascimentali del Paese. Decidiamo di fermarci a pranzo in una birreria arredata in modo particolare, sembra di essere in una chiesa, prendiamo la birra Andechser prodotta dai monaci di Andechs e piatto tipico. Dopo esserci rifocillati riprendiamo il giro destinazione Residenz che decidiamo di visitare; nel cortile su un bar suonano musica jazz. La facciata del palazzo ha due grandi portali, l’ingresso è tenuto a bada da quattro leoni di bronzo, che secondo una leggenda venivano accarezzati dai militari prima di partire per la guerra come gesto scaramantico. È stata in buona parte ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Insieme ai biglietti (6 euro), ci vengono date le audio guide in italiano gratuitamente, dobbiamo lasciare gli zaini. Le stanze visitabile sono novantasei … e questo mi spaventa un po’… Ben presto scopro che l’audio guida è noiosa in quanto narra prima la storia e solo dopo descrive le stanze, il giro è decisamente lungo così dopo un po’ inizio ad annoiarmi, lo stesso vale per Silvia, i maschietti invece sembrano più interessati di noi. La stanza più bella secondo me è la galleria degli antenati per gli affreschi. Per fortuna una parte è in ristrutturazione e quindi non visitabile. Decidiamo di affrettare la visita e usciti siamo un po’ delusi. Ci dirigiamo in piazza per vedere la sfilata delle marionette dell’orologio – carillon. Sicuramente è il più bello che abbiamo visto: ci sono più personaggi e alla fine c’è anche il gallo Pietro che muove le ali tre volte. Passeggiamo per Maximilliamstrasse (via dei negozi di lusso). Torniamo alla Residenz per visitare i giardini, nulla di particolare, vediamo l’ingresso del giardino inglese e poi andiamo all’Olimpia Arena, Simone vuole vedere se è cambiata dall’ultima volta che c’è stato. Troviamo una festa, ci sono le giostre, stand gastronomici, un gruppo che fa musica country dal vivo e tantissima gente…. Molto diversa da come la ricordava Simone. Inizia a piovere così decidiamo di avvicinarci al centro, ma non possiamo non entrare nel museo della BMW con la sua struttura futuristica… Ceniamo in un locale tipico con l’immancabile birra (qui ci fanno pagare un litro d’acqua naturale ben 6,90 euro), stanchi decidiamo di riprendere la metro direzione hotel. La metro e i tram sono puntuali e veloci (ci sono diverse formule di biglietti che permettono di muoversi nelle tre zone di Monaco a prezzi modesti potendo prendere entrambi i mezzi).

Lunedì 16 agosto 2010 Oggi è l’ultimo giorno della nostra vacanza, stasera si torna a casa. Dalla guida abbiamo letto che il castello di Nymphenburg è molto bello così dopo aver liberato le camere e lasciato le valigie in hotel (torneremo a prendere nel pomeriggio) ci avviamo. Appena lo vediamo rimaniamo meravigliati dalla grandezza e affascinati dallo splendore. Ha un parco immenso sia davanti all’edificio, dove c’è il laghetto con i cigni, sia dietro. Il tempo a nostra disposizione non è molto così decidiamo di passeggiare nel giardino tutto colorato e molto curato in stile Versailles; c’è chi legge, chi fa footing, chi semplicemente legge il giornale seduto su una panchina e tantissimi turisti. Il tempo anche oggi ci fa aprire l’ombrello così decidiamo di accorciare la visita e riprendere il tram direzione Marienplatz (lungo il tragitto facciamo conversazione con una coppia di pugliesi emigrati a Monaco, che ci confermano che qui il tempo è molto variabile e piove quasi tutti i giorni). Andiamo a pranzo nella famosa birreria Hofbrauhaus, per l’ultimo boccale di ottima birra. Terminato il pranzo ci dividiamo, Simone e Silvia decidono di andare a fare shopping, io e Lory decidiamo di tornare alla Frauenkirche, nella cui pavimentazione c’è una mattonella sulla quale è impressa l’impronta del diavolo di cui ho letto la leggenda sulla guida che vuole che i costruttori della Chiesa sfidarono Satana, affermando che avrebbero realizzato la Cattedrale senza finestre. Puntando lo sguardo verso l’altare dal punto in cui si trova l’orma, le finestre sono coperte dalle colonne: a quanto pare, grazie a questo stratagemma, i costruttori riuscirono a vincere la scommessa, il Diavolo si accorse di essere stato prese in giro solo dopo la consacrazione della Cattedrale. Un ultimo sguardo alla bellissima piazza e poi prendiamo la metro per tornare in hotel a recuperare le valigie e per partire alla volta dell’aeroporto, abbiamo l’aereo alle 21,15. Arrivati facciamo un giretto nei diuty free, facciamo una cena leggera e poi andiamo all’imbarco. Il tempo alla partenza non era un granché, infatti il decollo è stato un po’ movimentato ma siamo arrivati ugualmente in orario a Falconara. Monaco non mi ha entusiasma particolarmente, mentre sono stata affascinata da Norimberga , città che mi piacerebbe rivedere, magari in un prossimo week end, mentre la perla della Romantische Strasse secondo me è Rottemburg ob der Tauber.



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